Dott.
Leonardo Provini
Psicologo,
Psicologo clinico
Psicoterapeuta
Altro
Roma 1 indirizzo
Esperienze



Lavoro sia con adulti che con adolescenti e sono specializzato in diverse tematiche: da alcuni anni lavoro su lutti e traumi, ma anche su problematiche come ansia, depressione, dipendenze, difficoltà in specifici momenti della vita, come, per quanto riguarda soprattutto adolescenti e giovani adulti, la ricerca identitaria in momenti di passaggio, dubbi e paure inerenti agli studi o al lavoro.
Al termine degli studi, ho proseguito la mia esperienza presso La Sapienza di Roma come cultore della materia, portando avanti il tema del legame di attaccamento nelle relazioni conflittuali, sul quale ho poi conseguito un Dottorato di Ricerca.
Lavoro anche nell’ambito giuridico, nello specifico all’interno delle Consulenze Tecniche d’Ufficio, come psicodiagnosta.
Esperto in:
- Psicologia clinica
- Psicologia clinica-dinamica
- Psicoanalisi
- Psicologia della salute
- Psicologia giuridica
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7 recensioni
Punteggio generale
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Chiara
Il Dott. Provini fin dal primo incontro mi ha fatto sentire in uno spazio sicuro e questo con il tempo mi ha permesso di affidarmi e di sviluppare una consapevolezza verso il percorso intrapreso. Nonostante vi siano stati periodi per me maggiormente difficili ad oggi credo che questo percorso mi stia permettendo di esprimere maggiormente il mio potenziale.
Consigliatissimo.
BD
Professionista affidabile e preparato. Mi sono affidata in un momento di grande difficoltà trovando un contesto sicuro in cui potermi ritrovare. Ringrazio il dottore dell‘aiuto che mi ha dato. Assolutamente consigliato
G.G.
Il dott. Provini è un eccellente psicoterapeuta: professionale, empatico e attento. Sa ascoltare senza giudicare e offre strumenti concreti per affrontare le difficoltà. Il suo approccio è efficace e mirato, rendendo ogni seduta un passo avanti nel percorso di crescita personale. Consigliatissimo!
M. M.
Trovo il Dr. Provini molto empatico, da subito mi ha messo a mio agio.
Sentirsi accolti, quando ti senti fuori posto nella vita, non è per nulla scontato.
Mi ha trasmesso calma, una calma che nel resto delle giornate non mi sento di potermi permettere. Questa tranquillità mi dà la possibilità di mettermi alla prova non sentendomi né giudicata né indietro rispetto a quello che la gente si aspetta da me.
Flavia
Ho cominciato il percorso con il dott. Provini qualche mese fa, in un momento molto difficile della mia vita ed è stato molto utile: lui è attento, accogliente e gentile. Lo sento capace di ascoltarmi e capirmi, di darmi lo spazio per raccontarmi considerando poi nuovi punti di vista.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 41 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve a tutti Dottori ho 36 anni ed ho un problema che da una vita non mi lascia vivere bene: la mia estetica, il mio aspetto fisico.
Ho una corporatura molto esile, sono alto alto 174cm e peso 58kg. A parte il peso, sono proprio di struttura fisica molto esile, il mio corpo sembra "tendere" alla magrezza, cioè prendo poco peso con grande difficoltà e perdo tanto peso con facilità estrema. Questa cosa in adolescenza, aggiunta ad una forte acne (ci voleva anche quella) mi ha fatto soffrire moltissimo, in quel periodo desideravo a tutti costi una corporatura più robusta, per piacere di più sia a me stesso che alla ragazze. Da lì palestra con dieta abbinata, che diede qualche risultato che però andò in fumo appena smisi. La velocità con cui brucio i risultati che ottengo è il più grande disincentivo a tornare in palestra, perchè non posso condurre una vita solo per tenere su il mio peso, c'è qualcosa che non quadra non lo considero normale.
E allora lentissima accettazione di me condita da depressione, uscire per anni con pantaloni lunghi in estate, ora diciamo che me ne sbatto e in estate mi scopro comunque, in quel senso ho accettato la cosa, ma rimane quel fastidio di vedermi con un corpo non da uomo adulto ed i problemi con le donne che spesso mi sottolineano la cosa, in effetti il mio non è un fisico "nella media" ma sotto di essa.
L'acne poi mi ha rovinato la pelle, anche se mi sono salvato da cicatrici vere e proprie mi ha lasciato molte impurità, che non svaniscono con trattamenti estetici avendo io una pelle grassa di natura, insomma un quadro di difetti e complessi sul fisico che alla fine a toccato pure il mio pene, anche se ho dimensioni normali: 17,5 cm di lunghezza e 13 di circonferenza, e proprio qui alla fine mi sono fissato, sul volerlo ingrandire, tanto da pensare seriamente alle iniezioni dii grasso per aumentare la circonferenza. Non so perchè mi sono puntato su questo, forse perchè sentendo il resto dei miei difetti come immutabile mi sono fissato su una sorta di compensazione volendo un pene di dimensioni maggiori, per il mio orgoglio personale e per piacere in qualche aspetto fisicamente alle donne, sta di fatto una vita di non accettazione corporea, perchè per il resto come persona mi piaccio come interno, ma non l'involucro, che in questa socièta è ciò che ormai conta di più.
Siamo nel periodo forse più edonista e basato sulle apparenze della storià dell'umanita, trovo normale soffrire e non accettarsi se si è molto sotto la media, sarebbe strano il contrario, a meno chè uno non voglia vivere isolato sui monti, se vivi in società devi soddisfare determinati requisiti, specialmente se vuoi avere una vita sentimentale/sessuale con potere di scelta.
Buongiorno, grazie della condivisione delle incertezze e difficoltà rispetto a come si vede. Molte persone oggigiorno, anche per le motivazioni storiche e culturali a cui faceva riferimento condividono la sua esperienza, ma hanno timore ad aprirsi. Condivido inoltre le sue riflessioni, le trovo molto coerenti, sensibili e perspicaci. C'è solo un dubbio su cui mi piacerebbe confrontarmi: lei parla di "normalità nel soffrire e non accettarsi se si è al di sotto della media". La mia domanda è: chi è che stabilisce la "normalità" o chi è che stabilisce la "media dell'estetica"? Quello che vorrei chiederle: non pensa che a volte questa visione di "normalità" o di "standard" non sia proprio la questione di un ideale, spesso irraggiungibile, che spesso viene culturalmente proposto? (Potremmo a quel punto chiederci quali finalità e obiettivi se fosse così...).
Se fossi il suo psicoterapeuta le chiederei e sarei curioso nel sapere la storia delle sue relazioni d'amore in tal senso. Ad esempio, sarei interessato a capire se lei rischia di cercare un pesce su di un albero. Spero di essere stato perlomeno parzialmente chiaro. Purtroppo sono tematiche complesse e molto importanti. Le consiglierei, se non l'ha già fatto, di fare una consulenza (3-4 colloqui) con uno psicoterapeuta per approfondire queste tematiche e per comprendere se può impostare un lavoro che possa esserle di aiuto in tal senso. Resto a disposizione.

Buonasera a tutti i dottori! Vorrei poter dire un pensiero che mi ha afflitto per molto durante la mia adolescenza, nonché la violenza sessuale, anche solo il pensiero di scriverlo o pensarlo mi fa star male e mi viene la tachicardia il cuore mi batte come se avessi paura di qualcosa o come se io fossi quella persona. Io non ho una buona memoria, i miei ricordi sono tardivi e sfasati forse ricordo più i brutti che i bei momenti.. ci sono stati alcuni episodi nella mia infanzia per me non riconducibili a violenza e pensieri invece in adolescenza violenti… da ragazzina era per me un grande problema uscire avevo molta paura ed ero tormentata da qualcosa (?), avevo anche spesso incubi orribili su questo. In questi sogni io spesso non riuscivo a scappare, ma soprattutto non mi usciva la voce per urlare e mi svegliavo così. Crescendo ho smesso di domandarmi e sono stata meglio, anche perché più cercavo di capire cosa non andasse in me e più questa tematica mi invalidava, non trovavo motivazioni per stare così male per una mia spiccata sensibilità. Ad oggi sogno molto meno queste cose (2-3 volte l’anno) e mi è rimasto solo l’agitarmi a scene di violenza sessuale in tv o parlandone, emotivamente e fisicamente, non capendo neanche il perché il mio cuore batta all’impazzata. Come potrei gestire questa cosa? Come potrei lavorarci per non agitarmi?
Buongiorno, ha esperienza della psicoterapia? Purtroppo può capitare che alcuni ricordi e vissuti emotivi possano restare incapsulati nel corpo, in forme di angosce, contrazioni muscolari, palpitazioni cardiache ecc. (il corpo parla e dice la sua!), soprattutto se si fa esperienza di situazioni estreme che non si dovrebbe vivere. Il trasformare in parole questi aspetti corporei, o queste rappresentazioni dei sogni, insieme a un professionista che sa leggere questa forma di linguaggio e capire come tutto questo si incontri con la sua soggettività potrebbe esserle di aiuto. Le consiglierei, se non sta già in psicoterapia, di fare una consultazione per valutare se sia utile per lei un percorso. Resto a disposizione

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