Salve, ho 44 ani, purtroppo sono disoccupato da quasi 4 anni, vivo in famiglia mi occupo dei miei (d

23 risposte
Salve, ho 44 ani, purtroppo sono disoccupato da quasi 4 anni, vivo in famiglia mi occupo dei miei (da tempo) perchè uno è invalido e l'altra maniaca delle pulizie, ordine e controllo e questo mi fa stare male, mi sento sempre in tensione in casa, non fare quello, prendimi quello, compra quell'altro... vivo con persone che mi generano ansia continua, da troppo tempo....insomma penso abbiate capito,
Sono cresciuto con l'ansia in casa praticamente ma è da 12 anni che la cosa è peggiorata, l' ansia che a volte sfociano in panico, e anche deprerssione in questi periodi freddi e bui... ho fatto vari trattamenti con ssri, l'ultimo terminato 6 mesi fa...
dopo 3/4 mesi dalla dismissione (molto graduale) riecco un bell'attacco di panico... da li sto vivendo uno stato di irrequietezza e agitazione costante, non riesco proprio a stare tranquillo e ogni piccolo rumore mi mette in allerta.
Ho preso un ansiolitico a dosi più basse del normale i primi giorni ma non hanno funzionato un granchè, ero in uno stato di agitazione forte per ansie e paure di stare di nuovo cosi, di non trovare una via d'uscita, ho provato la ripresa dell'ssri ma i sintomi iniziale erano troppi e ho desistito....
stranamente scalando ancora l'ansiolitico (a dosaggi bassissimi) ho avuto fino a lunedi scorso 10 giorni di benessere, ho ripreso la vita, ho dormito bene senza rimurgini... ho riguidato...
proprio lunedi scorso, con una (ennesima) arrabbiatura in famiglia, sono cambiato dal giorno alla notte.... ora ho tutti i sintomi di nuovo, irrequietezza, agitazione, palpitazioni e soprattutto insonnia..., che almeno se dormissi quelle 4/5 ore recupererei...
Sono in psicoterapia da 3 anni ma, forse è il caso di cambiare... i farmaci son 4 giorni che non prendo l'ansiolitico (scalato)... ma non va bene...
Sembra che vada a periodi...
Gentilissimo, l'ansia, come immagino lei sappia bene, è uno stato d'animo che nasce nel momento in cui avvertiamo un pericolo, se lei vive in questo stato continuo è perché nel suo modo di interpretare la realtà il pericolo è sempre latente. I farmaci che prende servono ad allentare il sintomo ma non a modificare il suo modo di interpretare la realtà che resta sempre allertato. Si tratta quindi di rivedere il suo modo di interpretare ciò che la circonda e ciò che le capita, i suoi timori, le sue insicurezze ma anche le sue risorse. Prima di tutto, però, sarebbe necessario risolvere la sua insonnia che già da sola crea buona parte del problema. Ne parli con il suo terapeuta, se al contrario pensa che il percorso con lui sia ormai esaurito resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto, dott.ssa Manuela Leonessa

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Maria Zaupa
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Vicenza
Gentile paziente, dalle sue parole mi arriva molta frustrazione insieme alla consapevolezza della fatica che l'accompagna per doversi occupare dei suoi genitori a discapito delle sue autonomie. Non deve essere facile gestire l'intensità emotiva che comportano invalidità e mania del controllo; la sua sembra una vita in continua allerta (...) da qui gli attacchi di panico. I farmaci riescono a tamponare la sofferenza e sicuramente la terapia personale aiuta tuttavia è la situazione che sembra soverchiarla. Il caregiving è complesso ed ha bisogno di maggiore cura, per sé e per la/le persone delle quali ci si deve prendere cura. Non è facile, assolutamente, ed è buono che lei si ricavi il suo spazio all'interno di un percorso di terapia tuttavia penso che dovrebbe 'lavorare' sulla possibilità di ricavarsi altri spazi di azione personale (lavoro, hobby, amicizie, ecc.). Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Dott.ssa Giada Bruni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, la situazione che sta vivendo è senz’altro molto faticosa ed il suo disagio è comprensibile, non perda però la speranza di riuscire a raggiungere una prospettiva più efficace nel suo percorso di terapia, che la aiuti a sostenere le responsabilità senza rinunciare a se stesso,
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Gentile utente buongiorno.
Senza dubbio sta attraversando un periodo non facile, in cui il bisogno di serenità e di indipendenza si scontra ogni giorno con una realtà che invece genera ansia, preoccupazione, pessimismo per il futuro.
Lei sta cercando soluzioni e questo le rende merito, segno di una spinta interiore a voler stare meglio, ad essere felice, come suo diritto di essere umano. Non è detto, però, che le soluzioni che troviamo siano sempre quelle giuste, magari danno una gratificazione transitoria, ma rischiano solo di diventare abitudini incapaci alla lunga di determinare benessere.
Prendiamo ad esempio i farmaci, gli ansiolitici in particolare: sono metodi di cura palliativi, agiscono sui recettori del sistema nervoso inibendo la risposta sinaptica dei centri sensibili all'ansia. Ma si tratta di un effetto transitorio che non agisce sulle cause che sono di origine psicologica, comportamentale e legata all'ambiente esterno. Mantenere dosi basse, come lei ha fatto periodicamente, è poco più di un effetto placebo, serve a poco o nulla, solo a dare sprazzi di inibizione. E' come se tentasse di spegnere un incendio con un bicchiere d'acqua. Né tantomeno, per quanto detto prima, le servirà a molto aumentare le dosi (mai farlo senza prescrizione medica, in ogni caso!): otterrebbe effetti collaterali sulla vigilanza e l'espressione comportamentale.
E' una buona cosa che lei abbia fatto ricorso a uno specialista per affrontare i suoi problemi. Dopo 3 anni, però, non deve escludere la possibilità di consultare un altro professionista. A volte cambiando metodo, approccio dell'intervento psicologico, si ottengono risultati diversi.

Io mi occupo di Psicologia Positiva e tecniche di Mindfulness. Nel trattamento dell'ansia e del panico, questo approccio può essere efficace perché fa leva sulle potenzialità dell'individuo e traccia un percorso di crescita personale e di self-care psicologico, che consente di affrontare i sintomi dell'ansia in modo nuovo e funzionale, inserendo nella routine quotidiana, nuove abitudini positive, orientate al benessere interiore e alla gestione delle emozioni, in particolare quelle positive.
Se lo desidera, posso darle maggiori informazioni a proposito di questo tipo di intervento, anche con consulenza online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
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Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, è fondamentale che lei racconti queste dinamiche ai professionisti che la stanno seguendo, dicendo che non sta notando miglioramenti, in modo da poter valutare se è il caso di cambiare qualcosa in terapia o di cambiare terapeuta.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
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Dott.ssa Sara Pascoli
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Buona sera, mi spiace per la sua situazione esistenziale, i sintomi per quanto facciano soffrire sono il filo d'Arianna che le può indicare l'uscita dalla sua situazione. Dice che è disoccupato, e che vive in famiglia con due genitori così complessi ma non parla di altre relazioni ( sentimentali amicali ), così tanto necessarie per crescere ed evolversi. La psicoterapia ha anche la funzione di far fare quei cambiamenti esistenziali tanto necessari a noi esseri umani per avere la vita che meritiamo.
Forse qualcosa nella sua psicoterapia si è arenato. Cerchi di capirlo col suo terapeuta. Rimango a sua disposizione per un confronto, anche on line, un caldo abbraccio ed un sentito augurio.
Dott.ssa Elisabetta Pati
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
San Cesario di Lecce
Mi dispiace sentire che stai attraversando un periodo così difficile. È importante mantenere la comunicazione aperta con il tuo terapeuta e considerare di discutere dei recenti sviluppi nella tua situazione. Un cambiamento nella terapia o nei farmaci potrebbe essere una valida opzione per affrontare la tua ansia e depressione. Continua a cercare supporto e prenditi cura di te stesso.
Rimango a disposizione per altri dubbi e chiarimenti . Dott.ssa Elisabetta Pati
Dott.ssa Matilde Ciaccia
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Buongiorno, comprendo che questo suo malessere sia innescato in un contesto in cui si sente inadeguato. A volte questo può generare sintomi di ansia e se non avviene affrontato, cercando di contestualizzarlo a quali momenti e compreso che cosa andare a modificare, per sentirsi meglio, è difficile aspettarsi che solo con le modifiche alla terapia farmacologica non proverà più sintomi. Le consiglierei di parlare con il suo terapeuta e comprendere come procedere, data la lunga durata della sua sofferenza.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Matilde Ciaccia
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Dott.ssa Rosa De Peri
Psicologo, Psicoterapeuta
Bovezzo
La situazione che vive in casa è di per sè pesante; a ciò si aggiunge la mancanza di un lavoro che, porta con sè altro malessere e frustrazione. Quindi, in primis, mi verrebbe da dire che bisogna concentrarsi anche per alleggerire il contesto psico-sociale che sta vivendo. Per fare questo e per avere comunque un aiuto, fondamentale è l'aiuto terapeutico e 3 anni mi sembrano tanti per non vedere almeno un certo miglioramento. Da valutare poi, con chi la seguirà, l'utilità di psicofarmaci e le dosi da assumere PEDISSEQUAMENTE
Dott.ssa Elisabetta Colombo
Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Salve, la situazione che racconta è molto chiara ed è realmente faticosa e frustrante, tanto che i sintomi che riporta come insonnia, ansia, rimuginii sono assolutamente comprensibili e strettamente correlati tra loro.
Non so che tipologia di psicoterapia stia seguendo da tre anni a questa parte, il mio personale consiglio è quello di lavorare con il suo terapeuta sul contesto che lei vive, sulle persone che le stanno attorno, su come queste persone siano in grado di sostenerla o, al contrario, di ostacolarla, nel percorso di cambiamento che tanto desidera.
Le auguro di raggiugere la serenità che spera e che si merita.
Per qualsiasi dubbio o consiglio mi rendo disponibile.
Dott.ssa Elisabetta Colombo
Dott.ssa Valentina Sciubba
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi sembra che la sua scelta abitativa sia probabilmente non ottimale ma quasi obbligata per vari motivi (economici e di accudimento del genitore). Sarebbe bene perciò che almeno i rapporti interpersonali con i familiari conviventi fossero sereni, gratificanti e di sostegno, pur con i limiti della natura umana, piuttosto che fonte di ansie, arrabbiature e malessere.
Tenga presente che i rapporti interpersonali si modificano modificando il proprio modo di comunicare con le persone, ma molto spesso non è facile capire che tipo di cambiamento deve essere messo in atto. Lo psicologo serve anche a questo: ad insegnare ed a dare la forza di comunicare in modo diverso, dal che ne consegue inevitabilmente che l'"altro" comunicherà e si comporterà diversamente e la relazione migliora velocemente e spesso in modo sorprendente. Le consiglio pertanto di provare la Terapia della Gestalt, come da me modificata, per sperimentane l'efficacia nelle relazioni. Trova un paio di miei articoli su internet
Dott.ssa Daniela Andracchio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pisa
Gentile utente, l'esperienza di vita quotidiana da lei riportata, al momento, necessita di attenzione. I suoi momenti carichi di ansia e di dolore ne sono l'espressione. Trovi la forza di attraversare questo periodo emotivamente difficile e si conceda un'altra possibilità di cambiamento partendo dal punto in cui lei si trova nella sua vita, qualsiasi esso sia. Ogni momento è un nuovo inizio, si conceda la possibilità di ricominciare. Grazie per la condivisione, Dott.ssa Daniela Andracchio
Dott. Giuseppe Berenati
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gentile Paziente, i sintomi non vanno messi a tacere ma ascoltati e capire insieme al professionista di riferimento cosa le vogliono comunicare. Ogni sintomo porta con se un processo trasformativo. Crede davvero che se li mette a tacere lei sarà felice?! Provi a riflettere sul messaggio che porta con se quel dolore e lo porti in analisi. Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.
Dott.ssa Carola Di Taranto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile paziente,
dalle sue parole emerge lo sconforto che sembra essere correlato ad una situazione che lei vive da un lato come immutata (...sono ancora in una situazione di malessere) dall'altro come dipendente da eventi esterni (il vivere in casa con i suoi genitori, il modo di sua madre di esercitare controllo). Mi permetto di suggerirle di parlare apertamente con la sua terapeuta e/o di valutare un cambio in quanto i farmaci operano sempre esternamente e per quanto possano diminuire l'ansia e il senso di minaccia è importante comprendere cosa le succede e cose le attiva il malessere. Per esempio, quando dice che il suo malessere è periodico...forse sarebbe utile esplorare questi periodi sia positivi che negativi alfine di avere un quadro completo del suo funzionamento. Comprendo la sua frustrazione ma temo che una focalizzazione sui farmaci non la può aiutare "definitivamente" mentre un'esplorazione su quanto le si smuove dentro può darle una lettura diversa del problema...e quindi delle eventuali soluzioni
Dr. Daniele Gregorio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Perugia
Salve. Proverò a identificare alcuni punti su cui poterle dare un feedback. La sensazione che "vada ad ondate" in realtà non è una variabile anomala. Riflettendoci, anche gli eventi quotidiani sono diversi da giorno a giorno, da ora a ora. Immaginare che noi siamo impassibili o sempre pronti a reagire in modo ottimale credo essere utopistico. Tuttavia se queste ondate sono con picchi molto alti o con oscillazioni frequenti allora si, c'è da intervenire. L'intervento sarà non nel appiattimento ma nel ridurre a finestre tollerabili queste oscillazioni.
Per l'aspetto ansioso penso che l'intervento farmacologico sia importante. Spero che queste modifiche vengano seguite da uno specialista altrimenti gli effetti son ambigui e non tracciabili. Premesso ciò, l'intervento terapeutico dovrebbe fornirle strumenti utili da spendere nella quotidianità. Anche qua, con potenziali alti e bassi, su cui però si possa intervenire e cambiare assetto.
Dott.ssa Valeria Filippi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
San Donato Milanese
Gentile utente,
dal suo racconto emerge sicuramente un contesto non funzionale che le causa un disagio significativo.
Non perda la fiducia nei confronti dei professionisti che la stanno seguendo e non esiti a condividere il suo malessere con il suo terapeuta. sono certa che insieme troverete una soluzione per stare meglio.
Le auguro il meglio,
Dott.ssa Valeria Filippi
Dott. Daniele D'Amico
Psicologo, Psicologo clinico
Torre del Greco
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Dr. Vittorio Penzo
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Mi dispiace molto per la situazione difficile che stai attraversando. Vivere in un ambiente che genera ansia e tensione costante può essere estremamente pesante, specialmente se si soffre già di disturbi d'ansia e depressione. Se ritieni che la tua attuale psicoterapia non stia funzionando, potrebbe essere utile provare con un altro terapeuta o un altro approccio terapeutico. È importante discutere con il tuo medico o psichiatra la tua situazione attuale. Forse c'è bisogno di rivedere il piano terapeutico, considerando alternative agli SSRI o un diverso tipo di ansiolitico. Non interrompere o modificare i farmaci senza la supervisione del medico.
Pratiche come la meditazione, la mindfulness, il yoga o la respirazione profonda possono aiutarti a gestire l'ansia e l'irrequietezza. Anche esercizi fisici regolari possono essere benefici. Cercare supporto al di fuori del contesto familiare può essere utile. Gruppi di supporto, amici fidati o anche community online possono offrire un conforto e uno spazio per condividere le tue esperienze. Se possibile, considera se ci sono modi per ridurre la tua esposizione agli elementi stressanti del tuo ambiente domestico. Può essere utile avere un luogo o un momento della giornata dedicato al relax, lontano dalle fonti di stress. Migliorare l'igiene del sonno può fare una grande differenza. Trova attività che ti diano gioia e soddisfazione, anche se sono piccole. Questo può aiutarti a contrastare la depressione e a migliorare il tuo umore.
Ricorda che non sei solo in questo percorso e cercare aiuto è un passo importante e positivo. Se ti senti sopraffatto, non esitare a contattare un professionista della salute mentale o una linea di supporto. Un caro saluto, Dr. Vittorio Penzo.
Dr. Lorenzo Cella
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Torino
La situazione descrive il quadro di un sistema familiare disfunzionale. Si comprende quanto sia spossante il peso che si porta da anni nel affrontare le richieste e le necessità (reali o supposte) senza avere in cambio un reciproco interesse nel soddisfare i suoi bisogni.
Considerato le caratteristiche della situazione, credo che possa essere utile per l'intera famiglia avere la possibilità di essere accompagnati di un supporto sociale.
Per quanto riguarda le terapie, un'approccio sistemico potrebbe rappresentare una prospettiva adatta al contesto che, sebbene lei descriva gli effetti su se stesso, chiaramente coinvolge un sistema familiare globale.
Dott.ssa Priscilla Carli
Psicologo, Psicologo clinico
Guidonia Montecelio
Gentile paziente, non deve essere per niente facile prendersi cura dei suoi genitori da molto tempo come dice. Il caregivering (cioè l'attività di assistenza e supporto fornita a un familiare che ha bisogno di cure a causa di malattia, disabilità o invecchiamento) può avere un forte impatto sulla salute di chi lo svolge, portando stress, born out, ansia, depressione, isolamento sociale etc. Da quello che racconta, ciò che le porta maggiori preoccupazioni e stati di agitazione, insonnia, irrequietezza sono proprio gli scontri con i suoi familiari e il ruolo di cura che le è stato dato e che si è preso. Senza dubbio il prendersi cura dei suoi genitori può portare anche effetti positivi, come un senso di utilità, realizzazione, maggiore resilienza e legami più forti, tuttavia se questo le comporta così tanto stress e difficoltà, è probabile che debba essere modulata la frequenza, l'intensità e la modalità con la quale assolve a questo ruolo. Sarebbe importante per lei chiedere aiuto, delegando qualche attività a qualche altro familiare, se possibile, o a strutture che possano fornire assistenza, senza che sia lei a sobbarcarsi di tutto. Inoltre, è importante mantenere una rete sociale, prendersi delle pause e pensare al proprio benessere e alla propria realizzazione personale, magari trovando uno spazio suo nel quale vivere, distaccandosi dunque un po' dalla pressione e dal peso che le comporta vivere in quel contesto, oppure un nuovo lavoro o una passione, investendo sulla propria individualità e sul proprio tempo. Le consiglio di confrontarsi con lo psichiatra per la terapia farmacologica e se sente che la propria psicoterapia è in stallo, parlarne con il proprio psicoterapeuta per capire cosa non le permette di fare ulteriori progressi. Spero che possa stare meglio presto, Dott.ssa Carli Priscilla
Dott.ssa Lara Izzo
Psicologo, Psicologo clinico
Marcon
Gentilissimo paziente, purtroppo l'aver perso il lavoro e vivere in famiglia nelle condizioni che ci ha esposto, sicuramente non aiuta la sua ansia e il suo stato di agitazione. Sono certa che il lavoro che sta portando avanti con il/la suo/a Psicoterapeuta le darà dei risultati magari con il tempo. Non vi sono tempistiche uguali per tutti, 3 anni possono essere pochi per lei e sufficienti per un altro. Molto dipende anche dal tipo di approccio teorico su cui è improntata la sua psicoterapia. Per quanto riguarda la terapia farmacologica , spero che sia uno/a psichiatra a seguirla, anche con un lavoro sinergico con con il/la suo/a psicoterapeuta.
Resto a sua disposizione per eventuali chiarimenti in merito.
Cordialmente
Dr.ssa Lara Izzo
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, capisco quanto la situazione che descrive possa essere faticosa e frustrante, soprattutto perché si protrae da molto tempo e coinvolge non solo il suo equilibrio emotivo, ma anche la sua quotidianità e il rapporto con le persone con cui vive. L’ansia che racconta, insieme agli episodi di panico e ai momenti di depressione, sembra radicarsi in un contesto familiare che per lei è fonte costante di tensione. Vivere in un ambiente dove ci si sente controllati o criticati può mantenere il corpo e la mente in uno stato di allerta continua, impedendo di rilassarsi e recuperare le energie. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, questo tipo di condizione può essere alimentato da un circolo vizioso: le tensioni familiari e lo stress aumentano i livelli di ansia, l’ansia peggiora la qualità del sonno e la concentrazione, e la mancanza di riposo rende più difficile gestire le emozioni e le situazioni stressanti. Con il tempo, il corpo può imparare a “vivere” in questa modalità di allerta, reagendo in maniera intensa anche a stimoli o rumori minimi, come lei stesso descrive. Il fatto che abbia avuto un periodo di benessere quando l’agitazione si è ridotta dimostra che il suo sistema nervoso è in grado di trovare momenti di stabilità e che non tutto è “bloccato” in uno stato di sofferenza permanente. Questo è un segnale importante, perché significa che, se si interviene sui fattori scatenanti e di mantenimento, i sintomi possono ridursi. Tuttavia, la ricomparsa dell’ansia dopo un conflitto familiare suggerisce che per lei gli stimoli emotivi legati a quell’ambiente hanno un forte impatto e possono rapidamente riattivare le sensazioni di agitazione. La psicoterapia in ottica cognitivo-comportamentale può lavorare su più livelli: da un lato aiutandola a individuare e modificare i pensieri automatici che alimentano ansia e allerta, dall’altro fornendole strategie pratiche per gestire i sintomi fisici e interrompere il ciclo di paura della paura, tipico degli attacchi di panico. In parallelo, può essere utile definire modalità di protezione emotiva nei confronti del contesto familiare, trovando spazi e momenti di respiro, anche minimi, in cui possa sentire di avere un margine di autonomia e tranquillità. Riguardo alla terapia farmacologica, le oscillazioni che descrive sono comprensibili, e il fatto che gli effetti collaterali iniziali degli SSRI siano stati difficili da tollerare può aver contribuito a interrompere il trattamento. Questo è un aspetto che andrebbe valutato insieme a uno specialista, per trovare un equilibrio tra efficacia e tollerabilità, sapendo che spesso la gestione dei sintomi richiede un approccio combinato tra farmaco e terapia psicologica. La sua storia mostra che ci sono periodi in cui le cose migliorano, e anche se questi momenti non si mantengono ancora a lungo, indicano che è possibile lavorare per prolungarli e renderli più stabili. Il percorso non è immediato, ma intervenendo sia sul contesto, sia sulle reazioni interne, può gradualmente recuperare più serenità e una sensazione di controllo sulla sua vita. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

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