Buongiorno Si cerca sempre il cambiamento. Ma se alla fine non si vuole cambiare? Se si arriva a

22 risposte
Buongiorno

Si cerca sempre il cambiamento. Ma se alla fine non si vuole cambiare? Se si arriva a questa triste verità come ci si deve comportare? Sono in terapia da 2 anni per dipendenza dai genitori e poca indipendenza e qualche risultato positivo c'è stato (ho fatto qualche lavoretto). Siccome ritorno spesso a una fase regressiva chiusa in casa con sbalzi d'umore ho deciso con il terapeuta di richiedere un aiuto farmacologico come sostegno. Ho appena iniziato la cura con antidepressivo e ansiolitico.
Giungo al punto: mi sono chiesta che nonostante questi anni di lotta (più contro me stessa anche se la rivolgevo verso gli altri) se ora che prendo farmaci mettiamo il caso che io inizi a star meglio, con periodi piu lunghi di umore normale, mi cercherei un lavoro? Mi muoverei verso l'indipendenza?(anche perché con lo psicoterapeuta abbiamo iniziato anche a parlare di possibile uscita di casa entro qualche anno perché l'ambiente dove vivo peggiora la situazione).
La mia risposta è stata NO.
Mi è stato chiesto esplicitamente dal terapeuta se desidero cambiare, al momento non ho risposto, ma forse la risposta dentro me (No) l'ho celata per tutti questi anni, nella speranza di un cambiamento che ho sempre rimandato. Sicuramente ho paura, ho traumi, mi aggrappo troppo al passato e al futuro, ma la verità è che mi piace tanto immaginarmi una vita diversa, visitare luoghi, ma appunto immaginarmeli e basta. Non voglio affrontare questa vita e ora che sono effettivamente a un punto di svolta ho capito di non essere così coraggiosa da continuare. Troppi compromessi, troppe cose da cambiare.
Ebbene vi chiedo, come ci si comporta in questi casi? Quando non si vuole collaborare (e a quanto pare ho vissuto nell'illusione anche questi anni). Vado dal terapeuta e gli dico che non voglio continuare perché non voglio cambiare e che mi arrendo? Chiamo lo psichiatra e gli dico di iniziare a scalare i farmaci (che ho appena iniziato a prendere)? Lo comunico la mia famiglia (che in 10 anni ormai si è rassegnata)?
Ci sono tanti scritti online che spiegano cosa cambiare, al contrario non trovo informazioni per non cambiare.
Vi ringrazio se vorrete rispondere.
Gentile utente, la invito caldamente a condividere questi suoi interrogativi e questi suoi vissuti con il suo psicoterapeuta e poter trovare in una relazione già avviata e protetta le sue personali risposte, senza lasciare che terzi esterni interferiscano in una relazione professionale già avviata e salda. Un caro saluto.

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Gentile sig.na,
certamente lei, se, se la sente, dovrebbe condividere i suoi alternanti stati d'animo con il suo terapeuta, ma è pur vero che è legittimo per ogni essere umano adulto, definirsi e scegliere come vivere , cosa dire o non dire ,e, come alimentare il proprio pensiero e sentimento. Ritengo lei sia in grado benissimo di non farsi sviare da alcuno, e che i pareri che va cercando e che le sono forniti gratuitamente e senza secondi fini, non possano che accrescere la sua capacità di giudizio e discernimento. L'importante è che, chi risponda ad una richiesta di chiarimento, non si permetta di essere nè direttivo , nè perentorio, modalità da considerarsi di per sè "mortificanti" e "svianti"sul piano dell'aiuto alla persona ad esprimere se stessa e a compiere le proprie scelte in piena libertà e consapevolezza di pensiero e sentimento verso ciò che la circonda,aiutandola così ad accettare eventualmente anche i propri limiti fino a che non emerga una vera spinta interiore all'indipendenza peraltro sempre auspicabile.
Le invio il più cordiale dei saluti .
Dott.ssa Giuseppina Cantarelli
Parma
Buonasera! Se si sceglie di fare un percorso terapeutico e quindi di continuare una cura, è perché si riconosce che dentro di sé c'è qualcosa che non ci fa stare bene, qualcosa che avvertiamo come un "sasso nella scarpa". I cambiamenti non sono lineari in terapia ma spesso procedono a salti indietro e poi in avanti. Freud lo chiamava "il salto del leone" che prima deve prendere la rincorsa. Inoltre una parte di noi ha paura, difficoltà a cambiare lo status quo e questo avviene sotto forma di resistenze che in terapia vengono discusse e affrontate con il terapeuta. Cerchi di parlarne con lui e spero di avere brevemente risposto ai suoi quesiti.
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve, non ci scrive dei dati importanti nella sua domanda, la sua età e lei ci scrive che ha subito dei traumi ma non ci scrive quali, è molto difficile rispondere ad una domanda quando non si hanno dei dati importanti. Inoltra da ciò che scrive mette in atto dei comportamenti contraddittori, non vuole aiuti però sono 2 anni che esegue una terapia psicologica ed inoltre ha chiesto aiuto ad uno psichiatra facendosi prescrivere dei farmaci avendo anche dei miglioramenti, ha eseguito dei lavoretti. Però poi scrive che non vuole cambiamenti, ne parli con lo psicoterapeuta che la segue e che la conosce molto meglio di noi psicoterapeuti che sta interpellando, si fidi di lui ed elabori il tutto nelle sue sedute, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Buongiorno, la invito a condividere con la sua terapeuta il suo non voler cambiare per esplorarlo insieme. Se lei da anni va in terapia coglie che alcuni comportamenti per lei sono limitanti ma allo stesso tempo lasciare andare questi comportamenti la spaventa. È importante conoscere meglio questa parte spaventata e capire se i comportamenti dipendenti sono un modo con cui si è protetta dal riprovare la paura. Questi comportamenti sono stati preziosi fino ad adesso perché le hanno permesso di sopravvivere ed andare avanti nella vita, ma vale la pena aiutare la parte spaventata a capire che forse il pericolo è passato e oggi, essendo adulta, ha più risorse rispetto a quando era bambina e potrebbe scoprire modi più adeguati all'età per gestire la paura. I comportamenti disfunzionali non è detto debbano essere abbandonati ma riveduti riprogrammati sulla base dei suoi bisogni attuali. Cordiali saluti dottoressa Adriana Casile
Buonasera, condivido le opinioni dei colleghi sull'importanza di condividere con il suo terapeuta i dubbi che la stanno affliggendo. Il cambiamento è un tema molto complesso, e lasciar andare delle parti di noi spaventate e fragili non è per nulla semplice. Forse, però, nella domanda che pone a se stessa (e indirettamente a noi) c'è il seme di una "possibilità" cui sarebbe opportuno dare voce, per non perdere un'occasione che ogni crisi ci presenta. Cordiali saluti Dott.ssa Elisa Galantini
Buonasera,concordo con i colleghi..ma in più le chiedo,se davvero non vuole cambiare (impossibile per molti aspetti perché il cambiamento è insito nella vita )perché cercare risposte qui? È davvero sicura di non volerci riuscire?
Ritengo sacrosanto il diritto di poter mantenere cio che si chiamano come proprie difese personali anche se interferiscono parzialmente col cambiamento con la C maiuscola. Occorre secondo me che sia lei a rispettare i suoi tempi per modificare la sua vita! Dott.ssa TOSI Maria Luisa
Buongiorno. Ad un certo punto di un percorso, soprattutto quando alcune corde sono state toccate, si può aver paura di cambiare poichè si fa fatica a cambiare quelle difese fondamentali che permettono di sviluppare e superare la propria condizione psicologica. Molte persone, invece di sentirsi meglio, possono sentirsi a disagio e tendono a negare le loro intuizioni o progressi. Esattamente per questo motivo, anche se le persone potrebbero desiderare di cambiare, potrebbero procedere in senso contrario, generando un blocco nel percorso terapeutico. Concordo in pieno con la collega che mi precede nel rispettare i suoi tempi.

Cordialità.

Massimiliano Trossello
Buongiorno, da quello che scrive, sebbene abbia dato poche informazioni su di sé, mi sembra di cogliere, più che il desiderio di non cambiare, una consapevolezza che ha maturato, probabilmente nell'ultimo periodo, circa la sua difficoltà profonda a intraprendere concretamente un processo di cambiamento per cui sta lavorando da tempo. Il fatto che lei stia continuando la psicoterapia, che stia assumendo una terapia farmacologica e che scriva qui in cerca di risposte mi sembra segnalare che in realtà lei sia all'interno di un processo di movimento, anche se ora potrebbe sentirsi ferma. Tutti i percorsi terapeutici hanno momenti di avanzamento e momenti di blocco. Quello che lei vive ora come un blocco, se condiviso con il suo terapeuta, potrebbe invece diventare un punto da cui ripartire. Il mio suggerimento è quindi quello di proseguire le terapia farmacologica, sempre secondo le indicazioni del medico che l'ha prescritta, e di proseguire la psicoterapia, mettendo il suo terapeuta al corrente di questi suoi pensieri. Le faccio i miei migliori auguri.
Buongiorno, per non cambiare basta non fare niente. Il punto è se davvero desidera che tutto resti come è o se si tratta di un blocco legato a paure di diverso tipo che possono essere intervenute. Quando ci sono problemi di separazione dalla famiglia di origine in genere non sono solo legati alla difficoltà del figlio di allontanarsi, ma anche a quella dei genitori di lasciarli andare. Magari ha paura di perdere il rapporto con loro. Inoltre andrebbero valutati i vantaggi secondari di un suo mancato allontanamento; in linea con quanto ipotizzato prima, il mantenimento di una relazione stretta con i genitori. Si può scegliere di non cambiare, l'importante è che sia una scelta libera da emozioni negative che la ancorano in quella situazione. Ne parli con il suo terapeuta, certamente la saprà aiutare a capire questi aspetti.
Buona sera, colgo dalle sue parole una certa paura e preoccupazione, quasi uno smarrimento. Senza dubbio parlarne con il suo terapeuta la aiuterà a ritrovare la sua direzione, nessuno di noi può dire dove arriverà ma senza dubbio possiamo garantirle che perseverando, e quindi non arrendendosi, potrà arrivare dove desidera, certamente lontano (quanto meno fuori di casa se è questo ciò che vuole). Evitando di ripetere quanto già detto dai miei colleghi, mi limito a condividere due pensieri che le sue parole hanno in me evocato: il primo si riferisce al testo di una canzone, ovvero "sono cambiamenti solo se spaventano", che mi sembra già chiaro di suo per cui non annoio nello spiegarlo. Seconda cosa, diceva che si ritrova ad immaginare, immaginare una vita diversa. Ebbene, l'immaginazione è l'inizio del cambiamento, una cosa non esiste semplicemente dal momento in cui ci si palesa di fronte in modo oggettivo, inizia a nascere prima dentro di noi, immaginandola appunto. Solo in un secondo momento la percepiamo con i sensi. Questo per dire che quel cambiamento che tanto la spaventa quanto forse ambisce, quella vita diversa che tanto desidera, forse sono già nati dentro di lei e tramite il sostegno del suo terapeuta potrà sempre più comprenderlo, gestirlo e quindi smettere di temere ed allontanare.
Le auguro il meglio, ci faccia sapere.
Dr. Ssa Silvia Findanno
Gentile Utente, spesso non è la voglia di cambiare a mancarci, ma riconoscerci la forza di farlo. Il cambiamento spaventa sempre, soprattutto se va ad investire un sistema familiare molto consolidato nelle sue dinamiche come quello al quale racconta di appartenere. Va in terapia da 2 anni, ha individuato con il suo terapeuta una direzione, ma nell'atto di compierla sente mancare le forze e arriva a dubitare della veridicità della sua motivazione. Affronti questi timori con il suo terapeuta, portando nella relazione anche questi sentimenti di resa così intensi da farle ipotizzare una sospensione di tutti i percorsi di aiuto che ha attivato finora. Provi a sostenere piuttosto il suo desiderio di cambiamento, che nonostante tutto sopravvive, anche in questo messaggio che ci ha inviato. Un caro augurio di buona fortuna
Salve. Lei ha fatto e sta facendo tutt'ora un grande sforzo per sciogliere nodi importanti della sua vita. Vorrei suggerirle che i "tempi del cambiamento" sono a volte lunghi e colmi di momenti regressivi. Sono sicuro che troverà il suo equilibrio tra dipendenza ed autonomia. È un percorso che riguarda tutte le persone. Le faccio i miei migliori auguri. Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Gentile utente. penso che in lei la voglia di cambiare e creare una vita indipendente dalla famiglia di origine ci sia. la cosa migliore da fare è portarla avanti con tutti i rischi che si possano correre. il fatto che va in terapia da 2 anni mi fa pensare che avete costruito un buona relazione terapeutica con il suo terapeuta. in questo modo è più facile portare avanti i progetti e fare una buona terapia.
cordialmente
Dott. Emiliano Tavanxhiu
Salve, da quello che racconta pare che abbia fatto dei piccoli ma grandi cambiamenti che le stanno offrendo la possibilità di immaginare la sua vita in maniera diversa. Un cambiamento è spesso anticipato da una crisi con vissuti contrastanti, per questo motivo è importante che ne parli con il suo terapeuta in modo che la sua scelta di cambiare o non cambiare possa essere consapevole e quindi senza sofferenze o rimpianti.
Saluti
Gentile Utente, le consiglio di rivolgere queste domande al suo terapeuta. La paura di cambiare o il non voler momentaneamente cambiare, non è un fallimento della terapia, ma anzi può essere un’ulteriore occasione di riflessione su di sé. Soltanto lei può scegliere cosa cambiare e in quale momento della sua vita. Se si è accorta che ora non è pronta per raggiungere una totale indipendenza, può essere utile prendere consapevolezza insieme al suo terapeuta di cosa la motiva a non cambiare e trovare altri obiettivi terapeutici che possano permetterle di raggiungere comunque un maggiore benessere.
Cordiali saluti, dott.ssa Irene Capello.
Salve,
il cambiamento è sempre qualcosa che ci spaventa perché è un salto verso l’ignoto, verso qualcosa di nuovo su cui non abbiamo il controllo e ci mette difronte a noi stessi, ai nostri limiti, alle nostre paure, forse è proprio su questo che dovrebbe lavorare, al di là di un discorso farmacologico, ovvero cosa significa cambiare per lei, cosa rappresenta il distacco, l’indipendenza, quali emozioni, quali pensieri le genera.
Saluti.
Buongiorno carissima, arrivare alla consapevolezza di non volere cambiare è già un grosso passo avanti ed un atto di grande consapevolezza. Il processo di cambiamento è un percorso lungo e faticoso fatto di successi ed insuccessi, passi avanti ma anche passi indietro. acquisire consapevolezza di non voler cambiare non lo metterei fra i passi indietro ma come un dato di fatto, una realtà che caratterizza, in questo momento, il suo percorso di cambiamento. Per quanto riguarda le sue domande su cosa fare e su come comportarsi in questi casi, io non ho le risposte, l'unica persona che può rispondere a queste domande è lei stessa. tutti questi aspetti che le ho elencato potrebbero essere oggetto di discussione con il suo terapeuta. I miei migliori auguri, Dott. Buffa
Salve, la invito vivamente a rivolgere questi dubbi alla sua terapeuta.
Il processo del cambiamento è a volte lungo e complicato, ci vuole pazienza e costanza.
Inoltre, le consiglio di monitorare l'utilizzo dei farmaci con il suo medico di fiducia.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, dice di non voler cambiare, ma allora perchè cercare risposte qui?
Un saluto,
MMM
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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