Buongiorno, sono un ragazzo di 26 anni e vorrei esporre una difficoltà personale che sto cercando d
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Buongiorno,
sono un ragazzo di 26 anni e vorrei esporre una difficoltà personale che sto cercando di affrontare con serietà, anche perché non so davvero come comportarmi.
Ho conseguito la patente diversi anni fa, ma nel tempo non ho mai sviluppato un’abitudine costante alla guida. Mi sono sempre limitato a percorrere tragitti brevi all’interno del mio paese o comunque in luoghi ben conosciuti. Non ho mai approfondito in modo solido le basi teoriche e pratiche della guida, e questo, col tempo, ha contribuito a creare un senso di insicurezza.
Attualmente riesco a guidare da solo solo in zone che conosco bene, anche in presenza di segnaletica. In questi casi mi muovo facendo tutto in modo meccanico, andando a memoria, e riconosco alcuni segnali solo perché ormai li ho visti e memorizzati nel tempo. Non si tratta quindi di una reale comprensione delle regole o della situazione, ma di automatismi legati all’abitudine.
Il problema emerge con forza non appena devo percorrere anche solo pochi chilometri in un luogo per me sconosciuto: vado completamente in blocco, perdo lucidità e sicurezza, e faccio fatica anche con le azioni più semplici, come svoltare per fare rifornimento, leggere correttamente la segnaletica o comprendere un divieto d’accesso.
Questa difficoltà si attenua ma non scompare del tutto quando sono in compagnia: in questi casi riesco a mantenere un po’ più di concentrazione e controllo, anche se permane la sensazione di non essere pienamente in grado di gestire la situazione.
Negli ultimi anni ho preso coscienza del fatto che questa problematica ha iniziato a condizionare pesantemente la mia vita, sia sul piano lavorativo che personale e relazionale. È diventata quasi un pensiero ossessivo, tanto che non riesco nemmeno a prendere in considerazione l’idea di acquistare una macchina. Mi sento fuori luogo e inadeguato in tutto ciò che riguarda la guida, e questa sensazione sta diventando sempre più presente.
Il mio desiderio è quello di affrontare questa paura in modo serio e risolutivo, per arrivare a guidare in autonomia, con serenità, fiducia e sicurezza, anche in contesti nuovi o non familiari.
Chiedo gentilmente un vostro parere su come poter iniziare un percorso efficace per superare questo blocco: quali strumenti, approcci o percorsi terapeutici potrebbero essere più adatti alla mia situazione?
Vi ringrazio per l’attenzione e per l’eventuale supporto che potrete offrirmi.
Un cordiale saluto.
sono un ragazzo di 26 anni e vorrei esporre una difficoltà personale che sto cercando di affrontare con serietà, anche perché non so davvero come comportarmi.
Ho conseguito la patente diversi anni fa, ma nel tempo non ho mai sviluppato un’abitudine costante alla guida. Mi sono sempre limitato a percorrere tragitti brevi all’interno del mio paese o comunque in luoghi ben conosciuti. Non ho mai approfondito in modo solido le basi teoriche e pratiche della guida, e questo, col tempo, ha contribuito a creare un senso di insicurezza.
Attualmente riesco a guidare da solo solo in zone che conosco bene, anche in presenza di segnaletica. In questi casi mi muovo facendo tutto in modo meccanico, andando a memoria, e riconosco alcuni segnali solo perché ormai li ho visti e memorizzati nel tempo. Non si tratta quindi di una reale comprensione delle regole o della situazione, ma di automatismi legati all’abitudine.
Il problema emerge con forza non appena devo percorrere anche solo pochi chilometri in un luogo per me sconosciuto: vado completamente in blocco, perdo lucidità e sicurezza, e faccio fatica anche con le azioni più semplici, come svoltare per fare rifornimento, leggere correttamente la segnaletica o comprendere un divieto d’accesso.
Questa difficoltà si attenua ma non scompare del tutto quando sono in compagnia: in questi casi riesco a mantenere un po’ più di concentrazione e controllo, anche se permane la sensazione di non essere pienamente in grado di gestire la situazione.
Negli ultimi anni ho preso coscienza del fatto che questa problematica ha iniziato a condizionare pesantemente la mia vita, sia sul piano lavorativo che personale e relazionale. È diventata quasi un pensiero ossessivo, tanto che non riesco nemmeno a prendere in considerazione l’idea di acquistare una macchina. Mi sento fuori luogo e inadeguato in tutto ciò che riguarda la guida, e questa sensazione sta diventando sempre più presente.
Il mio desiderio è quello di affrontare questa paura in modo serio e risolutivo, per arrivare a guidare in autonomia, con serenità, fiducia e sicurezza, anche in contesti nuovi o non familiari.
Chiedo gentilmente un vostro parere su come poter iniziare un percorso efficace per superare questo blocco: quali strumenti, approcci o percorsi terapeutici potrebbero essere più adatti alla mia situazione?
Vi ringrazio per l’attenzione e per l’eventuale supporto che potrete offrirmi.
Un cordiale saluto.
Gentile utente,
La difficoltà che descrive, caratterizzata da insicurezza, perdita di lucidità in contesti sconosciuti e automatismi in situazioni familiari, insieme al senso di inadeguatezza e al pensiero ossessivo, suggerisce una possibile componente ansiosa, che può manifestarsi come fobia specifica della guida o ansia da prestazione.
La riduzione del disagio in compagnia indica che il supporto sociale attenua l’ansia, ma il blocco in ambienti nuovi è tipico di una mancanza di fiducia consolidata.
Per superare questa paura, un percorso graduale è fondamentale.
Potrebbe iniziare con lezioni di guida pratiche presso un’autoscuola per rafforzare le competenze tecniche e teoriche, aumentando la familiarità con la segnaletica e le situazioni nuove.
Parallelamente, consulti uno psichiatra per valutare se l’ansia richiede un supporto farmacologico temporaneo o strategie di gestione emotiva.
Eviti di alimentare i pensieri ossessivi rimuginando e monitori i progressi con piccoli obiettivi, come brevi tragitti in zone poco trafficate.
Resto a disposizione per eventuali necessità, un caro saluto
La difficoltà che descrive, caratterizzata da insicurezza, perdita di lucidità in contesti sconosciuti e automatismi in situazioni familiari, insieme al senso di inadeguatezza e al pensiero ossessivo, suggerisce una possibile componente ansiosa, che può manifestarsi come fobia specifica della guida o ansia da prestazione.
La riduzione del disagio in compagnia indica che il supporto sociale attenua l’ansia, ma il blocco in ambienti nuovi è tipico di una mancanza di fiducia consolidata.
Per superare questa paura, un percorso graduale è fondamentale.
Potrebbe iniziare con lezioni di guida pratiche presso un’autoscuola per rafforzare le competenze tecniche e teoriche, aumentando la familiarità con la segnaletica e le situazioni nuove.
Parallelamente, consulti uno psichiatra per valutare se l’ansia richiede un supporto farmacologico temporaneo o strategie di gestione emotiva.
Eviti di alimentare i pensieri ossessivi rimuginando e monitori i progressi con piccoli obiettivi, come brevi tragitti in zone poco trafficate.
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Buongiorno,
prima di tutto voglio dirti che è molto positivo il fatto che tu stia affrontando questa difficoltà con consapevolezza e con il desiderio di risolverla in modo serio. Il tuo racconto descrive una problematica che si presenta con caratteristiche tipiche dell’ansia legata alla guida (talvolta definita amaxofobia), che può manifestarsi in modi e intensità diverse da persona a persona.
Spesso questo tipo di difficoltà nasce da una combinazione di fattori, tra cui scarsa esposizione progressiva alla guida, esperienze pregresse vissute con ansia o paura, pensieri negativi e un’elevata autocritica. Tutto questo può portare a un circolo vizioso in cui l’evitamento di situazioni nuove (come guidare in luoghi sconosciuti) rinforza sempre di più la sensazione di incapacità o inadeguatezza.
Per affrontare il problema in maniera efficace, ti consiglio di valutare un percorso psicoterapeutico, preferibilmente di orientamento cognitivo-comportamentale. Questo approccio è particolarmente indicato per lavorare su:
Gestione dell’ansia: imparare tecniche di rilassamento, respirazione e mindfulness per ridurre i sintomi fisici dell’ansia quando ti trovi alla guida.
Esposizione graduale: costruire, insieme al terapeuta, un programma di esposizione progressiva alle situazioni temute (es. iniziare da percorsi leggermente più lunghi o nuovi, sempre con supporto, fino ad arrivare alla guida autonoma anche in contesti sconosciuti).
Ristrutturazione cognitiva: individuare e modificare i pensieri disfunzionali legati alla paura di guidare (es. “non sono in grado”, “potrei fare un incidente”, “andrò nel panico”) sostituendoli con convinzioni più realistiche e funzionali.
Potenziare la fiducia in sé: lavorare sull’autostima e sulla percezione di autoefficacia, fondamentali per sentirti più sicuro alla guida e in altri ambiti della vita.
Talvolta può essere utile anche abbinare il percorso psicologico a lezioni pratiche di guida con istruttori specializzati nell’accompagnare persone con ansia da guida, così da acquisire maggiore padronanza e sicurezza.
In ogni caso, sappi che si tratta di una problematica affrontabile e superabile con il giusto percorso. Non sei solo, e chiedere aiuto è già un primo, importantissimo passo verso la soluzione.
Sarebbe utile e consigliato, per approfondire meglio la situazione e trovare un percorso su misura per te, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
prima di tutto voglio dirti che è molto positivo il fatto che tu stia affrontando questa difficoltà con consapevolezza e con il desiderio di risolverla in modo serio. Il tuo racconto descrive una problematica che si presenta con caratteristiche tipiche dell’ansia legata alla guida (talvolta definita amaxofobia), che può manifestarsi in modi e intensità diverse da persona a persona.
Spesso questo tipo di difficoltà nasce da una combinazione di fattori, tra cui scarsa esposizione progressiva alla guida, esperienze pregresse vissute con ansia o paura, pensieri negativi e un’elevata autocritica. Tutto questo può portare a un circolo vizioso in cui l’evitamento di situazioni nuove (come guidare in luoghi sconosciuti) rinforza sempre di più la sensazione di incapacità o inadeguatezza.
Per affrontare il problema in maniera efficace, ti consiglio di valutare un percorso psicoterapeutico, preferibilmente di orientamento cognitivo-comportamentale. Questo approccio è particolarmente indicato per lavorare su:
Gestione dell’ansia: imparare tecniche di rilassamento, respirazione e mindfulness per ridurre i sintomi fisici dell’ansia quando ti trovi alla guida.
Esposizione graduale: costruire, insieme al terapeuta, un programma di esposizione progressiva alle situazioni temute (es. iniziare da percorsi leggermente più lunghi o nuovi, sempre con supporto, fino ad arrivare alla guida autonoma anche in contesti sconosciuti).
Ristrutturazione cognitiva: individuare e modificare i pensieri disfunzionali legati alla paura di guidare (es. “non sono in grado”, “potrei fare un incidente”, “andrò nel panico”) sostituendoli con convinzioni più realistiche e funzionali.
Potenziare la fiducia in sé: lavorare sull’autostima e sulla percezione di autoefficacia, fondamentali per sentirti più sicuro alla guida e in altri ambiti della vita.
Talvolta può essere utile anche abbinare il percorso psicologico a lezioni pratiche di guida con istruttori specializzati nell’accompagnare persone con ansia da guida, così da acquisire maggiore padronanza e sicurezza.
In ogni caso, sappi che si tratta di una problematica affrontabile e superabile con il giusto percorso. Non sei solo, e chiedere aiuto è già un primo, importantissimo passo verso la soluzione.
Sarebbe utile e consigliato, per approfondire meglio la situazione e trovare un percorso su misura per te, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve,
prima di problematizzare facendo apparire qs. sua difficoltà a guidare come legata all'ansia, le chiedo cosa cambierebbe qualora si concedesse di potenziare le sue relative abilità teoriche e pratiche.
Potrebbe essere utile semplicemente riprendere qualche lezione con un istruttore di guida, per rafforzare la sua sicurezza tecnica e poter “testare” situazioni nuove con una guida esperta accanto. Ci ha già provato? Saluti
prima di problematizzare facendo apparire qs. sua difficoltà a guidare come legata all'ansia, le chiedo cosa cambierebbe qualora si concedesse di potenziare le sue relative abilità teoriche e pratiche.
Potrebbe essere utile semplicemente riprendere qualche lezione con un istruttore di guida, per rafforzare la sua sicurezza tecnica e poter “testare” situazioni nuove con una guida esperta accanto. Ci ha già provato? Saluti
Gentile utente, grazie per la condivisione di questo suo disagio. Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico dove poter approfondire le dinamiche di cui ha parlato. Sembra non voglia allontanarsi dal posto in cui si trova.
Ho un orientamento analitico transazione e il mio approccio consiste in una prima videocall della durata di 10-15 minuti gratuita a cui far seguire un percorso psicologico in presenza oppure online. Per ulteriori delucidazioni non esiti a contattarmi. Cordialità dott. Gaetano Marino
Ho un orientamento analitico transazione e il mio approccio consiste in una prima videocall della durata di 10-15 minuti gratuita a cui far seguire un percorso psicologico in presenza oppure online. Per ulteriori delucidazioni non esiti a contattarmi. Cordialità dott. Gaetano Marino
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gent. Utente, alcuni dei temi che riporta descrivono aspetti comuni come il sentirsi insicuri in contesti nuovi, la tendenza a evitare ciò che ci mette in difficoltà e la fatica a rompere automatismi consolidati. Quando questi meccanismi diventano rigidi o limitanti, possono effettivamente condizionare in modo significativo la qualità della vita quotidiana.
In che modo si parla interiormente nei momenti di difficoltà? Cosa si dice quando si sente “bloccato”? Con l'aiuto di un professionista potrebbe esplorare più a fondo il rapporto tra pensieri, emozioni e comportamenti in queste situazioni. Esistono percorsi strutturati che aiutano a lavorare in modo graduale e concreto su paure legate alla guida, alla gestione dell’ansia e all’autoefficacia percepita. Le auguro di trovare presto un contesto professionale in cui poter approfondire questi temi con serenità e fiducia. Un cordiale saluto, AM
In che modo si parla interiormente nei momenti di difficoltà? Cosa si dice quando si sente “bloccato”? Con l'aiuto di un professionista potrebbe esplorare più a fondo il rapporto tra pensieri, emozioni e comportamenti in queste situazioni. Esistono percorsi strutturati che aiutano a lavorare in modo graduale e concreto su paure legate alla guida, alla gestione dell’ansia e all’autoefficacia percepita. Le auguro di trovare presto un contesto professionale in cui poter approfondire questi temi con serenità e fiducia. Un cordiale saluto, AM
Buongiorno, sembrerebbe da come ha esposto la sua domanda che lei entri in risonanza quando non ha tutto sotto controllo, se lei è disposto a mettere le mani su questo tema le indicherei un percorso terapeutico, che la aiuti a comprendere come mai mette in atto una serie di strategie che da una parte la "salvano " ma dall'altra la limitano .
la guida ne è un esempio lampante ma credo che si verifichi anche in altre circostanze della sua vita. Sono certo che lei troverà il coraggio di andare avanti e lavorare su questo suo sentire.
Cordiali saluti.
la guida ne è un esempio lampante ma credo che si verifichi anche in altre circostanze della sua vita. Sono certo che lei troverà il coraggio di andare avanti e lavorare su questo suo sentire.
Cordiali saluti.
Buongiorno,
il suo senso di insicurezza e il timore alla guida l'hanno portata a evitare il più possibile di guidare. In questo modo l'abitudine si indebolisce e l'ansia cresce sempre di più, aumentando la sua percezione di non essere competente. La paura si supera solo affrontandola. Un percorso di psicoterapia ad approccio cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla a superare la sua ansia alla guida e le sue convinzioni che alimentano l' insicurezza.
il suo senso di insicurezza e il timore alla guida l'hanno portata a evitare il più possibile di guidare. In questo modo l'abitudine si indebolisce e l'ansia cresce sempre di più, aumentando la sua percezione di non essere competente. La paura si supera solo affrontandola. Un percorso di psicoterapia ad approccio cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla a superare la sua ansia alla guida e le sue convinzioni che alimentano l' insicurezza.
Buongiorno, intanto mi sembra cosa buona che voglia affrontare questa sua difficolta'con impegno e serieta', questo e'gia'un buon inizio. Il problema, come lei stesso ha ben descrittoo, emerge quando deve recarsi in luoghi sconosciuti e in particolare quando e'solo. Sembrerebbe che si abbia a che fare con una fobia che le sta molto limitando le sue possibilita' di fare esperienze nella sua vita impedendole di scegliere dove andare. Sarebbe utile esplorare questa condizione attraverso dei colloqui, che possano offrirle uno spazio in cui mettere in parola le emozioni, i pensieri o le immagini che emergono e che, in quei momenti, la bloccano.
Potrebbe essere un percorso importante per lei dove questa stessa “difficolta’” potrebbe aiutarla a capire meglio se stesso e in quale posizione si trova in questo momento della sua vita.
Potrebbe essere un percorso importante per lei dove questa stessa “difficolta’” potrebbe aiutarla a capire meglio se stesso e in quale posizione si trova in questo momento della sua vita.
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Credo che nel suo caso sarebbe importante intraprendere un percorso terapeutico, possibilmente con approccio cognitivo comportamentale, che la aiuti ad arginare, ridimensionare e gestire diversamente il sintomo. Se poi volesse approfondirne il suo significato, e capire come mai c'è questo blocco sulla guida, allora le consiglierei di approfondire la cosa secondo un altro approccio, cosa che può però venire solo dopo che il sintomo si è ridimensionato, e lei si sente in controllo della situazione. Se avesse altre domande, sono a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Buon pomeriggio. Quello di cui parla è legata alla memoria detta "procedurale", ossia quando ripetiamo una cosa più volte riusciamo a farla senza consapevolezza ma se ci troviamo davanti ad una novità ecco che riprendiamo la coscienza nel farlo e, a volte, si ha la sensazione di non sapere come fare. L'esempio è quello dell'allacciarsi le scarpe. all'inizio sono tanti passaggi e difficili poi, col tempo, quella cosa diventa automatica. Inoltre, da come scrive quando ci sono conoscenti e si sente più sicuro riesce a controllare la situazione in maniera più funzionale. Una psicoterapia potrebbe farle capire e prendere consapevolezza di cosa fa scaturire questa "ansia" che le fa perdere il controllo. Spero di averle risposto per quel che si può in una chat. Grazie.
Gentile utente, la situazione che descrive è sicuramente caratterizzata da una forte ansia che ostacola l'apprendimento naturale del processo di guida. Il fatto che questo accada, in particolare quando è da solo, può richiamare un senso di assenza di sicurezza personale, di sostegno interno e dunque uno stile insicuro. E' buono per lei riconoscere la problematica, perché ignorare o minimizzare questa paura può portare ad un peggioramento e ad una limitazione della vita quotidiana. L'ansia di guidare è una condizione che può essere superata con il giusto supporto e con le strategie adeguate. La psicoterapia può aiutare a identificare e affrontare le cause profonde dell'ansia, oltre a fornire strategie per gestire i sintomi. Possono essere assegnati compiti come esposizione graduale con verifica delle difficoltà riscontrate, tecniche di rilassamento nelle situazioni stressogene, aumento della consapevolezza dei processi che si attivano nelle operazioni di guida. Migliorare in questa direzione può sicuramente giovare ad altri aspetti della sua vita. Io le consiglio una consulenza con uno specialista di sua scelta per elaborare insieme l'approccio piu utile al suo caso. Un caro saluto
Buongiorno! Ho avuto la sensazione che fornisse anche a chi legge un solo possibile tragitto, un itinerario già percorso più volte, ben segnalato, senza interruzioni o inconvenienti di sorta. Sembra essere il modo in cui può raccontare qualcosa di sé e della sua storia. Mi sono chiesto come avrei potuto offrirle un pensiero nuovo e diverso, ma rispettoso: “Non resta che sognarmi a bordo con lei, mentre le faccio da navigatore. La strada è nuova, ma non è solo”. La patente rimanda alla maggiore età, alla fine del percorso tradizionale di studi, alla scelta universitaria o professionale, insomma all’incertezza per il futuro. Periodo in cui rimbomba come un tuono la domanda: “Chi sarò da grande?”. Guidare attraverso il senso di questa domanda esistenziale, che si colloca nel delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta, spaventa. D’altro canto, chissà quante volte si sarà detto o le avranno detto: “adesso che hai la patente, non vai in giro, non esplori, non scappi via da casa, dai genitori, dal paese?!”. Mi sono chiesto se non si senta tirato per la giacchetta in due direzioni opposte. Da un lato, la paura per chi sarà e per il futuro incerto, per cui è meglio rimanere su sentieri conosciuti, rassicuranti, protettivi, ma limitati e limitanti; dall’altra, i cambiamenti, le responsabilità, i rischi e le fatiche dell’adultità. Capisco di non aver dato una risposta alla sua domanda sul “come poter iniziare un percorso efficace per superare questo blocco”, ma ho preferito sognare quanto le sta accadendo e dare alle difficoltà di cui parla un senso più intimo, personale, profondo. Spero si conceda tutto il tempo e il lavoro necessario “per arrivare a guidare in autonomia, con serenità, fiducia e sicurezza”, aggiungerei con la capacità di accettare che lungo la strada ci saranno incidenti, lavori in corso, deviazioni e soste impreviste. Buona strada
Buon pomeriggio, la cosa importante è poter iniziare una psicoterapia per andare a scardinare vecchi modelli operativi che si ripresentano in situazioni che richiamano l'affidamento a una base sicura sulla quale appoggiarsi ma che dal suo racconto sembra non essere stata attivata e/o rinforzata.
Salve, questa sua difficoltà potrebbe essere legata ad un vissuto che ha sperimentato nel guidare l'automobile come anche ad altre sfere della sua vita. Sarebbe bene esplorare queste aree ed approfondire i motivi dietro la sua insicurezza.
Cordiali saluti
Dott.Salvatore Augello
Cordiali saluti
Dott.Salvatore Augello
Salve, dalla sua narrazione e da come lei descrive la situazione, le suggerirei di intraprendere una psicoterapia di stampo psicodinamico. Potremmo infatti ipotizzare che le possa essere utile affrontare quella che è la direzione da prendere nella sua vita, le sue responsabilità, le sue scelte. In una lettura psicodinamica o fenomenologico-esistenziale, la guida può proprio essere metafora di controllo, autonomia, scelte. La paura può esprimere dei conflitti inconsci legati a questi temi che nell'ambito di una psicoterapia potrà affrontare. Tanti auguri.
Salve, si tratta di una difficoltà che, per molte persone, rappresenta una vera e propria fonte di disagio emotivo e limitazione nella vita quotidiana. Quello che descrive ha le caratteristiche di una forma di ansia legata alla guida, che può assumere connotazioni fobiche e compromettere significativamente il senso di autoefficacia, con ripercussioni sull’autonomia e sull’autostima.
Il fatto che lei riconosca gli automatismi e l’assenza di una reale padronanza delle regole di guida indica un punto chiave: il problema non è solo tecnico, ma soprattutto emotivo e cognitivo. È frequente che esperienze di insicurezza alla guida si strutturino su convinzioni disfunzionali (“non sono in grado”, “potrei fare un errore grave”) che alimentano evitamento e perdita di fiducia.
Un percorso psicoterapeutico centrato sull’ansia e sull’autoefficacia può aiutarla concretamente. In particolare, l’approccio cognitivo-comportamentale si è dimostrato molto efficace nel trattamento della fobia di guida (o amaxofobia): attraverso un lavoro graduale di esposizione, tecniche di rilassamento e ristrutturazione dei pensieri disfunzionali, è possibile recuperare sicurezza e autonomia. In alcuni casi, un’integrazione con tecniche di mindfulness o EMDR può facilitare la gestione dell’ansia anticipatoria e il superamento di blocchi più profondi.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Le consiglio di rivolgersi a un* psicoterapeuta con esperienza nel trattamento delle fobie specifiche e nei disturbi d’ansia. La guida, in questo caso, è molto più di un’abilità pratica: è il simbolo di una libertà personale da riconquistare.
Ritrovare la fiducia nella guida è possibile e il primo passo, come ha già fatto lei, è prendere consapevolezza e chiedere aiuto.
Un caro saluto.
Il fatto che lei riconosca gli automatismi e l’assenza di una reale padronanza delle regole di guida indica un punto chiave: il problema non è solo tecnico, ma soprattutto emotivo e cognitivo. È frequente che esperienze di insicurezza alla guida si strutturino su convinzioni disfunzionali (“non sono in grado”, “potrei fare un errore grave”) che alimentano evitamento e perdita di fiducia.
Un percorso psicoterapeutico centrato sull’ansia e sull’autoefficacia può aiutarla concretamente. In particolare, l’approccio cognitivo-comportamentale si è dimostrato molto efficace nel trattamento della fobia di guida (o amaxofobia): attraverso un lavoro graduale di esposizione, tecniche di rilassamento e ristrutturazione dei pensieri disfunzionali, è possibile recuperare sicurezza e autonomia. In alcuni casi, un’integrazione con tecniche di mindfulness o EMDR può facilitare la gestione dell’ansia anticipatoria e il superamento di blocchi più profondi.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Le consiglio di rivolgersi a un* psicoterapeuta con esperienza nel trattamento delle fobie specifiche e nei disturbi d’ansia. La guida, in questo caso, è molto più di un’abilità pratica: è il simbolo di una libertà personale da riconquistare.
Ritrovare la fiducia nella guida è possibile e il primo passo, come ha già fatto lei, è prendere consapevolezza e chiedere aiuto.
Un caro saluto.
Capisco la preoccupazione ed è più che comprensibile il suo stato d'animo. Da quello che descrive mi sembra di cogliere che i suoi pensieri abbiano un forte impatto nella sua vita tanto da bloccarla nelle azioni che vorrebbe intraprendere. Spesso in stanza di terapia dico che "non funzioniamo a comportamenti stagni", se un comportamento alla nostra mente risulta "utile" (fino ad oggi non guidare l'auto in zone sconosciute l'ha aiutata a percepirsi più sicuro e a ridurre quelle sensazioni fastidiose) è molto probabile che lo stesso (seppure disfunzionale) lo estenderemo in altre aree della nostra vita. Le consiglio di provare con un terapeuta cognitivo comportamentale, ma a prescindere dall'orientamento, le auguro di trovare un professionista con cui aprirsi ed esplorare nuove strategie per vivere al meglio come desidera. In bocca al lupo
Capisco bene la tua difficoltà, e ti ringrazio per la chiarezza con cui l’hai raccontata. Non sei “incapace di guidare”: sei bloccato dall’ansia. La differenza è enorme. Guidi bene nei luoghi che conosci perché lì sei tranquillo, e non appena ti trovi in un contesto nuovo l’ansia prende il sopravvento, ti fa perdere lucidità e ti convince di non essere all’altezza. Questo non è un difetto personale, è un meccanismo appreso che si autoalimenta.
Dietro la paura della guida c’è spesso un tema più profondo: autonomia contro dipendenza. Freud direbbe che l’ansia nasce proprio da questo conflitto interiore; Lacan la collegherebbe al confronto con le regole, la “legge del padre” che nel traffico diventa segnaletica e divieti; Winnicott parlerebbe di un ambiente che non ha sostenuto abbastanza l’autonomia; Kernberg direbbe che l’ossessività serve a difendersi dall’angoscia più profonda di fallire. Tu lo vivi sulla pelle ogni volta che parti per un posto nuovo.
La compagnia di un’altra persona ti calma, e questo mostra che non è un problema di capacità ma di fiducia: ti serve un contenitore. È naturale, ma non può diventare l’unico modo per guidare.
Come lavorarci? Con un percorso psicoterapeutico che unisca due strade:
– lavoro graduale di piccoli tragitti in luoghi semi-nuovi, affrontati a step, senza pretendere subito di fare grandi viaggi;
– lavoro sul corpo: respirazione, rilassamento, tecniche di grounding. L’ansia è tensione che blocca il corpo, e se il corpo non si rilassa la mente “salta”.
Non serve collezionare altre teorie, serve esperienza: partire da piccole conquiste reali. Se vuoi, ti posso aiutare a costruire insieme questo percorso: colloquio, respirazione, meditazione, e soprattutto esposizione guidata. Così l’ansia non comanderà più al posto tuo.
Dietro la paura della guida c’è spesso un tema più profondo: autonomia contro dipendenza. Freud direbbe che l’ansia nasce proprio da questo conflitto interiore; Lacan la collegherebbe al confronto con le regole, la “legge del padre” che nel traffico diventa segnaletica e divieti; Winnicott parlerebbe di un ambiente che non ha sostenuto abbastanza l’autonomia; Kernberg direbbe che l’ossessività serve a difendersi dall’angoscia più profonda di fallire. Tu lo vivi sulla pelle ogni volta che parti per un posto nuovo.
La compagnia di un’altra persona ti calma, e questo mostra che non è un problema di capacità ma di fiducia: ti serve un contenitore. È naturale, ma non può diventare l’unico modo per guidare.
Come lavorarci? Con un percorso psicoterapeutico che unisca due strade:
– lavoro graduale di piccoli tragitti in luoghi semi-nuovi, affrontati a step, senza pretendere subito di fare grandi viaggi;
– lavoro sul corpo: respirazione, rilassamento, tecniche di grounding. L’ansia è tensione che blocca il corpo, e se il corpo non si rilassa la mente “salta”.
Non serve collezionare altre teorie, serve esperienza: partire da piccole conquiste reali. Se vuoi, ti posso aiutare a costruire insieme questo percorso: colloquio, respirazione, meditazione, e soprattutto esposizione guidata. Così l’ansia non comanderà più al posto tuo.
Gentile paziente anonimo
La terapia, cognitivo comportamentale consente con relativamente poche sedute ( una decina circa) di affrontare quelle che sono delle vere e proprie fobie dietro a paure irrazionali ( che diventano ossessioni e sop
La terapia, cognitivo comportamentale consente con relativamente poche sedute ( una decina circa) di affrontare quelle che sono delle vere e proprie fobie dietro a paure irrazionali ( che diventano ossessioni e sop
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