Salve sono Elena,mamma di un bambino di 7 anni. Ieri mentre eravamo a farci una passeggiata si è fa

23 risposte
Salve sono Elena,mamma di un bambino di 7 anni.
Ieri mentre eravamo a farci una passeggiata si è fatto la cacca addosso ma non mi ha detto niente;l'ho scoperto per la puzza che in un primo momento mi ha fatto pensare di aver pestato qualcosa ma invece no.Allora gli ho chiesto perché non mi ha detto che doveva fare la cacca ma non mi ha dato nessuna risposta.Poi siccome non potevo lasciarlo pieno di cacca,visto anche che ne aveva fatta un bel po'(cosa che si vedeva dai pantaloni gonfiati) , fino a casa l'ho portato in un bagno pubblico e l'ho pulito con dei fazzolettini e delle salviette umidificate che avevo in borsa è tutto è finito li
Ora vorrei sapere perché si comporta così,visto anche che non è la prima volta che succede e poi soprattutto mi preoccupa il fatto che non ne fa un po’ perché magari gli scappa ma la lascia andare tutta e poi non mi dice niente(rimane pieno di cacca fino a quando non me ne accorgo io) , invece a casa va tranquillamente e normalmente in bagno da solo,salvo chiamarmi a volte per essere pulito se ha problemi a farlo da solo
Dott.ssa Federica Leonardi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Cara Elena, comprendo la sua preoccupazione. Sicuramente con i pochi elementi a disposizione sarebbe poco professionale dirle perché si comporta così, bisognerebbe avere un quadro della vita di suo figlio. Le consiglio di approfondire questa situazione in un primo colloquio con uno psicoterapeuta, che potrà sostenerla nella gestione.
Se avesse bisogno di ulteriori richieste, dubbi o domande non esiti a contattarmi.
Dott.ssa Federica Leonardi

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Dott. Alessio Vellucci
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile Elena,
potremmo fare solo ipotesi a giustificare il comportamento di suo figlio, ma non essendo verificabili le aggiungerebbero poco o niente alla comprensione del problema. Innanzitutto cercherei di prestare attenzione alla frequenza di questa dinamica che ha descritto; vale a dire capire se sono "errori" nella strada verso la piena autonomia nella gestione del controllo sfinterico che vanno col tempo riducendosi, o se siamo di fronte ad una difficoltà conclamata che andrebbe approfondita con l'aiuto di un terapeuta. A 7 anni le autonomie sono tipicamente raggiunte dai bambini, e se ciò non avviene è spesso possibile pensare ad un problema di natura emotiva che va gestito. Un caro saluto
Dott.ssa Daniela Benvenuti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Gent. sig.ra, avendo scarsi elementi su suo figlio, posso solo azzardare un'ipotesi che andrebbe verificata con l'aiuto di un professionista della psiche infantile, cioè che dietro questo comportamento vi sia un problema emotivo da approfondire.
Cordiali saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Dott.ssa Ilaria Sartori
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Pavia
Gentile Elena, credo che la situazione andrebbe approfondita durante un primo colloquio con uno Psicoterapeuta. Solo così, avendo raccolto tutti gli elementi necessari e avendo una più chiara comprensione del problema, sarà possibile ricevere indicazioni e sostegno nella gestione di questo problema che ha portato alla luce. Un caro saluto, Ilaria Sartori
Buonasera signora, sarebbe importante ottenere maggiori informazioni rispetto a ciò che ci ha riportato, ad esempio da quanto tempo accade, quante volte. Come detto anche dai colleghi, in prima analisi verrebbe da ipotizzare un problema emotivo, ma certamente si dovrebbero approfondire diverse dinamiche prima di tutto con voi genitori.
Le consiglio di contattare uno psicologo per esporre la situazione in maniera approfondita.
Resto a disposizione per qualunque necessità o domande.
Un caro saluto, dott.ssa Paola De Martino
Dott.ssa Anna Tomaciello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera signora da come lo descrive l’ipotesi più plausibile è quella di un disagio emotivo che suo figlio potrebbe esprimere quando è fuori casa.
Sicuramente sarebbe utile parlarne prima con la pediatra per escludere qualsiasi componente fisiologica per poi eventualmente rivolgersi ad
una psicoterapeuta.che l’aiuterebbe a comprendere i significati emotivi del comportamento di suo figlio.
Un caro saluto dott.ssa Anna Tomaciello
Dott.ssa Eugenia Cardilli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Buonasera, come scrivono i miei colleghi nelle risposte precedenti, ci scrive poche notizie sui comportamenti del bambino negli anni precedenti. I suoi comportamenti, sia con voi in famiglia, a scuola e soprattutto ciò che è avvenuto nel passato nelle varie fasi evolutive, a che età è stato svezzato e quando gli è stato levato il pannolino ed a che età è diventato autonomo nell'evacuazione. Non ci parla che tipo di rapporto il bambino ha con lei, da ciò che lei scrive si nota che il bimbo si comporta così solo quando è fuori casa ed è a spasso con lei. Bisognerebbe analizzare che cosa il bambino gli sta comunicando con il suo comportamento. Si consulti con una psicoterapeuta dell'età infantile e spieghi dettagliatamente tutte le fasi del bambino, per poter capire xchè questo comportamento solo quando è spasso con lei e come può essere interpretato tale comportamento, cordiali saluti, dott. Eugenia Cardilli.
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Dott.ssa Marta Fuscà
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile Sig.ra,
Capisco la sua preoccupazione per suo figlio. Da quello che descrive, non fa una richiesta o una domanda esplicita.
Per poterle dare delle indicazioni più specifiche, come hanno scritto i colleghi in precedenza, servono maggiori informazioni, sia riguardo il momento presente, sia riguardo la storia familiare e personale di suo figlio. Provi a rivolgersi ad uno psicoterapeuta, il quale dopo un’attenta valutazione la indirizzerà verso il percorso più adeguato da intraprendere.
I miei saluti. Dr.ssa Marta Fuscà
Dott.ssa Andrea Carta
Psicologo, Psicologo clinico
Garbagnate Milanese
Gentile Sig.ra Elena,
è comprensibile la sua preoccupazione. Dalla situazione che descrive, mi verrebbe da ipotizzare che possa trattarsi di encopresi secondaria ossia un'emissione volontaria o involontaria di feci quando il bambino ha già raggiunto il controllo sfinterico. Ovviamente è solo un'ipotesi, per comprendere meglio la situazione, le cause e gli interventi possibili è necessario raccogliere maggiori informazioni sulla storia di sviluppo di suo figlio, sulla storia familiare ma anche sul contesto sociale e quotidiano nel quale il bambino è inserito. Le consiglio di rivolgersi sia al pediatra che ad uno psicologo, con il quale può approfondire la situazione e comprendere come affrontarla al meglio. In assenza di cause mediche, è possibile che il comportamento di suo figlio sia espressione di difficoltà nella gestione e regolazione emotiva, o più semplicemente espressione di una difficoltà che sta vivendo e che prende forma nel comportamento da lei descritto. Perciò risulta importante indagare quale difficoltà tale comportamento sta comunicando con l'aiuto di un professionista (psicologo) in stretta collaborazione con la famiglia. Rimango a disposizione
Cordiali saluti
Dott.ssa Andrea Carta
Dott.ssa Francesca Carolina Ferbo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Ciao, capisco la preoccupazione al riguardo e con le poche informazioni non é facile fare ipotesi sulle motivazioni del comportamento del bambino. Ti consiglio, quindi, di parlare con uno specialista a cui fornire tutte le informazioni e poter essere così supportata e tranquillizzata.
Ti auguro il meglio
Dott.ssa Sara Strufaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno Elena, la sua preoccupazione emerge chiaramente dalle sue parole. Riguardo al perchè il suo bambino si comporti così, è qualcosa che potrebbe affrontare e approfondire rivolgendosi ad uno/una psicologo/a che potrà supportarla in questo percorso. Un saluto caro. Dott.ssa Sara Strufaldi
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno Signora! L'accaduto è giustamente da lei notato come qualcosa di insolito. Ci sarà sicuramente una spiegazione al comportamento di suo figlio ma la motivazione sottostante può essere compresa solo vedendo il bambino, conoscendo la sua preistoria e storia attuale. Le consiglierei di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per valutare la situazione, il bimbo è piccolo e alcuni temi è meglio affrontarli in tempo onde evitare complicazioni future.
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Stefania Macchieraldo
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Torino
Cara signora, il disturbo che riferisce parrebbe cadere sotto il nome di encopresi.
Per poter far diagnosi di encopresi, il bambino deve avere, come nel suo caso, almeno 4 anni e devono essere stati fatti tutti gli accertamenti possibili per escludere una possibile patologia di natura organica o fisiologica. Motivo per cui è buona cosa parlarne in prima battuta con il pediatra e, successivamente, con uno psicologo psicoterapeuta infantile.
In assenza di cause mediche, è possibile che il comportamento di suo figlio sia espressione di difficoltà nella gestione e regolazione emotiva, o più semplicemente espressione di una difficoltà che sta vivendo e che prende forma nel comportamento da lei descritto.

In sintesi, i fattori che intervengono nella genesi del problema, possono essere:
- organici: costipazione cronica, megacolon, malattie gastrointestinali:
- cognitivi: disturbi dell’apprendimento, deficit cognitivi;
- psicologici: alterati rapporti familiari ed in particolare atteggiamenti iperprotettivi, aspettative e/o richieste eccessive da parte dei genitori, ansia, esperienze di abuso passate e presenti. L’encopresi può segnalare uno stato di disagio del bambino che utilizza il corpo per esprimere lo stato di ansia e aggressività percepita nel doversi adeguare alle richieste dei genitori o può assumere un significato francamente oppositivo con il rifiuto da parte del bambino di aderire al modello educativo proposto dai genitori.

Tuttavia si tratta di disturbi che vanno affrontati con serenità e pazienza oltre all'aiuto fondamentale di un professionista per superare il disagio e capire le difficoltà che sottostanno al sintomo, senza colpevolizzare il bambino e senza sentirsi inadeguati.
Dott.ssa Annalisa Allocca
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Conegliano
Buongiorno, la situazione non è facile da gestire, suo figlio sta manifestando un disagio con tali comportamenti. Le consiglio di iniziare un percorso di sostegno presso uno psicologo per essere aiutato a gestire al meglio questa situazione. Essere genitori è il mestiere più difficile.... Farsi sostenere da psicologi aiuta molto.. Le auguro buona giornata dott. Ssa Annalisa Allocca
Dott.ssa Erika Massaccesi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Cara signora, spero che attualmente la situazione da lei presentata si sia risolta. In caso contrario e se si è già rivolta al suo pediatra di fiducia escludendo possibili complicanze mediche, allora la invito a consultare uno psicologo clinico per poter valutare la sua richiesta con maggior tempo e informazioni più specifiche al caso.
Le auguro buona giornata
Buongiorno cara utente, grazie mille per aver posto il suo quesito, quello che descrive è sicuramente un segnale che è bene cogliere e trattare il prima possibile data l'età di suo figlio.
Le consiglio di consultare prima il pediatra e poi concordare in un secondo momento dei colloqui con uno specialista psicologo/a dell'età evolutiva.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dottoressa Monica Pesenti
Gentile utente l'encopresi è un disagio piuttosto frequente tra i bambini e i fattori attraverso cui si esplicita il problema sono vari come psicologici, cognitivi e organici. Verosimilmente è da parte del bambino la segnalazione di un disagio emotivo che slatentizza atttraverso una sintomatologia precisa. Le suggerisco di escludere le possibili cause organiche per poi poter intervenire con un approccio psicologico familiare. Cordiali saluti
Dott.ssa Isabella Uguccioni
Psicologo, Psicoterapeuta
Fano
Buongiorno Sig.ra,
comprendo la preoccupazione. E' difficile dire il motivo di tale comportamento bisognerebbe approfondire meglio la personalità del suo bambino altri aspetti della sua crescita...e se ina ltri aspetti dellos viluppo (socialità , apprendimenti, autonomie ecc..) è in linea con il suo sviluppo oppure ci sono fragilità. Di solito questi sono comportamenti regressivi che hanno una funzionalità relazionale in cui l'altro continua a prendersi cura di lui....ma occorrerebbe indagare meglio il perchè abbia tali bisogni a questa età. E' necessario un professionista specializzato nello sviluppo dei bambini.
resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Isabella Uguccioni
Dott.ssa Susanna Fontani
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Borgo San Lorenzo
Buonasera, le suggerisco di parlarne con uno psicoterapeuta insieme a suo marito poiché molto spesso è un problema che coinvolge tutto il sistema familiare e non solo il figlio. Cari auguri
Dr. Manuel Marco Mancini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve,
ci sono troppo pochi elementi.
Comunque richiederei un consulto con un esperto.
Un caro saluto,
MMM
Dott. Alessandro D'Agostini
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Buongiorno Elena.
E’ comprensibile che quello che è successo ti faccia sentire confusa e impotente. Per prima cosa vorrei dirti che è molto prezioso il fatto che tu abbia scelto di fermarti e cercare di capire, invece che reagire in automatico mettendo in campo la tua frustrazione.
Colpisce il fatto che tuo figlio, a casa, sia del tutto capace di gestirsi, e invece fuori accadano questi episodi in cui sembra non riuscire a trattenersi né a comunicare, nemmeno quando ormai il disagio è evidente. Questo ci dà qualche indizio: sembra non trattarsi di una difficoltà fisica o di una mancanza di competenza, ma piuttosto di qualcosa attinente al contesto o alle relazioni in cui è inserito in quel momento.
Potrebbe esserci qualcosa, nella situazione esterna o nell’esperienza emotiva che lui vive quando è fuori casa, che lo mette in difficoltà al punto da non riuscire più a rendersi conto del proprio bisogno o a comunicarlo? Le altre volte che si sono verificati episodi simili, con chi era e com’era il contesto intorno a lui? Quando sono cominciati questi episodi? Ricordi un cambiamento avvenuto proprio in quel periodo? Magari si sente giudicato, magari ha paura di disturbare, forse prova vergogna o confusione che non riesce a esprimere con le parole. E la scelta di rimanere sporco potrebbe essere il segnale di quanto si senta bloccato.
Tu gli hai fatto una domanda diretta — "Perché non me lo hai detto?" — e lui non ha risposto. Questo silenzio, più che un rifiuto, può essere il linguaggio che usa quando non sa bene come spiegare quello che sente. Può essere che proprio attraverso questo episodio e questo silenzio stia cercando di comunicarti qualcosa.
Forse un punto da cui partire non è tanto cercare la causa "giusta", quanto creare uno spazio dove lui possa sentirsi al sicuro nel raccontare cosa sente. In un momento calmo, potresti provare a raccontargli tu cosa hai vissuto in quella situazione, con semplicità: "Quando ho sentito quell'odore e ho scoperto che ti eri sporcato, mi sono un po' sorpresa e anche un po' dispiaciuta per te. Mi piacerebbe capire cosa succede in quei momenti." Non tanto per ottenere subito una risposta, ma per aiutarlo a capire che va bene parlare delle cose e che anche tu sei disposta a metterti in gioco senza giudicarlo.
Spero di esserti stata utile!
Dott.ssa Maria Cristina Giuliani
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao Elena, sono una psicologa e sessuologa. Capisco quanto ti sia pesato quel momento durante la passeggiata. L’odore, l’imbarazzo, la fretta di trovare una soluzione alla svelta. A sette anni può capitare e non è un dispetto né pigrizia. Fuori casa i bambini sentono i segnali del corpo in modo più confuso. Sono distratti, un po’ preoccupati dai bagni pubblici, oppure trattengono perché interrompere il gioco o l’uscita sembra una montagna. Quando il corpo si abitua a trattenere, la sensibilità cala e poi l’evacuazione arriva tutta insieme. Non stupisce che resti in silenzio. La vergogna fa chiudere la bocca anche ai grandi.
Prova a spostare il messaggio. Non perché non me l’hai detto ma se succede non è colpa tua. Il corpo a volte fa di testa sua e io ci sono. Detta con calma quando siete tranquilli funziona più di cento spiegazioni. Dategli parole semplici per chiedere una pausa. Mamma ho bisogno del bagno. Se lo provate come gioco a casa diventa più facile fuori. Prima di uscire create una piccola routine in bagno. Quando siete in giro programmate una sosta senza aspettare che lui la chieda. Così non deve superare la vergogna ogni volta. Porta sempre un mini kit con mutandine di ricambio, salviette, un sacchetto e un velo di crema protettiva. Chiamatelo cassetta degli attrezzi e basta. Niente drammi.
Puoi trasformare questi episodi in un’occasione per costruire un rapporto sereno con il corpo. Parole chiare e rispettose, niente facce schifate, attenzione alla privacy. Se i bagni pubblici lo mettono a disagio scegliete insieme piccole strategie che diano controllo. Un po’ di carta sul sedile, cercare quello più tranquillo, sapere che tu resti vicino alla porta se lo chiede. E quando lui ti avvisa anche solo in ritardo riconosci lo sforzo. Hai fatto bene a dirmelo. Un cinque, un adesivo, un sorriso. Le punizioni irrigidiscono e aumentano il trattenimento.
Visto che non è la prima volta, una chiacchierata con il pediatra è utile. Anche nei bambini che a casa vanno in bagno senza problemi può esserci un po’ di stitichezza di fondo che confonde i segnali. Di solito si sistema con routine più regolari, più acqua, più fibre e, quando serve, un supporto leggero prescritto dal medico. Se succede anche a scuola parla con le maestre e concordate un modo discreto per andare in bagno senza doverlo dire davanti a tutti. Sapere di poterlo fare abbassa molto l’ansia.

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