Buongiorno, mi chiamo Mia e sono una ragazza di 29 anni. 3 anni fa ho vissuto un fortissimo stress,

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Buongiorno, mi chiamo Mia e sono una ragazza di 29 anni. 3 anni fa ho vissuto un fortissimo stress, sono una persona forse troppo empatica e troppo sensibile e questo mi ha portato a cercare di gestire il dolore e cercare di essere d’aiuto per le persone che mi circondavano. Ho sempre avuto fin da bambina questa “””chiamata””” nel soccorrere e cercare di salvare e aiutare gli altri. E mi sono calata per troppo tempo in vesti non mie pensando più a ciò che era giusto, tralasciando ciò che ero. Ho finto e ho soffocato me stessa pensando di essere come in missione. Sta di fatto che quasi 3 anni fa ho avuto il mio primo attacco di panico, da lì un susseguirsi ogni giorno. So solo che poco dopo ho iniziato a distaccarmi da me. E questo disagio lo vivo incessante ogni giorno 24h su 24. Non so dove mi trovo come mi muovo, non sono presente. Questo mi porta a fermarmi in ogni istante e ad agitarmi. Ho fobie di ogni genere persino farmi la doccia. Ho lasciato il lavoro, non esco quasi più di casa perché ho paura di tutto. Ho fatto sedute con una psicologa, poi psicoterapia cognitiva comportamentale per 3 mesi. Non so se non mi sono data tempo ma neanche un minimo spiraglio di miglioramento. Non sento niente non capisco niente le mie giornate non iniziano mai. Sento di mancarmi fortemente e non mi trovo più. C’e Un percorso davvero incentrato sulla derealizzazione e depersonalizzazione? Forse non mi do tempo ma non ce la faccio più a vedere la mia vita come spettatrice e non protagonista. Grazie per il vostro tempo dottori, vorrei un vostro consiglio. Grazie
Gentilissima, forse non ha dato tempo alla terapia che aveva iniziato di fare il suo lavoro. La strada era quella giusta ma occorre impegno e pazienza per risolvere alla base tutti i numerosi malesseri ne ci descrive bene in questo suo messaggio. Se ha dubbi o perplessità non esiti a parlarne con il suo psicoterapeuta, torni da lui o da lei, solo così potrà permettersi di essere aiutata al meglio. Abbia fiducia, si affidi, e i risultati non tarderanno ad arrivare. Un caro saluto, Marta Corradi.

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Gentile utente,
Dalla sua descrizione si percepisce che sta vivendo una situazione davvero complessa. Mi sembra opportuno che lei ne parli in questi termini, così come ha descritto qua, anche con il suo psicoterapeuta. Tenga presente che trovare soluzioni alle proprie difficoltà può essere un lavoro anche decisamente più lungo di tre mesi. È importante però soffermarsi anche sui piccoli miglioramenti che eventualmente lei riesce a trovare e discuterne in seduta con il terapeuta.
Sono a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti
Alessia Vaudano
Forse potrebbe provare a comunicare di più le sue sensazioni, soprattutto al suo terapeuta, tralasciando di interpretarsi. Non siamo mai abbastanza obiettivi con noi stessi, ci manca la visione dall'esterno. La ipnosi-terapia potrebbe essere molto utile. A disposizione
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Gentile utente, da un lato descrive una situazione complessa e sicuramente per lei drammatica; tuttavia, una parte dei suoi funzionamenti sembra che li abbia chiari (rinunciare ai propri bisogni mettendo in primo piano il "dover essere" è una causa tipica dell'attacco di panico); questo potrà sicuramente aiutarla nella terapia. Si dia tempo però; i tempi interni delle persone non sono sempre quelli che vorremmo. Le suggerisco di proseguire con la terapia valutando anche la possibilità di intraprendere un percorso EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Sul sito EMDR.it può trovare informazioni chiare sul metodo. Un saluto. Luisa Fossati
Buongiorno Mia, la situazione descritta sembra essere molto stressante. Sono d'accordo con la collega che le ha indicato la terapia E.M.D.R. (Può cercare informazioni sulla terapia direttamente sul sito dell'associazione EMDR italia). Potrebbe essere necessario anche un aiuto farmacologico se si rendesse conto che non riesce a trovare motivazione e forza per uscire di casa.
Spero di esserle stato d'aiuto,
Arrivederci
Essere oblativi verso il prossimo può mascherare varie problematiche non risolte e distogliere l'attenzione dai propri bisogni. Lei ha bisogno di semplificare non di appesantire, ciò le crea comprensibile confusione. Non dia interpretazione e si attenga a ciò che prova realmente a livello emozionale. A disposizione
C'è molta consapevolezza e coerenza nella sua descrizione del suo disagio. Sicuramente il percorso terapeutico che ha intrapreso ha dato già i suoi frutti anche se lei non percepisce ancora alcun miglioramento. Continui dunque! Il panico si controlla bene con i farmaci. Si rivolga ad un bravo psichiatra che le prescriverà farmaci molto maneggevoli e utili nel suo caso. Coraggio! Questa crisi è per lei una grande occasione di crescita.
Buongiorno Mia...ho letto le sue parole e ho sentita molta sofferenza e per questo vorrei scriverle principalmente una cosa che prescinde da cosa farà e quale metodo troverà più adatto a sè.
Questo profondo disagio non è un nemico che la attacca ferocemente da dentro ma è un grosso movimento interno che le sta suggerendo con forza di dover modificare qualcosa di sè in maniera profonda.
Non abbia timore di quanto le accade perchè attraversare un cambiamento è molto faticoso e doloroso ma è una rinascita.
Le auguro il miglior cambiamento!
Buon lavoro...
Carissima Mia,
la situazione che sta descrivendo è chiaro come sia per Lei molto difficile. Nonostante descriva ciò che Le sta accadendo con molta lucidità e chiarezza, emerge anche tutta la Sua difficoltà soggettiva: lasciare il lavoro, non uscire, dicono molto della Sua situazione.
Intraprendere un percorso terapeutico è indubbiamente la cosa migliore. Non ci sono metodi più o meno efficaci, tre mesi è forse un periodo breve.
Se avesse domande rimango a disposizione.
Un caro saluto

Dott.ssa Fornari Daniela
Iseo (BS)
Cara Mia,
a mio parere tre mesi è un tempo davvero troppo corto per poter ottenere dei benefici da una Psicoterapia. Ha affiancato una terapia farmacologica a quella psicologica?
Tutti i modelli di Terapia possono risultare efficaci e tenga presente che ciò che funziona prima di ogni altra cosa è la relazione che viene a crearsi con il Terapeuta.
Sta vivendo una situazione comprensibilmente difficile da un punto di vista emozionale, ed è sicuramente la scelta migliore quella di farsi aiutare da un professionista, oltre che il primo per riprendere in mano la sua vita.
Le faccio un in bocca al lupo!
Un saluto,
Luciana Danza
Salve Mia, ha già ricevuto molti consigli dai miei colleghi con cui concordo in pieno. Le consiglio di proseguire in un trattamento psicoterapeutico tenendo conto che sono necessari tempi lunghi: affronti quindi il suo percorso con fiducia. Inoltre, un aiuto farmacologico nel suo caso è utile; si rivolga ad uno psichiatra se non l'ha già fatto e si faccia seguire farmacologicamente. In questo modo si gioverà anche di un sostegno farmacologico che nel tempo potrà modulare con il professionista. Un caro saluto
Salve Mia, vedendo quello che ha scritto penso proprio che lei abbia molte risorse per poter affrontare il disagio che porta, dando al terapeuta ed a sé un pò più di tempo per elaborare assieme un percorso valido e portando anche la sua frustrazione nella stanza dei colloqui. E' importante per chi lavora con lei sostenerla e farle capire la strada che volete percorrere assieme, gli ostacoli, ma anche le vittorie che a volte non si riescono a vedere, ma servono per andare avanti ed arrivare ad un traguardo fatto di movimento, non di chiusura. L'inizio di una terapia non è semplice, a volte anzi è molto doloroso, ma la terapia per lei esiste e porta sicuramente ad un uscita del tunnel. Un caro saluto
Dott.ssa Berton Erika
Concordo con lei nell'ipotesi di essersi data poco tempo. Inoltre visto l'impatto importante sulla vita quotidiana dei sintomi le consiglio di sentire uno psichiatra per iniziare un percorso farmacologico da affiancare ad uno psicoterapeutico. Entrambi i percorsi avranno un termine e le consiglio di scegliere due professionisti diversi per attuarlo, uno psichiatra per il farmaco ed uno psicologo psicoterapeuta per la psicoterapia. Il benessere più veloce lo avrà dal farmaco, ma sarà come un volume che si abbassa, il cambio di stazione, per restare nella metafora della radio, lo potrà ottenere con la psicoterapia...che è un lavoro lungo perché implica riflettere con calma e pazienza su di sé attraverso l'aiuto di uno psicoterapeuta, per poi provare nuovi modi per stare in relazione con gli altri. Perché serve tempo? Perché per diventare come siamo ci mettiamo anni di vita, un psicoterapia lavora su questa fitta rete di significati che la persona si è data. Come si possono allora creare cambiamenti stabili e duraturi su qualcosa di così denso e ricco in poco tempo? Voglio rassicurarla, non serviranno decine di anni, ma almeno un paio di anni io li metterei in preventivo.
Gentile Mia,
depersonalizzazione e derealizzazione sono sintomi davvero gravi. E sua la diagnosi?
Credo che solo un percorso capace di condurla alle radici del suo profondo disagio possa essere adeguato.
Buona giornata.
Claudia Bartocci
Buongiorno Mia, hai reso una descrizione di ciò che vivi molto chiara. Ti trovi in una situazione che sta fortemente invalidando la tua quotidianità e hai bisogno di farti seguire. Io consulterei anche un neuropsichiatra che possa fornirti una terapia farmacologica, ma accanto ad essa dovresti intraprendere un percorso psicoterapeutico e darti del tempo.
Rosanna De Pace
Buona sera, ho la sensazione, leggendo la sua lettera, che lei abbia la necessità di gestire e controllare ogni cosa. Si affidi al suo psicoterapeuta, si lasci aiutare ed entri in relazione con lui:lei. Probabilmente non sarà facile se ha sempre preferito state dall’altra parte, dalla parte di chi da aiuto. Le suggerisco di riflettere su come mai si è sempre ritrovata ad aiutare lei gli altri?!?! Carattere, predisposizione ma forse anche controllo della relazione. Rimango a disposizione per eventuali altri chiarimenti. In bocca al lupo, dottoressa Celentano
Buongiorno Mia, quando ci si sposta troppo da se stessi fino ad occuparsi della vita degli altri e pochissimo della propria, si perdono di vista i propri bisogni e si fatica a costruire un'identità solida. Ma lei ha compreso in prima persona il problema e finalmente avverte una sua spinta a prendersi cura di sè. La assecondi, non abbia paura di scoprire se stessa. La psicoterapia ha bisogno dei suoi tempi, non la lasci. Le suggerisco un approccio integrato. A mio parere le serve sicuramente una parte cognitivo comportamentale per la gestione dell'ansia, dei pensieri e delle emozioni e inoltre ci vuole una parte esplorativa di sé, dei propri valori, delle proprie spinte e sogni.
Buon giorno Mia, le sensazioni che lei descrive di depersonalizzazione e derealizzazione insieme ai continui attacchi di panico sono molto disturbanti, e spesso sintomatici di un disagio profondo che nonostante le sua forza di volontà e le risorse personali che indubbiamente le appartengono richiedono l'intervento di un esperto. Come giustamente aveva intuito in questo caso è necessaria una psicoterapia intrapresa con un professionista esperto ed empatico con cui possa sentirsi a suo agio ed al sicuro ed avere fiducia nel fatto che con pazienza i miglioramenti arriveranno. Nel suo caso specifico mi sento di consigliarle una terapia con metodo EMDR poichè le permette di lavorare sulle cause da cui sono partiti i suoi sintomi, sul sito dell'Associazione EMDR in Italia sezione terapeuti può trovare quello più vicino alla sua zona. Buona Fortuna. Anna Guida
Occuparsi delle sofferenze altrui può avere un duplice valore: da una parte per chi riceve l’aiuto, dall’altra per chi lo offre. Questo secondo aspetto è a volte meno evidente, è importante invece ricostruirlo, per riprendere il filo dell’identità personale che sembra perduto.
E’ un percorso che si fa in psicoterapia, come stai facendo. Tre mesi di psicoterapia cognitivo-comportamentale sono pochi per un miglioramento se la sofferenza è così profonda. Sono sufficienti invece per avere il senso di aver iniziato un percorso che porterà da qualche parte.
Se così non è, sarebbe meglio parlarne con il terapeuta e con lui comprendere come migliorare il lavoro iniziato.
Un caro saluto.
Sicuramente il forte stress è avvenuto sopra un terreno di predisposizione. Insicurezze e fragilità l'hanno sempre condotta a impostare relazioni di aiuto causate sulla assoluta necessità di conquistarsi la vicinanza e la riconoscenza negli altri, sacrificando così le proprie esigenze, compiacendo, evitando i conflitti e rischiando di venire manipolata.
Vista la sintomatologia alquanto pesante e le problematiche relazionali, un percorso di psicoterapia del profondo le sarebbe quanto mai utile per assumere consapevolezza dell'origine di questa struttura di personalità, i suoi “vantaggi” e svantaggi, per limitare i transfert, le identificazioni proiettive, le riedizioni che da sempre affliggono inutilmente la sua vita quotidiana.
Salve Mia capisco esattamente come si sente, sentirsi imprigionati dalle proprie paure e avere la sensazione di non avere via d'uscita. dalle sue parole sembra che lei si sia dedicata agli altri per non sentire il proprio dolore rispetto ad un "qualcosa" riuscendo così a sopravvivere ciò finché questo suo processo è risultato funzionale. Probabilmente tre anni fa il primo attacco di panico l'ha avvertita che tutto ciò non funzionava più, che aiutare gli altri non bastava più ma lei non aveva e non ha gli strumenti per poter capire ed ascoltarsi. So che vuol dire, dopo 3 anni di "prigionia" aver fretta di "uscirne fuori" e riprendere quella vita "normale" che invidiamo agli altri, ma posso assicurarle che ci vuole più tempo di 3 mesi per leggersi dentro e dare un senso al malessere. La depersonalizzazione è proprio una difesa che la nostra mente mente in atto per non sentire e paradossalmente serve a proteggerci da un dolore o una confusione ancora più forte. A 20 anni ho avuto la stessa sua esperienza, chiusa in casa per due anni, terrorizzata all'idea di uscire. ho seguito una psicoterapia durata circa 3 anni grazie alla quale sono rinata ed è per questo che nella mia pratica clinica mi sono specializzata, fra le altre cose, nel disturbo di attacchi di panico e le assicuro che tutti i miei pazienti che ne soffrono escono dalla terapia rinati riprendendo in mano la loro vita. Se ha bisogno di ulteriori chiarimenti mi contatti tranquillamente anche in privato.
PS valuterei una terapia farmacologica poiché il disturbo è diventato troppo invalidante per lei
Buongiorno Mia, nel leggere ciò che ha scritto mi ha colpito molto la sofferenza che traspare dalle sue parole e dai suoi vissuti e, nel contempo, la consapevolezza chiara e lucida dei suoi processi e meccanismi interni. Convengo con i colleghi che le hanno suggerito di parlarne con la sua psicoterapeuta così come lo ha raccontato qui, dandosi il tempo, così come si accorge anche lei di non darselo, di elaborare ciò di cui è consapevole per poter poi inziare ad elaborare alternative e processi più buoni per lei. Per qualsiasi cosa rimango a disposizione.
Buonasera Mia, un forte stato di sofferenza che dura ormai da tre anni si è impadronito di lei. Non ha però smesso di cercarne il senso. I termini che lei usa per descriverlo sono presi dal linguaggio clinico: aattacchi di panico, fobie, derealizzazione, depersonalizzazione. Ancora più importante sarebbero le sue parole e le sue riflessioni personali su quello che le è accaduto e che non riesce a superare. Penso che dovrebbe fare questo sforzo di dire a parole sue e certamente a farsi ascoltare in modo attento da uno psicoterapeuta molto esperto. Cordiali saluti PG
Buongiorno Mia,
Capisco quanto possa essere spaventata dalla situazione che sta vivendo. Ma vedo anche delle grandi capacità introspettive e di risorsa che la possono aiutare.
Mi chiedevo se sta assumendo anche una terapia farmacologica, che può essere utile, soprattutto all’inizio del percorso, per contenere i sintomi descritti.
Secondo me, sarebbe utile continuare con una terapia che la aiuti a gestire e comprendere cosa le succede.
In bocca al lupo, per ora. Vedrà che ce la farà.
Dott.ssa Patrizia Provasi
il processo di de-realizzazione dipende soprattutto da stress emotivo ed e' di solito accompagnato da depressione,insonnia e caduta della libido.
Inoltre ritengo ,cara Mia,che in assenza di aspettative consce e d inconsce da parte della tua famiglia di origine,siano la radice del tuo malessere.
Oppure,al contrario,le aspettative consce o inconsce ,dell'ambito parentale,siano ipertrofiche e irrealizzabili.
Se ti trovi in queste considerazioni,sono a tua disposizione per ritrovare la strada e aumentare la stima e l'amore per te stessa
Salve, effettivamente lei ha fatto la crocerossina per molto tempo, assumendosi la responsabilità di tutti i problemi delle persone che le erano intorno. Lei è molto giovane, si è assunta un compito molto pesante, non rendendosi conto che forse era troppo pesante per lei. Quindi le consiglio di riprendere la sua terapia tre mesi sono veramente pochi, cerchi anche sul portale uno psicoterapeuta che mette in atto il metodo di terapia EMDR, con i miei pazienti ho avuto risultati molto buoni, inoltre anche un aiuto farmacologico la potrebbe aiutare, inizialmente fin che la terapia non dia i primi risultati. Con la terapia sopra descritta, lei deve risalire a ciò che è successo in passato, i suoi eventi negativi ed i traumi subiti e non fermarsi al qui ed ora, per ulteriori delucidazioni mi può contattare, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Buongiorno, Mia. Forse lei ha trascurato per troppo tempo segnali di disagio che provenivano da lei stessa, cercando di tenerli a bada con l'occuparsi del disagio degli altri..ma quando una pentola bolle, la pressione interna fa saltare il coperchio, e il liquido trabocca scompostamente, dilagando. Questa mi pare di capire sia la sua situazione attuale. Pertanto le consiglio una terapia che non cerchi di risolvere il sintomo, ma vada a cercare in profondità le cause del suo grande malessere.
Con simpatia.
Buonasera. Sicuramente quello che ha descritto è un quadro complicato che comprende i sintomi di attacco di panico e quelli depersonalizzazione e derealizzazione. Per questa sintomatologia suggerisco una terapia farmacologica e una psicoterapia con emdr.
Buona Serata
-Ho sempre avuto fin da bambina questa “””chiamata””” nel soccorrere e cercare di salvare e aiutare gli altri. E mi sono calata per troppo tempo in vesti non mie pensando più a ciò che era giusto, tralasciando ciò che ero. Ho finto e ho soffocato me stessa pensando di essere come in missione. -
Gentile signora Mia, non a caso riporto le sue precise parole. Esse, infatti, descrivono molto bene il nocciolo del suo malessere: una sana vocazione alla solidarietà che si trasforma (per motivazioni che vanno rese consapevoli) in un soffocamento di se stessa. Ecco, dunque che ritengo indispensabile data anche la pervasività dei sintomi di rivolgersi a uno psicoterapeuta che le permetta di ritrovare la parte più autentica e solare di se stessa. Penso, inoltre, che questa psicoterapia debba essere promossa e potenziata anche dall'assunzione di medicamenti naturali come l'Omeopatia, i Fiori di Bach, i Nutraceutici e la Fitoterapia. Io sono disponibile a fornirle gratuitamente informazioni al telefono, ho il mio studio a Roma ma svolgo anche la professione on line. Cordialissimi saluti.
Gentile utente, approvo le ottime osservazioni dei colleghi.
Cordialmente
Dottor Mauro Vargiu

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