Buongiorno, mio marito da qualche mese soffre di attacchi di panico. Dopo aver pensato di poter supe

27 risposte
Buongiorno, mio marito da qualche mese soffre di attacchi di panico. Dopo aver pensato di poter superare la situazione da solo ha deciso di intraprendere un precorso psicologico. Al momento ha fatto un paio di sedute. So che ci vorrà del tempo, che sarà un percorso lungo, ma è difficile vederlo star male e sentirmi così impotente. A tal proposito, se possibile, vorrei avere consigli su come supportarlo. So che è un percorso che deve affrontare lui e son felice di vedere che abbia tutta l’intenzione di superarlo, ma standogli vicino, io cosa dovrei fare? Al momento lo ascolto, non lo forzo in caso non avesse voglia di parlare, provo a proporgli di uscire e rispetto le sue decisioni, in caso di crisi respiro con lui e gli faccio capire che non è solo, ma non so se debba fare altro o cosa possa fare per bloccare tutti quei pensieri che gli vengono in mente. Avete dei consigli da darmi? Grazie a chi risponderà.
Dott.ssa Lisa Cerri
Psicologo clinico, Psicologo
Soiano del Lago
Gentile utente,
comprendo quanto possa essere difficile per lei vedere suo marito attraversare questo momento e sentirsi impotente. Da quello che racconta, sta già facendo molto per supportarlo: ascoltarlo senza forzarlo, rispettare i suoi tempi, offrirgli la sua presenza durante le crisi sono strategie fondamentali per chi affronta gli attacchi di panico.
Una cosa importante da ricordare è che il suo ruolo non è quello di ‘bloccare’ i suoi pensieri o di trovare una soluzione immediata, ma piuttosto di offrirgli uno spazio sicuro in cui sentirsi accolto. Può essere utile continuare a mantenere la calma durante gli episodi di panico, ricordandogli che ciò che sta provando è temporaneo e che passerà, senza minimizzare la sua esperienza.
Dal momento che ha già iniziato un percorso psicologico, le consiglio di confrontarsi con il terapeuta di suo marito, se lui è d’accordo, per capire come supportarlo al meglio senza rischiare di assumersi un peso eccessivo. Nel frattempo, anche per lei potrebbe essere utile trovare spazi di confronto o momenti di decompressione, per non sentirsi sola nel gestire questa situazione. Se ha bisogno di ulteriori chiarimenti, sono a disposizione.

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Buongiorno,
Immagino non sia facile come situazione, mi spiace per il momento difficile che state attraversando.
Da quel che leggo, lei è molto supportiva/o nei confronti di suo marito. Noto che è molto importante per lei esserlo; è importante però tenere a mente che non possiamo salvare nessuno da se stesso, possiamo invece stare accanto a chi soffre e mi sembra che questo lei lo stia già facendo. Lasci che suo marito affronti questo percorso psicologico e gli stia semplicemente accanto con amore, come già sta facendo da quel che dice. Tutto il resto deve farlo lui insieme al suo terapeuta.
Spero di esserle stata d'aiuto!
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Cara utente, ti consiglio di intraprendere un percorso di psicoterapia, sicuramente con un terapeuta diverso da quello di tuo marito, che ti possa supportare in questo difficile percorso. Dedica del tempo a te stessa, per ritrovare quella serenità famigliare. Per qualsiasi informazione non esitare a contattarmi, sono disponibile anche per terapie online. un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Psicologo clinico, Psicologo
Pomezia
Salve,
credo lei stia già facendo tanto! Continui così e resti tranquilla, evitate discorsi su temi tragici, a volte anche il tg può risultare pesante. Argomenti leggeri, tanti abbracci e pazienza.

Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Dott.ssa Daniela Chieppa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buon pomeriggio, capisco la sensazione che prova quando vede suo marito star male. In questi casi ascoltare e non forzare è sicuramente di grande aiuto ma sarebbe anche utile poter lavorare sul suo senso di impotenza e come questo si ripercuote eventualmente anche in altri ambiti della sua vita.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno,
Voglio esprimerle la mia vicinanza per la situazione che sta vivendo. Vedere una persona cara soffrire e sentirsi impotenti di fronte al suo dolore è una delle esperienze più difficili da affrontare. È evidente che lei nutre un profondo affetto per suo marito e che desidera sostenerlo nel miglior modo possibile. Il solo fatto che si stia ponendo queste domande e stia cercando indicazioni su come aiutarlo dimostra già quanto sia una presenza preziosa e importante per lui. Gli attacchi di panico possono essere un’esperienza molto spaventosa per chi li vive. Il corpo reagisce come se fosse in pericolo, anche in assenza di una minaccia reale, e questo genera un circolo vizioso di paura e ipercontrollo che alimenta ulteriormente l’ansia. È fondamentale che suo marito stia già affrontando un percorso psicologico, perché significa che ha riconosciuto il problema e ha scelto di lavorarci attivamente. Questo è un passo molto importante, e il suo supporto, in questa fase, può aiutarlo a sentirsi meno solo e più compreso. Da quello che scrive, mi sembra che lei stia già adottando strategie molto valide: lo ascolta senza forzarlo, gli propone attività senza insistere, gli sta accanto nei momenti di crisi, gli trasmette il messaggio che non è solo. Tutto questo è estremamente prezioso e, seppur possa sembrare poco, ha un impatto significativo sul suo benessere. Ciò che può fare, oltre a quello che già sta facendo, è ricordarsi che il panico non è pericoloso, anche se per chi lo vive sembra il contrario. Nei momenti di crisi, mantenere la calma è essenziale. Quando un attacco di panico arriva, il cervello interpreta erroneamente le sensazioni corporee come segnali di un pericolo imminente e si attiva in una modalità di allarme. In quei momenti, anziché cercare di “bloccare” i suoi pensieri, potrebbe aiutarlo a osservarli con maggiore distacco. Ad esempio, se lui si lascia trascinare dal panico e inizia a dire cose come: "Sto per svenire", "Sto per impazzire", “Non ce la faccio", può provare a rispondere con calma e fermezza, ricordandogli che ciò che sta provando è un'esperienza temporanea e che il suo corpo si sta solo attivando in modo eccessivo, ma che nulla di ciò che teme accadrà realmente. Una strategia utile può essere quella di aiutarlo a spostare il focus dell’attenzione. Durante l’attacco, invece di concentrarsi sulle sensazioni fisiche, può provare a indirizzarlo verso qualcosa di concreto: descrivere un oggetto nella stanza nei minimi dettagli, contare all’indietro da 100 a 0, focalizzarsi sui suoni che sente. L'obiettivo non è scappare dall'ansia, ma ridurre il suo impatto, togliendole il potere di sopraffarlo. Nella quotidianità, può essere utile aiutarlo a integrare nella sua routine alcune pratiche di rilassamento, come esercizi di respirazione diaframmatica, meditazione guidata o attività fisica leggera. Non deve sentirsi responsabile della sua guarigione, ma può essere una guida che lo incoraggia a mettere in pratica le tecniche che sta imparando in terapia. Un aspetto fondamentale è che lei stessa si prenda cura di sé. Quando si vive accanto a qualcuno che soffre di ansia intensa, è facile sentirsi sopraffatti e dimenticare le proprie esigenze emotive. Non si senta in colpa se avverte stanchezza o frustrazione: è normale. Cerchi di ritagliarsi spazi per sé stessa, di parlare con qualcuno di fidato, e di ricordarsi che essere di supporto non significa dover risolvere il problema al posto dell’altro. Con il tempo e il lavoro terapeutico, suo marito potrà acquisire gli strumenti per affrontare e gestire l’ansia in modo più efficace. Il suo supporto, unito alla terapia, lo aiuterà a rafforzare la sua fiducia nella possibilità di stare meglio. Nonostante la fatica di questo percorso, sappia che la sua presenza ha già un valore enorme.
Le auguro il meglio
Dott. Andrea Boggero
Salve Signora, non credo possa fare più di quanto stia già facendo, abbi fiducia in suo marito e chieda a lui se può fare altro per aiutarlo, questo potrebbe trasmettergli la sensazione di avere maggior controllo su ciò che lo circonda e migliorare la sua gestione degli eventi. Buona serata
Dott.ssa Dafne Zikos De Santis
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
capisco la sua preoccupazione e il suo disagio nel vedere soffrire suo marito. Due sedute sono poche come riferiva anche lei e sarà necessario attendere i tempi di suo marito affinchè possa capire il significato di questi episodi. Sicuramente lei lo può aiutare con la sua vicinanza e il suo affetto, questi due elementi sono molto importanti per suo marito in questa fase cosi delicata e difficile.
Per qualsiasi cosa rimango a disposizione,
un saluto,
Dott.ssa Dafne Zikos
Dott.ssa Sabrina Rinaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Monza
Buongiorno, l'attacco di panico è un sintomo che esprime un malessere profondo la cui origine, come dice bene lei, necessita di tempo per essere messa a fuoco ed elaborata. Comprendo l'impotenza che può sentire nel vedere una persona amata stare male, ma credo che lei stia facendo tutto ciò che può per sostenerla ed accogliere la sua sofferenza.
Dott.ssa Martina Ronzoni
Psicologo, Psicologo clinico
Modena
Buongiorno, in primo luogo grazie per la domanda. E' bello (e per nulla scontato!) sapere che, nonostante suo marito sia seguito da un/una collega, lei si interroghi con tanta premura nel capire come potergli essere d'aiuto. Quello che posso consigliarle con sicurezza non è un insieme di tecniche o strategie preconfezionate, ma di domandare a suo marito come poter ricoprire questo ruolo ed essergli di sostegno. Spesso ci attendiamo che gli altri "indovinino" come poterci stare vicino.. e queste aspettative a volte generano fraintendimenti o delusioni. Le nostre soggettività meritano di essere interrogate, perché nel momento del bisogno non ci sono risposte universali e valide per tutti. Gli chieda ciò di cui ha bisogno e cosa ritiene possa essere meglio per lui. Questo lo farà contento e sarà di aiuto anche a lei. Buona fortuna!
Prof.ssa Laura Volpini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Non so che tipo di percorso psicologico abbia intrapreso suo marito. Ci sono degli approcci specifici per gli attacchi di panico che mirano a dare precise prescrizioni al paziente quando avverte una crisi. Si tratta però di un intervento psicoterapeutico. Il sostenerlo, ascoltarlo, stargli vicino e stimolarlo ad uscire va bene. Lei non può fare di più. Per la crisi sarà lo psicoterapeuta che darà le sue indicazioni.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,

è molto bello vedere quanto lei tiene a suo marito voglia e supportarlo nel suo percorso. Il suo atteggiamento è già di grande aiuto: ascoltarlo senza forzarlo, rispettare i suoi tempi, proporgli attività senza pressioni e fargli sentire la sua vicinanza sono tutti comportamenti estremamente importanti.

Per supportarlo al meglio, può tenere a mente alcuni aspetti:

Normalizzare l'esperienza : gli attacchi di panico possono essere spaventosi, ma ricordargli che non è solo e che con il tempo e il giusto supporto potrà stare meglio può aiutarlo a ridurre la paura del sintomo.
Evitare di rassicurarlo in modo eccessivo : anche se sembra controintuitivo, troppe rassicurazioni possono rinforzare la paura. È più utile aiutarlo a sviluppare strategie per gestire l'ansia autonomamente.
Non evitare le situazioni temute : se possibile, lo incoraggiamenti con dolcezza a non rinunciare alle attività quotidiane. Evitare completamente ciò che genera ansia può rinforzare il problema.
mantenere la calma durante un attacco di panico : il fatto che lei respiri con lui e gli trasmetta sicurezza è già un grande aiuto. Può anche provare a guidarlo in una respirazione lenta e profonda, o invitarlo a concentrarsi su qualcosa di concreto nel presente (ad esempio, descrivere un oggetto nei dettagli).
Prendersi cura di sé stessa : stare accanto a una persona che soffre di attacchi di panico può essere emotivamente impegnativo. Trovi anche lei momenti di benessere e spazi per sé, senza sentirsi in colpa.
Infine, il percorso psicoterapeutico che suo marito ha intrapreso è la strada giusta, e con il tempo potrà acquisire gli strumenti necessari per gestire l'ansia in modo più efficace. Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Francesca Morsetti
Psicologo, Psicologo clinico
Viareggio
Gentile utente, capisco la sua sofferenza. bisognerebbe però approfondire e indagare meglio però in che modalità lei vuole farlo per aiutarla a capire. chieda ad un professionista.
Dott.ssa Francesca Romana Casinghini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
LE stia solo vicino e questa è già una buona medicina. Lo supporti e le faccia fare dei respiri lunghi trattenendo il fiato qualche secondo e poi buttare l'aria fuori e quando ha le crisi le faccia stringere i pugni.
Dott. Pierluigi Troilo
Psicologo, Professional counselor
Roseto degli Abruzzi
Dalle sue parole, mi sembra di cogliere che sente la difficoltà del non sapere se e come aiutare ulteriormente suo marito. E immagino che ciò possa essere in qualche misura doloroso.
Generalmente, gli attacchi di panico giungono come ultima, estrema, spiacevolissima (terrificante!) modalità che una parte profonda di noi sceglie per avvisarci che non siamo sulla giusta rotta, che quel nostro modo di stare al mondo non è del tutto il nostro e il migliore, che abbiamo fatto e stiamo per fare scelte che non coincidono con quello che dovrebbe essere il nostro naturale sviluppo di esseri umani, liberi, autentici, felici.
Lei ha ragione nel dire che "è un percorso che deve affrontare lui", ma immagino quanto per lei possa essere difficile vederlo star male e sentirsi impotente. Ma è molto difficile che lei possa "bloccare tutti quei pensieri che gli vengono in mente"; è già difficile bloccare i nostri! Mi sembra che ciò che sta facendo sia già abbastanza. Mi creda: per quanto noi ci sforziamo di far sentire capita una persona che soffre di attacchi di panico, una sua parte non si sentirà mai capita completamente, perché i pensieri, le emozioni e le sensazioni dell'attacco di panico risultano alla persona così inspiegabilmente brutte! Per quel che si può capire e dire in un messaggio, mi sento di dirle di iniziare ad accettare quello che c'è, la sua sofferenza e quella di suo marito, di accettare come vanno le cose, di riconoscere quelle sue parti interiori non vogliono che la vita sia così, che si soffra, che non siamo perfetti, che non abbiamo super poteri, che nel mondo ci sia sofferenza.
Dott.ssa Ilaria Grasso
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera signora, capisco il suo desiderio di aiutare suo marito e la preoccupazione e dispiacere nel vederlo stare male, credo però che lei non possa fare molto, oltre a quello che sta descrivendo. Suo marito ha iniziato un percorso, ha preso quindi una decisione importante, impegnandosi per il suo benessere, lei può essere presente e disponibile ma lasci che suo marito faccia il suo percorso e - se ne ha bisogno - sia lui a chiedere il suo aiuto.
Buonasera,
leggendo le sue parole emerge tutta l'intensità della sofferenza e della fatica che sta attraversando suo marito, come se la stesse vivendo anche lei in prima persona e non solo per la vicinanza ad una persona a cui vuole bene e che soffre. E' davvero un'ottima cosa che suo marito abbia deciso di rivolgersi ad uno/a professionista dopo soli pochi mesi... "pochi mesi", stando così male, possono sembrare un'eternità, ma le assicuro che spesso le persone fanno passare molto più tempo, per timore di sentirsi giudicate o anche solo perchè non hanno fiducia nel fatto che qualcuno li possa aiutare. Credere invece che un aiuto sia possibile è già una parte enorme di lavoro, e la invito davvero ad avere fiducia nel percorso che suo marito sta portando avanti.

Immagino però almeno alcune delle sue fatiche: il percorso di suo marito parte dall'interno, e magari lei da fuori cerca degli indizi, dei segnali per capire cosa sta succedendo. L'assenza di questi segnali può essere molto preoccupante e finire con il tenerla in uno stato continuo di allerta, tanto più estenuante dato che lei sente di dovergli lasciare spazio senza caricarlo ulteriormente mentre però dentro di lei la preoccupazione e l'impotenza, come dice, non è meno pressante di prima...

Inoltre quando una persona all'interno di una coppia inizia un percorso psicologico questo può anche scatenare delle preoccupazioni o sensi di colpa nel partner che può domandarsi se avrebbe dovuto o potuto fare di diverso... Questi pensieri possono anche essere riconosciuti come irrazionali - così come non ci sentiremmo in colpa o mancanti se il partner si rivolgesse ad un medico, ormai sappiamo che anche la salute mentale in certi momenti critici richiede la medesima competenza specifica - ma le emozioni a volte non riescono ad accordarsi perfettamente con i nostri pensieri consapevoli e razionali.

Ci viene inoltre chiesto di rispettare un spazio e un tempo, quello della cura e della relazione terapeutica, ed è una sospensione dolorosa perché vorremmo essere proprio lì, accanto alla persona a cui vogliamo bene.

Se si ritrova in quello che ho descritto, io spero davvero che già realizzare che quanto sta attraversando anche lei in prima persona è davvero difficile e impegnativo le permetta di fermarsi un attimo, smettere di trattenere il fiato e respirare. Anche solo una maggiore consapevolezza può aiutare a sentirsi meno compressi, pensare un po’ più lucidamente ed entrare in contatto con le proprie emozioni. Non sta a lei in questo momento occuparsi dei “sintomi” di suo marito, capire come aiutarlo a fermare i pensieri etc… questa parte “tecnica” la potete delegare al professionista. Io la invito a mettersi in ascolto anche di sé stessa e lavorare sulla comunicazione tra di voi: gli faccia sapere che lei è disponibile ad aiutarlo se ci saranno cose concrete che lui le vorrà chiederle, magari anche derivanti dal percorso psicologico. Ma anche trovare un modo per condividere i suoi pensieri e le sue emozioni: si può fare, anche in un momento di reciproca fragilità, se non siamo divorati dall’angoscia! E se non sente di poter andare in questa direzione, magari per il momento che sta attraversando suo marito o perché lei per prima si sente sopraffatta, trovi un suo spazio dove possa sentire accolta questa parte di sé. Può essere davvero anche una buona amicizia e, se invece sentisse che non è sufficiente, anche qualche colloquio di sostegno psicologico: non si deve per forza fare una lunga psicoterapia! A volte basta qualche incontro che ci aiuti a sostenerci nei momenti in cui ci sentiamo particolarmente messi alla prova e abbiamo bisogno di uno spazio sicuro.

Un caro saluto
Dott.ssa Sara Anderlini
Psicologo, Psicologo clinico
Gualdo Tadino
Ciao,mi dispiace per questa situazione. Se ne sta già occupando e tu gli stai già vicino e stai facendo tutto quello che puoi per farlo stare meglio. Avere vicino una persona che comprende e sostiene ciò che si vive è già tantissimo. I pensieri no, non puoi bloccarli e nemmeno lui ma puoi accoglierli, ricordandoti che sono solo pensieri, arrivano e se li si accetta e lascia andare poi se ne vanno. Se poi volessi prenderti cura del tuo senso di impotenza e di come stai vivendo la situazione tu per scaricare ciò che tutto questo ti genera, ricorda che anche tu hai la possibilità di fare un percorso psicologico per prenderti cura del tuo benessere, insieme al suo.
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buonasera, lei può solo stargli vicino come già fa, la cura invece spetterà esclusivamente alla psicoterapeuta di suo marito. Cordiali saluti.
Dott.ssa Virginia Romita
Psicologo, Psicologo clinico
Bari
Buongiorno, comprendo molto bene il tuo desiderio di supportare tuo marito in un momento così delicato e il senso di impotenza che provi vedendolo affrontare gli attacchi di panico. È molto positivo che lui abbia deciso di intraprendere un percorso psicologico, poiché questo è un passo fondamentale nel suo cammino verso la comprensione e la gestione dei suoi sintomi.

Il tuo ruolo di supporto in questo processo è estremamente importante, e sembra che tu stia già facendo molte cose che sono di grande aiuto. Ascoltarlo, rispettare il suo spazio e il suo bisogno di non parlare quando non ne ha voglia, e offrirgli il tuo sostegno pratico come il respiro condiviso in caso di crisi, sono tutte modalità che contribuiscono a fargli sentire che non è solo. Questi gesti di vicinanza sono molto significativi per chi sta vivendo un attacco di panico, che può generare un forte senso di solitudine e impotenza.

Tuttavia, per quanto sia naturale voler ‘risolvere’ la situazione o ‘bloccare’ i suoi pensieri, è importante ricordare che la sua esperienza e il suo percorso sono personali e che, purtroppo, non esiste un modo immediato per eliminare i pensieri negativi legati all’ansia. Ciò che puoi fare è continuare ad essere una presenza rassicurante e disponibile, senza forzare soluzioni o cambiamenti rapidi. La tua disponibilità e la tua empatia sono il miglior supporto che puoi offrirgli. Ecco alcuni consigli che potrebbero esserti utili:
1. Sostegno emotivo senza minimizzare: È importante che tu continui a farlo sentire ascoltato e compreso. A volte, chi vive attacchi di panico può sentirsi giudicato o frainteso, quindi rassicurarlo che quello che sta provando è reale e che è normale sentirsi sopraffatti da questi episodi è di grande aiuto.
2. Incoraggiare l’autosufficienza, ma con gentilezza: Se tuo marito decide di intraprendere attività che lo facciano sentire più tranquillo, come fare esercizio fisico o cercare di gestire l’ansia con tecniche di rilassamento, tu puoi supportarlo, ma senza forzarlo. Il suo impegno nel percorrere il proprio cammino terapeutico è fondamentale per il suo benessere.
3. Praticare la pazienza: La guarigione dagli attacchi di panico è spesso un processo lungo. Potrebbe essere difficile, ma è importante essere pazienti con lui, senza mettergli fretta. Rispettare i suoi tempi di recupero aiuterà a evitare la pressione e a favorire un processo terapeutico più naturale.
4. Sostenere l’auto-compassione: Incoraggiare tuo marito a praticare l’auto-compassione e a non giudicarsi troppo severamente per i suoi momenti di difficoltà è essenziale. A volte, la consapevolezza che gli attacchi di panico sono temporanei e che può affrontarli con l’aiuto di un professionista fa la differenza.
5. Autocura per te stessa: Infine, ricorda che anche tu hai bisogno di prenderti cura di te stessa. È difficile stare accanto a qualcuno che sta soffrendo, e se non ti occupi anche del tuo benessere emotivo e fisico, potresti esaurirti. Non esitare a cercare supporto per te stessa, se necessario, anche attraverso un percorso terapeutico.

È davvero positivo che lui abbia preso la decisione di cercare aiuto professionale. Il fatto che tu stia cercando di comprenderlo e di offrire il tuo supporto è già un atto di grande amore e cura. Continua a essere la presenza empatica che stai già dimostrando e, soprattutto, non dimenticare che anche tu meriti supporto e comprensione in questo processo
Dott.ssa Grazia Scaini
Psicologo clinico, Psicologo
Castello di Godego
Buongiorno,
capisco la sua preoccupazione nel sentire di non poterlo aiutare, ma in realtà lei sta già facendo molto standogli vicino e ascoltandolo. Lei può dargli sicurezza facendogli sapere che c'è in caso di bisogno e questo lo fa già, per il resto avrà bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi per affrontare la situazione. Per quanto riguarda i pensieri che gli vengono in mente, quelli deve imparare lui a gestirli, quello che lei può fare è semplicemente ascoltarli, accoglierli e mostrargli empatia in questo momento di malessere.
Per quanto riguarda lei, è importante che si fermi un attimo a riflettere anche su quante energie le tolgono il vederlo stare male e questo senso di impotenza, per non rischiare di cedere a sua volta. Se dovesse essere un carico troppo pesante le consigli di iniziare anche lei un percorso per rafforzare il suo senso di autoefficacia e acquisire degli strumenti, che sono alla fin fine modi di stare in relazione, che la aiutino a gestire meglio la situazione.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, comprendo quanto possa essere difficile vedere una persona cara attraversare un momento di sofferenza e sentirsi impotenti nel cercare di aiutarla. È molto bello e significativo che lei voglia supportare suo marito nel modo migliore possibile, e ciò che sta già facendo è estremamente prezioso.

Il percorso psicologico richiede tempo e pazienza, e il fatto che lui abbia scelto di intraprenderlo è un segnale importante della sua volontà di affrontare la situazione. Da parte sua, continuare ad offrirgli ascolto senza forzature, rispettare i suoi tempi e fargli sentire che non è solo sono già delle forme di supporto fondamentali. Gli attacchi di panico possono essere molto destabilizzanti, ma sapere di avere accanto una persona che rimane calma e presente può fare una grande differenza.

Nei momenti di crisi, respirare con lui, come sta già facendo, è utile per aiutarlo a regolare la sua risposta fisiologica all’ansia. Può essere importante anche ricordargli, con tono rassicurante, che ciò che sta vivendo è un episodio temporaneo e che passerà, senza però minimizzare la sua esperienza.

Al di fuori delle crisi, potrebbe aiutarlo a trovare piccole attività quotidiane che lo facciano sentire bene, senza imporle ma proponendole con delicatezza. Uscire all’aria aperta, fare una passeggiata, dedicarsi ad attività piacevoli o rilassanti possono aiutarlo a gestire meglio i momenti di ansia. Anche creare un ambiente sereno in casa, con ritmi regolari e spazi in cui possa sentirsi al sicuro, può essere un ulteriore sostegno.

Ciò che più conta è che lui sappia che non è solo, e il suo supporto, senza pressioni ma con comprensione e vicinanza, è probabilmente già il miglior aiuto che possa offrirgli. Se in alcuni momenti sente il bisogno di confrontarsi con il terapeuta di suo marito per comprendere meglio come sostenerlo, potrebbe valutare di chiedere qualche indicazione in tal senso, nel rispetto della privacy del loro percorso.

La sua presenza affettuosa e attenta è un grande punto di forza per lui. Continui ad esserci, con pazienza e fiducia nel percorso che sta affrontando.

Dott. Luca Vocino







Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, io credo che lei stia già facendo un ottimo lavoro. Sostiene, valida, ascolta e supporta suo marito. Credo che questo sia già un ottimo punto. Continui così. Se lo desidera forse potrebbe proprio chiedere a suo marito di cosa ha bisogno quando sta male, se volesse qualcosa di particolare oltre a quello che lei già fa. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile utente,
Sono felice che suo marito si stia prendendo cura di sé e dei suoi attacchi di panico. La sua volontà di supportarlo nel migliore dei modi in questo percorso è commovente. Ciò che descrive di star già facendo per lui mi sembra sia fantastico. È importante che continui a essere una presenza calma, disponibile e non giudicante.
Tuttavia, le vorrei far presente che non è possibile bloccare i pensieri ansiosi che suo marito sta vivendo. Capisco perfettamente quanto possa essere difficile sentirsi impotenti di fronte a questa situazione. Il modo migliore per capire come supportarlo potrebbe essere quello di chiedere direttamente a lui, in un momento tranquillo e neutrale, cosa potrebbe aiutarlo maggiormente. Ogni persona infatti vive gli attacchi di panico in modo diverso e trova sollievo in modalità differenti.
Inoltre, mi sento di suggerirle di non dimenticarsi di prendersi cura anche di sé stessa. Stare vicino a una persona cara che sta affrontando difficoltà emotive richiede molta energia e può essere faticoso. È importante che trovi dei momenti per "ricaricarsi" e prendersi cura del suo benessere, sia per sè stessa, sia in modo da poter continuare ad essere di supporto a suo marito.
Le auguro sinceramente il meglio in questo percorso, e sono certa che il suo sostegno sarà prezioso per lui. Se avrà bisogno di ulteriori consigli o supporto, sono sempre qui per aiutarla.
Dott.ssa Chiara Mancinelli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, comprendo la difficoltà e l'impotenza che la stanno attraversano nel veder soffrire una persona cara. Come ha evidenziato, il percorso di suo marito avrà bisogno di tempo, ma è importante avere fiducia nella relazione di cura e nelle risorse che il suo partner, piano piano, sarà in grado di attivare. Sembrerà banale, ma quello che lei può fare è "stare con la persona": vedere suo marito per quello che è, accogliere le sue vulnerabilità e validare tutte quelle emozioni che potrebbero venire a galla.
Consideri inoltre un percorso di supporto per sè, inteso come uno spazio per affrontare il carico emotivo che può derivare da questa situazione.
Cordialmente, Dott.ssa Chiara Mancinelli
Dott. Marco Squarcini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima, grazie per la sua condivisione. Sicuramente suo marito sta attraversando un periodo complesso e delicato. Il suo sostegno e la sua sensibilità sono sicuramente apprezzabili, in questo momento quello che lei sta facendo credo possa essere realmente d'aiuto a suo marito. E' complicato, non conoscendo né lei né suo marito consigliarle che cosa poter fare; penso sia importante ascoltarvi e rispettare il suo dolore come già sta facendo. Tuttavia mi verrebbe da consigliarle in maniera un pò contro intuitiva, di non appiattirsi in una dimensione di cura e sostegno rischiando di dimenticarsi di sé stessa e trascurando i suoi bisogni, è altrettanto importante che la sua vita continui a fluire.
Spero di esserle stato in qualche modo d'aiuto, un caro saluto, Dott. Marco Squarcini

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