Buon pomeriggio. Vi scrivo perché mi sento in preda all’ansia. 1) Vado da una psicologa da circa 4

24 risposte
Buon pomeriggio. Vi scrivo perché mi sento in preda all’ansia.
1) Vado da una psicologa da circa 4 mesi e stiamo lavorando su disturbo ossessivo, ansia, traumi passati…
2) Da qualche tempo sto soffrendo tanto per via di pensieri intrusivi che non mi lasciano in pace, non posso prendere la macchina che per paura di fare qualche incidente, registro tutto il tragitto con il telefono. Poi devo controllare compulsivamente se il gas è chiuso e se non ho dimenticato luci accese nelle altre stanze. Mi complesso se esco dalla stanza (ho una casa che condivido con delle coinquiline) perchè penso che possa essere nuda (quando in realtà esco sempre vestita)…. Insomma, ho dei complessi che mi fanno veramente vivere in un costante stato di angoscia. Stamattina poi mi è successo che avessi il dubbio di aver lasciato la porta della mia stanza aperta; dentro la stanza c’eravamo io e il mio ragazzo e sto avendo il panico perchè penso che se avessi lasciato la porta aperta, le mie coinquiline ci avrebbero potuto vedere (in intimità) e ci avrebbero potuto scattare delle foto… non è la prima volta che ho questo tipo di paranoie. Tra l’altro ricordo di aver dovuto aprire la porta per uscire della stanza e il mio ragazzo stesso mi ha detto che la porta era chiusa; io però non ho scattato delle foto alla porta chiusa quindi, non avendo una “prova” non riesco a rassicurarmi. Stamattina ho anche chiesto ad una delle coinquiline se avesse notato la porta della mia stanza aperta e lei dice che non ci ha fatto caso… mi sento in un turbinio di pensieri e ossessioni…. Vi ringrazio per la pazienza e per le risposte.
Dr. Jonathan Santi Pace La Pegna
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Palermo
Gentile Paziente, come sicuramente già saprà essendo in terapia, il dubbio è il centro problematico di innesco di un disturbo ossessivo compulsivo. Un percorso di psicoterapia adeguato ed efficace è il miglior strumento per affrontare problematiche e disagi legati al D.O.C.; se nota che la sintomatologia al momento è troppo acuta e destabilizzante per essere gestita in autonomia, può valutare eventualmente di consultare uno psichiatra per associare alla psicoterapia una farmacoterapia di supporto, almeno finché non avrà sviluppato adeguatamente con la terapia psicologica gli strumenti adatti a gestire più efficacemente le situazioni e mitigare il disagio.

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott. Alessandro Casalone
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Cagliari
Gentilissima,

Innanzitutto comprendo la situazione che lei espone e mi dispiace che tali pensieri generino uno stato di ansia tale da impattare sulla sua quotidianità.
Visto che è gia in terapia da una collega le consiglio di condividere con lei quanto qui esposto così da poter identificare insieme la terapia più funzionale al suo caso.

Rimango a sua disposizione dovesse avere ulteriori domande specifiche sull'argomento.

Cordialmente,
Dott. Alessandro Casalone
Dott.ssa Maria Pinto
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Martina Franca
Buonasera gentile signora,
i pensieri ossessivi sono molto disturbanti al livello in cui lei li percepisce, tuttavia lei parla di una terapia dove svolge questi pensieri assieme ai ricordi d’infanzia, magari anche sogni, e questa mi sembra una buona strada. Non bastano quattro mesi affinché lei si senta meglio. Freud ha inserito i sintomi di cui lei parla nella nevrosi ossessiva, oggi chiamata DOC e devo dire un po’ banalizzata. Le cure di Freud duravano un periodo inferiore rispetto ad oggi ma bisogna tener conto che incontrava i suoi pazienti 5 giorni alla settimana (quindi facciamo un po’ i conti). Le dico questo per farle capire che sono sintomi elaborabili ma occorre tempo. Le auguro un buon lavoro su se stessa.
Cordiali saluti.
Maria Pinto
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buonasera, l'unica persona che le può rispondere con cognizione di causa, è la sua psicologa che la segue da quattro mesi. Cordiali saluti.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,

da quello che descrivi, sembra che i pensieri intrusivi e le compulsioni stanno avendo un forte impatto sulla tua quotidianità, generando un senso di angoscia e insicurezza costante. Il bisogno di controllo e la ricerca di conferme (come registrare il tragitto in macchina o chiedere alle coinquiline se la porta fosse aperta) sono strategie comuni in chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), ma purtroppo tende a rinforzare il circolo vizioso dell'ansia, invece di ridurla.

Il fatto che tu sia già in terapia è estremamente positivo, perché significa che stai affrontando il problema con il supporto di una professionista. Parlane con la tua psicologa, perché potrebbe essere utile approfondire strategie mirate per gestire l'ansia e ridurre le compulsioni. Tecniche cognitivo-comportamentali come l'esposizione con prevenzione della risposta (ERP) e l'uso della Mindfulness possono essere strumenti efficaci per imparare a tollerare l'incertezza e ridurre la necessità di controllare.

Per approfondire e ricevere un supporto specifico, è sempre consigliato rivolgersi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Dario Papa
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Ferrara
Quello che descrive è un chiaro esempio di come i pensieri ossessivi e le compulsioni possano prendere il controllo, generando ansia e bisogno costante di conferme. La paura di aver lasciato la porta aperta e la necessità di una “prova” sono tipici meccanismi del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC): il cervello cerca disperatamente una certezza assoluta, ma più si cerca di rassicurarsi, più l’ansia aumenta.
Sta già lavorando con una psicologa, il che è un ottimo punto di partenza. Un approccio che potrebbe esserle utile è l’esposizione con prevenzione della risposta (cosiddetto ERP) su cui credo che stia lavorando con la collega. Questa tecnica aiuta a rompere il ciclo delle compulsioni, cioè il bisogno di controllare, registrare o chiedere conferme. Per esempio, potrebbe gradualmente evitare di registrare il tragitto in macchina, tollerando l’ansia senza cedere al bisogno di controllo.
Un altro passo importante è quello di lavorare sull'accettazione dell’incertezza: per quanto scomoda, nessuna conferma sarà mai abbastanza per placare del tutto l’ansia, perché il DOC trova sempre nuovi dubbi. L’obiettivo non è eliminare i pensieri intrusivi, ma imparare a lasciarli andare senza dargli potere.
Continui il percorso con la sua psicologa, magari chiedendo di lavorare più specificamente su queste compulsioni. E si ricordi: non è ciò che pensa il punto, ma come sceglie di reagire a quei pensieri. Ne verrà fuori presto; per qualsiasi dubbio o evenienza mi contatti pure e sarò lieto di aiutarla. Distinti saluti.
Dott. Mario Giglio
Psicologo, Nutrizionista, Chinesiologo
Palermo
Capisco profondamente il tuo stato d’animo e voglio dirti subito una cosa: quello che stai vivendo non è colpa tua. Non sei “sbagliata”, non sei “fuori controllo”, e soprattutto non sei sola in questo. Quello che descrivi è il classico meccanismo del disturbo ossessivo-compulsivo: pensieri intrusivi che ti fanno sentire minacciata e un bisogno urgente di trovare una certezza assoluta per calmarti, attraverso controlli e rituali che, nel breve termine, sembrano darti sollievo ma nel lungo termine rafforzano il problema.

L’ansia nel DOC funziona proprio così. Il cervello, di fronte a un dubbio (“E se la porta fosse rimasta aperta? E se qualcuno avesse visto o fatto una foto?”), attiva un allarme e pretende una conferma assoluta per spegnerlo. Ma la certezza assoluta non esiste, e quindi scatta il bisogno di controllare, chiedere conferme, registrare, cercare prove concrete… tutto per trovare un sollievo che, purtroppo, dura poco. Dopo un po’, il dubbio torna e con lui il bisogno di controllare di nuovo. È un circolo vizioso.

La chiave per uscirne non è cercare di rassicurarti sempre di più, perché più cerchi certezze, più il cervello impara che deve generare nuovi dubbi per farti ricontrollare. La soluzione sta nel fare il contrario: **imparare a tollerare il dubbio**. E so che detta così può sembrare impossibile, ma è proprio il percorso che la terapia cognitivo-comportamentale per il DOC insegna. Il tuo cervello ti sta facendo credere che il tuo valore, la tua sicurezza e la tua reputazione dipendano da queste verifiche continue. Ma la verità è che questi pensieri sono inganni dell’ansia, non realtà.

So che la voglia di controllare, di chiedere conferme o di registrare è fortissima, ma ogni volta che lo fai, stai dicendo al tuo cervello: “Hai ragione, questo dubbio era pericoloso, e ora devo risolverlo.” E così, invece di ridurre l’ansia, la alimenti. Il primo passo per uscirne è **iniziare a interrompere questi rituali, anche se all’inizio sarà difficile.** Magari oggi non puoi smettere del tutto, ma puoi provare a ritardare un controllo, a non chiedere una conferma subito, a lasciare un dubbio in sospeso senza cercare di risolverlo immediatamente. Questo è il modo in cui insegni al tuo cervello che non ha bisogno di queste rassicurazioni per stare bene.

E soprattutto, ricordati che non sei i tuoi pensieri. Un pensiero intrusivo non è un fatto, non è una previsione, non è una realtà che si sta realizzando. È solo un pensiero, e come è arrivato, può andarsene. Tu non sei prigioniera di questo stato per sempre, e il fatto che tu stia già facendo un percorso con la psicologa è un segno di enorme forza. Continua su questa strada, fidati del percorso terapeutico e datti il tempo di spezzare questi schemi. Non devi essere perfetta, devi solo iniziare a cambiare, un passo alla volta.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, capisco quanto debba essere logorante convivere con questi pensieri ossessivi e con l’ansia che ne deriva. Lei sta affrontando una situazione in cui la sua mente sembra costantemente alla ricerca di conferme, di rassicurazioni, ma allo stesso tempo ogni rassicurazione sembra non bastare mai a sciogliere del tutto i suoi dubbi. È come se la sua mente le dicesse: “E se ci fosse ancora qualcosa che non ho considerato? E se il mio ricordo non fosse affidabile? E se ci fosse un dettaglio che mi è sfuggito?” Questi pensieri, tipici del disturbo ossessivo-compulsivo, creano un circolo vizioso in cui l’ansia si alimenta proprio nel tentativo di ridurla. Il bisogno di controllare, di registrare il tragitto in macchina, di verificare compulsivamente la chiusura del gas o della porta della stanza sono tutte strategie che, nel breve termine, possono darle un sollievo temporaneo. Tuttavia, nel lungo periodo, rinforzano l’idea che lei “debba” controllare per sentirsi sicura, rendendo questi comportamenti sempre più necessari e intrusivi nella sua vita. Ciò che sta descrivendo è molto comune in chi soffre di pensieri ossessivi. Il fatto che le rassicurazioni esterne (come le parole della sua coinquilina o del suo ragazzo) non riescano a darle sollievo duraturo, indica che il problema non è legato alla realtà dei fatti, ma al bisogno interiore di certezza assoluta. E proprio qui sta la chiave per affrontare la situazione: la certezza totale non è mai raggiungibile, e cercarla incessantemente finisce per imprigionarla ancora di più in questo ciclo di ansia e controllo. So che razionalmente sa che i suoi timori sono irrazionali, ma questo non è sufficiente a farli sparire. Il disturbo ossessivo-compulsivo non si combatte con la logica, perché più si cerca di razionalizzare, più la mente trova nuovi dubbi da smontare. Quello che può aiutarla è, invece, provare a interrompere i comportamenti di controllo e rassicurazione, anche se all’inizio questo potrebbe sembrare controintuitivo. Ad esempio, invece di registrare il tragitto in macchina, potrebbe provare, gradualmente, a ridurre questa abitudine, accettando di non avere una "prova" visiva che tutto sia andato bene. Un altro aspetto fondamentale è il lavoro che sta facendo con la sua psicologa. È positivo che sia già in terapia, perché significa che sta affrontando il problema con gli strumenti giusti. La terapia cognitivo-comportamentale, in particolare con l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP), è tra le strategie più efficaci per il disturbo ossessivo-compulsivo. Questo significa imparare a tollerare l’incertezza, a non rispondere subito all’impulso di controllare, e gradualmente a ridurre i comportamenti compulsivi. Nel frattempo, può essere utile praticare tecniche di gestione dell’ansia, come la mindfulness o esercizi di rilassamento, che possono aiutarla a osservare i pensieri senza necessariamente dar loro seguito. Ricordi che questi pensieri non definiscono chi è lei: sono sintomi di un disturbo che può essere affrontato con il giusto approccio. E il fatto che lei sia consapevole del problema e desideri lavorarci è già un passo fondamentale verso il miglioramento. Resto a disposizione, Dott. Andrea Boggero
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, capisco quanto possa essere difficile vivere in un costante stato di ansia e tormento legato ai pensieri ossessivi. Il fatto che stia già lavorando con una psicologa è un segnale molto positivo, perché significa che ha intrapreso un percorso per comprendere e affrontare queste difficoltà. I pensieri intrusivi, così come le compulsioni che ne derivano, possono creare un circolo vizioso in cui più si cerca rassicurazione, più l'ansia sembra trovare nuovi appigli per persistere.

Il bisogno di avere prove tangibili, come registrare il tragitto in auto o fotografare la porta chiusa, nasce dal desiderio di controllare l’incertezza, ma paradossalmente rafforza il meccanismo ossessivo, rendendo sempre più difficile fidarsi delle proprie percezioni. Nel momento in cui sente l’urgenza di controllare o cercare rassicurazioni, provi a fermarsi un attimo e a tollerare quel senso di incertezza senza cedere immediatamente alla compulsione. So che può sembrare difficile, ma ogni piccolo passo in questa direzione può aiutarla a ridurre la presa che questi pensieri hanno su di lei.

La paura che qualcosa di negativo possa accadere, anche in assenza di prove concrete, è un tratto tipico del disturbo ossessivo-compulsivo e non è indice di realtà, ma di un’iper-attivazione del sistema d’allarme interno. È importante lavorare sulla fiducia in sé stessa e sulla capacità di accettare che non sempre si può avere il 100% di certezza nelle situazioni quotidiane, senza che questo implichi un reale pericolo.

Continui a parlare di queste difficoltà con la sua terapeuta, condividendo con lei anche questi episodi recenti. Con il tempo e con gli strumenti giusti, potrà imparare a gestire meglio queste ansie e a vivere con maggiore serenità.

Dott. Luca Vocino
Dott. Ludovico Libardi
Psicologo
Padova
Gentilissima, la sintomatologia da lei descritta è riconducibile, con molta probabilità, al disturbo ossessivo-compulsivo. Però, dal momento che viene seguita da uno psicologo, dovrebbe individuare insieme al professionista delle strategie per "depotenziare" i comportameti compulsivi, riportando proprio gli esempi sopra descritti. Il trattamento d'elezione per questo tipo di disturbo è la terapia cognitivo-comportamentale.
Dott.ssa Cristiana Danese
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Gentile utente, mi dispiace molto per ciò che sta attraversando. Purtroppo tali pensieri intrusivi necessitano di un lavoro approfondito ed attento, di conseguenza non è possibile fornirle delle soluzioni immediate. L'unica cosa che mi sento di dirle è di continuare con costanza il percorso terapeutico già intrapreso, parlando apertamente alla sua psicologa dei suoi pensieri e ponendole tutte le domande del caso. Sono sicura che insieme troverete una soluzione. Le auguro di ritrovare presto la serenità. Cordialmente, Dott.ssa Cristiana Danese psicologa
Dott.ssa Agata Bono
Psicologo, Psicologo clinico
Avola
devi continuare con pazienza e impegno la terapia intrapresa.Per superare questo disturbo d'ansia ci vuole tempo e fiducia. devi riuscire a recuperare la fiducia in te stessa e in chi ti sta accanto.
in bocca al lupo
Dott.ssa Ilenia Colasuonno
Psicologo, Psicologo clinico
Cerveteri
Buon pomeriggio! Grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così aperto. Capisco che ciò che stai vivendo sia davvero difficile, e ti ammiro per il coraggio di affrontarlo. Quello che descrivi sembra essere un’espressione di pensieri ossessivi e compulsivi, che rientrano nel quadro del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), di cui hai già parlato con la tua psicologa.

Il fatto che tu stia lavorando su questi temi con un professionista è un passo molto importante e positivo. Il DOC spesso si manifesta attraverso pensieri intrusivi che generano ansia, seguiti da comportamenti compulsivi che hanno lo scopo di ridurre quella sensazione di ansia, anche se in realtà questi comportamenti spesso non fanno altro che alimentare il circolo vizioso della preoccupazione.

Per quanto riguarda i pensieri che stai descrivendo – come il dubbio di aver lasciato la porta aperta o il bisogno di verificare più volte se il gas è chiuso – si tratta proprio di quel tipo di preoccupazioni che si manifestano nei disturbi ossessivi. Il problema principale è che, più ti preoccupi e cerchi di rassicurarti, più questi pensieri aumentano e ti fanno sentire intrappolata in un loop. Anche quando ricevi rassicurazioni (come quando la tua coinquilina ti dice che non ha notato la porta aperta), il dubbio non scompare, perché il meccanismo del DOC ti porta a cercare una “prova” che non arriverà mai.

Uno degli aspetti centrali del trattamento per il DOC è l’esposizione e la prevenzione della risposta (ERP), che consiste nel confrontarti gradualmente con le situazioni che ti causano ansia (per esempio, lasciare la porta aperta) senza dare seguito ai comportamenti compulsivi (come controllare più volte). Questo approccio aiuta a ridurre gradualmente l'ansia senza alimentare il circolo vizioso delle compulsioni.

Anche se sei già in terapia, potrebbe essere utile discutere di questi pensieri con la tua psicologa, così da lavorare insieme su strategie per affrontarli in modo più diretto, senza che abbiano il potere di dominare la tua vita quotidiana. Inoltre, essere consapevole che il bisogno di “prova” o di rassicurazione è una trappola del DOC potrebbe aiutarti a non cedere a questi impulsi, rinforzando la consapevolezza che il dubbio fa parte del disturbo e non di una realtà oggettiva.

Se non l'hai ancora fatto, potresti anche provare a parlare di questi aspetti con la tua psicologa in modo da affrontarli con tecniche più mirate, come l'esposizione graduata o altre strategie cognitive che ti permettano di gestire la tua ansia senza dover ricorrere a comportamenti di controllo.

Mi sembra che tu stia facendo un ottimo lavoro nel riconoscere la natura di questi pensieri e nel cercare risposte, ed è importante continuare su questa strada. Se ti senti sopraffatta, non esitare a chiedere ulteriore supporto per trovare la via che ti aiuti a sentirti meglio.

Se posso esserti d'aiuto, sono qui per qualsiasi altra riflessione o domanda che tu voglia condividere.

Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile,
Non mi è molto chiara la domanda che pone. Le posso dire che il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da pensieri intrusivi negativi (ossessioni), come l’esempio della porta e del timore che non sia chiusa, e compulsioni o comportamenti ritualizzati che hanno la funzione di controllare e di ridurre i livelli d’ansia nel breve termine. Nel lungo termine però, con tali comportamenti il rischio è che l’ansia non si plachi, bensì che il controllo mantenga attive le ossessioni su diversi temi e in diversi contesti. Trattare l’esposizione e la prevenzione della risposta con la sua psicologa potrebbe essere utile per ridurre il livello di ansia correlato ai pensieri negativi. Spero che il percorso che sta facendo porti ai suoi frutti. Le auguro tanta serenità, un caro saluto
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. I pensieri intrusivi e le compulsioni che descrive sembrano molto impegnativi, ed è positivo che abbia già iniziato un percorso terapeutico. Il bisogno di registrare, controllare e cercare conferme è tipico del disturbo ossessivo-compulsivo, in cui l’incertezza genera ansia e la ricerca di prove sembra l’unico modo per placarla. Tuttavia, questi rituali finiscono per rafforzare il circolo vizioso dell’ansia. È importante lavorare con la sua terapeuta su strategie per tollerare il dubbio e ridurre gradualmente queste compulsioni. Anche se può sembrare difficile, la terapia cognitivo-comportamentale con esposizione e prevenzione della risposta è molto efficace. Continui a parlarne con la sua psicologa, perché il supporto professionale è fondamentale per affrontare queste sfide.
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
“Per affrontare il suo problema, le consiglio di considerare la psicoterapia breve strategica. Se desidera ulteriori chiarimenti o informazioni, non esiti a contattarmi. Cordiali saluti, Dr. Michele Scala
Dott.ssa Sara Rocco
Psicologo, Psicologo clinico
Ossi
Buonasera, il disturbo ossessivo compulsivo è molto invalidante, tutto ciò che le accade rinetra proprio nelle caratteristiche dello stesso, comprese le compulsioni. Essendo già in terapia, è opportuno che lei prosegua il percorso con il collega e che porti pazienza per tenere a bada e gestire i sintomi attraverso gli strumenti che le darà. Purtroppo i percorsi psicoterapici sono lunghi, perciò porti pazienza e si affidi completamente.
Le auguro di stare meglio.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Sara Rocco
Dott.ssa Francesca Ruggiero
Psicologo, Psicoterapeuta
San Vito dei Normanni
Stai lavorando sulla gestione del problema per cui hai chiesto aiuto. Con la tua psicologa troverai la via e le tecniche per iniziare a gestire in autonomia, con locus of control interno ciò che oggi è particolarmente insidiante. Ogni processo terapeutico è pur sempre nella gradualità
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Psicologo, Psicoterapeuta
Ladispoli
Buon pomeriggio,
Il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo d'ansia complesso, che spesso affonda le sue origini in dinamiche familiari caratterizzate da un'elevata attenzione alla moralità e alle norme morali.

In molti casi, chi soffre di DOC ha vissuto in contesti in cui il criticismo genitoriale e le aspettative molto alte hanno fatto percepire l’errore come qualcosa di intollerabile. Questo può portare a sviluppare la convinzione che, comportandosi in modo perfetto e controllando ogni dettaglio, sia possibile evitare il rischio di perdere o danneggiare le relazioni significative. Il senso di colpa e la vergogna sono emozioni centrali in questo tipo di problematica. È come se l'ansia spingesse a cercare sicurezza attraverso il controllo, ma questa ricerca incessante, purtroppo, alimenta il circolo dell’ossessione e della compulsione.
Il fatto che tu stia già seguendo un percorso terapeutico è un passo fondamentale: elaborare i vissuti legati alla tua storia personale, esplorare il bisogno di controllo e lavorare sulla paura dell’errore può gradualmente aiutarti a ridurre il peso delle ossessioni. La terapia diventa quindi fondamentale.
Ti incoraggio a portare tutto questo in seduta, anche i pensieri più angoscianti e le compulsioni che ti fanno soffrire: il lavoro terapeutico può aiutarti a dare un nuovo significato a ciò che stai vivendo.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Comprendo la sua angoscia e la sofferenza che questi pensieri intrusivi le provocano. È positivo che stia già lavorando con una psicologa, che la sta sicuramente aiutando tuttavia, in questi casi, un approccio integrato potrebbe essere più efficace. Considerata la natura pervasiva delle sue ossessioni e la difficoltà a gestire l'ansia, le suggerisco di valutare la possibilità di un consulto psichiatrico per esplorare l'opzione di un supporto farmacologico che possa affiancare il suo percorso psicoterapeutico.
Dott.ssa Anna Savino
Psicologo, Psicologo clinico
Villa Pedergnano
Buongiorno, sicuramente sono dei temi che è importante che lei porti alla sua terapeuta in modo da orientare al meglio il vostro lavoro.
Ciao, da psicologa ti consiglio di dire tutto questo alla tua psicologa e di chiederti se sia quella giusta per te. Hai con la tua psicologa un buon dialogo? Ti senti capita e guidata? La terapia ti sta aiutando? Chiediti tutto ciò e decidi poi insieme a lei come continuare
Dott.ssa Virginia Bosca
Psicologo, Psicologo clinico
Calizzano
Buongiorno, è normale all'inizio di un percorso psicologico avere una "ricaduta" del sintomo, specialmente di quelli ti tipo ossessivo. Volevo rassicurarla che, se seguita al meglio, troverà sollievo al suo malessere.
Dott. Giuseppe Mirabella
Psicologo, Psicologo clinico
Modica
Buon pomeriggio,
quello che descrive è molto coerente con un disturbo ossessivo-compulsivo: dubbi continui, bisogno di prove, paura di aver fatto qualcosa senza accorgersene, richieste di rassicurazioni. Non è la realtà che è pericolosa, è l’ansia che amplifica tutto.
La porta chiusa, le coinquiline che “potrebbero aver visto o fatto foto”: sono pensieri intrusivi, non fatti. Il suo ragazzo ha confermato che la porta era chiusa, e quello è il dato da tenere.
Continui il lavoro con la psicologa e gli porti questi episodi: sono materiale utile.
Cerchi di non alimentare le compulsioni (controlli, prove, rassicurazioni), perché rinforzano il DOC.
Lei non è in pericolo: è l’ansia che parla, non la realtà. Dr. Giuseppe Mirabella

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.