"Tu non sei i sintomi" Questa è una delle tante frasi che mi ripeteva la mia psicoterapeuta. Ho pr

19 risposte
"Tu non sei i sintomi"
Questa è una delle tante frasi che mi ripeteva la mia psicoterapeuta.
Ho provato tantissime volte a spiegarle che quei sintomi mi avevano rovinata la vita, e sentendomi dire quella frase era come se mi dicesse di ignorare i sintomi, come se fosse possibile........
Tutto questo non ha fatto altro che alimentare rabbia, frustrazione e ancora più ansia. Ho mollato la terapia perchè mi sentivo peggio.
Nessuno è capace di capirmi?
Salve, mi dispiace per la situazione che sta vivendo.
Prima di lasciare la terapia ne ha parlato con la sua terapeuta? Vi siete confrontati su queste cose?
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Mi dispiace moltissimo per i sintomi che le creano disagio e perchè vive la sua terapia come un fallimento. Credo che non debba mollare ma comprendere e sfidare i suoi sintomi. Ne possiamo parlare?
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Salve prima di abbandonare una relazione psicoterapeuta è molto utile per lei affrontare questo tema con la persona con cui lavora. Le relazioni terapeutiche sono molto importanti per arrivare ad una conoscenza di quelli che sono i meccanismi in atto e quindi per fare luce su quelli che sono i desideri e le difese. Il suo personale modo di viverla sembra molto interessante ... "Nessuno è capace di capirmi?". Questa frase finale sembra da una parte una richiesta e una speranza come se ... qualcuno mi ascolta ... e dall'altra una delusione ... nessuno mi ascolterà... . Eppure guardi quante persone leggono e rispondono alla sua richiesta. Un cordiale saluto
Buongiorno,la capisco a volte i sintomi ci sommergono ed è difficile prescindere..Credo che la sua terapeuta cercasse di aiutarla a deconcentrarsi dai suoi sintomi per poter accedere al suo mondo interno.Parli con lei e chiarisca la sua emozione e quello che ha provato in questa terapia .. è importante! Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Gentile utente mi spiace per il fatto che nella suo percorso di terapia non si sia sentita capita, e dalla sua ultima frase direi che questa sensazione è forse presente anche nelle altre relazioni. Non conosco nel dettaglio i sintomi che la fanno sentire così a disagio, ma sicuramente sono dei segnali che il suo corpo le rimanda, un modo per richiamare la sua attenzione e per farle affrontare, attraverso i sintomi, il reale motivo del suo disagio. Per questo le consiglio di provare a fidarsi ancora del supporto che un terapeuta le può dare. La sua terapia si è conclusa quindi potrebbe approfondire quello che ci racconta in un nuovo percorso. Mi permetto di consigliarle la Bioenergetica in quanto le potrebbe essere di grande supporto nel ristabilire l'equilibrio tra corpo, emozioni e pensieri. rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un caro saluto
dott.ssa Daniela Agrosì
Quello che la sua terapeuta le diceva è vero. I sintomi sono solo la parte più superficiale del problema. Tuttavia , tutti i pazienti desiderano alleviare i sintomi del loro disagio e non volere convivere con i sintomi è segno di salute. Nel lavoro terapeutico non si può far sparire magicamente i sintomi, per ottenere questo risultato è necessario un lavoro più profondo e a volte non breve. Tuttavia, parallelamente, credo sia molto importante trovare strumenti per alleviare rapidamente i sintomi al fine di potersi poi concentrare sulle cause. Questi strumenti devono essere individuati in relazione alle singole situazioni e agli specifici sintomi. Buona serata. Dr. Bruno Ramondetti
Salve, sono Iris Mattera, Psicoterapeuta-Psicodrammatista. Il mio parere é che la sua enorme frustrazione sia legittima, difatti il concetto espresso dalla collega nella frase é giusto, ma la formula usata é scorretta. "Tu non sei i tuoi sintomi" può essere una frase ipnotica a livello comunicativo ed ottenere esattamente l'effetto contrario di quello desiderato. Lo sapeva che il nostro inconscio non legge il NON ?
Dunque quella frase potrebbe esserle arrivata in maniera affermativa rinforzando la sua condizione sintomatologica. Il fatto é che la forma a volte É la sostanza. Sarebbe più efficace concentrarsi su ciò che lei È, piuttosto che su ciò che non é. Esempio : se le dicessi "non pensare al coniglio bianco" quale sarebbe la prima cosa a cui penserebbe? _ Si tratta di un piccolo ma fondamentale errore comunicativo.
Le capita spesso di non sentirsi compresi nel suo dolore?
Ne ha mai parlato con la sua psicoterapeuta?
Resto a disposizione. Dott.ssa Francesca Tardio
Buonasera, magari la farò arrabbiare anche io, ma credo che noi non siamo i nostri sintomi, loro sono un nostro alleato, si fanno sentire per avvisarci che qualcosa non va e, più li ignoriamopiu diventano pressanti. È solo quando riusciamo a non vederli come nemici che possiamo farci aiutare, i sintomi sono li per aiutarci,per spingerci a stare meglio. Se prova a sentirli e a dar loro voce non può che andare meglio.
Magari ora si arrabbia, ma questa è la mia ferma convinzione, le auguro di riuscire a trarre beneficio dai suoi campanelli!
Claudia m
Salve, mi auguro che lei sia qualcosa di più dei suoi sintomi. E' l'unico modo per darsi delle possibilità se vogliamo cambiare qualcosa nella nostra vita. Un'identificazione rigida con un etichetta non ci permette di andare oltre. Tuttavia essi ci aiutano a prendere consapevolezza che qualcosa non va e il più delle volte ci spingono verso la possibilità di attuare un cambiamento. La rabbia, la frustrazione, l'ansia più che capite vanno attraversate con un percorso che ci permetta di dargli un senso e di trasformarle. Le auguro di riprendere il suo percorso e di andare oltre a quel "sentirsi peggio" per poi scoprire che ci si può sentire meglio.
Cordiali saluti,
Rosella Pettinari
Salve. I sintomi vanno compresi, perché parlano della persona e del modo di affrontare la vita. Solo nella comprensione si può chiarire cosa sta succedendo, se i sintomi possono essere meccanismi di difesa e da cosa ci si difende. Solo così si possono affrontare le fragilità in un percorso che possa stimolare la fiducia in se stessi e che porta al superamento dei sintomi.
Distinti saluti
Gentile utente di mio dottore,

è sempre complesso poter interpretare ciò che accade all'interno di un processo terapeutico di cui non si fa parte. In merito ai rimandi del collega credo semplicemente cercasse di farle dare la giusta importanza ed il giusto peso alla sua sintomatologia. Anche quando si sta male, il soggetto portatore di quel malessere non è solo la malattia ma anche altro. Questo non significa invitare una persona ad ignorare un problema presente in quel momento, ma semplicemente stimolarlo a relativizzarlo. Questo esercizio, che può sembrare banale, è un qualcosa di molto importante dal prunto di vista terapeutico e mette il paziente in una posizione diversa nella quale può comiciare a dare il giusto valore le cose. Non conosco la sua storia, ma ritengo che la sua vita possa esser vista anche come un qualcosa di interessante, intrisa di aspetti unici. In ognuno di noi c'è tutto, alle volte è solo essenziale tirar fuori ( anche se con fatica) il nostro potenziale.
Ci pensi, e riprenda il percorso cominciato.

Saluti
Dottor Diego Ferrara
Buongiorno,
molto spesso in una breve frase si celano parecchi significati, il sintomo è di frequente l'espressione manifesta di qualcosa di più profondo, una sfaccettatura della nostra sofferenza. Tuttavia è parecchio riduttivo che un sintomo possa spiegare la nostra complessità, piuttosto può definire uno o più aspetti. Certamente quando quel sintomo è intenso e pervasivo nella vita, più ci sentiamo invalidati come persone. Per questo motivo è come se ci soffocasse ed invadesse tutto.

Cordiali saluti
Dr.ssa Micol Loppo
Psicologa Psicoterapeuta
Senza entrare nel merito di ciò che vi siete detti nella stanza d’analisi, sappiamo bene che i sintomi sono segnali di pericolo e invitano a un’elaborazione, appunto, del pericolo (interno).
Se ci lavora con rigore i sintomi se ne vanno, altrimenti sono ingravescenti.
I sintomi in sintesi non rovinano la vita, ma ci avvisano che la stiamo rovinando noi in modo più o meno consapevole.
Ci lavori un passo alla volta.
Un caro saluto
I sintomi quando perdurano e sono funzionali fanno parte di noi e anche se faticosi ce ne affezzioniamo. Chi è lei senza la compenente sintomatoligica?
Con stima
Salve, nel suo breve messaggio descrive i suoi sintomi come qualcosa che le hanno rovinato la vita. Dunque sembra che ci siano nella sua vita difficoltà che si ripetono, che non l'abbandonano e che lei non riesce ad ignorare. Quel che non emerge è se ha provato precedentemente, anche durante il percorso di psicoterapia, ad interrogarsi su questi sintomi, a comprendere che ruolo abbiano, da cosa derivino e da cosa siano sostenuti nel tempo. I sintomi sono effettivamente parte di una persona, vanno innanzitutto letti per una possibile diagnosi e successivamente diventano una parte fondamentale del percorso psicoterapeutico. La saluto cordialmente, Marina Montuori

Buongiorno gentile utente,
leggendo il suo messaggio ho la sensazione che per lei sentirsi capita equivalga a sentirsi riconosciuta nel fatto che i sintomi le hanno rovinato la vita e che per lei non c'è niente da fare. Deve sentirsi veramente impotente. Questo lo comprendo.
Però allora non comprendo perchè va in terapia. La terapia richiede un processo di crescita e di cambiamento. Se per lei è un dato di fatto che i sintomi le hanno rovinato la vita allora o crede questo e, di conseguenza, si rende conto e accetta che per lei non c'è più niente da fare oppure, pur con tutta la fatica e le difficoltà, cerca di fare qualcosa per stare meglio, per quanto è possibile.
La comprensione del suo stato d'animo iniziale, del suo sentirsi impotente, frustrata, arrabbiata, è il punto di inizio. Ma poi bisogna cominciare a muoversi da lì, per quanto è possibile, per quanto è tollerabile.
Non si tratta di ignorare i sintomi, al contrario! Per quanto le possa sembrare incredibile, i suoi sintomi hanno un senso e se il suo organismo li ha sviluppati c'è un motivo (che non è quello di rovinarle la vita).
Forse quello che può iniziare a fare è darsi la possibilità di provare a capire e conoscere i suoi sintomi, per cominciare a capire e conoscere parti di sé che ancora non conosce.
Certamente può trovare qualcuno che la aiuti in questo percorso.
Le faccio i miei auguri e la saluto cordialmente.
Buon giorno, sono un medico specialista in psicologia clinica, psicoterapeuta omeopata ed esperto in terapie naturali,
Se le cose stanno realmente così credo che lei abbia fatto molto bene a chiedere la sua psicoterapia con quello specifico psicoterapeuta. Esistono molte tipologie di psicoterapie; d'altra parte sono convinto che al di là degli indirizzi teorici dello psicoterapeuta, molto contano le sue caratteristiche umane e relazionali: occorre non solo sapere e saper fare, ma anche saper essere. In primo luogo è necessario tener presente che i sintomi e i segni derivanti dalla sofferenza non sono entità da esorcizzare con frasi vacue e irritanti come "Tu non sei i sintomi", non sono nemici da sopprimere, ma segnali da accogliere, decifrare e comprendere; solo così potranno svanire, più o meno gradualmente, avendo espletato il loro compito e non sussistendo, quindi, più la loro ragione di essere.
La psicoterapia che propongo ai miei pazienti si basa sui seguenti concetti fondamentali. Essa attraverso specifiche modalità, tecniche e contesti (setting), restituisce, in primo luogo, alla coscienza della persona in cura gli elementi complessi e inconsci che la penalizzano: le sue paure, le angosce, i traumi, i conflitti, le strategie di sopravvivenza, le tattiche difensive e i dogmi che il soggetto ha pian piano creato in sé senza rendersene conto.
Sono questi, in buona sostanza, i fattori che generano una interazione disfunzionale con la realtà (interiore ed esteriore). Maggiore è l’influsso di questi elementi inconsci sulla nostra vita e maggiore sarà l’alterazione esistenziale; essa darà segno di sé attraverso vissuti, condotte e stili connotati da rigidità, automatismo, disistima, ansia, conflittualità, schematismo, eccessiva tensione, auto ed etero castrazione, conformismo, smarrimento di valori e senso dell’esistenza, tristezza, dogmatismo, senso di colpa, stasi, rinuncia e chiusura autarchica.
Si attua, in sintesi, una coazione a ripetere, in tutte le occasioni significative, di una sorta di copione sempre insoddisfacente. Tutto ciò si concretizza in ultima analisi nello star male, poiché non solo questi complessi inconsci sono estremamente destabilizzanti, ma anche perché allontanano dal e celano all’essere umano il suo stesso nucleo più sano, genuino e fecondo di sé (quello che Edward Bach, medico gallese e fondatore della Floriterapia, denominava Vero Sé); essi, inoltre, bloccano e disattivano l’Inconscio Superiore (cioè quell’insieme di qualità positive e risorse ipotizzate dallo psichiatra Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi). Questo percorso, pur partendo dalle fonti della sofferenza, punta, nondimeno, con il massimo della determinazione, alla salutogenesi; l’obiettivo è, difatti, illuminare e attivare i talenti, le vocazioni, le risorse, l’autenticità, la flessibilità, l’indipendenza e la creatività della persona.
È, inoltre, estremamente rilevante sottolineare che il prevalere di elementi destabilizzanti apporta un disordine generalizzato e progressivo nel sistema Psico-Neuro-Endocrino-Immunologico e nella struttura ossea, muscolare e articolare. Il sistema tende così ad auto intossicarsi, a essere particolarmente permeabile alle tossine provenienti dall’esterno, a indebolire le sue difese immunitarie, a impoverirsi di elementi nutrizionali, a ossidarsi, ad acidificarsi e a distorcersi da un punto di vista strutturale e posturale.
Occorre perciò tener presente che le direzioni che portano al malessere o viceversa alla salute sono, certamente e in primo luogo psico-somatiche, ma anche somato-psichiche. La Psicoterapia che attuo, sposando queste tesi, può essere definita globale poiché le persone sono da me considerate una irripetibile individualità e una inscindibile globalità emozionale, esistenziale, sociale, strutturale, bioenergetica e biochimica.
A partire dagli assunti metodologici illustrati e avendo, in quando medico, arricchisco e rendo veramente olistica la psicoterapia con la prescrizione, ove necessaria, di rimedi naturali. La Floriterapia di Bach, l’Omeopatia Omotossicologica, la Nutraceutica, la Fitoterapia e la Psicoprobiotica mi permettono di offrire al paziente l’attuazione di una forte sinergia che produce i seguenti reali benefici: il lenimento sintomatico, la rivitalizzazione metabolica, il recupero delle forze e del buon umore e una benefica disintossicazione. Tutto ciò velocizza e completa il percorso di consapevolezza che, come abbiamo già visto, è alla base del depotenziamento dei fattori destabilizzanti e dell’attivazione di dinamiche virtuose e benefiche. Spero di essere stato chiaro. Se le interessa approfondire sono a sua disposizione (telefonicamente o tramite messaggi) per ulteriori informazioni. Sono anche disponibile per psicoterapie on line. Cordiali saluti!
Gentile utente, ha parlato con la sua terapeuta prima di mollare la terapia? E' sempre utile farlo, per riuscire a capire quali dinamiche interne sono attive nel momento di tale decisione.. Dice che stava peggio e, aggiungo io, immagino non si sentisse capita ("nessuno è capace di capirmi"). Così come, le chiedo se ha discusso con la sua terapeuta in merito al non essere i propri sintomi: poteva intendere varie cose, ma tra tutte, lei ha intuito che non la capisse, che sottostimasse il suo dolore.. Immagino quini questo sia il leitmotive della sua vita e, da qui, ripartirei con la sua terapia! Un caro saluto

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