Buongiorno, sono mamma di un bimbo di 16 mesi. L'anno prossimo io e il suo papà ci sposiamo e vorrem

20 risposte
Buongiorno, sono mamma di un bimbo di 16 mesi. L'anno prossimo io e il suo papà ci sposiamo e vorremmo fare un viaggio di nozze di 17 giorni in Australia che abbiamo da sempre desiderato e per via delle distanze e i voli interni non si resce ad accorciare. Lui avrà 2 anni e mezzo. Sono preoccupata che lasciandolo con la nonna , nonostante lui sia estremamente legato a lei e ci abbia già dormito alcune notti , la nostra assenza possa creargli un trauma. Non so se , eventualmente, sia meglio farlo andare al mare con la nonna in quei giorni, e poi raggiungerlo alla fine io per una settimana , oppure tenerlo a casa con la nonna mantenendo la routine del nido. In alternativa, rimanderei il matrimonio di un anno ma non so se a 3 anni e mezzo cambierebbe qualcosa. Se riuscite a farmi un po' di chiarezza, vi ringrazio molto. Sono preoccupata per lui e contemporaneamente fortemente dispiaciuta di non riuscire a fare questo viaggio, anche perchè tra 2 anni volevamo provare ad avere un secondo figlio e quindi sarebbe ancora più impossibile farcela
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
comprendo bene le sue preoccupazioni, che toccano un nodo molto delicato e comune a molti genitori: il desiderio di realizzare qualcosa di importante per la coppia (come il viaggio di nozze) e, allo stesso tempo, la paura di arrecare disagio o sofferenza al proprio bambino.

A 2 anni e mezzo, suo figlio sarà certamente in una fase di sviluppo in cui la figura di attaccamento principale (generalmente i genitori) è ancora centrale, ma è anche vero che, come lei stessa ha già osservato, è molto legato alla nonna e ha già vissuto serenamente alcune esperienze di distacco notturno. Questo è un segnale positivo. In questa fascia d'età, più che l’evento in sé (come la separazione temporanea dai genitori), conta molto la preparazione al distacco, la stabilità della figura che lo accudisce in quel periodo e la rassicurazione affettiva che riceve.

Se la nonna è una figura di riferimento solida, affettuosa e stabile, e se il bambino mantiene una routine prevedibile e familiare (come quella del nido o una vacanza già sperimentata), è possibile che affronti l'assenza dei genitori senza traumi. È importante prepararlo gradualmente, raccontandogli con parole semplici quello che succederà, mantenendo contatti (se possibile, anche videochiamate brevi e rassicuranti) e sottolineando il fatto che mamma e papà torneranno presto da lui.

Per quanto riguarda le alternative:

Andare al mare con la nonna può essere positivo se è un ambiente già noto e se il bambino lo associa a esperienze piacevoli.

Restare a casa mantenendo la routine del nido può offrire maggiore continuità e prevedibilità, elementi rassicuranti per un bambino di quell’età.

Infine, rimandare il matrimonio non garantisce necessariamente che a 3 anni e mezzo la situazione sia più semplice: ogni bambino ha tempi e caratteristiche proprie, e anche a quell’età potrebbe essere necessario un supporto o una preparazione attenta.

In ogni caso, non esiste una scelta “giusta” o “sbagliata” in assoluto, ma piuttosto una decisione che tenga conto della specificità del vostro bambino, della vostra famiglia e della qualità del supporto che riceverà durante la vostra assenza.

Per affrontare con maggiore serenità questo tipo di decisione e per valutare anche modalità utili a preparare vostro figlio al distacco, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dr. Jonathan Santi Pace La Pegna
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Palermo
Salve, capisco profondamente il Suo dilemma e la fatica emotiva che comporta l'idea di prendere una decisione del genere. Da un lato emerge il desiderio, legittimo e importante, di vivere un’esperienza unica come il viaggio di nozze tanto sognato; dall’altro, la paura che una separazione prolungata possa ferire Suo figlio in una fase ancora molto sensibile del suo sviluppo affettivo.
A due anni e mezzo, i bambini iniziano a sviluppare un senso del tempo un po’ più strutturato, ma vivono ancora molto nel presente, e l’assenza prolungata dei genitori può essere fonte di confusione e disorientamento, soprattutto se non viene preparata con gradualità. Tuttavia, il fatto che Suo figlio sia già legato alla nonna, ci abbia dormito e abbia un rapporto di fiducia con lei è un fattore molto positivo; questo significa che ha già una figura di attaccamento “secondaria” che può garantire una certa continuità affettiva durante la Vostra assenza. Detto ciò, una separazione di 17 giorni per un bambino così piccolo è comunque lunga, anche se non necessariamente traumatica; molto dipende da come viene vissuta e gestita, più che dalla durata in sé. Una routine rassicurante, la possibilità di sentire la Vostra voce o vedere un video messaggio ogni giorno (anche se lui non interagisce attivamente), e soprattutto un rientro caloroso ed empatico possono contenere il disagio.
L’idea di farlo andare al mare con la nonna può essere utile se la nonna se la sente, perché potrebbe vivere quei giorni come un’esperienza positiva, più “di vacanza” che di mancanza; anche mantenere la routine del nido, se a lui piace e lo tranquillizza, può essere comunque una buona strategia. La differenza tra tenerlo a casa o no via dipende molto da come sta lui quando cambia ambiente: alcuni bambini si sentono rassicurati con la stabilità del quotidiano, altri si sentono meglio in un contesto nuovo.
Quanto alla possibilità di rimandare il matrimonio: a tre anni e mezzo un bambino ha più strumenti per comprendere le assenze e può essere preparato meglio, ma anche a quell’età può vivere con difficoltà una separazione lunga se non è stato gradualmente abituato all'assenza dei genitori. Non è detto che aspettare un anno sia la soluzione, a meno che nel frattempo non si costruisca un percorso graduale di separazioni più lunghe che lo aiutino ad affrontare la Vostra futura partenza in modo più sereno.
Il dolore che sente nel non riuscire a vivere serenamente questo viaggio è comprensibile e umano. È importante non colpevolizzarsi per i propri desideri personali: non c’è nulla di egoista nel voler vivere qualcosa di bello con il proprio compagno; l’essenziale è trovare un modo per conciliare questi desideri con il bisogno di sicurezza di Suo figlio, e questo si può realizzare con delicatezza e gradualità. Nessuna scelta sarà perfetta in senso assoluto, ma potrà essere sostenibile e ben gestita, se fatta con consapevolezza e amore, come sta già dimostrando.
I miei migliori auguri, un caro saluto.
Dott.ssa Fosca Rossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Fabriano
Ciao! È comprensibile che tu sia preoccupata per il tuo bimbo e per come gestire la situazione. Lasciare un bambino di 2 anni e mezzo con la nonna può sembrare difficile, ma se lui ha già un buon legame con lei e ha trascorso del tempo lontano da te senza problemi, potrebbe adattarsi bene.
Se decidi di farlo andare al mare con la nonna, potrebbe essere un'esperienza divertente per lui e potrebbe aiutarlo a distrarsi dalla tua assenza. Mantenere la routine del nido è sicuramente un'ottima idea, poiché i bambini traggono beneficio dalla stabilità e dalla familiarità.
Rimandare il matrimonio è un'opzione, ma considera anche che a 3 anni e mezzo potrebbe non essere molto diverso. Ogni bambino è unico e reagisce in modo diverso alle separazioni. Potresti anche pensare a un viaggio più breve o a una soluzione che ti permetta di essere presente per parte del tempo.
Parlare con la nonna e coinvolgerla nel piano potrebbe aiutarti a sentirti più tranquilla. Ricorda che è importante anche prendersi del tempo per voi come coppia. Qualunque decisione tu prenda, cerca di ascoltare il tuo istinto e di fare ciò che ti sembra giusto per la tua famiglia. Se hai bisogno di ulteriori consigli, sono qui per aiutarti!
Dott. Leonardo Provini
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Buonasera, innanzitutto deve considerare che non esiste una risposta giusta e valida per tutti i bambini e genitori, soprattutto non conoscendo i rapporti che intercorrono nella sua famiglia. Quindi la deve adattare un po' alla sua situazione magari anche coinvolgendo, un po' di tempo prima del viaggio, un collega professionista che si occupa e lavora con le famiglie e bambini dell’età di suo figlio.
Tuttavia, se seguiamo le ricerche di psicologia evolutiva, per quanto concerne l’età e l’attendere un anno, non cambierebbe molto. Se suo figlio ha due o tre anni, più o meno la “tappa” evolutiva è la stessa rispetto al consolidamento dei legami di attaccamento. Anzi, forse a tre anni avrebbe maggior consapevolezza del distacco.
Per quanto riguarda la preparazione necessaria, consideri che i bambini di quella età hanno bisogno di stabilità, prevedibilità e familiarità.
Se suo figlio presenta un attaccamento sicuro nei suoi confronti, se presenta una buona familiarità con i suoi genitori (i nonni) e si sente al sicuro con loro, allora non ci sono problemi nel partire seguendo alcune accortezze. Le consiglierei di preparare suo figlio specificando e rassicurandolo sulle tempistiche di partenza e ritorno; anche rispetto a delle videochiamate e gli orari in cui avverranno. Le consiglierei anche di mantenere i luoghi in cui suo figlio si sente più a suo agio e familiarità. Ad esempio, rispetto al mare, se è un luogo familiare, che conosce... La stessa cosa vale per il rapporto con la nonna, se suo figlio si trova a suo agio, ha già dormito con lei ecc. allora non ci dovrebbero essere problemi. Anche se mi piacerebbe farle una domanda: perché non portarlo con voi?
Spero di essere stato di aiuto, resto a disposizione.
Prof. Alessandro Lepri
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Ponte San Giovanni
Gentile, capisco bene la sua ansia: l’idea di lasciare per quasi tre settimane un bambino di due anni e mezzo, pur legatissimo alla nonna, può far temere che la vostra assenza gli provochi dolore o addirittura un “trauma”. In realtà, il fatto che vostro figlio abbia già dormito dalla nonna e abbia instaurato con lei quello che sembra un attaccamento sicuro è un ottimo punto di partenza. I bambini che si sentono amati e protetti sanno che i genitori torneranno, anche dopo un periodo più lungo, e questo vissuto di fiducia è la migliore garanzia che la separazione non lasci segni duraturi.

Per rendere l’esperienza più serena, il segreto sta nella coerenza e nella prevedibilità. Se decidete di farlo restare a casa, continuare a mandarlo al nido con le stesse abitudini (orari dei pasti, del sonnellino, gioco con i coetanei) aiuta a dargli una struttura rassicurante: ogni mattina sarà “un giorno come gli altri”, solo con la nonna al posto vostro. In questo modo, la routine quotidiana mantiene il suo ritmo, e vostro figlio può contare sugli stessi riferimenti di sempre.

Se invece volete ridurre la durata complessiva della separazione, potete pensare a un piccolo compromesso: farlo partire per una breve vacanza al mare con la nonna, in una località a lui già conosciuta, e poi raggiungerlo alla fine del vostro viaggio di nozze per passare insieme l’ultima settimana. Questo schema spezza l’assenza in due parti: un periodo “con” la nonna e uno “con” entrambi i genitori, rendendo meno lungo il momento in cui sarà completamente lontano da voi. Naturalmente, cambiare ambiente rompe le sue abitudini del nido, perciò va valutato se il beneficio di rientrare prima supera il disagio di un nuovo contesto.

Prima di affrontare la partenza vera e propria, è utile un approccio graduale: qualche notte in più dalla nonna, saluti rituali pieni di affetto (“Ci vediamo domani, ti mando un grande bacio”), e piccoli video-messaggi quotidiani che vi consentano di sentirvi vicini anche a distanza. Un peluche o una copertina con il vostro odore fungeranno da “ponte” emotivo nei momenti di nostalgia.

Spostare il matrimonio di un anno per far trascorrere a vostro figlio 17 giorni ininterrotti con voi non risolve davvero il problema: anche a tre anni e mezzo i bambini nutrono il bisogno di continuità e prevedibilità, e l’ansia da separazione può manifestarsi allo stesso modo. Piuttosto che posticipare, concentrarsi sull’organizzazione e sul potenziamento delle strategie di supporto renderà il viaggio di nozze un’esperienza positiva per tutta la famiglia.

In sintesi: se il vostro desiderio di Australia rimane forte e le condizioni lo permettono, potete pianificare la sua permanenza sotto la cura amorevole della nonna – magari intervallata da un breve soggiorno con voi – mantenendo salde routine e contatti. Affidatevi alla nonna che conoscete, preparate vostro figlio con gradualità e coccole, e utilizzate tutti i piccoli accorgimenti (videochiamate, oggetto transizionale, saluti fissi) per rendere l’assenza un passaggio di crescita, non un ostacolo.

Un caro in bocca al lupo per i preparativi e tantissimi auguri per la vostra luna di miele: Se vi servono ulteriori consigli, sono qui.
Dott.ssa Elin Miroddi
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Gentile mamma,
Grazie per avermi scritto e per la fiducia che ripone. La sua preoccupazione è comprensibile e riflette la sua sensibilità e attenzione verso il benessere emotivo di suo figlio.
Da quanto mi descrive, emergono alcuni elementi positivi: il bambino ha già un buon legame con la nonna, ha già sperimentato con successo brevi separazioni notturne, e al momento del viaggio avrà 2 anni e mezzo, un'età in cui inizia a sviluppare maggiori capacità di comprensione e adattamento. Tuttavia, è importante considerare che a questa età la percezione del tempo è ancora in sviluppo, e 17 giorni possono sembrare un periodo molto lungo nella percezione di un bambino, sebbene le ricerche indichino che i bambini di 2-3 anni generalmente gestiscono bene separazioni fino a 2-3 settimane quando sono con figure di attaccamento familiari e in ambienti conosciuti.
Dal punto di vista dello sviluppo psicologico, una separazione temporanea in queste condizioni - con una figura di attaccamento secondaria stabile come la nonna e in un contesto rassicurante - non costituisce generalmente un elemento traumatico. È importante considerare che i bambini hanno notevoli capacità di resilienza quando le separazioni sono gestite con attenzione.
Qualche suggerimento pratico:
• Preparare gradualmente il bambino nei mesi precedenti, aumentando progressivamente i periodi di permanenza con la nonna
• Utilizzare libri illustrati sulla separazione temporanea o calendari visivi adatti all'età per aiutare il bambino a visualizzare il passare del tempo
• Mantenere alcune routine fondamentali (sonno, pasti) durante la vostra assenza, che risultano più importanti della location fisica
• Prevedere brevi videochiamate regolari, senza che diventino però un momento di stress
• Lasciare qualche oggetto familiare che possa rappresentare un "ponte affettivo" con voi
• Prestare particolare attenzione al momento del ritorno, preparandolo con calma e dedicando tempo esclusivo al bambino per facilitare la ripresa della relazione
Riguardo alle opzioni che sta considerando, non c'è una risposta univoca. Mantenere la routine del nido potrebbe offrire continuità, ma anche una vacanza con la nonna potrebbe essere un'esperienza piacevole. La scelta dipende molto dal temperamento specifico di suo figlio.
Le consiglio di confrontarsi con uno psicoterapeuta dell'età evolutiva nei prossimi mesi, non nell'imminenza del viaggio. Un esperto potrà conoscere direttamente suo figlio, osservare le dinamiche familiari e il legame con la nonna. Questo permetterà di valutare con precisione il temperamento del bambino, il suo stile di attaccamento e le sue capacità di adattamento, fornendole indicazioni personalizzate per prepararlo al meglio e strategie specifiche per gestire la separazione in modo sereno per tutti.
In ogni caso, qualunque scelta farete, sarà importante la vostra serenità. Un vostro eventuale senso di colpa o ansia eccessiva potrebbe trasmettersi al bambino più della separazione stessa.
Con sincera attenzione, Dott.ssa Elin Miroddi

Dott. Febbraro Jacopo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Ciao, credo che di per sè non ci sia condizione necessaria e sufficiente per poter parlare di trauma in questo caso. Credo però che sarebbe estremamente importante comprendere cosa ti fa pensare a questa possibilità, relativa ad una preoccupazione così forte e quasi ad una colpa che quasi sembra leggersi tra le righe. Forse è questo tipo di indagine che può servirti più di tutto :)
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Yari Politano
Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno,
quello che sta vivendo è un conflitto molto umano e profondo tra il desiderio legittimo di realizzare un’esperienza significativa come coppia e la cura affettuosa e responsabile nei confronti del proprio bambino. La sua preoccupazione non è solo sul “cosa fare”, ma sul senso che questa scelta avrà per suo figlio, per lei come madre, e per voi come famiglia.

Nel pensare a ciò che è meglio per un bambino così piccolo, spesso ci si concentra sul “danno potenziale” di una separazione temporanea. Ma può essere utile spostare lo sguardo su un’altra domanda: che tipo di esperienza vuole che suo figlio faccia di voi, come coppia e come genitori, nel tempo? In altre parole, quanto può essere prezioso per lui crescere in un contesto in cui vede anche due genitori capaci di coltivare desideri propri, di prendersi spazi — con misura e consapevolezza — e poi ritornare?

Lei descrive una relazione di grande fiducia con la nonna, e un bambino che ha già sperimentato separazioni brevi senza segnali allarmanti. Non è tanto la durata della separazione a essere determinante, quanto la qualità della preparazione, della narrazione che lo accompagnerà, e del modo in cui sarà contenuto emotivamente durante quel tempo.

Inoltre, mi colpisce la sua sensibilità nel tenere conto anche del progetto futuro di famiglia. Mi sembra che in tutto questo ci sia il bisogno di riconoscere e legittimare che prendersi cura di sé come coppia non significa trascurare un figlio, ma costruire una base solida da cui anche lui trarrà beneficio.

Forse, più che trovare “la scelta giusta”, può essere utile chiedersi: quale narrazione vogliamo costruire come famiglia intorno a questo momento? Una narrazione che includa il desiderio, la fiducia, l’attesa, il ritorno… oppure una che rinforzi l’idea che ogni separazione sia pericolosa?

A volte, il vero nodo non è solo nel bambino, ma nelle emozioni di noi adulti nel tollerare l’assenza, l’ansia, il senso di colpa, il timore di “fare un torto” a qualcuno amato. Ma quei vissuti possono essere esplorati e contenuti, non evitati.

Spero che queste riflessioni possano accompagnarla nella ricerca di una decisione che non sia solo “giusta”, ma sentita e coerente con la storia che state costruendo.
Un caro saluto.
Dott.ssa Nunzia D'Anna
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Cara signora,
non ho esperienza clinica con i bambini, ma ho tanta esperienza clinica con gli adulti che parlano della propria infanzia. Le assicuro che potenzialmente quasi tutto può diventare traumatico nel vissuto soggettivo di un bambino, anche cose inimmaginabili per un genitore. E' un buon motivo per preoccuparsi di tutto? No, ma è un buon motivo per farsi delle domande e fare scelte più consapevoli, proprio come sta provando a fare lei. Questo la rende già un genitore sufficientemente buono.
Il genitore perfetto non esiste, quindi qualche esperienza frustrante o dolorosa lei, volendo o no, la offrirà sicuramente a suo figlio.
Quello che può fare secondo me in questa circostanza, come fattore di protezione, è preparare il bambino al momento del distacco. Raccontargli cosa andranno a fare mamma e papà, i posti che visiteranno, rassicurandolo sul fatto che al ritorno vi abbraccerete, volendovi bene più di prima.
Gli mancherete? Sicuramente, anzi me lo auguro perché se così non fosse, significherebbe che non c'è un buon attaccamento.
Questo viaggio sarà per forza fonte di trauma per vostro figlio? No, dipende da come gestite il prima e il durante (oggi ci sono le videochiamate che sicuramente aiutano il bambino a mantenere una costanza dell'oggetto).
Dott.ssa Noretta Lazzeri
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
A 2 anni e mezzo, i bambini hanno una comprensione crescente del tempo e della permanenza dell’oggetto (ovvero sanno che le cose esistono anche quando non le vedono), ma non hanno ancora la piena capacità di comprendere quanto durerà un’assenza. Questo può renderli più vulnerabili allo stress da separazione, soprattutto se l’assenza è lunga.
Tuttavia:
Se il bambino è molto legato alla nonna, la sua presenza costante e affettuosa può offrire una base sicura durante la vostra assenza.
Se la separazione viene preparata bene, gradualmente, e se durante il viaggio mantenete un contatto costante (videochiamate, foto, piccoli rituali), il bambino può tollerare bene anche un’assenza di 2 settimane, pur con qualche momento di malinconia.
Dipende dalla personalità del bambino e dalle sue abitudini:
Rimanere a casa e mantenere la routine del nido può dare sicurezza: ambienti noti, ritmi conosciuti, punti di riferimento stabili.
Andare al mare con la nonna potrebbe essere più faticoso da gestire, ma anche più stimolante e coinvolgente. Tuttavia, una vacanza può spezzare la monotonia e rendere l’attesa della vostra “ricomparsa” più leggera.
Se il bimbo è flessibile ai cambiamenti e ama stare con la nonna, entrambe le opzioni possono funzionare, ma restare a casa con routine costanti è spesso più rassicurante per i bambini piccoli.
Un augurio
Dott.ssa Noretta Lazzeri
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

lasciare un bambino così piccolo per cosi tanti giorni può esser cosa assai ardua. Il bambino inizialmente potrebbe non risentirne ma dopo qualche giorno non vedendo entrambe le figure genitoriali potrebbe realizzare di non vederle sul momento e piangervi. Potreste organizzare delle videochiamate per farvi vedere e magare provare a parlargli di questo viaggio, anche se al momento non so quanto seguirebbe il discorso sino in fondo. Nel caso valuterei la possibilità di fare il viaggio tra qualche anno, quando le sue consapevolezze e le sue sicurezze interiori renderebbero per lui tale esperienza maggiormente accettabile.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Antea Viganò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pessano con Bornago
Gentilissima, grazie per la condivisione innanzitutto. Capisco la situazione che descrive, e comprendo soprattutto la sua preoccupazione da mamma rispetto al lasciare il suo bambino 17 giorni con la nonna. I bambini in realtà hanno più risorse di quelle che ci aspettiamo, soprattutto se sono in compagnia di persone, come in questo caso la nonna, con la quale hanno già un legame stabile e positivo soprattutto. Credo che mantenere la sua routine possa essere un buon metodo per non fargli vivere troppo la diversità, magari pensando al mare nel week end o qualche giorno, proprio per non sconvolgere troppo le abitudini.
se ha necessità, non esiti a contattarmi!
cordiali saluti
AV
Dott.ssa Jasmine Scioscia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno cara Signora,
i bambini capiscono bene quando gli si spiegano le cose in maniera semplice e chiara e nel contempo sentono e percepiscono la tranquillità del genitore ,quindi se suo figlio sente che lei e suo marito siete tranquilli perche lo affidate alla nonna lui si sentirà ugualmente tranquillo e protetto e nel mentre spiegategli tranquillamente dove andrete e perché e cosa ancora più nutriente per lui e voi fatelo partecipe magari del vostro viaggio facendogli vedere quali saranno le vostre mete(attraverso delle foto per esempio delle città che visiterete) come partite da dove e dove atterrate e via di seguito, cosi lui si potrà sentire più unito ai suoi genitori. Per far si che questo avvenga lei per prima dovrà sentirsi sicura e serena di lasciarlo con un'altra persona.
Spero che le sono potuta essere di aiuto, nel caso rimango disponibile per chiarimenti e approfondimenti in merito ,ma non si preoccupi che non sarà una cosa difficile, tutto quello che facciamo dipende moltissimo da" come lo facciamo".
Buona giornata
Dr. Jasmine Scioscia
Dott.ssa Simona Santoni
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, comprendo le sue preoccupazioni: da una parte il desiderio e la voglia di vivere un'esperienza importante nella vita di coppia; dall'altra il timore che quest'ultima possa avere un impatto sul vostro bambino.
Considerando che vostro figlio ha già un solido rapporto con la nonna e ha già dormito con lei delle volte, potrebbe essere utile lavorare su "brevi distacchi crescenti", lasciandolo più tempo con lei e favorire la consolidazione del legame. Potrebbe essere utile portare con sè alcuni oggetti che gli ricordino di voi di modo da rassicurarlo sulla vostra presenza, nonostante lontani da lui.
E' importante ricordarsi che prendervi cura di voi come coppia favorisce il benessere di tutta la famiglia. Un viaggio così atteso può essere uno strumento utile per rinforzare la relazione.

Un caro saluto,
Simona Santoni Psicologa
Dott.ssa Federica Bellò
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Treviso
E' del tutto comprensibile il tuo dilemma sulla genitorialità: vuoi proteggere il benessere emotivo di tuo figlio, ma anche vivere un’esperienza importante con il tuo compagno. Non c’è una scelta “perfetta”, ma posso aiutarti a fare chiarezza su alcuni aspetti:
1. I bambini piccoli possono tollerare brevi separazioni, ma 17 giorni sono tanti. A 2 anni e mezzo il bambino è in pieno sviluppo del legame di attaccamento, e anche se è legato alla nonna, l’assenza prolungata di entrambi i genitori può generare disagio, confusione o regressioni (sonno, alimentazione, umore). Non è detto che sia un “trauma”, ma va gestita con attenzione.
2. Se scegliete di partire:
•⁠ ⁠Create da subito un racconto semplice e ripetuto (“La mamma e il papà fanno un viaggio e tornano presto”), con un calendario visivo.
•⁠ ⁠Lasciate oggetti vostri (una maglietta, un video, un libro registrato).
•⁠ ⁠Mantenete contatti quotidiani video se possibile.
•⁠ ⁠Meglio se resta nella sua routine (nido), piuttosto che cambiare anche ambiente (es. vacanza al mare).
3. Rimandare di un anno può aiutare solo in parte. A 3 anni e mezzo la comprensione è maggiore, ma anche la consapevolezza del tempo e della mancanza. Potrebbe vivere con più parole, ma anche con più ansia la separazione. Dipende molto dal suo temperamento e dal vostro modo di accompagnarlo.
4. L’alternativa possibile: valutate un viaggio più breve ora (10 giorni o meno), e un viaggio più lungo tra qualche anno, quando i figli saranno più grandi o potrete portarli con voi.
In sintesi: il tuo desiderio non è egoista, è umano e legittimo. Ma l’età e la durata del viaggio meritano una valutazione attenta, non per paura, ma per rispetto dei suoi bisogni. Se volete, potete anche parlarne con una psicologa sistemico-relazionale per valutare il vostro caso specifico.
Hai già dentro di te la risposta più giusta: una decisione che tenga insieme il tuo amore per lui e il tuo desiderio di realizzare un sogno importante.
Dott.ssa Barbara Pino
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno e grazie per aver condiviso questo momento così importante e delicato. Le emozioni che sta vivendo sono assolutamente comprensibili: da una parte la gioia ed il desiderio di vivere un viaggio unico con il suo compagno, dall’altra il timore che possa avere un impatto sul vostro bambino. Detto questo non esiste una scelta giusta in assoluto. Esiste quella più adatta a voi e a lui, in questo momento della vostra vita. Il fatto che lui abbia già un legame forte con la nonna, che lei si stia ponendo il problema con così tanto amore e attenzione, sono già indicatori molto rassicuranti. Se riuscite a prepararlo con calma, a lasciarlo in mani affettive, stabili, e conosciute, e a ritagliarvi piccoli rituali di contatto anche a distanza, è possibile affrontare anche una separazione di 17 giorni senza che sia traumatica. Rimandare non è necessariamente meglio, a 3 anni e mezzo ci potrebbe essere più comprensione, ma anche altre sfide. E dopo, con un eventuale secondo figlio, la possibilità di un viaggio così impegnativo potrebbe essere ancora più remota. Le lascio un piccolo suggerimento, provi a preparare una piccola storia per spiegargli il viaggio e la vostra assenza in modo dolce e comprensibile per la sua età. Un saluto, BP
Dott.ssa Chiara Rogora
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Varese
buongiorno,
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.

cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
Dott.ssa Cristina Nobile
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Chiavari
Buongiorno gentile utente,
quando ci preoccupiamo, ci pre-occupiamo. Ovvero ci occupiamo di qualcosa prima che si verifichi e, a volte, quella cosa non si verifica mai.
Preoccuparsi non è sbagliato, ma non deve diventare un eccesso, altrimenti non riusciamo più a vivere e a goderci il presente, che è l'unica certezza che c'è.
A quanto capisco dalle sue parole, il presente è "positivo": il suo bambino sta bene, va al nido, sta bene con la nonna che lo accudisce, avete in programma un bel viaggio, un matrimonio e un secondo bambino...
Dunque sta andando tutto bene. Eppure si direbbe che lei non fa che pensare alle difficoltà che potrebbero arrivare... Questo è un peccato, perchè le toglie il piacere di vivere quello che sta succedendo ora.
Dal mio punto di vista la cosa principale e la più importante è che lei si occupi del suo stato d'animo e della sua serenità, perchè un bambino di quell'età risuona tantissimo con la mamma. Dunque se la mamma è felice, lui sta bene; se la mamma è preoccupata, lui sarà nervoso.
Infine, manca ancora un anno alla vostra partenza. E' un tempo lungo in cui avrà modo di verificare come sta il bambino, come si relaziona con la nonna, come si comporta quando lei non c'è. Anche l'esperienza del nido e il rapporto con le maestre e le educatrici le potranno essere d'aiuto.
C'è molto tempo per prepararsi, senza preoccuparsi.
La saluto e le auguro una buona continuazione per tutto.
Dott.ssa Flavia Lanni
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Salve,

la sua preoccupazione è assolutamente comprensibile, così come il desiderio profondo di vivere con il suo compagno un viaggio tanto sognato. Quando si è genitori, ogni scelta importante si intreccia con la cura e la protezione dei figli, ed è normale sentirsi in conflitto tra il bisogno di realizzare qualcosa per sé e il timore di “tradire” il benessere del proprio bambino.

Provo a darle qualche spunto per aiutarla a orientarsi:

A 2 anni e mezzo, un bimbo può tollerare un distacco?
Sì, se ci sono alcune condizioni favorevoli, un bambino di 2 anni e mezzo può affrontare una separazione temporanea dai genitori senza subire un trauma. Fra queste condizioni:

è fondamentale che resti con una figura di attaccamento secondaria già consolidata (in questo caso, la nonna);

che ci sia una routine stabile e rassicurante (quindi il nido può essere utile, se fa parte della sua quotidianità);

e che sia preparato in anticipo con parole semplici, libri illustrati e magari un piccolo calendario da “spuntare” insieme.

Non sarà un momento facile, ma non è dannoso in sé. I bambini non si rompono quando vivono una mancanza, se hanno amore, regolarità e qualcuno che sappia dare senso alla situazione.

Il punto centrale è: come lo vivrete voi?
I bambini assorbono l’emotività di chi li accudisce. Se la nonna è serena, preparata e in contatto con voi durante il viaggio, lui si sentirà contenuto. Se voi partite col cuore pieno di sensi di colpa, lui percepirà qualcosa che non capisce e potrebbe sentirsi spaesato.

Quindi, più che rinunciare o aspettare il momento “perfetto”, la vera chiave è costruire un ponte affettivo tra voi, lui e la nonna, prima e durante la vostra assenza:

salutarlo con calma e dolcezza;

lasciargli oggetti “vostri” (video, foto, magliette con il vostro odore);

mantenere contatti regolari in videochiamata;

preparare insieme un “libro dei giorni”, dove la nonna incolla foto o disegni da mostrarvi al ritorno.

in conclusione:
Non c’è una risposta giusta in assoluto, ma nessuna delle opzioni che ha in mente è “sbagliata” o dannosa se affrontata con attenzione, cura e comunicazione affettuosa.
Se sentite che questo viaggio è un’occasione importante anche per la vostra relazione, può essere un regalo alla famiglia intera, purché non sia vissuto come una colpa.

Un saluto.

Flavia Lanni

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