Buongiorno, due mesi fa, dopo quattro anni e mezzo di relazione sono stata lasciata dal mio ragazzo
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Buongiorno, due mesi fa, dopo quattro anni e mezzo di relazione sono stata lasciata dal mio ragazzo (abbiamo entrambi quasi 30 anni). La motivazione è stata che percepiva un trasporto forte, una chimica mai provata, ma aveva un blocco rispetto ad un eventuale discorso di futuro, di convivenza (su cui non ho mai fatto pressioni, anzi).
Chiaramente da quando mi ha lasciata, per quanto potesse dispiacermi e per quanto io abbia dato un'importanza elevatissima a questo rapporto (è stato il mio primo effettivo amore), ho rispettato la sua decisione e ho deciso di ri-centrarmi e pensare al mio benessere emotivo. Qualche giorno fa mi ha riscritto, con una scusa estremamente banale peraltro, e al suo messaggio ho risposto con tranquillità. Ha mantenuto molto viva la conversazione, facendomi complimenti per il raggiungimento di alcuni miei obiettivi personali di carriera. Mi ha anche proposto di vederci, dicendo che non voleva però che ci creassimo aspettative, voleva vedere come andassero le cose e provare a riprendere un rapporto tranquillo tra noi, chiedendomi però al tempo stesso di mantenere una certa esclusività su determinate esperienze vissute insieme in questi quattro anni, perchè voleva che certe prime volte fossero soltanto nostre. Ci siamo visti ed abbiamo iniziato a chiacchierare, mi ha persino detto che sta frequentando da poco una ragazza anche se non mi sembrava molto convinto della validità di questo nuovo rapporto, in quanto ha detto, citando testualmente "non so quanto durerà". Non ho voluto però indagare, onestamente in questi due mesi, pur mancandomi, ho imparato a fare i conti con la sua assenza e di sicuro non voglio rincorrere una chimera. C'è stato poi, cercato da lui un momento passionale, dove il mio ex si è mostrato molto coinvolto. Dopo di che è stato preso dal panico, dicendo che ha bisogno di fare uno switch mentale se vuole riuscire a superare la nostra relazione e che per questo vuole starmi lontano, perchè la tentazione di riavermi vicina per le sensazioni che gli faccio provare è forte.
Non sono rimasta sconvolta dalla cosa, e anche qui, con una certa maturità ho detto che se è questo quel che vuole io non interferirò in alcun modo.
Premesso che, a mio modo di vedere le cose, ricercare una ex, ricercarne la vicinanza, voler mantenere una certa esclusività su un determinato tipo di vissuto (che quindi è reputato dall'altra persona irripetibile), per me non è un "nulla", per me presuppone ancora un legame, che non può essere semplicemente relegato a semplice attrazione fisica o nostalgia/abitudine, per come ragiono io c'è un qualche legame con me che lo attrae e lo spaventa (vedi la crisi di panico a cui accennavo).
Volevo avere un parere magari più neutro e specifico sulla chiave di lettura di questi episodi raccontati, rispetto a quello che potrebbe essere la mia visione.
Grazie!
Chiaramente da quando mi ha lasciata, per quanto potesse dispiacermi e per quanto io abbia dato un'importanza elevatissima a questo rapporto (è stato il mio primo effettivo amore), ho rispettato la sua decisione e ho deciso di ri-centrarmi e pensare al mio benessere emotivo. Qualche giorno fa mi ha riscritto, con una scusa estremamente banale peraltro, e al suo messaggio ho risposto con tranquillità. Ha mantenuto molto viva la conversazione, facendomi complimenti per il raggiungimento di alcuni miei obiettivi personali di carriera. Mi ha anche proposto di vederci, dicendo che non voleva però che ci creassimo aspettative, voleva vedere come andassero le cose e provare a riprendere un rapporto tranquillo tra noi, chiedendomi però al tempo stesso di mantenere una certa esclusività su determinate esperienze vissute insieme in questi quattro anni, perchè voleva che certe prime volte fossero soltanto nostre. Ci siamo visti ed abbiamo iniziato a chiacchierare, mi ha persino detto che sta frequentando da poco una ragazza anche se non mi sembrava molto convinto della validità di questo nuovo rapporto, in quanto ha detto, citando testualmente "non so quanto durerà". Non ho voluto però indagare, onestamente in questi due mesi, pur mancandomi, ho imparato a fare i conti con la sua assenza e di sicuro non voglio rincorrere una chimera. C'è stato poi, cercato da lui un momento passionale, dove il mio ex si è mostrato molto coinvolto. Dopo di che è stato preso dal panico, dicendo che ha bisogno di fare uno switch mentale se vuole riuscire a superare la nostra relazione e che per questo vuole starmi lontano, perchè la tentazione di riavermi vicina per le sensazioni che gli faccio provare è forte.
Non sono rimasta sconvolta dalla cosa, e anche qui, con una certa maturità ho detto che se è questo quel che vuole io non interferirò in alcun modo.
Premesso che, a mio modo di vedere le cose, ricercare una ex, ricercarne la vicinanza, voler mantenere una certa esclusività su un determinato tipo di vissuto (che quindi è reputato dall'altra persona irripetibile), per me non è un "nulla", per me presuppone ancora un legame, che non può essere semplicemente relegato a semplice attrazione fisica o nostalgia/abitudine, per come ragiono io c'è un qualche legame con me che lo attrae e lo spaventa (vedi la crisi di panico a cui accennavo).
Volevo avere un parere magari più neutro e specifico sulla chiave di lettura di questi episodi raccontati, rispetto a quello che potrebbe essere la mia visione.
Grazie!
Buongiorno.
Separarsi è un processo molto complesso, fatto di elementi esteriori e soprattutto interiori: gli aspetti interiori naturalmente implicano che il processo è molto più lento di quello che si possa vedere o pensare. Due mesi sono un soffio e pensare che il processo di separazione sia già compiuto è poco credibile. Mi permetto di attribuire questa ipotesi sia al suo ex sia a lei.
Se può essere utile, possiamo approfondire tramite un colloquio, anche online.
Separarsi è un processo molto complesso, fatto di elementi esteriori e soprattutto interiori: gli aspetti interiori naturalmente implicano che il processo è molto più lento di quello che si possa vedere o pensare. Due mesi sono un soffio e pensare che il processo di separazione sia già compiuto è poco credibile. Mi permetto di attribuire questa ipotesi sia al suo ex sia a lei.
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Buon pomeriggio e grazie per aver scritto, la mia opinione (visto che ne cercavi qualcuna esterna) e che l'intimità non è da intendersi in senso strettamente sessuale anche se questa è una parte importante e gratificante, l'intimità in senso più lato, è da intendersi come fiducia nel partner, apertura e condivisione dei propri vissuti, rispetto e capacità di assumere il punto di vista dell'altro/a rispetto agli altrui vissuti. Se la vedi così, rispetto a questo, a che punto è lui? E' capace di fidarsi e affidarsi? Di dedicarsi a te in maniera esclusiva? di assumere il tuo punto di vista per tener conto anche dei tuoi bisogni? Leggendo quello che hai scritto direi di no (o ancora no, se preferisci) nel senso che sembra che ciò che predilige del rapporto è la vostra sessualità, per il resto sembrerebbe che abbia messo le mani avanti parlando dell'altra relazione e l'ansia che ha provato dopo il rapporto (attacco di panico, come lo definisci tu) mi fa pensare ad un senso di smarrimento rispetto a dinamiche più personali e profonde. Credo che fai bene a proteggere te stessa in questa situazione. Non hai parlato di come hai vissuto tu quest'esperienza. Che effetto ti ha fatto? Come sei stata?
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un passaggio così delicato della sua vita. Le sue parole trasmettono una profonda consapevolezza emotiva e una notevole capacità di elaborazione, non comuni in situazioni tanto complesse.
Dalle dinamiche che descrive, emerge chiaramente che il legame con il suo ex partner non si è completamente esaurito: c’è ancora una connessione emotiva e fisica forte, che tuttavia si intreccia a un’altrettanto forte ambivalenza da parte sua. I segnali che lui le invia – dal desiderio di rivederla, ai complimenti, fino alla richiesta di esclusività su certi vissuti – indicano che lei ha ancora un posto molto significativo nella sua vita. Tuttavia, la mancanza di chiarezza e l’oscillazione tra vicinanza e distanza rischiano di generare confusione e sofferenza.
Lei ha dimostrato grande maturità scegliendo di non rincorrere né interpretare questi segnali in modo impulsivo. Ha saputo rispettare la sua decisione iniziale, prendersi cura di sé e non cedere all’illusione di un possibile ritorno se non accompagnato da vera coerenza.
La sua lettura è lucida: ciò che lui prova non è semplice attrazione o nostalgia. È un legame che ancora lo coinvolge, ma che non riesce ad assumere pienamente. E questo non dipende da lei, né da un errore commesso, ma da un limite interno suo che – almeno per ora – lo porta a temere l’intimità autentica.
Credo che ciò che sta facendo ora – rimanere centrata, non lasciarsi trascinare e restare fedele a ciò che sente di meritare – sia già una forma di profonda guarigione e rispetto per sé.
Se un giorno lui tornerà con maggiore consapevolezza e intenzioni chiare, potrà valutare. Ma oggi, proteggere il suo equilibrio emotivo e il cammino che ha intrapreso è, a mio avviso, la scelta più saggia e giusta.
Cordialmente
Dr.ssa Tiziana Guidi
Dalle dinamiche che descrive, emerge chiaramente che il legame con il suo ex partner non si è completamente esaurito: c’è ancora una connessione emotiva e fisica forte, che tuttavia si intreccia a un’altrettanto forte ambivalenza da parte sua. I segnali che lui le invia – dal desiderio di rivederla, ai complimenti, fino alla richiesta di esclusività su certi vissuti – indicano che lei ha ancora un posto molto significativo nella sua vita. Tuttavia, la mancanza di chiarezza e l’oscillazione tra vicinanza e distanza rischiano di generare confusione e sofferenza.
Lei ha dimostrato grande maturità scegliendo di non rincorrere né interpretare questi segnali in modo impulsivo. Ha saputo rispettare la sua decisione iniziale, prendersi cura di sé e non cedere all’illusione di un possibile ritorno se non accompagnato da vera coerenza.
La sua lettura è lucida: ciò che lui prova non è semplice attrazione o nostalgia. È un legame che ancora lo coinvolge, ma che non riesce ad assumere pienamente. E questo non dipende da lei, né da un errore commesso, ma da un limite interno suo che – almeno per ora – lo porta a temere l’intimità autentica.
Credo che ciò che sta facendo ora – rimanere centrata, non lasciarsi trascinare e restare fedele a ciò che sente di meritare – sia già una forma di profonda guarigione e rispetto per sé.
Se un giorno lui tornerà con maggiore consapevolezza e intenzioni chiare, potrà valutare. Ma oggi, proteggere il suo equilibrio emotivo e il cammino che ha intrapreso è, a mio avviso, la scelta più saggia e giusta.
Cordialmente
Dr.ssa Tiziana Guidi
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità la sua esperienza. Dalle sue parole emerge una capacità di riflessione davvero importante, che mostra quanto lei abbia già fatto un lavoro interno per comprendere e proteggere se stessa.
La situazione che descrive è un esempio piuttosto chiaro di ambivalenza relazionale da parte del suo ex partner: il desiderio di vicinanza e coinvolgimento si alterna a un bisogno di distacco, che viene giustificato come necessità di “chiudere”, ma che si riattiva proprio nel momento in cui l’altro prende le distanze. Questo tipo di comportamento non è raro, soprattutto quando un legame è stato significativo, ma può diventare destabilizzante se non viene gestito con chiarezza reciproca.
Il suo ex, pur frequentando un’altra persona, torna da lei cercando contatto, intimità e addirittura una forma di esclusività affettiva , come quella legata ai vissuti condivisi. È evidente che il legame con lei non è chiuso interiormente, ma non è nemmeno sufficientemente elaborato o trasformato in una relazione nuova, chiara e rispettosa dei reciproci confini.
Lei ha agito con grande rispetto per sé stessa, non rincorrendolo, mantenendo lucidità e apertura, ma è altrettanto comprensibile che questa situazione le lasci una scia di domande. Il fatto che percepisca ancora una connessione non è sbagliato, anzi: probabilmente c’è ancora una forma di legame affettivo, ma ciò che conta è capire se questo legame oggi la nutre o la lascia in sospeso.
A volte, avere uno spazio terapeutico in cui portare questi vissuti può essere utile non tanto per “capire l’altro”, ma per ascoltare profondamente se stessa, i suoi bisogni attuali e le sue priorità. È da lì che nasce la direzione più giusta.
Un caro saluto,
Dott.ssa Sonia Zangarini
Psicologa / Counselor
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità la sua esperienza. Dalle sue parole emerge una capacità di riflessione davvero importante, che mostra quanto lei abbia già fatto un lavoro interno per comprendere e proteggere se stessa.
La situazione che descrive è un esempio piuttosto chiaro di ambivalenza relazionale da parte del suo ex partner: il desiderio di vicinanza e coinvolgimento si alterna a un bisogno di distacco, che viene giustificato come necessità di “chiudere”, ma che si riattiva proprio nel momento in cui l’altro prende le distanze. Questo tipo di comportamento non è raro, soprattutto quando un legame è stato significativo, ma può diventare destabilizzante se non viene gestito con chiarezza reciproca.
Il suo ex, pur frequentando un’altra persona, torna da lei cercando contatto, intimità e addirittura una forma di esclusività affettiva , come quella legata ai vissuti condivisi. È evidente che il legame con lei non è chiuso interiormente, ma non è nemmeno sufficientemente elaborato o trasformato in una relazione nuova, chiara e rispettosa dei reciproci confini.
Lei ha agito con grande rispetto per sé stessa, non rincorrendolo, mantenendo lucidità e apertura, ma è altrettanto comprensibile che questa situazione le lasci una scia di domande. Il fatto che percepisca ancora una connessione non è sbagliato, anzi: probabilmente c’è ancora una forma di legame affettivo, ma ciò che conta è capire se questo legame oggi la nutre o la lascia in sospeso.
A volte, avere uno spazio terapeutico in cui portare questi vissuti può essere utile non tanto per “capire l’altro”, ma per ascoltare profondamente se stessa, i suoi bisogni attuali e le sue priorità. È da lì che nasce la direzione più giusta.
Un caro saluto,
Dott.ssa Sonia Zangarini
Psicologa / Counselor
Buongiorno,
quella che descrive è una situazione emotivamente complessa, che coinvolge dinamiche profonde legate all’attaccamento, alla separazione e alla gestione del lutto affettivo. È comprensibile che, dopo una relazione significativa durata quattro anni e mezzo, la rottura lasci spazio a molte domande, dubbi e una varietà di emozioni, anche contrastanti.
Dal racconto emergono alcuni elementi chiave. Il suo ex partner, pur dichiarando un blocco rispetto a un futuro insieme, continua a mantenere un contatto con lei, a cercarla, a esprimere apprezzamento e affetto, e a voler preservare una forma di esclusività legata alle esperienze condivise. Questi comportamenti non sono tipici di una persona che ha realmente chiuso un capitolo, ma possono indicare una difficoltà a elaborare la separazione, forse perché il legame – emotivo, affettivo o identitario – non è stato completamente sciolto.
D’altra parte, è importante notare che lui sembra oscillare tra il desiderio di riavvicinarsi e la necessità di allontanarsi, attribuendo quest’ultima alla paura o alla confusione. Questo tipo di ambivalenza può essere doloroso per chi lo subisce, perché alimenta false speranze o genera confusione sui reali sentimenti dell’altro.
Lei mostra, nella sua narrazione, una buona consapevolezza e una notevole maturità emotiva. Ha saputo rispettare i suoi tempi, ha mantenuto lucidità e centratura nel gestire i contatti con lui, e non ha ceduto all’illusione romantica di una riconciliazione priva di basi concrete. Questo è un segnale importante di crescita personale.
Tuttavia, quando ci si trova davanti a comportamenti ambigui o contraddittori da parte dell’altro, è utile chiedersi se ciò che si riceve oggi da quella relazione – o da quel legame – è davvero sano, nutriente, coerente con ciò che si desidera per sé stessi. La nostalgia, il ricordo di un amore importante, o la paura della solitudine, possono farci tollerare situazioni che nel lungo periodo rischiano di ferirci o bloccare la nostra evoluzione personale.
Per comprendere meglio quanto sta accadendo, sia dentro di lei che nelle dinamiche relazionali, potrebbe essere molto utile e consigliato approfondire il tema con l’aiuto di uno specialista, che possa accompagnarla nel riconoscere i suoi bisogni, validare le sue emozioni e supportarla nell’eventuale rielaborazione del legame.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
quella che descrive è una situazione emotivamente complessa, che coinvolge dinamiche profonde legate all’attaccamento, alla separazione e alla gestione del lutto affettivo. È comprensibile che, dopo una relazione significativa durata quattro anni e mezzo, la rottura lasci spazio a molte domande, dubbi e una varietà di emozioni, anche contrastanti.
Dal racconto emergono alcuni elementi chiave. Il suo ex partner, pur dichiarando un blocco rispetto a un futuro insieme, continua a mantenere un contatto con lei, a cercarla, a esprimere apprezzamento e affetto, e a voler preservare una forma di esclusività legata alle esperienze condivise. Questi comportamenti non sono tipici di una persona che ha realmente chiuso un capitolo, ma possono indicare una difficoltà a elaborare la separazione, forse perché il legame – emotivo, affettivo o identitario – non è stato completamente sciolto.
D’altra parte, è importante notare che lui sembra oscillare tra il desiderio di riavvicinarsi e la necessità di allontanarsi, attribuendo quest’ultima alla paura o alla confusione. Questo tipo di ambivalenza può essere doloroso per chi lo subisce, perché alimenta false speranze o genera confusione sui reali sentimenti dell’altro.
Lei mostra, nella sua narrazione, una buona consapevolezza e una notevole maturità emotiva. Ha saputo rispettare i suoi tempi, ha mantenuto lucidità e centratura nel gestire i contatti con lui, e non ha ceduto all’illusione romantica di una riconciliazione priva di basi concrete. Questo è un segnale importante di crescita personale.
Tuttavia, quando ci si trova davanti a comportamenti ambigui o contraddittori da parte dell’altro, è utile chiedersi se ciò che si riceve oggi da quella relazione – o da quel legame – è davvero sano, nutriente, coerente con ciò che si desidera per sé stessi. La nostalgia, il ricordo di un amore importante, o la paura della solitudine, possono farci tollerare situazioni che nel lungo periodo rischiano di ferirci o bloccare la nostra evoluzione personale.
Per comprendere meglio quanto sta accadendo, sia dentro di lei che nelle dinamiche relazionali, potrebbe essere molto utile e consigliato approfondire il tema con l’aiuto di uno specialista, che possa accompagnarla nel riconoscere i suoi bisogni, validare le sue emozioni e supportarla nell’eventuale rielaborazione del legame.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera, probabilmente il suo ex vive un momento di confusione e bisognerebbe conoscere la sua storia personale per sapere se riesce a stare in una relazione definita e con obiettivi futuri o se invece, per qualche ragione, non riesce, anche se vorrebbe. Detto ciò, conta di più cosa lei desidera per il suo futuro. Penso che chi vuole torna ma con le idee chiare e proposte concrete; ciò non toglie o sminuisce il valore di un legame che sicuramente c'è stato ed è stato importante per entrambi, ma il punto è calibrare desideri personali e prospettive future e vedere se coincidono per entrambi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso in modo così chiaro e riflessivo la sua esperienza. È evidente che lei sta affrontando questa situazione con grande maturità e consapevolezza, qualità che spesso non sono scontate quando si parla di relazioni importanti e di rotture che lasciano un segno profondo. Da ciò che racconta emerge la sua capacità di rispettare se stessa, di osservare i comportamenti del suo ex con lucidità e di non farsi travolgere da reazioni impulsive o da illusioni che potrebbero ferirla ulteriormente. Questo è un segnale di grande forza interiore. Entrando nel merito della sua domanda, comprendo perfettamente il suo bisogno di dare un significato a quanto accaduto. Quando una persona che ci ha lasciato ritorna, mantenendo un comportamento ambiguo e contraddittorio, è naturale che si riaccendano in noi domande, speranze e dubbi. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che lei sta descrivendo è un’interazione che può facilmente alimentare un ciclo di pensieri e aspettative difficili da gestire: da un lato i segnali di attaccamento e attrazione che il suo ex continua a darle, dall’altro la sua stessa dichiarazione di volersi allontanare per riuscire a elaborare la fine del rapporto. Questo crea in lei (come accadrebbe a chiunque si trovi in una situazione simile) un naturale bisogno di decifrare il senso di questi segnali, per capire se e come orientarsi. Quando il suo ex le scrive, la cerca, le chiede di non condividere con altri certe esperienze e allo stesso tempo la respinge affermando che deve staccarsi per riuscire ad andare avanti, sta probabilmente lottando con un conflitto interno. È possibile che provi ancora un legame emotivo significativo con lei, come lei giustamente ha intuito, ma che questo legame lo spaventi per ragioni che potrebbero essere legate alla difficoltà di immaginarsi in un progetto a lungo termine, alle sue insicurezze, o forse alla paura di ripetere dinamiche che per lui sono risultate fonte di blocco. Quando ci troviamo davanti a comportamenti così ambivalenti, dobbiamo chiederci non solo che cosa prova l’altro, ma soprattutto che cosa ci fa bene e quale direzione vogliamo dare noi alla nostra vita. La sua lettura è molto attenta: un legame c’è, e probabilmente non si è interrotto del tutto nemmeno per lui. Ma un legame non è sufficiente per costruire o ricostruire una relazione sana. Servono chiarezza, volontà reciproca e una progettualità condivisa. Il rischio, in questi casi, è di restare intrappolati in un limbo emotivo, in cui il legame esiste ma non si traduce in un rapporto concreto e sereno, e questo può generare sofferenza, confusione e senso di frustrazione. È positivo e protettivo che lei abbia già messo dei limiti, scegliendo di non rincorrere situazioni ambigue o di non lasciarsi travolgere dal bisogno di spiegazioni che forse lui stesso non è in grado di darsi. Potrebbe essere utile continuare su questa linea, concentrandosi su ciò che è sotto il suo controllo: il suo benessere, i suoi obiettivi personali, le relazioni che le danno valore e sostegno. Se lui un giorno riuscirà a fare chiarezza dentro di sé, sarà allora che potrà eventualmente proporle un rapporto diverso, basato sulla consapevolezza e non sull’oscillazione tra attrazione e paura. La invito a non sottovalutare quanto già ha fatto per sé stessa: ha accolto il dolore della separazione, ha rispettato i suoi tempi e sta affrontando tutto questo con grande equilibrio. È un percorso che richiede coraggio e che può essere ulteriormente supportato da un lavoro psicologico focalizzato, che la aiuti a consolidare le sue risorse e a rafforzare la sua capacità di gestire le emozioni e i pensieri che questi contatti con il suo ex inevitabilmente riattivano. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Salve,
Innanzitutto voglio farle i complimenti per la lucidità e la dignità con cui racconta tutto questo. Non è facile restare così presenti di fronte a vissuti così intensi, eppure lei riesce a farlo con grande padronanza.
Leggendo il suo testo, a me arriva anche un’altra sensazione: come se stesse facendo un grande sforzo per tenere tutto sotto controllo. Come se lasciarsi andare — dare spazio al dolore, alla confusione — potesse farla cadere da cavallo. Le espressioni che usa, come “non sono rimasta sconvolta”, sembrano voler tenere insieme tutto, proteggere qualcosa. Anche il bisogno di un parere esterno sembra andare in quella direzione: rimettere ordine, evitare che qualcosa straripi.
Ma forse la vera questione non è tanto cosa significhi il comportamento di quest’uomo, quanto quanto sia sostenibile per lei vivere questa chiusura come una chiusura reale. Perché nel momento in cui ha immaginato un futuro insieme a lui — e lui si è tirato indietro — si è prodotta una ferita, un lutto. E da come scrive, sembra che quel lutto non abbia trovato uno spazio per essere sentito fino in fondo.
Se a questo si aggiunge che l’altra persona non ha davvero lasciato andare — anzi, continua a riaprire varchi — è comprensibile che lei resti sospesa in questa ambiguità.
Forse, allora, la domanda più importante non è “che cosa vuole lui”, ma:
che cosa le è mancato nel lasciarlo andare?
Che sogno ha dovuto seppellire, senza neppure poterne piangere il funerale?
Da lì, forse, può iniziare a riemergere qualcosa di suo.
Innanzitutto voglio farle i complimenti per la lucidità e la dignità con cui racconta tutto questo. Non è facile restare così presenti di fronte a vissuti così intensi, eppure lei riesce a farlo con grande padronanza.
Leggendo il suo testo, a me arriva anche un’altra sensazione: come se stesse facendo un grande sforzo per tenere tutto sotto controllo. Come se lasciarsi andare — dare spazio al dolore, alla confusione — potesse farla cadere da cavallo. Le espressioni che usa, come “non sono rimasta sconvolta”, sembrano voler tenere insieme tutto, proteggere qualcosa. Anche il bisogno di un parere esterno sembra andare in quella direzione: rimettere ordine, evitare che qualcosa straripi.
Ma forse la vera questione non è tanto cosa significhi il comportamento di quest’uomo, quanto quanto sia sostenibile per lei vivere questa chiusura come una chiusura reale. Perché nel momento in cui ha immaginato un futuro insieme a lui — e lui si è tirato indietro — si è prodotta una ferita, un lutto. E da come scrive, sembra che quel lutto non abbia trovato uno spazio per essere sentito fino in fondo.
Se a questo si aggiunge che l’altra persona non ha davvero lasciato andare — anzi, continua a riaprire varchi — è comprensibile che lei resti sospesa in questa ambiguità.
Forse, allora, la domanda più importante non è “che cosa vuole lui”, ma:
che cosa le è mancato nel lasciarlo andare?
Che sogno ha dovuto seppellire, senza neppure poterne piangere il funerale?
Da lì, forse, può iniziare a riemergere qualcosa di suo.
Buongiorno,
dalla descrizione della situazione emerge quanto lei sarebbe ancora speranzosa di poter tornare insieme con lui, come se non fosse andata avanti. Molto probabilmente eravate arrivati a lasciarvi per delle problematiche, che potreste però ancora affrontare mediante l'ausilio di una psicoterapia di coppia. Nel caso dovreste ritrovarvi e tornare a parlare potreste valutare insieme la possibilità di fare un percorso condiviso.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
dalla descrizione della situazione emerge quanto lei sarebbe ancora speranzosa di poter tornare insieme con lui, come se non fosse andata avanti. Molto probabilmente eravate arrivati a lasciarvi per delle problematiche, che potreste però ancora affrontare mediante l'ausilio di una psicoterapia di coppia. Nel caso dovreste ritrovarvi e tornare a parlare potreste valutare insieme la possibilità di fare un percorso condiviso.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno,
premettendo che le grandi passioni della vita non sempre ci diventano completamente neutre.
Forse in questo contesto il valore lo fa come si sente Lei (a prescindere da lui e rispetto alle sue proposte). Ad es. valutare come questi atteggiamenti La fanno sentire e dopo gli accaduti come si sente. Es. difficoltà a troncare la relazione trascorsa? Si riaccendono pensieri, domande? Può essere faticoso o confusivo? è troppo presto o sono serena?
Dato il contesto (per cui se valuta un'opportunità approfondire può ricercare un confronto professionale) direi che la cosa importante ora sia come si sente Lei.
Il rapporto, ad oggi, è concluso per cui ognuno è completamente responsabile del proprio benessere.
Spero Le possa essere di riflessione.
Saluti
premettendo che le grandi passioni della vita non sempre ci diventano completamente neutre.
Forse in questo contesto il valore lo fa come si sente Lei (a prescindere da lui e rispetto alle sue proposte). Ad es. valutare come questi atteggiamenti La fanno sentire e dopo gli accaduti come si sente. Es. difficoltà a troncare la relazione trascorsa? Si riaccendono pensieri, domande? Può essere faticoso o confusivo? è troppo presto o sono serena?
Dato il contesto (per cui se valuta un'opportunità approfondire può ricercare un confronto professionale) direi che la cosa importante ora sia come si sente Lei.
Il rapporto, ad oggi, è concluso per cui ognuno è completamente responsabile del proprio benessere.
Spero Le possa essere di riflessione.
Saluti
Ciao,
grazie per aver condiviso con tanta lucidità e profondità un pezzo così delicato della tua storia. Le tue parole trasmettono non solo il dolore di una rottura importante, ma anche una notevole consapevolezza emotiva e un forte impegno verso il tuo benessere. È evidente che stai cercando di affrontare questa fase con maturità e rispetto, sia verso te stessa che verso l’altro. E già questo, permettimi di dirtelo, è un grande atto di cura personale.
Dal tuo racconto emergono due elementi che convivono in modo quasi paradossale: da un lato il tuo ex sembra voler prendere le distanze, dall’altro continua a cercarti, a mantenere viva una connessione emotiva e fisica, a volte anche in modo ambiguo. Ti fa complimenti, vuole rivederti, desidera che alcune esperienze rimangano “solo vostre”, ma poi si ritrae, dicendo di dover fare “uno switch mentale”.
Questo comportamento può essere interpretato in diversi modi, ma ciò che è evidente è che lui stesso sembra trovarsi in una zona di confusione interna, tra il desiderio di mantenere un legame con te e la paura di ciò che quel legame comporta in termini di impegno, vulnerabilità o progettualità. La sua "crisi di panico", come la chiami, può essere un segnale molto chiaro: qualcosa si riattiva in lui, nel profondo, quando ti è vicino — qualcosa che evidentemente non è ancora riuscito ad elaborare del tutto.
Hai colto con molta acutezza il fatto che il desiderio di “esclusività” sulle esperienze passate non è qualcosa di superficiale. In effetti, il bisogno di proteggere certi ricordi comuni rivela un legame che non è stato del tutto sciolto, almeno sul piano affettivo e simbolico. Anche il fatto che abbia cercato il contatto fisico con te, per poi rifugiarsi in una distanza improvvisa, può essere letto come il segnale di un conflitto interiore irrisolto: attrazione e timore si alternano, lasciando spazio a comportamenti incoerenti.
In mezzo a tutto questo, è importante mantenere il focus su di te. Hai già fatto tanto in questi mesi: hai rispettato il distacco, hai accolto il dolore senza rinnegarlo, e stai costruendo nuovi spazi per te stessa. Il rischio, ora, è che la sua confusione — per quanto umana — inizi a infiltrarsi nel tuo percorso di guarigione, generando domande, speranze o ferite che rimettono in gioco qualcosa che tu stavi faticosamente ricomponendo.
Cosa potrebbe esserti utile in questo momento?
Darti il permesso di non avere fretta: anche se è tornato, non sei obbligata a trovare subito un senso a questo riavvicinamento. È lecito aspettare, osservare, capire.
Chiederti cosa desideri davvero: al di là delle sue ambivalenze, prova a chiederti: cosa desidero io? Quale tipo di amore, di relazione, di chiarezza vorrei nella mia vita in questo momento?
Considerare un confine emotivo più netto, se senti che il suo comportamento ti destabilizza. A volte, proteggersi significa anche avere il coraggio di dire “non adesso”, o “non così”.
Questa storia non parla solo di lui. Parla anche di quanto sei cresciuta, di quanto hai imparato a stare in te stessa anche quando la persona amata non c’è più. Parla del valore che dai alle relazioni, della tua capacità di sentire profondamente e riflettere su ciò che vivi.
Non hai perso nulla: stai trasformando. Stai imparando che l’amore, se non può essere condiviso con coerenza e reciprocità, può comunque lasciarti in dono un pezzo di verità su di te.
Ti mando un caro saluto e spero di aver risolto almeno in parte la tua richiesta,
a presto
grazie per aver condiviso con tanta lucidità e profondità un pezzo così delicato della tua storia. Le tue parole trasmettono non solo il dolore di una rottura importante, ma anche una notevole consapevolezza emotiva e un forte impegno verso il tuo benessere. È evidente che stai cercando di affrontare questa fase con maturità e rispetto, sia verso te stessa che verso l’altro. E già questo, permettimi di dirtelo, è un grande atto di cura personale.
Dal tuo racconto emergono due elementi che convivono in modo quasi paradossale: da un lato il tuo ex sembra voler prendere le distanze, dall’altro continua a cercarti, a mantenere viva una connessione emotiva e fisica, a volte anche in modo ambiguo. Ti fa complimenti, vuole rivederti, desidera che alcune esperienze rimangano “solo vostre”, ma poi si ritrae, dicendo di dover fare “uno switch mentale”.
Questo comportamento può essere interpretato in diversi modi, ma ciò che è evidente è che lui stesso sembra trovarsi in una zona di confusione interna, tra il desiderio di mantenere un legame con te e la paura di ciò che quel legame comporta in termini di impegno, vulnerabilità o progettualità. La sua "crisi di panico", come la chiami, può essere un segnale molto chiaro: qualcosa si riattiva in lui, nel profondo, quando ti è vicino — qualcosa che evidentemente non è ancora riuscito ad elaborare del tutto.
Hai colto con molta acutezza il fatto che il desiderio di “esclusività” sulle esperienze passate non è qualcosa di superficiale. In effetti, il bisogno di proteggere certi ricordi comuni rivela un legame che non è stato del tutto sciolto, almeno sul piano affettivo e simbolico. Anche il fatto che abbia cercato il contatto fisico con te, per poi rifugiarsi in una distanza improvvisa, può essere letto come il segnale di un conflitto interiore irrisolto: attrazione e timore si alternano, lasciando spazio a comportamenti incoerenti.
In mezzo a tutto questo, è importante mantenere il focus su di te. Hai già fatto tanto in questi mesi: hai rispettato il distacco, hai accolto il dolore senza rinnegarlo, e stai costruendo nuovi spazi per te stessa. Il rischio, ora, è che la sua confusione — per quanto umana — inizi a infiltrarsi nel tuo percorso di guarigione, generando domande, speranze o ferite che rimettono in gioco qualcosa che tu stavi faticosamente ricomponendo.
Cosa potrebbe esserti utile in questo momento?
Darti il permesso di non avere fretta: anche se è tornato, non sei obbligata a trovare subito un senso a questo riavvicinamento. È lecito aspettare, osservare, capire.
Chiederti cosa desideri davvero: al di là delle sue ambivalenze, prova a chiederti: cosa desidero io? Quale tipo di amore, di relazione, di chiarezza vorrei nella mia vita in questo momento?
Considerare un confine emotivo più netto, se senti che il suo comportamento ti destabilizza. A volte, proteggersi significa anche avere il coraggio di dire “non adesso”, o “non così”.
Questa storia non parla solo di lui. Parla anche di quanto sei cresciuta, di quanto hai imparato a stare in te stessa anche quando la persona amata non c’è più. Parla del valore che dai alle relazioni, della tua capacità di sentire profondamente e riflettere su ciò che vivi.
Non hai perso nulla: stai trasformando. Stai imparando che l’amore, se non può essere condiviso con coerenza e reciprocità, può comunque lasciarti in dono un pezzo di verità su di te.
Ti mando un caro saluto e spero di aver risolto almeno in parte la tua richiesta,
a presto
Buongiorno, mi sembra lei stia affrontando questa situazione con maturità e consapevolezza; suggerirei al suo ex compagno di avviare un percorso psicologico individuale per meglio comprendere quanto è accaduto con la scelta di mettere fine alla vostra relazione e quanto sta avvenendo ora; in mancanza di questi presupposti suggerirei a lei di non mostrarsi troppo disponibile perché credo ci sia il rischio di stare su un piano di agiti senza comprensione degli stessi, con il rischio di "farsi male" sentimentalmente. Resto a disposizione per qualsiasi cosa, anche da remoto, qualora lo ritenesse opportuno. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Buongiorno, devo farle i complimenti perchè mi sembra equilibratissima. Lo stesso non posso dire della controparte che mette dentro un pò di tutto, ma soprattutto fuffa. Non posso decidere asl posto suo le posso al limite consigliare di fare qualche colloquio di consulenza/supporto se ha bisogno di un confronto più specifico e dettagliato. Posso solo dirle che è pericoloso (dal punto di vista della stabilità emotiva) rincorrere o assecondare i bisogni di persone non risolte. Probabilmente lui dovrebbe seguire un percorso psicoterapeutico. Sempre ammesso che sia vero tutto quello che dice.
Buongiorno, il mio parere è che la fine di una relazione può non essere così netta e chiara e i diversi tentennamenti da parte del suo ex e questa danza in cui state entrambi ballando sicuramente denotano una relazione ancora viva fra voi. Dove può portare non mi è dato ovviamente saperlo. Quello che io le propongo è di pensare lei cosa prova ancora per questo ragazzo, cosa vorrebbe da lui o quanto sta effettivamente andando oltre o ancora soffrendo di questa situazione. Cerchi per lei di essere chiara anche se dovesse sentire qualche dolore e poi a sua volta tenti di essere diretta anche con lui. Buona giornata. Se avesse poi desiderio di qualche incontro per elaborare questo periodo io ci sono. Dott.ssa Alessandra Domigno
Buongiorno, innanzitutto voglio riconoscere la cura e la consapevolezza con cui stai attraversando questa fase. È evidente che hai fatto un lavoro interiore importante in questi due mesi, e il modo in cui descrivi ciò che è accaduto trasmette una grande maturità emotiva, anche nella gestione di sentimenti complessi e ambivalenti.
Dal tuo racconto emerge un vissuto che sembra sospeso tra ciò che è stato e ciò che potrebbe ancora essere, almeno a livello emotivo. È comprensibile che tu colga nella richiesta di “esclusività emotiva” e nella sua ricerca di contatto qualcosa che va oltre la sola attrazione o nostalgia: è un segnale di legame ancora presente, anche se vissuto da lui in modo ambivalente.
Il fatto che lui si sia riavvicinato, salvo poi fuggire nel momento in cui l’intimità riattiva certe emozioni, può indicare una difficoltà nel reggere la profondità del legame, forse proprio perché tocca parti molto significative e non del tutto elaborate. La sua “paura” può essere un modo per dire che è alle prese con un conflitto interno: da una parte il desiderio di qualcosa di autentico, dall’altra la difficoltà a confrontarsi con le implicazioni che un legame profondo comporta (intimità, responsabilità, futuro…).
Tu sembri aver accolto questi movimenti con rispetto e dignità, e questo è molto prezioso. Non stai rincorrendo, ma neanche chiudendo in modo rigido: ti stai lasciando lo spazio per osservare, comprendere, e proteggere il tuo benessere.
Forse il punto ora può essere capire cosa desideri tu: cosa ti farebbe stare bene davvero? Cosa senti che meriti, dopo un legame così importante e dopo tutto il lavoro che hai fatto su te stessa? Le sue emozioni sono reali, certo, ma non è detto che questo basti per costruire qualcosa di nuovo se mancano chiarezza e stabilità da parte sua.
A volte, non è tanto questione di capire “cosa prova l’altro”, ma di scegliere come vogliamo stare noi di fronte a ciò che l’altro può o non può offrire.
Dal tuo racconto emerge un vissuto che sembra sospeso tra ciò che è stato e ciò che potrebbe ancora essere, almeno a livello emotivo. È comprensibile che tu colga nella richiesta di “esclusività emotiva” e nella sua ricerca di contatto qualcosa che va oltre la sola attrazione o nostalgia: è un segnale di legame ancora presente, anche se vissuto da lui in modo ambivalente.
Il fatto che lui si sia riavvicinato, salvo poi fuggire nel momento in cui l’intimità riattiva certe emozioni, può indicare una difficoltà nel reggere la profondità del legame, forse proprio perché tocca parti molto significative e non del tutto elaborate. La sua “paura” può essere un modo per dire che è alle prese con un conflitto interno: da una parte il desiderio di qualcosa di autentico, dall’altra la difficoltà a confrontarsi con le implicazioni che un legame profondo comporta (intimità, responsabilità, futuro…).
Tu sembri aver accolto questi movimenti con rispetto e dignità, e questo è molto prezioso. Non stai rincorrendo, ma neanche chiudendo in modo rigido: ti stai lasciando lo spazio per osservare, comprendere, e proteggere il tuo benessere.
Forse il punto ora può essere capire cosa desideri tu: cosa ti farebbe stare bene davvero? Cosa senti che meriti, dopo un legame così importante e dopo tutto il lavoro che hai fatto su te stessa? Le sue emozioni sono reali, certo, ma non è detto che questo basti per costruire qualcosa di nuovo se mancano chiarezza e stabilità da parte sua.
A volte, non è tanto questione di capire “cosa prova l’altro”, ma di scegliere come vogliamo stare noi di fronte a ciò che l’altro può o non può offrire.
Buongiorno gentile Utente, quello che ha raccontato è un vissuto complesso, ma esposto con grande chiarezza e sensibilità. Traspare un profondo lavoro interiore da parte sua, una maturità che merita riconoscimento, soprattutto considerando quanto sia delicata la fase che sta attraversando. Dopo una lunga relazione affettiva (e ancora di più quando si tratta del primo amore importante) è naturale che restino legami, tracce emotive, e che il processo di distacco sia tutt'altro che lineare.
Il comportamento del suo ex partner sembra riflettere una notevole ambivalenza affettiva. Da un lato emerge in lui il bisogno di mantenere un legame esclusivo con lei, non solo sul piano della memoria affettiva ma anche sul piano dell’intimità emotiva e fisica. La richiesta di "conservare" per sé alcune esperienze condivise (e quindi un certo tipo di unicità) mostra che il rapporto con lei non è stato né semplice né superficiale. Allo stesso tempo, la sua difficoltà a immaginare un futuro condiviso, a confermare un impegno più strutturato (come la convivenza), così come l’incertezza nel relazionarsi a una nuova partner, fanno pensare a una fragilità nella sua capacità di assumersi una posizione chiara rispetto al legame.
Questa oscillazione tra vicinanza e allontanamento, tra desiderio e fuga, spesso non è consapevole o strategica, ma è espressione di una difficoltà emotiva nel tollerare l’intimità senza perdere il senso di sé. È come se il suo ex sentisse ancora un forte attaccamento nei suoi confronti, ma non riesca a sostenere la profondità del legame e ciò che essa implica in termini di crescita personale, responsabilità e progetto.
Lei, invece, appare già in una fase più avanzata di consapevolezza. Ha accolto le sue emozioni, ha rispettato la decisione dell’altro senza annullarsi, e sembra avere ben chiaro che rincorrere una “chimera” (come ha detto con grande lucidità) significherebbe esporsi nuovamente a una dinamica dolorosa e incerta.
La sua intuizione che ci sia ancora un legame da parte di lui è fondata, ma è importante distinguere tra ciò che è un legame affettivo significativo e ciò che è un legame sano e funzionale. La prima forma può permanere anche dopo una rottura, ma la seconda richiede reciprocità, chiarezza e possibilità di costruzione. In questo momento, da quanto scrive, sembra che manchi almeno una di queste componenti.
Proprio per la profondità del legame che avete vissuto, può esserci la tentazione di "salvare" ciò che ancora c’è di vivo, anche accettando dinamiche incerte o irregolari. Ma è fondamentale chiedersi: questo legame oggi mi nutre o mi consuma? Mi restituisce qualcosa in termini di crescita, equilibrio, rispetto reciproco, o mi tiene in un limbo che mi impedisce di aprirmi al nuovo, anche dentro me stessa?
Lei ha dimostrato di saper stare nella complessità, di saper rispettare l’altro senza perdere sé stessa. Ora potrebbe essere il momento di onorare questo percorso proteggendosi da ciò che rischia di tenerla in sospeso, e facendo spazio (non solo fuori, ma anche dentro) per ciò che davvero può farla fiorire, non solo sopravvivere.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il comportamento del suo ex partner sembra riflettere una notevole ambivalenza affettiva. Da un lato emerge in lui il bisogno di mantenere un legame esclusivo con lei, non solo sul piano della memoria affettiva ma anche sul piano dell’intimità emotiva e fisica. La richiesta di "conservare" per sé alcune esperienze condivise (e quindi un certo tipo di unicità) mostra che il rapporto con lei non è stato né semplice né superficiale. Allo stesso tempo, la sua difficoltà a immaginare un futuro condiviso, a confermare un impegno più strutturato (come la convivenza), così come l’incertezza nel relazionarsi a una nuova partner, fanno pensare a una fragilità nella sua capacità di assumersi una posizione chiara rispetto al legame.
Questa oscillazione tra vicinanza e allontanamento, tra desiderio e fuga, spesso non è consapevole o strategica, ma è espressione di una difficoltà emotiva nel tollerare l’intimità senza perdere il senso di sé. È come se il suo ex sentisse ancora un forte attaccamento nei suoi confronti, ma non riesca a sostenere la profondità del legame e ciò che essa implica in termini di crescita personale, responsabilità e progetto.
Lei, invece, appare già in una fase più avanzata di consapevolezza. Ha accolto le sue emozioni, ha rispettato la decisione dell’altro senza annullarsi, e sembra avere ben chiaro che rincorrere una “chimera” (come ha detto con grande lucidità) significherebbe esporsi nuovamente a una dinamica dolorosa e incerta.
La sua intuizione che ci sia ancora un legame da parte di lui è fondata, ma è importante distinguere tra ciò che è un legame affettivo significativo e ciò che è un legame sano e funzionale. La prima forma può permanere anche dopo una rottura, ma la seconda richiede reciprocità, chiarezza e possibilità di costruzione. In questo momento, da quanto scrive, sembra che manchi almeno una di queste componenti.
Proprio per la profondità del legame che avete vissuto, può esserci la tentazione di "salvare" ciò che ancora c’è di vivo, anche accettando dinamiche incerte o irregolari. Ma è fondamentale chiedersi: questo legame oggi mi nutre o mi consuma? Mi restituisce qualcosa in termini di crescita, equilibrio, rispetto reciproco, o mi tiene in un limbo che mi impedisce di aprirmi al nuovo, anche dentro me stessa?
Lei ha dimostrato di saper stare nella complessità, di saper rispettare l’altro senza perdere sé stessa. Ora potrebbe essere il momento di onorare questo percorso proteggendosi da ciò che rischia di tenerla in sospeso, e facendo spazio (non solo fuori, ma anche dentro) per ciò che davvero può farla fiorire, non solo sopravvivere.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Carissima, grazie per il suo messaggio che ci porta a riflettere su dinamiche relazionali più frequenti di quanto possiamo immaginare. Posto che possiamo solo offrire delle chiavi di lettura, in quanto quello che ha determinato le azioni del suo ex nello specifico lo conosce solo lui, ad un'osservazione esterna sembra esserci in lui una sorta di ambivalenza. Da un lato rifugge l'idea di impegno e convivenza (motivo per cui chiede l'interruzione della relazione) ma poi la ricerca, si riavvicina ma quando si accorge di avvicinarsi troppo (nuovamente) va nel panico e richiede di non vedersi più. Un dentro/fuori che traduce un'insicurezza, forse una paura rispetto a ciò che desidera a livello relazionale. A fronte di ciò, c'è poi lei che a sua volta ha i propri desideri e progetti di vita e che è chiamata a "scegliere" come gestire e rispondere a questi movimenti del suo ex, posto che da quanto dice sta imparando a fare i conti con la fine della relazione. Ecco mi chiedo solo se queste incursioni del suo ex "disturbano" il suo processo di elaborazione e in tal caso potrebbe essere utile proteggersi da esse per portare avanti il suo percorso. Le auguro una buona continuazione, Valentina Penati
Salve,
prima di tutto grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità una situazione così personale e complessa. Ha dimostrato una lucidità e una maturità davvero notevoli nell’affrontare questa fase, che non è per nulla semplice, specie dopo una relazione lunga e significativa come la vostra.
Cosa comunica il comportamento del suo ex?
1. Ambivalenza emotiva profonda: il suo comportamento è tipico di chi si trova in una fase di forte ambivalenza emotiva: prova ancora un legame affettivo e attrattivo nei suoi confronti, ma al tempo stesso ha una sorta di blocco (come lui stesso ha detto) rispetto al concetto di “futuro insieme”. Questo genera un ciclo di avvicinamento e allontanamento, in cui la cerca, si lascia trasportare, poi si spaventa e fugge. È un dinamismo frequente in chi vive un conflitto tra cuore e testa: desiderio e paura.
2. Idealizzazione del passato comune: il fatto che le chieda di non condividere con altri certi “rituali” o esperienze vissute insieme è molto rivelatore. Questo tipo di richiesta non è neutra: implica che quel legame, in qualche forma, per lui è sacro, unico e non vuole vederlo "contaminato" da esperienze replicate altrove. In psicologia, questo tipo di comportamento può denotare una non accettazione della fine reale del legame, anche se ufficialmente è finito.
3. Presenza di legame affettivo irrisolto: dal momento che ha avviato un’altra frequentazione ma la cerca comunque, ci sono due ipotesi principali:
- O questa nuova relazione è un tentativo di distrazione, un “ponte” per lenire la separazione senza fare un vero lavoro interiore.
- Oppure si tratta di un modo per confrontare (inconsciamente) il nuovo con il vecchio, ma in entrambi i casi, il suo legame con lei non è chiuso. Se lo fosse davvero, non avrebbe bisogno né di contattarla né di rivederla
4. Paura del coinvolgimento: il “panico” dopo l’intimità e la necessità di uno “switch mentale”, sono segnali chiari di una persona che non ha chiaro cosa vuole o teme profondamente la vulnerabilità. La passione può essere forte, ma se non è accompagnata da una visione relazionale matura, finisce per creare disagio anziché continuità.
Lei sta affrontando la cosa con grande equilibrio: ha mantenuto il rispetto per lei stessa, ha dato spazio alla sua crescita personale, ha saputo riconoscere che la mancanza non implica per forza un ritorno utile o sano.
Ma va anche detto che:
- lei è ancora molto lucida nel riconoscere che per lei quel legame non è “solo nostalgia” o “solo chimica”. E qui ha probabilmente ragione: ciò che lui prova per lei va oltre l’attrazione fisica, ma non riesce a essere integrato in una progettualità coerente.
Lei si è concessa un’apertura, ma ha saputo anche porre dei limiti e questa è una forma importante di autoconservazione emotiva.
Il legame non è spento, ma è irrisolto ed instabile e attualmente non appare sano o fertile per lei.
Il suo ex la cerca per bisogno affettivo ed emotivo; non ha chiuso davvero con lei, ma non riesce nemmeno a offrirle una base concreta su cui ricostruire; teme la sua assenza ma non è in grado di gestire la sua presenza a lungo termine.
Questo lo rende una persona in crisi identitaria e relazionale, e lei, in questo momento, è più avanti di lui nella gestione del dolore e nella crescita personale.
Continui a mantenere la centratura su di lei: è sulla strada giusta.
Consideri se vale la pena (per lei) essere il suo rifugio temporaneo, quando lui stesso ha scelto di lasciarla e non mostra ancora chiarezza.
Eviti di cadere in dinamiche di “io lo capisco meglio di chiunque altro”, perché rischia di legittimare comportamenti che la mettono in standby emotivo.
Si tenga aperta al dialogo solo se accompagnato da azioni coerenti e concrete, non solo parole o gesti nostalgici.
Se desidera approfondire maggiormente l'argomento, mi rendo disponibile.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
prima di tutto grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità una situazione così personale e complessa. Ha dimostrato una lucidità e una maturità davvero notevoli nell’affrontare questa fase, che non è per nulla semplice, specie dopo una relazione lunga e significativa come la vostra.
Cosa comunica il comportamento del suo ex?
1. Ambivalenza emotiva profonda: il suo comportamento è tipico di chi si trova in una fase di forte ambivalenza emotiva: prova ancora un legame affettivo e attrattivo nei suoi confronti, ma al tempo stesso ha una sorta di blocco (come lui stesso ha detto) rispetto al concetto di “futuro insieme”. Questo genera un ciclo di avvicinamento e allontanamento, in cui la cerca, si lascia trasportare, poi si spaventa e fugge. È un dinamismo frequente in chi vive un conflitto tra cuore e testa: desiderio e paura.
2. Idealizzazione del passato comune: il fatto che le chieda di non condividere con altri certi “rituali” o esperienze vissute insieme è molto rivelatore. Questo tipo di richiesta non è neutra: implica che quel legame, in qualche forma, per lui è sacro, unico e non vuole vederlo "contaminato" da esperienze replicate altrove. In psicologia, questo tipo di comportamento può denotare una non accettazione della fine reale del legame, anche se ufficialmente è finito.
3. Presenza di legame affettivo irrisolto: dal momento che ha avviato un’altra frequentazione ma la cerca comunque, ci sono due ipotesi principali:
- O questa nuova relazione è un tentativo di distrazione, un “ponte” per lenire la separazione senza fare un vero lavoro interiore.
- Oppure si tratta di un modo per confrontare (inconsciamente) il nuovo con il vecchio, ma in entrambi i casi, il suo legame con lei non è chiuso. Se lo fosse davvero, non avrebbe bisogno né di contattarla né di rivederla
4. Paura del coinvolgimento: il “panico” dopo l’intimità e la necessità di uno “switch mentale”, sono segnali chiari di una persona che non ha chiaro cosa vuole o teme profondamente la vulnerabilità. La passione può essere forte, ma se non è accompagnata da una visione relazionale matura, finisce per creare disagio anziché continuità.
Lei sta affrontando la cosa con grande equilibrio: ha mantenuto il rispetto per lei stessa, ha dato spazio alla sua crescita personale, ha saputo riconoscere che la mancanza non implica per forza un ritorno utile o sano.
Ma va anche detto che:
- lei è ancora molto lucida nel riconoscere che per lei quel legame non è “solo nostalgia” o “solo chimica”. E qui ha probabilmente ragione: ciò che lui prova per lei va oltre l’attrazione fisica, ma non riesce a essere integrato in una progettualità coerente.
Lei si è concessa un’apertura, ma ha saputo anche porre dei limiti e questa è una forma importante di autoconservazione emotiva.
Il legame non è spento, ma è irrisolto ed instabile e attualmente non appare sano o fertile per lei.
Il suo ex la cerca per bisogno affettivo ed emotivo; non ha chiuso davvero con lei, ma non riesce nemmeno a offrirle una base concreta su cui ricostruire; teme la sua assenza ma non è in grado di gestire la sua presenza a lungo termine.
Questo lo rende una persona in crisi identitaria e relazionale, e lei, in questo momento, è più avanti di lui nella gestione del dolore e nella crescita personale.
Continui a mantenere la centratura su di lei: è sulla strada giusta.
Consideri se vale la pena (per lei) essere il suo rifugio temporaneo, quando lui stesso ha scelto di lasciarla e non mostra ancora chiarezza.
Eviti di cadere in dinamiche di “io lo capisco meglio di chiunque altro”, perché rischia di legittimare comportamenti che la mettono in standby emotivo.
Si tenga aperta al dialogo solo se accompagnato da azioni coerenti e concrete, non solo parole o gesti nostalgici.
Se desidera approfondire maggiormente l'argomento, mi rendo disponibile.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Buongiorno, la sua particolareggiata narrazione mette in risalto una relazione di coppia asimmetrica. Essa è posta su due livelli contrapposti: da una parte, una forte l'attrazione fisica ed un'armonica sintonia corporea determinata da un rapporto di piacere esclusivo per entrambi; dall'altra parte, uno squilibrio razionale in cui: uno desidera la concretezza e la realizzazione di progetti futuri insieme, l'altro la paura (che si trasforma in panico) di affrontare con maturità, responsabilità e senso del dovere la realtà pragmatica. Il suggerimento prioritario è di allontanarsi da questa persona affinché lei possa riflettere e raggiungere il suo benessere psicologico. E' opportuno una consulenza psicologica introspettiva che l'aiuti ad esternare con chiarezza il proprio sé.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d’ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Cara lettrice,
grazie per la profondità e la lucidità con cui hai condiviso questa esperienza. Il tuo racconto mostra già una grande consapevolezza emotiva, e questo è un punto di forza prezioso nel momento che stai attraversando. Cercherò di offrirti un punto di vista psicologico che possa aiutarti a leggere questa dinamica in modo più distaccato e chiarificatore.
1. Il comportamento del tuo ex: cosa sta succedendo?
Il tuo ex sembra essere in un momento di ambivalenza affettiva profonda. Da un lato, ti cerca, si emoziona, rivendica l’esclusività di certi vissuti (un bisogno molto intimo, e tutt’altro che “leggero”), dall’altro non riesce a proiettarsi in un futuro con te. Questa alternanza di attrazione e fuga è un classico esempio di attaccamento insicuro-disorganizzato.
Questa modalità si manifesta spesso in persone che:
Sentono un forte legame ma hanno paura di “perdere sé stessi” nella relazione.
Cercano sicurezza nell'altro, ma la rifiutano quando si avvicina troppo.
Idealizzano il legame, ma lo sabotano quando temono la vulnerabilità emotiva che esso comporta.
2. “Non voglio crearmi aspettative” + “voglio mantenere l’esclusività”: un messaggio contraddittorio
Ti trovi davanti a segnali misti:
Ti dice di non voler alimentare aspettative, ma riattiva canali profondi di intimità.
Dice di voler “solo un rapporto tranquillo”, ma chiede un vincolo simbolico esclusivo (le prime volte), che va ben oltre l’amicizia.
In termini psicologici, questo è un tentativo di mantenere il legame in una forma non definita, che dà a lui sicurezza emotiva, ma lascia te nel limbo. È una posizione che soddisfa i suoi bisogni, ma non tiene conto dei tuoi.
3. Il momento passionale e la fuga: panico da intimità vera
Il fatto che dopo un momento di coinvolgimento fisico lui sia “fuggito” o abbia avuto una crisi emotiva non è raro. È possibile che il contatto con te:
Gli abbia riattivato emozioni profonde e non risolte.
Gli faccia paura perché sente che con te non può restare “a metà”: o dentro, o fuori.
Molte persone, quando non riescono a gestire l’intimità emotiva e il rischio di soffrire, preferiscono sabotare un legame significativo piuttosto che rischiare di esserne travolti.
4. Tu: come stai gestendo tutto questo?
Con grande dignità.
Hai accolto la sua richiesta di rivedervi, senza perdere di vista te stessa.
Hai mantenuto lucidità, ascoltato il tuo sentire, non ti sei aggrappata, e hai avuto il coraggio di rispettare anche il suo bisogno di allontanarsi.
Questo non è poco.
È un segno chiaro di maturità affettiva, di rispetto per il tuo dolore, e di desiderio autentico di guarigione.
5. Cosa potrebbe esserti utile fare ora?
1. Riconosci che c'è ancora un legame, ma non necessariamente un progetto di vita.
Sì, lui ha ancora un legame emotivo con te. Ma il legame non sempre coincide con la volontà o la capacità di costruire una relazione sana e stabile. Confondere il primo con il secondo è ciò che rischia di farti soffrire ancora.
2. Domandati: cosa desideri TU da una relazione?
Al di là di lui, hai il diritto di desiderare:
Un amore che non abbia paura del futuro.
Una persona presente, non intermittente.
Un legame che ti faccia sentire scelta, non trattenuta a metà.
3. Valuta se mantenere un rapporto con lui ti porta più pace o più confusione.
Se anche un solo messaggio, incontro, o “momento sospeso” ti destabilizza, forse è il momento di proteggerti con un distacco emotivo più netto, almeno per un periodo.
In sintesi:
Quando una persona ti ama ma non è pronta, non è il tuo amore a salvarla. È la sua consapevolezza a farlo.
Tu puoi solo scegliere di onorare il legame che hai avuto, ma proteggere lo spazio per un amore futuro che sia altrettanto profondo quanto sereno.
Hai tutto il diritto di lasciar andare qualcosa che continua a tornare… ma senza scegliere te fino in fondo.
Un caro abbraccio professionale,
Dott.ssa Martina Panaro – Psicologa
grazie per la profondità e la lucidità con cui hai condiviso questa esperienza. Il tuo racconto mostra già una grande consapevolezza emotiva, e questo è un punto di forza prezioso nel momento che stai attraversando. Cercherò di offrirti un punto di vista psicologico che possa aiutarti a leggere questa dinamica in modo più distaccato e chiarificatore.
1. Il comportamento del tuo ex: cosa sta succedendo?
Il tuo ex sembra essere in un momento di ambivalenza affettiva profonda. Da un lato, ti cerca, si emoziona, rivendica l’esclusività di certi vissuti (un bisogno molto intimo, e tutt’altro che “leggero”), dall’altro non riesce a proiettarsi in un futuro con te. Questa alternanza di attrazione e fuga è un classico esempio di attaccamento insicuro-disorganizzato.
Questa modalità si manifesta spesso in persone che:
Sentono un forte legame ma hanno paura di “perdere sé stessi” nella relazione.
Cercano sicurezza nell'altro, ma la rifiutano quando si avvicina troppo.
Idealizzano il legame, ma lo sabotano quando temono la vulnerabilità emotiva che esso comporta.
2. “Non voglio crearmi aspettative” + “voglio mantenere l’esclusività”: un messaggio contraddittorio
Ti trovi davanti a segnali misti:
Ti dice di non voler alimentare aspettative, ma riattiva canali profondi di intimità.
Dice di voler “solo un rapporto tranquillo”, ma chiede un vincolo simbolico esclusivo (le prime volte), che va ben oltre l’amicizia.
In termini psicologici, questo è un tentativo di mantenere il legame in una forma non definita, che dà a lui sicurezza emotiva, ma lascia te nel limbo. È una posizione che soddisfa i suoi bisogni, ma non tiene conto dei tuoi.
3. Il momento passionale e la fuga: panico da intimità vera
Il fatto che dopo un momento di coinvolgimento fisico lui sia “fuggito” o abbia avuto una crisi emotiva non è raro. È possibile che il contatto con te:
Gli abbia riattivato emozioni profonde e non risolte.
Gli faccia paura perché sente che con te non può restare “a metà”: o dentro, o fuori.
Molte persone, quando non riescono a gestire l’intimità emotiva e il rischio di soffrire, preferiscono sabotare un legame significativo piuttosto che rischiare di esserne travolti.
4. Tu: come stai gestendo tutto questo?
Con grande dignità.
Hai accolto la sua richiesta di rivedervi, senza perdere di vista te stessa.
Hai mantenuto lucidità, ascoltato il tuo sentire, non ti sei aggrappata, e hai avuto il coraggio di rispettare anche il suo bisogno di allontanarsi.
Questo non è poco.
È un segno chiaro di maturità affettiva, di rispetto per il tuo dolore, e di desiderio autentico di guarigione.
5. Cosa potrebbe esserti utile fare ora?
1. Riconosci che c'è ancora un legame, ma non necessariamente un progetto di vita.
Sì, lui ha ancora un legame emotivo con te. Ma il legame non sempre coincide con la volontà o la capacità di costruire una relazione sana e stabile. Confondere il primo con il secondo è ciò che rischia di farti soffrire ancora.
2. Domandati: cosa desideri TU da una relazione?
Al di là di lui, hai il diritto di desiderare:
Un amore che non abbia paura del futuro.
Una persona presente, non intermittente.
Un legame che ti faccia sentire scelta, non trattenuta a metà.
3. Valuta se mantenere un rapporto con lui ti porta più pace o più confusione.
Se anche un solo messaggio, incontro, o “momento sospeso” ti destabilizza, forse è il momento di proteggerti con un distacco emotivo più netto, almeno per un periodo.
In sintesi:
Quando una persona ti ama ma non è pronta, non è il tuo amore a salvarla. È la sua consapevolezza a farlo.
Tu puoi solo scegliere di onorare il legame che hai avuto, ma proteggere lo spazio per un amore futuro che sia altrettanto profondo quanto sereno.
Hai tutto il diritto di lasciar andare qualcosa che continua a tornare… ma senza scegliere te fino in fondo.
Un caro abbraccio professionale,
Dott.ssa Martina Panaro – Psicologa
Cara ragazza, la tua lettura è molto lucida: non stai negando il legame, ma ne riconosci la complessità. Lui sembra essere ancora legato a te, ma senza avere chiarezza o maturità per sostenerne il significato, e così si muove tra nostalgia, desiderio e ritiro.
La richiesta di “esclusività” su certi vissuti, la tensione fisica e il successivo allontanamento parlano di una relazione non risolta, non chiusa, ma anche non sufficientemente integra da potersi riaprire davvero. Il rischio è che, cercando “tranquillità”, tu finisca in uno stato di attesa o ambiguità che ti blocca.
è importante proteggere il tuo “Sé relazionale”: hai già dimostrato forza nel fare i conti con la sua assenza, ora meriti relazioni che non ti rimettano costantemente in sospeso.
La richiesta di “esclusività” su certi vissuti, la tensione fisica e il successivo allontanamento parlano di una relazione non risolta, non chiusa, ma anche non sufficientemente integra da potersi riaprire davvero. Il rischio è che, cercando “tranquillità”, tu finisca in uno stato di attesa o ambiguità che ti blocca.
è importante proteggere il tuo “Sé relazionale”: hai già dimostrato forza nel fare i conti con la sua assenza, ora meriti relazioni che non ti rimettano costantemente in sospeso.
Buongiorno,
la situazione che descrivi evidenzia dinamiche complesse e ambivalenti. Il comportamento del tuo ex potrebbe riflettere una combinazione di nostalgia, conflitto interiore e difficoltà nell'elaborare la fine della relazione.
Il suo desiderio di mantenere un legame esclusivo su esperienze condivise potrebbe indicare una difficoltà nell'accettare la fine definitiva della relazione, cercando di preservare un legame speciale. Allo stesso tempo, il suo coinvolgimento con un'altra persona suggerisce una ricerca di nuove esperienze emotive, forse come tentativo di superare la relazione passata.
Ciò che ha sperimentato dopo un momento di intimità con te potrebbe essere un segno di conflitto interno tra il desiderio di riavvicinarsi e la necessità di distanziarsi per proteggere se stesso emotivamente.
È importante che tu mantenga chiarezza sui tuoi sentimenti e desideri. Se senti che il contatto con lui ti provoca confusione o impedisce la tua guarigione emotiva, potrebbe essere utile stabilire dei confini chiari. Considera anche di parlare con un professionista per esplorare questi sentimenti e ottenere supporto nel navigare questa situazione complessa.
Se desideri, posso aiutarti. Non esitare a chiedere.
la situazione che descrivi evidenzia dinamiche complesse e ambivalenti. Il comportamento del tuo ex potrebbe riflettere una combinazione di nostalgia, conflitto interiore e difficoltà nell'elaborare la fine della relazione.
Il suo desiderio di mantenere un legame esclusivo su esperienze condivise potrebbe indicare una difficoltà nell'accettare la fine definitiva della relazione, cercando di preservare un legame speciale. Allo stesso tempo, il suo coinvolgimento con un'altra persona suggerisce una ricerca di nuove esperienze emotive, forse come tentativo di superare la relazione passata.
Ciò che ha sperimentato dopo un momento di intimità con te potrebbe essere un segno di conflitto interno tra il desiderio di riavvicinarsi e la necessità di distanziarsi per proteggere se stesso emotivamente.
È importante che tu mantenga chiarezza sui tuoi sentimenti e desideri. Se senti che il contatto con lui ti provoca confusione o impedisce la tua guarigione emotiva, potrebbe essere utile stabilire dei confini chiari. Considera anche di parlare con un professionista per esplorare questi sentimenti e ottenere supporto nel navigare questa situazione complessa.
Se desideri, posso aiutarti. Non esitare a chiedere.
Gentile utente,
la sua analisi è già molto lucida, e si percepisce chiaramente la maturità con cui ha gestito l’intera situazione. Quello che descrive — il ritorno del suo ex, la richiesta di rivederla, la vicinanza fisica seguita dal panico — corrisponde in modo piuttosto tipico a ciò che accade quando una persona non ha elaborato fino in fondo la separazione, ma non è ancora pronta a riassumersi il rischio emotivo di un legame stabile.
Provo a restituirle una lettura più strutturata, distinguendo i piani emotivi e relazionali.
1. Il “blocco” sul futuro
Quando lui parla di “blocco” rispetto alla convivenza, non sembra riferirsi a un’incompatibilità reale con Lei, ma a una paura di stabilità e responsabilità affettiva. In altre parole, il desiderio e il sentimento ci sono, ma l’idea di un legame adulto (che implica scelte, continuità, e un certo grado di vulnerabilità) gli provoca ansia. È come se il suo sistema interno oscillasse tra il bisogno di connessione e quello di libertà.
2. La logica del “ritorno”
Il fatto che l’abbia ricontattata, pur sapendo che la ferita non era del tutto chiusa, e che abbia voluto rivederla con una “scusa banale”, indica una ricerca di rassicurazione, non tanto un piano razionale. Le persone che lasciano ma provano ancora attrazione emotiva tendono a “testare” se l’altro c’è ancora, se il legame è davvero spezzato.
Tuttavia, la sua richiesta di mantenere “l’esclusività” su alcune esperienze vissute insieme mostra una contraddizione tipica: vuole tenere vivo un simbolo di appartenenza, pur non impegnandosi più in modo pieno.
3. Il momento di intimità e la “crisi di panico”
Il coinvolgimento fisico e poi la reazione di allontanamento non sono incoerenti: per molte persone, il contatto emotivo o sessuale riattiva l’attaccamento e quindi la paura di dipendere nuovamente. È un riflesso di difesa (“se resto vicino rischio di sentire troppo, quindi scappo”).
Questo comportamento è spesso osservabile in personalità con stile di attaccamento evitante: persone capaci di amore autentico, ma spaventate dal lasciarsi andare a una vicinanza che sentono come potenzialmente annullante.
4. Cosa questo non significa
Non significa che non provi nulla per Lei — anzi, il turbamento e il bisogno di “switch mentale” mostrano che l’investimento emotivo c’è ancora.
Ma significa che il suo sistema relazionale non è pronto a sostenere quella vicinanza in modo stabile. In questi casi, il rischio per Lei è di restare “in mezzo”: riconosciuta come figura significativa ma mai reintegrata davvero come partner.
5. Cosa può fare Lei
Ha già fatto la cosa più saggia: rispettare le sue parole e scegliere di non interferire.
Le consiglio di:
Mantenere il focus su di sé, sul percorso di autonomia che ha già costruito in questi mesi;
Non prestare orecchio alle ambiguità (come l’“esclusività simbolica”), perché la riporterebbero in una posizione di attesa e dipendenza;
Ricordarsi che, se lui vorrà tornare davvero, dovrà farlo con un atto chiaro di scelta e non di nostalgia.
In sintesi, Lei ha ragione nel dire che esiste ancora un legame — ma al momento è un legame asimmetrico, dove la paura di lui pesa più del sentimento.
Non è Lei che deve “aspettare che superi il panico”: è lui che deve capire cosa vuole davvero.
Nel frattempo, la sua scelta di restare centrata su se stessa è la più matura e protettiva che potesse fare.
Dott.ssa Sara Petroni
la sua analisi è già molto lucida, e si percepisce chiaramente la maturità con cui ha gestito l’intera situazione. Quello che descrive — il ritorno del suo ex, la richiesta di rivederla, la vicinanza fisica seguita dal panico — corrisponde in modo piuttosto tipico a ciò che accade quando una persona non ha elaborato fino in fondo la separazione, ma non è ancora pronta a riassumersi il rischio emotivo di un legame stabile.
Provo a restituirle una lettura più strutturata, distinguendo i piani emotivi e relazionali.
1. Il “blocco” sul futuro
Quando lui parla di “blocco” rispetto alla convivenza, non sembra riferirsi a un’incompatibilità reale con Lei, ma a una paura di stabilità e responsabilità affettiva. In altre parole, il desiderio e il sentimento ci sono, ma l’idea di un legame adulto (che implica scelte, continuità, e un certo grado di vulnerabilità) gli provoca ansia. È come se il suo sistema interno oscillasse tra il bisogno di connessione e quello di libertà.
2. La logica del “ritorno”
Il fatto che l’abbia ricontattata, pur sapendo che la ferita non era del tutto chiusa, e che abbia voluto rivederla con una “scusa banale”, indica una ricerca di rassicurazione, non tanto un piano razionale. Le persone che lasciano ma provano ancora attrazione emotiva tendono a “testare” se l’altro c’è ancora, se il legame è davvero spezzato.
Tuttavia, la sua richiesta di mantenere “l’esclusività” su alcune esperienze vissute insieme mostra una contraddizione tipica: vuole tenere vivo un simbolo di appartenenza, pur non impegnandosi più in modo pieno.
3. Il momento di intimità e la “crisi di panico”
Il coinvolgimento fisico e poi la reazione di allontanamento non sono incoerenti: per molte persone, il contatto emotivo o sessuale riattiva l’attaccamento e quindi la paura di dipendere nuovamente. È un riflesso di difesa (“se resto vicino rischio di sentire troppo, quindi scappo”).
Questo comportamento è spesso osservabile in personalità con stile di attaccamento evitante: persone capaci di amore autentico, ma spaventate dal lasciarsi andare a una vicinanza che sentono come potenzialmente annullante.
4. Cosa questo non significa
Non significa che non provi nulla per Lei — anzi, il turbamento e il bisogno di “switch mentale” mostrano che l’investimento emotivo c’è ancora.
Ma significa che il suo sistema relazionale non è pronto a sostenere quella vicinanza in modo stabile. In questi casi, il rischio per Lei è di restare “in mezzo”: riconosciuta come figura significativa ma mai reintegrata davvero come partner.
5. Cosa può fare Lei
Ha già fatto la cosa più saggia: rispettare le sue parole e scegliere di non interferire.
Le consiglio di:
Mantenere il focus su di sé, sul percorso di autonomia che ha già costruito in questi mesi;
Non prestare orecchio alle ambiguità (come l’“esclusività simbolica”), perché la riporterebbero in una posizione di attesa e dipendenza;
Ricordarsi che, se lui vorrà tornare davvero, dovrà farlo con un atto chiaro di scelta e non di nostalgia.
In sintesi, Lei ha ragione nel dire che esiste ancora un legame — ma al momento è un legame asimmetrico, dove la paura di lui pesa più del sentimento.
Non è Lei che deve “aspettare che superi il panico”: è lui che deve capire cosa vuole davvero.
Nel frattempo, la sua scelta di restare centrata su se stessa è la più matura e protettiva che potesse fare.
Dott.ssa Sara Petroni
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