Buongiorno, sono una ragazza di 25 anni e lavoro da circa 3 anni come impiegata in una piccola imp

23 risposte
Buongiorno,
sono una ragazza di 25 anni e lavoro da circa 3 anni come impiegata in una piccola impresa, solitamente svolgo il mio lavoro in totale autonomia e purtroppo non ho nessuno che mi possa sostituire nelle mie mansioni in caso di mia assenza. Io cerco di fare il meglio possibile però è inevitabile che nella quantità di lavoro qualcosa possa sfuggire. Purtroppo non sono una persona che se frega e capita che se qualcosa " va storto" me la prendo perchè non ho nessuno che mi aiuti e mi sembra che il capo non si renda conto.
Dott.ssa Ilaria Sala
Psicologo, Psicoterapeuta
Ravarino
Buongiorno, mi sembra che ci possa stare la sua reazione di "prendersela", di arrabbiarsi un po', perché, da quello che dice, si sente poco vista, sia nell'impegno che ci mette, sia nelle sue fatiche. Credo che quello che prova vada ascoltato, come un modo che il suo corpo ha di segnalarle una situazione che, forse, le sta stretta; in fondo, tre anni non sono pochi..

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Fabio Falcone
Psicologo
Milano
Buonasera, cosa le fa questione? L’opinione dell’altro in caso di piccole défaillance lavorative? Il giudizio che ha su se stessa? La possibilità di esprimersi liberamente su questo tema? Se lo reputa opportuno, valuti un sostegno professionale partendo dal tema che riporta nella sua narrazione. Un saluto cordiale
Dott.ssa Federica Moro
Psicoterapeuta, Psicologo
Ravenna
Gentile utente, grazie per la sua condivisione. Il suo problema è che lei se la prende (rabbia? tristezza?delusione?) o che il capo non si rende conto (non si vede riconosciuta nel suo ruolo?Vorrebbe un aiuto da parte sua?)?
Le lascio queste domande come spunto di riflessione, se interessata a capire come mai "se la prende" e provare a flessibilizzare il suo comportamento in queste situazioni trigger intraprenda un percorso terapeutico, vedrà che sarà interessante scoprire perchè reagisce così quando qualcosa "va storto".
Resto a disposizione,
Dott.ssa Federica Moro
Dott.ssa Laura Cappello
Psicologo, Psicologo clinico
Carmiano
Salve, dalle sue parole si comprende quanto lei sia dedita al lavoro ed è assolutamente apprezzabile. In tutti gli ambiti professionali qualcosa può andare storto, però è importante non adottare una prospettiva troppo negativa poiché questo potrebbe colludere con uno stato di benessere personale. Arrabbiarsi è giusto ed emerge anche molta consapevolezza in merito alla mole di lavoro, per giunta il fatto che nessuno possa sostituirla in caso di assenza implica che sia lei a doversi occupare in toto di determinate attività, attutendone il colpo. Potrebbe essere utile per lei approfondire, anche tramite un supporto psicologico, quelle che sono le prospettive future all'interno dell'azienda, comprendere cosa potrebbe farla stare meglio, cosa desidererebbe dal contesto organizzativo, come poter chiedere un supporto ai colleghi. Per agire nell'immediato, potrebbe essere utile chiedere di essere ricevuta dal suo capo e spiegare con oggettività quali sono le difficoltà che incontra, la sua permanenza per ben 3 anni, potrebbe presupporre anche un rapporto di fiducia reciproca maturata nel tempo e non ci sarebbe nulla di male nel segnalare tale esigenza, non sarebbe un simbolo di debolezza ma di attenzione alla qualità del lavoro. Resto a disposizione anche online.
Dott.ssa Laura Cappello
Dott.ssa Silvia Marcelletti
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Cara utente buongiorno.

Cerchi di far rendere conto al suo capo, che affinché lei possa svolgere delle mansioni nel migliore dei modi necessita di aiuti, il modo in cui il capo reagisce può essere un modo per comprendere e capire se il luogo di lavoro in cui opera è ottimale per lei.
In fondo tutti abbiamo bisogno di aver riconosciuto il nostro impegno e duro lavoro.

A disposizione
Dott.ssa Silvia Marcelletti
Dott. Giovanni Corradi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Hai assolutamente ragione nel sentire il bisogno di esprimere le tue difficoltà e disagi. È importante che tu sappia che hai il pieno diritto di farlo, e che le tue preoccupazioni sono degne di attenzione. Il fatto che tu stia affrontando queste sfide da sola al lavoro per un periodo prolungato può essere estremamente stressante, e è perfettamente legittimo sentirti sopraffatta da questa situazione.

La tua voce e il tuo benessere sono importanti, e dovresti sentirsi libera di condividere le tue preoccupazioni e i tuoi sentimenti con il tuo capo. Comunicare in modo aperto può essere il primo passo per cercare soluzioni e ottenere il supporto di cui hai bisogno. Anche se sembra che il tuo capo non si renda conto delle tue difficoltà, esprimere ciò che stai vivendo può contribuire a far emergere una maggiore comprensione della tua situazione.

Ricorda che la tua salute mentale è una priorità, e cercare il supporto di un professionista o di risorse aziendali può essere un passo importante nel prenderti cura di te stessa. Non sei sola in queste sfide, e c'è sempre la possibilità di migliorare la tua situazione.
Dott.ssa Elisa Frezzotti
Psicologo
Sondrio
Gentile utente, mi pare di capire dalle poche righe che ha scritto che la situazione lavorativa in cui si trova in questo momento è "troppo": perché ha la completa responsabilità della mansione, perché il sovraccarico inevitabilmente la conduce a trascurare o dimenticare qualcosa, perché il suo capo sembra non accorgersi di niente. Credo sia importante che ascolti lei per prima quello che sente e che sta condividendo con noi e che si chieda perché lo condivide qui, anziché esprimerlo direttamente nel suo contesto di lavoro: aspettarsi che il suo capo capisca il suo vissuto, se lei per tre anni (ipotizzo) è sempre stata autonoma, puntuale ed efficiente e non ha mai dato segnali di affaticamento o insoddisfazione, la farà sempre rimanere affaticata e insoddisfatta. Non mi è chiaro da questo breve messaggio quale è la sua richiesta. Ad ogni modo ritengo che nello spazio di una consulenza psicologica potrebbe meglio mettere a fuoco cosa la disturba di più in questo momento tra il sovraccarico, la mancanza di aiuti, il fatto che se la prende se qualcosa va storto, il mancato riconoscimento. Potrebbe essere il punto di partenza per iniziare a mettere in atto dei piccoli cambiamenti che la renderebbero più soddisfatta. Rimango a disposizione. Un caro saluto
Dott.ssa Federica Di Lauro
Psicologo, Psicologo clinico
Trieste
Cara utente, comunicare i propri bisogni e le conseguenti emozioni in modo esplicito può essere una chiave per poter farsi capire dal suo capo e per lenire il suo malessere. Esplicitare ciò che proviamo può essere molte volte un punto di contatto tra noi e l'altro poiché permette a chi abbiamo davanti di entrare nella nostra sfera individuale.
I nostri bisogni sono importanti per la nostra qualità di vita e anche per la qualità lavorativa.
Resto a disposizione!
Federica Di Lauro
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Cara utente, credo che "prendersela" per qualcosa che va storto, vista la mole di lavoro e il fatto che non divide il carico con nessuno sia normale. Mi chiedo se lei vorrebbe sentirsi in modo diverso rispetto a tali episodi? Se si, come vorrebbe sentirsi? Di certo non possiamo aspettarci che lei viva a cuore leggero un errore ma forse può pensare di provare un sano dispiacere che però non la invalidi emotivamente e che non sia per lei un emozione così fastidiosa. In quei momenti probabilmente succede qualcosa dentro di lei che sarebbe importante che lei ascoltasse. Cosa significa per lei quando qualcosa "va storto"? Cosa dice di lei questo?
Rimango a sua disposizione, cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Elena Sinistrero
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la sua situazione. Mi spiace molto per la situazione che descrive e posso immaginare il disagio connesso da un lato all'avere tutte le responsabilità della sua parte di lavoro solo su di sè e dall'altro la frustrazione che ciò non le venga effettivamente riconosciuto.
Le suggerirei di valutare un consulto psicologico al fine di rielaborare il suo vissuto e le emozioni connesse, sviluppando insieme al professionista strategie utili per far fronte a situazioni di difficoltà e per comunicare in maniera più efficace nella sua quotidianità.
Nella speranza che questo confronto possa esserle utile, resto a disposizione anche online.
Un caro saluto.
Dott.ssa Elena Sinistrero
Dott.ssa Maria Teresa Fiorentino
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Torino
Buongiorno. Immagino sia gravoso avere tante responsabilità, importante tuttavia per la sua serenità e per la sua efficacia operativa , imparare a governare le proprie emozioni, a comunicare in modo assertivo le sue opinioni , gestire bene il feedback . Migliorando queste capacità migliorerà anche il suo senso di sicurezza e la sua efficacia lavorativa. Io sono a disposizione qualora volesse intraprendere un percorso di consulenza. A presto . Maria Teresa Fiorentino
Dott.ssa Silvia De Roni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Verona
Buongiorno, grazie per aver condiviso un momento così personale e sicuramente denso di difficoltà. Credo che possa essere un primo passo attivare una comunicazione funzionale, diretta con il suo capo al fine di esprimere al meglio i SUOI bisogni affinché possano essere ascoltati.
Mi sento anche di suggerirLe di intraprendere un percorso con uno psicologo/a o psicoterapeuta al fine di poter capire questo "non riesco a fregarmene" e questo "qualcosa va storto", essere più consapevole delle motivazioni che scatenano questo bisogno e gestire al meglio la sua necessità.
Rimango a disposizione
Buon proseguimento
Dott.ssa De Roni Silvia
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Dott.ssa Gaia Villa
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno! Grazie per la condivisione della Sua esperienza e del suo problema lavorativo. In generale, mi sembra di intuire che la situazione in cui si trova sul posto di lavoro inizi in qualche modo a starle un po' stretta. Può diventare importante a questo punto ragionare e soffermarsi sul perché. Mi spiego meglio: per quanto la Sua richiesta porti alla luce un fastidio e/o un disagio per la situazione che sta vivendo, non c'è una vera e propria domanda a cui rispondere, e forse in realtà per Lei stessa in primis risulta difficile capire quale sia il fulcro del problema. Il problema è che si sente troppo lavoro e troppe responsabilità? O che il suo capo non si rende conto di quanto Lei già faccia per l'azienda? O ancora, non avere nessuno con la sua stessa posizione/mansione con cui condividere e parlare dei problemi o con cui potersi confrontare? Oppure ancora, che quando sbaglia Lei stessa in primis fatica ad accettare la cosa? Come prima cosa, dovrebbe cercare a mio avviso di capire qual è il problema (o i problemi, se fossero più d'uno). Inoltre, Le suggerirei di considerare l'idea di un percorso psicologico per elaborare le sue fatiche e le sue difficoltà ed annesse emozioni, sviluppando insieme al professionista modalità per far fronte a queste fatiche lavorative presenti nella sua quotidianità. Resto a disposizione anche online qualora Le servisse un consulto!
Dott.ssa Claudia Carabellò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Gallarate
Gentilissima, grazie per la condivisione. Come dice è appunto assolutamente normale che con tale carico di lavoro e poca o assente possibilità di delega, Lei possa riscontrare delle difficoltà, se non addirittura fare anche degli errori ovviamente comprensibili. Mi sentirei di suggerirLe di cominciare a poter distinguere tra ciò che può controllare ed è in suo potere cambiare, e ciò che invece non può cambiare e quindi accettarlo per com'è; imparando ad avere cura di sè, in primis onde evitare che la Sua rabbia, così cocente ora, venga indirizzata su di sè, andando ad aumentare le Sue fatiche e a schiacciare ulteriormente il Suo bagaglio di possibilità emotive. Un caro saluto,
Dr.ssa Claudia Carabellò
Dr. Matteo Salvucci
Psicologo clinico, Psicologo
San Benedetto del Tronto
Salve,
Mi dispiace per il suo vissuto.
Ritengo che viviamo nella società della performance, e il fare senza fermarsi, il fare sul fare possa portare a questi pensieri.
Se vuole fermarsi e cercare di vedere tutto questo a cosa tende, cosa vuole la vita da lei, ci sono anche online.
Dott. Salvucci Matteo
Dott.ssa Chiara Marino
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Milano
Gentile utente, mi dispiace per la sua situazione, lavorando come Psicologa consulente in varie aziende conosco e comprendo appieno le difficoltà di cui parla. Ha mai pensato di dedicarsi uno spazio in cui poter approfondire e affrontare tali aspetti? Il senso di grande responsabilità di cui parla e l’inevitabile impossibilità di sbagliare che percepisce, sembrano essere per lei dei grandi pesi. Pesi che le portano sofferenza in un clima lavorativo che descrive come poco supportivo e comprensivo. Se vuole approfondire tali dinamiche assieme resto a disposizione. Un saluto, Dott.ssa Chiara Marino
Dott.ssa Sonia Castagnolo
Psicologo, Psicologo clinico
Arcore
Gentile utente, buonasera! Comprendo le sue difficoltà. Purtroppo non possiamo controllare il comportamento degli altri, come per esempio quello del suo capo o dei suoi colleghi, ma possiamo imparare a gestire le nostre emozioni e i nostri pensieri. Un percorso di sostegno psicologico può aiutarla a riflettere su cosa può significare per lei fare un errore e come può comunicare i suoi bisogni al capo o in altri ambiti di vita. Resto a disposizione per approfondire, anche online. Un saluto, Dott.ssa Sonia Castagnolo
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Certo, è importante trovare il modo di far presente al suo capo che avrebbe bisogno di maggior comprensione e sostegno. Le consiglio di affrontare questo discorso con uno psicologo, in modo tale da farsi aiutare in tale processo. Da quanto riferisce, sembra sii tratti di un problema sul quale si potrebbe agire vedendo dei risultati a stretto giro.
Rimango a disposizione in caso sia interessata ad approfondire il discorso. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Ciao. È comprensibile che ti senta sopraffatta dalla responsabilità e dall'assenza di supporto. Ti suggerisco di parlarne apertamente con il tuo capo, spiegando la difficoltà di gestire tutto da sola e chiedendo un aiuto o una sostituzione in caso di assenza. Inoltre, cerca di definire le priorità nel lavoro e accetta che qualche errore possa capitare. La gestione dello stress e l'auto-compassione possono anche aiutarti a ridurre il senso di colpa e la pressione. Dott.ssa Paola Massafra.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, capisco quanto possa essere complesso affrontare una situazione come la sua, dove sembra esserci una continua pressione per non commettere errori e per gestire un carico di lavoro che, da quello che descrive, è spesso eccessivo. È evidente che la sua dedizione al lavoro è molto forte e che lei si impegna per dare il massimo, ma allo stesso tempo, questo impegno sembra trasformarsi in una fonte di ansia e frustrazione quando qualcosa non va come previsto. La sensazione di non essere mai abbastanza o di non fare abbastanza può essere debilitante, e sono sicuro che non è facile convivere con questa sensazione, soprattutto quando non ha il supporto che spererebbe. Spesso, nelle situazioni come la sua, l'autocritica diventa una risposta naturale agli errori o alle imperfezioni. Quando non c'è nessuno che possa occuparsi di una parte del lavoro quando lei non c'è, si crea una sorta di solitudine professionale che, purtroppo, può facilmente farle sentire il peso di ogni piccola disattenzione come un fallimento personale. Questo tipo di pressione può finire per aumentare lo stress, per cui qualsiasi errore, anche il più insignificante, può sembrare amplificato nella sua mente, come se fosse un segno di inadeguatezza. In psicologia cognitivo-comportamentale, un concetto che ci aiuta a comprendere queste dinamiche è il "pensiero distorto", in cui tendiamo a vedere una situazione da una prospettiva molto limitata e negativa. Ad esempio, il fatto che qualcosa possa sfuggire, e che lei poi se ne preoccupi molto, potrebbe essere interpretato da un pensiero distorto come "non sono capace" o "non riesco a fare nulla di giusto", quando in realtà la realtà è molto più complessa. Gli errori fanno parte della natura umana, soprattutto quando si gestisce un carico di lavoro intenso. Quindi, una delle prime cose da fare potrebbe essere cercare di allenare la sua mente a riconoscere questi pensieri distorti e a sostituirli con interpretazioni più realistiche e più gentili verso sé stessa. Un altro aspetto fondamentale riguarda la percezione del suo capo e del suo ambiente di lavoro. Mi sembra che lei senta una sorta di disconnessione tra il suo impegno e il riconoscimento da parte del suo capo. Questo può certamente alimentare il suo senso di frustrazione. In situazioni come questa, può essere utile provare ad esplorare questo aspetto in modo aperto e non conflittuale. Parlarne con il suo capo in modo chiaro e onesto, esprimendo la difficoltà di dover affrontare tutto da sola, potrebbe portare a un confronto produttivo, dove magari si potranno esplorare soluzioni per ridurre il suo carico di lavoro o migliorare la gestione delle sue mansioni in sua assenza. È possibile che il suo capo non si renda conto appieno della situazione o che non abbia consapevolezza del peso che lei sente, quindi una comunicazione chiara potrebbe aiutarlo a comprendere meglio la sua difficoltà. Inoltre, è importante considerare che non dobbiamo essere sempre perfetti. Ogni persona ha dei limiti e degli spazi per migliorare. Le chiedo di riflettere su quanto sia severa con sé stessa. È facile cadere nell'errore di credere che il nostro valore dipenda solo dalla perfezione del nostro lavoro, ma la realtà è che il nostro valore come persone va ben oltre ciò che facciamo o come lo facciamo. Cercare di accettare che gli errori sono parte del processo di crescita e che non definiscono la nostra competenza o il nostro valore potrebbe aiutarla a liberarsi un po’ dal peso di essere sempre impeccabile. Un altro aspetto che merita attenzione riguarda la gestione dello stress e dell'ansia. Il suo lavoro sembra portarle un forte carico emotivo, e questo può influenzare anche il suo benessere psicologico. Sospendere il giudizio su sé stessa e concedersi dei momenti per rilassarsi, per recuperare le energie e per distogliere la mente dalle preoccupazioni legate al lavoro potrebbe essere cruciale per il suo equilibrio. Ad esempio, praticare delle tecniche di rilassamento come la respirazione profonda o la mindfulness può essere di grande aiuto per gestire l'ansia e per ridurre il senso di sopraffazione che potrebbe provare. Infine, potrebbe essere utile esplorare insieme a lei l’idea di rivedere le sue aspettative sul lavoro. È naturale che lei voglia fare del suo meglio, ma a volte le aspettative troppo alte possono essere controproducenti. Imparare a stabilire obiettivi più realistici e più gentili con sé stessa, a volte, significa anche imparare a riconoscere quando è il momento di chiedere aiuto o quando è il momento di rallentare, senza vergogna. La sua salute mentale e fisica sono altrettanto importanti quanto il suo impegno sul lavoro, e trovare un equilibrio tra i due è fondamentale per il suo benessere a lungo termine. Le auguro di riuscire a trovare un modo per gestire queste difficoltà con più serenità, riconoscendo il suo valore e l'importanza del prendersi cura anche di sé stessa, non solo del lavoro. Resto a disposizione, cari saluti. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Car utente,
alcune strategie su cui ti invito a riflettere per "alleggerire" il tuo carico emotivo sul luogo di lavoro sono:
- Fai un'analisi del tuo carico di lavoro. Potrebbe essere utile annotare per qualche settimana le tue attività principali, i momenti di maggiore pressione e le criticità ricorrenti. Questo ti aiuterà a identificare con più chiarezza dove si concentrano i problemi e a proporre soluzioni concrete al tuo capo.
- Comunica in modo chiaro e assertivo. A volte i datori di lavoro non si rendono conto della mole di lavoro dei dipendenti, soprattutto in aziende piccole dove ognuno ha molte responsabilità.
- Proponi soluzioni pratiche. Se senti che il tuo capo potrebbe non essere immediatamente disponibile a cambiamenti, potresti suggerire piccoli miglioramenti, come: Creare procedure scritte per facilitare un'eventuale sostituzione in caso di assenza; automatizzare alcune attività per ridurre il margine di errore e il carico di lavoro ripetitivo.
- Lavora sulla gestione dello stress e sul distacco emotivo. Essere responsabili è una qualità importante, ma non significa dover portare tutto il peso da sola. Se qualcosa va storto, chiediti: "Cosa posso imparare da questa situazione?" invece di colpevolizzarti. Può essere utile praticare tecniche di gestione dello stress.

Con la speranza di averti dati degli spunti di riflessione, rimango a disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Dott.ssa Arianna Poncetta
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
la ringrazio per la condivisione e comprendo come possa essere difficile la situazione in cui si trova, fatta di grande responsabilità.
Inizierei a riflettere prima di tutto di come possa essere esigente con se stessa, in quanto descrive che se la prende con sè quando qualcosa va storto, anche in situazioni dove sembra che tutto gravi sulle sue spalle; in seconda battuta di come alle volte sia difficile esprimere i propri bisogni, anche e sopratuttto quando si ha bisogno di aiuto.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Un caro saluto,
Arianna Poncetta

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