buongiorno, circa 8 mesi fa ho ho fatto un brutto incidente in casa che mi sono (forse, sto cercando

24 risposte
buongiorno, circa 8 mesi fa ho ho fatto un brutto incidente in casa che mi sono (forse, sto cercando di capirlo autoprocurata), son già stata operata diverse volte ed ancora non è finito il tutto. da quando è accaduto il fatto ogni volta che chiudo gli occhi per dormire rivivo questo momento, sento il dolore che ho provato in quel momento e piango. se sono a lavoro di punto in bianco ho qualche domanda sulla mia condizione quindi cerco su internet mi documento etc, spesso mi ritrovo a parlarne in continuo con chi mi è vicino, spessissimo rimugino su quanto accaduto, ho paura per quello che verrà. inoltre ho una sensazione di indifferenza ma non voglia (non so bene come descriverla) nell'entrare nella stanza della casa dove è accaduto l'infortunio, non che abbia paura ma non mi interessa minimamente e non ci voglio andare dato che non mi interessa...però è una stanza della mia casa. comincio a chiedermi se è "normale" provare tutto ciò o se forse ho bisogno di un aiuto,sto già seguendo un percorso psicologico da un paio di anni per altre cose, ovviamente ne abbiamo parlato ma il terapeuta non mi ha mai detto di fare nulla...solo che mi impatta un pò la vita...vorrei un parere esterno. grazie!
Dott.ssa Angela Ritella
Psicologo, Psicologo clinico
Turi
Ne parli con il Suo terapeuta, allo stesso modo in cui lo ha fatto qui con noi.
Considerando quanto è turbata dalla situazione, il Suo terapeuta saprà sicuramente come aiutarLa una volta affrontato l'argomento.

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Dott.ssa Carla Fortuna Borrelli
Psicologo clinico, Psicologo
Avezzano
Ciao, grazie per aver condiviso con me quello che stai vivendo. Quello che descrive come rivivere il trauma dell’incidente, il pianto, i pensieri ricorrenti, la sensazione di indifferenza e il disagio nel entrare nella stanza, sono reazioni che possono essere legate a un processo di elaborazione del trauma o a sintomi di stress post-traumatico. È abbastanza comune che eventi traumatici lasci un impatto duraturo sulla mente e sul corpo, e che si manifestino con pensieri ricorrenti, emozioni intense e cambiamenti nel comportamento. Dato che sta già seguendo un percorso psicologico, Le consiglio comunque di parlare con il terapeuta di questi sintomi, Potrebbe essere utile anche una valutazione specialistica, come quella di uno uno psicologo esperto in traumi, per approfondire la natura di questi vissuti e individuare le strategie più adatte per affrontarli e favorire un processo di elaborazione del trauma.
Non sei sola in questa situazione, e cercare un aiuto professionale può fare una grande differenza nel migliorare il benessere e aiutarla a gestire meglio questi ricordi e sensazioni. Le incoraggio a considerare questa possibilità, perché prendersi cura di sé e del proprio benessere emotivo è fondamentale. Sono qui per supportarLa! Dott.ssa Borrelli
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
da ciò che descrive, le reazioni emotive e fisiche che sta vivendo sembrano legate a un’esperienza traumatica significativa. Rivivere l’evento con intensità, provare dolore fisico nel ricordo, avere pensieri intrusivi, parlare spesso dell’accaduto, evitare certi luoghi e sentirsi emotivamente distaccati o indifferenti verso spazi connessi all’evento sono segnali che meritano attenzione.

Questi sintomi possono essere riconducibili a un possibile Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), anche se naturalmente una valutazione precisa richiede un colloquio approfondito con uno specialista. È importante considerare che, quando un trauma ha un impatto così costante sulla quotidianità e sul benessere, è del tutto comprensibile e legittimo chiedersi se si stia affrontando tutto da soli nel modo più efficace.

Il fatto che lei sia già in terapia è un’ottima risorsa, ma se sente che certi aspetti non vengono affrontati con la profondità necessaria, può essere utile parlarne apertamente con il suo terapeuta, esprimendo il suo bisogno di un aiuto più specifico. In alternativa, un secondo parere psicologico, specialmente da un professionista esperto in trauma e in tecniche come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), potrebbe offrire nuove prospettive e strumenti mirati.

In ogni caso, no, non è "strano" quello che prova. È una reazione umana a un evento che ha lasciato un segno profondo, ma proprio per questo merita ascolto e un sostegno adeguato.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che sta descrivendo (il ricordo intrusivo dell’evento, la sensazione fisica del dolore che ritorna alla mente come se fosse ancora presente, l’evitamento emotivo e comportamentale, i pensieri ricorrenti, la continua ricerca di risposte su internet, il rimuginare, e una certa alterazione della sua vita quotidiana) rientra con buona probabilità in una risposta post-traumatica.

Non è affatto raro che esperienze traumatiche, soprattutto se accompagnate da dolore fisico acuto e da un vissuto di pericolo o vulnerabilità, possano lasciare una traccia persistente nella mente. A volte questa traccia evolve in un vero e proprio Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), altre volte assume forme più sfumate, ma comunque impattanti, come quella che lei sembra descrivere. Il fatto che si stia chiedendo se l’incidente sia stato autoindotto aggiunge anche un ulteriore carico di sofferenza e di domande esistenziali che spesso emergono dopo un evento traumatico, specialmente se il significato dell’evento resta in parte non elaborato.

La sua reazione, quindi, non è "strana", né "sbagliata". È il segno che la mente sta ancora cercando di dare un senso a ciò che è accaduto, di elaborare il trauma, ma in questo momento resta impigliata in un circuito che la porta a rivivere, ripensare, evitare, soffrire.

È positivo che lei sia già in terapia. Tuttavia, in casi come questi, può essere utile un intervento più specifico e mirato sull’evento traumatico, con strumenti terapeutici convalidati per il trattamento di traumi (come l’EMDR, la terapia sensomotoria, o approcci integrati evidence-based centrati sull’elaborazione del ricordo traumatico). Se il suo attuale terapeuta non ha ancora proposto un lavoro specifico in questa direzione, potrebbe essere utile condividere apertamente queste sue riflessioni con lui o lei e valutare insieme la possibilità di affrontare più direttamente questo aspetto. A volte anche all’interno di una terapia in corso può essere utile affiancare per un periodo un intervento focalizzato, oppure confrontarsi con un altro professionista esperto in trauma.

Le sue reazioni non indicano debolezza né fragilità, ma sono un segnale chiaro che il trauma ha lasciato un’impronta profonda. Questa impronta può essere affrontata e trasformata, anche se ora le sembra difficile. A volte il trauma resta sospeso nella mente perché non è stato pienamente integrato nella storia della persona, ma con il giusto supporto è possibile ritrovare equilibrio, sicurezza e un senso rinnovato di sé.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Anna Asia Forino
Psicologo, Psicologo clinico
Trapani
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso su questa piattaforma la difficoltà che sta vivendo. Sebbene le informazioni da lei fornite risultano un pò generiche, direi che sicuramente quest'evento, e le conseguenze dello stesso, sta avendo un forte impatto nella sua vita e le consiglierei di approfondirlo nelle sedute con il suo terapeuta. In particolare se si trova a dover affrontare un processo di guarigione a seguito dell'incidente, potrebbe essere per lei utile avere un contenimento emotivo rispetto a ciò che vive e dovrà vivere. Inoltre, ciò che le accade quando chiude gli occhi per dormire, mi fa immaginare che viva dei flashback sull'evento in questione e che quindi questo possa aver assunto dei tratti traumatici per lei. Se così fosse le consiglierei di valutare, sotto valutazione del professionista da cui è in carico, si effettuare un percorso E.M.D.R. (terapia specifica per il trattamento degli episodi traumatici).
Dott.ssa Anna Asia Forino
Dott.ssa Giulia Gibelli
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera,
dalla storia che racconta, quello che le è successo mi pare rivestire un ruolo costante nella sua vita quotidiana, impedendole di godersela al meglio.
Se quello che vuole sapere è se sia ''normale'' (non mi piace usare questo termine!) provare queste sensazioni... le direi di sì. E' ciò che accade quando viviamo una situazione davvero impattante per noi, come se continuassimo a rivedere la stessa scena di un film più e più volte.
Provi a parlarne ancora con il professionista che la segue, vedrà che insieme troverete una soluzione.
Un caro saluto!
Gentile utente,
rivivere continuamente un momento spiacevole, anche a livello fisico, accorgersi di pensieri che emergono anche in momenti inadeguati, interrogarsi sull'intenzionalità di un gesto autolesivo e avere paura di quello che verrà non dev'essere facile, personalmente non la definirei una situazione "normale", ma, per quanto non cronicizzata, ma risolvibile con i giusti strumenti, la percepisco come piuttosto dolorosa.
A tal proposito le chiedo semplicemente se augurerebbe a qualcuno di vivere una normalità come quella che sta vivendo lei da 8 mesi e se avrà piacere di condividere la sua risposta.
Avendo lei richiesto un parere esterno, un importante gesto di cura verso se stessa, credo sia il momento di portare l'impatto di ciò che sta vivendo all'interno nella terapia in corso, magari utilizzando proprio lo stesso contenuto del racconto fatto a noi.
Resto a disposizione e le faccio i miei migliori auguri.
Dott.ssa Ramona Alberti
Dott.ssa Valentina De Chiara
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Brescia
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Rivivere l’incidente ogni volta che chiude gli occhi, sentire di nuovo il dolore, il bisogno continuo di parlarne o cercare informazioni, il rimuginio costante e il distacco verso la stanza in cui è avvenuto tutto, sono segnali molto chiari che il suo corpo e la sua mente stanno ancora cercando di elaborare un evento traumatico. È molto positivo che sia già seguita da un terapeuta. Se questo episodio sta continuando a condizionare la sua vita quotidiana, potrebbe essere utile parlarne in modo ancora più diretto e approfondito con il suo terapeuta.
Qualora invece sentisse che questo tema non viene adeguatamente affrontato o che fatichi a portarlo pienamente nello spazio della terapia, potrebbe essere importante considerare l’opportunità di rivolgersi a un altro professionista, magari con una formazione specifica sul trauma, che possa accompagnarla in modo più mirato e supportivo.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Dott.ssa Aurora Furma
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Salve gentile utente. Trovo molto interessante il fatto che scriva che sta cercando di capire se in qualche modo possa essersi autoprocurata questo incidente. Se si, quali pensa che siano le motivazioni ad averla spinta, motivata? Immaginava le conseguenze di questo incidente? Il fatto di rivivere intrusivamente gli aspetti legati all'incidente può far parte di un disturbo da stress post traumatico, dipende dall'intensità e dalla frequenza di questi episodi o flashback.
Resto a disposizione
Dott.ssa Aurora Furma
Dott.ssa Letizia Turchetto
Psicologo, Psicologo clinico
Ponte di Piave
Buongiorno gentile Utente e grazie per aver scelto di portare qui la sua esperienza. Posso immaginare che ciò che le è capitato sia probabilmente ancora in via di elaborazione.
Dal suo messaggio si coglie quanto sia un evento sensibile per lei, e la fatica che le ha comportato.
Leggo che ha già intrapreso un percorso psicoterapeutico, e questo può rivelarsi un elemento di enorme sostegno e aiuto anche relativamente a questo evento. Il suo terapeuta infatti la conosce e ha già molte informazioni relative al suo funzionamento, ai suoi vissuti emotivi e ai suoi personali stili di coping. Le consiglierei di far riferimento a lui relativamente alle conseguenze che l'incidente le ha comportato, e alla sua reazione sulla dimensione emotiva. Un elemento importante su cui confrontarsi riguarda l'elaborazione di questo evento, in quanto apprendo che abbia facilitato tendenze ansiogene ed evitamento. Per quanto riguarda incidenti non integrati, se fanno da antecedente a condizioni notevoli di fatica e a una serie di ripercussioni, vi sono trattamenti focalizzati sull'elaborazione e l'integrazione di ciò.
Resto a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Buongiorno,
dato che ha già un percorso avviato da tempo, probabilmente la cosa più funzionale sarebbe parlare direttamente al suo psicologo e insistere sul bisogno di affrontare questa situazione che, da come leggo, la sta accompagnando da vari mesi.
Buona fortuna per il suo percorso!
Dott.ssa Sonia Zangarini
Psicologo, Professional counselor, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza ciò che sta vivendo. Dalle sue parole emerge una reazione comprensibile a un evento molto intenso e doloroso, che sembra avere ancora un forte impatto emotivo e corporeo.

Ciò che descrive sono reazioni comuni nei vissuti post-traumatici, anche quando il trauma non viene vissuto come tale sul momento. Questo non significa che ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei: anzi, è il modo in cui la mente e il corpo cercano di dare un senso a un evento che li ha messi profondamente alla prova.

Il fatto che lei si stia già curando è importante.

Ascoltare questo segnale che – “le impatta un po’ la vita” – è già un atto di cura verso di sé.

Un caro saluto,
Dott.ssa Sonia Zangarini
Psicologo / Counselor
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con tanta sincerità e sensibilità. Le sue parole raccontano un vissuto intenso, profondo, segnato da dolore, confusione e da un costante tentativo di comprensione. Non è affatto semplice affrontare ciò che ha attraversato e che, a quanto scrive, continua a pesare sul suo presente. Proprio per questo desidero dirle, innanzitutto, che quello che prova non è segno di debolezza né qualcosa di “anormale”, ma piuttosto una possibile risposta psicologica a un evento traumatico. In ambito cognitivo-comportamentale, ciò che lei descrive presenta alcune caratteristiche che possono essere associate a una sintomatologia da stress post-traumatico, condizione che non riguarda solo chi vive eventi eclatanti come incidenti stradali o eventi bellici, ma anche esperienze traumatiche personali e soggettivamente molto impattanti, come nel suo caso. Il fatto che riviva ripetutamente l’accaduto quando chiude gli occhi, il dolore che torna, il pianto, la tendenza a rimuginare, la ricerca compulsiva di informazioni, il continuo bisogno di parlarne e la difficoltà ad affrontare lo spazio fisico dove è accaduto il fatto, sono segnali che meritano attenzione, proprio perché il suo corpo e la sua mente stanno ancora cercando di digerire, senza riuscirci del tutto, qualcosa che ha lasciato un segno profondo. Il trauma, spesso, si presenta proprio così: non tanto come un ricordo, ma come qualcosa che continua a vivere dentro di noi, senza riuscire a trovare una collocazione chiara e “passata”. Questo succede perché il nostro cervello, in situazioni di grande pericolo o dolore, entra in una modalità di sopravvivenza che tende a bypassare le vie più razionali e narrative della memoria, lasciando l’esperienza in una forma “grezza”, emotiva, corporea, che può tornare a galla inaspettatamente, come un frammento che non si è mai integrato. Il senso di distacco dalla stanza dove è avvenuto l’incidente non è un segnale banale. L’indifferenza che descrive può essere una forma di evitamento emotivo, cioè un meccanismo di difesa che tenta di ridurre l’attivazione emotiva associata a quel luogo. Anche se non la spaventa consapevolmente, quella stanza è probabilmente legata a emozioni così forti da innescare una sorta di spegnimento interno, un “non sentire”, che in realtà è una strategia (pur non sempre funzionale) di protezione. Ha fatto benissimo a porre la domanda: è normale tutto questo? In senso stretto, sì, può essere una reazione comune a eventi traumatici. Ma questo non significa che debba convivere con queste sensazioni senza possibilità di sollievo. Il fatto che “le impatti un po’ la vita” è già di per sé un buon motivo per affrontare più direttamente questa esperienza. Lei ha già un percorso psicologico in corso, il che rappresenta una risorsa preziosa. Tuttavia, non sempre tutti gli approcci terapeutici affrontano in modo mirato gli aspetti legati al trauma. Le suggerirei, se non lo ha già fatto, di parlare esplicitamente con il suo terapeuta della possibilità di integrare tecniche specifiche per la rielaborazione del trauma. Nella nostra cornice cognitivo-comportamentale, esistono interventi ben strutturati, come l'esposizione prolungata, la cognitive processing therapy o l’EMDR (sebbene quest’ultimo non sia propriamente cognitivo-comportamentale, è spesso integrato in modo efficace), che aiutano la mente a “riscrivere” il ricordo traumatico in una forma più gestibile e meno invadente. Ciò che sta vivendo merita rispetto e attenzione, non perché lei sia “troppo sensibile” o “ancora bloccata”, ma perché ogni trauma ha una sua traiettoria e ogni persona ha bisogno di strumenti specifici per superarlo. Se si sente come in un limbo, se ha la sensazione di non riuscire ad andare avanti o se teme di essere sola in questo, sappia che non lo è. E soprattutto, che esistono strumenti per aiutarla a trovare sollievo, a integrare questo evento nella sua storia in modo meno doloroso, e a recuperare libertà e benessere. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dr. Riccardo Sirio
Psicologo, Psicologo clinico
Trofarello
Buongiorno,
rivivere il trauma non è affatto semplice. Possono attivarsi emozioni e sensazioni fisiche molto forti. E' fondamentale discuterne in seduta con il/la terapeuta. Non sei sola in questo percorso; riconoscere e affrontare il trauma è un passo fondamentale verso la guarigione.
Con comprensione. Rimango a disposizione.
Buongiorno, quando subiamo un trauma spesso tende a rimanere nelle nostre vite in modi spiacevoli fino a quando non sarà elaborato ma ci vuole del tempo per fare tutto ciò e sicuramente tanta forza. Lei sta già facendo del suo meglio, ne parli con la sua terapeuta di tutti i suoi dubbi e delle sue perplessità e vedrà che si sentirà accolta nel giusto modo.
Riporre fiducia nel rapporto terapeutico è la prima chiave di svolta per la guarigione.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno, ciò che descrivi è compatibile con una risposta post-traumatica: rivivere l’evento, evitare luoghi legati al trauma, rimuginare e sentirsi disconnessi emotivamente sono segnali comuni. Non sono “stranezze”, ma reazioni umane a esperienze molto intense. È importante che il tuo dolore venga accolto e contenuto. Forse serve un approccio più mirato al trauma. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buonasera,
grazie per aver condiviso la sua storia. Da quanto racconta, sembra che l’incidente domestico che ha vissuto abbia avuto un impatto molto profondo su di lei.
Gli episodi che descrive – rivivere il momento all’improvviso, percepire il dolore come se stesse accadendo nuovamente, sentirsi emotivamente fragili, parlare o pensare spesso a quanto accaduto – possono essere segnali che il corpo e la mente le stanno inviando per dirle che quell’esperienza non è ancora stata pienamente elaborata.
La sua situazione merita attenzione e andrebbe approfondita: le consiglio di parlarne apertamente con il suo psicologo, in modo da valutare insieme se può essere utile affrontare questo vissuto in modo più mirato.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elena Dati
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente credo che un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Cara utente,

le reazioni che descrive – il rivivere il momento, il dolore ricorrente, il pianto, le ricerche compulsive, l’evitamento di quella stanza – non sono “stranezze”. Sono linguaggi del sistema, modi attraverso cui il suo corpo e la sua mente stanno cercando di darle un messaggio, probabilmente in continuità con ciò che ha già affrontato nel passato e con ciò che oggi cerca un nuovo spazio per essere ascoltato.
Questi sintomi non sono “malfunzionamenti” da correggere, ma risposte adattive che hanno un senso dentro la sua storia, nella rete delle sue relazioni, nelle emozioni e nei significati che si sono attivati in quel momento traumatico e forse anche prima. Talvolta ciò che accade in un istante, o in una stanza, ha radici che affondano in molte altre “stanze” della nostra vita.
Ha già fatto un gesto importante: ha riconosciuto che qualcosa le impatta la vita. E a volte, per andare oltre, serve uno sguardo diverso, un campo nuovo dove poter ridare voce a ciò che continua a parlarle senza parole.

Rimango a disposizione
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Dott.ssa Gaia Evangelisti
Psicologo, Psicologo clinico
Genzano di Roma
Salve, grazie per la fiducia e per aver condiviso qualcosa di così delicato. Leggendo le sue parole, si percepisce quanto questo evento l'abbia segnata — non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Il fatto che lei stia cercando di capire e stia già affrontando un percorso psicologico è davvero importante.

Sì, ciò che descrive è comprensibile e coerente con una possibile risposta post-traumatica, ma solamente con dei colloqui psicologici si potrebbe dare una risposta più accurata.
Il trauma non è solo “la ferita” ma il modo in cui il corpo e la mente continuano a riviverla.
Anche se la ferita è passata o si sta rimarginando fisicamente, l’impatto emotivo può restare molto vivo. In particolare se l’evento è stato improvviso, doloroso, potenzialmente letale o vissuto in solitudine/impotenza.
La stanza evitata è un sintomo, non una stranezza. Non è disinteresse reale, è un meccanismo di evitamento, tipico dei traumi. Il cervello crea un'associazione tra quel luogo e l’evento e cerca di proteggerla tenendola lontana, anche se razionalmente non le sembra una “paura”.
Riviverlo ogni notte è un “flashback” o un ricordo intrusivo. Molte persone che hanno subito un trauma raccontano proprio questo: "non riesco a dormire perché quando chiudo gli occhi mi ritrovo lì". Il corpo ricorda. Anche il dolore fisico può “tornare” in forma di memoria somatica.
Sì, un tipo di supporto specifico per i traumi può aiutarla molto. Se desidera approfondire l'argomento può contattarmi tranquillamente.
Questo non vuol dire che la terapia attuale sia sbagliata, ma potrebbe non essere centrata su questo tipo di ferita, o potrebbe non usare strumenti mirati.

Un caro saluto.

Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.

Dott.ssa Aurora Maria Calabretto
Psicologo, Psicologo clinico
Rovereto
Buongiorno, posso capire la sofferenza che stai provando relativa alle conseguenze di un'evento molto forte e, immagino, spaventoso. Spesso il corpo e la mente risentono dell'impatto di un'evento anche per lungo tempo. Solitamente tutto ciò è molto faticoso da sostenere.
A volte il problema non è tanto l’evento in sé, ma la relazione che stiamo costruendo con i pensieri che ci portiamo da quel giorno. E quando questi pensieri diventano centrali, possono iniziare a influenzare molte aree della nostra vita. Ti consiglio di sottolineare nuovamente al tuo psicoterapeuta quanto tutto ciò stia occupando troppo spazio nella tua vita e stia influenzando la tua quotidianità. Potrebbe essere utile parlarne più a fondo con l'obiettivo di comprendere come relazionarti con il ricordo e i pensieri che ne derivano.
Buongiorno, ho letto attentamente la sua storia e capisco bene la sua preoccupazione. Buono il fatto che stia già facendo un percorso psicologico, ma secondo me anche questi sintomi e malesseri derivati da questo incidente a casa sua non sono da sottovalutare, anzi. Insista con il suo psicologo riguardo al fatto che dobbiate lavorare ed indagare su questo, anche in modo tale da affievolire i sintomi o magari eliminarli del tutto. Le auguro il meglio, buona giornata.
Manuela Cecchetti
Dott. Francesco Giampaolo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,

rivivere di continuo il momento dell’incidente, percepirne il dolore appena chiude gli occhi, cercare compulsivamente informazioni, parlarne di frequente e tenersi alla larga – con indifferenza mista a distacco – dalla stanza in cui tutto è accaduto sono reazioni che spesso compaiono dopo un evento traumatico, soprattutto quando il corpo è ancora coinvolto in interventi chirurgici e convalescenza. Il fatto che il ricordo si imponga così vividamente e che senta il bisogno di proteggerla evitando certi luoghi non è indice di “debolezza”, ma del tentativo del sistema nervoso di difendersi da qualcosa che ha percepito come minaccioso.

La domanda che si pone – «È normale tutto questo?» – non ha una risposta assoluta, perché “normalità” dipende dall’intensità del disagio e da quanto interferisce con la vita quotidiana. Nella sua esperienza, lei stessa nota che «mi impatta un po’ la vita»: il sonno è disturbato, il pensiero torna ossessivamente all’incidente, la concentrazione sul lavoro si interrompe e la casa non è più vissuta con agio. Quando il peso emotivo arriva a questo punto, è legittimo chiedersi se serva un aiuto specifico.

La buona notizia è che sta già seguendo un percorso psicologico; ciò significa che esiste uno spazio dove portare in modo strutturato questi vissuti. Può condividere con il terapeuta l’intensità dei flashback, le ricerche continue online e l’evitamento della stanza, chiedendo apertamente di lavorare su questo tema con tecniche mirate (ad esempio interventi focalizzati sul trauma, esercizi di grounding o rilassamento, rielaborazione immaginativa guidata). Se sente che l’argomento è rimasto sullo sfondo, espliciti il bisogno di affrontarlo con maggiore priorità: la terapia è un luogo che deve adattarsi ai suoi bisogni, non il contrario.

Infine, si ricordi che il recupero da un trauma fisico ed emotivo procede a onde: giornate in cui sembra di regredire non sono fallimenti, ma parte del processo di integrazione.
In sintesi, ciò che sperimenta non è raro in chi attraversa un evento traumatico complicato da interventi medici in corso. La differenza la farà il modo in cui decide di affrontarlo: chiedendo un lavoro terapeutico più mirato, praticando ancoraggi nel presente, riavvicinandosi gradualmente agli spazi evitati e, se necessario, integrando il percorso con altre forme di supporto. È un cammino che merita attenzione ora, per evitare che il ricordo dell’incidente continui a dettare le regole del suo quotidiano.

Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.

Un cordiale saluto.
Dott.ssa Marta Calzari
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno,
comprendo quanto possa essere difficile convivere con i ricordi e le emozioni legate a un evento traumatico come quello che descrive. Il modo in cui racconta ciò che accade (i ricordi intrusivi, il dolore che si riattiva, la difficoltà nel dormire, il rimuginio costante, la paura per il futuro e l’evitamento della stanza in cui è accaduto l’incidente) sono tutte manifestazioni che possono comparire dopo un’esperienza che ha avuto un forte impatto emotivo e fisico. Le reazioni che sta vivendo non sono rare in seguito a un trauma. Quando un evento è stato improvviso e doloroso, l’organismo e la mente possono faticare a elaborarlo del tutto. I ricordi restano “vivi”, come se l’evento si stesse ripetendo, e situazioni o pensieri legati al trauma possono riattivare la sofferenza. Questo può portare, come nel suo caso, a rivivere la scena, a sentire ancora il dolore provato, a evitare luoghi collegati all’incidente e a cercare insistentemente informazioni o spiegazioni per ridurre l’ansia. Il fatto che stia già seguendo un percorso psicologico è molto importante e positivo. Può essere utile, però, condividere con il suo terapeuta la portata e la frequenza di questi vissuti, perché potrebbe trattarsi di una reazione post-traumatica che richiede un tipo di lavoro specifico. In alcuni casi, infatti, è indicato affiancare al percorso già in corso un trattamento mirato all’elaborazione del trauma, come l’EMDR o altri approcci focalizzati sulla rielaborazione delle esperienze traumatiche. Non c’è nulla di “sbagliato” in ciò che sta provando: il suo corpo e la sua mente stanno ancora cercando di dare un senso a quanto accaduto. Il passo più importante ora è non restare sola in questo processo e permettersi di chiedere un aiuto mirato, affinché questi ricordi possano lentamente perdere la loro forza dirompente e lasciare spazio a un senso maggiore di sicurezza e di pace interiore.
Resto a disposizione,
Dott.sa Marta Calzari

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