Buonasera, chiedo qui perché la situazione terribile in cui mi trovo mi sta consumando. Sono una don
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Buonasera, chiedo qui perché la situazione terribile in cui mi trovo mi sta consumando. Sono una donna e da due anni ero fidanzata con un uomo. Di recente a causa di alcuni avvenimenti ci siamo dovuti allontanare nonostante entrambi ci amassimo moltissimo (stava diventando una relazione disfunzionale), e stiamo entrambi intraprendendo un percorso di psicoterapia individuale per migliorarci.
Durante l’allontanamento io, che avevo subito da parte sua (in passato) spiacevoli comportamenti disfunzionali che hanno risvegliato in me vecchie ferite primordiali (ho un disturbo della personalità) ho iniziato ad uscire con amici e ho conosciuto un altro uomo, con cui ho scambiato qualche messaggio. Contro ogni mia previsione all’inizio non avevo idealizzato questa persona, per fortuna, (cosa che tendevo a fare anni fa), e anzi, sin da subito ho preso tutto con le pinze, compresi alcuni suoi atteggiamenti che mi facevano suonare i campanelli d’allarme. Senza girarci troppo intorno, una sera questo uomo è venuto a dormire a casa mia dopo un’uscita di gruppo ed ha un po’ forzato le cose. Non ho subito una violenza, ma il mio cervello mi diceva in tutti i modi che avrei dovuto fermarmi e fermare lui, ma non ce l’ho fatta a dire di no. L’atto non è stato completo perché ho trovato una scusa utile e ci siamo fermati ai preliminari, ma mi ha fatto schifo e mi chiedo cosa mi abbia bloccato dal dire di no, che in effetti non volessi farlo. Come se mi fossi sentita obbligata ormai a farlo, semplicemente perché lui era a casa mia e probabilmente era intenzionato a concludere la serata così. Non ho avuto il coraggio di fermarlo e di questo mi colpevolizzo tantissimo. Perché so che è stata una mia responsabilità.
Nel mentre il mio uomo continuava ad avere contatti con me (non siamo riusciti a restare in no contact) e l’ho sentito anche il giorno dopo, o forse dovrei dire la notte e mattina stessa, prima e dopo questa cosa atroce che ho fatto e che ho “subito”, e nel mentre che ascoltavo lui che mi spiegava che voleva ritornare a ciò che eravamo, il senso di colpa mi divorava.
Sono stupida? Sono impazzita?
Adesso ho il terrore di questo senso di colpa micidiale che mi sta spezzando. Credo oltretutto che il mio cervello stia cercando di aiutarmi perché ho ricordi molto sfocati dell’atto in sé, come fosse stato un sogno, o meglio un incubo, dove passivamente ho solo resistito e sperato che terminasse e non andasse oltre. Sono disperata e ho paura che quando rivedrò il mio uomo dovrò essere costretta a chiudere la relazione per la vergogna, per lo schifo che provo verso di me, di non poter trattenere questo segreto, di esplodere all’improvviso e confessare in preda ad una crisi.
Vorrei capire cosa mi sia successo. Se ho fatto passi indietro rispetto alla mia psicoterapia passata o se le debolezze possono capitare. Non riesco nemmeno a dire di essermelo goduta, perché io non volevo quello, in nessun senso, in nessun caso. Sono stata una cretina che ingenuamente ha accettato la richiesta di “salire con me a casa” e dopo si è sentita costretta, perché lui ormai era lì. L’unico ricordo chiaro è stata la mia rassegnazione nel pensare “se non oppongo resistenza finirà in fretta”.
Adesso ciò che mi turba è come potrò andare avanti. Io amo il mio uomo e nessun altro, è una persona incredibilmente capace e sensibile nonostante abbia i suoi problemi. Vorrei solo convivere con questo segreto e anzi, dimenticarlo.
Durante l’allontanamento io, che avevo subito da parte sua (in passato) spiacevoli comportamenti disfunzionali che hanno risvegliato in me vecchie ferite primordiali (ho un disturbo della personalità) ho iniziato ad uscire con amici e ho conosciuto un altro uomo, con cui ho scambiato qualche messaggio. Contro ogni mia previsione all’inizio non avevo idealizzato questa persona, per fortuna, (cosa che tendevo a fare anni fa), e anzi, sin da subito ho preso tutto con le pinze, compresi alcuni suoi atteggiamenti che mi facevano suonare i campanelli d’allarme. Senza girarci troppo intorno, una sera questo uomo è venuto a dormire a casa mia dopo un’uscita di gruppo ed ha un po’ forzato le cose. Non ho subito una violenza, ma il mio cervello mi diceva in tutti i modi che avrei dovuto fermarmi e fermare lui, ma non ce l’ho fatta a dire di no. L’atto non è stato completo perché ho trovato una scusa utile e ci siamo fermati ai preliminari, ma mi ha fatto schifo e mi chiedo cosa mi abbia bloccato dal dire di no, che in effetti non volessi farlo. Come se mi fossi sentita obbligata ormai a farlo, semplicemente perché lui era a casa mia e probabilmente era intenzionato a concludere la serata così. Non ho avuto il coraggio di fermarlo e di questo mi colpevolizzo tantissimo. Perché so che è stata una mia responsabilità.
Nel mentre il mio uomo continuava ad avere contatti con me (non siamo riusciti a restare in no contact) e l’ho sentito anche il giorno dopo, o forse dovrei dire la notte e mattina stessa, prima e dopo questa cosa atroce che ho fatto e che ho “subito”, e nel mentre che ascoltavo lui che mi spiegava che voleva ritornare a ciò che eravamo, il senso di colpa mi divorava.
Sono stupida? Sono impazzita?
Adesso ho il terrore di questo senso di colpa micidiale che mi sta spezzando. Credo oltretutto che il mio cervello stia cercando di aiutarmi perché ho ricordi molto sfocati dell’atto in sé, come fosse stato un sogno, o meglio un incubo, dove passivamente ho solo resistito e sperato che terminasse e non andasse oltre. Sono disperata e ho paura che quando rivedrò il mio uomo dovrò essere costretta a chiudere la relazione per la vergogna, per lo schifo che provo verso di me, di non poter trattenere questo segreto, di esplodere all’improvviso e confessare in preda ad una crisi.
Vorrei capire cosa mi sia successo. Se ho fatto passi indietro rispetto alla mia psicoterapia passata o se le debolezze possono capitare. Non riesco nemmeno a dire di essermelo goduta, perché io non volevo quello, in nessun senso, in nessun caso. Sono stata una cretina che ingenuamente ha accettato la richiesta di “salire con me a casa” e dopo si è sentita costretta, perché lui ormai era lì. L’unico ricordo chiaro è stata la mia rassegnazione nel pensare “se non oppongo resistenza finirà in fretta”.
Adesso ciò che mi turba è come potrò andare avanti. Io amo il mio uomo e nessun altro, è una persona incredibilmente capace e sensibile nonostante abbia i suoi problemi. Vorrei solo convivere con questo segreto e anzi, dimenticarlo.
Gentile utente, prima di tutto la ringrazio per aver deciso di condividere con noi un pezzo così doloroso e delicate della sua vita. Parlarne anche solo qui è un chiaro gesto di aiuto e volontà a prendersi cura di sè e dei suoi vissuti. Dato che lei ha già una terapia in atto, credo possa essere importante che lei dia voce, così come ha fatto qui con noi, nella sua terapia di tale episodio e di tutti i vissuti così intensi e dolorosi ad esso correlato. Dimenticare non è possibile ma con il tempo potrà accogliere, elaborare e attraversare ciò che è accaduto. Comprendendolo e prendendosene cura. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
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buonasera
Il suo senso di colpa appare comprensibile come anche il suo vissuto che ricorda l'idea di avere rovinato qualcosa. Troppo spesso le nostre relazioni non sono caratterizzate solo dal "qui ed ora", ma ciò che accade al loro interno risulta essere molto condizionato da eventi del passato, immagini a cui siamo abituati e che difficilmente possiamo lasciarci alle spalle. Allo stesso tempo la paura di ciò che può accadere in futuro ci porta a compiere azioni anche indesiderate, ma che forse hanno la funzione di preservarci da un possibile fallimento o dall'idea di essere abbandonati. In questa ottica può essere letto un tradimento, cioè come un atto di autosabotaggio o di sabotaggio di una relazione che ci attrae quanto ci spaventa, anzi per essere più precisi molto spesso più ci attrae più ci spaventa. Non è chiaro che cosa faccia riferimento quando parla di situazioni disfunzionali con l'uomo che ama, ma forse dentro questa ottica vanno ricercate le motivazioni che l'hanno portata dentro la situazione che ha descritto. Quando nel nostro passato il concetto di amore è stato inquinato da situazioni ambigue violente o ambivalenti può accadere che sentiamo di non meritare una relazione basata sulla fiducia, l'apertura e il rispetto reciproco. Questo accade perché a volte le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di noi non lo hanno fatto o lo hanno fatto solo a metà, facendoci in fondo credere di non essere meritevoli di essere amati o di amare adeguatamente. Sono certo che sulla base di queste presupposti un percorso terapeutico possa essere utile ad assegnarci l'amore che ci è stato negato, ottimo presupposto per relazioni più serene.
Spero di cuore di essere stato utile. buona continuazione
Il suo senso di colpa appare comprensibile come anche il suo vissuto che ricorda l'idea di avere rovinato qualcosa. Troppo spesso le nostre relazioni non sono caratterizzate solo dal "qui ed ora", ma ciò che accade al loro interno risulta essere molto condizionato da eventi del passato, immagini a cui siamo abituati e che difficilmente possiamo lasciarci alle spalle. Allo stesso tempo la paura di ciò che può accadere in futuro ci porta a compiere azioni anche indesiderate, ma che forse hanno la funzione di preservarci da un possibile fallimento o dall'idea di essere abbandonati. In questa ottica può essere letto un tradimento, cioè come un atto di autosabotaggio o di sabotaggio di una relazione che ci attrae quanto ci spaventa, anzi per essere più precisi molto spesso più ci attrae più ci spaventa. Non è chiaro che cosa faccia riferimento quando parla di situazioni disfunzionali con l'uomo che ama, ma forse dentro questa ottica vanno ricercate le motivazioni che l'hanno portata dentro la situazione che ha descritto. Quando nel nostro passato il concetto di amore è stato inquinato da situazioni ambigue violente o ambivalenti può accadere che sentiamo di non meritare una relazione basata sulla fiducia, l'apertura e il rispetto reciproco. Questo accade perché a volte le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di noi non lo hanno fatto o lo hanno fatto solo a metà, facendoci in fondo credere di non essere meritevoli di essere amati o di amare adeguatamente. Sono certo che sulla base di queste presupposti un percorso terapeutico possa essere utile ad assegnarci l'amore che ci è stato negato, ottimo presupposto per relazioni più serene.
Spero di cuore di essere stato utile. buona continuazione
Buonasera, potrebbe essere che siano tornati a galla o non abbia completamente risolto aspetti che aveva affrontato nel percorso di terapia effettuato. Quanto successo, ma soprattutto il modo in cui si è sentita dopo potrebbe essere sintomo del fatto che dovrebbe riprendere in mano questi aspetti e parlarne in terapia. decrive una situazione di "freezing" e questa è facile che abbia radici nel suo passato. Comunque al netto delle sensazioni che ha descritto sembra abbia fatto il possibile per interrompere, quindi verrebbe da dire che si giudica anche abbastanza impietosamente.
Buonasera,
grazie mille della sua condivisione.
Visto che ha scritto che ha intrapreso un percorso di psicoterapia individuale le consiglio di parlarne con la sua psicoterapeuta, condividere con lei le sue paure e il suo senso di colpa.
I segreti a lungo andare diventano macigni purtroppo e volte non ci permettono di vivere serenamente.
In bocca al lupo!
grazie mille della sua condivisione.
Visto che ha scritto che ha intrapreso un percorso di psicoterapia individuale le consiglio di parlarne con la sua psicoterapeuta, condividere con lei le sue paure e il suo senso di colpa.
I segreti a lungo andare diventano macigni purtroppo e volte non ci permettono di vivere serenamente.
In bocca al lupo!
Buonasera, diciamo che ognuno di noi tende a idealizzare le relazioni, grazie anche alle storie romanzate della letteratura e del cinema che fanno parte della nostra cultura, ma la realtà è molto diversa e ci dobbiamo fare i conti.
In questa avventura sembrerebbe che non ha ascoltato la sua parte più intima e forse più spontanea, ma tutti possono sbagliare, oppure semplicemente aveva un desiderio iniziale senza convinzioni o avrebbe dovuto fermarsi prima.
In tutto questo però lei non riesce a perdonarsi, non è obbligatorio non sbagliare mai, anzi ................
Dagli errori si impara, ma tenga anche presente che può essere anche normale avere desideri e fantasie sessuali, ed è giusto esprimerli.
Nella realtà è impossibile dominare i pensieri, è sicuramente meglio lasciarli fluire, lasciarli andare, alleggerirli.
Ciò che è stato è stato: non si deve assolutamente vergognare, né sentirsi in colpa, attraverso la psicoterapia dovrebbe stemperare le sue tensioni e sciogliere quei nodi che le impediscono di essere più serena e di vivere la sua sessualità in modo più sano.
Si proietti in avanti, impari dal passato ma poi vada oltre e impari attraverso esercizi di Mindfulnees, rilassamento o meditazione per stare nel qui ed ora per vivere il momento presente.
La vita è troppo breve per restare bloccati nel passato.
Le faccio i migliori auguri.
In questa avventura sembrerebbe che non ha ascoltato la sua parte più intima e forse più spontanea, ma tutti possono sbagliare, oppure semplicemente aveva un desiderio iniziale senza convinzioni o avrebbe dovuto fermarsi prima.
In tutto questo però lei non riesce a perdonarsi, non è obbligatorio non sbagliare mai, anzi ................
Dagli errori si impara, ma tenga anche presente che può essere anche normale avere desideri e fantasie sessuali, ed è giusto esprimerli.
Nella realtà è impossibile dominare i pensieri, è sicuramente meglio lasciarli fluire, lasciarli andare, alleggerirli.
Ciò che è stato è stato: non si deve assolutamente vergognare, né sentirsi in colpa, attraverso la psicoterapia dovrebbe stemperare le sue tensioni e sciogliere quei nodi che le impediscono di essere più serena e di vivere la sua sessualità in modo più sano.
Si proietti in avanti, impari dal passato ma poi vada oltre e impari attraverso esercizi di Mindfulnees, rilassamento o meditazione per stare nel qui ed ora per vivere il momento presente.
La vita è troppo breve per restare bloccati nel passato.
Le faccio i migliori auguri.
Buonasera,
mi dispiace molto per il dolore e il senso di colpa che sta vivendo in questo momento. La situazione che ha descritto è estremamente complessa e carica di emozioni intense, ma è importante partire da un punto fondamentale: ciò che è accaduto non definisce il suo valore come persona.
L'insieme dei suoi vissuti e delle sue reazioni ha radici profonde, che probabilmente si legano al disturbo della personalità di cui parla, alle esperienze passate e alle dinamiche che sta affrontando nella sua psicoterapia. È normale che in momenti di vulnerabilità possano emergere difficoltà nel gestire alcune situazioni, soprattutto se queste riattivano ferite emotive pregresse.
L'incapacità di dire "no" in quella circostanza, accompagnata dalla rassegnazione che ha descritto, potrebbe derivare da diversi fattori, come difficoltà nell'assertività, schemi di comportamento consolidati o una reazione automatica di fronte a una situazione percepita come difficile o minacciosa. Non si colpevolizzi per questo: non significa essere deboli, ma evidenzia l'importanza di lavorare su queste dinamiche con l'aiuto del terapeuta.
Inoltre, il suo attuale senso di colpa e la paura di affrontare il futuro meritano attenzione e cura. È fondamentale che possa esplorare questi vissuti senza giudizio e con il supporto di un professionista che l'accompagni nel dare un significato a ciò che è successo, aiutandola a elaborare le emozioni che la stanno travolgendo ea ritrovare un equilibrio.
Per comprendere a fondo ciò che è accaduto e affrontare questi sentimenti complessi, le consiglio caldamente di rivolgersi al suo terapeuta o a uno specialista qualificato. Un percorso psicoterapeutico può offrirle lo spazio sicuro e le strategie necessarie per gestire questa situazione e proseguire nel suo cammino di crescita personale.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
mi dispiace molto per il dolore e il senso di colpa che sta vivendo in questo momento. La situazione che ha descritto è estremamente complessa e carica di emozioni intense, ma è importante partire da un punto fondamentale: ciò che è accaduto non definisce il suo valore come persona.
L'insieme dei suoi vissuti e delle sue reazioni ha radici profonde, che probabilmente si legano al disturbo della personalità di cui parla, alle esperienze passate e alle dinamiche che sta affrontando nella sua psicoterapia. È normale che in momenti di vulnerabilità possano emergere difficoltà nel gestire alcune situazioni, soprattutto se queste riattivano ferite emotive pregresse.
L'incapacità di dire "no" in quella circostanza, accompagnata dalla rassegnazione che ha descritto, potrebbe derivare da diversi fattori, come difficoltà nell'assertività, schemi di comportamento consolidati o una reazione automatica di fronte a una situazione percepita come difficile o minacciosa. Non si colpevolizzi per questo: non significa essere deboli, ma evidenzia l'importanza di lavorare su queste dinamiche con l'aiuto del terapeuta.
Inoltre, il suo attuale senso di colpa e la paura di affrontare il futuro meritano attenzione e cura. È fondamentale che possa esplorare questi vissuti senza giudizio e con il supporto di un professionista che l'accompagni nel dare un significato a ciò che è successo, aiutandola a elaborare le emozioni che la stanno travolgendo ea ritrovare un equilibrio.
Per comprendere a fondo ciò che è accaduto e affrontare questi sentimenti complessi, le consiglio caldamente di rivolgersi al suo terapeuta o a uno specialista qualificato. Un percorso psicoterapeutico può offrirle lo spazio sicuro e le strategie necessarie per gestire questa situazione e proseguire nel suo cammino di crescita personale.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Questa esperienza ti ha dimostrato quanto tu ami il tuo uomo, senza alcun dubbio. Lavora con il tuo psicoterapeuta sul senso di colpa e capirai che a volte usiamo alcuni espedienti per dimostrarci alcune cose, sei stata coscienziosa fino alla fine ed hai risolto il problema liberandoti della persona appena conosciuta, senza troppi danni.
Gentilissima, la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto.
Desidero rassicurarla sul fatto che ciò che prova è umano e comprensibile. Vorrei invitarla a considerare che le sue reazioni non siano state una mancanza, ma un tentativo del suo corpo e della sua mente di proteggerla in una situazione in cui si è sentita intrappolata. Quella rassegnazione che descrive potrebbe essere stata una strategia automatica di adattamento, una risposta naturale per cercare di minimizzare il rischio o il disagio. È importante riconoscere che questa reazione non la definisce come persona: è stato il modo in cui ha cercato di affrontare un momento molto difficile, con le risorse che aveva in quel momento.
Per quanto riguarda il senso di colpa, un primo passo potrebbe essere quello di iniziare a trattarlo con curiosità e gentilezza e chiedersi che cosa le sta segnalando su ciò che è davvero importante per lei. In questo modo potrebbe venire a contatto con valori per lei significativi come il rispetto, l’amore e l’autenticità. Il senso di colpa, se accolto senza giudizio, può diventare una guida per ritornare a ciò che conta davvero, anziché una condanna.
Un altro aspetto fondamentale è la compassione verso se stessa. Questo significa imparare a trattarsi come tratterebbe una cara amica in difficoltà, con comprensione e calore, riconoscendo la sofferenza senza colpevolizzarsi. Non è colpevole di ciò che è accaduto; ha fatto del suo meglio in una situazione confusa e complessa. Ogni passo avanti che farà, anche piccolo, è un atto di coraggio e amore verso di sé.
Infine, riguardo alle sue memorie sfocate, potrebbe essere utile esplorarle gradualmente in un contesto sicuro, come la sua psicoterapia. Le memorie traumatiche spesso si proteggono attraverso la frammentazione, ed è normale sentirsi confusi o distaccati. Ciò non significa che lei non possa lavorare su di esse per trasformare il dolore in consapevolezza e resilienza.
Un passo alla volta, con il supporto del suo terapeuta, potrà affrontare questo momento con maggiore chiarezza e rinnovata consapevolezza.
Un caro saluto,
Dott. Abate
Desidero rassicurarla sul fatto che ciò che prova è umano e comprensibile. Vorrei invitarla a considerare che le sue reazioni non siano state una mancanza, ma un tentativo del suo corpo e della sua mente di proteggerla in una situazione in cui si è sentita intrappolata. Quella rassegnazione che descrive potrebbe essere stata una strategia automatica di adattamento, una risposta naturale per cercare di minimizzare il rischio o il disagio. È importante riconoscere che questa reazione non la definisce come persona: è stato il modo in cui ha cercato di affrontare un momento molto difficile, con le risorse che aveva in quel momento.
Per quanto riguarda il senso di colpa, un primo passo potrebbe essere quello di iniziare a trattarlo con curiosità e gentilezza e chiedersi che cosa le sta segnalando su ciò che è davvero importante per lei. In questo modo potrebbe venire a contatto con valori per lei significativi come il rispetto, l’amore e l’autenticità. Il senso di colpa, se accolto senza giudizio, può diventare una guida per ritornare a ciò che conta davvero, anziché una condanna.
Un altro aspetto fondamentale è la compassione verso se stessa. Questo significa imparare a trattarsi come tratterebbe una cara amica in difficoltà, con comprensione e calore, riconoscendo la sofferenza senza colpevolizzarsi. Non è colpevole di ciò che è accaduto; ha fatto del suo meglio in una situazione confusa e complessa. Ogni passo avanti che farà, anche piccolo, è un atto di coraggio e amore verso di sé.
Infine, riguardo alle sue memorie sfocate, potrebbe essere utile esplorarle gradualmente in un contesto sicuro, come la sua psicoterapia. Le memorie traumatiche spesso si proteggono attraverso la frammentazione, ed è normale sentirsi confusi o distaccati. Ciò non significa che lei non possa lavorare su di esse per trasformare il dolore in consapevolezza e resilienza.
Un passo alla volta, con il supporto del suo terapeuta, potrà affrontare questo momento con maggiore chiarezza e rinnovata consapevolezza.
Un caro saluto,
Dott. Abate
La situazione che narra è molto densa e merita uno spazio per approfondite riflessioni. Se ha interrotto il rapporto terapeutico con il suo analista può pensare di riprenderlo o di valutare un altro professionista.
Cara,
Quello che stai descrivendo è molto doloroso e, in effetti, può suscitare una miriade di emozioni confuse e difficili da gestire. La situazione che vivi in questo momento, unita alla sofferenza per ciò che è accaduto e per i sentimenti di colpa che provi, è comprensibilmente difficile da affrontare.
Innanzitutto, è importante riconoscere che il senso di colpa che provi non è un segno di "stupidità" o di "pazzia", ma un'emozione che emerge quando il nostro comportamento entra in conflitto con ciò che consideriamo giusto o con i nostri valori. Il colpevolizzarsi troppo, tuttavia, può diventare paralizzante e non favorire un cambiamento reale o una comprensione più profonda di sé. Questo è un primo passo fondamentale: concederti la possibilità di non essere perfetta e di accettare che le "debolezze" sono una parte della crescita, non un ritorno al punto di partenza. Tutti noi abbiamo momenti di difficoltà, e queste difficoltà non definiscono chi siamo o il valore che abbiamo come persone.
Lavorare su questi aspetti in terapia ti darà gli strumenti per vedere le tue azioni in modo più compassionevole e più integrato rispetto al tuo vissuto e al tuo futuro.
Potresti considerare il supporto terapeutico come un'opportunità non solo per affrontare il senso di colpa e il trauma dell'accaduto, ma anche per sentirti meno sopraffatta dal giudizio e per trovare un equilibrio più sereno.
Mi auguro che queste riflessioni ti possano essere di aiuto!
Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Tugnoli
Quello che stai descrivendo è molto doloroso e, in effetti, può suscitare una miriade di emozioni confuse e difficili da gestire. La situazione che vivi in questo momento, unita alla sofferenza per ciò che è accaduto e per i sentimenti di colpa che provi, è comprensibilmente difficile da affrontare.
Innanzitutto, è importante riconoscere che il senso di colpa che provi non è un segno di "stupidità" o di "pazzia", ma un'emozione che emerge quando il nostro comportamento entra in conflitto con ciò che consideriamo giusto o con i nostri valori. Il colpevolizzarsi troppo, tuttavia, può diventare paralizzante e non favorire un cambiamento reale o una comprensione più profonda di sé. Questo è un primo passo fondamentale: concederti la possibilità di non essere perfetta e di accettare che le "debolezze" sono una parte della crescita, non un ritorno al punto di partenza. Tutti noi abbiamo momenti di difficoltà, e queste difficoltà non definiscono chi siamo o il valore che abbiamo come persone.
Lavorare su questi aspetti in terapia ti darà gli strumenti per vedere le tue azioni in modo più compassionevole e più integrato rispetto al tuo vissuto e al tuo futuro.
Potresti considerare il supporto terapeutico come un'opportunità non solo per affrontare il senso di colpa e il trauma dell'accaduto, ma anche per sentirti meno sopraffatta dal giudizio e per trovare un equilibrio più sereno.
Mi auguro che queste riflessioni ti possano essere di aiuto!
Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Tugnoli
Salve, credo che lei abbia ragione a voler dimenticare ma questo le riuscirà meglio se prima elabora l'accaduto con un esperto che la aiuti a comprendere a fondo quanto è accaduto e a perdonarsi. Il senso di colpa purtroppo non aiuta. Potrebbe essere una buona occasione anche per esaminare la sua relazione con il suo uomo e migliorarla. Se ha già un terapeuta affonti il tutto con calma e sincerità e lentamente ridimensionerà la cosa. Un saluto
Buonasera, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Il suo racconto mette in luce una grande sofferenza e confusione emotiva. Il senso di colpa che prova è comprensibile, ma è importante non ridurre l’accaduto a una “debolezza” o a un fallimento personale. La situazione che ha vissuto potrebbe essere il risultato di dinamiche emotive complesse legate al suo passato e al suo disturbo della personalità, che può amplificare la difficoltà di stabilire limiti chiari nelle relazioni. Il fatto che abbia riconosciuto i segnali di allarme in quest’uomo e non lo abbia idealizzato è positivo, ma la difficoltà nel fermare la situazione riflette una vulnerabilità che spesso non è facile da gestire in momenti emotivamente intensi.
Il suo percorso terapeutico, seppur utile, non è immune a momenti di regressione. La paura di dover confessare tutto al suo compagno e il timore di interrompere la relazione per la vergogna sono comprensibili, ma non dovrebbero essere un ostacolo a un confronto onesto con se stessa e con il suo compagno. Il comportamento che descrive non è un atto di vergogna, ma il risultato di una situazione difficile da gestire. Le consiglio di affrontare questi sentimenti con un terapeuta, per comprendere meglio le ragioni alla base delle sue difficoltà e trovare modi per perdonarsi e andare avanti. La psicoterapia può aiutarla a elaborare l’esperienza e a vivere in modo più sereno, sia con se stessa che nelle sue relazioni.
Un caro saluto,
Dr. Giuseppe Saracino
Il suo percorso terapeutico, seppur utile, non è immune a momenti di regressione. La paura di dover confessare tutto al suo compagno e il timore di interrompere la relazione per la vergogna sono comprensibili, ma non dovrebbero essere un ostacolo a un confronto onesto con se stessa e con il suo compagno. Il comportamento che descrive non è un atto di vergogna, ma il risultato di una situazione difficile da gestire. Le consiglio di affrontare questi sentimenti con un terapeuta, per comprendere meglio le ragioni alla base delle sue difficoltà e trovare modi per perdonarsi e andare avanti. La psicoterapia può aiutarla a elaborare l’esperienza e a vivere in modo più sereno, sia con se stessa che nelle sue relazioni.
Un caro saluto,
Dr. Giuseppe Saracino
Carissima utente, non tutti i mali vengono per nuocere. Forse da questa esperienza imparerai a dire NO. Parlane con il tuo terapeuta.
Auguri
Auguri
Grazie per aver condiviso una parte così intima e dolorosa della tua esperienza. La situazione che descrivi è complessa e carica di emozioni intense: senso di colpa, vergogna, rabbia verso te stessa e, forse, confusione rispetto a ciò che è accaduto e come ti ha lasciata. Proviamo a fare ordine, rispettando i tuoi sentimenti e la tua storia.
1. Il significato del "non opporre resistenza"
La tua reazione di “rassegnazione” non è un fallimento personale, ma una risposta umana e naturale a una situazione che percepivi come difficile o potenzialmente pericolosa. Quando ci troviamo in situazioni di disagio o minaccia, il nostro cervello attiva risposte automatiche: lotta, fuga o congelamento. Nel tuo caso, la sensazione di non riuscire a dire di no potrebbe essere stata un’espressione del "freezing", una strategia inconscia per evitare un’escalation di tensione. Questo non significa che tu abbia acconsentito pienamente, né che sia stata una tua “debolezza” o una mancanza di volontà.
2. Senso di colpa e responsabilità
Il senso di colpa che provi sembra radicato in un dialogo interno molto severo con te stessa. Ti attribuisci una colpa per non aver reagito come avresti voluto, ma è importante ricordare che le nostre azioni in situazioni complesse non sempre riflettono ciò che sentiamo o desideriamo nel profondo. Darti la colpa per non aver fermato quella persona non tiene conto delle dinamiche di potere, del tuo stato emotivo in quel momento e del tuo vissuto personale, che potrebbe aver influenzato la tua capacità di dire “no”.
3. L’effetto sulla relazione con il tuo uomo
Il tuo amore per il tuo partner emerge chiaramente, così come il timore che questa esperienza possa danneggiare il vostro legame. È naturale sentire il bisogno di "confessare", ma è fondamentale chiederti: cosa voglio ottenere condividendo questa esperienza?. Vuoi un sostegno? Desideri alleviare il peso del segreto? Oppure temi che il non parlarne sia un ostacolo per voi? Riflettere su questo ti aiuterà a capire se e come parlarne con lui, eventualmente con l'aiuto del tuo terapeuta.
4. La percezione di un "passo indietro"
Non si tratta di un passo indietro, ma di un’esperienza che riflette quanto sia complesso il percorso di crescita e guarigione. La psicoterapia non cancella i nostri vissuti o le nostre vulnerabilità, ma ci aiuta a capirli, accettarli e imparare a rispondere in modi nuovi. Può essere utile esplorare in terapia:
Cosa ti ha fatto sentire bloccata in quel momento.
Quali dinamiche interne hanno attivato il senso di obbligo o di rassegnazione.
Come affrontare il senso di colpa senza distruggerti, ma trasformandolo in uno spunto per la tua crescita.
5. Il percorso verso l’auto-accettazione
Ti trovi in una fase delicata, in cui è cruciale trattarti con la stessa compassione che riserveresti a qualcuno a cui vuoi bene. Ciò che è successo non definisce chi sei, né il tuo valore come persona. Può essere utile pensare:
Quali messaggi ti stai dando rispetto alla tua identità e al tuo valore?
Come puoi iniziare a costruire un dialogo interno più compassionevole?
6. Prossimi passi
Elaborare il vissuto in terapia: Questo evento è un'opportunità per esplorare dinamiche profonde che emergono nelle relazioni e nelle situazioni difficili.
Gestire il senso di colpa: Il senso di colpa può essere trasformato da fardello distruttivo a stimolo per crescere e per imparare ad ascoltare meglio i tuoi bisogni.
Prendere decisioni consapevoli: Se e come parlare con il tuo uomo è una scelta che richiede tempo e riflessione, non affrettarti.
Infine, cerca di ricordare che il percorso terapeutico è un viaggio fatto di passi avanti, battute d’arresto e nuove scoperte. Anche questa esperienza, per quanto dolorosa, può essere integrata nel tuo cammino verso una maggiore consapevolezza e serenità. Non sei sola in questo.
1. Il significato del "non opporre resistenza"
La tua reazione di “rassegnazione” non è un fallimento personale, ma una risposta umana e naturale a una situazione che percepivi come difficile o potenzialmente pericolosa. Quando ci troviamo in situazioni di disagio o minaccia, il nostro cervello attiva risposte automatiche: lotta, fuga o congelamento. Nel tuo caso, la sensazione di non riuscire a dire di no potrebbe essere stata un’espressione del "freezing", una strategia inconscia per evitare un’escalation di tensione. Questo non significa che tu abbia acconsentito pienamente, né che sia stata una tua “debolezza” o una mancanza di volontà.
2. Senso di colpa e responsabilità
Il senso di colpa che provi sembra radicato in un dialogo interno molto severo con te stessa. Ti attribuisci una colpa per non aver reagito come avresti voluto, ma è importante ricordare che le nostre azioni in situazioni complesse non sempre riflettono ciò che sentiamo o desideriamo nel profondo. Darti la colpa per non aver fermato quella persona non tiene conto delle dinamiche di potere, del tuo stato emotivo in quel momento e del tuo vissuto personale, che potrebbe aver influenzato la tua capacità di dire “no”.
3. L’effetto sulla relazione con il tuo uomo
Il tuo amore per il tuo partner emerge chiaramente, così come il timore che questa esperienza possa danneggiare il vostro legame. È naturale sentire il bisogno di "confessare", ma è fondamentale chiederti: cosa voglio ottenere condividendo questa esperienza?. Vuoi un sostegno? Desideri alleviare il peso del segreto? Oppure temi che il non parlarne sia un ostacolo per voi? Riflettere su questo ti aiuterà a capire se e come parlarne con lui, eventualmente con l'aiuto del tuo terapeuta.
4. La percezione di un "passo indietro"
Non si tratta di un passo indietro, ma di un’esperienza che riflette quanto sia complesso il percorso di crescita e guarigione. La psicoterapia non cancella i nostri vissuti o le nostre vulnerabilità, ma ci aiuta a capirli, accettarli e imparare a rispondere in modi nuovi. Può essere utile esplorare in terapia:
Cosa ti ha fatto sentire bloccata in quel momento.
Quali dinamiche interne hanno attivato il senso di obbligo o di rassegnazione.
Come affrontare il senso di colpa senza distruggerti, ma trasformandolo in uno spunto per la tua crescita.
5. Il percorso verso l’auto-accettazione
Ti trovi in una fase delicata, in cui è cruciale trattarti con la stessa compassione che riserveresti a qualcuno a cui vuoi bene. Ciò che è successo non definisce chi sei, né il tuo valore come persona. Può essere utile pensare:
Quali messaggi ti stai dando rispetto alla tua identità e al tuo valore?
Come puoi iniziare a costruire un dialogo interno più compassionevole?
6. Prossimi passi
Elaborare il vissuto in terapia: Questo evento è un'opportunità per esplorare dinamiche profonde che emergono nelle relazioni e nelle situazioni difficili.
Gestire il senso di colpa: Il senso di colpa può essere trasformato da fardello distruttivo a stimolo per crescere e per imparare ad ascoltare meglio i tuoi bisogni.
Prendere decisioni consapevoli: Se e come parlare con il tuo uomo è una scelta che richiede tempo e riflessione, non affrettarti.
Infine, cerca di ricordare che il percorso terapeutico è un viaggio fatto di passi avanti, battute d’arresto e nuove scoperte. Anche questa esperienza, per quanto dolorosa, può essere integrata nel tuo cammino verso una maggiore consapevolezza e serenità. Non sei sola in questo.
Quello che le è successo deve essere stato terribile...nonostante ciò proprio perché sta affrontando un percorso psicoterapico le consiglio di farsi aiutare anche a prendere atto di quell'evento, purtroppo le situazioni traumatiche ritornano a galla purtroppo
Dottssa Marika Fiori
Dottssa Marika Fiori
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve,
potrebbe esserle utile parlarne con lo/la specialista con cui/la quale sta già facendo psicoterapia. Si ritagli uno spazio per poter meglio approfondire gli aspetti legati tale vicenda, le sarebbe utile al fine di poter riprendere con serenità il naturale corso della sua vita.
Cordialmente
Dott. Diego Ferrara
potrebbe esserle utile parlarne con lo/la specialista con cui/la quale sta già facendo psicoterapia. Si ritagli uno spazio per poter meglio approfondire gli aspetti legati tale vicenda, le sarebbe utile al fine di poter riprendere con serenità il naturale corso della sua vita.
Cordialmente
Dott. Diego Ferrara
Buonasera,
La situazione che descrivi è dolorosa e complessa. È importante chiarire che quello che hai vissuto non è colpa tua. Sentirsi bloccata, incapace di dire "no" o fermare una situazione indesiderata, è una reazione più comune di quanto si pensi, spesso legata a dinamiche di paura, disagio o condizionamenti profondi. Non è una questione di debolezza o mancanza di carattere, ma di come il corpo e la mente reagiscono in situazioni percepite come stressanti o minacciose.
Colpevolizzarti non solo è ingiusto, ma rischia di alimentare ulteriormente il senso di vergogna che provi. Il senso di colpa può essere un riflesso del valore che dai alla tua relazione e dei sentimenti profondi che provi per il tuo partner, ma ciò non significa che debba determinare il tuo futuro o le tue scelte.
Parlarne con il tuo terapeuta è fondamentale: ti aiuterà a esplorare ciò che è successo senza giudizio e a capire come integrare questa esperienza nella tua storia, senza che diventi un peso insostenibile. Non sei una "cretina" né hai fatto un passo indietro: affrontare queste difficoltà con il supporto giusto è un passo avanti verso la consapevolezza e la guarigione.
Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
La situazione che descrivi è dolorosa e complessa. È importante chiarire che quello che hai vissuto non è colpa tua. Sentirsi bloccata, incapace di dire "no" o fermare una situazione indesiderata, è una reazione più comune di quanto si pensi, spesso legata a dinamiche di paura, disagio o condizionamenti profondi. Non è una questione di debolezza o mancanza di carattere, ma di come il corpo e la mente reagiscono in situazioni percepite come stressanti o minacciose.
Colpevolizzarti non solo è ingiusto, ma rischia di alimentare ulteriormente il senso di vergogna che provi. Il senso di colpa può essere un riflesso del valore che dai alla tua relazione e dei sentimenti profondi che provi per il tuo partner, ma ciò non significa che debba determinare il tuo futuro o le tue scelte.
Parlarne con il tuo terapeuta è fondamentale: ti aiuterà a esplorare ciò che è successo senza giudizio e a capire come integrare questa esperienza nella tua storia, senza che diventi un peso insostenibile. Non sei una "cretina" né hai fatto un passo indietro: affrontare queste difficoltà con il supporto giusto è un passo avanti verso la consapevolezza e la guarigione.
Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Salve, mi dispiace per questa esperienza che ha raccontato. Ne parli con il professionista che la sta seguendo, perchè sono emersi diversi temi che non andrebbero mischiati tra loro, almeno a mio avviso. Il tema del senso di colpa che emerge nella difficoltà a dire di no, nella sensazione che prova verso se stessa e verso il suo ex. Il tema del rapporto con il suo ex, perchè si era interrotto e se ad oggi ci sono i criteri per valutare un riavvicinamento. in ultimo, anche se per fortuna non ha vissuto un'esperienza di coercizione fisica con questo altro uomo, da come lo descrive sembra aver il vissuto di un abuso, che merita la giusta attenzione terapeutica. Mi dispiace che si senta sopraffatta, cerchi di affidarsi al terapeuta, di affrontare una questione per volta e di darsi tempo.
Buongiorno,
Mi dispiace molto che lei abbia vissuto questa esperienza sconvolgente in un periodo già molto complesso della sua vita...
Da come la descrive, potrebbe sembrare una sorta di episodio dissociativo, ovvero uno stato difensivo della mente in cui una parte di noi si "separa" dal resto, come se si ritirasse all'esterno di sé per prendere le distanze da ciò che sta avvenendo. Questo meccanismo tende a instaurarsi in situazioni che la mente avverte come traumatiche e pericolose, attuando una difesa estrema di "allontanamento" dal dolore e dalla paura. Si tratta di fenomeni inconsapevoli e non controllabili dalla mente conscia, che in questi casi può sentirsi come "intorpidita", "ipnotizzata" e comunque non in grado di mettere in atto strategie efficaci per eliminare o neutralizzare la fonte del problema.
Dico questo perché lei stessa si descrive incapace, in quel momento, di reagire in modo adeguato e di fermare l'altra persona. Di fatto, pur non essendosi trattato di una vera e propria violenza, lei in quel momento non era pienamente "consenziente" e il meccanismo di difesa adottato dalla sua mente non le ha permesso, in quell'istante, di ribellarsi in modo efficace a qualcosa che non voleva.
Tutto questo dovrebbe innanzitutto comportare l'assenza, da parte sua, di alcuna colpa, perché non c'era la sua volontà consapevole di compiere quello che è avvenuto suo malgrado.
In seconda istanza, altrettanto importante, risulta a mio parere il fatto che la sua mente abbia- probabilmente- adottato questo tipo di difesa dal trauma: si tratta infatti di un meccanismo estremo, profondo, che generalmente si instaura quando le altre modalità di difesa si sono dimostrate inefficaci, in quell'istante e/o nel passato. Si può infatti riscontrare sovente nei bambini (o negli adulti) che nella loro prima infanzia hanno subito maltrattamenti fisici e psicologici.
Il mio suggerimento è quindi di portare questo episodio drammatico nel percorso di psicoterapia che sta effettuando, per cercare eventuali altri vissuti traumatici recenti e remoti nella sua storia, la cui presa in carico e cura potrebbe aiutarla a vivere il presente con maggiore serenità e consapevolezza.
Spero di averle offerto alcuni piccoli spunti di riflessione. Augurandole il meglio
Dott.ssa Stefania Motta
Psicologa psicoterapeuta
Mi dispiace molto che lei abbia vissuto questa esperienza sconvolgente in un periodo già molto complesso della sua vita...
Da come la descrive, potrebbe sembrare una sorta di episodio dissociativo, ovvero uno stato difensivo della mente in cui una parte di noi si "separa" dal resto, come se si ritirasse all'esterno di sé per prendere le distanze da ciò che sta avvenendo. Questo meccanismo tende a instaurarsi in situazioni che la mente avverte come traumatiche e pericolose, attuando una difesa estrema di "allontanamento" dal dolore e dalla paura. Si tratta di fenomeni inconsapevoli e non controllabili dalla mente conscia, che in questi casi può sentirsi come "intorpidita", "ipnotizzata" e comunque non in grado di mettere in atto strategie efficaci per eliminare o neutralizzare la fonte del problema.
Dico questo perché lei stessa si descrive incapace, in quel momento, di reagire in modo adeguato e di fermare l'altra persona. Di fatto, pur non essendosi trattato di una vera e propria violenza, lei in quel momento non era pienamente "consenziente" e il meccanismo di difesa adottato dalla sua mente non le ha permesso, in quell'istante, di ribellarsi in modo efficace a qualcosa che non voleva.
Tutto questo dovrebbe innanzitutto comportare l'assenza, da parte sua, di alcuna colpa, perché non c'era la sua volontà consapevole di compiere quello che è avvenuto suo malgrado.
In seconda istanza, altrettanto importante, risulta a mio parere il fatto che la sua mente abbia- probabilmente- adottato questo tipo di difesa dal trauma: si tratta infatti di un meccanismo estremo, profondo, che generalmente si instaura quando le altre modalità di difesa si sono dimostrate inefficaci, in quell'istante e/o nel passato. Si può infatti riscontrare sovente nei bambini (o negli adulti) che nella loro prima infanzia hanno subito maltrattamenti fisici e psicologici.
Il mio suggerimento è quindi di portare questo episodio drammatico nel percorso di psicoterapia che sta effettuando, per cercare eventuali altri vissuti traumatici recenti e remoti nella sua storia, la cui presa in carico e cura potrebbe aiutarla a vivere il presente con maggiore serenità e consapevolezza.
Spero di averle offerto alcuni piccoli spunti di riflessione. Augurandole il meglio
Dott.ssa Stefania Motta
Psicologa psicoterapeuta
Ciò che ha vissuto pone delle domande sui risultati della psicoterapia sulla sua sicurezza, ma forse si tratta soltanto di un episodio di umana debolezza. Non credo sia necessario o opportuno confessare l'accaduto al suo partner, ma solo con dei colloqui clinici si possono dare indicazioni precise. Piuttosto non capisco perché non abbiate intrapreso una terapia di coppia che, almeno per la terapia breve, non è incompatibile e anzi spesso viene applicata anche con interventi individuali dello stesso psicoterapeuta per problemi più specificatamente individuali dei partners.
Buonasera, credo che le "debolezze possano capitare" per svariate ragioni e non necessariamente come un atto di volontà. In ciò che ha fatto non c'è una sua intenzione ma un subire passivamente che fa pensare più ad una violenza, anche se non è stata tale. Le suggerisco di contattare chi l'ha seguita e attraversare questo brutto momento, per rimettere insieme tutti i pezzi e i ricordi con un senso differente, all'interno della sua storia personale. Le auguro il meglio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile signora,
Provi a riflettere su quante volte nella vita avrà detto "se non mi oppongo finirà in fretta" e provi a sentire le emozioni che ha quando trova le esperienze vissute. Quante volte si è sentita responsabile di aver causato delle situazioni in cui si è sentita in pericolo e vulnerabile. Quindi approfitti di ciò che è successo per finalmente elaborare dei comportamenti come lei chiama sempre disfunzionali io direi inadeguati. Lo deve prima a se stessa chiarire e capire e poi eventualmente può decidere se comunicarlo o no, ma soprattutto continuare a stare male e sentirsi in colpa. Buon percorso.
Provi a riflettere su quante volte nella vita avrà detto "se non mi oppongo finirà in fretta" e provi a sentire le emozioni che ha quando trova le esperienze vissute. Quante volte si è sentita responsabile di aver causato delle situazioni in cui si è sentita in pericolo e vulnerabile. Quindi approfitti di ciò che è successo per finalmente elaborare dei comportamenti come lei chiama sempre disfunzionali io direi inadeguati. Lo deve prima a se stessa chiarire e capire e poi eventualmente può decidere se comunicarlo o no, ma soprattutto continuare a stare male e sentirsi in colpa. Buon percorso.
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