Salve, premetto che ho una compagna che ha avuto un sacco di vicissitudini e non ho chiuso il rappor

24 risposte
Salve, premetto che ho una compagna che ha avuto un sacco di vicissitudini e non ho chiuso il rapporto solo perché ha avuto situazioni molto complicate finché poi non siamo rimasti amic nella stessa casa i in attesa di un piano di vita comune ( andremo ad estero) finché poi una volta inseriti ognuno prenderà sua strada anche se rimarremo in contatto perché ci vogliamo bene. . Il problema è che . arrivo a non sopportare più dopo 3 anni le sue reazioni ai litigi.
Tutti gli esseri umani litigano ma esistono limiti che lei supera costantemente.. Tempo fa in un litigio per farlo fermare fecii finta di avere dolore al petto e al braccio come a voler fare credere fissi in pericolo ma ha continuato infischiandosene di tutto , a volte ho davvero dolori di testa e chiedi di smetterla ma lei continua ad urlare. Mi sembra quasi cattiva a volte e fa davvero offese orrende ( non credo nel vocabolario manchi un termine offensivo con cui non sono stato definito) però poi quando non litighiamo è dolce. Il suo problema sono le reazioni spropositate a litigi che tutti abbiamo .
Buon pomeriggio,
sono la Dott.ssa Beatrice Moro, psicologa e sessuologa clinica.

Grazie per aver condiviso con sincerità quello che sta vivendo. È comprensibile quanto possa essere logorante affrontare litigi frequenti e intensi, soprattutto quando non ci si sente ascoltati o rispettati nei propri limiti. Il fatto che sia arrivato a fingere un malessere fisico per interrompere una discussione è un segnale forte del disagio che sta vivendo.

In situazioni simili, può essere utile introdurre una strategia chiamata time-out: consiste nel prendersi una pausa concordata quando il conflitto inizia a diventare troppo acceso, per poi riprendere il confronto in un momento di maggiore calma. Può aiutare entrambi a non oltrepassare certi limiti e a preservare il rispetto reciproco.

Allo stesso tempo, se queste dinamiche si ripetono e le causano sofferenza, valutare un supporto psicologico può aiutarla a fare chiarezza su come tutelare il suo benessere emotivo e relazionale.

Cordiali Saluti,
Dott.ssa Beatrice Moro

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Dr. Andrea Caso
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Piano di Sorrento
Non è chiaro cosa sta chiedendo.
Vuole sentire il parere sulla sua compagna/amica/ex, un consiglio sul come gestire la relazione, o come gestire le sue difficoltà ad avere a che fare con lei?
Le persone sono un pacchetto completo, non possono essere divise in più parti e stare bene con alcune parti tenere e male con parti urlanti e offensive. La persona è unica.
Non si capisce che ci fa ancora con lei nella stessa casa dopo che vi siete lasciati e che la vostra relazione sembra farle soffrire.
Forse la sua difficoltà e prendere da solo la sua strada?
Ci sono mille domande che potrei farle, ma la più importante è quella che manca, ovvero la sua. Per quale motivo ha scritto?
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Capisco quanto possa essere difficile vivere in una situazione così ambivalente, dove da un lato c’è affetto e dolcezza, e dall’altro esplosioni verbali che ti fanno sentire aggredito, invisibile o addirittura male fisicamente. È importante riconoscere che, per quanto un litigio possa accendersi, ci sono limiti che non andrebbero mai superati: l’offesa gratuita, l’indifferenza verso il dolore altrui e il mancato rispetto dei tuoi confini non sono giustificabili. Il fatto che lei possa poi tornare dolce non cancella il danno che certe parole o atteggiamenti possono fare.

Tu stesso sembri consapevole che si tratta di un legame ormai alla fine e che state convivendo in attesa di strade diverse. In questa fase, è fondamentale proteggere la tua salute emotiva e fisica: mettere confini più chiari, allontanarti quando senti che si sta superando il limite e, se serve, chiedere un supporto per elaborare ciò che stai vivendo. Il rispetto non dovrebbe mai essere messo in pausa, nemmeno durante un conflitto.

Un caro saluto
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile utente,
grazie per aver condiviso una parte così delicata della sua esperienza.

Dalle sue parole emerge una situazione complessa e dolorosa, nella quale sembra sentirsi esausto e profondamente colpito dalle modalità comunicative della sua compagna nei momenti di conflitto. È vero che nelle relazioni umane i litigi possono accadere, ma come lei stesso sottolinea, esistono dei limiti che, se superati, possono trasformare la comunicazione in qualcosa di lesivo, sia a livello psicologico che fisico.

I segnali che descrive — come l'indifferenza della sua compagna al suo disagio fisico durante i litigi, le offese gravi, e la difficoltà nel trovare ascolto o empatia — indicano un modello relazionale disfunzionale che può diventare dannoso nel tempo. L’alternanza tra momenti di dolcezza e comportamenti aggressivi può generare confusione emotiva e rendere difficile valutare con lucidità la qualità della relazione. Questo fenomeno, in alcuni casi, può essere riconducibile a dinamiche di tipo relazionale disorganizzato o persino abusivo, anche se non sempre in modo intenzionale.

È importante riconoscere i propri limiti e tutelare il proprio benessere emotivo e fisico. Quando una relazione, anche in amicizia o in convivenza temporanea, porta costantemente sofferenza, è fondamentale fermarsi a riflettere su quanto si è disposti a tollerare e su cosa sia davvero sano per sé stessi.

Per comprendere più a fondo queste dinamiche e valutare con maggiore chiarezza come affrontarle, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista. Un percorso psicologico può offrire uno spazio sicuro dove esplorare questi vissuti, rafforzare l’autoprotezione e prendere decisioni più consapevoli per il proprio futuro.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un quadro relazionale complesso e certamente molto faticoso, nel quale si intrecciano affetto, responsabilità, senso del dovere e anche una quota di ambivalenza difficile da gestire. Comprendo quanto possa essere frustrante e logorante vivere accanto a una persona con cui si condivide un affetto autentico, ma che nei momenti di tensione sembra perdere ogni capacità di contenimento, arrivando a esprimersi con modalità che feriscono profondamente, sia sul piano psicologico che fisico.

Lei fa un riferimento importante: dice che non ha chiuso il rapporto per via delle difficoltà che ha attraversato la sua compagna. Questo denota una sensibilità e una capacità empatica significative, ma potrebbe anche averla spinto, nel tempo, a mettere da parte troppo spesso il suo stesso benessere, in nome della comprensione e della tolleranza. Quando in una coppia si crea una dinamica in cui uno dei due finisce col contenere l’altro in modo costante, rischiando addirittura la propria salute pur di non esasperare la situazione, ci troviamo davanti a un disequilibrio che nel lungo termine può diventare molto pericoloso.

I litigi, come lei scrive, fanno parte della vita relazionale. Tuttavia, ci sono dei limiti, e quando questi vengono sistematicamente superati, con modalità offensive, verbalmente violente, e con l’incapacità di rispettare la sofferenza altrui, allora non siamo più nel campo del conflitto fisiologico, ma entriamo in una zona che può avere ricadute profonde sull’autostima e sulla salute emotiva di chi la subisce. Il fatto che la sua compagna, nei momenti di calma, si mostri affettuosa e dolce non cancella l’impatto distruttivo delle reazioni che manifesta durante i conflitti. Questo ciclo, dolcezza-offesa, è spesso tipico di relazioni dove si sviluppano forme di dipendenza affettiva o dinamiche disfunzionali difficili da interrompere.

Inoltre, è importante sottolineare che simulare un malessere fisico per interrompere un litigio, pur comprensibile come gesto disperato, segnala un livello di esasperazione che non può essere ignorato. Nessuno dovrebbe arrivare al punto di sentirsi costretto a usare mezzi estremi per ottenere rispetto o silenzio.

Lei scrive che a breve le vostre strade si separeranno, pur rimanendo in buoni rapporti. Questa prospettiva, se realmente percorribile, potrebbe offrirle un sollievo e uno spazio di riflessione su quanto e come questo rapporto ha influenzato la sua vita e il suo benessere. È probabile che lei stia vivendo, in modo latente, un accumulo di tensione e forse anche di colpa nel voler “andare oltre”, ma è legittimo desiderare relazioni in cui ci si senta visti, rispettati, ascoltati, soprattutto nei momenti di maggiore fragilità.

Se sente che questi vissuti si stanno facendo troppo ingombranti o se le risulta difficile orientarsi nelle decisioni che lo attendono, parlarne con un professionista potrebbe rappresentare un’opportunità importante per mettere ordine, dare un nome alle emozioni e comprendere più a fondo cosa davvero vuole per sé nelle sue relazioni.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Angela Ritella
Psicologo, Psicologo clinico
Turi
Sono a Sua disposizione per parlare in maniera più approfondita di questa situazione e aiutarLa a definire che cosa potrebbe fare per affrontarla e migliorarla, al contempo aiutando anche la Sua compagna a gestire con più assertività i conflitti.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza, è molto importante che tu abbia trovato lo spazio per parlarne.

Dal tuo racconto emerge una **relazione complessa**, fatta da momenti affettuosi ma anche da forti episodi di **aggressività verbale e disregolazione emotiva** da parte della tua compagna. È comprensibile che tu ti senta esausto e confuso, soprattutto se hai cercato di restare vicino per affetto e senso di responsabilità verso le sue difficoltà passate.

Tuttavia, **l’amore e il rispetto non dovrebbero mai tradursi in sopportazione della violenza, neppure verbale**. Fingere un malessere fisico per difenderti, o trovarsi costantemente sotto attacco, non è una condizione sostenibile nel lungo termine. Quando le liti diventano dannose, e l'altro non rispetta nemmeno un confine di salute o di richiesta di pausa, è segnale che ci sono dinamiche disfunzionali importanti.

Come psicologa, ti invito a riflettere su alcune domande:

* Stare in questa relazione, così com’è ora, **ti fa bene o ti svuota**?
* **Stai mantenendo questo legame per senso di colpa, compassione o per reale benessere reciproco**?
* È possibile, in sicurezza, **porre dei limiti** e iniziare a proteggere di più il tuo spazio personale?

Se ti è possibile, considera un supporto psicologico, anche breve, per aiutarti a **riconoscere i tuoi bisogni** e valutare con più chiarezza i passi futuri. Prendersi cura di sé non è egoismo, è la base per qualsiasi relazione sana.

Un caro saluto.
Dott.ssa Alessia Vianello
Psicologo, Psicologo clinico
Mirano
Buonasera, sembra essere evidente che hai dimostrato molta pazienza e senso di responsabilità nel restare accanto alla tua compagna durante momenti difficili, anche a costo del tuo benessere personale.
Tuttavia, ciò che descrivi – litigi caratterizzati da reazioni eccessive, mancanza di ascolto e offese pesanti – indica una dinamica relazionale che rischia di diventare emotivamente dannosa. Il fatto che tu sia arrivato al punto di simulare un malessere fisico per interrompere un conflitto è un segnale molto chiaro di disagio, e penso sarebbe necessario discuterne con qualche professionista.
È comprensibile voler preservare il legame affettivo e il rispetto reciproco, ma questo non può avvenire a discapito della propria salute psicologica ed emotiva. Voler bene a qualcuno non deve significare accettare comportamenti che fanno male.
Ti inviterei a pensare a quali confini puoi attuare e su quale tipo di rapporto, anche futuro, possa essere realmente sostenibile per entrambi.
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Comprendo profondamente la difficile situazione che stai vivendo. È chiaro che sei in un vicolo cieco emotivo, stretto tra l'affetto per la tua compagna e il peso insostenibile delle sue reazioni durante i litigi. Questa dinamica, che dura ormai da tre anni, sta erodendo il tuo benessere e la tua serenità, portandoti a un punto di non ritorno.
Il comportamento che descrivi nella tua compagna rivela una complessità emotiva significativa. Le sue reazioni estreme, le offese personali e, in particolare, la sua mancanza di empatia di fronte al tuo malessere fisico (come il dolore al petto o il mal di testa che hai simulato o provato realmente) potrebbero indicare una difficoltà nella gestione della rabbia e delle emozioni intense. Il fatto che poi, al di fuori dei litigi, sia "dolce" crea un ciclo di rinforzo che può renderti confuso e rendere ancora più difficile prendere decisioni.
Il tuo tentativo disperato di farla fermare simulando un malore credo sia un campanello d'allarme potentissimo e potrebbe parlare del tuo senso di impotenza e della tua frustrazione di fronte a un comportamento che percepisci come incontrollabile e distruttivo. Nessuno dovrebbe sentirsi costretto a ricorrere a simili stratagemmi per ottenere un minimo di rispetto o attenzione dal proprio partner. La tua salute mentale e fisica è la priorità assoluta, e questa situazione sta chiaramente avendo un impatto devastante su di essa.
Date le circostanze e il vostro progetto di vita comune all'estero, che precede una separazione, è fondamentale considerare attentamente come puoi proteggerti e come gestire questa fase transitoria. Ti suggerisco di focalizzarti sulla tua protezione personale. Quando un litigio inizia a degenerare, devi essere in grado di allontanarti fisicamente dalla situazione. Non è una fuga, ma un atto di autodifesa. Puoi dire "Non posso continuare questa conversazione se urli e mi offendi. Ne parliamo quando saremo entrambi più calmi" e poi allontanarti. Stabilire questi limiti invalicabili è cruciale per la tua sanità mentale. È anche fondamentale riflettere profondamente sul piano di vita all'estero. Pur comprendendo le ragioni che vi hanno portato a questa decisione, è essenziale chiederti se vivere sotto lo stesso tetto, anche per un periodo transitorio, con queste dinamiche, sia sostenibile per te. La vicinanza forzata, anche da "amici", in un ambiente in cui non ti senti al sicuro emotivamente, potrebbe prolungare il tuo disagio e rendere più difficile la separazione successiva. Infine, e questo è forse il punto più importante, ti esorto vivamente a cercare un supporto psicologico individuale. Parlare con un professionista può offrirti uno spazio sicuro e neutrale per elaborare le tue emozioni, sviluppare strategie di coping efficaci e, soprattutto, capire come prendere decisioni che siano nel tuo esclusivo interesse. Un terapeuta può aiutarti a discernere tra l'affetto che provi e la necessità di tutelare te stesso da una relazione che, purtroppo, sembra caratterizzata da una forma di abuso emotivo.
Capisco che la situazione sia estremamente delicata, specialmente considerando il vostro legame e i progetti futuri. Tuttavia, è essenziale che tu riconosca che nessun legame giustifica il sopportare un trattamento che mina la tua dignità e la tua salute. Il tuo benessere è prioritario. È importante notare che la questione non si limita a reazioni sproporzionate ai litigi, ma sembra piuttosto una mancanza di equilibrio emotivo più profonda. Finché le cose procedono senza intoppi, la relazione può apparire dolce e armoniosa, ma appena subentra un disaccordo o una situazione di stress, emerge una scompensazione emotiva che porta a un'escalation distruttiva.
Dott.ssa Alessandra Ronza
Psicologo, Psicologo clinico
Aversa
Quello che descrivi non è solo un problema di “litigi”, ma un’esperienza emotivamente pesante, che può lasciare segni nel tempo. Litigare è normale, ma: quando uno dei due urla in modo sistematico, ignora le richieste dell’altro di fermarsi, usa insulti, offese pesanti, e la relazione genera sintomi fisici o il bisogno di fingere un malore per difendersi… allora non si tratta più di semplici “incomprensioni”, ma di una dinamica disfunzionale. Valuta un supporto psicologico. Parlare con un professionista può aiutarti a riorientarti, distinguere la compassione dalla sottomissione, e a recuperare forza e chiarezza mentale.
Gentile ,

ti ringrazio per aver condiviso con me questa situazione così complessa e delicata. È comprensibile che le reazioni della tua compagna durante i litigi ti stiano molto pesando e che tu desideri trovare un modo per affrontare questa dinamica.

Ti suggerisco di considerare un percorso di terapia di coppia, che può aiutare entrambi a comprendere meglio le cause di queste reazioni e a sviluppare strategie più efficaci per gestire i conflitti. Per supportare questo percorso, organizzo anche weekend di terapia di coppia, dove diverse coppie con situazioni simili possono confrontarsi e lavorare insieme in un ambiente protetto e costruttivo.

Se vuoi, possiamo approfondire questa situazione e valutare insieme le soluzioni più adatte. Sono qui per supportarti e aiutarti a trovare il modo migliore per affrontare questa fase.

Un caro saluto,
Dott.ssa Labriola Chiara Rita
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, la ringrazio per la fiducia con cui ha voluto condividere un’esperienza così complessa e dolorosa. Quello che descrive è un vissuto emotivo molto intenso, che sembra mettere a dura prova il suo benessere psicologico quotidiano e la sua capacità di tollerare l’instabilità relazionale. La situazione che sta vivendo, ovvero quella di condividere lo stesso spazio con una persona con cui non ha più un rapporto di coppia, ma verso la quale sente ancora affetto e senso di responsabilità, è già di per sé delicata. Se a questo si aggiungono litigi frequenti e reazioni emotive estreme, è comprensibile che si senta sfinito, frustrato e a tratti persino svuotato. Dal punto di vista dell’approccio cognitivo-comportamentale, è importante distinguere tra il comportamento problematico dell’altro e il modo in cui lei si rapporta ad esso. La sua compagna, da quanto racconta, sembra manifestare in alcune situazioni un’intensa disregolazione emotiva, ovvero una difficoltà a regolare rabbia, dolore e frustrazione, che può sfociare in comportamenti verbalmente aggressivi e insensibili. Quando una persona, durante un litigio, arriva a ignorare segnali di sofferenza altrui o continua a usare parole denigratorie, non siamo più semplicemente nel terreno dello "scontro", ma si entra in una dinamica relazionale tossica. Il fatto che poi, nei momenti di quiete, questa stessa persona torni a essere affettuosa e dolce può creare un effetto confusivo: si entra in quello che in psicologia chiamiamo ciclo di rinforzo intermittente. Vale a dire: dopo un episodio emotivamente distruttivo arriva un momento di sollievo e vicinanza che, paradossalmente, rende più difficile staccarsi dal legame, anche quando questo fa male. Lei scrive di non aver chiuso la relazione anche per le difficoltà vissute dalla sua compagna. Questo mostra una sensibilità profonda, una capacità di empatia e forse anche una certa tendenza a mettere i bisogni dell’altro prima dei propri. Tuttavia, questa disponibilità, se non è bilanciata da confini chiari e da una cura per il proprio stato psicofisico, rischia di diventare una forma di autosacrificio che col tempo logora. Anche il solo fatto che abbia dovuto fingere un malore per tentare di bloccare una discussione ci dice molto sulla fatica emotiva e sull’impotenza che può aver sperimentato in certi momenti. La relazione tra due persone dovrebbe basarsi su uno scambio di rispetto, reciprocità e ascolto. È normale discutere, è umano avere conflitti, ma la qualità di un legame si misura anche dalla capacità di contenere la rabbia, di non oltrepassare certi limiti e di chiedere scusa quando si sbaglia. Se questa parte viene a mancare, se gli insulti diventano abituali e i segnali di malessere vengono ignorati, allora la relazione non è più solo difficile: diventa disfunzionale. Una riflessione importante da fare, in un percorso psicoterapeutico, riguarda il modo in cui lei ha interiorizzato il concetto di amore e legame. È possibile che, in passato, lei abbia appreso che “volere bene” a qualcuno implichi sopportare molto, giustificare, salvare. Questo tipo di schema mentale può portare a tollerare dinamiche dannose per molto più tempo di quanto sarebbe sano. Ma affetto e rispetto non dovrebbero mai essere in conflitto: si può voler bene a una persona anche da lontano, proteggendosi da ciò che fa male. Ha già fatto un passo importante nel riconoscere che questa situazione la sta logorando. Se ha la possibilità, valutare un supporto psicologico in questo momento potrebbe aiutarla a fare chiarezza, a rafforzare i suoi confini personali e a ritrovare uno spazio di calma interiore. Non per colpevolizzare né per “risolvere” la sua compagna, ma per tornare a prendersi cura di sé. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Lucrezia Farese
Psicologo, Psicologo clinico
Fragneto Monforte
Gentile Utente,
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità una situazione che appare molto complessa e carica di tensione emotiva.
Comprendo quanto possa essere difficile convivere con una persona che, pur mostrando anche lati affettuosi e avendo un passato difficile, reagisce in modo fortemente aggressivo nei momenti di conflitto. La sua descrizione lascia emergere un profondo disagio: sentirsi ignorato, svalutato e sopraffatto in questi momenti è qualcosa che non dovrebbe essere normalizzato né tollerato, soprattutto se avviene con regolarità. Il fatto che, nei momenti di calma, la sua compagna sia dolce, non cancella l’impatto che questi episodi hanno su di lei.
Un percorso psicologico individuale potrebbe aiutarla a riflettere su quanto sta vivendo, a rafforzare i suoi confini personali e a trovare modalità più funzionali e rispettose per gestire i conflitti e proteggere il suo benessere.
Resto a disposizione qualora volesse approfondire o ricevere un supporto più strutturato.

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Farese Lucrezia
Leggendo le tue parole, emerge con forza quanto tu abbia cercato, e stia ancora cercando, di restare in equilibrio dentro una relazione che ha sicuramente avuto momenti significativi, ma che oggi sembra metterti a dura prova, soprattutto sul piano emotivo e psicologico.
Quello che descrivi non è un semplice “modo diverso di reagire ai litigi”, ma una dinamica che può diventare tossica per chi la vive: il sentirsi sopraffatti, ignorati nei propri segnali di disagio, e insultati in modo reiterato, sono elementi che lasciano ferite. E il fatto che tu arrivi a dover “simulare” un malore per interrompere un’escalation è un segnale molto chiaro di quanto ti senta in difficoltà, forse anche inascoltato.
È importante distinguere tra i legami affettivi che fanno bene — anche se complicati — e quelli che logorano lentamente, pur nella presenza di momenti “dolci” o affettuosi. Non è semplice rendersene conto da soli, specie quando si è coinvolti emotivamente e si prova ancora un senso di responsabilità nei confronti dell’altro.
A volte un confronto esterno, neutro e accogliente, può aiutare a fare chiarezza su dove finisce il rispetto reciproco e dove, invece, iniziano i compromessi che ci costano troppo. È un passaggio delicato, ma possibile.
Se senti che potrebbe esserti utile parlarne più nel profondo, anche solo per dare un nome più preciso a ciò che stai vivendo, ci sono spazi protetti dove farlo con calma e senza giudizio. È un primo passo importante, e non devi per forza farlo da solo.
Dott.ssa Monica Venanzi
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Deve essere frustrante per te non capire perché non c'è un limite, perché non si ferma. La sensazione di impotenza ti porta a fare sempre di più nella speranza che lei se ne accorga, ma niente.
Questo non dipende da quanto e cosa fai tu, ma probabilmente lei ha una grande difficoltà a gestire le emozioni che, evidentemente lei sente in maniera molto accentuata e improvvisa, tanto da reagire aggressivamente.
Se avete scelto di prendere due strade diverse, andare avanti e mantenere questo legame, potrebbe non essere la soluzione migliore per riuscire ognuno a fare la propria vita. Se avete fatto una scelta seria, provate a fidarvi di voi e a metterla in pratica quanto prima.
Dr. Riccardo Sirio
Psicologo, Psicologo clinico
Trofarello
Buonasera,
quello che stai vivendo sembra essere una relazione emotivamente usurante, dove, accanto a momenti di affetto, si verificano episodi ricorrenti di aggressività verbale e disregolazione emotiva. È importante distinguere tra le normali divergenze che possono esistere in un rapporto e quelle situazioni in cui uno dei due partner perde completamente il controllo, ignorando segnali di malessere dell’altro, fino a renderlo impotente o impaurito.
Fingere un malore per interrompere un litigio è un campanello d’allarme: indica che ti sei sentito talmente sopraffatto da non trovare altra via per fermarla. Quando i bisogni di protezione, rispetto e contenimento non sono riconosciuti — nemmeno davanti a un tuo dolore reale — si entra in un territorio che può diventare emotivamente abusante, anche in assenza di violenza fisica.
La parte dolce che descrivi può confondere, ma non compensa la sistematica svalutazione o il disinteresse per il tuo stato psicofisico. Anche se c’è affetto, e anche se ha avuto una vita difficile, non è sano giustificare l’ingiustificabile.
Consiglio un confronto psicologico individuale, per aiutarti a rafforzare i tuoi confini, comprendere cosa ti tiene ancora legato e come proteggerti in questa fase di transizione. Voler bene a qualcuno non significa permettere che ci ferisca. Rimango a disposizione.




Salve , ovviamente non conoscendo bene la sua storia é difficile darle un’indicazione precisa.
L’unica cosa che posso suggerirvi é provare a rivolgervi ad un professionista psicologo/terapeuta per analizzare la situazione e trovare insieme in un luogo sicuro ed appunto con un professionista delle modalità risolutive dei vostri conflitti .
Buone cose, dott.Marziani
Dott.ssa Linda Fusco
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buonasera,
la rabbia, gli attacchi d'ira, spesso non sono altro che un canale comunicativo.
Le reazioni, in particolar modo quando sono intense o comunque non proporzionate alla situazione, dicono sempre qualcosa di noi, subentrano dove le parole e la consapevolezza non arrivano.
A mio modesto avviso si dovrebbe riflettere su questo e consigliare alla sua compagna uno spazio in cui poter approfondire tale dinamica.
Saluti
dott.ssa L. Fusco
Dott. Francesco Giampaolo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
comprendo quanto possa essere logorante trovarsi in una relazione dove alla tenerezza seguono esplosioni di rabbia e offese, al punto da minare la sicurezza emotiva e fisica. Le dimostrazioni di affetto, per quanto sincere, non cancellano l’impatto di comportamenti aggressivi che superano i limiti del rispetto, come urla prolungate, insulti e indifferenza di fronte al suo malessere fisico: in questi casi si parla di dinamiche che possono divenire emotivamente abusive.

Il fatto che abbia dovuto fingere un malore per interrompere un litigio indica una sensazione di perdita di controllo. I mal di testa ricorrenti e la stanchezza emotiva che descrive sono segnali corporei di uno stress cronico a cui non è opportuno abituarsi.

Litigare è umano, ma è fondamentale farlo in modo costruttivo. Ponga dunque confini chiari e non negoziabili: pretenda un linguaggio rispettoso, toni contenuti e la possibilità di fermarsi quando uno dei due è sopraffatto. Ognuno resta responsabile delle proprie reazioni, indipendentemente dalle “vicissitudini” personali.

Per gestire i conflitti può essere utile accordarsi su una parola-chiave che consenta di sospendere subito la discussione, rimandare il confronto quando entrambi siano più calmi (il cosiddetto time-out) e mettere per iscritto i puntiaccordo, così da abbassare l’intensità emotiva.

Valuti seriamente una consulenza di coppia: uno spazio neutrale può contenere le escalation e facilitare una comunicazione più rispettosa. In parallelo, un percorso individuale la aiuterebbe a tutelare il suo benessere e a lavorare sul tema dei confini personali.

Poiché il vostro trasferimento all’estero sembra certo ma prevedete vite separate, è opportuno stabilire in anticipo come e quanto resterete in contatto: volersi bene non implica tollerare dinamiche dannose.

Prendersi cura di sé in queste circostanze è un atto necessario, non egoista.

L’affetto non giustifica né compensa la violazione costante dei confini. Riconoscerne la gravità è il primo passo; il secondo è agire, con l’aiuto di professionisti, per ripristinare un ambiente relazionale sano o, se necessario, per allontanarsene.

Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti.

Dott. Ciro Napoletano
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Caro utente,

dal punto di vista sistemico, i conflitti non sono solo episodi isolati, ma segnali di un equilibrio relazionale che fatica a reggere. La coesistenza tra momenti di affetto e violenza verbale crea un ciclo ambivalente: stai nella relazione per affetto o senso di responsabilità, ma ne esci emotivamente svuotato.

Il tuo gesto simulato durante il litigio segnala un tentativo estremo di essere visto e fermare l’escalation: un segnale importante che il sistema relazionale ha superato soglie di sicurezza. In una relazione sana, il conflitto dovrebbe poter fermarsi nel rispetto dei limiti dell’altro. Se ciò non accade, è legittimo che tu metta dei confini chiari, anche temporanei o spaziali, per proteggerti.

Può essere utile chiederti: Sto restando per amore, per abitudine, o per senso di colpa?
E soprattutto: Questa convivenza, anche se temporanea, sta danneggiando il mio benessere?

Forse è il momento di ridefinire il patto relazionale anche nel presente, e non solo nel futuro.

Un abbraccio
Dott.ssa Giulia Scalesse
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Arzano
Salve, che domanda pone in questo spazio? Cosa la preoccupa, in che modo vorrebbe procedere in questa relazione?
Salve, ho letto con attenzione il suo racconto e capisco che sia una situazione difficile da vivere insieme alla sua ex. Io le consiglio di distaccarsi da questa dinamica negativa e da lei, iniziate per il vostro bene già da ora a dividervi. Non potete continuare a perpetrare questo dolore. Non sarà facile ma vedrà che dopo le prime difficoltà, ritroverà la serenità che tutti meritiamo. Le auguro il meglio, buona giornata,
Manuela Cecchetti
Dott. Simone Matarese
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Roma
Grazie per aver condiviso una situazione così complessa e stancante, che immagino ti stia logorando da tempo. È chiaro che hai agito con pazienza e senso di responsabilità, anche per via delle difficoltà che la tua compagna ha attraversato, ma ciò non può giustificare reazioni aggressive o il superamento costante di limiti che mettono a rischio il tuo benessere fisico ed emotivo.

Il fatto che nei momenti di calma lei sia dolce non cancella l’impatto delle sue esplosioni: ciò che conta in una relazione sana non è solo l’affetto, ma la capacità di rispettarsi anche nei momenti di tensione. Fingere un malessere fisico per cercare di fermarla — o peggio, sentire il bisogno di farlo davvero — è un campanello d’allarme importante.

Se vuoi, possiamo iniziare un percorso per aiutarti a fare chiarezza, ritrovare stabilità emotiva e decidere come proteggere i tuoi confini con lucidità, anche in vista del cambiamento che vi aspetta. Ci sono.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
da ciò che racconta sembra che la sua compagna, nei momenti di conflitto, perda completamente il controllo emotivo e diventi verbalmente aggressiva, ignorando i suoi limiti e segnali di disagio. È una situazione molto faticosa e, anche se lei sottolinea che nei momenti “buoni” è dolce e affettuosa, questo tipo di alternanza — tenerezza seguita da esplosioni di rabbia e offese — crea un clima relazionale instabile e logorante.

Non è “normale” che, durante un litigio, l’altro arrivi a ignorare il suo malessere fisico o continui a insultare: questa non è semplice impulsività, ma un comportamento abusivo sul piano emotivo. Il fatto che poi torni dolce non cancella i danni che ogni sfuriata lascia.

Dal momento che siete ancora conviventi, le consiglio di:

Porre limiti chiari e fermi: quando inizia a urlare o insultare, si allontani subito, senza discutere. Spieghi che parlerà solo quando il tono sarà rispettoso.

Non giustificare la violenza con le difficoltà passate: può avere sofferto molto, ma questo non le dà diritto di ferirla.

Se la convivenza dovesse diventare insostenibile o avvertisse rischi per la sua salute (fisica o psicologica), valuti un distacco temporaneo o un confronto con un professionista di coppia o individuale.

Lei ha già mostrato pazienza e comprensione; ora è importante proteggere la propria stabilità. Restare in un contesto dove si viene costantemente umiliati, anche se con intervalli affettuosi, può minare l’autostima e la serenità nel tempo.

Dott.ssa Sara Petroni

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