A causa di un disturbo ossessivo, incentrato sulla paura di sviluppare idee deliranti e di commetter

23 risposte
A causa di un disturbo ossessivo, incentrato sulla paura di sviluppare idee deliranti e di commettere azioni autolesive, sto seguendo da otto mesi una terapia farmacologica in parallelo con la a tcc. La sertralina, però, sta influendo pesantemente sulla mia funzionalità sessuale: lo stimolo mentale non si traduce più in una reazione fisica adeguata, tanto che ho ormai difficoltà perfino nell'autoerotismo, oltre ad essere reduce da un insuccesso nell'unica occasione amorosa che mi sia capitata in questo periodo, proprio qualche sera fa. Ma già da prima di questo fallimentare incontro avvertivo in me un cambiamento sospetto: da tempo i pensieri legati al sesso si erano fatti molto meno frequenti rispetto a quando non assumevo il farmaco. A seguito del recente flop tra le lenzuola provo un senso di vergogna e umiliazione: mi sembra di dover cambiare il concetto che avevo di me stesso, perché le mie certezze sono venute meno. Fino a un anno fa, avevo piacere ad avvicinarmi alle donne e la prospettiva di una avventura mi caricava di entusiasmo, mentre ora devo rinunciare: non posso più permettermi nemmeno di guardarle ormai... Eliminata questa parte dell'esistenza, cosa mi resta? Vivere mi sembra penoso; fatico ad accettare questa mia nuova condizione, che mi appare insopportabile. La mia psicologa mi esorta a cercare altri interessi al di fuori del sesso, ma mi accorgo di non avere voglia di fare niente: trascorro le giornate in modo vuoto, incapace di trovare qualcosa a cui dedicarmi, perché in niente trovo più piacere. Ciò che mi stupisce è che l'antidepressivo, anziché darmi impulso e voglia di fare, mi abbia paradossalmente abbattuto peggio di quando ancora non avevo iniziato a curarmi: mi sento sempre stanco e privo di volontà, come svuotato. Secondo lo psichiatra dovrei aumentare il dosaggio del farmaco: ma ho paura che così facendo perderei anche quel residuo di vitalità sessuale. E in più , da quando ho avuto la prova che a letto non posso più fare niente, sono tornate ad acutizzarsi le ossessioni, che il farmaco teneva come anestetizzate, di pari passo con un repentino tracollo del tono dell'umore. Attendo cortesemente un vostro parere al riguardo..
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Per quanto riguarda il farmaco, lascio la parola ai medici, figure professionali più competenti In materia.
Tenga presente che la letteratura scientifica è concorde nel sostenere che la terapia migliore sia quella combinata ossia costituita da farmaco più intervento psicologico dunque ritengo utile che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, la terapia farmacologia va tarata volta per volta, fino a trovare il giusto dosaggio che la metta di nuovo in condizioni di svolgere le sue attività quotidiane e lavorare con la sua terapeuta.
Si affidi al suo medico curante, si conceda del tempo per adattare la terapia, continui il percorso psicoterapeutico che le sarà di supporto e aiuto in questa delicata fase della sua vita.
Posso immaginare quanto sia faticoso fidarsi degli specialisti soprattutto in un momento delicato e doloroso come quello che sta attraversando, ma si conceda del tempo e si vidi degli specialisti che la stanno seguendo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott. Gianpaolo Bocci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Buongiorno,
credo che la cosa migliore da fare sia quella di condividere quanto sta accadendo con lo psichiatra che le ha prescritto i farmaci. Questi hanno bisogno di essere monitorati e in caso modulati rispetto all'effetto e alle quantità assunte. Anche per quanto riguarda l'aspetto sessuale, sul quale sembra che lei abbia trasferito molte attenzioni, può parlarne con lo psichiatra e valutare se ci sono farmaci utili per la sua situazione che non hanno questo effetto collaterale.

Le auguro una buona giornata,
Gianpaolo Bocci
Dr. Festo Terenzio
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, capisco la sua preoccupazione.
Disturbi legati alla fase del desiderio, dell'eccitazione o dell'orgasmo, sono effettivamente frequenti nel trattamento farmacologico basato su SSRi, specie in soggetti oltre i trent'anni. Quando questa reazione avversa esiste, si manifesta tuttavia immediatamente proprio per l'eventuale sensibilità individuale alle proprietà farmacocinetiche degli SSRi. Una reazione quindi di tipo zero oppure uno, o c'è o non c'è, -fin da subito-.

Consideri bene che il DOC stesso però, ed alcune tipologie più che altre, nel suo decorso spesso include la tendenza a sviluppare questo tipo di sintomatologia secondaria. Diventa quindi difficile talvolta un'attribuzione causale certa.

Generalmente si inizia il trattamento con SSRi a bassi e medi dosaggi, che sul doc hanno scarsi effetti, per concludere con dosaggi più elevati che incidono invece in modo adeguato sui sintomi disfunzionali. Ciò comprendendo anche l'umore e la spinta a vivere la sessualità.

Le dico questo perché possa spiegarsi l'umore ancora deflesso nonostante il trattamento, considerare delle possibilità in più sui sintomi sessuali, e vedere il razionale ed il vantaggio legato all'aumento del dosaggio. In breve è molto probabile che non stia ancora beneficiando della linea farmacologica, proprio perchè il dosaggio non è ancora a regime.

Nonostante le difficoltà attuali procederei quindi con più fiducia verso dosaggi adeguati, per rivalutare in un secondo tempo, trascorsi almeno un paio di mesi, lo stato delle cose.
Un caro saluto
Gentile utente, leggendo le sue parole mi arriva una scarsa fiducia nei confronti della situazione attuale. Lei legittimamente si è detto “eliminata questa parte dell'esistenza, cosa mi resta?” e a tal proposito mi va di rimandarle che proprio a partire da questo ci sono dimensioni significative, su cui lavorare e che le possono essere di aiuto: ha parlato di un recente senso di vergogna e di umiliazione, per cui la invito intanto a dare spazio a questi vissuti, che le generano sofferenza, continuando a integrare il percorso psicologico e la terapia farmacologica. Si prenda uno spazio per condividere con entrambi i professionisti, che la seguono, le sue difficoltà attuali e cercare in modo integrato di trovare insieme una dimensione di equilibrio in questo momento attuale.
Le mando, dunque, il mio in bocca al lupo per il percorso che sta affrontando,
Dott.ssa Martina A. Cerelli
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Dott.ssa Daniela Benedetto
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera
Credo sia fondamentale affiancare alla terapia farmacologica un percorso psicoterapeutico rivolgendosi ad uno psicologo specializzato in psicoterapia.
La terapia EMDR da’ ottimi risultati nella elaborazione di eventi traumatici
Un saluto cordiale
Dott.ssa Laura Perdisci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Cagliari
Buonasera,
Mi dispiace per la situazione da lei espressa. È molto importante riuscire a stabilire un rapporto di fiducia con le figure terapeutiche. Una fiducia che la porta ad esprimere ogni suo dubbio in modo tra tarare volta per volta la terapia sul suo singolo caso.
Un caro saluto
Dott.ssa Laura Perdisci
Dott.ssa Maria Lombardo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Meta
Buonasera, ha fatto bene a scrivere su questa piattaforma. La sostegno in questo brutto momento. Assolutamente deve risolvere questa situazione, ha pensato di parlarne con il medico prescrittore del farmaco? Spero che risolva presto. Sono a disposizione per un confronto. Saluti dott.ssa Maria Lombardo
Dott.ssa Silvana Zito
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
purtroppo il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un pò carogna, nel senso che lo si contiene da una "parte" con i farmaci (poichè stabilizzano i processi biochimici nel cervello) e si amplificano manifestazioni che i farmaci non possono controllare. Il DOC è uno dei disturbo per cui ho speso molto nella formazione e sperimentato notevoli esperienze con i miei clienti. Mi sento di dire che la farmacologia è inevitabile quando lo psichiatra la suggerisce, ma se non associa un percorso di psicoterapia mirato e specifico per il DOC, supportato da una stretta collaborazione tra psicoterapeuta/psichiatra, in modo da poter bilanciare il farmaco in base a progressi del percorso psicoterapeutico è difficile venirne a capo. Non basta trattare le ossessioni come sintomo, è necessario "frantumare", in sede di psicoterapia, la struttura da cui esse derivano. Altrimenti, la compulsione è obbligata poichè la quota d'asia che essa elicita ha lo scopo di soddisfarla.
Resto disponibile per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Dott.ssa S. Zito
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Dott.ssa Elisabetta Cavicchioli
Psicologo clinico, Professional counselor
San Miniato Basso
Buonasera, mi dispiace per quello che sta vivendo e posso solo immaginare quello che sta attraversando soprattutto perchè riguarda una sfera molto importante nella nostra vita, quella sessuale. Il fatto che anche prima di prendere il farmaco aveva minori pensieri legati al sesso è una informazione interessante che sarebbe da indagare ulteriormente. Inoltre la sua ultima esperienza le ha fatto crollare le certezze che aveva e rinunciare a corteggiare una donna.
Eliminata questa parte dell'esistenza, cosa ti resta?
Tu, ti resta te stesso e la tua vita e trovare un modo per uscire da questa situazione. Puoi partire solo da te, e da te puoi trovare nuove strade...immagino la fatica e l'insopportabilità...
Non entro in merito ai farmaci che non sono di mia competenze.
Ti lascio con alcune domande per partire da te
Prima cosa ti piaceva fare? Quali erano i tuoi interesse? Come trascorrevi le giornate?
Un caro saluto
Elisabetta
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Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

per quanto concerne i possibili effetti collaterali derivante dall'assunzione dei farmaci, ne parli con lo psichiatra, potrebbe trovar rimedio dandole dei farmaci comunque performanti ma con meno effetti indesiderati. Aggiungo inoltre quanto sia di fondamentale importanza che continui la psicoterapia, con quest' ultima nel tempo potrà vivere un benessere maggiore e più a lungo termine.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Sonia Cannavò
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buongiorno, ha già provato a parlarne con il suo psichiatra per capire se il calo di desiderio sessuale sia un possibile effetto collaterale dei farmaci che sta assumendo? In questo modo potrà valutare se la eventuale modifica del piano terapeutico da un punto di vista farmacologico possa di per sé migliorare la sua situazione. Inoltre, le consiglierei di approfondire il suo disagio con uno psicoterapeuta in parallelo al trattamento farmacologico in modo da poter lavorare maggiormente su di sé e capire le possibili cause profonde della sua sofferenza. Resto a disposizione, Cordiali Saluti.
Dott. Massimiliano Trossello
Psicologo, Terapeuta, Psicologo clinico
Leinì
Buongiorno, mi spiace molto per questa situazione. Ne parli con il medico competente, è certamente la via più sicura.

Saluti

MT
Dott.ssa Greta Tovaglieri
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno.
Sono dispiaciuta per la sua situazione e capisco il disagio che le provoca.
Sono due i discorsi da affrontare parallelamente: quello con lo psichiatra e quello con lo psicoterapeuta.
Con il primo dovrebbe riuscire a parlare del suo malessere rispetto alla dimensione della sessualità, cosa che mi pare di capire la preoccupi molto di più del disturbo dell'umore in sé e delle ossessioni. Si tratta, insieme a lui, di calibrare la terapia farmacologica giusta per lei: non sono certo un medico, ma anche in questo campo non c'è la cura adeguata per tutti; bisogna anche fare dei tentativi per rintracciare quella che fa al caso suo.
Con il secondo dovrebbe approfondire meglio la questione delle ossessioni, del disturbo dell'umore che è ad essi legato, la sfera sessuale e dei legami. A conclusione di questo percorso valuti anche di saggiare qualcos'altro, magari più a orientamento psicoanalitico: la radice di qualcuno dei suoi sintomi è certamente nel suo passato.
Ad ogni modo mi sento di dirle: ne parli, ne parli sempre; finché lo fa, c'è meno possibilità che le cose si ripetano e, in certi casi, la sovrastino.
Cordialmente.
Greta Tovaglieri
Dott.ssa Cristina Mitola
Psicologo, Psicologo clinico
Bari
Buongiorno, io credo che tutte queste perplessità e disagi dovrebbe condividerli col suo medico affinché le cambi trattamento o le possa consigliare un dosaggio adeguato.
Per quanto riguarda lo stato depressivo, la sua volontà in questo ed in tutti i casi di depressione è fondamentale. Il paziente deve necessariamente metterci dell' impegno considerevole per tentare di uscire da quello stato di apatia in cui la depressione lo ha catapultato, le pillole antidepressive non fanno tutto il lavoro. Le consiglio di iscriversi in palestra,, mettersi in forma, aumenti la produzione di endorfine che le darebbero un senso di vitalità indiscusso. Si sforzi, si iscriva ad un corso di chitarra o di lettura, esca, frequenti gente amici, non si chiuda in se stesso. Più si reclude più si preclude un miglioramento dello stato in cui si sente.
Mi raccomando, nel caso voglia approfondire il perché si sente cosi e le cause sottostanti a tale disagio, mi può contattare, sono disponibile anche online.
Dr.ssa Cristina Mitola
Dott. Stefano Scaccia
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Lei si sta anestetizzando, lei sta mettendo a tacere una parte di sé. Questo è quello che di solito si ricerca negli psicofarmaci. Ma a che serve? O meglio: nel lungo periodo questo porta dei veri benefici?
Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno e grazie per aver parlato con noi della sua situazione. Comprendo la preoccupazione e il disagio che ha espresso e penso che sia bene fidarsi del parere dei professionisti di cui si è circondato. Continui a parlarne così da poter trovare via via delle soluzioni sempre più funzionali. Continui ad ascoltarsi così da poter riuscire a dare un senso più profondo al suo sentire ed ai suoi sintomi. Resto a sua disposizione. Cordialmente, dott. Andrea Brumana
Dott. Daniele D'Amico
Psicologo, Psicologo clinico
Torre del Greco
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico
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Dott.ssa Chiara Spirandelli
Psicologo, Psicologo clinico
Mestre
Buongiorno, le consiglierei di condividere con lo psichiatra i suoi dubbi riguardo agli effetti della terapia farmacologica e quali conseguenze abbiano sulla sua vita privata. Forse parlandone insieme si può trovare una soluzione in cui si possa sentirsi più a suo agio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Raffaella Tardi
Psicologo, Psicologo clinico
Acerra
Quello che stai vivendo è complesso, ma voglio rassicurarti: non sei solo, e una soluzione può essere trovata.
Gli antidepressivi SSRI (come la sertralina) possono causare effetti collaterali di questo tipo, che spesso sono temporanei ma che in alcuni casi possono persistere. Il fatto che tu senta una riduzione del desiderio, della risposta fisica e della vitalità sessuale è un aspetto che merita attenzione e una revisione del trattamento. È cruciale che tu condivida apertamente queste preoccupazioni con il tuo psichiatra, o chiedere un altro consulto, perché esistono alternative. Potrebbe essere utile valutare un cambio di farmaco, un aggiustamento del dosaggio oppure l'aggiunta di un farmaco compensatorio. E' importante però per questo chiedere un consulto medico.
Inoltre, è importante non perdere di vista l’obiettivo generale della tua terapia. Gli antidepressivi sono uno strumento, ma non l’unico. La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) che stai seguendo è un ottimo approccio per affrontare il disturbo ossessivo e potrebbe essere potenziata da tecniche specifiche per gestire l’ansia legata alle prestazioni o il calo del tono dell’umore.

Il senso di vuoto e la mancanza di interesse che descrivi possono essere il risultato del tuo attuale stato emotivo, ma non sono permanenti. Anche se ora ti sembra impossibile, con il tempo e il giusto trattamento potrai ritrovare energie e motivazione. La chiave sta nel non arrenderti e nel continuare a comunicare le tue difficoltà, sia al terapeuta che allo psichiatra.
È fondamentale non perdere di vista il lavoro che stai facendo per il disturbo ossessivo, perché ritrovare equilibrio su quel fronte è il primo passo per migliorare la tua qualità di vita. Spesso, affrontare e superare un momento difficile come questo porta non solo a ritrovare benessere, ma anche a un innalzamento dell’autostima, che può rendere le relazioni future più sane e profonde.

Hai già dimostrato grande forza nell’affrontare il DOC e nel seguire un percorso terapeutico. Non mollare anche su questo altro fronte: continua a comunicare apertamente le tue difficoltà, chiedi supporto e ricordati che ogni passo avanti, anche piccolo, ti avvicina alla serenità.

Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. È comprensibile che gli effetti collaterali della sertralina stiano influenzando negativamente il suo benessere e la sua percezione di sé. La riduzione della libido e delle funzioni sessuali è un effetto noto di alcuni antidepressivi, e il fatto che stia vivendo un abbassamento dell’umore e un aumento delle ossessioni suggerisce che il trattamento potrebbe necessitare di un aggiustamento. Ha già parlato con il suo psichiatra di una possibile alternativa farmacologica? Esistono altri antidepressivi con un profilo di effetti collaterali diverso, o strategie per mitigare questi sintomi. La terapia cognitivo-comportamentale, inoltre, può aiutarla a esplorare il significato che attribuisce alla sessualità e alla sua identità, cercando di ridurre l’impatto emotivo di questa difficoltà. Non è solo in questo percorso e ci sono soluzioni che possono aiutarla a ritrovare equilibrio e qualità di vita.
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, l'unico parere sensato è quello di una rivalutazione farmacologica da parte dello psichiatra che la segue e che quindi la conosce. Cordiali saluti.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

le parole che condividi trasmettono un senso profondo di sconforto e disorientamento, che nasce non solo dal disturbo ossessivo in sé, ma anche dall’impatto che la terapia farmacologica sta avendo sulla tua percezione di te e della tua identità maschile. Quello che descrivi — calo del desiderio, difficoltà erettive, ridotta risposta fisica allo stimolo mentale — è purtroppo un effetto collaterale frequente e ben documentato degli SSRI (come la sertralina). E non riguarda solo la sessualità, ma anche la motivazione e la capacità di provare piacere in generale (anhedonia), perché questi farmaci agiscono sui circuiti cerebrali della serotonina, che modulano non solo l’ansia ma anche il desiderio e la spinta vitale.

Il punto importante è che non sei “diventato un’altra persona”, né hai perso qualcosa di irreversibile: stai semplicemente sperimentando gli effetti fisiologici di un trattamento che, per quanto utile su un piano, va ora calibrato sul tuo benessere complessivo.

Ti propongo alcune riflessioni pratiche:

Parla con lo psichiatra in modo aperto e dettagliato.
È fondamentale che lui sappia esattamente quanto questi effetti stanno incidendo sulla qualità della tua vita. In molti casi, si può intervenire:
– con una riduzione graduale del dosaggio,
– oppure con un cambio di molecola (alcuni antidepressivi, come bupropione o vortioxetina, hanno un impatto minore sulla sessualità),
– o ancora con una combinazione farmacologica che compensi questo effetto.
Non prendere decisioni da solo, ma chiedi una revisione terapeutica: ci sono alternative valide.

Non associare l’effetto del farmaco al tuo valore personale.
La difficoltà sessuale indotta dai farmaci non ha nulla a che vedere con la virilità, l’attrazione o l’amore: è un effetto neurochimico, non un “difetto” tuo. È come avere un muscolo temporaneamente anestetizzato: non risponde come prima, ma può tornare a farlo con la giusta cura.

Affronta la perdita di piacere come un sintomo, non come un destino.
Il calo del desiderio e della motivazione rientra nel profilo depressivo che accompagna spesso il DOC. Per questo è utile che la terapia cognitivo-comportamentale integri anche interventi mirati alla riattivazione comportamentale, per aiutarti a ritrovare stimoli, anche minimi, che possano riaccendere la sensazione di vitalità.

Dai spazio alla frustrazione e al lutto per ciò che senti di aver perso.
È umano sentirsi umiliati o svuotati, ma proprio in questo momento è importante non ridurre la tua identità alla sessualità: la tua capacità di sentire, desiderare, creare legami e provare piacere non si è spenta, è semplicemente rallentata da un trattamento che ora va riequilibrato.

Il senso di vuoto e l’assenza di desiderio non sono la tua “nuova condizione”: sono effetti reversibili, che possono migliorare con un aggiustamento terapeutico adeguato e con un lavoro psicologico che aiuti a ricostruire fiducia e connessione col corpo.

Ti incoraggio a condividere con il tuo psichiatra, senza timore, quanto stai vivendo: il farmaco non deve mai diventare una gabbia, ma uno strumento che ti aiuta a vivere meglio. E se non è più così, va ripensato insieme, non subito sospeso ma personalizzato.

Hai già fatto un percorso importante: questo momento, per quanto doloroso, può essere il punto di svolta verso un trattamento più su misura per te.


Dott.ssa Sara Petroni

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