Buonasera, Chiedo un consiglio sto per terminare la mia psicoanalisi, sarebbe dovuta terminare il 1

23 risposte
Buonasera,
Chiedo un consiglio sto per terminare la mia psicoanalisi, sarebbe dovuta terminare il 14 ottobre di quest’anno dopo 10 anni. Mi sono sempre trovata bene con il mio psicoanalista (ovviamente con i su e giù emotivi tipici si un’analisi). Ho deciso di prorogare la fine dell’analisi - d’accordo con l’analisi a - in quanto i primi di agosto mio marito dopo 19 anni di matrimonio ha messo tutto in discussione - una vera e propria crisi - che stiamo cercando di affrontare. Mio marito ha sempre affermato in questi due mesi che la crisi non sia dovuta all’interesse nei confronti di un’ altra donna, ma più che altro per problemi nostri emotivi che non abbiamo affrontato e lo hanno portato a perdere passione in me e nel nostro rapporto. In questo momento ci siamo rivolti a una terapista di coppia. Io da subito avevo chiesto al mio analista se conoscesse qualcuno, se poteva indicarmi qualcuno a cui rivolgermi ma mi ha detto che non facendo parte del suo orientamento terapeutico la terapia di coppia non sapeva a chi indirizzarmi, pertanto ci siamo organizzati in autonomia. Ora il mio problema riguarda il fatto che il mio psicoanalista non mi sta aiutando per nulla, continua a insistere sull’atteggiamento contraddittorio di mio marito, orienta sempre il discorso sulla possibilità che pensi ad altre donne (grazie lo so da sola!) e oggi in più mi chiedeva se in caso di separazione anche non avendo figli mio marito si debba prendere cura a livello economico di me (che guadagno meno di mio marito). A parte che fare illazioni sull’atteggiamento di mio marito senza conoscerlo e senza che sia lui sul lettino in analisi non mi sembra molto utile inoltre non mi sembra utile porre domande su una possibile separazione quando sto raccontando che stiamo cercando di recuperare il nostro rapporto. Domanda dovrei terminare la mia analisi come prestabilito a metà ottobre oppure questo atteggiamento dell’’analista è funzionale a qualcosa?
Ringrazio tutti per l’attenzione.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che si è creata con suo marito e per il blocco che sta avvenendo nel suo percorso di analisi.
Credo che sia meglio separare i due setting e comunque esporre al suo terapeuta i suoi pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione possa essere utile per trovare nuovi spunti su cui poter riflettere.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Anna Paolantonio
Psicologo, Psicoterapeuta, Posturologo
Roma
Salve. Esprima al suo analista i dubbi che sta esprimendo qui, in modo chiaro.
Le servirà a non lasciare le cose in sospeso e ad agire con chiarezza. Distinti saluti
Dott. Valeriano Fiori
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, si confronti direttamente con il suo terapeuta, vedrà che troverà le risposte che cerca. Dopo dirci anni di terapia sicuramente avrete un confronto costruttivo e funzionale.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Dott.ssa Francesca Moscetta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, può essere utile confrontarsi con il suo terapeuta in merito ai suoi pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione che riferisce.
Cordiali saluti. Dott.ssa FM
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.ma, concludere una analisi può essere emotivamente significativo. Non è davvero possibile entrare nel merito di un’esperienza analitica, pertanto qualsiasi suggerimento risulterebbe fuorviante. Sarebbe molto più opportuno riuscisse a comunicare questi suoi pensieri e sentimenti in seduta. Il suo scritto evoca però la complessità che un rapporto analitico porta con sé anche nel momento della sua conclusione. E a questo proposito sembra che la separazione (reale, temuta o fantasticata) sia nell’aria e sembra coinvolgere tanto la separazione-prosecuzione del rapporto con l’analista (con la prospettiva di fine dell’analisi), quanto il suo riferimento ad una sua separazione-prosecuzione del rapporto col marito: esperienze che sembrano intrecciarsi e connotarsi per una loro ambivalenza affettiva che può essere oggetto di analisi, comprensione e trasformazione al pari di altre esperienze. SG
Dott.ssa Silvia Rondi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Terapeuta
Brescia
Gentile, ho letto con interesse e partecipazione il suo scritto. La conclusione di una terapia, per di più pluriennale, è un momento difficile ed emotivamente carico, sia per il paziente sia - talvolta - per l'analista. Tenderei a tenere in seria considerazione il suo percepito, ovvero l'idea che il suo analista stia agendo comportamenti poco utili al suo benessere, a quello della sua copia oltre che poco comprensibili. Ne parli con lui. Come spesso dico ai miei pazienti, ogni percorso ha senso fintanto che la motivazione del paziente resta elevata. Forse il poterne parlare e le sensazioni che questo dialogo le porteranno potrebbero essere chiarificatorie. Un caro saluto. SR
Dott. Gianmarco Simeoni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Varese
Buonasera Gentile Utente, credo che dovrebbe parlare chiaramente col suo analista ed esporgli le sue perplessità. La decisione di interrompere l'analisi spetta solamente a lei, non posso esprimermi in tal senso. Cordialmente, dott. Simeoni.
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,comprendo la sua sofferenza,si stanno svolgendo due separazioni difficili e in questa fase la crisi si svolge su due fronti con il marito e con l analista.Questa situazione va senz' altro affrontata con il suo analista questi dubbi e questi risentimenti devono essere trattati,Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Dr. Ugo Ungaro
Psicologo, Psicoterapeuta
L'Aquila
Gentile Signora gli elementi che condivide non sono molti e non permetto delle valutazioni che in ogni caso si baserebbero su pochi dati anche se onestamente si potrebbero azzardare delle ipotesi. Diversamente lei ha una rapporto di lavoro con un professionista che ha una conoscenza molto approfondita delle sue dinamiche. Pertanto è sicuramente molto utile affrontare questo tema con il suo analista anche in relazione al fatto che state valutando la fine di un lavoro molto importante. Un cordiale saluto
Dott.ssa Giuliana Senatore
Psicoterapeuta, Psicologo
Cava de' Tirreni
Gentile Signora, dalle sue parole si evince la difficoltà che sta vivendo e tutti i dubbi in merito alla terapia e soprattutto al rapporto terapeutico. Credo sia opportuno si confronti con il suo analista ed esprima tutto il suo vissuto per poter dare un senso a quello che sta accadendo. Cordiali saluti
Dott.ssa Alice Carbone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, mi dispiace per il delicato e difficile periodo che sta vivendo.
Proprio perché le emozioni che vive sono molte ed intense e il momento stressante, mi sento di consigliarle di parlare apertamente con il suo analista. Dirgli tutto quello che ha scritto qui, dirgli anche che ha sentito il bisogno di scrivere per cercare suggerimenti ed indicazioni. Parlare insieme di ciò che lei sta provando e che sta accadendo in analisi, la aiuterà sicuramente a vivere meglio il rapporto analitico, soprattutto se si sta avvicinando alla fine, e a fare chiarezza.
Un caro saluto, Dott.ssa Alice Carbone
Dott.ssa Maria Lombardo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Meta
Buonasera, non immagini quante ipotesi avrei per ciò che ho letto. Due relazioni che durano da anni, non so quanto tempo quella con suo marito, che sono per una in chiusura per l'altra in trasformazione e lei che sta guardando già oltre. Si!perché se ha posto la domanda su una piattaforma di psicoterapeuti penso che il significato potrebbe essere che dentro di lei qualcosa "si muove". Mi rendo a disposizione per continuare a condivere con lei alcune ipotesi. Saluti a presto.
Dott. Massimiliano Trossello
Psicologo, Terapeuta, Psicologo clinico
Leinì
Buonasera, sicuramente il rimando del suo analista ha precise indicazioni, dove sarebbe buona norma dipanare insieme a lui. Un caro saluto

MT
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Cara donna,

la psicanalisi è un percorso di psicoterapia individuale volto a risolvere problematiche prettamente personali e nel suo caso potrà molto probabilmente terminare ad ottobre perché gli obiettivi prefigurati col suo analista saranno stati raggiunti. Ad oggi lei si ritrova a dover fronteggiare un problema con suo marito che richiede uno specialista di tipo diverso. Gli psicoterapeuti sistemico-relazionali sono le figure più indicate a poter prendere in carico problematiche di coppia. E’ la coppia che si mira a far funzionare in una terapia di coppia.
In terapia di coppia avreste la possibilità di contattare le vostre autentiche emozioni e i vostri profondi bisogni affettivi (spesso frustrati). Ciò viene facilitato dal fatto di trovarsi in un ambiente riservato e protetto che è quello appunto della psicoterapia di coppia.
Durante il percorso psicoterapeutico potreste accorgervi gradualmente che i comportamenti distruttivi sono il risultato di emozioni e di bisogni non riconosciuti né soddisfatti.
Potreste rendervi conto di non essere mai riusciti ad esprimere ciò che profondamente vi interessa. Ed avreste la possibilità, qualora lo desideriate e sareste pronti ad impegnarvi, di apprendere nuove modalità di comunicare e di prendersi cura dei bisogni emotivi di entrambi. Potrebbe aiutarvi a trovare un nuovo equilibrio e consentirvi di stare ancora insieme.
Nella speranza di aver orientato con queste poche righe la domanda di cui si è fatta portatrice.

Cordiali Saluti
Dottor. Diego Ferrara
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Gentile utente, difficile darle una risposta in merito alla scelta operata dal suo analista. Credo che sia opportuno portare i suoi dubbi al diretto interessato anche solo per onorare la conoscenza di dieci anni trascorsi insieme. Rimane il dato di fatto che se non si sente accettata e compresa è necessario parlarne perchè ciò inficia il processo di cura.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Alexandra Giakoumi
Psicologo, Professional counselor
L'Aquila
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Provi a portare i suoi dubbi all'analista che la segue, cercando di dare un senso insieme. Indubbiamente, ogni separazione, non solo quella di coppia è una fase a volte difficile, a volte complicata da elaborare. Cordialmente, dott.ssa Giakoumi Alexandra
Dott.ssa Federica Carbone
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, sicuramenre la base di un percorso terapeutico è la fiducia tra professionista e paziente, per questo le consiglio di confrontarsi direttamente con il suo analista, gli confidi i suoi dubbi in modo da trovare la risposta insieme sul proseguire o meno il vostro percorso.
Dott.ssa Gloria Giacomin
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera,
La sua domanda mostra un profondo coinvolgimento e una riflessione attenta su ciò che sta vivendo, sia a livello personale sia all'interno della sua relazione. È comprensibile che, di fronte a una crisi coniugale, possa sentirsi confusa riguardo al percorso terapeutico che ha seguito fino a ora e alla direzione futura.
La sua analisi ha avuto, come lei stessa ha descritto, un significato e un valore nel corso di questi dieci anni. Tuttavia, è fondamentale che la terapia continui a rispondere alle sue esigenze attuali. Il fatto che si senta insoddisfatta delle indicazioni del suo psicoanalista è un elemento da non ignorare. Lei ha pieno diritto di sentirsi supportata e compresa nel suo contesto specifico, che ora è incentrato sulla crisi matrimoniale e sull'impatto emotivo che essa ha su di lei.
Riguardo alla questione se continuare o meno l'analisi, direi che sarebbe utile riflettere su alcuni aspetti. Primo, il supporto che si aspetta dal suo analista in questo momento è essenziale. Se sente che il focus della terapia è distante dalle sue necessità attuali, questo potrebbe indicare che è il momento di riconsiderare la sua decisione. L’efficacia del trattamento dipende anche dalla capacità di adattarsi alle sue esperienze e ai suoi bisogni attuali.
In secondo luogo, potrebbe essere utile discutere apertamente con il suo psicoanalista di come questa situazione stia influenzando la sua esperienza in analisi. Condividere i suoi sentimenti rispetto alle risposte che riceve potrebbe dare vita a un dialogo significativo. Questo potrebbe aiutarla a chiarire se il metodo di lavoro del suo analista alla fine si allinea ancora alle sue necessità.
Infine, consideri anche il supporto fornito dalla terapista di coppia. Potrebbe valutare un'integrazione tra il lavoro fatto in analisi e quello che state affrontando insieme in terapia di coppia, creando un dialogo sinergico tra le due esperienze.
Resto a disposizione.

Cordialmente
Dott.ssa Gloria Giacomin
Dott. Giovanni Paolo Mangano
Psicologo, Psicologo clinico
Misterbianco
Gentilissima,
ogni atto dell'analista è funzionale a qualcosa.
In virtù del vostro solido transfer (10 anni), l' "illazione" dell'analista potrebbe non essere un'illazione ma una provocazione, e cioè la provocazione di una messa in discussione della questione, che porta, come nel suo caso, a chiedersi se l'atto dell'analista è volto ad aprirle nuove prospettive in merito alla situazione con suo marito.
La provocazione è stata raggiunta.
Sono certo che farete un ottimo lavoro.
Saluti.
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Cara signora, comprendo la sua preoccupazione riguardo all'andamento della sua psicoanalisi. È importante ricordare che ogni analista ha il proprio approccio e le proprie interpretazioni, che possono variare. In questo momento, sembra che le sue esigenze non siano pienamente soddisfatte e che l'attenzione si stia spostando da ciò che è prioritario per lei. Le suggerisco di concentrarsi sulla sua esperienza e su ciò di cui ha bisogno. Esprima chiaramente le sue preoccupazioni durante la seduta, spiegando come si sente e cosa si aspetta dall'analisi in questa fase della sua vita.
Se, nonostante i suoi tentativi di comunicazione, non riscontra un cambiamento significativo, potrebbe essere utile valutare se proseguire l'analisi con lo stesso terapeuta o cercare un altro professionista che possa offrire un supporto più in linea con le sue esigenze attuali.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso un passaggio così delicato del suo percorso personale e relazionale. Le sue parole mostrano una grande consapevolezza e un bisogno profondo di essere accompagnata in modo rispettoso e costruttivo, soprattutto in un momento complesso come quello che sta vivendo. Comprendere se proseguire o concludere un lungo percorso analitico non è mai semplice, e ancora di più quando, come nel suo caso, interviene una crisi importante nel rapporto di coppia. Dopo dieci anni di psicoanalisi, è naturale che lei si senta profondamente legata a questo percorso e alla figura del suo analista. Ma è altrettanto comprensibile che ora si stia chiedendo se questo spazio le stia offrendo ancora quel tipo di supporto che oggi le serve davvero. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ci concentriamo molto sul "qui e ora", sui bisogni attuali e su come i pensieri influenzino le emozioni e i comportamenti. Nella sua situazione, ciò che emerge è un’esigenza molto chiara: sentirsi sostenuta in modo pragmatico, non giudicante, focalizzato sul presente e sulle sue risorse. Quando riferisce che il suo analista insiste su ipotesi rispetto alla fedeltà di suo marito o anticipa scenari di separazione, è comprensibile che si senta disorientata e poco contenuta. Soprattutto se lei sta cercando, con grande coraggio, di rimanere nel processo e lavorare per ricostruire. Il timore è che certi interventi non solo non la sostengano, ma possano aumentare la sua insicurezza, portandola a focalizzarsi su aspetti ipotetici piuttosto che su ciò che può concretamente fare per affrontare la crisi. Lei sta già facendo molto: ha cercato aiuto, ha proposto a suo marito di affrontare un percorso di coppia, si sta mettendo in discussione. In un momento del genere, ciò che serve spesso non è scavare ancora, ma trovare una direzione, un orientamento, un confronto costruttivo e centrato su strategie. Un terapeuta, anche individuale, può aiutarla a dare un senso ai suoi stati emotivi, a regolare l’ansia, a riformulare pensieri disfunzionali, ma anche a rispettare la fase che sta vivendo, senza forzature. La decisione di concludere o proseguire la sua analisi dipende da molti fattori, e non c’è una risposta “giusta” in senso assoluto. Tuttavia, il fatto che si stia interrogando con così tanta lucidità sul senso del percorso e sull’utilità attuale degli interventi del suo analista è già un segnale importante. Può essere utile chiedersi: mi sento capita? Sentita? Accolta nei miei obiettivi attuali? Esco dalle sedute con più chiarezza o con più confusione? Sento che il mio terapeuta è alleato del mio percorso o sta portando la mia attenzione su strade che non sento mie, almeno in questo momento? Il ruolo del terapeuta non è quello di decidere al posto suo o di spingerla verso scenari futuri che lei non ha scelto di esplorare, ma di accompagnarla nella consapevolezza, rispettando i suoi tempi, i suoi valori, e la sua motivazione. In una relazione terapeutica sana, lei ha il diritto di portare anche questo tipo di dubbi all’interno del setting: esprimere ciò che le sta pesando nel modo in cui l’analista sta lavorando ora, confrontarsi apertamente. Un terapeuta professionale dovrebbe accogliere questa riflessione con rispetto e apertura, senza mettersi sulla difensiva. A volte, quando un percorso si avvicina alla fine, possono emergere dinamiche complesse. Il terapeuta potrebbe “testare” la sua autonomia, metterla in contatto con l’incertezza, con la possibilità di prendere decisioni anche in assenza del sostegno abituale. Ma tutto questo dovrebbe comunque avvenire in un clima di rispetto e di reale utilità per lei, non di confusione o disconnessione. Infine, le consiglio, se sente che questo spazio non le è più utile, di considerare la possibilità di chiudere il ciclo di lavoro con il suo analista con la consapevolezza del grande cammino fatto insieme, ma anche di aprirsi a un supporto più coerente con il momento presente. A volte salutare un terapeuta è un atto di maturità, non di fuga. E scegliere una nuova forma di sostegno, come un percorso cognitivo-comportamentale più pratico e focalizzato, può rappresentare una nuova tappa della sua evoluzione personale. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Serena Casula
Psicologo clinico, Psicologo
Parma
Buonasera,
da quanto scrive, mi sembra che lei abbia deciso di prorogare il percorso analitico per affrontare un momento molto delicato nella sua vita personale, legato alla crisi coniugale. In questi casi, è comprensibile cercare nella terapia uno spazio di sostegno e riflessione. Le osservazioni del suo analista, anche se al momento possono sembrarle poco pertinenti o dolorose, potrebbero avere diverse finalità. Ad esempio, potrebbe star cercando di esplorare con lei se la possibilità di una separazione sia per lei realmente pensabile, oppure se ci siano elementi — affettivi, emotivi o anche pratici, come quelli economici — che la legano ancora alla relazione. Un’altra ipotesi è che stia cercando di aiutarla a prepararsi interiormente anche a scenari difficili, così da non trovarsi del tutto impreparata se dovessero presentarsi.
Detto ciò, è fondamentale che lei possa portare apertamente in seduta queste sue perplessità. Condividere i suoi dubbi e interrogarsi insieme al terapeuta sul senso del percorso in questo momento specifico può diventare un'occasione preziosa per comprendere meglio non solo il senso delle sue domande, ma anche i suoi bisogni attuali e come la terapia possa (o meno) rispondervi.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
dalle sue parole si coglie una profonda consapevolezza del percorso che ha compiuto e un’attenta capacità di osservazione rispetto alla relazione analitica. Dopo dieci anni di lavoro, è comprensibile che desideri concludere il percorso con chiarezza e coerenza, soprattutto in un momento delicato come quello che sta attraversando nella vita personale.

Nel contesto psicoanalitico, può capitare che l’analista — soprattutto in fasi avanzate del trattamento — introduca riflessioni o ipotesi che non sono tanto “consigli”, quanto strumenti per osservare come lei reagisce a determinate prospettive (ad esempio l’idea di una separazione o la possibilità che suo marito sia attratto da altre donne). L’obiettivo, in teoria, è quello di stimolare la consapevolezza delle sue paure, difese o bisogni affettivi. Tuttavia, se queste osservazioni vengono vissute da lei come intrusive, giudicanti o non in sintonia con ciò che sente di voler affrontare, è legittimo chiedersi se stiano davvero sostenendo il suo processo.

Dopo un percorso così lungo, può accadere anche che la relazione analitica attraversi una fase di “stanchezza evolutiva”: l’analisi ha dato i suoi frutti e continuare non porta più gli stessi benefici. In questo senso, la sua sensazione di “non essere più aiutata” può essere un segnale che il lavoro attuale non risponde più ai bisogni di oggi, che sono diversi da quelli di dieci anni fa.

Le propongo due possibili direzioni:

Esplicitare apertamente al suo analista ciò che sente — senza accusarlo, ma esprimendo come percepisce le sue recenti interpretazioni e cosa prova quando le riceve. In una buona relazione analitica, questo confronto può essere molto significativo e aiutare a capire se si tratta di un passaggio utile o di un segnale di chiusura.

Se, dopo questo confronto, dovesse sentire che l’analisi non la sostiene più, può considerare la conclusione del percorso come un atto di autonomia e maturità, e valutare in futuro un nuovo tipo di supporto (ad esempio un lavoro più focalizzato sulle dinamiche di coppia o sull’elaborazione del cambiamento di ruolo nella relazione con suo marito).

La decisione di concludere o proseguire è profondamente personale: non si tratta di “abbandonare”, ma di riconoscere che ogni percorso ha un suo ciclo naturale, e il suo sembra averle già dato molto. Il modo migliore per chiudere è quello che le permette di sentirsi lucida, libera e coerente con sé stessa.

Dott.ssa Sara Petroni

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