Buongiorno, a volte ho la sensazione di non essere capita, di non essere apprezzata, di non essere a

30 risposte
Buongiorno, a volte ho la sensazione di non essere capita, di non essere apprezzata, di non essere abbastanza. Questa sensazione si manifesta nella vita in generale, nelle amicizie, nel lavoro, nelle relazioni
Quando succede vorrei solo piangere e, a volte, urlare per sfogarmi e farmi sentire, altre volte prendere e andare da qualche parte, lontano da qui e non tornare più..chiudere tutti i ponti e riniziare da zero..
Oggi è una di quelle giornate in cui sono in difficoltà... vorrei avere un vostro parere su quello che sto vivendo. Grazie in anticipo per le vostre risposte.
Dott.ssa Laura Montanari
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
ciò che descrive– il sentirsi non compresa, non apprezzata, “non abbastanza” – fa parte di esperienze e vissuti molto comuni. Questo è importante saperlo non per “banalizzare”, ma per sentirsi meno sola in quello che a volte sembra un turbine senza fine. Dalle sue parole ho immaginato che dispone una buona consapevolezza di sé, accompagnata da un bisogno -ipotizzo- di essere vista e riconosciuta.

In tal senso, le sensazioni di voler piangere, urlare o fuggire suggeriscono una significativa intensità dell’emozione che in quel momento sembra difficile da contenere. Uscendo dall’ottica moralista “giusto/sbagliato”, ciò che prova non indica che ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei, ma piuttosto, forse, che le sue risorse interiori in quel momento sono sovraccariche e hanno bisogno di sollievo e di ascolto.

Consapevole di non poter essere esaustiva in una risposta, mi sento comunque di suggerirle di restare in osservazione. Di fermarsi. Respirare e osservare queste emozioni senza giudicarle, riconoscendo che sono segnali: le stanno dicendo che ha bisogno di accoglienza, di validazione e di spazi in cui sentirsi realmente compresa.
Resta poi una strada percorribile, se già non l’ha intrapresa, quella di prendersi uno spazio ed un tempo dedicati, in cui può esplorare ciò che prova con un professionista.

Affianchi a tutto ciò anche dei gesti di cura quotidiana: scrivere ciò che sente, fare una passeggiata, respirare profondamente, o semplicemente concedersi uno spazio in cui non dover dimostrare nulla a nessuno. Ogni passo che compie verso l’ascolto di sé è già un modo per non “scappare”, ma per ritrovarsi.
Un caro saluto,
Dottssa Laura Montanari

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Dott. Amedeo Fonte
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
Lei porta qualcosa di molto doloroso che riguarda il sentirsi non riconosciuta nel suo valore, quasi come se in più situazioni della sua vita avvertisse di non essere vista per ciò che è o di non riuscire a farsi sentire davvero, ed è comprensibile che questo generi un vissuto di solitudine e di frustrazione che può diventare insopportabile. Le emozioni che descrive, il pianto, il desiderio di urlare o di fuggire, sembrano esprimere un bisogno forte di trovare uno spazio in cui poter essere ascoltata senza dover gridare per esistere. Mi colpisce come lei parli di chiudere i ponti e ricominciare da capo, quasi come se ci fosse il desiderio di liberarsi di un peso e di cercare un terreno nuovo su cui potersi affermare. Forse potrebbe chiedersi cosa sente che manca oggi nei legami che ha e cosa invece spera di trovare se immagina un altrove, lontano da qui. Talvolta queste sensazioni ci parlano non tanto di chi ci circonda ma di una parte profonda di noi che fatica a riconoscere il proprio valore, e che si riflette nello sguardo degli altri. Mi chiedo se lei abbia mai provato a dare un nome a questa sensazione di non essere abbastanza, se ha una forma, una voce, se le ricorda un momento preciso della sua storia o se si presenta in modi diversi a seconda delle situazioni. Può essere prezioso provare a fermarsi su ciò che si muove dentro quando queste emozioni emergono, non per soffocarle ma per ascoltarle, perché forse portano con sé qualcosa che chiede di essere riconosciuto.
Dott. Marco Soccol
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
La ringrazio per essersi aperta in questo modo. Le sensazioni che descrive, il sentirsi non capita, non apprezzata e non abbastanza, sono incredibilmente pesanti da portare e mi dispiace molto che oggi sia una di quelle giornate in cui le sente in modo così forte.

Quello che sta vivendo è un dolore profondo, una richiesta di essere vista e di avere un posto nel mondo. Il desiderio di piangere, di urlare, o di fuggire lontano e ricominciare tutto da capo è la reazione a una sofferenza che a volte sembra non lasciare scampo.

La sua richiesta di un parere su ciò che sta vivendo è un passo molto coraggioso. Per me è l'inizio per poterla ascoltare e accogliere, per darle uno spazio sicuro in cui esplorare queste sensazioni senza timore di essere giudicata. Queste emozioni sono un segnale, un punto di partenza per capire insieme le loro origini e trovare strade nuove per sentirsi meglio.

Se se la sente, le consiglio di iniziare un percorso di supporto psicologico.

Resto a sua disposizione.

Dott. Marco Soccol
Dott.ssa Antea Viganò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pessano con Bornago
Gentilissima, grazie per la condivisione innanzitutto. Capisco la situazione che descrivi, e posso solo immaginare il dolore e la frustrazione che stai vivendo. Credo che intraprendere dei colloqui di terapia potrebbe aiutarti ad esplorare e provare a comprendere le motivazioni sottostanti queste fatiche relazionali e sensazione di non essere apprezzata, individuando insieme allo specialista delle strategie per affrontarle. Resto a disposizione!
Cordiali saluti
AV
Dott.ssa Giulia Redondi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Cara utente, le tue parole mi sembrano parlare di un dolore silenzioso che, forse, a volte, prende tutta la scena: la sensazione di non essere capita, di non essere vista davvero, di non valere abbastanza. Sono vissuti profondi, che toccano corde molto intime. Quando ti leggo, sento una parte di te che desidera con tutta sé stessa essere ascoltata, riconosciuta. Ed è una parte preziosa, che chiede attenzione, non giudizio. Poterle dare voce, anche solo scrivendo qui, è già un gesto importante. Forse c’è una storia dentro questa sensazione, una storia che merita uno spazio tutto suo per essere ascoltata con rispetto, senza fretta. Un luogo in cui tu possa finalmente sentirti vista, sentita… e non solo nei momenti difficili. Un percorso di terapia può diventare quel posto sicuro dove, piano piano, puoi rimettere insieme i pezzi, dando un senso a ciò che oggi sembra solo dolore. Ti auguro il meglio! Dott.ssa Giulia Redondi
Ciao, grazie per aver condiviso qualcosa di così personale. Le sensazioni che stai vivendo, quella di non essere capita, apprezzata o abbastanza, sono profondamente umane. Non sei sola in questo, anche se in certi momenti può sembrarti il contrario.
Capita a tanti di attraversare fasi in cui ci si sente fuori posto, invisibili, o incompresi, soprattutto quando si dà molto agli altri e si riceve poco in cambio. È faticoso, e a volte viene naturale voler mollare tutto, ricominciare altrove, sperando di ritrovare se stessi.
Hai tutto il diritto di sentire ciò che senti, e sfogarti, è un modo sano per lasciare uscire quello che hai dentro. Se può aiutare, prova a porti una domanda gentile: “Cosa posso fare oggi, anche di piccolo, solo per me?” A volte basta un gesto semplice per ritrovare un filo di luce. Tieniti stretta, anche in queste giornate difficili. Non sei sbagliata. Sei umana. E anche se ora non ti sembra così, vali molto più di quanto pensi. E se senti che questo peso diventa troppo difficile da portare da sola, ti incoraggio con il cuore a parlarne con uno psicologo o una figura esperta. Non è un segno di debolezza, ma un atto di forza e cura verso te stessa. A volte, un supporto professionale può fare davvero la differenza.

Un abbraccio virtuale,
Dott.ssa Di Criscienzo
Dott.ssa Elisa Rizzotti
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pordenone
Capisco quanto possa essere pesante sentirsi così, con quella sensazione di non essere compresa o apprezzata, e il bisogno di fuggire lontano è qualcosa che in certi momenti molte persone si trovano a provare; forse potrebbe essere utile concedersi uno spazio solo per sé, anche piccolo, in cui ascoltarsi senza giudizio e accogliere ciò che emerge, come se fosse un modo per prendersi cura delle proprie emozioni prima che diventino troppo forti da contenere. Ti sei mai chiesta se ci sono situazioni o persone che più di altre fanno nascere queste sensazioni, o se al contrario esistono momenti e relazioni in cui ti sei sentita davvero vista e apprezzata? Riconoscere queste differenze potrebbe aiutarti a capire meglio i tuoi bisogni e a trovare modi nuovi per stare vicino a te stessa con più gentilezza. Dott.ssa Rizzotti
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, mi dispiace molto che stia vivendo queste emozioni difficili ma a volte sono utili per cambiare qualcosa nella nostra vita. Non so bene com'è la sua routine e la sua vita in generale ma penso che possa essere una rinascita utile a concentarsi su di sè e a iniziare a darsi voce e valori a partire da sè senza aspettarsi nulla dagli altri. Difficile? Sì, ma possibile.
Rimango a disposizione qualora voglia iniziare un percorso o anche solo parlarne.
Dott.ssa Casumaro Giada
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente mi dispiace tanto per la situazione che ha descritto. Le consiglio di intraprendere un percorso. di supporto psicologico.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un vissuto che molte persone sperimentano, ma che in alcuni momenti può diventare davvero pesante da sostenere. Sentirsi “non abbastanza” o non riconosciuta nelle proprie relazioni, nel lavoro o nelle amicizie, tocca il bisogno profondo che tutti abbiamo di essere visti e apprezzati per ciò che siamo. Quando questo bisogno non trova una risposta adeguata, può emergere un senso di vuoto e di frustrazione che, come racconta, porta con sé la voglia di scappare, di azzerare tutto, oppure di esprimere in modo forte le proprie emozioni per sentirsi finalmente ascoltata.

È importante riconoscere che questi sentimenti non la definiscono come persona, ma sono piuttosto un segnale di quanto i suoi bisogni emotivi e relazionali abbiano necessità di essere accolti. Il desiderio di piangere, urlare o allontanarsi non è “sbagliato”, ma esprime la sua ricerca di uno spazio in cui potersi sentire libera di essere se stessa senza il timore di giudizi o incomprensioni.

In situazioni come quella che sta vivendo oggi, può esserle utile provare a fermarsi e a chiedersi di cosa avrebbe bisogno in concreto in quel momento: forse di una parola di vicinanza, di un gesto di cura, di silenzio e solitudine, oppure di un contatto autentico con qualcuno a cui sente di potersi aprire. Imparare a riconoscere questi bisogni e ad esprimerli in modo chiaro può diventare un passo importante per non rimanere intrappolata nel senso di inadeguatezza.

Il fatto che lei riesca a mettere in parole il suo vissuto e a condividerlo già rappresenta un atto di consapevolezza e di coraggio. Se questo senso di “non essere abbastanza” tende a ripresentarsi con frequenza, un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio le radici di questo sentire e a costruire modalità più equilibrate e rispettose di sé nel modo di vivere le relazioni.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, ciò che descrive è un’esperienza molto intensa e comune per chi si sente incompreso o non riconosciuto nelle proprie emozioni, sforzi o identità. La sensazione di non essere abbastanza spesso nasce da un insieme di aspettative esterne e interne, esperienze passate e momenti in cui percepiamo di non ricevere il giusto riconoscimento, e può manifestarsi con impulsi forti come il pianto, la rabbia o il desiderio di allontanarsi completamente dalla situazione o dalle persone.
È importante riconoscere che queste reazioni sono naturali e hanno una funzione, permettono al corpo e alla mente di esprimere la frustrazione e la sofferenza. Ciò che può aiutare in questi momenti è trovare uno spazio sicuro in cui dare voce a ciò che sente, anche solo attraverso parole scritte, conversazioni con persone fidate o momenti di introspezione. Riflettere sulle proprie emozioni senza giudicarle, accettando che esistono e hanno valore, è un primo passo per ridurre la sensazione di sovraccarico emotivo.
Può essere utile anche cercare di distinguere tra ciò che dipende dagli altri e ciò che dipende da lei, imparando a riconoscere e valorizzare i propri successi e la propria dignità a prescindere dal riscontro esterno. In alcuni casi, condividere questi vissuti con un professionista può aiutare a comprendere meglio le radici di queste sensazioni e a costruire strategie per gestirle, senza sentirsi sopraffatta. Un caro saluto
Gent.ma utente,
viviamo in acque tempestose, la vita è ricca di insidie e minacce, e può capitare di non sentirsi sempre pronti, capaci, disponibili, adeguati. E sa una cosa? Va bene così!
Quel desiderio di piangere, di urlare, di prendere decisioni impulsive, di dire "no" a ciò che non le piace, è nient'altro che il fiume di emozioni che tentano di emergere e indicarle ciò di cui ha davvero bisogno, le sue vere priorità.
Provi a non lottare più contro queste sensazioni ma le affronti con accettazione e coraggio. Star male, a volte, ci può servire per capire davvero cosa vogliamo, come desideriamo essere trattati dagli altri, e come possiamo portare fuori i nostri valori più profondi.
La soddisfazione di vita, quella che la sera le fa pensare di aver fatto, proprio oggi, qualcosa di importante per il suo benessere, non è una strada rettilinea e in discesa. Tutt'altro. La soddisfazione è sapersela cavare bene nonostante le difficoltà, raccogliere emozioni positive in giornate impegnative, cercare uno scopo più alto nelle proprie azioni e sapere di poter contribuire, in qualche modo, a migliorare il mondo intorno a noi.
Forse, sta cercando la felicità nel posto sbagliato, lontano da lei, negli occhi o nei cuori di altre persone, nelle loro opinioni e nei loro comportamenti nei suoi confronti. Invece, è auspicabile che lei cominci, con gentilezza e pazienza, a rivolgere lo sguardo verso sé stessa. Avrà così l'opportunità di scoprire che ha tutte le risorse necessarie per costruire con autonomia e determinazione la sua felicità, di poter attingere ai suoi personali punti di forza, di rinvigorire la sua autostima sulla base delle sue qualità e dei suoi valori più puri.
Valuti la possibilità di chiedere un supporto psicologico che le faciliti questo percorso di crescita. Troverà un metodo adatto alle sue esigenze e strumenti per gestire meglio i suoi pensieri e le emozioni difficili. Saprà porsi nuovi importanti obiettivi e si sentirà più pronta nell'affrontare i suoi dilemmi e prendere decisioni importanti per la sua soddisfazione e realizzazione.
Queste giornate negative, in cui sembra andare tutto storto, possono essere delle "amiche" che è importante ascoltare: le stanno dicendo che può muoversi in una direzione diversa, che può uscire dalla zona di comfort e diventare protagonista della sua vita, responsabile della sua felicità.
Resto a disposizione per informazioni su questo tipo di percorso psicologico, anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Letizia Turchetto
Psicologo, Psicologo clinico
Ponte di Piave
Gentile utente, buongiorno a lei e grazie per aver scelto di condividere qui questo suo sentire. Colgo con interesse la sua richiesta e sono dispiaciuta per quello che descrive, posso immaginare sia una situazione faticosa per lei.
Quando le persone percepiscono la sensazione di non essere abbastanza, a volte celano in questo pensiero delle fatiche connesse con la propria autostima, ovvero il valore che diamo a noi stessi. Solitamente, percepirsi non abbastanza non è un messaggio che veicola una buona percezione di noi stessi, e questo può comportare stress e a volte sofferenza. Questa dinamica può manifestarsi nel desiderio di urlare, di cambiare la realtà delle cose e di ricominciare, tuttavia come lei racconta chiaramente, si tratta di un suo percepito, una sua sensazione e forse il punto di partenza potrebbe essere proprio questo. Potrebbe trarre giovamento dando spazio e tempo ai suoi vissuti emotivi, cercando di approfondire e comprenderne la natura e di coglierne il significato. Chiedere aiuto ad un professionista, le consentirebbe di aprirsi e portare tutto in un luogo di ascolto non giudicante. Un supporto adeguato le permetterebbe inoltre di identificare delle strategie utili a fronteggiare i momenti di difficoltà e a rinforzare la fiducia nelle proprie potenzialità.
Resto a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Dott.ssa Maria Grazia Antinori
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Sentirsi sbagliati è una sensazione molto spiacevole. Lo diventa ancora di più quando non c'è un motivo preciso ma molti motivi soprattutto di insoddisfazione. Una sorta di smania, di tristezza di fondo. E' un'emozione, una sensazione che fa soffrire ma che deve essere accolta. fare finta di nulla non aiuta ma, al contrario, può acuire il problema.
Questo stato di disagio segnala che qualcosa non è coerente, non è adattato a noi, che viviamo un conflitto interiore anche se non sappiamo distinguerlo e quindi ancora di meno, siamo in grado di affrontarlo.
Cosa fare?
La soluzione non è nel distruggere ciò che abbiamo ma nel conoscerci meglio, nel capire quello che ci fare stare bene o male.
La psicoterapia è un potente strumento che può cambiare la vita.
Dottoressa Maria Grazia Antinori, Roma
Dott. Marco Musto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto più frequente di quanto possa sembrare: la sensazione di non sentirsi abbastanza, di non essere pienamente compresi o apprezzati, può diventare molto dolorosa e condizionare le relazioni, il lavoro e il rapporto con se stessi.
Il desiderio di piangere, urlare o “scappare lontano” è un segnale importante: ci parla del bisogno di dare voce a emozioni che non trovano spazio e riconoscimento. Non si tratta di una debolezza, ma piuttosto di un campanello che indica quanto sia forte in lei la ricerca di autenticità e di connessione.
Spesso, dietro queste sensazioni, ci sono dinamiche interiori che hanno radici nella storia personale: aspettative (proprie o altrui), paure di non essere all’altezza, confronti continui, schemi relazionali che si ripetono. Lavorare su questi aspetti in un percorso psicologico aiuta a dare un significato nuovo a ciò che prova, a riconoscere e valorizzare le sue risorse, e a costruire relazioni più soddisfacenti con gli altri e con se stessi.
La incoraggio a considerare questa difficoltà non come un punto di rottura, ma come un possibile inizio: il momento in cui si sceglie di guardarsi dentro con uno sguardo diverso; farsi accompagnare da un professionista in questo percorso di scoperta e crescita, rappresenta il primo grande passo e segno di coraggio.
Un caro saluto.
Buongiorno,
grazie per aver condiviso in modo così sincero e aperto ciò che stai vivendo.
Quello che descrivi – il sentirsi “non abbastanza”, non capita o non apprezzata – è un vissuto molto doloroso nei momenti in cui ci sentiamo fragili o in difficoltà. Le emozioni di pianto, di rabbia, o il desiderio di “staccare da tutto e ricominciare da zero” sono modi con cui la mente e il corpo cercano di darti un segnale: c’è un bisogno importante che forse non sta trovando spazio o risposta.
È significativo che tu riesca a riconoscerlo e a parlarne. Questo è già un primo passo di consapevolezza. Spesso, dietro a queste sensazioni, ci sono pensieri molto severi su di sé, aspettative alte o la percezione che gli altri non ci vedano davvero per quello che siamo. Potrebbe essere utile iniziare un percorso di supporto psicologico. Saluti
Dott.ssa Martina Rossi
Psicologo, Psicologo clinico
San Biagio di Callalta
Gentile utente, grazie per aver condiviso, con apertura, ciò che sta provando.
Può accadere, in alcuni momenti di vita, di sentirsi poco compresi, poco apprezzati o non abbastanza e queste emozioni, possono essere davvero difficili da comprendere.
E' stato già un passo prezioso, usare questo mezzo per condividere ciò che sta provando; non sempre è facile riconoscere ed esprimere le proprie emozioni.
La invito a valutare l'opzione di richiedere un supporto psicologico per dare significato a ciò che sente, non è sola in questo percorso. Chiedere un sostegno è un dono prezioso che si può fare a sé stessi e al proprio benessere.
Un caro saluto.

Dott.ssa Martina Rossi
Dott.ssa Caterina Falessi
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
mi dispiace per come si sente. Se un vissuto si presenta spesso, in molte situazioni diverse e con una forte intensità, è probabile che sia legato ad una propria sensibilità interna, a prescindere dalle reali situazioni esterne che possono essere favorevoli o meno. Sarebbe utile esplorare questa sua sensibilità, da dove viene e quali sono i trigger, comprendere se la porta a scegliere situazioni che riprongono e confermano i suoi vissuti, così da poter con il tempo sviluppare una nuova percezione di sé, sentirsi più libera ed in controllo delle proprie scelte di vita. La invito caldamente a rivolgersi ad un professionista per avere un supporto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Caterina Falessi
Dott. Marco Squarcini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima, quello che descrive sembra essere un vissuto molto intenso e doloroso, che tocca gli aspetti profondi del sentirsi compresa, apprezzata e accolta dagli altri.
Nelle relazioni interpersonali il bisogno di sentirsi riconosciuti è fondamentale, quando questo viene a mancare può nascere un dolore che spinge sia verso il ritiro sia verso il bisogno di farsi sentire con forza.
Può essere importante provare vedere questi sentimenti non soltanto come un segnale di fragilità, ma anche come un messaggio da parte del suo mondo interno: una parte di sé che chiede ascolto, comprensione e forse anche nuove possibilità di espressione.
Le suggerirei di provare a osservare questi suoi vissuti con curiosità, ma anche la possibilità di poter esplorare questi significati in uno spazio sicuro e protetto, come quello di una psicoterapia, così da poter dar voce a quei bisogni senza che diventino solo impulsi di fuga o di rottura. Penso che il fatto che abbia trovato le parole per condividere questo suo vissuto sia già un passo molto importante.
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Dott.ssa Irene Cerri
Psicologo, Psicologo clinico
Cecina
Buongiorno- Capita a tutti di sentirsi non visti o non abbastanza. È una sensazione dolorosa, ma non significa che tu non abbia valore: significa che in questo momento ti stai misurando con aspettative e bisogni che non trovano risposta. Non serve scappare o azzerare tutto, ma iniziare a chiederti cosa vuoi davvero per te e quali piccoli passi puoi fare per avvicinarti a quel bisogno. Se queste emozioni diventano troppo forti, parlarne con un professionista può aiutarti a rimettere ordine.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buonasera cara, quello che stai attraversando richiama il dolore profondo che molte persone conoscono, anche se spesso rimane nascosto e non viene espresso. La sensazione di non essere capita, apprezzata o "abbastanza" può infatti diventare una lente attraverso cui interpreti le tue relazioni e le tue esperienze, alimentando così un circolo che si autorinforza e ti fa sentire sempre più isolata.

Le emozioni intense che descrivi, il bisogno di piangere, urlare o fuggire, rappresentano in realtà segnali importanti del tuo mondo interno. Lungi dall'essere debolezze, sono messaggi preziosi che la tua psiche ti sta inviando riguardo a bisogni fondamentali che forse non trovano pieno riconoscimento nelle tue relazioni attuali mentre il desiderio di "ricominciare da zero" nasce spesso dalla comprensibile fantasia che cambiando il contesto esterno si possa trovare sollievo da questo dolore interno, tuttavia quello che portiamo dentro tende a seguirci ovunque andiamo.

Quello che trovo significativo è che tu abbia scelto di condividere questo momento di difficoltà invece di isolarti completamente. Questo gesto contiene già un seme di speranza e rappresenta una ricerca autentica di connessione, dimostrando che dentro di te esiste ancora una parte che crede nella possibilità di essere compresa.

Per questo ti propongo un percorso terapeutico dove possiamo esplorare insieme le radici profonde di queste sensazioni, lavorando contemporaneamente sulla costruzione di un senso di valore personale più solido e duraturo. Ad esempio con la mindfulness potresti sviluppare una maggiore consapevolezza dei tuoi pensieri automatici e dei pattern che si ripetono, mentre con il Voice Dialogue potremmo dare voce alle diverse parti di te, non solo quella che si sente inadeguata, ma anche quella più forte e resiliente che oggi ha avuto il coraggio di chiedere aiuto.

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Stefania Borriello
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente,
dalle sue parole emerge un forte senso di fatica e di solitudine. Capita, in certi momenti della vita, di sentirsi poco compresi o apprezzati e questo può far nascere il desiderio di allontanarsi da tutto o di sfogarsi in modo intenso. Le sue emozioni sono legittime e non indicano fragilità, ma il bisogno profondo di essere riconosciuta.
A volte può essere utile dare spazio a ciò che si prova, ad esempio attraverso la scrittura o condividendo i propri pensieri con qualcuno di fidato. Se queste sensazioni dovessero ripetersi spesso o diventare difficili da gestire, un percorso psicologico potrebbe aiutarla a comprenderne meglio le radici e a ritrovare benessere.
Un caro saluto
Dott.ssa Stefania Borriello
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
quello che descrive è un vissuto che molte persone sperimentano in diversi momenti della vita: la sensazione di non essere comprese, apprezzate o “abbastanza” può generare frustrazione, tristezza e il desiderio di allontanarsi da tutto e tutti. In queste situazioni è naturale sentire il bisogno di sfogarsi, piangere o anche immaginare di “ricominciare da zero”, perché le emozioni diventano molto intense e faticose da gestire.

Questi pensieri e stati d’animo possono avere origini differenti: talvolta sono legati a esperienze del presente, altre volte affondano in vissuti più profondi, che ci portiamo dentro da tempo. È importante non giudicarsi per ciò che si prova, ma accogliere queste emozioni come segnali che meritano attenzione.

Per comprendere meglio cosa sta accadendo e trovare strategie utili per affrontare queste sensazioni, sarebbe davvero utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarla in un percorso di ascolto e supporto personalizzato.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, quello che descrive tocca corde molto profonde e comuni a molte persone, ma che diventano particolarmente dolorose quando si presentano con frequenza e intensità. Sentirsi non capiti, non apprezzati o non abbastanza può creare dentro una sensazione di vuoto e di fatica, che spesso porta a desiderare un cambiamento radicale o a fuggire via da tutto. In questi momenti è come se il peso del giudizio esterno, reale o percepito, e quello del proprio giudizio interiore diventassero talmente grandi da togliere energia e lucidità. Il pianto o la rabbia che sente salire sono modalità naturali del corpo e della mente per liberarsi della tensione accumulata. Non sono segni di debolezza, ma segnali che hanno lo scopo di comunicarle che c’è qualcosa dentro di lei che chiede attenzione e cura. Il desiderio di “chiudere i ponti e ricominciare da zero” spesso non significa realmente voler abbandonare la propria vita, quanto piuttosto un bisogno di alleggerirsi da aspettative, responsabilità e pressioni che in quel momento sembrano insopportabili. È come se la mente cercasse di immaginare una via di fuga per proteggersi da un dolore che sembra troppo grande da sostenere. Da una prospettiva cognitivo comportamentale, è importante notare come questi pensieri di non sentirsi abbastanza tendano a ripresentarsi in contesti diversi, dalle relazioni affettive a quelle lavorative. Questo suggerisce che non sono tanto legati a singoli eventi, ma a uno schema di pensiero più ampio che la porta a interpretare molte situazioni come conferme della sua presunta inadeguatezza. Quando ci si trova dentro questo schema, è facile filtrare la realtà in modo selettivo, dando più peso ai segnali che sembrano confermare la sensazione di non valere e trascurando invece i segnali opposti, quelli che parlano di apprezzamento e riconoscimento. Il fatto che oggi senta più forte questa difficoltà non significa che non abbia risorse per affrontarla. Anzi, il fatto stesso di riuscire a riconoscerla, a descriverla e a chiedere un parere indica che è consapevole di ciò che accade e che non vuole lasciarsi sopraffare. Questo è già un passo importante. Potrebbe essere utile, nei momenti in cui questi pensieri diventano più intensi, provare a rallentare e chiedersi: quali prove concrete ho davvero che le persone non mi apprezzano o che non valgo abbastanza? Spesso questo esercizio porta a vedere che le certezze del momento sono meno assolute di quanto sembrino e che ci sono anche elementi di realtà che dicono il contrario. Allo stesso tempo, può essere prezioso dare spazio alle sue emozioni, magari attraverso attività che permettano di sfogarle in modo sano e contenuto, come scrivere, camminare o parlare con qualcuno di fidato. A volte il bisogno non è tanto quello di cambiare vita da cima a fondo, ma di trovare piccoli modi quotidiani per sentirsi ascoltata e valida. Quello che sta vivendo non è una condanna né una verità su chi è. È piuttosto un modo che la sua mente ha trovato per esprimere un disagio che merita attenzione. Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a riconoscere meglio questi schemi, a ridurne l’impatto e a costruire un senso più saldo di valore personale, indipendente dai giudizi degli altri. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Manuela Valentini
Psicologo, Psicologo clinico
Melfi
Buongiorno,
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo.
Credo che nella vita ci possano essere momenti del genere, in cui ci si sente invisibili, non compresi, non valorizzati. Sono fasi in cui il peso emotivo sembra troppo grande da portare e il desiderio di fuggire o ricominciare da zero diventa forte. Ma questi momenti non definiscono chi è: sono segnali, richieste interiori di ascolto, di spazio e cura. Il fatto che lei riesca a descrivere con tanta chiarezza ciò che prova è già un atto di coraggio ed attenzione verso se stessa. Le emozioni tutte, anche quelle scomode, hanno il diritto di esistere e di essere ascoltate, non sono da respingere. Non è sola, e non è sbagliata: è semplicemente umana. Inoltre va valutato se questo stato di "difficoltà" è frequente o se è associato ad accadimenti specifici o contestuali, come in alcune relazioni, amicizie o a situazioni lavorative, così da comprendere meglio i bisogni che si celano dietro il desiderio di "voler chiudere i ponti" e ricominciare.
Un percorso psicologico potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui esplorare questi vissuti, dare loro voce e significato, e ritrovare il senso del proprio valore. A volte, iniziare a parlarne è già un primo passo verso il cambiamento.
La saluto cordialmente e resto a disposizione per eventuali approfondimenti qualora lo desiderasse.
Dr.ssa Manuela Valentini
Dott.ssa Aurora Ciervo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile Utente,
lei porta qui un sentire che tocca qualcosa di molto profondo: “non essere capita, non essere apprezzata, non essere abbastanza”.
Noi - in quanto esseri umani - ci costituiamo nell’Altro, nello sguardo e nel riconoscimento che attendiamo da chi ci circonda. Quando lei ci parla di questo suo sentire, mi permetta di chiederle: “abbastanza” per chi? “apprezzata” da chi? A chi sta parlando, davvero, quando sente di voler essere “vista” e “sentita”?
Quello che va interrogato è proprio questo disagio che torna, che insiste, che bussa alla porta proprio oggi, in questa giornata difficile. Non si tratta di eliminarlo, ma di decifrarlo: capire cosa le chiede e quale storia porta con sé.
Il fatto che oggi lei possa mettere in parola questo sentire, e condividerlo, è già un atto importante. Perché nominare le cose, darle voce, significa iniziare a prendere una posizione diversa rispetto ad esse.
Il consiglio è di cercare un professionista che possa accompagnarla verso una maggiore conoscenza di ciò che sta esperendo, della sua storia e dei suoi vissuti, permettendole così di sperimentare uno spazio sicuro in cui comprendere e rielaborare questo suo sentire.
Un caro saluto
A.C.
Dott.ssa Ilaria Bresolin
Psicologo, Neuropsicologo
Breda di Piave
Gentile utente, grazie per aver condiviso questi suoi pensieri. Capisco come spesso quello che noi sentiamo e quello che diciamo a noi stessi possa essere molto spesso pesante da gestire, intenso e che condizioni gli ambiti di vita quotidiana.
Quando dici che a volte vorresti solo piangere o urlare è comprensibile, è un modo che la nostra mente trova per cercare di sfogare e dare sollievo, cercando di ritornare a una situazione di baseline.
A volte può essere utile in questi momenti considerare il pensiero che ti viene in mente e cercare di smontarlo. Ovvero: davvero non sei abbastanza e non sei apprezzata? Cosa hai fatto/non hai fatto per essere considerata tale? Cerca di distinguere quelli che sono i fatti reali e quelli che invece sono dei pensieri o delle paure, ma che non corrispondono alla realtà.
Può essere positivo anche parlare con qualcuno di fidato se hai accanto qualcuno che sai che ti può ascoltare. In ogni caso il mio consiglio è anche quello di rivolgerti a un professionista che sappia darti i giusti strumenti per affrontare queste situazioni.
Spero di essere stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Dott.ssa Beatrice Migiani
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, la ringrazio per la condivisione che sta facendo. Immagino quanto possa essere doloroso provare queste sensazioni e sentirsi divisa tra ciò che si vorrebbe fare per allontanare questa sofferenza. Quello che posso dirle è che sicuramente è molto complessa la situazione dal momento in cui si pensa che è l'altro a determinare il nostro modo di sentirci. Non possiamo consegnare le chiavi della felicità della nostra vita alle condizioni esterne da noi perchè non possono essere controllabili, solo e quando crediamo davvero che siamo noi gli autori del libro della nostra vita possiamo sentirci davvero liberi, senza pretendere che sia l'altro a confermarci.

Un caro saluto
Dott.ssa Chiara Esposito
Sessuologo, Psicologo clinico, Psicologo
Pontedera
Car* utente, grazie per aver condiviso con sincerità quello che stai vivendo. Le sensazioni che descrivi come il sentirsi non compres*, non abbastanza, il desiderio di piangere, urlare o fuggire lontano, parlano di una sofferenza interiore che non riguarda solo i fatti esterni, ma qualcosa di più profondo, legato al modo in cui ci si percepisce e ci si sente in relazione con gli altri. Questi vissuti possono essere la manifestazione di bisogni emotivi non riconosciuti o non accolti, che nel presente si ripetono e si riattivano nelle relazioni. Il sentirsi non vist* o non capit* spesso affonda le radici in esperienze passate che hanno lasciato un segno e che oggi tornano a farsi sentire. È come se una parte di sé cercasse con forza di esprimere la propria voce e di essere finalmente ascoltata. Uno spazio di consulenza psicologica può essere prezioso per dare forma e significato a queste emozioni, comprenderne le origini e trasformarle in una possibilità di crescita. Insieme potremmo lavorare non solo sul sollievo dalla sofferenza, ma anche su come costruire un rapporto diverso con te stess* e con chi sta accanto. Se senti che è il momento di iniziare questo percorso, possiamo incontrarci in videoconsulenza… sarebbe un piacere accompagnarti in questa esplorazione e offrirti un luogo sicuro in cui sentirti finalmente accolt* e ascoltat*. Ti lascio una domanda su cui riflettere: cosa credi che quella parte di te che vorrebbe “urlare o scappare” stia cercando di comunicarti? Un caro saluto, Dott.ssa Chiara Esposito
Buongiorno, mi dispiace che oggi sia una giornata in cui si trova in difficoltà, ma riconosco che proprio oggi si pone delle domande su quello che sta vivendo e chiede aiuto. Mi colpisce che "a volte" ha "la sensazione di non essere capita, di non essere apprezzata, di non essere abbastanza: quindi, ci sono volte in cui ha la sensazione di essere capita, apprezzata e di essere abbastanza... quando accade? in quali contesti?
Inoltre, mi domando da chi desidererebbe sentire queste sensazioni nello specifico? Lei stessa sente di capirsi, apprezzarsi, di sentirsi abbastanza?
Le consiglio di intraprendere un percorso con un professionista per fare chiarezza su quanto Le sta accadendo e per ripartire da ciò che c'è in questo momento: ripartire da zero, ahimè, non è possibile; nella sua vita sono accadute purtroppo brutte esperienze (da accogliere, comprendere e trasformare in qualcosa di digeribile), ma anche begli avvenimenti di cui far tesoro: Le consiglierei di ripartire da qui.
Buona giornata!

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