Buongiorno, sono una mamma di un ragazzo di 16 anni. Abbiamo sempre investito sul dialogo, nell'asc

24 risposte
Buongiorno,
sono una mamma di un ragazzo di 16 anni. Abbiamo sempre investito sul dialogo, nell'ascolto e nell'attenzione nell'ascoltarlo e sostenerlo, aperti a capire se facciamo sbagli e pronti a metterci in discussione. Negli ultimi mesi viviamo momenti pochi sereni a causa di una certa difficolta' a comunicare, seppur non ha mai amato raccontare molto, ora alle domande tipo come stai, la scuola? o qualunque altro argomento risponde bene, tutto ok, niente da dire. Se proviamo a chiedere di piu' si infastidisce, risponde male e sembra chiudersi sempre di piu. Se facciamo notare che risponde male riferisce che e' colpa nostra che lo portiamo a farlo, e ragionarci diventa impossibile. E sembra cercarci solo per acquisti, senza interessarsi ad altro. Risponde che lui non sbaglia anche se nei momenti di condivisione familiare e' distratto fa restare male e lo si fa notare, Ribadisce che non viene capito e io mi sento tanto ferita da questo allontanamento sempre piu evidente e mancanza di rispetto. Non sappiamo come aiutarlo, abbiamo provato a far finta di niente sperando passasse, abbiamo provato con il dialogo, con le limitazioni, ci siamo arrabbiati, ci ha visti dispiaciuti, sembra non toccarlo niente. Grazie infinite a chiunque voglia darci un suggerimento per riuscire a superare questo momento che sta turbando la nostra serenita' familiare.
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Comprendo quanto possa essere difficile e doloroso vivere una situazione del genere con il proprio figlio. La fase adolescenziale è spesso caratterizzata da cambiamenti significativi e da una maggiore ricerca di autonomia, che può rendere la comunicazione più complessa.

Trovi un momento tranquillo e un luogo dove possa parlare con suo figlio senza distrazioni. Questo potrebbe aiutare a creare un ambiente più sereno e favorevole al dialogo. Cerchi di ascoltare suo figlio senza interromperlo o giudicarlo. Mostri interesse per ciò che ha da dire, anche se le sue risposte possono sembrare brevi o irritate. A volte, il semplice fatto di sentirsi ascoltati può fare una grande differenza. Cerchi di mettersi nei suoi panni e di comprendere le sue emozioni. Gli adolescenti spesso si sentono incompresi e soli, quindi mostrare empatia può aiutarli a sentirsi più connessi. Rassicuri suo figlio che è lì per lui, indipendentemente da come si sente o da come risponde. Gli dia spazio, ma gli faccia sapere che è disponibile quando lui si sentirà pronto a parlare.
Se la situazione persiste e influisce negativamente sul benessere familiare, consideri la possibilità di consultare uno psicologo per strumenti e strategie specifiche per migliorare la comunicazione e il rapporto con suo figlio.
Rimango a disposizione. Cordialmente,
Dott. Giacomo Cresta

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Dott.ssa Maria Provenzale
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Casalnuovo di Napoli
Salve. Rispetto al suo racconto percepisco tante domande, dubbi, forse anche paura. Quando i figli smettono di raccontarsi e condividere i loro vissuti e stati d'animo sembra che inconsapevolmente alzino un muro. E oltre questo muro non vi fanno andare. Capisco la vostra sofferenza. Chiediamoci se è successo qualcosa mesi addietro. È figlio unico? Il suo profitto scolastico si mantiene buono e anche le sue relazioni sociali? Ha o coltiva interessi?Se il disagio è solo nella vita familiare forse qualcosa sta cambiando dentro di sé in un'età, quella dell'adolescenza, in cui i figli desiderano rapportarsi maggiormente con i loro coetanei. Probabilmente sta cercando anche lui di capire cosa vuole, desidera , cosa sia o gli piace, vuole scegliere autonomamente, provare a misurarsi con le sue difficoltà mettendo, riconoscendo, potenziando le sue risorse. E per fare ciò è necessario che non trovi la strada spianata. Il mio consiglio è perciò quello di lasciargli spazio, rispettando i suoi tempi senza stargli addosso o cmq non fare in modo che lui percepisca così il nostro desiderio di esserci. Se lui vi percepisce in qualche modo invadenti ma non lo dice, fategli capire che quando vorrà potrà contare sempre sul vostro aiuto. E voi ci sarete. In bocca al lupo!
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Dott.ssa Loredana Falanga
Psicologo, Psicoterapeuta
Brindisi
Buon pomeriggio.
Il periodo adolescenziale, com'è noto, è un momento critico e delicato nella vita di ogni persona: l'individuo sperimenta varie dinamiche per costruire una propria individualità, desideroso di diventare indipendente da un lato, ma spaventato dalla crescita e dalla maturazione dall'altro. Il conflitto con il mondo adulto paradossalmente aiuta il ragazzo nella costruzione di una identità specifica. Tuttavia, ci sono casi in cui questo risulta essere esageratamente presente andando a compromettere l'equilibrio dell'intero sistema familiare. Risulta utile, in questi casi, chiedere un supporto da parte di un professionista che punti alla comprensione e all'espressione dei bisogni emotivi ed evolutivi del ragazzo, che lasci lo spazio adeguato all'accoglienza dei bisogni e delle aspettative genitoriali e che punti all'acquisizione di strategie pratiche per la gestione delle dinamiche psicoeducative intrafamiliari. Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Loredana Falanga
Dott.ssa Maria Celeste Schifano
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Castro
Salve, a 16 anni si è in piena adolescenza e si vivono emozioni e situazioni completamente nuove e amplificate. Molto spesso succede che i ragazzi arrivati a questa età inizino a cambiare e a stare un po' più sulle loro, i genitori vengono allontanati perchè i ragazzi si sentono grandi e in grado di affrontare tutto da soli. Ciò che vi posso consigliare è di non perderlo d'occhio, di capire se effettivamente c'è qualcosa che non va (magari osservandolo senza insistere troppo sul parlare e/o pretendere di voler sapere, spesso sono loro a tornare nuovamente sulla strada del dialogo perchè si sentono liberi e non "oppressi" ). Nel caso in cui doveste notate effettivamente qualcosa che vi insospettisce potreste provare a organizzare qualcosa tutti insieme (ad esempio un viaggio o un esperienza che potrebbe piacergli) per condividere del tempo assieme e farlo sentire nuovamente vicino a voi. Non insisterei troppo sul risolvere qualcosa che è possibile che non esista, l'adolescenza è difficile per ragazzi e genitori, dovete solo avere un po' di pazienza. Ovviamente se la situazione peggiora vi consiglio di provare a fare una seduta di parent training con un professionista, coinvolgendo anche vostro figlio.
Spero di essere stata d'aiuto.
Dott.ssa Maria Francesca Russo
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
L'adolescenza è un periodo molto complicato per le persone e necessita di accoglienza e amore da parte dei genitori, a volte la reszione stessa all'autorità genitoriale attiva un processo di chiusura.
è importante che i ragazzi si sentano accolti e un buon percorso con una persona esperta di cui il ragazzo si fida può essere una soluzione funzionale a tutta la famiglia
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile mamma,

L'adolescenza è una fase complessa, caratterizzata da un bisogno crescente di autonomia e di distacco dai genitori. Questo può tradursi in comportamenti apparentemente stridenti o chiusura al dialogo, che sono spesso espressione di un normale processo di crescita. Tuttavia, capisco quanto questa situazione possa essere difficile e dolorosa per voi come genitori.

Alcuni suggerimenti per affrontare il momento:

Rispettare i suoi spazi : A volte, insistere troppo nel voler sapere può essere percepito come un'intrusione. Lasciargli lo spazio per aprirsi quando si sente pronto può facilitare il dialogo.
Modellare il rispetto : Anche quando risponde in modo brusco, cercate di mantenere un tono calmo e rispettoso. Questo può aiutarlo a capire che il rispetto deve essere reciproco.
Attività condivisa : Trovare un'attività che possa piacere ad entrambi – come cucinare insieme, guardare un film, o fare sport – potrebbe aiutare a ristabilire una connessione senza la pressione del “parlare”.
Evitate il conflitto diretto : Se ci sono tensioni, affrontatele in un momento più sereno e non nel pieno del conflitto, quando le emozioni sono accese.
Se la situazione persiste e il disagio continua a riguardare la serenità familiare, potrebbe essere utile consultare uno psicologo specializzato in età evolutiva. Un professionista può aiutare a comprendere meglio i suoi bisogni e offrirvi strumenti per migliorare la comunicazione.

Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Beatrice Canino
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno Signora, capisco il suo disappunto per il comportamento di suo figlio. Io non so come si comportasse prima. Il problema è capire se ci sono delle problematiche di cui voi familiari non siete a conoscenza o se frequenti persone nuove che possano avere un 'influenza negativa su di Lui. o semplicemente si è innamorato. Se cos' non fosse penso che il ragazzo stia crescendo e voglia trovare i suoi spazi, molte volte usando modalità che feriscono i genitori. Proverei ad essere più accogliente, non gli rinfacci il suo cambiamento per risponderle in maniera più appropriata bisognerebbe sapere qualche notizia in più. Dott.ssa Beatrice Canino
Dott.ssa Sara Bochicchio
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile Signora,
Grazie per la condivisione e il suo racconto.
Dallo spaccato che ha riportato mi sembra di capire che suo figlio in questo momento stia mettendo dei confini rispetto a quello che lui voglia che sappiate, di lui.
Che é un modo per differenziarsi e definirsi come persona, individuo, e nell’età che sta vivendo é funzionale e auspicabile.
Gli adolescenti cercano il dialogo e il confronto con i pari, con il gruppo, con gli amici; i genitori e la famiglia tutta, rimane porto sicuro ma, sono più interessanti all’orizzonte lontano e il loro sguardo é volto in quella direzione.
Comprendo la sua legittima preoccupazione, ma la invito a riflettere se sia qualcosa che parla di lei madre, che vede crescere e “allontanarsi verso il mare aperto” suo figlio o se quest’ultimo con i suoi silenzi vuole comunicare qualcos’altro.
Le consiglio di prendersi uno spazio e un tempo per sé, per mettere a fuoco la possibile origine di questa preoccupazione e magari dipanare la matassa che in questo momento l’angoscia rispetto all’atteggiamento di suo figlio. Prenda in considerazione la possibilità di un sostegno di un professionista che possa accompagnarla, si prenda cura di sé per potersi prendere cura al meglio della sua famiglia.
Un caro saluto
Dr. Paolo Di San Diego
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bari
Gentile signora, vedere i cambiamenti nei propri figli non è mai facile. Penso che evidentemente la vostra famiglia sta attraversando un momento di transizione vista l'età di suo figlio, in piena fase adolescenziale. Questa è un'età in cui il figlio cerca la propria identità e spesso va in contrasto con chi prima ha rappresentato l'autorità: i genitori. Per questo motivo tutto ciò potrebbe essere del tutto normale anche se ci sono poche informazioni per poterle dare una risposta più completa. Consultare un terapeuta familiare in questi casi le potrebbe dare la possibilità di comprendere meglio il tutto. Resto a disposizione.
Dott. Paolo Di San Diego
Dott.ssa Jasmine Scioscia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera signora, suo figlio è in piena adolescenza:parla poco ,è distratto, si fa i fatti suoi etc etc... Se il problema è avere un rapporto più soddisfacente con vostro figlio sono tante le possibilità che potreste attuare facendovi aiutare anche dalla vasta letteratura su questo. Vorrei capire meglio, se vuole, qual'è il suo bisogno di genitore per poterla aiutare perché cosi mi rimane tutto un po' nebuloso e non saprei cosa dirle nello specifico. Resto volentieri a disposizione per un confronto gratuito poiché da anni mi occupo di genitorialità.
Cordiali saluti Dr.Jasmine Scioscia
Dott.ssa Desirèe Pesce
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pavia
Gentile utente, grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni. Purtroppo sta descrivendo una situazione molto frequente fra i genitori di ragazzi adolescenti. E' molto comune che i ragazzi a quell'età tendano ad allontanarsi dal contesto familiare e a proiettarsi verso l'esterno, prediligendo esperienze fuori casa, mettendosi alla prova con nuove emozioni e rapporti interpersonali. La sensazione di non essere capiti dai propri genitori è identificabile come una proiezione di ciò che il ragazzo sta vivendo. Nemmno lui capisce attualmente sè stesso, poichè sta crescendo ed è in piena fase di individualizzazione, che comprende anche come conseguenza l'allontanamento identitario dal nucleo familiare. Questo è un passaggio fondamentale da attraversare nello sviluppo di una personalità di un individuo che si accinge ad essere un giovane adulto. Mi rendo conto di come voi genitori possiate sentirvi sopraffatti rispetto alle modalità comunicative ed emotive di vostro figlio, ma non dovete rimproverarvi se anche voi non sapete che pesci pigliare in questo momento. La chiave sicuramente è quella di mantenere alla base del vostro rapporto la comunicazione. Vostro figlio, anche se adesso rifugge il confronto, si renderà conto che non sarà giudicato, ma anzi accolto in tutte quelle che sono le sue gioie e le sue problematiche. Se avesse bisogno di ulteriori chiarimenti, non esiti a contattarmi. Dott.ssa Desirèe Pesce.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, posso immaginare quanto possa essere difficile affrontare una situazione come questa, soprattutto per un genitore che si è sempre impegnato a costruire una relazione basata sul dialogo e sull'ascolto. Il senso di allontanamento, la percezione di mancanza di rispetto e l'incapacità di arrivare a un confronto sereno con suo figlio possono generare emozioni molto intense, come frustrazione, dolore e senso di impotenza. Voglio però rassicurarla: ciò che descrive è una fase di sviluppo che, sebbene dolorosa, è comune nell'adolescenza. A 16 anni, suo figlio si trova in un momento cruciale della sua crescita, caratterizzato dalla necessità di affermare la propria identità e autonomia. Questo spesso si traduce in comportamenti che agli occhi dei genitori appaiono come distacco o ribellione, ma che per il ragazzo rappresentano un modo di costruire il proprio spazio personale. La tendenza a rispondere con frasi brevi, a chiudersi e a mostrare irritazione è spesso un segnale di questa ricerca di indipendenza. Non significa che non abbia bisogno di lei o che non la ami, ma piuttosto che sta cercando di definire chi è, separandosi emotivamente, almeno in parte, dalla figura genitoriale. La chiave per affrontare questa fase sta nel trovare un equilibrio tra il rispetto per il suo bisogno di autonomia e il mantenimento di una connessione affettiva. Quando suo figlio risponde con tono seccato o si chiude, non è necessariamente un rifiuto personale verso di lei, ma piuttosto una manifestazione del conflitto interno che sta vivendo. L'adolescente spesso fatica a esprimere ciò che prova e può reagire con modalità che appaiono impulsive o difensive. Un approccio che potrebbe aiutarvi è quello di lavorare sul modo in cui avviate le conversazioni. Invece di porre domande dirette (come "Come è andata la scuola?") che possono essere percepite come un'interrogazione, potrebbe provare a condividere qualcosa di sé per creare un terreno comune. Ad esempio, raccontare un aneddoto della sua giornata o riflettere ad alta voce su un argomento potrebbe spingere suo figlio ad aprirsi più facilmente. In questo modo, il dialogo nasce in maniera più naturale, senza la pressione di dover rispondere a una domanda specifica. Inoltre, quando suo figlio risponde in maniera irritata o difensiva, provi a non concentrarsi sulla modalità della risposta, ma sul contenuto emotivo che potrebbe esserci dietro. Frasi come "Mi sembri stanco" o "Ho l'impressione che qualcosa ti dia fastidio, se vuoi parlarne io sono qui" possono far sentire accolto e compreso, senza farlo sentire attaccato o giudicato. Un altro elemento importante riguarda i momenti di condivisione familiare. Se suo figlio appare distratto o poco interessato, potrebbe essere utile cercare di coinvolgerlo in attività che lo attraggano maggiormente, come qualcosa che gli piaccia o che stimoli il suo interesse. Anche proporre momenti insieme senza aspettarsi necessariamente una conversazione profonda (come guardare un film o fare una passeggiata) può aiutare a mantenere il legame senza creare pressione. È comprensibile che il suo comportamento, in alcune occasioni, possa ferirla, ma è importante cercare di non mostrargli il proprio dolore come una forma di rimprovero implicito. Questo potrebbe fargli provare un senso di colpa o di incomprensione, portandolo a chiudersi ulteriormente. Invece, trasmettere un messaggio di accettazione e presenza incondizionata, anche quando le sue reazioni sono difficili da gestire, può aiutarlo a sentirsi sicuro e compreso. Infine, tenga presente che, anche se ora sembra che nulla lo tocchi, la sua presenza costante e il suo ascolto empatico stanno comunque costruendo un fondamento solido per il futuro. L'adolescenza è un periodo complesso, ma con il tempo e con la pazienza, è possibile superare queste difficoltà. Se la situazione dovesse rimanere particolarmente difficile o avere un impatto significativo sulla serenità familiare, potrebbe essere utile considerare un supporto esterno, come un percorso di consulenza familiare o individuale, per comprendere meglio i bisogni di suo figlio e trovare strategie per rafforzare la comunicazione. Le auguro di ritrovare presto la serenità e la connessione che desidera con suo figlio. È evidente quanto lei tenga a lui e quanto sia disposta a mettersi in gioco per il suo benessere, e questo è un elemento fondamentale che farà la differenza nel lungo termine. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Marina Bonadeni
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno a lei. Il periodo che state attraversando è comune a molte famiglie con adolescenti. L'adolescenza è una fase complicata in cui l'istanza più urgente è quella di individuarsi, definirsi come individuo a se stante rispetto ai propri genitori. Conseguentemente la soluzione è quella di separarsi dalle figure di riferimento per prendere le distanze dai bambini che si è stati. Come comportarsi con questi figli irriconoscibili? La cosa migliore è non pressarli, trovare dei momenti di contatto avvicinandosi ai loro interessi con cautela, senza intrudere nei loro spazi. Bisogna essere disponibili, senza fare troppe domande, iniziando a riconoscere l'adulto che sta emergendo in loro. Un altro punto è non farli sentire in colpa per non complicare le cose. Vi suggerirei di fare un breve percorso di psicoeducazione per la genitorialità con un approccio cognitivo-comportamentale al fine di percorrere questo tratto di strada in modo più indolore per tutta la famiglia. Un cordiale saluto.
Dott.ssa Marina Bonadeni
Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno signora e benvenuta nell'Adolescenza con la a maiuscola.
Molti dei comportamenti di cui lei mi parla sono legati alla crescita e alla comparsa della sessualità di suo figlio, che se fa paura a noi genitori, figuriamoci ai figli.
La famiglia in questo momento passa in secondo piano, ma se ci fosse altro da vedere le posso dire che in una valida terapia tutto questo si può vedere e capire meglio.
Un caro saluto
Lavinia
Dott.ssa Federica Capelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Cremona
Gentile Signora,
a livello generico l'età e la fase di sviluppo di suo figlio può prestarsi ad episodi e periodi come quelli che lei riferisce, legati all'esigenza del ragazzo di condividere di più la propria vita con il gruppo dei pari piuttosto che con i genitori. In effetti, in questa fase dello sviluppo i ragazzi tendono ad iniziare a svincolarsi dai genitori (a cercare una propria identità autonoma al di fuori della famiglia) spesso anche opponendosi ai genitori stessi e mettendo in luce le differenze con la propria famiglia. Percepisco dalle sue parole il disagio e la fatica che questo momento sta portando nella vostra famiglia, un momento di disequilibrio per arrivare ad un nuovo equilibrio. Le suggerirei due elementi di riflessione: da una parte provare a capire se vi siano altri elementi specifici di vostro figlio che vi preoccupano per completare il quadro e capire se non ci sia qualcosa di più specifico oltre alla fase di sviluppo adolescenziale che magari lo sta mettendo in difficoltà e merita di essere attenzionata. Dall'altra, se invece non doveste notare altri elementi, vi inviterei a continuare a cercare il dialogo anche quando vostro figlio sembra non rispondere. Cercare il dialogo delicatamente, senza forzarlo ma facendogli sentire che voi siete comunque presenti e contenti di passare del tempo con lui. Questo affinchè vostro figlio percepisca la vostra presenza anche in questo momento delicato e che questa presenza non venga meno. In aggiunta, suggerisco di provare a cercare con lui dei punti di contatto più vicini ai suoi interessi. Magari non ama parlare ma ama passeggiare? O giocare con voi a qualche gioco specifico? Un caro saluto e un in bocca al lupo.
Dott.ssa Gisella La Palombara
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Lanciano
Gentile Signora, grazie per aver condiviso la sua situazione. Si percepisce il dolore che prova ad affrontare il distacco che sente da suo figlio in questa fase. La vostra attenzione al dialogo e alla disponibilità è un grande punto di forza. L’adolescenza è una fase di cambiamenti profondi, non solo fisici, ma anche emotivi e relazionali, nella quale i ragazzi sentono spesso il bisogno di costruire la propria autonomia. Tale bisogno può a volte tradursi in comportamenti come il chiudersi, rispondere male o sembrare disinteressati, ma ciò non significa che abbiate necessariamente sbagliato come genitore o che non vi apprezzi. È importante continuare a mostrargli che siete presenti per lui anche se al momento sembra allontanarsi. Può essere utile per esempio: limitare le domande dirette provando, invece, ad approcciarvi con commenti neutrali come “oggi sembri stanco”, lasciando a lui la possibilità di aprirsi senza essere interrogato. Oppure, creare momenti condivisi seppur brevi; o ancora, riconoscere i suoi stati d’animo invece di correggere subito le sue risposte brusche.
Tuttavia, se la situazione persiste e sente un malessere che grava sulla famiglia, potrebbe essere utile un confronto con un professionista. Un percorso di supporto psicologico potrebbe essere utile a voi come genitori per comprendere meglio il suo comportamento, e a suo figlio per sentirsi accolto da una figura neutra. Se desidera, sono a disposizione per un primo colloquio in cui potremmo esplorare meglio la situazione e capire insieme la giusta direzione per affrontare il momento che descrive.
Un caro saluto
Buongiorno,

grazie per aver condiviso questa situazione così importante e delicata. È evidente quanto tenga a suo figlio e quanto stia facendo per mantenere un dialogo e una connessione con lui, anche in un momento che sembra complicato.

L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, non solo per i ragazzi ma anche per le loro famiglie. Spesso, comportamenti come quelli che descrive – risposte brevi, chiusura, irritabilità – non sono tanto un rifiuto dei genitori o una mancanza di affetto, quanto il riflesso di una fase in cui i ragazzi cercano di definire la propria identità, sperimentando una maggiore indipendenza. Tuttavia, per un genitore, questa distanza emotiva può risultare dolorosa, e il desiderio di colmare il divario è del tutto naturale.

Alcuni di questi suggerimenti, potrebbero essere d'aiuto in questa fase:

Accogliere il bisogno di spazio: A volte, i ragazzi sentono il bisogno di isolarsi o di parlare meno, non per mancanza di fiducia, ma perché stanno imparando a gestire i propri pensieri ed emozioni. Rispettare questa necessità di spazio può essere un modo per trasmettergli il messaggio che voi ci siete, ma senza fare pressione. Ad esempio, potreste dirgli qualcosa come: “Capisco che forse non hai voglia di parlare ora, ma quando ti sentirai pronto, io sono qui per ascoltarti.”

Ridurre il conflitto, aumentare la connessione: Quando lui risponde in modo brusco o chiuso, può essere utile evitare di reagire con rabbia o dispiacere immediato, per non alimentare il conflitto. Invece, potrebbe funzionare riconoscere le sue emozioni e convalidarle, ad esempio: “Capisco che ti senti infastidito da queste domande, forse ti sembrano ripetitive. Il nostro intento è solo capire come stai, perché ci interessa molto.” Questo approccio potrebbe ridurre le tensioni e lasciare spazio alla comunicazione.

Trovare momenti non verbali di connessione: Non tutte le comunicazioni devono passare attraverso le parole. A volte, condividere attività piacevoli insieme – guardare un film, cucinare, fare una passeggiata – può creare un clima di vicinanza e fiducia senza richiedere un dialogo diretto. Può essere un modo per mostrargli che siete lì, senza pressioni.

Quando dice che "non viene capito" o risponde in modo irritato, è possibile che stia esprimendo un suo disagio interno, più che un rifiuto diretto verso di voi. Cercare di non prenderlo sul piano personale, per quanto difficile, può aiutare a mantenere la serenità nel rapporto.

Dare valore alle sue emozioni e punti di vista: Anche se non siete sempre d'accordo con ciò che dice o fa, cercare di mettervi nei suoi panni e riconoscere il valore del suo punto di vista può aiutarlo a sentirsi ascoltato. Ad esempio, potreste dirgli: “Anche se non capiamo del tutto il motivo per cui ti senti così, rispettiamo il fatto che per te è importante. Ti va di parlarcene quando ti senti pronto?”

Valutare un supporto professionale: Se oltre ai cambiamenti di comunicazione notate altri segnali di difficoltà – come un ritiro sociale marcato, cali nel rendimento scolastico o cambiamenti significativi di umore – potrebbe essere utile proporre un confronto con uno psicologo. Presentarlo come un’opportunità per avere uno spazio neutrale dove potersi esprimere liberamente può rendere l’idea meno invasiva. Anche per voi genitori, avvalervi di un professionista potrebbe essere d’aiuto per ricevere indicazioni su come affrontare questa fase in modo costruttivo. A volte, lavorare insieme in un percorso familiare rafforza il legame e aiuta a superare le difficoltà.

Infine, è importante ricordare che i cambiamenti che state vivendo come famiglia sono naturali in questa fase di crescita. Lei sta già facendo un grande lavoro nel cercare di comprendere e sostenere suo figlio, e questo non passerà inosservato, anche se al momento sembra difficile.

Le auguro di ritrovare serenità e connessione con suo figlio. Se ha bisogno di ulteriori spunti o supporto, non esiti a chiedere.

Un caro saluto
Dott.ssa Laura Messina
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, posso comprendere quanto le risulti difficile e doloroso vedere il proprio figlio allontanarsi e non riuscire più a trovare un canale di comunicazione efficace con lui. L'adolescenza è una fase di grande cambiamento, in cui i ragazzi spesso cercano di costruire la propria identità e autonomia, e questo può manifestarsi attraverso atteggiamenti di chiusura o opposizione verso i genitori, anche quando c'è un rapporto solido come il vostro.
È importante non prendere sul personale le sue risposte brusche o il suo atteggiamento distaccato: spesso sono modi inconsapevoli che i ragazzi utilizzano per affermare la propria indipendenza. Tuttavia, ciò non significa ignorare il problema. Continuare a mantenere un atteggiamento accogliente, evitando scontri diretti, può aiutarlo a percepire la vostra disponibilità. Ad esempio, potreste provare a creare momenti di condivisione indiretta, come attività che possano coinvolgerlo senza forzare una conversazione diretta (una passeggiata, cucinare insieme, o guardare un film che potrebbe interessarlo). A volte, il dialogo più profondo emerge in contesti meno strutturati.
Se lui esprime di non sentirsi capito, potrebbe essere utile chiedergli con sincerità come vorrebbe essere ascoltato o cosa vorrebbe che cambiassero nel vostro approccio. Questo potrebbe aiutarlo a sentirsi parte attiva del dialogo, riducendo il senso di incomprensione.
Tuttavia, se la situazione persiste e sta mettendo a dura prova la serenità familiare, potrebbe essere utile considerare il supporto di un professionista, come uno psicologo esperto in adolescenza o un terapeuta familiare. Un aiuto esterno può offrire uno spazio neutrale per comprendere meglio le sue esigenze e per trovare insieme nuovi modi di comunicare. Cercare supporto è un segno di attenzione e cura verso di lui e verso la vostra famiglia.
Dott.ssa Marta Melleri
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno signora,

suo figlio sta attraversando l'adolescenza ed è un periodo di grande cambiamento.
Capisco le vostre difficoltà nel rapportarvi con lui.
Per poterle dare delle indicazioni più precise per aiutarla a gestire meglio il vostro rapporto servirebbero altri elementi. Pertanto, le consiglio una consulenza psicologica.
Mi rendo disponibile per la consulenza e se vuole può prenotare un appuntamento tramite il mio profilo.
Grazie.
Dott.ssa Michela Lazzaro
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno Signora, grazie per la sua condivisione.
Comprendo la sua preoccupazione e possibile frustrazione nell'affrontare un momento di cambiamento difficile come può essere l'adolescenza.
Suo figlio probabilmente sta affrontando una fase della vita per cui direi che quasi in maniera "omeostatica" mette in atto determinati atteggiamenti/comportamenti (non presentati in precedenza) per potersi differenziare e autodeterminarsi come persona a se stante dal nucleo familiare, che fino ad ora lo ha aiutato in questo percorso di definizione. Contesto da cui ora probabilmente sente la necessità di distaccarsi.
Dal punto di vista di un genitore assistere a tali cambiamenti può lasciare disorientati e come ha detto Lei ha "provato di tutto", ma nulla sembra funzionare.
Continuare con la strada del dialogo sicuramente può giovare al rapporto col figlio, con la consapevolezza che attualmente necessita di dover fare delle esperienze e "sbagliare" da solo, sempre mantenendo i giusti confini. Il ruolo di genitore è comunque quello di essere una guida, quindi è giusto imporre, quando necessario, dei limiti.
Dott. Vincenzo Capretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve,

capisco la vostra preoccupazione. L’adolescenza è una fase complessa in cui i ragazzi cercano indipendenza, e la chiusura spesso non è un rifiuto, ma parte del loro percorso di crescita.

Ecco alcuni consigli:

Rispettate i suoi tempi evitando domande insistenti e creando spazi di dialogo naturali.
Esprimete i vostri sentimenti senza colpevolizzarlo, ad esempio: "Mi dispiace sentirci più distanti, perché ci tengo a noi."
Valorizzate i momenti positivi per farlo sentire riconosciuto.
Valutate un supporto esterno se il distacco persiste.
Continuate a offrirgli affetto e sostegno costante. Questo periodo, per quanto difficile, può essere superato con pazienza e comprensione.
Dott.ssa Chantal Danna
Psicologo, Psicologo clinico
Aosta
Buonasera,
A 16 anni suo figlio è in piena fase adolescenziale e in questo momento sta iniziando a crearsi la sua identità, inoltre è iniziata la cosiddetta seconda fase di separazione - individuazione che lo porta a voler dimostra a tutti che è in grado di fare tutto autonomamente. Questo comporta un certo distacco dai genitori salvi riavviarsi in momenti di necessità (vedi acquisti). Il duro compito dei genitori è quindi quello di trovare un equilibrio tra queste richieste di indipendenza e i momenti di riavvicinamento.
Il consiglio è quindi quello di vedere questa fase come normale e fisiologica e in quanti tale finirà. Fare sapere a vostro figlio che ci siete se ne ha la necessità e in ogni caso pretendere rispetto.
A disposizione per ulteriori approfondimenti.
Cordialmente
Dott.ssa Chantal Danna
Dott.ssa Sara Di Nicola
Psicologo, Psicologo clinico
Castelnuovo di Porto
Buongiorno, da come racconta (anche se ovviamente è possibile solo un'analisi superficiale) sembrerebbe semplicemente, data l'età, che suo figlio si stia distaccando da voi genitori/famiglia, come normalmente accade in questa fase. Solitamente spesso il distacco adolescenziale è un po' turbolento, poiché per definirsi e creare la propria autonomia, i ragazzi tendono a "rifiutare" tutto quello che li fa sentire dipendenti (genitori) per appunto arrivare ad una propria individualità. Generalmente, dopo qualche anno, se il rapporto è sempre stato coltivato con dialogo e fiducia, "tornano" verso i genitori e sono più disponibili. Ovviamente, questo in generale...vanno sempre monitorati per capire se possano esserci elementi o eventi specifici, nei quali si deve invece intervenire! In bocca al lupo

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