Buonasera, ho 31 anni. Dopo un anno e mezzo di psicoanalisi (caratterizzata in generale da molto dol

16 risposte
Buonasera, ho 31 anni. Dopo un anno e mezzo di psicoanalisi (caratterizzata in generale da molto dolore) mi sento piu' sconfortata e sfiduciata che mai, senza percepire alcun cambiamento significativo. In che momento ha senso considerare un eventuale cambio di approccio /terapia /terapeuta?
Buonasera,
Mi dispiace molto apprendere che il percorso di psicoterapia appena svolto le abbia causato "dolore" e che non abbia percepito alcun "cambiamento significativo".
Io credo che non ci sia un momento stabilito a priori per cambiare Terapeuta o approccio, ma che questa fase in cui si trova lei ora possa essere molto preziosa per lei. Mi spiego meglio: in primis credo che sarebbe utile per lei condividere questa sensazione di dolore con il suo Terapeuta e poi, in base a quanto accade tra voi, valutare un eventuale cambio di Terapeuta e approccio.
In ogni caso, ora lei evolverà nel suo percorso personale, sia nel caso in cui concordi nuovi obiettivi col suo terapeuta, sia nel caso in cui cambi terapeuta.
In bocca al lupo

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Buonasera,credo che la cosa migliore sia parlare con la sua terapeuta dell' insoddisfazione che prova sull efficacia del percorso svolto ad oggi.In questo momento c è un transfert negativo di cui è meglio parlare per concordare il seguito del vostro percorso.Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Gentile utente, posso capire la sua difficoltà ma se come lei ci scrive è stato un percorso caratterizzato da molto dolore, probabilmente, insieme lei e il suo analista, avete lavorato su questo aspetto. Le consiglio di esprimere lo sconforto che prova a chi la sta seguendo da tutto questo tempo. Vedrà che le sarà utile parlarne in terapia con chi la conosce da più di un anno.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Verena Elisa Gomiero
Buonasera, sono d'accordo coi colleghi nel consigliarle di affrontare apertamente la questione con il suo analista, per comprendere il significato del dolore espresso in analisi e consentirne la necessaria elaborazione. Cordiali saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Salve la domanda che pone "In che momento ha senso considerare un eventuale cambio di approccio /terapia /terapeuta?" è relativa ad un tema molto importante nell'ambito delle psicoterapie. E' sicuramente molto utile per lei affrontare questo argomento con il suo attuale terapeuta poiché la relazione è di fatto un elemento molto importante nell'ambito del lavoro che sta effettuando. Esplorando questo settore ossia il suo desiderio di cambiare o meglio la difficoltà di rimanere in questa relazione psicoterapeutica è possibile che emergano degli elementi che la possono aiutare a leggere questo vissuto. In sostanza il primo passo utile è affrontare questo tema con la persona con cui sta lavorando senza omettere anche questa sua richiesta di pareri. In ogni caso lei ha il pieno diritto di effettuare le sue scelte ma dopo un anno di lavoro forse può esserle utile parlare con la persona che la segue di questi suo vissuti. Un cordiale saluto
La mia analista mi stava sulle palle, però era perchè aveva ragione. Capita di non trovarsi bene col proprio terapeuta la cosa migliore è cambiare soprattutto se le cose non cambiano dopo averne parlato (come invece è successo ad esempio a me). Un altro indicatore, forse più importante, è invece il non aumento del livello di benessere, visto che alla fine della fiera si intraprende un percorso proprio per stare meglio. Un anno e mezzo è un periodo sufficientemente lungo per valutare, una terapia breve sarebbe già finita.
Buonasera, non esiste un momento specifico per cambiare approccio o terapeuta. Esiste però quello che sente lei, che è descritto molto bene in questo post.
Il mio consiglio è quello di iniziare condividendo ciò con il suo analista, potrebbe essere lui/lei stesso a darle una mano e ad accompagnarla verso un eventuale passaggio verso un altro professionista.
Rimango a sua disposizione, Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile utente,
Sembra che da quello che esprime, il tempo attuale della terapia sia un tempo molto importante per la relazione che ha con il/la suo/a psicoterapeuta e per il suo percorso di crescita personale.
Può cercare di fidarsi di questo suo sentire e dare fiducia alla relazione terapeutica stessa, raccontando ciò che sta vivendo direttamente con lui/lei che l’ha presa in cura da qui ad un anno e mezzo ormai, e vedere insieme quali altre prospettive si possono aprire. Questo non significa che non potrà cambiare terapeuta e/o approccio, ma che permette a se stessa di darsi l’opportunità di non lasciare irrisolto questo suo aspetto con questo/a terapeuta.
Cordiali Saluti.
Dr.ssa Marta Fuscà
Gentile utente di mio dottore,

la durata di psicoterapia indipendentemente dal approccio è imprevedibile. L'aspetto più importante ai fini della guarigione risulta essere l'alleanza terapeutica. Quest ultima è molto importante affinché il paziente migliori. Provi ad interrogarsi su quanto sente sintonia con lo specialista cui si è rivolto e provi ad approfondire la sua relazione terapeutica cercando di capire se è in grado di soddisfare la sua richiesta di cura oppure no. Rifletta su questi aspetti, e ne parli anche con il suo psicoanalista, sarebbe importante avere un confronto in tal senso, potrebbe trovare le risposte che cerca.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Gent.ma, è impossibile darle una risposta: si potrebbero fare molte ipotesi, tra cui anche quella che i suoi sentimenti di insoddisfazione e dolore possano avere a che fare con qualche aspetto della sua persona. Così come questi sentimenti potrebbero riguardare il suo rapporto col terapeuta, che forse vive con diffidenza o ostilità. Ma si tratta di congetture, che hanno poco valore da qui. Se ha in corso una psicoanalisi, vedrà il suo terapeuta tre/quattro volte alla settimana: è un tempo congruo per poter comunicare, vivere e trasformare questi suoi sentimenti all’interno del rapporto analitico. Poi, certo, nessuno è perfetto e infallibile: né la psicoanalisi, né qualsivoglia altro approccio, né il terapeuta, né lei. SG
Gentile utente, mi spiace che dopo un anno sia arrivata a tale conclusione, ma può accadere. Le consiglio di parlarne con il suo psicoterapeuta per uno scambio di pensieri e poi se sente di dover cambiare lo faccia e non si scoraggi , i percorsi sono infiniti
Buongiorno, in psicoterapia capita che per arrivare a stare meglio si debbano affrontare quelle situazioni che costituiscono un nervo scoperto e che quindi possono causare sofferenza. Inoltre la dimensione trasformativa della terapia può porre interrogativi, circa il modo in cui ci si è sempre posti nei confronti di queste situazioni, che possono risultare destabilizzanti. Non è quindi lineare che ad un momento di maggiore attivazione emotiva in terapia corrisponda un peggioramento del percorso che si sta facendo, anzi.. Il punto fondamentale è se lei sente un legame di fiducia nei confronti del/della terapeuta che la sta seguendo e se l'approccio che ha scelto la fa sentire a su agio. Saluti Dr.ssa Michela Campioli
Salve, si confronti direttamente con il terapeuta che la segue. Vedrà che la aiuterà molto.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Buongiorno, le consiglio un confronto schietto con chi la segue e che può darle indicazioni su quali aspetti sono migliorati e ai quali, magari, non ha dato molto peso. Inoltre il suo dottore può valutare se esiste ancora l'alleanza fra noi, essenziale per proseguire la terapia con lui o lei.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
E' difficile suggerirle un approccio terapeutico ad hoc senza conoscere il suo disturbo. Ci sono orientamenti psicoterapeutici più efficaci a seconda delle patologie di cui si soffre. Se fornisce informazioni più dettagliate sul suo caso è possibile darle suggerimenti più specifici. In ogni caso potrebbe aiutarla ascoltare il Podcast Le Stanze della Paura, disponibile gratuitamente su Google, Spotify, Pocket Cast, Brreaker e seguire la pagina Facebook Le Stanze Della Paura Podcast. Troverà molte informazione sui disturbi psicologici, sulle loro cause e anche strumenti di auto aiuto, che potrà utilizzare per ridurre la sofferenza psicologica indipendentemente dalla terapia che farà. Buona giornata. Bruno Ramondetti
Salve, come già anticipato dai colleghi credo che la strada giusta da percorrere sia quella di confrontarsi apertamente e serenamente col suo psicologo manifestando apertamente la sua insoddisfazione e la mancanza di risultati che immagino avrete concordato all'inizio della terapia. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio

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