Buonasera, Ho un problema di insonnia nelle giornate in cui mi capita qualcosa di negativo. Mi sve
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Buonasera,
Ho un problema di insonnia nelle giornate in cui mi capita qualcosa di negativo.
Mi sveglio verso le 2/3 di notte e il primo pensiero è cio che mi e successo e di lì non dormo più.
Le situazioni possono essere le più disparate, a lavoro in giro, in situazioni in cui avrei voluto dire o fare qualcosa di diverso ma anche in situazioni in cui mi sento soddisfatta di come ho reagito alla situazione negativa.
Questo spesso mi porta a fuggire dai confronti lavorativi per paura che la cosa si ripercuota sulla mia tranquillità notturna.
Perche mi succede questo e c'è un modo per riaddormentarsi? Anche la melatonina non mi aiuta.
Grazie mille
Ho un problema di insonnia nelle giornate in cui mi capita qualcosa di negativo.
Mi sveglio verso le 2/3 di notte e il primo pensiero è cio che mi e successo e di lì non dormo più.
Le situazioni possono essere le più disparate, a lavoro in giro, in situazioni in cui avrei voluto dire o fare qualcosa di diverso ma anche in situazioni in cui mi sento soddisfatta di come ho reagito alla situazione negativa.
Questo spesso mi porta a fuggire dai confronti lavorativi per paura che la cosa si ripercuota sulla mia tranquillità notturna.
Perche mi succede questo e c'è un modo per riaddormentarsi? Anche la melatonina non mi aiuta.
Grazie mille
Buonasera,
quello che descrive è un fenomeno piuttosto comune: quando viviamo situazioni emotivamente intense — anche se gestite bene — il corpo e la mente rimangono in uno stato di attivazione. Durante la notte, questo può tradursi in risvegli improvvisi e difficoltà a riaddormentarsi, soprattutto se i pensieri tornano subito su ciò che è accaduto.
In quei momenti la mente tende a “riavvolgere il nastro”, cercando di capire o controllare quanto successo. Non si tratta di una mancanza di forza o di autocontrollo, ma di una reazione fisiologica dello stress: il sistema nervoso rimane in allerta, anche quando vorremmo riposare.
Per favorire il riaddormentamento può essere utile:
Evitare di lottare con il sonno: se dopo 15–20 minuti non si riesce a dormire, alzarsi e fare qualcosa di calmo (leggere, respirare, ascoltare musica rilassante), poi tornare a letto quando la sonnolenza ritorna.
Allenare la mente a spostare il focus: tecniche di respirazione lenta o di mindfulness aiutano a riportare l’attenzione sul corpo, allontanandola dai pensieri ricorrenti.
Riflettere sulle emozioni legate ai “confronti”: a volte la paura del conflitto o il bisogno di approvazione mantengono un livello di tensione che si ripresenta la notte. Lavorarci in uno spazio di ascolto psicologico può aiutare a ridurre questo legame tra stress diurno e insonnia.
La melatonina può aiutare nei disturbi del ritmo sonno-veglia, ma nei casi in cui il problema è l’attivazione emotiva, spesso serve un intervento diverso — centrato sulla gestione dello stress e dei pensieri che disturbano il sonno.
quello che descrive è un fenomeno piuttosto comune: quando viviamo situazioni emotivamente intense — anche se gestite bene — il corpo e la mente rimangono in uno stato di attivazione. Durante la notte, questo può tradursi in risvegli improvvisi e difficoltà a riaddormentarsi, soprattutto se i pensieri tornano subito su ciò che è accaduto.
In quei momenti la mente tende a “riavvolgere il nastro”, cercando di capire o controllare quanto successo. Non si tratta di una mancanza di forza o di autocontrollo, ma di una reazione fisiologica dello stress: il sistema nervoso rimane in allerta, anche quando vorremmo riposare.
Per favorire il riaddormentamento può essere utile:
Evitare di lottare con il sonno: se dopo 15–20 minuti non si riesce a dormire, alzarsi e fare qualcosa di calmo (leggere, respirare, ascoltare musica rilassante), poi tornare a letto quando la sonnolenza ritorna.
Allenare la mente a spostare il focus: tecniche di respirazione lenta o di mindfulness aiutano a riportare l’attenzione sul corpo, allontanandola dai pensieri ricorrenti.
Riflettere sulle emozioni legate ai “confronti”: a volte la paura del conflitto o il bisogno di approvazione mantengono un livello di tensione che si ripresenta la notte. Lavorarci in uno spazio di ascolto psicologico può aiutare a ridurre questo legame tra stress diurno e insonnia.
La melatonina può aiutare nei disturbi del ritmo sonno-veglia, ma nei casi in cui il problema è l’attivazione emotiva, spesso serve un intervento diverso — centrato sulla gestione dello stress e dei pensieri che disturbano il sonno.
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Buonasera,
quello che descrivi è un fenomeno piuttosto comune: dopo situazioni stressanti o emotivamente forti, il corpo resta “in allerta” e questo può provocare risvegli notturni e difficoltà a riaddormentarsi. Non è un segno di debolezza, ma una normale reazione fisiologica all’emozione non ancora elaborata. Un percorso psicologico può aiutarti a ridurre l’attivazione interna e a ritrovare un sonno più stabile, imparando tecniche pratiche per gestire i pensieri e rilassare il corpo durante la notte. Se lo desideri, possiamo fissare un primo colloquio per approfondire insieme e individuare le strategie più adatte a te.
A disposizione
Mariella Bellotto
quello che descrivi è un fenomeno piuttosto comune: dopo situazioni stressanti o emotivamente forti, il corpo resta “in allerta” e questo può provocare risvegli notturni e difficoltà a riaddormentarsi. Non è un segno di debolezza, ma una normale reazione fisiologica all’emozione non ancora elaborata. Un percorso psicologico può aiutarti a ridurre l’attivazione interna e a ritrovare un sonno più stabile, imparando tecniche pratiche per gestire i pensieri e rilassare il corpo durante la notte. Se lo desideri, possiamo fissare un primo colloquio per approfondire insieme e individuare le strategie più adatte a te.
A disposizione
Mariella Bellotto
Buonasera, lei si è creata un circolo vizioso in cui la paura di risvegli precoci, e quindi di non dormire a sufficienza, si sovrappone all'evitamento quasi morboso delle occasioni che possono interferire col sonno. Questo circolo vizioso va spezzato con un atteggiamento completamente opposto. Cioè accogliere l'insonnia e i pensieri intrusivi che l'accompagnano in maniera più positiva, e non come una catastrofe.
Il sonno è un evento naturale, rimuginare spesso è inevitabile entro certi limiti.
Uno psicoterapeuta l'aiuterebbe a vedere il problema in un'ottica diversa, meno ossessiva, e in seguito fare suo un modo di pensare più razionale.
Cordiali saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Il sonno è un evento naturale, rimuginare spesso è inevitabile entro certi limiti.
Uno psicoterapeuta l'aiuterebbe a vedere il problema in un'ottica diversa, meno ossessiva, e in seguito fare suo un modo di pensare più razionale.
Cordiali saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Buonasera, quello che descrive è un fenomeno abbastanza frequente: quando viviamo qualcosa di emotivamente intenso, anche solo un piccolo evento negativo o un pensiero che ci disturba, il corpo e la mente restano in uno stato di allerta, come se dovessero ancora “gestire” la situazione. Questo può rendere difficile riaddormentarsi, anche se razionalmente sappiamo che non c’è più nulla da fare in quel momento.
In questi casi può essere utile lavorare non solo sul sintomo (l’insonnia), ma anche sul modo in cui il corpo e la mente reagiscono allo stress o al senso di colpa dopo un evento. Tecniche di regolazione emotiva, rilassamento o un percorso psicoterapeutico possono aiutare molto a comprendere e ridurre questi risvegli notturni.
Se la difficoltà persiste, le consiglio di parlarne con un professionista: affrontare le emozioni che si attivano in quei momenti può davvero migliorare la qualità del sonno e del benessere generale.
Dott. Simone Carpignano
In questi casi può essere utile lavorare non solo sul sintomo (l’insonnia), ma anche sul modo in cui il corpo e la mente reagiscono allo stress o al senso di colpa dopo un evento. Tecniche di regolazione emotiva, rilassamento o un percorso psicoterapeutico possono aiutare molto a comprendere e ridurre questi risvegli notturni.
Se la difficoltà persiste, le consiglio di parlarne con un professionista: affrontare le emozioni che si attivano in quei momenti può davvero migliorare la qualità del sonno e del benessere generale.
Dott. Simone Carpignano
Salve Gentile Utente, quello che descrive è un fenomeno piuttosto comune nelle persone sensibili e riflessive, soprattutto quando vivono in modo intenso le esperienze emotive. In termini psicologici, ciò che accade è che un evento percepito come negativo, anche minimo, attiva un forte stato di iperarousal (iperattivazione fisiologica e mentale), cioè in sostanza il suo sistema nervoso rimane in “allerta” anche dopo molte ore, come se dovesse ancora difendersi o rielaborare l’accaduto.
Durante la notte, quando la mente si rilassa e il controllo razionale diminuisce, quella tensione latente trova spazio per emergere interrompendo il riposo. A quel punto, il pensiero dell’evento negativo agisce come un “gancio” che riaccende tutto il circuito dell’ansia e la impedisce di tornare a dormire.
Che succeda anche quando è soddisfatta di come ha reagito, mostra che non è tanto il contenuto dell’evento a creare il problema, quanto la traccia emotiva che viene impressa: una sorta di ripercussione interiore dell'evento che la mente non ha ancora elaborato completamente.
Per interrompere questo ciclo, può essere utile lavorare su due livelli. Il primo è psicologico, imparando a riconoscere e accogliere le emozioni legate a quegli episodi;
il secondo è fisiologico: quando si sveglia di notte, può provare a concentrarsi su tecniche di respirazione lenta e profonda, o su esercizi di radicamento corporeo, ad esempio percependo il contatto del corpo con il materasso o ascoltando i suoni intorno. L’obiettivo non è “forzarsi a dormire”, ma ristabilire una sensazione di sicurezza. Paradossalmente, accettare di restare sveglia per un po’ e osservare i pensieri senza combatterli riduce l’ansia e favorisce il riaddormentamento spontaneo.
La melatonina agisce solo sul ritmo circadiano, ma non ha effetti sull’attivazione emotiva; per questo non la aiuta in queste situazioni. Se il problema persiste, potrebbe essere utile valutare con un medico un supporto farmacologico temporaneo e leggero.
Qualora avesse ulteriori dubbi o domande, non esiti a contattarmi.
Cordiali saluti.
Durante la notte, quando la mente si rilassa e il controllo razionale diminuisce, quella tensione latente trova spazio per emergere interrompendo il riposo. A quel punto, il pensiero dell’evento negativo agisce come un “gancio” che riaccende tutto il circuito dell’ansia e la impedisce di tornare a dormire.
Che succeda anche quando è soddisfatta di come ha reagito, mostra che non è tanto il contenuto dell’evento a creare il problema, quanto la traccia emotiva che viene impressa: una sorta di ripercussione interiore dell'evento che la mente non ha ancora elaborato completamente.
Per interrompere questo ciclo, può essere utile lavorare su due livelli. Il primo è psicologico, imparando a riconoscere e accogliere le emozioni legate a quegli episodi;
il secondo è fisiologico: quando si sveglia di notte, può provare a concentrarsi su tecniche di respirazione lenta e profonda, o su esercizi di radicamento corporeo, ad esempio percependo il contatto del corpo con il materasso o ascoltando i suoni intorno. L’obiettivo non è “forzarsi a dormire”, ma ristabilire una sensazione di sicurezza. Paradossalmente, accettare di restare sveglia per un po’ e osservare i pensieri senza combatterli riduce l’ansia e favorisce il riaddormentamento spontaneo.
La melatonina agisce solo sul ritmo circadiano, ma non ha effetti sull’attivazione emotiva; per questo non la aiuta in queste situazioni. Se il problema persiste, potrebbe essere utile valutare con un medico un supporto farmacologico temporaneo e leggero.
Qualora avesse ulteriori dubbi o domande, non esiti a contattarmi.
Cordiali saluti.
Buonasera,
quello che descrive è un fenomeno frequente in persone che tendono a rimuginare sugli eventi vissuti, soprattutto quelli percepiti come negativi o emotivamente intensi. Il risveglio notturno può essere una risposta dell’organismo a uno stato di iperattivazione mentale ed emotiva. Anche quando si sente soddisfatta della Sua reazione, il cervello può continuare ad “analizzare” l’accaduto, impedendo il rilassamento necessario al sonno.
Per favorire il riaddormentamento è utile lavorare su tecniche di regolazione emotiva e gestione del pensiero, più che su rimedi farmacologici o naturali. Un percorso psicoterapeutico può aiutarLa a individuare le radici di questa ipersensibilità e sviluppare strategie efficaci.
La invito a un colloquio conoscitivo, online o in presenza.
Cordiali saluti,
dott.ssa Greta Pisano
psicologa e psicoterapeuta
quello che descrive è un fenomeno frequente in persone che tendono a rimuginare sugli eventi vissuti, soprattutto quelli percepiti come negativi o emotivamente intensi. Il risveglio notturno può essere una risposta dell’organismo a uno stato di iperattivazione mentale ed emotiva. Anche quando si sente soddisfatta della Sua reazione, il cervello può continuare ad “analizzare” l’accaduto, impedendo il rilassamento necessario al sonno.
Per favorire il riaddormentamento è utile lavorare su tecniche di regolazione emotiva e gestione del pensiero, più che su rimedi farmacologici o naturali. Un percorso psicoterapeutico può aiutarLa a individuare le radici di questa ipersensibilità e sviluppare strategie efficaci.
La invito a un colloquio conoscitivo, online o in presenza.
Cordiali saluti,
dott.ssa Greta Pisano
psicologa e psicoterapeuta
Salve, è probabile che certi scambi lavorativi vengono vissuti male in quanto attivatori di un suo conflitto interno. I conflitti creano ansia e nel suo caso l ansia viene gestita con la ruminazione. In genere è necessario affrontare in terapia il conflitto emotivo che viene attivato, nel frattempo come consiglio relativamente utile le posso consigliare la notte di spostare l attenzione non tanto sui pensieri in quei momenti ma sulle sensazioni fisiche. Inizialmente le sarà difficile ma se ci prova è molto più probabile che riesca ad addormentarsi prima.
Buongiorno, quello che descrivi è qualcosa che tocca molte persone più di quanto si pensi: le esperienze emotivamente forti – anche quelle in cui ci sentiamo di “aver fatto bene” – lasciano un’eco dentro di noi, come un’onda che torna a riva nel cuore della notte. Succede spesso che, nel silenzio delle ore piccole, la mente torni proprio lì, a rivivere, analizzare, sistemare... come se cercasse un finale diverso, o semplicemente pace. È un modo del nostro mondo interiore per elaborare, ma quando questo processo prende il sopravvento sul sonno, allora si crea un circolo difficile da spezzare.
La fuga dai confronti, poi, può diventare un tentativo di protezione dal “dopo”, più che dalla situazione in sé. È un modo per difendersi, ma rischia di chiudere più di quanto liberi. Riaddormentarsi, in quei momenti, non è tanto questione di melatonina o tecniche, ma di trovare un altro tipo di spazio dentro di sé: uno spazio che accolga, senza giudizio, ciò che si muove. A volte serve imparare a lasciare che il pensiero non conduca, ma che semplicemente passi.
Il tuo vissuto merita uno spazio più ampio e rispettoso di queste dinamiche complesse. Se senti che questo schema si ripete e limita la tua serenità, parlarne in un colloquio, con qualcuno che possa accompagnarti senza fretta, potrebbe aprire una strada nuova.
Resto qui, se vuoi continuare a esplorare insieme.
La fuga dai confronti, poi, può diventare un tentativo di protezione dal “dopo”, più che dalla situazione in sé. È un modo per difendersi, ma rischia di chiudere più di quanto liberi. Riaddormentarsi, in quei momenti, non è tanto questione di melatonina o tecniche, ma di trovare un altro tipo di spazio dentro di sé: uno spazio che accolga, senza giudizio, ciò che si muove. A volte serve imparare a lasciare che il pensiero non conduca, ma che semplicemente passi.
Il tuo vissuto merita uno spazio più ampio e rispettoso di queste dinamiche complesse. Se senti che questo schema si ripete e limita la tua serenità, parlarne in un colloquio, con qualcuno che possa accompagnarti senza fretta, potrebbe aprire una strada nuova.
Resto qui, se vuoi continuare a esplorare insieme.
L'insonnia è una problematica multifattoriale. Incidono più fattori: le vicende quotidiane con le conseguenti preoccupazioni, il periodo dell'anno, ma anche la percezione che noi abbiamo di noi stessi (autostima) e il nostro modo di funzionare, esito questo, dei nostri vissuti emotivi che hanno accompagnato la nostra crescita ed influenzato le modalità di pensiero e di conseguenza il nostro modo di essere e di vivere le esperienze. Dalla sua descrizione si potrebbe suppore un eccessivo controllo, una incapacità a lasciarsi andare e un flusso di pensiero continuo. Sarebbe indicato in questo caso svolgere delle attività di rilassamento con uso della respirazione (esistono anche delle immaginazioni guidate che aiutano la respirazione diaframmatica) da svolgere quotidianamente. Inoltre, le suggerisco delle tecniche di blocco del pensiero e self talk positivo, in quanto il primo intervento da attuare in caso di insonnia è eliminare la preoccupazione "stanotte non dormirò!". Il nostro cervello è un abile registratore e si attiva in modo coerente sulla base di dettagli linguistici. Quando arriverà questo pensiero dovrà trasformalo in una affermazione positiva...ad esempio "stanotte andrà meglio!". Allenarsi a questo servirà a creare l'automatismo finale di un pensiero positivo spontaneo e una effetto psico fisiologica positivo (dormire). Le suggerisco di provare queste tecniche, se non dovessero portare ai dei miglioramenti. Se non dovessero esserci dei miglioramenti, allora l'intervento di uno psicoterapeuta per una valutazione più approfondita le sarà di aiuto e sostegno. In bocca al lupo!!!
Buongiorno,
occorrerebbe approfondire la sua situazione, quanti anni ha? Che stile di vita conduce? Etc., poi da li si può stabilire una terapia più adatta a lei, in questo momento.
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini
occorrerebbe approfondire la sua situazione, quanti anni ha? Che stile di vita conduce? Etc., poi da li si può stabilire una terapia più adatta a lei, in questo momento.
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini
Gentile utente,
quello che descrive è un’esperienza piuttosto comune, ma molto significativa: l’insonnia che compare dopo una giornata “emotivamente accesa” — anche quando ci si sente soddisfatti di come si è reagito — non è tanto un problema di sonno, quanto di attivazione emotiva.
Il corpo e la mente non si muovono su piani separati: quando qualcosa ci turba, ci mette in allerta o ci coinvolge intensamente, anche ore dopo l’evento il sistema nervoso rimane in uno stato di vigilanza. È come se la parte più razionale di te sapesse che la situazione è finita, ma il corpo restasse “in attesa”, come se dovesse ancora difendersi o replicare. Questo stato di iperattivazione si traduce in risvegli notturni, pensieri ripetitivi, incapacità di “staccare”.
Ciò che racconti — il pensiero immediato dell’episodio al risveglio, la difficoltà a riaddormentarti, la paura che le tensioni del giorno si ripercuotano sulla notte — suggerisce una sensibilità ansiosa post-situazionale: il tuo sistema reagisce con forza a ciò che percepisce come conflitto o esposizione, e il sonno diventa il primo luogo in cui questa tensione si manifesta.
Non è tanto la “negatività” dell’evento a generare il problema, ma la persistenza del pensiero e la difficoltà a lasciare andare ciò che è accaduto. Anche la tendenza a evitare i confronti per preservare la tranquillità notturna è una strategia comprensibile, ma rischia di rinforzare il circolo vizioso: meno ti esponi, più la paura di non dormire cresce, e il corpo rimane iper-attento.
Dal punto di vista psicologico, questo tipo di insonnia non si risolve con la melatonina, perché non dipende da un ritmo biologico alterato ma da un eccesso di attivazione emotiva. Si tratta di un linguaggio del corpo che racconta il bisogno di elaborare meglio ciò che vivi e di trovare spazi sicuri in cui scaricare la tensione accumulata.
In termini più profondi, il risveglio notturno può essere letto anche come un segnale di un eccesso di controllo: quando nella vita diurna tieni tutto sotto gestione — emozioni, reazioni, immagini di te — la notte diventa il luogo dove ciò che è stato trattenuto cerca un passaggio.
L’obiettivo, quindi, non è tanto “riaddormentarsi in fretta”, ma imparare a riconoscere e accogliere l’attivazione emotiva come parte di te, senza giudicarla o reprimerla. Da quel riconoscimento può poi nascere un sonno più naturale, perché il corpo smette di dover vegliare su ciò che non è stato ancora elaborato.
Con delicatezza,
Dott.ssa Raffaella Pia Testa
Psicologa – Psicoterapeuta in formazione
In presenza e online
quello che descrive è un’esperienza piuttosto comune, ma molto significativa: l’insonnia che compare dopo una giornata “emotivamente accesa” — anche quando ci si sente soddisfatti di come si è reagito — non è tanto un problema di sonno, quanto di attivazione emotiva.
Il corpo e la mente non si muovono su piani separati: quando qualcosa ci turba, ci mette in allerta o ci coinvolge intensamente, anche ore dopo l’evento il sistema nervoso rimane in uno stato di vigilanza. È come se la parte più razionale di te sapesse che la situazione è finita, ma il corpo restasse “in attesa”, come se dovesse ancora difendersi o replicare. Questo stato di iperattivazione si traduce in risvegli notturni, pensieri ripetitivi, incapacità di “staccare”.
Ciò che racconti — il pensiero immediato dell’episodio al risveglio, la difficoltà a riaddormentarti, la paura che le tensioni del giorno si ripercuotano sulla notte — suggerisce una sensibilità ansiosa post-situazionale: il tuo sistema reagisce con forza a ciò che percepisce come conflitto o esposizione, e il sonno diventa il primo luogo in cui questa tensione si manifesta.
Non è tanto la “negatività” dell’evento a generare il problema, ma la persistenza del pensiero e la difficoltà a lasciare andare ciò che è accaduto. Anche la tendenza a evitare i confronti per preservare la tranquillità notturna è una strategia comprensibile, ma rischia di rinforzare il circolo vizioso: meno ti esponi, più la paura di non dormire cresce, e il corpo rimane iper-attento.
Dal punto di vista psicologico, questo tipo di insonnia non si risolve con la melatonina, perché non dipende da un ritmo biologico alterato ma da un eccesso di attivazione emotiva. Si tratta di un linguaggio del corpo che racconta il bisogno di elaborare meglio ciò che vivi e di trovare spazi sicuri in cui scaricare la tensione accumulata.
In termini più profondi, il risveglio notturno può essere letto anche come un segnale di un eccesso di controllo: quando nella vita diurna tieni tutto sotto gestione — emozioni, reazioni, immagini di te — la notte diventa il luogo dove ciò che è stato trattenuto cerca un passaggio.
L’obiettivo, quindi, non è tanto “riaddormentarsi in fretta”, ma imparare a riconoscere e accogliere l’attivazione emotiva come parte di te, senza giudicarla o reprimerla. Da quel riconoscimento può poi nascere un sonno più naturale, perché il corpo smette di dover vegliare su ciò che non è stato ancora elaborato.
Con delicatezza,
Dott.ssa Raffaella Pia Testa
Psicologa – Psicoterapeuta in formazione
In presenza e online
Salve signora,
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza quello che le accade.
Quello che descrive è una dinamica piuttosto comune: quando viviamo un evento che per noi è emotivamente rilevante (che ci turba o ci coinvolge in profondità), il corpo e la mente restano in uno stato di allerta anche durante la notte. È come se il sistema nervoso facesse fatica a “spegnersi”, e anche se razionalmente la situazione è conclusa, il nostro sistema continua a riviverla o a rimuginarci sopra.
Nel mio approccio terapeutico utilizzo tecniche basate sulla mindfulness, che aiutano a entrare in una relazione diversa con i pensieri e con le emozioni, senza combatterli ma imparando ad osservarli, lasciarli fluire e – col tempo – ridurne l’impatto.
Spesso lavoro anche con pratiche specifiche per la notte, per accompagnare il corpo in uno stato di maggiore rilassamento e accogliere ciò che emerge senza che diventi un circolo vizioso.
Se desidera, possiamo approfondire insieme per capire cosa accade nel suo caso e costruire strategie personalizzate, anche per quei risvegli notturni difficili in cui sembra impossibile riaddormentarsi.
Un caro saluto,
Monica Cerri – Psicologa Psicoterapeuta
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza quello che le accade.
Quello che descrive è una dinamica piuttosto comune: quando viviamo un evento che per noi è emotivamente rilevante (che ci turba o ci coinvolge in profondità), il corpo e la mente restano in uno stato di allerta anche durante la notte. È come se il sistema nervoso facesse fatica a “spegnersi”, e anche se razionalmente la situazione è conclusa, il nostro sistema continua a riviverla o a rimuginarci sopra.
Nel mio approccio terapeutico utilizzo tecniche basate sulla mindfulness, che aiutano a entrare in una relazione diversa con i pensieri e con le emozioni, senza combatterli ma imparando ad osservarli, lasciarli fluire e – col tempo – ridurne l’impatto.
Spesso lavoro anche con pratiche specifiche per la notte, per accompagnare il corpo in uno stato di maggiore rilassamento e accogliere ciò che emerge senza che diventi un circolo vizioso.
Se desidera, possiamo approfondire insieme per capire cosa accade nel suo caso e costruire strategie personalizzate, anche per quei risvegli notturni difficili in cui sembra impossibile riaddormentarsi.
Un caro saluto,
Monica Cerri – Psicologa Psicoterapeuta
Buonasera, l'insonnia può rappresentare un problema molto invalidante e nel suo caso mi sembra che sia difficile riaddormentarsi perchè si innesca un meccanismo ruminativo. Le consiglio di intraprendere un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a lavorare sulle insicurezze che i risvegli notturni portano alla sua attenzione. Lavorando profondamente su queste potrà ritrovare la tranquillità necessaria affinchè al suo inconscio non sia più necessario risvegliarla durante la notte.
Rimango a sua disposizione
Dott.ssa Giulia Diener
Rimango a sua disposizione
Dott.ssa Giulia Diener
Buonasera,
da quanto descrive, sembra che le difficoltà nel sonno siano legate a un’elevata attivazione emotiva dopo situazioni stressanti. Quando la mente resta in allerta, addormentarsi o riaddormentarsi può diventare difficile.
Le consiglio di rivolgersi a uno specialista, psicoterapeuta o medico del sonno, per approfondire le cause e trovare strategie mirate per migliorare il riposo.
da quanto descrive, sembra che le difficoltà nel sonno siano legate a un’elevata attivazione emotiva dopo situazioni stressanti. Quando la mente resta in allerta, addormentarsi o riaddormentarsi può diventare difficile.
Le consiglio di rivolgersi a uno specialista, psicoterapeuta o medico del sonno, per approfondire le cause e trovare strategie mirate per migliorare il riposo.
Buonasera Signora, si potrebbe trattare di ansia o di altri disturbi che andrebbero indagati con uno psicoterapeuta. Le suggerisco di contattarne uno per un approfondimento, prima che la situazione peggiori.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera,
quello che descrive è un fenomeno piuttosto frequente: quando viviamo qualcosa di negativo o emotivamente intenso, la mente tende a “riaccendersi” di notte, riportandoci nel vissuto e impedendo il sonno. Non è tanto l’evento in sé, quanto il modo in cui il corpo e la mente restano in stato di allerta.
La melatonina da sola non è sufficiente, perché il problema non è solo nel ritmo del sonno, ma nell’attivazione emotiva. È utile imparare a regolare l’arousal emotivo, ad esempio con esercizi di respirazione lenta o tecniche di rilassamento prima di dormire, ma anche lavorando su ciò che scatena quella tensione interiore.
Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a comprendere i meccanismi che collegano emozione e insonnia, e a ritrovare un sonno più stabile e sereno.
Un caro saluto,
Dott.ssa Loredana Angeloni – Psicoterapeuta
quello che descrive è un fenomeno piuttosto frequente: quando viviamo qualcosa di negativo o emotivamente intenso, la mente tende a “riaccendersi” di notte, riportandoci nel vissuto e impedendo il sonno. Non è tanto l’evento in sé, quanto il modo in cui il corpo e la mente restano in stato di allerta.
La melatonina da sola non è sufficiente, perché il problema non è solo nel ritmo del sonno, ma nell’attivazione emotiva. È utile imparare a regolare l’arousal emotivo, ad esempio con esercizi di respirazione lenta o tecniche di rilassamento prima di dormire, ma anche lavorando su ciò che scatena quella tensione interiore.
Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a comprendere i meccanismi che collegano emozione e insonnia, e a ritrovare un sonno più stabile e sereno.
Un caro saluto,
Dott.ssa Loredana Angeloni – Psicoterapeuta
Buonasera,
quello che descrive è un fenomeno piuttosto comune: quando viviamo situazioni che ci hanno turbato o coinvolto emotivamente, la mente tende a “riattivarsi” durante la notte, rendendo difficile tornare a dormire. In questi momenti, i pensieri diventano più intensi e il corpo resta in uno stato di allerta, anche se razionalmente vorremmo riposare.
Sarebbe utile approfondire con uno specialista per comprendere meglio le cause di questa reazione e imparare strategie personalizzate per gestire l’attivazione notturna e favorire il riaddormentamento.
Un percorso psicologico può aiutare molto a ridurre questi episodi e a migliorare la qualità del sonno.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
quello che descrive è un fenomeno piuttosto comune: quando viviamo situazioni che ci hanno turbato o coinvolto emotivamente, la mente tende a “riattivarsi” durante la notte, rendendo difficile tornare a dormire. In questi momenti, i pensieri diventano più intensi e il corpo resta in uno stato di allerta, anche se razionalmente vorremmo riposare.
Sarebbe utile approfondire con uno specialista per comprendere meglio le cause di questa reazione e imparare strategie personalizzate per gestire l’attivazione notturna e favorire il riaddormentamento.
Un percorso psicologico può aiutare molto a ridurre questi episodi e a migliorare la qualità del sonno.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno gentile utente,
leggendo il suo messaggio la prima cosa che noto è che lei definisce quello che le capita “negativo”.
Immagino che lei si riferisca a qualcosa che possiamo intendere come un problema, una questione difficile… Definire un problema come qualcosa di negativo è molto comune, lo facciamo tutti, però, per il mio modo di vedere non è corretto. Un problema è un ostacolo, qualcosa che ci si para davanti e che abbiamo bisogno di affrontare per poter proseguire nel nostro cammino. Noi lo viviamo come “negativo”, ma non necessariamente lo è. Anzi, potremmo dire che se non ci fossero i problemi, non evolveremmo!
Detto questo, noti che lei si sveglia sia quando non dice/fa quello che veramente vorrebbe dire/fare, sia quando lo dice/fa. E poi aggiunge che fugge dai confronti lavorativi per paura che questo si ripercuota sulla sua tranquillità notturna.
Ecco, secondo me, lei avrebbe bisogno di fare proprio il contrario.
Ovvero: anziché fuggire i confronti, metterci le mani dentro e affrontare tutto quello che c'è da affrontare, fino in fondo.
Il fatto che lei si addormenti, dorma qualche ora e poi si risvegli, io lo interpreto come un segnale del suo “sistema” che dice “Ehi! Abbiamo delle cose da fare! Basta dormire! Bisogna agire!”.
Oltretutto lei scrive che, a volte, reagisce come davvero vuole reagire e si sente soddisfatta di questo. Dunque lei SA che lo può fare. Magari ci sono situazioni più difficili di altre, che le costano più fatica di altre… magari potrebbe avere bisogno di un supporto rispetto a queste, per andarci più a fondo e sbloccarsi… però è comunque interessante che lei, a volte, ce la fa.
Così, quando non ce la fa, il suo “sistema” dice “Dai, forza! Dai che ce la possiamo fare!”.
Per riuscire a riaddormentarsi, potrebbe provare ad appuntare su un quaderno “Cosa farò domani in merito a questa certa situazione:...”. Anche fare esercizi di respirazione profonda può essere utile.
Al di là di tutto, io credo che se lei affronta sempre di più le questioni “negative” durante il giorno, il suo problema di insonnia si allevierà.
Buon lavoro! E un cordiale saluto.
leggendo il suo messaggio la prima cosa che noto è che lei definisce quello che le capita “negativo”.
Immagino che lei si riferisca a qualcosa che possiamo intendere come un problema, una questione difficile… Definire un problema come qualcosa di negativo è molto comune, lo facciamo tutti, però, per il mio modo di vedere non è corretto. Un problema è un ostacolo, qualcosa che ci si para davanti e che abbiamo bisogno di affrontare per poter proseguire nel nostro cammino. Noi lo viviamo come “negativo”, ma non necessariamente lo è. Anzi, potremmo dire che se non ci fossero i problemi, non evolveremmo!
Detto questo, noti che lei si sveglia sia quando non dice/fa quello che veramente vorrebbe dire/fare, sia quando lo dice/fa. E poi aggiunge che fugge dai confronti lavorativi per paura che questo si ripercuota sulla sua tranquillità notturna.
Ecco, secondo me, lei avrebbe bisogno di fare proprio il contrario.
Ovvero: anziché fuggire i confronti, metterci le mani dentro e affrontare tutto quello che c'è da affrontare, fino in fondo.
Il fatto che lei si addormenti, dorma qualche ora e poi si risvegli, io lo interpreto come un segnale del suo “sistema” che dice “Ehi! Abbiamo delle cose da fare! Basta dormire! Bisogna agire!”.
Oltretutto lei scrive che, a volte, reagisce come davvero vuole reagire e si sente soddisfatta di questo. Dunque lei SA che lo può fare. Magari ci sono situazioni più difficili di altre, che le costano più fatica di altre… magari potrebbe avere bisogno di un supporto rispetto a queste, per andarci più a fondo e sbloccarsi… però è comunque interessante che lei, a volte, ce la fa.
Così, quando non ce la fa, il suo “sistema” dice “Dai, forza! Dai che ce la possiamo fare!”.
Per riuscire a riaddormentarsi, potrebbe provare ad appuntare su un quaderno “Cosa farò domani in merito a questa certa situazione:...”. Anche fare esercizi di respirazione profonda può essere utile.
Al di là di tutto, io credo che se lei affronta sempre di più le questioni “negative” durante il giorno, il suo problema di insonnia si allevierà.
Buon lavoro! E un cordiale saluto.
Salve,
il tema qui riportato è molto importante e potrebbe meglio esser esplorato all' interno di uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Pensi alla possibilità di affidarsi ad uno specialista, potrebbe aiutarla ad uscire dal circolo vizioso qui descritto.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
il tema qui riportato è molto importante e potrebbe meglio esser esplorato all' interno di uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Pensi alla possibilità di affidarsi ad uno specialista, potrebbe aiutarla ad uscire dal circolo vizioso qui descritto.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve, mi sembra di capire che le capita di non riuscire a dormire bene a causa di alcuni pensieri che le vengono in seguito a delle situazioni successe durante il giorno. Potrebbe essere una situazione di rimuginio, la cosa importante sarebbe capire come mai ritorna a pensare a quelle situazioni. Quali sono le emozioni che prova? Sente di essere stat* espost* a giudizio? Prova un sentimento di inadeguatezza? I pensieri che le vengono di notte hanno a che vedere con le emozioni che prova.
Gentile utente, mi spiace molto per quello che sta passando. Sembra che quelle ore della notte (quando finalmente tutto si ferma) diventino momenti in cui le preoccupazioni prendono il sopravvento. Forse è un modo con cui la sua mente tenta di farsi spazio, ed elaborare qualcosa che durante il giorno resta schiacciato dallo stress o dalle responsabilità.
Potremmo provare a capire insieme che cosa accade in quei momenti, che cosa sente, e con che cosa quelle ore notturne la mettono in contatto. Resto a disposizione, dott.ssa Angela Ricucci
Potremmo provare a capire insieme che cosa accade in quei momenti, che cosa sente, e con che cosa quelle ore notturne la mettono in contatto. Resto a disposizione, dott.ssa Angela Ricucci
Buongiorno,
è abbastanza normale nella vita di tutti fare fatica a dormire ogni tanto, o passare una notte insonne, in relazione a qualche evento recente che ha attivato molto, o pensando a un evento importante che sta per avvenire. Pare di capire che in questo caso capiti in modo ricorrente e ci sia un rimuginare sugli eventi negativi occorsi. Questo la porta ad evitare le situazioni lavorative in cui c'è un confronto, temendo che la portino a una notte non serena. E' comprensibile, e paradossalmente più evitiamo certe situazioni e più le temiamo.
Potrebbe essere utile un percorso per lavorare sulle dinamiche interattive lavorative e i suoi vissuti emotivi relati, compresi gli episodi di ansia. Può essere utile inoltre individuare insieme ad un esperto i suoi punti di forza e le sue aree di miglioramento e rafforzare le abilità comunicative nei contesti in cui teme di più il confronto o l'eventuale giudizio degli altri. Le faccio tanti auguri.
Dott. Giovanni Iacoviello - Disponibile in presenza e online
è abbastanza normale nella vita di tutti fare fatica a dormire ogni tanto, o passare una notte insonne, in relazione a qualche evento recente che ha attivato molto, o pensando a un evento importante che sta per avvenire. Pare di capire che in questo caso capiti in modo ricorrente e ci sia un rimuginare sugli eventi negativi occorsi. Questo la porta ad evitare le situazioni lavorative in cui c'è un confronto, temendo che la portino a una notte non serena. E' comprensibile, e paradossalmente più evitiamo certe situazioni e più le temiamo.
Potrebbe essere utile un percorso per lavorare sulle dinamiche interattive lavorative e i suoi vissuti emotivi relati, compresi gli episodi di ansia. Può essere utile inoltre individuare insieme ad un esperto i suoi punti di forza e le sue aree di miglioramento e rafforzare le abilità comunicative nei contesti in cui teme di più il confronto o l'eventuale giudizio degli altri. Le faccio tanti auguri.
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