Buonasera, mi chiamo Eleonora ed ho 34 anni. Volevo esporre la mia problematica in quanto ne sto us

24 risposte
Buonasera, mi chiamo Eleonora ed ho 34 anni.
Volevo esporre la mia problematica in quanto ne sto uscendo un po pazza.
Premetto che è da 4 anni che vado da uno psicologo.
Il mio grosso problema che mi affligge particolarmente è mia madre, una donna repressa, violenta, che mi offende con parole abbastanza pesanti, una persona invidiosa dei traguardi altrui e che porta in palmo di mano suo figlio maggiore.
Arriviamo da una situazione dove mio padre è un ex alcolizzato, e non c'è mai stato un bel clima familiare.
Il punto sta che io sono arrivata al limite, ho sempre avuto remore di andarmene di casa in quanto economicamente i miei genitori non ce la farebbero, e quindi parte sempre il famoso " senso di colpa".
Ora mi sto mettendo in moto per cercare qualcosa, ma lei è sempre pronta ad umiliarmi dicendomi che se me ne vado mi devo scordare che lei esista, inoltre è una persone maniaca del controllo, a 34 anni non posso nemmeno decidere di stare fuori a dormire sennò si arrabbia, vorrebbe lei decidere chi devo frequentare o meno e sinceramente a 34 anni sono stanca. Se qualcuno può darmi un consiglio per come affrontare questo distacco senza che lei ne faccia una tragedia e io abbia questo senso di colpa
Grazie
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott. Francesco Pellino
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Milano
Ciao Eleonora. Mi spiace molto per il disagio che stai vivendo. Dovresti ristrutturare un pò il concetto di colpa. Dato che lavori già con uno psicologo, evolvere il concetto di colpa in responsabilità potrebbe già essere un primo passo. Non è colpa tua se ti trovi in questa situazione ma è tua responsabilità il come la gestisci e la fai evolvere. A volte è impossibile salvare tutti e bisogna prendersi la responsabilità di una brutta reazione da parte di un genitore. Inoltre devi darti il permesso... il permesso di vivere la tua vita perché se continui a vivere quella degli altri, chi vivrà la tua? Coraggio e se serve un ulteriore supporto mi trovi disponibile.
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Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve,
il senso di colpa di solito è per ciò che non si fa, non per quello che crediamo di fare sbagliando...
Lei già lo sa che deve trovare la sua strada, sua madre può impedirglielo fino ad un certo punto, è lei che se lo nega.
Le auguro di spiccare presto il suo volo.
Un caro saluto
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, posso solo immaginare cosa voglia dire vivere ciò che lei ha vissuto e sta vivendo. La prima cosa che mi sento di dirle e di riflettere sull'emozione della colpa. Come mai a fronte di tutto ciò che subisce lei oggi si sente così incolpa se decidesse di vivere la sua vita? La voce di sua madre pesa in modo importante sulla sua vita, tuttavia oggi lei non sta vivendo rimane bloccata nella ragnatela familiare. Difendersi, mettere dei confini, decidere per sè stessi è fondamentale nella vita di ognuno. Alle volte siamo convinti che far pendere l'ago delle decisioni più verso noi stessi sia sbagliato, ci fa sentire in colpa. Tuttavia l'ago deve pendere un po sempre verso di noi, perché questo ci permette di riconoscere i nostri bisogno e perseguire i nostri scopi. Sia dia l'opportunità di far pendere l'ago verso di sé e prendere la sua strada. In bocca a lupo Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Laura Mandelli
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Lecco
Cara Eleonora, mi spiace molto per la sofferenza e la fatica che ha dovuto e deve affrontare. Sicuramente ciò che lei ha "respirato" nella sua crescita la porta oggi ad avere quel senso di colpa. Senso di colpa che "parla" del legame che lei ha con sua mamma e che dice di quanto per lei Eleonora sia difficile lasciare andare ciò che è stato e permettersi di vivere una vita serena... È difficile legittimare il proprio desiderio di fare ciò che vogliamo, soprattutto se siamo cresciuti pensando che fosse sbagliato. Provi a lavorare su questi aspetti per vivere con serenità e fiducia questo distacco riconoscendo quanto, al di là delle questioni economiche, ci sia proprio un incastro che è divenuto insostenibile. Un caro augurio, Laura Mandelli
Dott.ssa Maria Zaupa
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Vicenza
Gentile Eleonora, una situazione non facile da sostenere (...) c'è il legame famigliare che, per quanto conflittuale, sembra che lei voglia mantenere e c'è Lei ,con il suo desiderio di autonomia. Può gestire la sua decisione, quando si sentirà di prenderla, ma non quella di sua madre che, se ne farà una tragedia, sarà un 'effetto collaterale'. A volte lavorare sul proprio modo di comunicare può essere di grande aiuto tuttavia è relativo...a chi riceve quanto espresso. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Dott.ssa Sara Pascoli
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Buona sera Eleonora, Mi spiace per la difficile situazione che vive, e credo che sia per lei un bel passo avanti aver deciso di andarsene di casa, ed anche un passo doveroso nei confronti di sé stessa. Se è in terapia sarebbe bene affrontare il senso di colpa col suo terapeuta. La colpa è legata al bisogno e al senso di appartenenza: in questo caso è scatenata dal forte legame ( seppur doloroso ) con la madre e dalla paura di perderla. Ci sono diverse metodologie che possono aiutarla a trasformare e modulare la colpa in modo da permetterle di compiere questo distacco, ( ipnosi, EMDR, ecc..), e nel momento in cui lei avrà la forza e la tranquillità per compiere questo passo anche il rapporto con sua madre subirà una trasformazione. Non demorda: le auguro ulteriori progressi nella sua terapia e se volesse un'ulteriore aiuto o confronto anche con me mi può trovare anche on line. Un abbraccio.
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Verona
Cara Eleonora,
Immagino quanto si senta combattuta tra la responsabilità verso la Sua famiglia e quella verso se stessa.
Nella Sua famiglia Lei vive una confusione di ruolo tra fare la brava figlia e sostenitrice finanziaria (ruolo più genitoriale) che Le impedisce di diventare autonoma.
Purtroppo solo allontanandosi dalla famiglia, anche se con dolore, è l’unica strada per darLe la possibilità di trovare se stessa, la Sua vera forza interiore e la Sua autonomia a 34 anni.
Rimango a disposizione per approfondimenti
Cordiali saluti
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
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Dott.ssa Arianna Fatichenti
Psicologo clinico, Psicologo
Civezzano
Buongiorno Eleonora, mi sembra che la tua situazione famigliare sia difficile e ora stai prendendo la decisione di allontanarti. Non si può gestire o controllare come reagiscono gli altri, tua mamma si è sempre comportata in questo modo e non ne conosce altri. Quindi il consiglio che ti do è di continuare il tuo percorso psicologico per avere un supporto nel momento del distacco, che sarà difficile. Solo affrontandolo passo dopo passo vedrai come gestirlo, non c'è una formula magica per far scomparire il senso di colpa, sarà un processo, che è giusto che tu faccia.
Un saluto
Dr. Marco Cenci
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
Non sarebbe corretto nè professionale darle consigli online su una questione così delicata... Se sta già facendo un percorso con un collega le consiglio di rivolgersi a lui: è il professionista che ha più elementi per aiutarla.
Dott. Marco Cenci
Dott. Massimo Motta
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Mondovì
Cara Eleonora, quello che hai scritto racconta una storia di grande fatica e sofferenza, non solo tua ma di tutta la tua famiglia. Spesso genitori sofferenti agiscono sui figli comportamenti che li portano a sentirsi in colpa se decidono di vivere la propria vita e trovare i propri spazi. I ricatti emotivi che tua madre agisce nei tuoi confronti ne sono un esempio.
E' importante che tu prosegua nel tuo percorso psicologico e, settimana dopo settimana, tu possa parlare approfonditamente in terapia e trovare un modo differente di pensare e di vedere le cose: l'unica, grande responsabilità che abbiamo è verso noi stessi, e nella tua situazione, non avrai il permesso di andartene da parte dei tuoi genitori, ma dovrai deciderlo tu e prenderti questo spazio, e probabilmente i tuoi genitori faranno di tutto per metterti i bastoni tra le ruote. Ma è importante che tu, accompagnata dal tuo terapeuta, possa esplorare tutti questi ambiti e costruirti le opzioni e le possibilità di andare via e realizzare te stessa. Economicamente, magari, sarà possibile che tu possa continuare ad aiutarli, o a lasciare che, in tua assenza, i tuoi genitori si impegnino in prima persona per il loro benessere o, perlomeno, per la loro sopravvivenza.
I miei migliori auguri per una bella fioritura personale.
Dott.ssa Paola Fraschetti
Psicologo, Psicoterapeuta
Bracciano
Cara Eleonora, il senso di colpa che lei descrive è il cordone ombelicale che sua madre non ha mai tagliato e che probabilmente non ha nessuna intenzione di tagliare, tant'è che attiva ricatti affettivi appena lei decide di mettere in atto un minimo di autonomia, come dormire da un'amica. Da ciò che descrive, Eleonora, la sua famiglia le sta impedendo di fare i passi evolutivi in linea con la sua età. Tocca a lei tagliare il cordone ombelicale, nessun altro può farlo al suo posto, è un lavoro lungo ed anche doloroso, ma si può fare. Prosegua la sua terapia, il suo psicologo l'accompagnerà a spiccare il volo. Un caro saluto ed un augurio per il suo percorso di emancipazione.
Dott.ssa Giulia Radice
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Monza
Gentile Eleonora, se dopo 4 anni di lavoro si sta chiedendo come può allontanarsi da sua madre senza che nessuno soffra, forse si sta ponendo le domande sbagliate. Se sua madre è invidiosa dei risultati altrui, forse non sarà mai capace di condividere la gioia delle sue conquiste personali. Se ciò che manca a lei, Eleonora, è avere un qualcuno di significativo con cui festeggiare i suoi traguardi, forse è arrivato il momento di cercare fuori dalla sua famiglia.
Dott.ssa Antonella Cramarossa
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Bari
Gentile utente, ringraziandola per aver condiviso la sua esperienza, mi permetto di fare qualche riflessione a riguardo.
Dal suo racconto, sembra che sua madre e il rapporto con lei, per quanto complicato e conflittuale, rappresenti un importante punto di referenza e quindi un importante fattore per la sua stabilità personale, seppure le provochi uno stato di disagio. Distacco e senso di colpa, sono temi che ha affrontato durante questi 4 anni di terapia? E se sì, in che modo? Un adeguato percorso terapeutico potrebbe fare luce sui motivi delle difficoltà che sta riscontrando in questo tentativo di distacco, e potrebbe aiutarla a trovare nuovi punti di referenza alternativi alla figura materna. Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Dott.ssa Giulia Scalesse
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Arzano
Salve Eleonora, leggo che fa una terapia da 4 anni.
Le consiglio di rivolgersi direttamente al suo terapeuta e di farsi aiutare, sarà sicuramente al corrente della sua situazione in particolare e potrete, insieme, lavorare più profondamente su questi aspetti che la fanno stare male.
Dott.ssa Sara Lucariello
Psicologo, Psicologo clinico
Altamura
Buon pomeriggio Eleonora, immagino che per lei questa situazione sia davvero difficile da gestire, soprattutto perchè va avanti da molto tempo, dato che lei ha intrapreso già un percorso terapeutico le consiglierei di parlare in maniera più franca con il suo terapeuta in modo tale che insieme possiamo trovare la strada migliore per affrontare la situazione. Nel caso in cui lei sente che è venuto meno un rapporto di fiducia potrebbe informare il collega e valutare insieme se sia il caso di fare un cambio psicologo. Le auguro il meglio, cordialmente dott.ssa SL
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile Eleonora,

Mi dispiace molto leggere della difficile situazione familiare che stai affrontando e dell'impatto che ha sulla tua salute mentale. È evidente che tuo madre abbia un comportamento molto nocivo e tossico nei tuoi confronti, e comprendo quanto possa essere difficile sentirsi intrappolati in una relazione così complicata.

Innanzitutto, voglio rassicurarti che è assolutamente legittimo e sano desiderare allontanarsi da una situazione tossica come questa. Il senso di colpa che provi è comprensibile, ma è importante ricordare che il tuo benessere emotivo e la tua felicità sono priorità fondamentali.

Il fatto che tu stia già ricevendo supporto psicologico è un passo positivo e importante verso il tuo benessere. Continuare a lavorare con uno psicologo può aiutarti a elaborare i tuoi sentimenti, a stabilire confini sani e a sviluppare strategie per affrontare questa situazione in modo efficace.

Quando si tratta di affrontare il distacco da tua madre, è essenziale avere un piano d'azione chiaro. Ci sono diverse strategie che potresti considerare:

1. **Comunicazione chiara e assertiva**: Esprimi i tuoi sentimenti e le tue intenzioni in modo chiaro e risoluto, senza essere aggressiva ma mantenendo una posizione ferma. Spiega a tua madre che il tuo desiderio di allontanarti non è un atto di disprezzo nei suoi confronti, ma una necessità per il tuo benessere emotivo.

2. **Stabilire confini sani**: Definisci confini chiari riguardo al tuo spazio personale, alle tue decisioni e alle tue relazioni. Fai capire a tua madre che sei un adulto e hai il diritto di prendere le tue decisioni senza il suo controllo costante.

3. **Ricorso a supporto esterno**: Cerca il supporto di amici fidati, altri familiari o gruppi di sostegno che possano sostenerti durante questo processo. È importante avere persone che ti sostengano e ti incoraggino lungo il percorso.

4. **Conservare la calma e la pazienza**: È probabile che tua madre reagisca in modi imprevedibili o irrazionali al tuo tentativo di distacco. Cerca di mantenere la calma e la compostezza, e non lasciarti coinvolgere in conflitti dannosi.

5. **Ricordare il tuo valore**: Non dimenticare mai il tuo valore e la tua dignità come persona. Meriti di essere trattata con rispetto e di vivere una vita piena e soddisfacente, indipendentemente da ciò che tua madre possa dire o fare.

Eleonora, capisco che questo sarà un percorso difficile e doloroso, ma è un passo importante verso la tua libertà emotiva e il tuo benessere. Continua a cercare il supporto di professionisti e persone di fiducia mentre intraprendi questo viaggio. Se desideri ulteriori consigli o supporto, sono qui per te.

Con affetto,

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Monica D'Ettorre
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno Eleonora, mi dispiace per quello che ha vissuto e vive. Credo che nel percorso terapeutico che sta seguendo da 4 anni siano affrontate tutte le tematiche ed i vissuti che sta qui portando. Sento quanto è difficile per lei differenziarsi e darsi il permesso di vivere la sua vita. Sembra che anche in questo spazio si chieda il permesso di poterlo fare e di cercare da più persone la spinta per muoversi. Ciò mi da la misura di quanto complessi siano i suoi legami familiari. A sua disposizione. Cari saluti. Dott.ssa Monica D'Ettorre
Dott.ssa Simona Di Napoli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve Eleonora,
mi dispiace saperla in questa situazione, nella quale si sente intrappolata e dove la “carceriera” è proprio la persona che più di tutte dovrebbe volere il suo bene. Ma sappiamo purtroppo che i genitori non sempre riescono a comportarsi nel migliore dei modi con i propri figli, perché dovrebbero prima affrontare e superare le loro stesse problematiche.
Lei però potrebbe essere quella che spezza la catena, quella che, malgrado tutta la sofferenza che sicuramente ha dovuto vivere sin da piccola, ha la forza e la determinazione necessaria per cambiare la rotta. E salvarsi.
Ritengo che sia fondamentale per lei trovare la sua indipendenza, allontanarsi da queste dinamiche disfunzionali e provare a porre dei limiti più sani con sua madre.
Sono sicura che starà già affrontando queste tematiche con la sua terapeuta, la sento consapevole e con le idee chiare. Deve solo trovare il coraggio di vivere la sua vita, ne ha tutto il diritto!
Poi il senso di colpa che, come dice lei, molto probabilmente proverà, lo potrà gestire al momento con la professionista che la sta seguendo. Stesso discorso vale per la reazione che sua madre potrebbe avere, potrebbe essere dura, sì, ma lei sarà forte del fatto che sta facendo la cosa giusta! Non si manchi di rispetto come nel passato altre persone hanno fatto nei suoi confronti, ma faccia la scelta di amarsi e di voler essere felice!
Le auguro il meglio!
Un caro abbraccio.
Dott.ssa Simona Di Napoli
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno Eleonora, la ringrazio per aver condiviso una situazione così delicata e importante. Posso capire quanto sia difficile per lei vivere questo conflitto tra il desiderio di autonomia e il senso di responsabilità che sente verso i suoi genitori, soprattutto in un contesto familiare così complesso. È evidente quanto questa situazione le stia pesando e quanto desideri trovare un modo per sentirsi più libera e serena. Il senso di colpa che descrive è un sentimento comune in situazioni come la sua, specialmente quando ci si trova in una famiglia dove ci sono state dinamiche difficili e un clima di controllo. È importante però ricordare che il desiderio di costruire una vita autonoma non è egoismo, ma un diritto naturale, e prendersi cura di sé non significa abbandonare chi si ama. Anzi, spesso creare una distanza sana può migliorare anche le relazioni, proprio perché le permette di proteggersi e di affrontare le situazioni con maggiore equilibrio. Sua madre sembra utilizzare delle strategie di controllo, come le minacce emotive ("dimenticati che io esista"), per cercare di mantenere il legame nei suoi termini. Questi atteggiamenti possono amplificare il suo senso di colpa e farla sentire bloccata, ma è importante ricordare che queste reazioni non sono un riflesso del suo valore come figlia. Sono, piuttosto, espressioni delle difficoltà emotive di sua madre, che probabilmente fatica a gestire il cambiamento e la possibilità di perdere il controllo. Tuttavia, questo non significa che lei debba sacrificare la sua vita e il suo benessere per rispondere a queste dinamiche. Un primo passo potrebbe essere lavorare sul modo in cui affronta il senso di colpa. Provi a chiedersi: cosa significa per me essere una "brava figlia"? È possibile essere una persona amorevole verso i miei genitori, pur mettendo dei confini che proteggano la mia libertà e serenità? Lavorare su questi pensieri può aiutarla a ristrutturare la percezione che ha di sé e delle sue scelte, permettendole di affrontare con maggiore determinazione il percorso verso l'indipendenza. Quando deciderà di parlare con sua madre del suo desiderio di andarsene, le consiglio di mantenere un tono fermo ma rispettoso. Potrebbe ad esempio spiegare che questa scelta non è contro di lei, ma per sé stessa, perché ha bisogno di crescere e costruire la propria vita. È possibile che inizialmente sua madre reagisca con rabbia o accuse, ma è importante che lei resti centrata sui suoi bisogni, riconoscendo che la reazione di sua madre è fuori dal suo controllo. Un'idea potrebbe essere prepararsi a gestire le emozioni legate a questa conversazione, magari con l'aiuto del suo psicologo. Può essere utile anche iniziare a stabilire dei piccoli confini già ora, come rivendicare qualche decisione autonoma (ad esempio su dove dormire o con chi uscire), per abituarsi gradualmente a esercitare il controllo sulla sua vita. Infine, tenga a mente che costruire una distanza fisica può essere un atto di cura per sé stessa, ma anche per la relazione con sua madre. A volte, un confine chiaro aiuta entrambe le parti a riflettere e a trovare un equilibrio migliore. La sua consapevolezza e determinazione sono già un passo fondamentale verso il cambiamento. Merita di vivere una vita libera da questi vincoli. Cari saluti. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera Eleonora, grazie per aver condiviso la sua esperienza, che capisco possa essere davvero dolorosa. Il senso di colpa che descrive è comune in situazioni di dipendenza emotiva e manipolazione, soprattutto quando c'è un forte legame con un genitore che esercita un controllo su di lei. Il passo di cercare un'indipendenza è sicuramente importante per il suo benessere e per poter crescere in autonomia. Le consiglio di lavorare su questa separazione in modo graduale, magari cercando prima un supporto esterno, come il suo psicologo, per affrontare i sentimenti di colpa e prepararsi mentalmente a questa fase. Potrebbe essere utile anche cercare di ridurre il coinvolgimento emotivo con sua madre, evitando confronti che possano alimentare ulteriormente il conflitto.
Quando sarà pronta per il distacco, provi a comunicarlo con fermezza ma con serenità, cercando di non alimentare ulteriori conflitti. Potrebbe essere utile anche trovare modalità pratiche per mantenere un contatto, se necessario, ma senza rimanere legata a dinamiche distruttive.

Dott.ssa Federica Palazzetti
Psicologo, Psicologo clinico
Vicenza
Buongiorno,
lei ha 34 anni e da quello che ho capito, nonostante il rapporto conflittuale con i suoi genitori, ha sempre dato un aiuto economico in casa. Credo che ora, se lei sente, comprensibilmente, il desiderio di uscire di casa e crearsi una vita indipendente, debba seguire i suoi desideri: ne ha tutto il diritto. Potrebbe aiutarla nell'inizio di una nuova vita, un aiuto psicologico, anche breve. Questo potrebbe aiutarla a superare i sensi di colpa che prova e a vivere con maggior serenità il suo nuovo percorso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Federica Palazzetti
Dott.ssa Laura Verbena
Psicologo, Psicologo clinico
Bolzano
Salve Eleonora,
grazie per essersi esposta e aver chiesto aiuto. Non è semplice trovarsi a 34 anni a dover ancora lottare per ottenere spazi di libertà, soprattutto dopo tanta sofferenza che avrà sicuramente attraversato. Il senso di colpa che avverte è un sentimento molto comune in situazioni come la sua: spesso i legami familiari, anche quando diventano oppressivi o svalutanti, hanno ancora un impatto emotivo ancora forte su di noi. In parte perché ci hanno insegnato che “i genitori non si abbandonano mai”, in parte perché il senso di responsabilità verso di loro viene confuso con il dovere di sacrificare la propria vita. Però, è necessario distinguere tra l’affetto e il dovere di rinunciare alla propria indipendenza o al proprio benessere per mantenere intatti certi equilibri familiari.
Lei è un’adulta, e ha pieno diritto di scegliere come vivere, con chi stare, dove abitare e come costruire la propria vita. Il fatto che sua madre minacci di “non esistere più per lei” se se ne andrà di casa, pur doloroso, è un tentativo di controllo emotivo. Questo tipo di ricatti nascono più dalla difficoltà del genitore di fare i conti con l’inevitabile sofferenza a cui andrà incontro quando lei andrà via, che non da un reale desiderio di interrompere il rapporto.
Per affrontare questo distacco in modo più sostenibile, le consiglio di iniziare a lavorare sul suo senso di colpa e sul potenziale distacco dalla sua famiglia in terapia. Avere il suo spazio le potrà essere solo di aiuto.
Si prepari ad una reazione di forte protesta o manipolazione emotiva, se lei decide di distaccarsi fisicamente ed emotivamente, ma si ricordi che lei non può cambiare i suoi genitori, ma può decidere come gestire la sua vita e proteggere la sua salute mentale. Questo non significa “non amare più” i propri genitori, ma semplicemente smettere di sacrificarsi oltre il dovuto.
Le auguro il meglio.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
la situazione che descrive è quella tipica di un legame familiare profondamente disfunzionale, in cui una madre esercita un controllo emotivo e psicologico molto forte attraverso critiche, umiliazioni, minacce affettive (“se te ne vai, ti devi scordare che esisto”) e richieste che non corrispondono alla sua età e alla sua autonomia. Non è Lei ad essere “sbagliata”: è un sistema familiare che non le ha mai dato sicurezza, rispetto o libertà.

Il senso di colpa che avverte non nasce da una colpa reale, ma da anni di condizionamento: quando un genitore fa leva sulle paure, sul bisogno di approvazione e sul dovere morale, il figlio impara a sentirsi responsabile del suo benessere. Ma un adulto non può essere trattenuto in casa tramite ricatti emotivi. E la frase “ti devi scordare che esisto” non è amore: è manipolazione, dettata dalla paura di perdere il controllo.

È importante distinguere due piani:

il desiderio legittimo di costruirsi una vita propria,

la reazione di sua madre, che non è sotto il suo controllo.

Lei non può impedire a sua madre di drammatizzare, arrabbiarsi o fare scenate. Può però imparare a non far dipendere le sue scelte dalla paura delle sue reazioni. È questo il passaggio più difficile, ma anche il più liberante.

Un distacco sano non significa “abbandonare” i genitori: significa smettere di subire ciò che la fa star male. E non c’è nulla di ingiusto nel proteggersi. A 34 anni ha diritto a privacy, autonomia, orari propri, relazioni proprie, e soprattutto a vivere in un ambiente che non la ferisce quotidianamente.

Un possibile percorso è questo:

Preparare l’uscita in modo pratico, con calma, senza annunci drammatici.

Comunicare la decisione in modo fermo ma non conflittuale, dicendo:
“Mamma, ho bisogno di vivere per conto mio. È una scelta che riguarda la mia crescita, non un rifiuto nei tuoi confronti.”

Accettare che lei possa reagire male: la sua reazione appartiene a lei, non è una prova del fatto che Lei stia sbagliando.

Lavorare in terapia sul senso di colpa, perché è la parte più radicata: non si elimina razionalmente, ma si riduce con consapevolezza e confini chiari.

Ricordarsi che aiutare economicamente i genitori non significa dover convivere con loro: può sostenerli se lo desidera, senza rinunciare alla sua libertà.

Lei sta tentando qualcosa di sano: mettere fine a una forma di dipendenza emotiva che la sta logorando da anni. Il compito non è “evitare che sua madre soffra”, ma imparare che può volerle bene anche da un’altra casa, in un altro assetto, dove non venga più ferita, controllata o svalutata.

Resto a disposizione se desidera un supporto per definire confini chiari o per affrontare le sue reazioni emotive durante questo passaggio.

Dott.ssa Sara Petroni

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