Buon pomeriggio dottori! Grazie innanzitutto per il tempo che vorrete dedicarmi. Cerco di farvela br
20
risposte
Buon pomeriggio dottori! Grazie innanzitutto per il tempo che vorrete dedicarmi. Cerco di farvela breve. E' da circa un anno che seguo un percorso di psicoterapia e devo dire che ho superato il motivo per cui l'avevo intrapreso: soffro d'ansia da piccolo (adesso ho 31 anni), un'ansia sana, ma ultimamente dopo un trauma subito non ero più in grado di viaggiare da solo fuori casa (e dormire anche di conseguenza, viaggio spesso da solo per lavoro). Ho superato il trauma e adesso svolgo con serenità tutti i viaggi all'estero e non solo. Da qualche settimana però (so che non è tantissimo tempo) la notte faccio molta fatica a prendere sonno e a dormire. Quando sto per addormentarmi mi prende una sensazione di vuoto allo stomaco che mi fa passare il sonno per intenderci. In realtà questa cosa ce l'ho da diverso tempo ma riuscivo comunque a prendere sonno quasi subito. Da qualche settimana a questa parte invece è diventata un problema: oltre che la sensazione è come se nella mia mente si attivasse il pensiero "non devi dormire", qualcosa del genere e zac mi passa il sonno. Che poi non so neanche se si può trattare di insonnia vera e propria visto che comunque le 6/7 ore di sonno riesco anche a farle e non faccio incubi o sogni in relazione a questo. Ma nonostante ciò la mia giornata è poi condizionata da questo pensiero costante: "e se stasera non dormissi proprio?" "magari stanotte sono stato fortunato a prendere poi sonno ma se invece stasera non dovesse accadere?". Questi pensieri mi assalgono soprattutto quando sono solo e non sono impegnato in attività. Mi sono tranquillizzato sul fatto che questi pensieri non mi vengono quando sono in compagnia o faccio cose belle, ma non basta. O meglio è come se non mi tranquillizzassi abbastanza. Tra l'altro da qualche giorno (ma per fortuna ora di meno rispetto all'inizio) questo pensiero "non devi dormire" veniva fuori anche quando ad esempio ridevo di gusto per una battuta (pensiero "hai l'ansia, non ridere" e mi sembrava che si attenuasse il gusto della risata) o quando avevo la sensazione di fame (pensiero "hai l'ansia, non hai fame" e mi sembrava che la sensazione di fame si sostituisse a quella del vuoto allo stomaco, nonostante poi riuscissi a mangiare) e anche - non mi vergogno a dirlo - nell'eccitazione (ad esempio vedo una immagine/scena che mi possa eccitare e zac riecco il pensiero e mi sembra che la libido diminuisca). Tecnicamente non so neanche se sia possibile che possa accadere questo (pensiero che fa passare le sensazioni) o è una forte suggestione la mia. Sulla fame e sulla gioia ed eccitazione pare stia andando un po' meglio, ma sul dormire no. La cosa che più mi spaventa è che anche quando sono stanchissimo, laddove mi si chiudono gli occhi, comunque faccio fatica ad addormentarmi, il sonno poi mi prende per stanchezza. E' come se la mente stessa "aggirasse" il pensiero "non dormire" e quindi mi addormento. Internet poi non aiuta per niente, leggere testimonianze di persone che non dormono addirittura tutta la notte o stanno così da mesi mi mette ansia ("e se anche io non riuscissi a superarla"? e così via). Con il mio terapeuta abbiamo lavorato sui pensieri disfunzionali, sulla mindfulness, su come gestire i pensieri intrusivi e anche un diario del sonno ma da quando sono guarito sul problema originario ci stiamo vedendo una volta ogni 21 giorni (quindi lo vedrò a Luglio). Sottolineo però che nonostante tutto continuo a fare le mie cose normalmente e anzi, come dicevo, quando sono in compagnia o sto impegnato in altro mi sento bene. Sto andando nella direzione giusta? Mi fido del mio terapeuta, intendiamoci, anzi ho paura di essere io il problema, magari non faccio bene gli esercizi? Oppure non ho buttato fuori quello che ho dentro? Ah ultima cosa: è vero che è un periodo di forte stress (domani ad esempio ho un colloquio importante) ma quando mi metto al letto non penso a queste cose, ma solo al pensiero "non devi dormire". Possibile? Chiedo scusa per il mio lungo sfogo, quasi come un "flusso di coscienza" ma volevo anche un vostro parere. Grazie in anticipo.
Buon pomeriggio,
grazie per aver condiviso con così tanta lucidità e sensibilità il tuo vissuto. Quello che descrivi è un quadro molto comune in persone che hanno una storia di ansia e che, anche dopo un percorso terapeutico proficuo, possono sperimentare ricadute o nuove modalità con cui l’ansia si manifesta.
Da quanto racconti, sembra che tu abbia fatto un ottimo lavoro su te stesso e che ci sia stata una reale evoluzione positiva: il fatto che ora riesci a viaggiare, a svolgere le tue attività e che sei consapevole dei tuoi stati mentali è un segnale importante di maturità emotiva e di efficacia del percorso già intrapreso.
La difficoltà nel prendere sonno che descrivi non è da sottovalutare, ma è anche importante notare che non si tratta di un’insonnia nel senso clinico più severo, visto che riesci comunque a dormire 6/7 ore. Tuttavia, ciò che sembra condizionarti maggiormente è il “pensiero sul sonno”, ovvero una forma di ansia anticipatoria e di controllo che si attiva nel momento del riposo. Questo è piuttosto frequente: più si cerca di controllare il sonno, più esso diventa sfuggente.
Il pensiero “non devi dormire” o gli altri pensieri che interferiscono con emozioni piacevoli (come la gioia, la fame o l’eccitazione sessuale) sono esempi di pensieri intrusivi e disfunzionali che possono emergere nei periodi di stress e affaticamento mentale. Non sei tu il problema, ma è una modalità di funzionamento mentale che spesso si innesca come tentativo di protezione, anche se alla lunga diventa disfunzionale. La tua mente sta tentando – forse in modo maldestro – di “controllare” quello che non può controllare (sonno, piacere, spontaneità), e questo crea un circolo vizioso.
È del tutto possibile che lo stress generale (anche se non sempre consapevole al momento dell’addormentamento) contribuisca ad aumentare la soglia di attivazione interna. Il corpo si rilassa, ma la mente resta vigile. E in questi casi la mente trova uno “sfogo” in pensieri ripetitivi, anche paradossali come quello che citi.
Stai già facendo moltissimo: sei in contatto con un terapeuta, hai strumenti come la mindfulness, il diario del sonno, e soprattutto sei consapevole dei tuoi stati interni. Probabilmente, in questa fase, un supporto un po’ più ravvicinato potrebbe aiutarti ad affrontare questo nuovo ciclo di pensieri disfunzionali prima che si cronicizzi o diventi fonte di evitamenti.
Non sei solo e non c'è nulla di sbagliato in quello che stai vivendo: è una fase che può essere affrontata e superata, anche grazie al lavoro già svolto. Sarebbe utile e consigliato per approfondire e lavorare in modo più mirato su questo nuovo assetto mentale, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con così tanta lucidità e sensibilità il tuo vissuto. Quello che descrivi è un quadro molto comune in persone che hanno una storia di ansia e che, anche dopo un percorso terapeutico proficuo, possono sperimentare ricadute o nuove modalità con cui l’ansia si manifesta.
Da quanto racconti, sembra che tu abbia fatto un ottimo lavoro su te stesso e che ci sia stata una reale evoluzione positiva: il fatto che ora riesci a viaggiare, a svolgere le tue attività e che sei consapevole dei tuoi stati mentali è un segnale importante di maturità emotiva e di efficacia del percorso già intrapreso.
La difficoltà nel prendere sonno che descrivi non è da sottovalutare, ma è anche importante notare che non si tratta di un’insonnia nel senso clinico più severo, visto che riesci comunque a dormire 6/7 ore. Tuttavia, ciò che sembra condizionarti maggiormente è il “pensiero sul sonno”, ovvero una forma di ansia anticipatoria e di controllo che si attiva nel momento del riposo. Questo è piuttosto frequente: più si cerca di controllare il sonno, più esso diventa sfuggente.
Il pensiero “non devi dormire” o gli altri pensieri che interferiscono con emozioni piacevoli (come la gioia, la fame o l’eccitazione sessuale) sono esempi di pensieri intrusivi e disfunzionali che possono emergere nei periodi di stress e affaticamento mentale. Non sei tu il problema, ma è una modalità di funzionamento mentale che spesso si innesca come tentativo di protezione, anche se alla lunga diventa disfunzionale. La tua mente sta tentando – forse in modo maldestro – di “controllare” quello che non può controllare (sonno, piacere, spontaneità), e questo crea un circolo vizioso.
È del tutto possibile che lo stress generale (anche se non sempre consapevole al momento dell’addormentamento) contribuisca ad aumentare la soglia di attivazione interna. Il corpo si rilassa, ma la mente resta vigile. E in questi casi la mente trova uno “sfogo” in pensieri ripetitivi, anche paradossali come quello che citi.
Stai già facendo moltissimo: sei in contatto con un terapeuta, hai strumenti come la mindfulness, il diario del sonno, e soprattutto sei consapevole dei tuoi stati interni. Probabilmente, in questa fase, un supporto un po’ più ravvicinato potrebbe aiutarti ad affrontare questo nuovo ciclo di pensieri disfunzionali prima che si cronicizzi o diventi fonte di evitamenti.
Non sei solo e non c'è nulla di sbagliato in quello che stai vivendo: è una fase che può essere affrontata e superata, anche grazie al lavoro già svolto. Sarebbe utile e consigliato per approfondire e lavorare in modo più mirato su questo nuovo assetto mentale, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Buongiorno, ha descritto molto bene il problema.
Ha scritto che si fida del suo terapeuta e che avrà un appuntamento tra molto.
Potrebbe anticipare la seduta e portargli queste problematiche.
Le auguro il meglio,
Dott. Alvise Arlotto
Ha scritto che si fida del suo terapeuta e che avrà un appuntamento tra molto.
Potrebbe anticipare la seduta e portargli queste problematiche.
Le auguro il meglio,
Dott. Alvise Arlotto
Lei è sulla direzione giusta. Continui a fidarsi del suo terapeuta e sia trasparente con lui sulle sue attuali preoccupazioni. Potrebbe essere necessario affinare le strategie esistenti. Il sonno è spesso l'ultimo aspetto a stabilizzarsi in un percorso di benessere. Abbia pazienza e soprattutto fiducia in se stesso! Resto a sua disposizione. Cordiali saluti Dott.ssa Barbara Gizzi
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buon pomeriggio e grazie a Lei per essersi aperto con un racconto così articolato, sincero e profondo. Si percepisce in ogni parola la lucidità con cui sta osservando ciò che accade dentro di Sé, e questa consapevolezza è già un segnale forte che sta camminando nella direzione giusta, anche se oggi può sembrarle il contrario.
Quello che descrive ha molte caratteristiche tipiche dell’ansia da performance del sonno, che non è vera e propria insonnia cronica, ma un meccanismo ansioso che nasce dal tentativo di controllo del sonno stesso. In altre parole, Lei desidera così tanto addormentarsi bene da finire, paradossalmente, per attivare l’attenzione mentale proprio nel momento in cui servirebbe disattivarla. Questo è più comune di quanto pensi, soprattutto in persone molto attente, sensibili e abituate a riflettere tanto su ciò che vivono interiormente.
Il pensiero “non devi dormire” che sente affiorare nei momenti di passaggio verso il sonno, così come la sensazione di vuoto allo stomaco o l’interferenza con fame, gioia, eccitazione, sono segnali di un’attivazione anticipatoria dell’ansia, un riflesso condizionato del sistema nervoso che comincia ad associare certi stati fisici (rilassamento, leggerezza, abbandono) a un allarme interiore. È come se la mente le dicesse: “Attento, qui potrebbe succedere qualcosa di pericoloso” — ma quel “pericolo” non esiste, è solo la memoria di quando, in passato, qualcosa è andato fuori controllo (come il trauma a cui ha accennato). Il corpo ha imparato a "difendersi" anche nei momenti di benessere. Non è strano, è umano.
Che tutto questo sia peggiorato dopo aver superato l'obiettivo iniziale della terapia è interessante e per nulla casuale. Può succedere che, una volta raggiunto un traguardo, emergano livelli più sottili o più antichi di disagio che prima erano mascherati. Non è una regressione, ma spesso un'evoluzione: ciò che adesso sente come “nuovo problema” è, in realtà, un materiale emotivo più profondo che ora può permettersi di venire in superficie perché ha più strumenti, più sicurezza e più fiducia nel processo. In altre parole, non sta andando indietro: sta andando più a fondo.
La Sua osservazione è lucidissima anche su un altro punto: quando è in compagnia, impegnato, rilassato, quei pensieri scompaiono o perdono forza. Questo dimostra che non sono pensieri radicati nella realtà presente, ma schemi mentali automatici che si attivano nei vuoti, nei momenti in cui la mente vaga senza un oggetto esterno su cui fissarsi. Il pensiero “non dormire” non è una verità, ma un loop mentale che si autoalimenta proprio perché Lei cerca di contrastarlo. È un classico esempio di paradosso dell’ansia: più cerco di non pensarci, più lo rinforzo.
Sta facendo tutto ciò che serve. La mindfulness, il diario del sonno, la psicoterapia, l’osservazione consapevole. E, soprattutto, nonostante tutto, Lei dorme, anche se con fatica, e svolge regolarmente la sua vita. Questo è un segnale forte di resilienza, anche se dentro si sente vulnerabile. La "guarigione" — quella vera — non sta nel far bene un compito, ma nel lasciare spazio anche all’imperfezione, al dubbio, all’attesa, e osservare i pensieri come semplici eventi della mente, non verità da combattere. E' assolutamente possibile che il pensiero “non devi dormire” si presenti senza un legame apparente con preoccupazioni quotidiane - proprio come può interferire con fame, gioia, libido - ma ciò non significa che possa “cancellare” quelle sensazioni. È solo l’illusione di perdere il contatto, dovuta a un cortocircuito momentaneo tra mente e corpo. Se Lei non lo alimenta con paura o rifiuto, quel pensiero perde forza.
Nel frattempo, può continuare a osservare questi pensieri con curiosità gentile, non come nemici da abbattere. Le frasi come “e se stanotte non dormissi?” possono essere accolte con un “vedremo”, o persino “può darsi”, senza lotta. Perché Lei probabilmente sa, in fondo, che dormirà.
Continui a fidarsi del suo terapeuta, ma soprattutto si fidi di sé. Non ha nulla da "buttare fuori" che Lei non abbia già cominciato a far emergere. Semplicemente, è ancora in viaggio e sta costruendo ed acquisendo strumenti che via via le daranno sempre più consapevolezza e libertà.
Qualora avesse ulteriori dubbi o domande non esiti a contattarmi.
Un caro saluto.
Quello che descrive ha molte caratteristiche tipiche dell’ansia da performance del sonno, che non è vera e propria insonnia cronica, ma un meccanismo ansioso che nasce dal tentativo di controllo del sonno stesso. In altre parole, Lei desidera così tanto addormentarsi bene da finire, paradossalmente, per attivare l’attenzione mentale proprio nel momento in cui servirebbe disattivarla. Questo è più comune di quanto pensi, soprattutto in persone molto attente, sensibili e abituate a riflettere tanto su ciò che vivono interiormente.
Il pensiero “non devi dormire” che sente affiorare nei momenti di passaggio verso il sonno, così come la sensazione di vuoto allo stomaco o l’interferenza con fame, gioia, eccitazione, sono segnali di un’attivazione anticipatoria dell’ansia, un riflesso condizionato del sistema nervoso che comincia ad associare certi stati fisici (rilassamento, leggerezza, abbandono) a un allarme interiore. È come se la mente le dicesse: “Attento, qui potrebbe succedere qualcosa di pericoloso” — ma quel “pericolo” non esiste, è solo la memoria di quando, in passato, qualcosa è andato fuori controllo (come il trauma a cui ha accennato). Il corpo ha imparato a "difendersi" anche nei momenti di benessere. Non è strano, è umano.
Che tutto questo sia peggiorato dopo aver superato l'obiettivo iniziale della terapia è interessante e per nulla casuale. Può succedere che, una volta raggiunto un traguardo, emergano livelli più sottili o più antichi di disagio che prima erano mascherati. Non è una regressione, ma spesso un'evoluzione: ciò che adesso sente come “nuovo problema” è, in realtà, un materiale emotivo più profondo che ora può permettersi di venire in superficie perché ha più strumenti, più sicurezza e più fiducia nel processo. In altre parole, non sta andando indietro: sta andando più a fondo.
La Sua osservazione è lucidissima anche su un altro punto: quando è in compagnia, impegnato, rilassato, quei pensieri scompaiono o perdono forza. Questo dimostra che non sono pensieri radicati nella realtà presente, ma schemi mentali automatici che si attivano nei vuoti, nei momenti in cui la mente vaga senza un oggetto esterno su cui fissarsi. Il pensiero “non dormire” non è una verità, ma un loop mentale che si autoalimenta proprio perché Lei cerca di contrastarlo. È un classico esempio di paradosso dell’ansia: più cerco di non pensarci, più lo rinforzo.
Sta facendo tutto ciò che serve. La mindfulness, il diario del sonno, la psicoterapia, l’osservazione consapevole. E, soprattutto, nonostante tutto, Lei dorme, anche se con fatica, e svolge regolarmente la sua vita. Questo è un segnale forte di resilienza, anche se dentro si sente vulnerabile. La "guarigione" — quella vera — non sta nel far bene un compito, ma nel lasciare spazio anche all’imperfezione, al dubbio, all’attesa, e osservare i pensieri come semplici eventi della mente, non verità da combattere. E' assolutamente possibile che il pensiero “non devi dormire” si presenti senza un legame apparente con preoccupazioni quotidiane - proprio come può interferire con fame, gioia, libido - ma ciò non significa che possa “cancellare” quelle sensazioni. È solo l’illusione di perdere il contatto, dovuta a un cortocircuito momentaneo tra mente e corpo. Se Lei non lo alimenta con paura o rifiuto, quel pensiero perde forza.
Nel frattempo, può continuare a osservare questi pensieri con curiosità gentile, non come nemici da abbattere. Le frasi come “e se stanotte non dormissi?” possono essere accolte con un “vedremo”, o persino “può darsi”, senza lotta. Perché Lei probabilmente sa, in fondo, che dormirà.
Continui a fidarsi del suo terapeuta, ma soprattutto si fidi di sé. Non ha nulla da "buttare fuori" che Lei non abbia già cominciato a far emergere. Semplicemente, è ancora in viaggio e sta costruendo ed acquisendo strumenti che via via le daranno sempre più consapevolezza e libertà.
Qualora avesse ulteriori dubbi o domande non esiti a contattarmi.
Un caro saluto.
Buongiorno,
vedrei di affrontare lo stress attuale che è praticamante certo sia collegato ai suoi pensieri e al suo malessere. Veda con il suo terapeuta, sempre disponibile per una consulenza e un approfondimento
vedrei di affrontare lo stress attuale che è praticamante certo sia collegato ai suoi pensieri e al suo malessere. Veda con il suo terapeuta, sempre disponibile per una consulenza e un approfondimento
Buongiorno intanto le suggerirei di riflettere col suo terapeuta su cosa la spinge a chiedere altrove dei feedback, credo sia importante portarlo all'interno della relazione terapeutica poiché può essere arricchente. Ciò detto, posso aggiungere che l'ansia è una richiesta interna che ci spinge verso "cose" che non riusciamo a vedere e si acuisce finché non ci concediamo di vederle diventando ad esempio da ansia vero e proprio attacco di panico. Chi vive l'ansia, in questo caso connessa alla paura di non dormire, ha l'ideazione magica di farla sparire, ma il trattamento di tale sintomatologia necessita di incontrare la sensazione spiacevole, che spesso esiste già prima della sua ultima forma con cui si manifesta, attraverso il corpo che è la nostra memoria storica e creare un canale che ci conduce al messaggio che l'ansia vuole portarci. Tutto ciò che noi respingiamo torna ancora più forte. L'ansia viene a parlarci di una creatività bloccata che vuol venire fuori, è connessa alla paura del futuro, e serve a bloccare il cambiamento. Non so se le ho aggiunto qualcosa, le auguro comunque di darsi la possibilità di incontrare la sua ansia e dialogare con lei, sono certa scoprirà cose importanti per il suo benessere. Saluti
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Io credo che possa essere importante capire che significato ha per lei il sonno e l'andare a dormire: il corpo è in grado di inviarci molti segnali per farci capire che c'è qualcosa del nostro mondo interno di cui dobbiamo prenderci cura, e uno di questi segnali può essere il sonno (per qualcuno può essere l'emicrania, per qualcun altro il reflusso, per farmi capire). Credo possa essere importante dare un senso a questo segnale con l'aiuto del suo terapeuta, provando a contestualizzarlo nella sua storia relazionale, di vita e specifica con il sintomo (cioè il sonno), e in questo senso il mio suggerimento sarebbe quello di rendere gli incontri un po' più frequenti. Se avesse altre domande sono a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Buon pomeriggio,
sembrerebbe, da come sta raccontando, che siamo di fronte a una forma di ansia anticipatoria che si sposta su nuove aree (in questo caso il sonno), anche dopo aver superato il trauma iniziale.
Il pensiero del “non devi dormire” è un pensiero intrusivo, che probabilmente cerca di mantenere il controllo proprio nel momento in cui servirebbe lasciarsi andare. Che compaia anche in momenti piacevoli (fame, eccitazione, risate) suggerisce che una parte di lei fatica ad abbandonarsi a sensazioni corporee intense, forse per timore che accada qualcosa di spiacevole.
Sta già facendo molto bene: ha superato un blocco importante, ha una buona consapevolezza e continua a funzionare nella vita quotidiana. Forse, in questa fase, diluire troppo le sedute non le è d’aiuto: può valutare col suo terapeuta di riprenderle con più frequenza. Sta andando nella direzione giusta.
Un caro saluto, Dott.ssa Violeta Raileanu
sembrerebbe, da come sta raccontando, che siamo di fronte a una forma di ansia anticipatoria che si sposta su nuove aree (in questo caso il sonno), anche dopo aver superato il trauma iniziale.
Il pensiero del “non devi dormire” è un pensiero intrusivo, che probabilmente cerca di mantenere il controllo proprio nel momento in cui servirebbe lasciarsi andare. Che compaia anche in momenti piacevoli (fame, eccitazione, risate) suggerisce che una parte di lei fatica ad abbandonarsi a sensazioni corporee intense, forse per timore che accada qualcosa di spiacevole.
Sta già facendo molto bene: ha superato un blocco importante, ha una buona consapevolezza e continua a funzionare nella vita quotidiana. Forse, in questa fase, diluire troppo le sedute non le è d’aiuto: può valutare col suo terapeuta di riprenderle con più frequenza. Sta andando nella direzione giusta.
Un caro saluto, Dott.ssa Violeta Raileanu
Gentile utente di mio dottore,
la inviterei a confrontarsi con il suo terapista nell'appuntamento di luglio in merito alle problematiche qui riportate, figura più idonea in questo momento ad accogliere ed orientare le sue richieste. Le cose che porterà in seduta, potrebbero esser un interessante spunto di riflessione su cui soffermarsi e da cui ripartire.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
la inviterei a confrontarsi con il suo terapista nell'appuntamento di luglio in merito alle problematiche qui riportate, figura più idonea in questo momento ad accogliere ed orientare le sue richieste. Le cose che porterà in seduta, potrebbero esser un interessante spunto di riflessione su cui soffermarsi e da cui ripartire.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Grazie per la fiducia con cui ti sei raccontato. Da quanto scrivi, stai facendo un percorso coraggioso e consapevole: non sei “tu il problema”, ma stai attraversando un momento in cui la tua sintomatologia si è spostata su altro: sul sonno e su altre funzioni corporee. La tua attenzione ai segnali, la capacità di continuare a vivere normalmente e il legame con il tuo terapeuta sono risorse importanti: sei nella direzione giusta. Forse ora serve solo pazienza, continuità e fiducia nel percorso.
Buongiorno e grazie per aver condiviso con tanta apertura il tuo vissuto. Il tuo messaggio, è molto chiaro e rivela una grande consapevolezza di te stesso e del percorso che hai già compiuto, cosa non affatto scontata. Hai già fatto grandi progressi e mantieni una vita attiva nonostante l’ansia: questo è un segnale positivo. Il pensiero “non devi dormire” è un pensiero intrusivo non è un desiderio reale, ma una forma di controllo mentale tipica dell’ansia. I pensieri possono influenzare le sensazioni, ma non eliminarle, quando la mente si attiva, può temporaneamente alterare emozioni come fame, gioia o sonno, ma queste tornano appena cala il controllo. Non è colpa tua se l’ansia persiste e non è un problema di “fare male gli esercizi”: a volte la mente ha solo bisogno di tempo per lasciar andare certe paure. L’ansia anticipatoria potrebbe essere il vero ostacolo, quel pensiero “e se non dormo?” è più problematico del sonno stesso. Ridurre la preoccupazione è più utile che cercare di forzare il sonno. Osserva i pensieri senza combatterli, torna al corpo, accetta qualche notte difficile e prova a limitare l’esposizione a testimonianze ansiogene online. Per quanto riguarda la cadenza delle sedute, il fatto che vi vediate ogni 21 giorni non è un segnale di trascuratezza da parte del tuo terapeuta, ma spesso è una fase naturale in una psicoterapia che ha già raggiunto una certa solidità. Detto ciò, se senti il bisogno di una seduta più ravvicinata, puoi anche comunicarlo: non è una debolezza, ma una forma di cura verso te stesso.
Buongiorno e grazie per aver condiviso in modo così sincero e articolato quello che stai vivendo non è affatto un semplice sfogo, ma una narrazione ricca di consapevolezza, che offre un quadro chiaro e utile.Il pensiero "non devi dormire" non è una tua colpa, non è assurdo, né va combattuto con forza. È una forma simbolica dell’ansia, come se la mente stesse dicendo:
“Se ti lasci andare, potresti perdere il controllo. Meglio restare vigile.”
È paradossale, ma comune: l’ansia che vuole proteggerti ti tiene sveglio/a. In realtà non è un ordine vero, ma un falso allarme interno. Non significa che non puoi dormire, ma che il tuo sistema nervoso è in uno stato di ipervigilanza.
Hai riportato il fatto che Il pensiero non ti compare quando sei in compagnia o impegnato, questo potrebbe significare che non è una struttura rigida, ma un loop mentale legato alla solitudine e al silenzio (momenti in cui la mente si “sente libera” di proiettare ansia).
Il percorso che mi hai descritto con tanto di mindfulness ed esercizi pratici sono adatti per la tua difficoltà, posso consigliarti qualche altro punto su cui focalizzarti come: non cercare di eliminare/lottare contro il pensiero "non devo dormire", prova ad accoglierlo, a fargli spazio, e riconoscerlo solo come un pensiero e non come verità. Prova inoltre a non importi di dormire, non sforzarti, prova a dirti "mi riposo, chiudo gli occhi e respiro" e se il pensiero diventa troppo forte alzati e distraiti con qualcosa per una 20ina di minuti. Ricordati che più la nostra mente ci dice di non pensare a una cosa più quella cosa sarà presente in modo costante e invadente! Spero di esserti stata di aiuto.
“Se ti lasci andare, potresti perdere il controllo. Meglio restare vigile.”
È paradossale, ma comune: l’ansia che vuole proteggerti ti tiene sveglio/a. In realtà non è un ordine vero, ma un falso allarme interno. Non significa che non puoi dormire, ma che il tuo sistema nervoso è in uno stato di ipervigilanza.
Hai riportato il fatto che Il pensiero non ti compare quando sei in compagnia o impegnato, questo potrebbe significare che non è una struttura rigida, ma un loop mentale legato alla solitudine e al silenzio (momenti in cui la mente si “sente libera” di proiettare ansia).
Il percorso che mi hai descritto con tanto di mindfulness ed esercizi pratici sono adatti per la tua difficoltà, posso consigliarti qualche altro punto su cui focalizzarti come: non cercare di eliminare/lottare contro il pensiero "non devo dormire", prova ad accoglierlo, a fargli spazio, e riconoscerlo solo come un pensiero e non come verità. Prova inoltre a non importi di dormire, non sforzarti, prova a dirti "mi riposo, chiudo gli occhi e respiro" e se il pensiero diventa troppo forte alzati e distraiti con qualcosa per una 20ina di minuti. Ricordati che più la nostra mente ci dice di non pensare a una cosa più quella cosa sarà presente in modo costante e invadente! Spero di esserti stata di aiuto.
Grazie per aver condiviso con tanta chiarezza il tuo vissuto. Non sei fuori strada, anzi: stai già facendo molto per affrontare questo disagio e hai già superato ostacoli importanti, il che dimostra una grande forza e capacità di lavoro su te stesso.
Il pensiero “non devi dormire” che si attiva proprio quando stai per rilassarti somiglia molto a un meccanismo paradossale tipico dell’ansia legata al sonno: più desideri dormire, più la mente si attiva contro quel desiderio, generando una specie di “paura della paura”. È come se si innescasse una vigilanza interna costante, che ti impedisce di lasciarti andare del tutto, anche nei momenti di piacere (risa, fame, eccitazione). È un meccanismo comune nelle forme di ansia anticipatoria.
Il fatto che tu riesca comunque a dormire, anche se con fatica, e che nelle situazioni sociali o coinvolgenti il pensiero sparisca, è un segnale importante: non sei bloccato, stai già funzionando, anche se con sforzo. La tua mente sta solo cercando un nuovo equilibrio dopo un trauma superato e un periodo intenso di cambiamento.
Il lavoro che stai facendo in terapia è nella giusta direzione. A volte, quando si supera un problema grosso, è come se ne emergesse uno più sottile ma altrettanto insidioso: la paura di non riuscire a stare bene davvero. È normale, non è una “ricaduta”, ma un altro strato da esplorare.
Continua con il percorso, non colpevolizzarti se a volte gli esercizi sembrano “non funzionare”. La tua consapevolezza è già parte del cambiamento. E se senti che la distanza tra gli incontri è troppo ampia in questa fase, puoi anche parlarne con il tuo terapeuta e valutare insieme se fare qualche incontro più vicino.
La tua è una mente molto attiva e sensibile, ma non sei in balia di ciò che provi. Stai affrontando con lucidità qualcosa che per molti è difficile anche solo nominare. Hai già dentro di te molte più risorse di quanto credi.
Il pensiero “non devi dormire” che si attiva proprio quando stai per rilassarti somiglia molto a un meccanismo paradossale tipico dell’ansia legata al sonno: più desideri dormire, più la mente si attiva contro quel desiderio, generando una specie di “paura della paura”. È come se si innescasse una vigilanza interna costante, che ti impedisce di lasciarti andare del tutto, anche nei momenti di piacere (risa, fame, eccitazione). È un meccanismo comune nelle forme di ansia anticipatoria.
Il fatto che tu riesca comunque a dormire, anche se con fatica, e che nelle situazioni sociali o coinvolgenti il pensiero sparisca, è un segnale importante: non sei bloccato, stai già funzionando, anche se con sforzo. La tua mente sta solo cercando un nuovo equilibrio dopo un trauma superato e un periodo intenso di cambiamento.
Il lavoro che stai facendo in terapia è nella giusta direzione. A volte, quando si supera un problema grosso, è come se ne emergesse uno più sottile ma altrettanto insidioso: la paura di non riuscire a stare bene davvero. È normale, non è una “ricaduta”, ma un altro strato da esplorare.
Continua con il percorso, non colpevolizzarti se a volte gli esercizi sembrano “non funzionare”. La tua consapevolezza è già parte del cambiamento. E se senti che la distanza tra gli incontri è troppo ampia in questa fase, puoi anche parlarne con il tuo terapeuta e valutare insieme se fare qualche incontro più vicino.
La tua è una mente molto attiva e sensibile, ma non sei in balia di ciò che provi. Stai affrontando con lucidità qualcosa che per molti è difficile anche solo nominare. Hai già dentro di te molte più risorse di quanto credi.
Il modo in cui racconta ciò che sta vivendo mostra una profonda consapevolezza e un impegno autentico nel suo percorso. Spesso, dopo aver superato un trauma, alcune ansie residue si riorganizzano in forme nuove e più sottili, come quella che lei descrive: un pensiero intrusivo (“non devi dormire”) che sembra disturbare il sonno, ma che in realtà esprime il bisogno profondo di controllo, sicurezza e previsione.
Il fatto che lei riesca a dormire, a ridere, a provare fame e piacere – nonostante queste interferenze – dimostra che non è l’ansia a governare, ma la parte sana di sé che resiste e cerca di vivere. Il pensiero che “non ci si deve fidare di ciò che va bene” è molto comune dopo un periodo lungo di lotta interiore. Non è lei a sbagliare, e non si tratta di “non fare bene gli esercizi”: si tratta semplicemente di rassicurare il sistema nervoso che adesso può lasciarsi andare.
Il lavoro fatto fin qui è buono, e ciò che manca potrebbe essere non “fare di più”, ma accettare che alcune voci dentro di noi si affievoliscono solo quando smettiamo di combatterle. Le consiglio di parlarne col suo terapeuta non come un fallimento, ma come un passaggio naturale del percorso: anche le ricadute o i pensieri ostinati fanno parte del cammino verso un equilibrio nuovo. Sta andando nella direzione giusta, e si vede chiaramente.
Il fatto che lei riesca a dormire, a ridere, a provare fame e piacere – nonostante queste interferenze – dimostra che non è l’ansia a governare, ma la parte sana di sé che resiste e cerca di vivere. Il pensiero che “non ci si deve fidare di ciò che va bene” è molto comune dopo un periodo lungo di lotta interiore. Non è lei a sbagliare, e non si tratta di “non fare bene gli esercizi”: si tratta semplicemente di rassicurare il sistema nervoso che adesso può lasciarsi andare.
Il lavoro fatto fin qui è buono, e ciò che manca potrebbe essere non “fare di più”, ma accettare che alcune voci dentro di noi si affievoliscono solo quando smettiamo di combatterle. Le consiglio di parlarne col suo terapeuta non come un fallimento, ma come un passaggio naturale del percorso: anche le ricadute o i pensieri ostinati fanno parte del cammino verso un equilibrio nuovo. Sta andando nella direzione giusta, e si vede chiaramente.
Buongiorno e grazie per la sua condivisione. Ha la fortuna di fidarsi del suo terapeuta; ne parli con lui e sarà certamente sulla strada giusta. Un caro saluto.
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con tanta chiarezza e sensibilità. Quello che descrive è una condizione frequente e spesso poco riconosciuta: una forma di ansia legata al sonno, definita talvolta come "ansia da prestazione del sonno".
Il pensiero intrusivo “non devi dormire” è tipico della mente iperattiva che, proprio quando dovrebbe rilassarsi, entra in allerta.
La mente cerca di controllare il sonno, ma il sonno non si conquista con lo sforzo, si accoglie con fiducia.
Il fatto che lei riesca comunque a svolgere la sua vita quotidiana e abbia consapevolezza dei pensieri ricorrenti indica che sta procedendo nella direzione giusta. Tuttavia, è possibile che il suo sistema corpo-mente non sia ancora in grado di accedere a un rilassamento profondo.
In questi casi, può essere molto utile affiancare al percorso terapeutico alcune pratiche corporee consapevoli come:
Yantra Yoga tibetano
Hatha Yoga
Tai Chi
Sono discipline che armonizzano respiro, mente e movimento, e aiutano a riequilibrare l’energia tra veglia e riposo.
Inoltre, anche la medicina tradizionale cinese e tibetana, da secoli impegnata nello studio del sonno e dello Shen (la mente-cuore), propone trattamenti naturali efficaci, basati su formule erboristiche e tecniche energetiche individualizzate.
Molti medici esperti in questi ambiti utilizzano rimedi naturali di grande efficacia, non invasivi, per favorire un sonno profondo e rigenerante.
Se lo desidera, possiamo approfondire insieme questi aspetti.
Offro consulenze psicologiche e percorsi di psicoterapia online in tutta Italia.
Mi trovi sito MioDottore
Un caro saluto,
Dott. Francesco Coppola
Psicologo e Psicoterapeuta
la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con tanta chiarezza e sensibilità. Quello che descrive è una condizione frequente e spesso poco riconosciuta: una forma di ansia legata al sonno, definita talvolta come "ansia da prestazione del sonno".
Il pensiero intrusivo “non devi dormire” è tipico della mente iperattiva che, proprio quando dovrebbe rilassarsi, entra in allerta.
La mente cerca di controllare il sonno, ma il sonno non si conquista con lo sforzo, si accoglie con fiducia.
Il fatto che lei riesca comunque a svolgere la sua vita quotidiana e abbia consapevolezza dei pensieri ricorrenti indica che sta procedendo nella direzione giusta. Tuttavia, è possibile che il suo sistema corpo-mente non sia ancora in grado di accedere a un rilassamento profondo.
In questi casi, può essere molto utile affiancare al percorso terapeutico alcune pratiche corporee consapevoli come:
Yantra Yoga tibetano
Hatha Yoga
Tai Chi
Sono discipline che armonizzano respiro, mente e movimento, e aiutano a riequilibrare l’energia tra veglia e riposo.
Inoltre, anche la medicina tradizionale cinese e tibetana, da secoli impegnata nello studio del sonno e dello Shen (la mente-cuore), propone trattamenti naturali efficaci, basati su formule erboristiche e tecniche energetiche individualizzate.
Molti medici esperti in questi ambiti utilizzano rimedi naturali di grande efficacia, non invasivi, per favorire un sonno profondo e rigenerante.
Se lo desidera, possiamo approfondire insieme questi aspetti.
Offro consulenze psicologiche e percorsi di psicoterapia online in tutta Italia.
Mi trovi sito MioDottore
Un caro saluto,
Dott. Francesco Coppola
Psicologo e Psicoterapeuta
Gentilissimo,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza la tua esperienza. È molto positivo che tu abbia superato difficoltà importanti e stia continuando la tua vita in modo attivo e funzionale. Quello che stai vivendo ora sembra una nuova forma di ansia legata al controllo: più cerchi di dormire o di “non pensare”, più la mente si attiva. Non è un errore tuo, ma un meccanismo comune e umano.
Il pensiero “non devi dormire” non va eliminato, ma accolto con gentilezza, imparando a lasciarlo andare senza seguirlo. In ACT si lavora proprio sul fare spazio ai pensieri, restando connessi a ciò che conta davvero per noi. Il fatto che stai bene quando sei impegnato o in compagnia è un ottimo segnale.
Continua a fidarti del lavoro fatto con il tuo terapeuta. A volte serve solo un po’ di tempo e auto-compassione per ritrovare equilibrio. E se senti che il bisogno è forte, puoi sempre valutare di anticipare un incontro.
Un caro saluto,
dott. Zagarese.
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza la tua esperienza. È molto positivo che tu abbia superato difficoltà importanti e stia continuando la tua vita in modo attivo e funzionale. Quello che stai vivendo ora sembra una nuova forma di ansia legata al controllo: più cerchi di dormire o di “non pensare”, più la mente si attiva. Non è un errore tuo, ma un meccanismo comune e umano.
Il pensiero “non devi dormire” non va eliminato, ma accolto con gentilezza, imparando a lasciarlo andare senza seguirlo. In ACT si lavora proprio sul fare spazio ai pensieri, restando connessi a ciò che conta davvero per noi. Il fatto che stai bene quando sei impegnato o in compagnia è un ottimo segnale.
Continua a fidarti del lavoro fatto con il tuo terapeuta. A volte serve solo un po’ di tempo e auto-compassione per ritrovare equilibrio. E se senti che il bisogno è forte, puoi sempre valutare di anticipare un incontro.
Un caro saluto,
dott. Zagarese.
Salve, le suggerisco di parlare con il suo terapeuta, di riferire tutto ciò che scrive qui e di ragionare sulla frequenza della terapia e su un eventuale supporto farmacologico.
Buongiorno. Questo flusso di coscienza è interessante. Ne ha parlato con il suo terapeuta?
Sembra che il suo bisogno sia quello di esternare qualcosa di inconscio che la tormenta.
Lei non è il problema e neanche il fare bene gli esercizi. Inoltre mi sembra dilatato il tempo tra una seduta e l'altra. Visto che è già in terapia (non riesco a capire di quale approccio terapeutico) ne parli con il/la terapeuta.
Concludo però dicendole che, dalla mia esperienza clinica, lei avrebbe necessità di esternare le sue paure che possono essere inconsce.
Sembra che il suo bisogno sia quello di esternare qualcosa di inconscio che la tormenta.
Lei non è il problema e neanche il fare bene gli esercizi. Inoltre mi sembra dilatato il tempo tra una seduta e l'altra. Visto che è già in terapia (non riesco a capire di quale approccio terapeutico) ne parli con il/la terapeuta.
Concludo però dicendole che, dalla mia esperienza clinica, lei avrebbe necessità di esternare le sue paure che possono essere inconsce.
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.