Buona sera, non so bene da dove iniziare, ma diciamo che dall’anno nuovo, la mia vita si è stravol
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Buona sera,
non so bene da dove iniziare, ma diciamo che dall’anno nuovo, la mia vita si è stravolta un poco ed è come se non sapessi più davvero cosa voglio e desidero per essere felice. Prima però di porre il quesito, ho bisogno di spiegare certi avvenimenti accaduti in questi mesi passati.
A febbraio di quest’anno, mio padre viene ricoverato d’urgenza.. Si scopre che ha un tumore ed io e mamma ne rimaniamo addolorate.
In tutta la mia vita non avrei mai pensato potesse succedere proprio a me, ho sempre idealizzato tutto sarebbe andato liscio come l’olio, sarebbe stato rose e fiori.
Realizzo in quel momento che nessuno di noi è invincibile, nemmeno il papà che ho sempre pensato lo può essere e che nella vita purtroppo anche a sè stessi possono toccare certe cose e non solo agli altri.
Inspiegabile è il dolore provato, tanto da averne i conati e il mal di testa, e da voler pensare che piuttosto di star male così per un qualcuno a cui voglio bene, piuttosto avrei preferito averlo io quel tumore.
A Marzo vado a trovare mia zia in un’altra regione, anche essa ha un tumore da quattro anni, stava poco bene ma nessuno di noi si sarebbe aspettato che due settimane dopo essere stata per un po’ di giorni sotto il suo tetto, lei ci avrebbe lasciato.
Il dolore provato era indescrivibile, l’idea che nel ventunesimo secolo una donna giovane, tenace e determinata a lottare con le unghie e con i denti a vivere la vita, se ne sia andata per me è tutt’oggi impensabile.
Non sto qui a raccontare tutti i dettagli dietro a questa storia, ma per me è stato difficile da accettare sapendo che potrebbe essere ancora qui, che due settimane prima l’ho salutata dicendole: “mi raccomando zia, continua ad essere forte, non mollare” senza nemmeno sapere quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’ho potuta abbracciare e vedere.
I mesi successivi sono stati deleterio, nonostante continuassi a vivere la mia vita, dare gli ultimi esami, e fare tutto ciò che sapevo di non poter mollare, dentro di me vivevo buio, sofferenza, rabbia e pensieri costantemente negativi.
Non dico che le cose siano cambiate enormemente, semplicemente attualmente mi sembra di vivere la vita procrastinando e anestetizzando pensieri, sofferenze, salute mentale.
Spesso mi sento come se vivessi la vita, sorridendo, studiando, allenandomi ma mettendo questo aspetto in standby, rendendomi conto che questa cosa esiste dentro di me come una sorta di mostro, ma semplicemente lo ignoro.
Patisco il fatto che le persone non si accorgano che io sia “spenta”, soprattutto mia madre ho l’impressione che mi sopravvaluti, che ai suoi occhi io sia forte e possa affrontare tutto.. ma io sono umana e questa volta faccio fatica a rialzarmi come le altre.
Il quesito arriva a questo punto: questo mostro che nomino, è ricco di pensieri, insicurezze su tanti aspetti e dettagli della vita.
Tra questi spesso mi sento un’inetta, nonostante so perfettamente non sia così.
Sono discalculica, e nella vita io ho affrontato inconsciamente un sacco di sfide e persone che mi hanno sottovalutata.
Dal mio punto di vista, non ho mai mollato perché per me concludere un qualcosa iniziato è un obbligo. Come detto precedentemente sto per laurearmi in lingue, sto scrivendo la tesi.. ma è da un po’ di mesi a questa parte che mi passa per la testa l’idea di studiare infermieristica.
In questi mesi ho sempre procrastinato questa idea, essendo negata in materie scientifiche ma soprattutto suscettibile ad aghi, sangue ecc.., però qualche giorno fa è uscito il discorso con mia mamma e una sua amica infermiera e questa idea ha iniziato ad avere più valore, ho iniziato a valutarla. Il punto è che adesso, mi ritrovo a scegliere cosa fare. Se effettivamente scegliere questa strada oppure no. Ed è assurdo perché non è poi così difficile dire “sì, mi piace questo”, “no, non mi piace quest’altro”… eppure mi ritrovo a non capire davvero cosa voglio, non capisco se io mi stia influenzando a voler scegliere questa strada e magari non mi piace seriamente oppure semplicemente non l’avevo mai valutata prima.
In tutta la mia vita non avrei mai pensato di optare per un lavoro del genere, ma ultimamente dentro di me sento che tutto quel dolore che porto dentro sente l’esigenza di fuori uscire aiutando gli altri, come se questo potesse aiutarmi ad alleviare il mio di dolore.
Quando penso a bambini che muoio di tumore, piango.
Quando penso a mia zia, o persone come lei piango.
Sono spesso all’ospedale per le terapie di papà, e cerco di guardare attorno chi ci lavora.. cerco di immedesimarmi.
Ma non capisco davvero se mi piaccia o no, devo scegliere al più presto prima che esca il bando.. e prepararmi davvero in poco tempo.. ma più ci penso e più mi sento pressata, confusa e come se tutto questo fosse assurdo.
Mi sento come se stessi cambiando, e non riconosca più cosa davvero mi piace e cosa no.
A volte mi sento più convinta, altre volte per niente.
E so che mia mamma ha ragione nel dirmi che se scelgo di intraprendere questo percorso ne devo essere sicura al 100%, non posso tornare indietro.
È un percorso tosto, e sicuramente affronterei avversità, ma se solo capissi davvero se potrebbe piacermi davvero.. mi impegnerei con tutta me stessa.
Come faccio a capirlo? Mi sembra tutto assurdo al momento, mi sento persa e spaesata
non so bene da dove iniziare, ma diciamo che dall’anno nuovo, la mia vita si è stravolta un poco ed è come se non sapessi più davvero cosa voglio e desidero per essere felice. Prima però di porre il quesito, ho bisogno di spiegare certi avvenimenti accaduti in questi mesi passati.
A febbraio di quest’anno, mio padre viene ricoverato d’urgenza.. Si scopre che ha un tumore ed io e mamma ne rimaniamo addolorate.
In tutta la mia vita non avrei mai pensato potesse succedere proprio a me, ho sempre idealizzato tutto sarebbe andato liscio come l’olio, sarebbe stato rose e fiori.
Realizzo in quel momento che nessuno di noi è invincibile, nemmeno il papà che ho sempre pensato lo può essere e che nella vita purtroppo anche a sè stessi possono toccare certe cose e non solo agli altri.
Inspiegabile è il dolore provato, tanto da averne i conati e il mal di testa, e da voler pensare che piuttosto di star male così per un qualcuno a cui voglio bene, piuttosto avrei preferito averlo io quel tumore.
A Marzo vado a trovare mia zia in un’altra regione, anche essa ha un tumore da quattro anni, stava poco bene ma nessuno di noi si sarebbe aspettato che due settimane dopo essere stata per un po’ di giorni sotto il suo tetto, lei ci avrebbe lasciato.
Il dolore provato era indescrivibile, l’idea che nel ventunesimo secolo una donna giovane, tenace e determinata a lottare con le unghie e con i denti a vivere la vita, se ne sia andata per me è tutt’oggi impensabile.
Non sto qui a raccontare tutti i dettagli dietro a questa storia, ma per me è stato difficile da accettare sapendo che potrebbe essere ancora qui, che due settimane prima l’ho salutata dicendole: “mi raccomando zia, continua ad essere forte, non mollare” senza nemmeno sapere quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’ho potuta abbracciare e vedere.
I mesi successivi sono stati deleterio, nonostante continuassi a vivere la mia vita, dare gli ultimi esami, e fare tutto ciò che sapevo di non poter mollare, dentro di me vivevo buio, sofferenza, rabbia e pensieri costantemente negativi.
Non dico che le cose siano cambiate enormemente, semplicemente attualmente mi sembra di vivere la vita procrastinando e anestetizzando pensieri, sofferenze, salute mentale.
Spesso mi sento come se vivessi la vita, sorridendo, studiando, allenandomi ma mettendo questo aspetto in standby, rendendomi conto che questa cosa esiste dentro di me come una sorta di mostro, ma semplicemente lo ignoro.
Patisco il fatto che le persone non si accorgano che io sia “spenta”, soprattutto mia madre ho l’impressione che mi sopravvaluti, che ai suoi occhi io sia forte e possa affrontare tutto.. ma io sono umana e questa volta faccio fatica a rialzarmi come le altre.
Il quesito arriva a questo punto: questo mostro che nomino, è ricco di pensieri, insicurezze su tanti aspetti e dettagli della vita.
Tra questi spesso mi sento un’inetta, nonostante so perfettamente non sia così.
Sono discalculica, e nella vita io ho affrontato inconsciamente un sacco di sfide e persone che mi hanno sottovalutata.
Dal mio punto di vista, non ho mai mollato perché per me concludere un qualcosa iniziato è un obbligo. Come detto precedentemente sto per laurearmi in lingue, sto scrivendo la tesi.. ma è da un po’ di mesi a questa parte che mi passa per la testa l’idea di studiare infermieristica.
In questi mesi ho sempre procrastinato questa idea, essendo negata in materie scientifiche ma soprattutto suscettibile ad aghi, sangue ecc.., però qualche giorno fa è uscito il discorso con mia mamma e una sua amica infermiera e questa idea ha iniziato ad avere più valore, ho iniziato a valutarla. Il punto è che adesso, mi ritrovo a scegliere cosa fare. Se effettivamente scegliere questa strada oppure no. Ed è assurdo perché non è poi così difficile dire “sì, mi piace questo”, “no, non mi piace quest’altro”… eppure mi ritrovo a non capire davvero cosa voglio, non capisco se io mi stia influenzando a voler scegliere questa strada e magari non mi piace seriamente oppure semplicemente non l’avevo mai valutata prima.
In tutta la mia vita non avrei mai pensato di optare per un lavoro del genere, ma ultimamente dentro di me sento che tutto quel dolore che porto dentro sente l’esigenza di fuori uscire aiutando gli altri, come se questo potesse aiutarmi ad alleviare il mio di dolore.
Quando penso a bambini che muoio di tumore, piango.
Quando penso a mia zia, o persone come lei piango.
Sono spesso all’ospedale per le terapie di papà, e cerco di guardare attorno chi ci lavora.. cerco di immedesimarmi.
Ma non capisco davvero se mi piaccia o no, devo scegliere al più presto prima che esca il bando.. e prepararmi davvero in poco tempo.. ma più ci penso e più mi sento pressata, confusa e come se tutto questo fosse assurdo.
Mi sento come se stessi cambiando, e non riconosca più cosa davvero mi piace e cosa no.
A volte mi sento più convinta, altre volte per niente.
E so che mia mamma ha ragione nel dirmi che se scelgo di intraprendere questo percorso ne devo essere sicura al 100%, non posso tornare indietro.
È un percorso tosto, e sicuramente affronterei avversità, ma se solo capissi davvero se potrebbe piacermi davvero.. mi impegnerei con tutta me stessa.
Come faccio a capirlo? Mi sembra tutto assurdo al momento, mi sento persa e spaesata
Buongiorno,
mi dispiace per le difficoltà che ha dovuto affrontare e per il momento di indecisione che sperimenta ora: purtroppo nessuno di noi ha modo di poter rispondere con certezza alla sua domanda, il consiglio che le posso dare è di non fossilizzarsi sul fatto che lei non possa "tornare indietro" se il percorso infermieristico non le dovesse piacere.
L'unico modo per essere certi al 100% che un percorso di studi o un lavoro ci piaccia è provare, e nel caso cambiare idea se vediamo che la scelta non ci corrisponde. L'attrazione che lei prova per la materia può già essere un segnale positivo, potrebbe anche provare a venire in contatto con questo tipo di percorso di studi in altri modi, per esempio confrontandosi ulteriormente con l'amica di sua madre o con altri che esercitano la stessa professione. Se poi dovesse accorgersi che non le piace, avrà modo di cambiare, ma non ne potrà essere sicura finché non prova
Le facci i miei auguri
Dott. Giacomo Caiani
mi dispiace per le difficoltà che ha dovuto affrontare e per il momento di indecisione che sperimenta ora: purtroppo nessuno di noi ha modo di poter rispondere con certezza alla sua domanda, il consiglio che le posso dare è di non fossilizzarsi sul fatto che lei non possa "tornare indietro" se il percorso infermieristico non le dovesse piacere.
L'unico modo per essere certi al 100% che un percorso di studi o un lavoro ci piaccia è provare, e nel caso cambiare idea se vediamo che la scelta non ci corrisponde. L'attrazione che lei prova per la materia può già essere un segnale positivo, potrebbe anche provare a venire in contatto con questo tipo di percorso di studi in altri modi, per esempio confrontandosi ulteriormente con l'amica di sua madre o con altri che esercitano la stessa professione. Se poi dovesse accorgersi che non le piace, avrà modo di cambiare, ma non ne potrà essere sicura finché non prova
Le facci i miei auguri
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Buongiorno gentile utente, mi ha colpito che prima di porre il suo quesito abbia sentito il bisogno di raccontare gli eventi dell'ultimo periodo, che forse lei vede collegati alla sua idea di intreprendere un nuovo corso di studi. Come mai prima la malattia, anche nella sua forma più infelice e incurabile, la tocca da vicino. Le sembra che sia questo a motivarla verso il percorso di Infermieristica? E che cosa l'ha portata invece a segliere Lingue? Inoltre il suo dolore forse ha un ruolo centrale in questo momento: in quale modo ne sta avendo cura? La sua difficoltà di scegliere che cosa fare oggi di che cosa le parla? Resto a sua disposizione e le auguro giorni più sereni. Dott.ssa Franca Vocaturi
Capisco perfettamente quanto la tua situazione possa essere difficile e complessa, soprattutto con tutti i cambiamenti e le sfide che hai affrontato recentemente. È normale sentirsi sopraffatti e confusi quando la vita ci mette di fronte a eventi tanto traumatici e dolorosi. Hai vissuto esperienze molto intense che inevitabilmente ti hanno cambiata e hanno influenzato la tua percezione della vita e delle tue priorità.
La perdita di tua zia e la malattia di tuo padre sono eventi che possono farci riflettere profondamente sul significato della vita e su cosa desideriamo fare con la nostra. È comprensibile che tu stia cercando di trovare un modo per dare un senso a tutto questo dolore, e che l'idea di dedicarti a una professione che aiuta gli altri, come l'infermieristica, possa sembrare una strada percorribile.
È fondamentale prendersi del tempo per riflettere davvero su cosa ti motiva e su cosa ti rende felice. Ecco alcune considerazioni che potrebbero aiutarti a fare chiarezza:
Riflessione personale: Cerca di passare del tempo in solitudine per riflettere profondamente su cosa ti spinge verso l'idea di diventare infermiera. Pensa ai tuoi interessi, alle tue passioni, e a cosa ti ha portato a considerare questa strada. Domandati se questa scelta nasce dal desiderio di aiutare gli altri e trovare un senso nel tuo dolore, o se è un modo per cercare di dare un nuovo significato alla tua vita in questo momento di confusione.
Esplorazione pratica: Considera la possibilità di fare volontariato in un ospedale o in una struttura sanitaria per capire meglio se l'ambiente e le attività legate alla professione infermieristica ti attraggono davvero. Questo ti permetterà di avere un'esperienza diretta e di capire se è qualcosa che puoi vedere te stessa fare a lungo termine.
Consulenza professionale: Parla con infermieri e altri professionisti del settore sanitario per ottenere una visione più realistica di cosa comporta questa carriera. Le loro esperienze e i loro consigli possono darti una prospettiva più chiara e aiutarti a capire se è una strada che desideri davvero intraprendere.
Supporto psicologico: Considera di parlare con un terapeuta o uno psicologo per elaborare i tuoi sentimenti e le tue paure. Un professionista può aiutarti a navigare attraverso questo periodo di incertezza e a prendere una decisione più consapevole riguardo al tuo futuro.
Valutazione delle tue capacità e dei tuoi limiti: Riconosci le tue paure e i tuoi limiti, come la suscettibilità agli aghi e al sangue, e valuta se sono ostacoli superabili con il tempo e l'esperienza, o se rappresentano un limite troppo grande per intraprendere questa carriera.
Ricorda che non è necessario avere tutte le risposte subito. Prenditi il tempo necessario per esplorare le tue opzioni e capire cosa ti renderà davvero felice e soddisfatta. È normale sentirsi persi e confusi in momenti di grande cambiamento, ma con la giusta riflessione e supporto, potrai trovare la strada che fa per te.
La perdita di tua zia e la malattia di tuo padre sono eventi che possono farci riflettere profondamente sul significato della vita e su cosa desideriamo fare con la nostra. È comprensibile che tu stia cercando di trovare un modo per dare un senso a tutto questo dolore, e che l'idea di dedicarti a una professione che aiuta gli altri, come l'infermieristica, possa sembrare una strada percorribile.
È fondamentale prendersi del tempo per riflettere davvero su cosa ti motiva e su cosa ti rende felice. Ecco alcune considerazioni che potrebbero aiutarti a fare chiarezza:
Riflessione personale: Cerca di passare del tempo in solitudine per riflettere profondamente su cosa ti spinge verso l'idea di diventare infermiera. Pensa ai tuoi interessi, alle tue passioni, e a cosa ti ha portato a considerare questa strada. Domandati se questa scelta nasce dal desiderio di aiutare gli altri e trovare un senso nel tuo dolore, o se è un modo per cercare di dare un nuovo significato alla tua vita in questo momento di confusione.
Esplorazione pratica: Considera la possibilità di fare volontariato in un ospedale o in una struttura sanitaria per capire meglio se l'ambiente e le attività legate alla professione infermieristica ti attraggono davvero. Questo ti permetterà di avere un'esperienza diretta e di capire se è qualcosa che puoi vedere te stessa fare a lungo termine.
Consulenza professionale: Parla con infermieri e altri professionisti del settore sanitario per ottenere una visione più realistica di cosa comporta questa carriera. Le loro esperienze e i loro consigli possono darti una prospettiva più chiara e aiutarti a capire se è una strada che desideri davvero intraprendere.
Supporto psicologico: Considera di parlare con un terapeuta o uno psicologo per elaborare i tuoi sentimenti e le tue paure. Un professionista può aiutarti a navigare attraverso questo periodo di incertezza e a prendere una decisione più consapevole riguardo al tuo futuro.
Valutazione delle tue capacità e dei tuoi limiti: Riconosci le tue paure e i tuoi limiti, come la suscettibilità agli aghi e al sangue, e valuta se sono ostacoli superabili con il tempo e l'esperienza, o se rappresentano un limite troppo grande per intraprendere questa carriera.
Ricorda che non è necessario avere tutte le risposte subito. Prenditi il tempo necessario per esplorare le tue opzioni e capire cosa ti renderà davvero felice e soddisfatta. È normale sentirsi persi e confusi in momenti di grande cambiamento, ma con la giusta riflessione e supporto, potrai trovare la strada che fa per te.
Buongiorno, è molto importante questa domanda che ci sta ponendo e segnale di una grande maturità per il fatto di non voler prendere una decisione così grande in modo impulsivo. Sento in quanto ha scritto una sfumatura di urgenza data dal fatto che prima o poi uscirà questo bando. Purtroppo però la fretta non aiuta nel prendere decisioni così importanti. Si dia tempo, lasci andare la preoccupazione di scegliere "al più presto". Se riuscirà a rilassarsi avrà una visione più aperta ad accogliere i segnali che le indicheranno la direzione da prendere. In quanto ha scritto c'è un tema importante, a mio avviso da affrontare per capire se questa strada è per lei percorribile, ovvero lavorare sull'accettazione della sofferenza. Si pone delle domande esistenziali importanti riguardo ai lutti e alle malattie che hanno colpito la sua famiglia e , se deciderà di percorrere la formazione in infermieristica, sarà a contatto quotidiano con la sofferenza. Come si sente a riguardo? Sente di avere le risorse per farlo? Riuscirebbe secondo lei a mantenere una giusta distanza emotiva? Se sente di non riuscire a trovare da sola la risposta alla sua domanda, si rivolga ad uno psicoterapeuta. Per decisioni così importanti, anche alla luce degli eventi familiari che l'hanno portata a porti queste domande, vale la pena intraprendere un percorso per fare chiarezza dentro di sè.. Le auguro di cuore di trovare le risposte che cerca e di intraprender il percorso che potrà darle gioia. SV
Buongiorno, il fatto che lei abbia raccontato gli episodi di morte e lutto credo non sia casuale e ho idea che, in qualche modo che ancora non è chiaro, ciò che è accaduto abbia messo la sua esistenza su un piano diverso dell'essere. Da un lato ha preso coscienza con della finitudine di noi esseri umani, e prenderne coscienza non è un gioco da ragazzi. Prenderne coscienza sul serio vuol dire passare da una posizione "onnipotente" che lei descrive benissimo ad una posizione depressiva, che deve fare i conti con la contraddizione dell'esistenza stessa. Questo da un lato l'ha resa meno "puerilmente" felice ad ogni costo (e tenga comunque presente che questa presa di coscienza ha bisogno di tempo per essere elaborata ed integrata), dall'altro è possibile che le abbia aperto nuove strade interiori. Qualsiasi nuova strada che si apre è una opportunità ma anche fonte di crisi perché ci pone di fronte all'eterno quesito "chi sono io e chi voglio essere". E tenga presente che tutta questa umanità è ben tenuta nascosta da una società che ci racconta come esseri computerizzati, che devono "fare" più che "essere". Eppure ho idea che quello che stia accadendo sia la perfetta rappresentazione dell'essere umano, che soffre, che elabora, che cambia idea, che ha insight diversi dalle proprie convinzioni. La domanda che lei si pone è enorme, potente e importante...e richiede un tempo di elaborazione! Perciò, come avranno certamente fatto i miei colleghi, non posso che suggerirle di investire un po' di tempo nell'approfondire chi è Lei oggi e che cosa desidera. Rimango a disposizione, un saluto!
Buonasera, la sua lettera è molto accorata e le considerazioni sulla vita e sulla morte si sente che sono frutto di grande dolore e profondità di pensiero. C'è senz'altro da interrogarsi quanto gli avvenimenti dolorosi della famiglia, stiano influendo sulla scelta di infermieristica. Come sa è una professione della relazione d'aiuto, per cui il contatto è con persone che soffrono, possono morire, guarire o non guarire.Non sono suoi familiari, quindi il coinvolgimento emotivo non è lo stesso, ma comunque si è investiti delle emozioni degli altri. Per qualcuno è una scelta assurda (turni massacranti, esposizione a malattia, poco guadagno), per altri è la professione più bella del mondo, perchè ti senti dentro una missione: stai contribuendo nel tuo piccolo a rendere migliore la qualità di vita delle persone. E allora ti godi anche delle gratificazioni, non materiali, ma molto umane: un sorriso, un grazie, e ti senti utile. Devi essere pronto a reggere anche l'ingratitudine, la maleducazione, le accuse. Una cosa che potrebbe chiedere, ma non so se glielo lasciano fare, è frequentare dei reparti ospedalieri, respirare l'aria che c'è lì dentro. Forse dovrebbe passare per delle associazioni di volontariato che fanno assistenza in ospedale. Un'altra cosa: non si può tornare indietro, qualsiasi esperienza è in avanti, non ci hanno dotato della capacità del gambero. Solo facendo le cose, può capire se ci sta bene dentro o no. E se non ci starà bene, cambierà, ma avrà compreso in modo inequivocabile che quella scelta non era per lei. Non ci saranno rimpianti, rimproveri, idealizzazioni e questo nel tempo a venire è molto importante.. L'unica cosa che mi permetto di dirle, ma forse lo sta già facendo, è di terminare l'università. Una laurea in tasca fa sempre bene e può essere il piano B. Eventualmente se si sente molto confusa, ne parli con uno psicoterapeuta. Esiste un percorso che si chiama "elaborazione del lutto". Visto quello che ci ha detto della sua storia, potrebbe anche esserle utile per elaborare il dolore e comprendere meglio le sue scelte. Spero di esserle stata utile. Rimango a disposizione per approfondimenti, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Sembra essere, questo, un periodo molto importante nella sua vita: la "scoperta" della malattia e della morte (eventualità che tutti noi conosciamo in teoria, ma è solo quando ci toccano direttamente che le incontriamo), il desiderio di aiutare gli altri, la sofferenza per le persone a cui vuole bene, il peso delle aspettative degli altri nei suoi confronti. Credo che in questo momento, in cui si trova a valutare scelte importanti per il suo futuro di studi e professionale, sia utile una consulenza psicologica che le offra uno spazio neutro e non giudicante per poter esplicitare direttamente i suoi pensieri e le sue riflessioni e dove essere aiutata a prendere una decisione.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Carissima, mi ha colpito molto il suo racconto per la ricchezza di dettagli e l'intensità delle emozioni che ha vissuto. Malattia e morte sono difficili da processare ed elaborare tanto che la nostra mente innesca a volte meccanismi di difesa come la negazione, regressione, razionalizzazione e molti altri allo scopo di proteggerci dalle emozioni devastanti. Sono eventi che ci lasciano disorientano perchè non soggetti al nostro controllo. Perfino il personale sanitario che opera in contesti difficili ha in alcuni casi necessità di supporto per rielaborare vissuti quotidiani di sofferenza e dolore. In lei i tragici eventi degli ultimi mesi hanno dato forza e fragilità allo stesso tempo, come spesso accade, ma dovrebbe farsi aiutare da un esperto per elaborare le emozioni che la fanno sentire persa e spaesata. Sono disponibile per necessità. Un caro saluto. Dott.ssa Verrino Anna
Ciao. Direi che in questo momento sei sotto trauma e forse il dilemma della scelta non è appropriato porselo proprio adesso. Nella vita abbiamo il diritto di sbagliare e quel 100 per 100 di sicurezza richiesto a te stessa è più una gabbia che un trampolino.
Tutto ciò detto, dal mio punto di vista suggerirei di darsi tempo per riflettere e in particolare per elaborare.
Se la motivazione è reale e profonda, a tempo debito, sarà la risorsa interna capace di far superare ostacoli, compensare debolezze, mettere in atto quel desiderio di dare aiuto, che sia veramente per gli altri e non di recupero per le proprie ferite interne.
Tutto ciò detto, dal mio punto di vista suggerirei di darsi tempo per riflettere e in particolare per elaborare.
Se la motivazione è reale e profonda, a tempo debito, sarà la risorsa interna capace di far superare ostacoli, compensare debolezze, mettere in atto quel desiderio di dare aiuto, che sia veramente per gli altri e non di recupero per le proprie ferite interne.
Buona sera e grazie per aver raccontato aspetti intimi e delicati di ciò che sta vivendo in questo momento. È dura avere a che fare con la morte e la sofferenza, su vari fronti e in tempi ravvicinati. In questo momento della sua vita si sta ponendo domande più specifiche e approfondite, a cui forse fin'ora non aveva mai dato più di tanto peso. Si sta conoscendo e scoprendo in un momento di fragilità e sta sperimentando come muoversi in quest'area poco conosciuta. Se ha necessità di un supporto non esiti a contattare. Forza e coraggio!
Buongiorno, grazie per la sua domanda. Le faccio uno spoiler, non capirà cosa le piace da questo sito ne da una consultazione psicologica. Lo capirà concedendosi di vivere pienamente le esperienze che ricercherà e che la vita le offrirà, consapevole che a volte ci si romperà, ma poi ci riaggiusterà. Immagino che il vissuto traumatico di questo ultimo anno la appesantisca e le consiglierei di farsi accompagnare in questo percorso da una figura professionista per aiutarla a dipanare le tante esperienze che si stanno susseguendo nella sua vita. La vita a tavolino è molto difficile da programmare, e meno male! In bocca al lupo. Saluti
Gentile ragazza
intanto la ringrazio per aver aperto il suo cuore a noi con fiducia, la sua lettera è ricca di emozioni e sentimenti nobili. Comprendo e sono vicina al dolore per la malattia di suo padre, come lei ha ben descritto, pensiamo sempre che problemi e malattie riguardino gli altri e mai noi, invece bisogna mettere in conto che la vita è fatta di alternanza di gioia e dolore. Se finora lei ha vissuto serenamente con la sua famiglia non può che essere grata alla vita, la stabilità emotiva che deriva da fasi di serenità e amore è la base per affrontare momenti meno gioiosi o addirittura dolorosi. Forte dell’unione che contraddistingue la sua famiglia e armata dell’affetto che i suoi genitori le hanno trasmesso potrà sostenerli nell’affrontare con coraggio “la battaglia contro il cancro”. Questo lo stà facendo mostrandosi all’esterno forte e continuando a svolgere le sue attività (studio, sport…) ma mettendo in “stand by” le emozioni di tristezza, sconforto, rabbia e sofferenza. Carissima ricordi che nessuno di noi è un supereroe, ma ognuno porta con sé punti forti e punti deboli, quest’ultimi reclamano di essere visti, riconosciuti e accolti con comprensione e compassione. Diventa necessario, quindi, ricercare un sostegno psicologico per prendere consapevolezza delle dinamiche della vita, analizzarle ed elaborarle esternando liberamente tutte le emozioni. Quando perdiamo qualcuno a noi caro, oltre la tristezza e il senso d’abbandono, può essere presente la rabbia, la delusione e lo sconforto che vanno elaborate in un apposito percorso per essere accolte con tenerezza e compassione. La nostra umanità dispone di un caleidoscopio di emozioni come espressione della vitalità, viva la sua vitalità senza il timore di sentirsi fragile e bisognosa di aiuto, ricerchi uno psicologo con entrare in sintonia ed esprimere sé stessa nella sua totalità (lei è molto brava a farlo).
Riguardo alla scelta della professione infermieristica, occorre considerare che essere stati a contatto con la malattia e con la perdita può far scaturire il desiderio di stare accanto a chi soffre, di voler aiutare l’altro, ma questo è ben diverso dalla scelta del lavoro seguendo le proprie tendenze e inclinazioni. Considerando che lei scrive di avere avversione per gli aghi e per il sangue credo che il suo desiderio sia solo una reazione emotiva, attraverso un’attenta analisi psicologica potrà far emergere i suoi reali bisogni e desideri, valuti la possibilità di svolgere un’attività di volontariato per supportare chi soffre negli ospedali. Ovviamente questo ultimo importante punto và approfondito con l’aiuto di uno psicologo attraverso un percorso di sostegno psicologico. Il cambiamento che lei avverte è reale in quanto gli eventi ci cambiano, lei ha vissuto eventi traumatici e dolorosi (La perdita di tua zia e la malattia di tuo padre ) che possono travolgere il corso della nostra quotidianità. Ciò che mi sento di suggerirle è di non essere intransigente con sé stessa, accolga i suoi limiti e le difficoltà del momento che vive senza scoraggiarsi e senza l’affanno del “tutto e subito”, prenda il tempo che le serve per capire dentro di sé, si avvalga dell’aiuto di un professionista per essere a sua volta sostegno per il suo papà. Le faccio tanti in bocca al lupo per la sua laurea, che sia un momento felice che rafforzi la speranza per la guarigione del suo papà, resto a disposizione nel caso voglia contattarmi per continuare la sua condivisione e avere un supporto.
Un caro saluto.
Dott.ssa Maria Graziano
intanto la ringrazio per aver aperto il suo cuore a noi con fiducia, la sua lettera è ricca di emozioni e sentimenti nobili. Comprendo e sono vicina al dolore per la malattia di suo padre, come lei ha ben descritto, pensiamo sempre che problemi e malattie riguardino gli altri e mai noi, invece bisogna mettere in conto che la vita è fatta di alternanza di gioia e dolore. Se finora lei ha vissuto serenamente con la sua famiglia non può che essere grata alla vita, la stabilità emotiva che deriva da fasi di serenità e amore è la base per affrontare momenti meno gioiosi o addirittura dolorosi. Forte dell’unione che contraddistingue la sua famiglia e armata dell’affetto che i suoi genitori le hanno trasmesso potrà sostenerli nell’affrontare con coraggio “la battaglia contro il cancro”. Questo lo stà facendo mostrandosi all’esterno forte e continuando a svolgere le sue attività (studio, sport…) ma mettendo in “stand by” le emozioni di tristezza, sconforto, rabbia e sofferenza. Carissima ricordi che nessuno di noi è un supereroe, ma ognuno porta con sé punti forti e punti deboli, quest’ultimi reclamano di essere visti, riconosciuti e accolti con comprensione e compassione. Diventa necessario, quindi, ricercare un sostegno psicologico per prendere consapevolezza delle dinamiche della vita, analizzarle ed elaborarle esternando liberamente tutte le emozioni. Quando perdiamo qualcuno a noi caro, oltre la tristezza e il senso d’abbandono, può essere presente la rabbia, la delusione e lo sconforto che vanno elaborate in un apposito percorso per essere accolte con tenerezza e compassione. La nostra umanità dispone di un caleidoscopio di emozioni come espressione della vitalità, viva la sua vitalità senza il timore di sentirsi fragile e bisognosa di aiuto, ricerchi uno psicologo con entrare in sintonia ed esprimere sé stessa nella sua totalità (lei è molto brava a farlo).
Riguardo alla scelta della professione infermieristica, occorre considerare che essere stati a contatto con la malattia e con la perdita può far scaturire il desiderio di stare accanto a chi soffre, di voler aiutare l’altro, ma questo è ben diverso dalla scelta del lavoro seguendo le proprie tendenze e inclinazioni. Considerando che lei scrive di avere avversione per gli aghi e per il sangue credo che il suo desiderio sia solo una reazione emotiva, attraverso un’attenta analisi psicologica potrà far emergere i suoi reali bisogni e desideri, valuti la possibilità di svolgere un’attività di volontariato per supportare chi soffre negli ospedali. Ovviamente questo ultimo importante punto và approfondito con l’aiuto di uno psicologo attraverso un percorso di sostegno psicologico. Il cambiamento che lei avverte è reale in quanto gli eventi ci cambiano, lei ha vissuto eventi traumatici e dolorosi (La perdita di tua zia e la malattia di tuo padre ) che possono travolgere il corso della nostra quotidianità. Ciò che mi sento di suggerirle è di non essere intransigente con sé stessa, accolga i suoi limiti e le difficoltà del momento che vive senza scoraggiarsi e senza l’affanno del “tutto e subito”, prenda il tempo che le serve per capire dentro di sé, si avvalga dell’aiuto di un professionista per essere a sua volta sostegno per il suo papà. Le faccio tanti in bocca al lupo per la sua laurea, che sia un momento felice che rafforzi la speranza per la guarigione del suo papà, resto a disposizione nel caso voglia contattarmi per continuare la sua condivisione e avere un supporto.
Un caro saluto.
Dott.ssa Maria Graziano
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso con noi la sua triste storia. Il lutto è duro da rielaborare, ed è un evento che spesso colpisce all'improvviso o in modo inaspettato. Le consiglio di contattare uno specialista che l'aiuti a rielaborare tutto l'accaduto per poter riprendere uno stile di vita soddisfacente.
Dott.sa Elena Bonini
Dott.sa Elena Bonini
Gentile utente, credo che esplorare il tuo dolore (possibilmente
supportata da un professionista) per comprenderlo meglio è il primo e fondamentale passo per poter decidere più serenamente. Lei ha già fatto una buona autoanalisi arrivando a comprendere il collegamento fra l'idea di studiare scienze infermieristiche e la condizione di sofferenza sua, di suo padre e di tante altre persone, allo stesso tempo ci sono state delle motivazioni anche nella scelta di studiare lingue. Ora bisogna fare un bilancio per individuare la motivazione prevalente ma questo può essere possibile e produttivo solo se elabora sufficientemente il suo dolore.
supportata da un professionista) per comprenderlo meglio è il primo e fondamentale passo per poter decidere più serenamente. Lei ha già fatto una buona autoanalisi arrivando a comprendere il collegamento fra l'idea di studiare scienze infermieristiche e la condizione di sofferenza sua, di suo padre e di tante altre persone, allo stesso tempo ci sono state delle motivazioni anche nella scelta di studiare lingue. Ora bisogna fare un bilancio per individuare la motivazione prevalente ma questo può essere possibile e produttivo solo se elabora sufficientemente il suo dolore.
Vorrei iniziare questa risposta ringraziandoti per aver condiviso con noi questo tuo vissuto. La malattia di un genitore è un evento molto forte che spesso fa mettere in discussione dinamiche e idee ben consolidate; questo, unito al successivo lutto della zia, ha creato della confusione e ha contribuito al crollo di alcune certezze. In momenti così complessi e pieni di cambiamenti è normale mettere in discussione le proprie scelte, se stessi e il senso della vita. Comprendo quanto possa essere difficile ora mettere ordine tra i pensieri e mantenere una direzione e ti consiglierei di intraprendere un percorso con uno/una psicoterapeuta. Soprattutto in questo momento in cui senti che le persone accanto a te non si accorgono del tuo malessere, penso sia molto importante chiedere aiuto e trovare uno spazio in cui sentirti compresa e meno sola. Inoltre, penso che sarebbe importante per te intraprendere un percorso anche nell'ottica di elaborare il lutto della zia e tutta l'incertezza che questo evento ha fatto emergere.
Detto ciò, può essere che l'idea di intraprendere un percorso nell'ambito dell'infermieristica sia influenzato dagli ultimi avvenimenti e da un bisogno di fare qualcosa di concreto per contrastare la malattia e la morte. Ritengo sia importante che tu faccia chiarezza rispetto ai tuoi desideri per fare una scelta libera, consapevole ma, soprattutto, buona per te.
Detto ciò, può essere che l'idea di intraprendere un percorso nell'ambito dell'infermieristica sia influenzato dagli ultimi avvenimenti e da un bisogno di fare qualcosa di concreto per contrastare la malattia e la morte. Ritengo sia importante che tu faccia chiarezza rispetto ai tuoi desideri per fare una scelta libera, consapevole ma, soprattutto, buona per te.
È normale sentirsi confusi di fronte a scelte importanti che potrebbero influenzare il futuro. Rifletti su cosa ti motiva veramente e cosa ti fa sentire realizzata. Esplora le tue passioni e i tuoi valori profondi. Parla con persone esperte nel campo dell'infermieristica e fai esperienze pratiche se possibile. Lasciati guidare dalla tua vera essenza e dalle emozioni sincere. Rimango a disposizione. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Buon pomeriggio simpatica spaesata,
a volte ci si imbatte in emozioni così forti che sono troppo pesanti come nel caso del tabù forse più grande per l'uomo che è quello della morte.
Se vuoi scoprire come avventurarti in questo mondo, contattami.
Un cordiale saluto
Dott. Claudio Cianci
a volte ci si imbatte in emozioni così forti che sono troppo pesanti come nel caso del tabù forse più grande per l'uomo che è quello della morte.
Se vuoi scoprire come avventurarti in questo mondo, contattami.
Un cordiale saluto
Dott. Claudio Cianci
Cara utente,
leggendo le sue parole ho percepito questo dolore molto forte, quasi incontenibile. L'immagine che mi è arrivata è quella di un vaso che viene così tanto riempito d'acqua che ad un certo punto trabocca. Quando ha scritto questo: "mia madre ho l’impressione che mi sopravvaluti, che ai suoi occhi io sia forte e possa affrontare tutto", mi chiedo se della sofferenza legata al lutto della zia e alla situazione del papà se ne parli in famiglia, quindi se c'è condivisione del dolore e come state affrontando il tutto. Questi due eventi dolorosi sembrano essersi presentati in modo ravvicinato e in breve tempo, e non le avranno lasciato spazio e modo di metabolizzare. Probabilmente questo la porta a compartimentalizzare il dolore e ad andare avanti in maniera passiva: "questa cosa esiste dentro di me come una sorta di mostro, ma semplicemente lo ignoro".
Per risponde alla sua domanda sul percorso di studi riprendo l'immagine del "vaso". Probabilmente sta cercando un nuovo contenitore in cui poter lasciar fluire quest'acqua, ovvero il suo dolore. Molte scelte che prendiamo sono imprevedibili e influenzate dalle esperienze che facciamo. Possibilmente quello che sta passando l'ha spinta verso questa decisione, e il fatto che abbia sentito di farci questo preambolo su ciò ha vissuto e continua a vivere, lo spiega.
Mi sembra di aver capito che quando lei intraprende qualcosa "obbligatoriamente" deve portarla a termine, come una regola rigida che si autoimpone. Presumibilmente lei sarà una persona determinata in ciò che fa, ma pensare che c'è un obbligo a portare le cose a conclusione le crea ancora più confusione e la vincola in scelte come questa sul percorso di studi; che sicuramente è importante, ma si può tornare indietro.
Le posso offrire delle alternative: Intanto potrebbe fare l'iscrizione (visto il poco tempo rimasto), dare un occhiata al programma, informarsi e nel frattempo valutare. Potrebbe anche prendersi quest'anno per pensarci e iscriversi l'anno successivo, oppure semplicemente iscriversi, viversi il percorso e capire se fa per lei. Spero che quello che le abbia detto sia plausibile per lei. Rimango a disposizione, un saluto!!
leggendo le sue parole ho percepito questo dolore molto forte, quasi incontenibile. L'immagine che mi è arrivata è quella di un vaso che viene così tanto riempito d'acqua che ad un certo punto trabocca. Quando ha scritto questo: "mia madre ho l’impressione che mi sopravvaluti, che ai suoi occhi io sia forte e possa affrontare tutto", mi chiedo se della sofferenza legata al lutto della zia e alla situazione del papà se ne parli in famiglia, quindi se c'è condivisione del dolore e come state affrontando il tutto. Questi due eventi dolorosi sembrano essersi presentati in modo ravvicinato e in breve tempo, e non le avranno lasciato spazio e modo di metabolizzare. Probabilmente questo la porta a compartimentalizzare il dolore e ad andare avanti in maniera passiva: "questa cosa esiste dentro di me come una sorta di mostro, ma semplicemente lo ignoro".
Per risponde alla sua domanda sul percorso di studi riprendo l'immagine del "vaso". Probabilmente sta cercando un nuovo contenitore in cui poter lasciar fluire quest'acqua, ovvero il suo dolore. Molte scelte che prendiamo sono imprevedibili e influenzate dalle esperienze che facciamo. Possibilmente quello che sta passando l'ha spinta verso questa decisione, e il fatto che abbia sentito di farci questo preambolo su ciò ha vissuto e continua a vivere, lo spiega.
Mi sembra di aver capito che quando lei intraprende qualcosa "obbligatoriamente" deve portarla a termine, come una regola rigida che si autoimpone. Presumibilmente lei sarà una persona determinata in ciò che fa, ma pensare che c'è un obbligo a portare le cose a conclusione le crea ancora più confusione e la vincola in scelte come questa sul percorso di studi; che sicuramente è importante, ma si può tornare indietro.
Le posso offrire delle alternative: Intanto potrebbe fare l'iscrizione (visto il poco tempo rimasto), dare un occhiata al programma, informarsi e nel frattempo valutare. Potrebbe anche prendersi quest'anno per pensarci e iscriversi l'anno successivo, oppure semplicemente iscriversi, viversi il percorso e capire se fa per lei. Spero che quello che le abbia detto sia plausibile per lei. Rimango a disposizione, un saluto!!
Buonasera, desidero ringraziarla per aver condiviso con me una parte così intima e significativa della sua vita. Le esperienze che ha attraversato, dalla malattia di suo padre alla perdita della zia, hanno senza dubbio lasciato un segno profondo e potente. È naturale sentirsi disorientati in momenti di grande trasformazione personale e dolore, poiché queste esperienze possono rimescolare le nostre priorità e i nostri desideri. Le sensazioni di confusione che descrive sono il frutto di una riflessione profonda e complessa su ciò che desidera e su come affrontare la sua sofferenza. In momenti di grande crisi, è comune scoprire lati di noi stessi verso cui non abbiamo mai prestato attenzione. La sua idea di intraprendere una carriera nell’assistenza, alimentata dalla sua empatia e dal desiderio di aiutare gli altri, è un segnale importante della sua volontà di trovare un significato e una direzione. Potrebbe essere utile prendersi del tempo per esplorare questa idea, senza la pressione di dover decidere immediatamente. Consideri di riflettere su cosa, in particolare, la attrae all'infermieristica: è l’idea di sostiene il dolore altrui? È un modo per onorare la memoria di chi ha perso? O è la ricerca di un’identità professionale che possa attenuare la sua sensazione di “inettitudine”? In questa fase è importante ascoltare le sue emozioni e i suoi pensieri, magari annotandoli. Talvolta, confrontarsi con qualcuno di fidato, che possa offrirle una prospettiva esterna, potrebbe aiutarla a chiarire le sue idee e sentimenti. Potrebbe anche considerare l'opportunità di osservare direttamente il lavoro di un infermiere, che potrebbe fornire ulteriori spunti e permetterle di capire meglio se quest’ambito le possa realmente piacere. La sua umanità e la sensibilità verso il dolore degli altri sono qualità preziose che, se coltivate, possono condurla a una vita soddisfacente e appagante.
Non esiti a contattarmi se desidera approfondire ulteriormente questa riflessione.
Cordialmente, Dottoressa Laura Lanocita
Non esiti a contattarmi se desidera approfondire ulteriormente questa riflessione.
Cordialmente, Dottoressa Laura Lanocita
Gentile utente, grazie per aver condiviso il suo vissuto. È sicuramente una situazione difficile e pesante e capisco la sua sofferenza. Dal suo racconto emergono tanti temi importanti, che sicuramente parlano di lei e delle sue fatiche.Mi spiace ma indicarle una soluzione, a patto che ne esista una, sarebbe indice del mio modo di stare nella sua situazione e non il suo. Credo, dunque, che qualunque consiglio scritto qui non sarà sufficiente per risolvere la sua situazione. Mi sembra che lei abbia messo, nella descrizione di come sta, tante situazioni che si intrecciano e diventano complicate da snodare. Credo che un percorso con un professionista potrebbe aiutarla a capirci di più della situazione che sta vivendo e ritrovare le risorse per andare avanti. Resto a disposizione, Dott.ssa Martina Panzeri
Gentile utente,
Innanzitutto, desidero ringraziarla per aver condiviso con noi una parte così intima e profonda della sua esperienza. Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo e posso solo immaginare quanto sia difficile affrontare un carico emotivo così pesante. Comprendo appieno il senso di smarrimento che sta vivendo, soprattutto in un periodo segnato da eventi così drammatici, che mettono chiunque di fronte alle proprie vulnerabilità. La malattia e la morte ci pongono davanti a un concetto inevitabile: il limite dell'esistenza umana, e questo genera dolore e senso di impotenza. Per questo motivo, è del tutto comprensibile ciò che sente.
Ognuno di noi, quando si trova ad affrontare situazioni di sofferenza, adotta modalità di adattamento diverse, e non c'è nulla di cui vergognarsi in questo. Il fatto che lei stia riconoscendo che questi eventi critici la spingono a procrastinare o a "anestetizzare" le sue emozioni è un segno che ha consapevolezza di ciò che sta accadendo dentro di sé, anche se le sembra che sia qualcosa di troppo grande da affrontare in questo momento.
Quello che lei, giustamente, chiama "mostro" non è altro che un bisogno profondo di essere ascoltato, visto e compreso. Le suggerisco di concedersi il permesso di accogliere e dare spazio a questo bisogno, senza la pressione di trovare subito una risposta. Le scadenze, siano esse autoimposte o percepite come tali, spesso alimentano solo la frustrazione, mettendoci in una posizione in cui sembra che non ci sia via d'uscita. A questo proposito, vorrei farle notare una frase che ha scritto e che trovo molto significativa: "Sono umana e questa volta faccio fatica a rialzarmi come le altre."
Proprio perché è umana, ha il diritto di vivere e accogliere le emozioni che sta attraversando. In quanto essere umano, può soffrire, può provare disorientamento, e può perfino cambiare idea su quelle che erano le sue passioni, le strade che aveva immaginato di percorrere e le tappe che si era prefissata di raggiungere.
Si dia la possibilità di ascoltarsi e di non giudicarsi se, comprensibilmente, non trova tutte le risposte in un momento così delicato per lei. Si ricordi che non deve affrontare tutto da sola e che, se lo desidera, un supporto professionale potrebbe aiutarla a fare chiarezza e a trovare la strada che desidera percorrere.
Le auguro di cuore che possa trovare la serenità di cui ha bisogno. Un abbraccio.
Dott.ssa Fausta Florio
Innanzitutto, desidero ringraziarla per aver condiviso con noi una parte così intima e profonda della sua esperienza. Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo e posso solo immaginare quanto sia difficile affrontare un carico emotivo così pesante. Comprendo appieno il senso di smarrimento che sta vivendo, soprattutto in un periodo segnato da eventi così drammatici, che mettono chiunque di fronte alle proprie vulnerabilità. La malattia e la morte ci pongono davanti a un concetto inevitabile: il limite dell'esistenza umana, e questo genera dolore e senso di impotenza. Per questo motivo, è del tutto comprensibile ciò che sente.
Ognuno di noi, quando si trova ad affrontare situazioni di sofferenza, adotta modalità di adattamento diverse, e non c'è nulla di cui vergognarsi in questo. Il fatto che lei stia riconoscendo che questi eventi critici la spingono a procrastinare o a "anestetizzare" le sue emozioni è un segno che ha consapevolezza di ciò che sta accadendo dentro di sé, anche se le sembra che sia qualcosa di troppo grande da affrontare in questo momento.
Quello che lei, giustamente, chiama "mostro" non è altro che un bisogno profondo di essere ascoltato, visto e compreso. Le suggerisco di concedersi il permesso di accogliere e dare spazio a questo bisogno, senza la pressione di trovare subito una risposta. Le scadenze, siano esse autoimposte o percepite come tali, spesso alimentano solo la frustrazione, mettendoci in una posizione in cui sembra che non ci sia via d'uscita. A questo proposito, vorrei farle notare una frase che ha scritto e che trovo molto significativa: "Sono umana e questa volta faccio fatica a rialzarmi come le altre."
Proprio perché è umana, ha il diritto di vivere e accogliere le emozioni che sta attraversando. In quanto essere umano, può soffrire, può provare disorientamento, e può perfino cambiare idea su quelle che erano le sue passioni, le strade che aveva immaginato di percorrere e le tappe che si era prefissata di raggiungere.
Si dia la possibilità di ascoltarsi e di non giudicarsi se, comprensibilmente, non trova tutte le risposte in un momento così delicato per lei. Si ricordi che non deve affrontare tutto da sola e che, se lo desidera, un supporto professionale potrebbe aiutarla a fare chiarezza e a trovare la strada che desidera percorrere.
Le auguro di cuore che possa trovare la serenità di cui ha bisogno. Un abbraccio.
Dott.ssa Fausta Florio
Buonasera, la ringrazio per il coraggio e la sincerità con cui ha condiviso la sua storia. Si percepisce quanto dolore, confusione e senso di smarrimento stia provando, e credo che sia importante riconoscere come già il solo fatto di riuscire a mettere in parole tutto questo sia un passo significativo. Sta attraversando un periodo della vita segnato da eventi dolorosi e traumatici, eventi che inevitabilmente scuotono certezze profonde e ci costringono a confrontarci con la fragilità della vita, con la nostra umanità e con domande che spesso restano sopite fino a quando non siamo messi alla prova così duramente. Il senso di perdita che descrive, la rabbia, il buio e quel sentirsi come spenta sono reazioni assolutamente comprensibili e naturali di fronte a ciò che ha vissuto. La malattia di suo padre e la scomparsa di sua zia non solo l’hanno profondamente ferita, ma l’hanno anche posta davanti alla realtà della sofferenza e della morte, realtà che fanno parte della vita ma che spesso cerchiamo di allontanare dai nostri pensieri finché possiamo. È normale quindi che questo abbia innescato in lei un momento di grande riflessione e di messa in discussione delle sue scelte, dei suoi desideri, delle sue priorità. Lei dice di sentirsi come se avesse dentro un mostro fatto di insicurezze, pensieri negativi, dubbi. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che sta sperimentando è un processo in cui la mente cerca di dare un senso al dolore e alle esperienze vissute. Spesso, quando siamo scossi in profondità, può accadere che quello che prima sembrava chiaro e definito diventi improvvisamente incerto. La sua idea di studiare infermieristica potrebbe nascere proprio da questo: dal desiderio profondo di trasformare il dolore in qualcosa di utile, di dare un significato alla sofferenza aiutando chi sta male. Questo è un pensiero nobile e umano, ma ciò che è importante è comprendere se questa scelta sia davvero legata a un interesse personale, autentico e duraturo, o se sia una risposta al bisogno urgente di placare il dolore, di trovare un modo per sentire di nuovo un senso e una direzione. Il suo sentirsi confusa e la difficoltà a capire cosa davvero desidera sono assolutamente normali in un momento come questo. La pressione che sente, sia per la necessità di prendere una decisione in tempi brevi, sia per il timore di sbagliare strada, alimenta l’ansia e rende ancora più difficile ascoltare con chiarezza la propria voce interiore. È come se la mente fosse sopraffatta da troppe emozioni e pensieri contemporaneamente, e facesse fatica a distinguere ciò che viene dal cuore da ciò che nasce dalla paura o dal bisogno di dare subito una risposta al vuoto che sente. Quello che potrebbe aiutarla ora è concedersi un momento di pausa dal tentativo di “capire a tutti i costi” e provare invece a esplorare, con curiosità e senza giudizio, i suoi pensieri e le sue emozioni. Per esempio, potrebbe essere utile scrivere su un foglio tutto ciò che le viene in mente quando pensa alla professione infermieristica: cosa la attrae, cosa la spaventa, cosa immagina, cosa la entusiasma, cosa la blocca. Potrebbe poi fare lo stesso esercizio immaginando altre strade possibili. In questo modo può iniziare a vedere più chiaramente le motivazioni alla base dei suoi pensieri e valutare se nascono da un autentico interesse o da un bisogno momentaneo di trovare un appiglio. Vorrei anche dirle che, nonostante quello che può sembrare ora, non esiste una scelta irreversibile come forse teme. È vero che alcune strade sono impegnative e richiedono dedizione, ma è altrettanto vero che la vita è un percorso fatto di tappe, di esplorazioni, di scelte che possiamo rivedere e aggiustare. Permetta a se stessa di considerare che è normale non avere subito tutte le risposte, e che scegliere non significa essere certi al 100% ma piuttosto accettare il rischio di sperimentare, di mettersi in gioco, di scoprire un poco alla volta se quella strada è davvero la sua. La invito infine a non restare sola in questo momento così delicato. Se ne ha la possibilità, ne parli con un professionista che possa aiutarla a mettere ordine nei pensieri e nelle emozioni. Sta già facendo tanto per sé, e questo dimostra la sua grande forza interiore, anche se oggi forse fa fatica a riconoscerla. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Cara,
Quello che hai attraversato negli ultimi mesi non è “un po’ di stress”: è un impatto emotivo potentissimo, fatto di traumi reali, di paura per le persone che ami, di perdite improvvise, di impotenza, di senso di ingiustizia. Quando il corpo e la mente vengono colpiti così forte e così in fretta, è normale che tutto si confonda: pensieri, desideri, decisioni, identità.
Questa confusione non è debolezza: è il tuo sistema interno che sta cercando di riassestarsi dopo uno shock. È come se dentro di te ci fosse un terremoto: fuori continui a studiare, sorridere, fare sport… ma dentro alcune parti stanno ancora tremando. E quel “mostro” che senti non è altro che **il dolore non elaborato** che bussando vuole uscire, essere visto, compreso e trasformato.
Ci sono alcune cose importanti che voglio dirti, con la massima delicatezza.
1. I traumi si possono elaborare, e non sei destinata a conviverci così
Quello che provi — il buio, la rabbia, il sentirti “spenta”, la disconnessione da ciò che desideri — non è un marchio permanente.
Esistono tecniche precise e molto efficaci per rielaborare i traumi, affinché non restino congelati dentro di te: EMDR, tecniche somatiche, strumenti narrativi, lavoro sul sistema nervoso.
Tu non sei sbagliata: è il tuo sistema che sta ancora cercando di trovare un nuovo equilibrio dopo essere stato travolto.
2. È importante che tu monitori il tuo stato e soprattutto i tuoi pensieri
Quando il dolore non è elaborato, la mente crea loop: “non valgo”, “sono persa”, “non so decidere”, “non capisco più cosa voglio”.
Non sono verità: sono eco del trauma non della tua identità.
Osservarli invece che credergli ciecamente è già un passo enorme.
E uscire dalla solitudine emotiva è fondamentale: non devi affrontare tutto da sola, e non è un fallimento se chiedi aiuto.
3. È normale che adesso tu non sappia cosa vuoi
Quando si è immersi nel dolore, il cervello entra in “modalità sopravvivenza”: non pensa a progetti, passioni, obiettivi… pensa solo a resistere.
Per questo senti di non riconoscerti più: non è davvero cambiata la tua essenza, è solo che in questo momento non hai ancora lo spazio emotivo per accedere con chiarezza ai tuoi desideri più profondi.
Prima si aiuta il sistema a calmarsi, a digerire gli urti emotivi, e poi le idee si schiariscono.
4. Sul desiderio di diventare infermiera
Questa domanda non è “assurda”.
La tua mente sta cercando un modo per dare senso al dolore che hai vissuto. Quando siamo feriti, spesso nasce un impulso naturale: aiutare gli altri per guarire noi stessi.
È un movimento profondamente umano e nobile.
Ma attenzione: questo impulso nasce dentro un cuore ancora ferito.
Per capire se davvero questa strada è tua, serve tempo, calma e una mente più riposata. Adesso stai decidendo sotto pressione, con un sistema emotivo che sta ancora sanguinando. È come voler scegliere il percorso di un viaggio mentre si è nel mezzo di una tempesta.
Non devi avere la risposta subito.
E soprattutto: nessun percorso ti chiede di essere sicura al 100% prima di provarci. La vita non funziona così.
5. Cosa puoi fare adesso, concretamente
Parlare con un/a psicologo/a che lavori anche con il trauma
Non devi portare questo peso da sola. Ti meriti di essere contenuta, sostenuta, vista nella tua fragilità.
Creare uno spazio sicuro dentro cui ascoltarti
A volte, prima di scegliere cosa fare nella vita, serve calma, respiro e un po’ di ricostruzione interna.
Darti il permesso di non decidere subito
La pressione non ti aiuta. Le decisioni più importanti hanno bisogno di radici, non di fretta.
Chiederti: “Questa idea nasce dal mio cuore… o dal mio dolore?”
Non c’è risposta giusta o sbagliata: solo consapevolezza.
6. Non sei persa: sei nel mezzo di una trasformazione
Quando dici che ti senti diversa, che non ti riconosci, che non sai più cosa ti piace…
beh, spesso è così che inizia una nuova fase della vita.
Non sei rotta.
Stai cambiando.
E hai tutto il diritto di farlo piano, con dolcezza.
Io qui vedo una ragazza sensibile, coraggiosa, capace di amare profondamente. Una ragazza che nonostante tutto tiene insieme la sua vita, continua a studiare, a esserci per gli altri. Una ragazza che non sta crollando: sta chiedendo aiuto. E questa è una forza, non una debolezza.
Non sei sola in questo cammino.
Quello che hai attraversato negli ultimi mesi non è “un po’ di stress”: è un impatto emotivo potentissimo, fatto di traumi reali, di paura per le persone che ami, di perdite improvvise, di impotenza, di senso di ingiustizia. Quando il corpo e la mente vengono colpiti così forte e così in fretta, è normale che tutto si confonda: pensieri, desideri, decisioni, identità.
Questa confusione non è debolezza: è il tuo sistema interno che sta cercando di riassestarsi dopo uno shock. È come se dentro di te ci fosse un terremoto: fuori continui a studiare, sorridere, fare sport… ma dentro alcune parti stanno ancora tremando. E quel “mostro” che senti non è altro che **il dolore non elaborato** che bussando vuole uscire, essere visto, compreso e trasformato.
Ci sono alcune cose importanti che voglio dirti, con la massima delicatezza.
1. I traumi si possono elaborare, e non sei destinata a conviverci così
Quello che provi — il buio, la rabbia, il sentirti “spenta”, la disconnessione da ciò che desideri — non è un marchio permanente.
Esistono tecniche precise e molto efficaci per rielaborare i traumi, affinché non restino congelati dentro di te: EMDR, tecniche somatiche, strumenti narrativi, lavoro sul sistema nervoso.
Tu non sei sbagliata: è il tuo sistema che sta ancora cercando di trovare un nuovo equilibrio dopo essere stato travolto.
2. È importante che tu monitori il tuo stato e soprattutto i tuoi pensieri
Quando il dolore non è elaborato, la mente crea loop: “non valgo”, “sono persa”, “non so decidere”, “non capisco più cosa voglio”.
Non sono verità: sono eco del trauma non della tua identità.
Osservarli invece che credergli ciecamente è già un passo enorme.
E uscire dalla solitudine emotiva è fondamentale: non devi affrontare tutto da sola, e non è un fallimento se chiedi aiuto.
3. È normale che adesso tu non sappia cosa vuoi
Quando si è immersi nel dolore, il cervello entra in “modalità sopravvivenza”: non pensa a progetti, passioni, obiettivi… pensa solo a resistere.
Per questo senti di non riconoscerti più: non è davvero cambiata la tua essenza, è solo che in questo momento non hai ancora lo spazio emotivo per accedere con chiarezza ai tuoi desideri più profondi.
Prima si aiuta il sistema a calmarsi, a digerire gli urti emotivi, e poi le idee si schiariscono.
4. Sul desiderio di diventare infermiera
Questa domanda non è “assurda”.
La tua mente sta cercando un modo per dare senso al dolore che hai vissuto. Quando siamo feriti, spesso nasce un impulso naturale: aiutare gli altri per guarire noi stessi.
È un movimento profondamente umano e nobile.
Ma attenzione: questo impulso nasce dentro un cuore ancora ferito.
Per capire se davvero questa strada è tua, serve tempo, calma e una mente più riposata. Adesso stai decidendo sotto pressione, con un sistema emotivo che sta ancora sanguinando. È come voler scegliere il percorso di un viaggio mentre si è nel mezzo di una tempesta.
Non devi avere la risposta subito.
E soprattutto: nessun percorso ti chiede di essere sicura al 100% prima di provarci. La vita non funziona così.
5. Cosa puoi fare adesso, concretamente
Parlare con un/a psicologo/a che lavori anche con il trauma
Non devi portare questo peso da sola. Ti meriti di essere contenuta, sostenuta, vista nella tua fragilità.
Creare uno spazio sicuro dentro cui ascoltarti
A volte, prima di scegliere cosa fare nella vita, serve calma, respiro e un po’ di ricostruzione interna.
Darti il permesso di non decidere subito
La pressione non ti aiuta. Le decisioni più importanti hanno bisogno di radici, non di fretta.
Chiederti: “Questa idea nasce dal mio cuore… o dal mio dolore?”
Non c’è risposta giusta o sbagliata: solo consapevolezza.
6. Non sei persa: sei nel mezzo di una trasformazione
Quando dici che ti senti diversa, che non ti riconosci, che non sai più cosa ti piace…
beh, spesso è così che inizia una nuova fase della vita.
Non sei rotta.
Stai cambiando.
E hai tutto il diritto di farlo piano, con dolcezza.
Io qui vedo una ragazza sensibile, coraggiosa, capace di amare profondamente. Una ragazza che nonostante tutto tiene insieme la sua vita, continua a studiare, a esserci per gli altri. Una ragazza che non sta crollando: sta chiedendo aiuto. E questa è una forza, non una debolezza.
Non sei sola in questo cammino.
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