Volevo chiedere se un disturbo ossessivo possa degenerare in psicosi. Ho sottoposto alcuni dei miei
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Volevo chiedere se un disturbo ossessivo possa degenerare in psicosi. Ho sottoposto alcuni dei miei sintomi ricorrenti ai medici di questo sito, alcuni dei quali mi hanno riscontrato che nel mip caso potrebbe esistere, sulla base di quanto ho riferito tramite queste righe, l'effettivo rischio di esordio psicotico. Tra questi sintomi, potrei riportare un senso di paura ingiustificato e improvviso, che mi assale in risposta a normali stimoli sensoriali, la vista di un edificio di notevole altezza o il profilo contorto di un albero o il disegno di una tappezzeria: oggetti molto quotidiani, certo, ma che d'un tratto assumono alla mia fantasia un aspetto inquietante, sinistro, che mi fa temere di non essere più in grado di percepirli per quello che sono, ma in maniera distorta, alterata, come avviene, appunto, nel delirio. E quando mi vengono queste sensazioni di paura, io inizio a dubitare del mio esame di realtà, e siccome la prospettiva di delirare mi angoscia, mi vedo costretto, allo scopo di fugare quella angoscia, a dirmi che quello che ho davanti è solo un palazzo e niente di altro, e che l'ipotesi che quello che vedo contenga altri significati è infondata, per cui non ho motivo di esserne spaventato e di dubitare della mia integrità psichica. Ciò mi obbliga a diatribe interne estenuanti e, per la verità, inconcludenti, perché il dubbio rimane, insieme al sospetto che oltre a una base ossessiva io stia covando un nucleo psicotico, magari non riconosciuto oppure sottovalutato dallo stesso psichiatra che mi ha in cura... Forse non proprio schizofrenia, ma un doc schizotipico, oppure la cosiddetta sindrome da rischio psicotico, in cui un barlume di lucidità è ancora preservato... Non so che fare quando mi vengono questi pensieri : combatterli, e convincermi che sono privi di senso (cosa che già so...)? Oppure lasciarli passare(cosa impossibile per me, perché non riesco ad accettare di averli e di confrontarmi con le terribili conseguenze di averli...)? Potreste darmi un parere?
Salve, comprendo quanto possa essere complessa la situazione che descrive ed il disagio che prova. Sarebbe opportuno cercare di capire quando si presentano queste ossessioni e soprattutto le cause e ciò che li mantiene in essere. Oltre alla cura psichiatrica, fondamentale in questi casi, sarebbe opportuno parlarne in maniera più specifica con un professionista, uno psicologo in grado di poterla accompagnare in questo percorso al fine di trovare strategie adeguate per gestire la problematica.
Cordialmente, dott FDL
Cordialmente, dott FDL
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Gentile utente capisco il suo stato d'animo, le sue emozioni!! Credo per lei che oltre a ricercare delle risposte o suggerimenti, possa essere arrivato il momento di confrontarsi con un professionista del settore! riuscire ad effettuare una buona valutazione e conoscenza del paziente è l'unico modo per avere delle risposte. ma non è nella diagnosi che lei troverà risposte, bensì nel lavoro terapeutico, che potrebbe aiutarla a superare o prevenire forti disagi e angosce e sostenerla nella vita di tutti i giorni.
Un caloroso saluto Dott.ssa Alessia Battista
Un caloroso saluto Dott.ssa Alessia Battista
Gentile utente, comprendo i suoi vissuti e il suo stato d'animo. Traspare angoscia e paura, due emozioni molto complesse da gestire in autonomia. Ritengo fondamentale, oltre ad una presa in carico da parte di un medico psichiatra, anche un percorso di psicoterapia per meglio comprendere l'origine di ciò che le accade, che significato ha per lei, come poter gestire. Dalle sue parole, credo ciò stia risultando a tratti invalidante nella sua vita. Quando ciò accade, è bene chiedere aiuto e affidarsi alle cure di un professionista competente.
Rimango a disposizione. Un saluto, dott.ssa Daniela Parisi
Rimango a disposizione. Un saluto, dott.ssa Daniela Parisi
Gentile utente, per poter fare una diagnosi bisogna fare una valutazione approfondita della persona, cosa che certamente non si può effettuare qui. Mi permetto però di suggerirle, come già i colleghi le hanno indicato, di valutare l'idea di affidarsi ad uno psicologo per affiancare un percorso di psicoterapia alla consulenza psichiatrica in corso. Attraverso l'aiuto di un psicologo potrebbe risalire al significato assolutamente personale che hanno i sintomi che sta vivendo, andando oltre la semplice definizione diagnostica, che poco dice della persona e della sua storia.
Resto a disposizione.
Un cordiale saluto, Dott.ssa Pamela Cornacchia
Resto a disposizione.
Un cordiale saluto, Dott.ssa Pamela Cornacchia
Buonasera ,comprendo quali angosce sta attraversando, necessita sicuramente di un appoggio psicologico che l accompagni e le permetta di affrontare le sue paure della psicosi .Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Buongiorno,
La diagnosi e la ‘ necessità’ di sapere che etichetta attribuirsi non la farà certo stare meglio.
Comprendere le cause dei suoi disturbi, e la ‘funzione’ degli stessi la porterà ad uscirne.
E’ essenziale un percorso di psicoterapia e praticare la mindfulness ( che viene insegnata da professionisti formati in tal senso)
La diagnosi e la ‘ necessità’ di sapere che etichetta attribuirsi non la farà certo stare meglio.
Comprendere le cause dei suoi disturbi, e la ‘funzione’ degli stessi la porterà ad uscirne.
E’ essenziale un percorso di psicoterapia e praticare la mindfulness ( che viene insegnata da professionisti formati in tal senso)
Gentile utente di mio dottore,
per effettuare una valutazione psichiatrica di un paziente é necessario effettuare una visita approfondita. La invito a consultare uno psichiatra nella sua zona. Una approfondita valutazione del suo caso consentirebbe anche di mettere in piedi un piano terapeutico adeguato sia farmacologico che psicoterapico. Si affidi ad uno specialista e vedrà potrà ricevere risposte esaustive alle sue richieste, ne potrebbe seguire trattamento terapeutico con cui trovare giovamento al suo disagio.
Cordiali saluti
Dottor Diego Ferrara
per effettuare una valutazione psichiatrica di un paziente é necessario effettuare una visita approfondita. La invito a consultare uno psichiatra nella sua zona. Una approfondita valutazione del suo caso consentirebbe anche di mettere in piedi un piano terapeutico adeguato sia farmacologico che psicoterapico. Si affidi ad uno specialista e vedrà potrà ricevere risposte esaustive alle sue richieste, ne potrebbe seguire trattamento terapeutico con cui trovare giovamento al suo disagio.
Cordiali saluti
Dottor Diego Ferrara
Buongiorno. Sarebbe meglio evitasse di continuare a rimuginare tra sé e sé sulle sue esperienze e si affidasse allo specialista che sembra avere già contattato. Qualora non l'avesse ancora fatto, contatti qualcuno da cui sente di essere capito almeno un po'. Continuare a sottoporre i suoi quesiti a diversi professionisti su questo sito non la aiuta di certo, anzi perpetua il suo rimuginio e la sua confusione. SG
Buonasera Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Se è già in carico ad uno psichiatra, il mio consiglio è quello di rifarsi al suo parere, poiché sicuramente conosce meglio di noi la sua situazione. In linea generale, si: un doc può "scivolare" verso il polo psicotico, del resto come tutti i disturbi mentali. Se sentisse di aver bisogno di un altro aiuto oltre a quello farmacologico, può prendere in considerazione l'idea di iniziare un percorso psicoterapeutico personale. Cordialmente, dott. Simeoni
Buongiorno, prenda in considerazione un aiuto di tipo psicologico.
Saluti
MT
Saluti
MT
Gentile utente si è già posto queste domande qui nel gruppo e ad altri colleghi cosa sta veramente cercando? Forse anche questa Sua modalità di ricerca di conferme, supporto e aiuto ha assunto un carattere ossessivo.
A questo punto forse sarebbe il caso di evitare di rimuginare continuamente tra sé e sé e di discutere di quanto già descritto qui con un professionista che può accompagnarla nel capire l’origine dei suoi pensieri. È importante inoltre affiancare una terapia farmacologica prescritta solo da medici o psichiatri. Saluti dottoressa marini
A questo punto forse sarebbe il caso di evitare di rimuginare continuamente tra sé e sé e di discutere di quanto già descritto qui con un professionista che può accompagnarla nel capire l’origine dei suoi pensieri. È importante inoltre affiancare una terapia farmacologica prescritta solo da medici o psichiatri. Saluti dottoressa marini
Gentile utente, forse una diagnosi specifica la tranquillizzerebbe ma per farla occorre qualche visita. Ogni disturbo può virare da una polarità nevrotica ad una psicotica, ma come detto precedentemente non si può dire se non dopo accurata valutazione. Non credo che reprimersi la aiuti se non momentaneamente. Per tale ragione le suggerirei di contattare uno psichiatra o uno psicoterapeuta.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, nelle psicosi manca il dubbio, quindi il fatto che lei ne abbia depone più per un disturbo ossessivo. I disturbi ossessivi fanno parte della più vasta famiglia dei disturbi d'ansia, quindi accanto a tecniche psicologiche per questi disturbi, ad esempio della terapia breve strategica, e ad eventuali farmaci, sarebbe utile individuare i motivi che sostengono lo stato ansioso.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Buon giorno e grazie per la sua domanda. Comprendo i vissuti di disagio che minuziosamente riporta nella sua domanda e descrizione. Mi viene però da chiederle se per caso ha svolto un accurato percorso di psicodiagnosi per meglio provare a comprendere le cause del suo malessere e trovare o meno conferma alle sue paure. Cordialmente Gian Piero dott. Grandi
Buongiorno, le consiglio vivamente di parlare di questo cin uno specialista di persona, pet evitare il rischio di entrare più in confusione.
Sono sicura che troverà le risposte che cerca.
Cordialmente.
Giada Bruni
Sono sicura che troverà le risposte che cerca.
Cordialmente.
Giada Bruni
Gentile utente, comprendo la sua angoscia e il suo stato d'allarme per quello che le sta succedendo. Lei scrive che è seguito da uno psichiatra e quindi il primo passo è contattarlo per esprimere i sintomi che ha esposto in questo spazio. il suo psichiatra conosce la sua storia e il suo caso clinico e potrà risponderle in modo più contestualizzato. il secondo passo è quello di affidarsi alle cure di uno psicoterapeuta per condividere ed elaborare il suo stato di angoscia.
Per quanto riguarda la sua domanda iniziale, se un Doc possa scivolare verso una psicosi, Le rispondo che è possibile.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Laura Tavano
Per quanto riguarda la sua domanda iniziale, se un Doc possa scivolare verso una psicosi, Le rispondo che è possibile.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Laura Tavano
Buongiorno, dal suo racconto emerge la difficoltà a stare in una situazione complessa che, pur sembrando razionalmente comprensibile, diventa lo stesso di difficile gestione. Si sente la sua fatica e la sua preoccupazione. Penso che oltre all'aiuto psichiatrico possa essere utile cercare di indagare il senso del sintomo e dare spazio ai vissuti che emergono e con cui è tanto difficile stare. un luogo, uno spazio per se, un posto in cui essere ascoltati e in cui sentirsi accolti, può aprire una breccia nelle difficoltà date dalla situazione.
Cordiamente
Andrea Brumana
Cordiamente
Andrea Brumana
Buongiorno. Ritengo utile proporle un colloquio conoscitivo online per approfondire la sua domanda e le sue preoccupazioni per uscire da tecnicismi che non aiutano né lei né me a capire dove effettivamente lei si trova.
Certamente. Capisco quanto possa essere angosciante confrontarsi con la paura che un disturbo ossessivo possa evolvere verso una condizione psicotica. I sintomi che descrivi - l’angoscia provocata dalla vista di oggetti quotidiani che, all’improvviso, assumono un aspetto inquietante, e la costante lotta per rassicurarti sulla realtà di ciò che percepisci - sembrano tipici di una forma intensa di DOC, dove la paura di perdere il contatto con la realtà può generare pensieri ripetitivi e sensazioni di dubbio.
Nella tua descrizione emerge una dinamica di pensiero tipica del disturbo ossessivo-compulsivo, in cui la sensazione di inquietudine e il bisogno di rassicurazione ti portano a interrogarti continuamente sulla possibilità di perdere il controllo della tua mente. In particolare, il pensiero che ci possa essere un nucleo psicotico o schizotipico nascosto - nonostante la tua consapevolezza che questi oggetti sono reali - può essere una manifestazione della stessa paura ossessiva che ti tormenta. È comune, infatti, che le persone con DOC sperimentino una forma di "dubbio patologico" che li spinge a cercare conferme anche su aspetti che percepiscono come irrazionali, eppure la consapevolezza rimane sempre presente.
Questa consapevolezza è, in effetti, un elemento centrale che differenzia il DOC dalle psicosi. Nella psicosi vera e propria, infatti, viene meno la capacità critica rispetto alla realtà delle percezioni; mentre, nel DOC, come nel tuo caso, il dubbio ossessivo persiste senza che tu perda realmente il contatto con la realtà. La preoccupazione che provi è dolorosa, e i pensieri intrusivi legati alla possibilità di delirare sono tipici di alcune forme di DOC che includono ruminazioni angoscianti. Questo aspetto, insieme alla necessità di rassicurarti costantemente, caratterizza in gran parte l’esperienza del disturbo.
Se questa paura si presenta con insistenza e crea in te un alto livello di disagio, un approccio terapeutico mirato potrebbe aiutarti a gestire meglio questi pensieri.
Può essere difficile all’inizio accettare questi pensieri senza cercare di combatterli, ma con il supporto di un terapeuta esperto potresti trovare un modo per convivere con essi e ridurne l’intensità. È importante ricordare che il timore stesso di sviluppare una psicosi è spesso una manifestazione del disturbo ossessivo, e che con il tempo e il giusto supporto questi pensieri possono perdere forza e diventare meno invasivi.
Se hai bisogno di ulteriori riflessioni o suggerimenti su come affrontare questa situazione, resto a disposizione per aiutarti.
Nella tua descrizione emerge una dinamica di pensiero tipica del disturbo ossessivo-compulsivo, in cui la sensazione di inquietudine e il bisogno di rassicurazione ti portano a interrogarti continuamente sulla possibilità di perdere il controllo della tua mente. In particolare, il pensiero che ci possa essere un nucleo psicotico o schizotipico nascosto - nonostante la tua consapevolezza che questi oggetti sono reali - può essere una manifestazione della stessa paura ossessiva che ti tormenta. È comune, infatti, che le persone con DOC sperimentino una forma di "dubbio patologico" che li spinge a cercare conferme anche su aspetti che percepiscono come irrazionali, eppure la consapevolezza rimane sempre presente.
Questa consapevolezza è, in effetti, un elemento centrale che differenzia il DOC dalle psicosi. Nella psicosi vera e propria, infatti, viene meno la capacità critica rispetto alla realtà delle percezioni; mentre, nel DOC, come nel tuo caso, il dubbio ossessivo persiste senza che tu perda realmente il contatto con la realtà. La preoccupazione che provi è dolorosa, e i pensieri intrusivi legati alla possibilità di delirare sono tipici di alcune forme di DOC che includono ruminazioni angoscianti. Questo aspetto, insieme alla necessità di rassicurarti costantemente, caratterizza in gran parte l’esperienza del disturbo.
Se questa paura si presenta con insistenza e crea in te un alto livello di disagio, un approccio terapeutico mirato potrebbe aiutarti a gestire meglio questi pensieri.
Può essere difficile all’inizio accettare questi pensieri senza cercare di combatterli, ma con il supporto di un terapeuta esperto potresti trovare un modo per convivere con essi e ridurne l’intensità. È importante ricordare che il timore stesso di sviluppare una psicosi è spesso una manifestazione del disturbo ossessivo, e che con il tempo e il giusto supporto questi pensieri possono perdere forza e diventare meno invasivi.
Se hai bisogno di ulteriori riflessioni o suggerimenti su come affrontare questa situazione, resto a disposizione per aiutarti.
Gentile utente,
quello che sta vivendo rappresenta una sfida notevole e le sue riflessioni sui sintomi e sulle esperienze emotive sono molto profonde. La paura improvvisa e ingiustificata che descrive, insieme all’alterazione della percezione degli oggetti quotidiani, è un’esperienza complessa che può certamente generare angoscia e confusione. È comprensibile sentirsi sopraffatti quando ci si confronta con pensieri e sensazioni che mettono in discussione la propria stabilità emotiva e la capacità di vivere in modo sereno.
La ruminazione su questi sintomi, la tendenza a combatterli e a tentare di razionalizzarli attraverso diatribe interne può, paradossalmente, peggiorare la situazione, condizionando ulteriormente la Sua esperienza quotidiana. È come se si trovasse intrappolato in un circolo vizioso, dove la lotta contro questi pensieri alimenta ulteriormente la loro presenza. La pressione di dover controllare e definire la natura di ciò che prova può rendere difficile, se non impossibile, trovare un modo per attenuare il disagio.
Una possibile strategia potrebbe essere quella di cercare di osservare questi pensieri e sentimenti senza giudizio, permettendo loro di passare senza sentirsi obbligato a combatterli. Spesso accettare l’impulso ad avere certi pensieri, senza fornire loro un significato definitivo o legarli a una forma di catastrofe imminente, può alleviare il carico emotivo che sentiamo. Riconoscere che questi pensieri non definiscono chi siamo e che possono essere semplicemente una parte della nostra esperienza mentale è un passo importante.
Al contempo, sarebbe utile continuare a esplorare il suo stato emotivo nel contesto di una terapia, dove potrebbe ricevere supporto e guida per affrontare innanzitutto ciò che sta provando e per capire come gestirlo nel lungo termine. Essere aperti riguardo alle proprie paure con un professionista può aiutarLa a chiarire le proprie sensazioni e a trovare un metodo per affrontarle in modi più efficaci.
Se desidera discutere ulteriormente questi aspetti o esplorare strategie per gestire meglio la Sua situazione, La invito a contattarmi. Sarà mia cura offrirLe supporto in questo percorso di comprensione e crescita personale.
Cordialmente,
Dottoressa Laura Lanocita
quello che sta vivendo rappresenta una sfida notevole e le sue riflessioni sui sintomi e sulle esperienze emotive sono molto profonde. La paura improvvisa e ingiustificata che descrive, insieme all’alterazione della percezione degli oggetti quotidiani, è un’esperienza complessa che può certamente generare angoscia e confusione. È comprensibile sentirsi sopraffatti quando ci si confronta con pensieri e sensazioni che mettono in discussione la propria stabilità emotiva e la capacità di vivere in modo sereno.
La ruminazione su questi sintomi, la tendenza a combatterli e a tentare di razionalizzarli attraverso diatribe interne può, paradossalmente, peggiorare la situazione, condizionando ulteriormente la Sua esperienza quotidiana. È come se si trovasse intrappolato in un circolo vizioso, dove la lotta contro questi pensieri alimenta ulteriormente la loro presenza. La pressione di dover controllare e definire la natura di ciò che prova può rendere difficile, se non impossibile, trovare un modo per attenuare il disagio.
Una possibile strategia potrebbe essere quella di cercare di osservare questi pensieri e sentimenti senza giudizio, permettendo loro di passare senza sentirsi obbligato a combatterli. Spesso accettare l’impulso ad avere certi pensieri, senza fornire loro un significato definitivo o legarli a una forma di catastrofe imminente, può alleviare il carico emotivo che sentiamo. Riconoscere che questi pensieri non definiscono chi siamo e che possono essere semplicemente una parte della nostra esperienza mentale è un passo importante.
Al contempo, sarebbe utile continuare a esplorare il suo stato emotivo nel contesto di una terapia, dove potrebbe ricevere supporto e guida per affrontare innanzitutto ciò che sta provando e per capire come gestirlo nel lungo termine. Essere aperti riguardo alle proprie paure con un professionista può aiutarLa a chiarire le proprie sensazioni e a trovare un metodo per affrontarle in modi più efficaci.
Se desidera discutere ulteriormente questi aspetti o esplorare strategie per gestire meglio la Sua situazione, La invito a contattarmi. Sarà mia cura offrirLe supporto in questo percorso di comprensione e crescita personale.
Cordialmente,
Dottoressa Laura Lanocita
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Buongiorno paziente anonimo, per risponderle in modo soddisfacente avrei bisogno di qualche informazione in più ma da quello (e soprattutto da come) scrive mi sembra che il suo esame di realtà sia ben mantenuto (il che esclude una psicosi). Ciò detto, i forum sono utili, è vero, ma non possono mai sostituire una relazione terapeuta - paziente. Solo accettando un aiuto sistematico potrà trovare le risposte alle sue domande. Anche alla domanda di come gestire i pensieri intrusivi si potrà dare una risposta solo a seguito della comprensione di cosa li scatena, di quali sono le emozioni che li precedono o li seguono, da quanto tempo sono presenti, cosa li ha scatenati ecc. Il mio consiglio è di accettare di farsi seguire da uno psicoterapeuta che affianchi la terapia psichiatrica in corso.
Buongiorno, grazie per aver condiviso una parte tanto complessa e intima della sua esperienza. È evidente che sta affrontando un momento di forte difficoltà emotiva, e colpisce la lucidità con cui descrive i suoi vissuti interni, i pensieri, i meccanismi di difesa che mette in atto per gestire un’angoscia tanto potente. Le sue parole raccontano un grande bisogno di rassicurazione e chiarezza, ma anche una sensibilità molto spiccata, che può diventare un’arma a doppio taglio quando si intreccia con pensieri ossessivi e ansia. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che descrive appare coerente con le dinamiche tipiche del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), in particolare in una sua forma connotata da timori relativi alla propria sanità mentale, una variante che si può definire come “DOC da paura di impazzire” o “DOC con preoccupazioni di natura psicotica”. In questi casi, l’individuo non presenta un reale esordio psicotico, ma vive pensieri intrusivi e spaventosi che riguardano proprio la possibilità di perdere il contatto con la realtà, di sviluppare una psicosi o di non riuscire più a fidarsi delle proprie percezioni. Il meccanismo è insidioso: lei nota un cambiamento soggettivo nella percezione di alcuni oggetti (che appaiono improvvisamente inquietanti), avverte una sensazione di minaccia, e da lì parte il dubbio “e se stessi delirando?”, “e se fossi in preda a una trasformazione psicotica?”. Questo dubbio diventa ossessivo, e il bisogno di fugare l’angoscia che ne deriva la porta a mettere in atto delle compulsioni cognitive: si rassicura, si ripete mentalmente spiegazioni logiche, cerca conferme. Ma come ha notato, questa rassicurazione porta solo un sollievo temporaneo, perché il dubbio ritorna, spesso con maggiore forza. È proprio questa la natura del DOC: non tanto il contenuto specifico del pensiero (che può variare ampiamente da persona a persona), ma la struttura, il modo in cui il pensiero prende il sopravvento sulla mente e obbliga a “fare qualcosa” per sentirsi sicuri. È importante sottolineare che chi è realmente in preda a una psicosi non è angosciato dalla possibilità di delirare: semplicemente, non si rende conto di essere in un delirio. Al contrario, chi ha pensieri intrusivi legati alla paura di impazzire, conserva sempre un certo grado di consapevolezza e soffre proprio perché teme la perdita di questa lucidità. Naturalmente, ogni valutazione diagnostica deve essere fatta in modo approfondito e diretto da uno specialista, ma da ciò che racconta, ciò che risalta è proprio la tipica lotta interna del DOC: la paura che un pensiero possa essere vero, la compulsione mentale a verificarlo o smentirlo, il circolo vizioso che si rinforza ogni volta che si cerca sollievo nel controllo. La sua domanda centrale (“che cosa devo fare quando mi vengono questi pensieri?”) è molto significativa, e merita una risposta concreta. Nel lavoro terapeutico cognitivo-comportamentale, si impara che l’obiettivo non è tanto convincersi che i pensieri siano falsi, né eliminarli del tutto, ma modificare il rapporto che si ha con essi. In particolare, l’approccio prevede un graduale addestramento ad accettare la presenza del dubbio senza cercare compulsivamente rassicurazioni. Questo non significa arrendersi al pensiero spaventoso, ma imparare a lasciarlo scorrere, senza reagire, senza entrare nel dialogo interiore infinito che finisce per logorare. Questo processo, chiamato esposizione con prevenzione della risposta (ERP), è molto efficace, se condotto da un terapeuta esperto. In parallelo, si lavora sui pensieri distorti: ad esempio, la convinzione che avere un pensiero equivalga ad avvicinarsi alla follia (una tipica distorsione chiamata “fusione pensiero-realtà”), oppure l’idea che per essere tranquilli si debba avere la certezza assoluta. Si imparano così nuove modalità di risposta cognitiva che riducono il potere dei pensieri ossessivi. Vorrei anche dirle che non è solo. Molte persone con DOC vivono pensieri estremamente spaventosi, irrazionali, spesso legati a temi tabù o terrificanti (violenza, malattie, identità, follia). Ma ciò che conta non è il contenuto del pensiero, bensì il modo in cui lo si gestisce. Con il giusto supporto terapeutico, è possibile uscire da questo circolo vizioso, ridurre l’angoscia, e recuperare una vita mentale più serena e fluida. Capisco quanto possa essere difficile tollerare il dubbio e la paura, ma proprio questo è il punto di forza del percorso: imparare a vivere nonostante questi pensieri, e scoprire che, piano piano, il loro potere diminuisce. Si dia la possibilità di affrontare questa sofferenza non da solo, ma con il sostegno di un professionista che la guidi in un percorso strutturato e basato sull’evidenza. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente,
da ciò che descrive emerge un livello di introspezione e di consapevolezza molto alto: il fatto stesso che Lei riesca a osservare e interrogare in modo critico le proprie sensazioni e i propri pensieri è un elemento importante di mantenimento dell’esame di realtà. Nelle persone con disturbo ossessivo-compulsivo, infatti, può accadere che alcuni pensieri o percezioni assumano un carattere angosciante e intrusivo, generando dubbi persistenti su ciò che è reale o sul proprio stato mentale — un fenomeno che viene definito ossessione di tipo iper-riflessivo o metacognitivo.
Queste esperienze non equivalgono di per sé a un’esordio psicotico, ma quando diventano troppo frequenti e faticose possono far temere di “impazzire”. La differenza fondamentale sta nel grado di distanza critica: Lei riconosce che questi pensieri sono “suoi” e che possono essere irrazionali, anche se non riesce a liberarsene. Questo è proprio l’aspetto che distingue l’ossessività dalla perdita di contatto con la realtà.
Ciò detto, è comprensibile che il timore di un possibile peggioramento generi molta ansia. La cosa più utile sarebbe parlarne apertamente con il Suo psichiatra e la Sua terapeuta, non per mettere in dubbio la diagnosi, ma per esplorare insieme come gestire i momenti in cui l’angoscia percettiva aumenta e come intervenire senza entrare nel circolo del controllo e del dubbio. Strategie basate sull’accettazione e sulla tolleranza dell’incertezza possono rivelarsi più efficaci del tentativo di confutare razionalmente ogni pensiero.
Sta già mostrando una grande lucidità nel voler comprendere cosa le accade: con un lavoro psicoterapeutico mirato, potrà imparare a dare meno potere a questi contenuti mentali e recuperare un senso di sicurezza interna.
Dott.ssa Sara Petroni
da ciò che descrive emerge un livello di introspezione e di consapevolezza molto alto: il fatto stesso che Lei riesca a osservare e interrogare in modo critico le proprie sensazioni e i propri pensieri è un elemento importante di mantenimento dell’esame di realtà. Nelle persone con disturbo ossessivo-compulsivo, infatti, può accadere che alcuni pensieri o percezioni assumano un carattere angosciante e intrusivo, generando dubbi persistenti su ciò che è reale o sul proprio stato mentale — un fenomeno che viene definito ossessione di tipo iper-riflessivo o metacognitivo.
Queste esperienze non equivalgono di per sé a un’esordio psicotico, ma quando diventano troppo frequenti e faticose possono far temere di “impazzire”. La differenza fondamentale sta nel grado di distanza critica: Lei riconosce che questi pensieri sono “suoi” e che possono essere irrazionali, anche se non riesce a liberarsene. Questo è proprio l’aspetto che distingue l’ossessività dalla perdita di contatto con la realtà.
Ciò detto, è comprensibile che il timore di un possibile peggioramento generi molta ansia. La cosa più utile sarebbe parlarne apertamente con il Suo psichiatra e la Sua terapeuta, non per mettere in dubbio la diagnosi, ma per esplorare insieme come gestire i momenti in cui l’angoscia percettiva aumenta e come intervenire senza entrare nel circolo del controllo e del dubbio. Strategie basate sull’accettazione e sulla tolleranza dell’incertezza possono rivelarsi più efficaci del tentativo di confutare razionalmente ogni pensiero.
Sta già mostrando una grande lucidità nel voler comprendere cosa le accade: con un lavoro psicoterapeutico mirato, potrà imparare a dare meno potere a questi contenuti mentali e recuperare un senso di sicurezza interna.
Dott.ssa Sara Petroni
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