Salve, ho 44 ani, purtroppo sono disoccupato da quasi 4 anni, vivo in famiglia mi occupo dei miei (d

18 risposte
Salve, ho 44 ani, purtroppo sono disoccupato da quasi 4 anni, vivo in famiglia mi occupo dei miei (da tempo) perchè uno è invalido e l'altra maniaca delle pulizie, ordine e controllo e questo mi fa stare male, mi sento sempre in tensione in casa, non fare quello, prendimi quello, compra quell'altro... vivo con persone che mi generano ansia continua, da troppo tempo....insomma penso abbiate capito,
Sono cresciuto con l'ansia in casa praticamente ma è da 12 anni che la cosa è peggiorata, l' ansia che a volte sfociano in panico, e anche deprerssione in questi periodi freddi e bui... ho fatto vari trattamenti con ssri, l'ultimo terminato 6 mesi fa...
dopo 3/4 mesi dalla dismissione (molto graduale) riecco un bell'attacco di panico... da li sto vivendo uno stato di irrequietezza e agitazione costante, non riesco proprio a stare tranquillo e ogni piccolo rumore mi mette in allerta.
Ho preso un ansiolitico a dosi più basse del normale i primi giorni ma non hanno funzionato un granchè, ero in uno stato di agitazione forte per ansie e paure di stare di nuovo cosi, di non trovare una via d'uscita, ho provato la ripresa dell'ssri ma i sintomi iniziale erano troppi e ho desistito....
stranamente scalando ancora l'ansiolitico (a dosaggi bassissimi) ho avuto fino a lunedi scorso 10 giorni di benessere, ho ripreso la vita, ho dormito bene senza rimurgini... ho riguidato...
proprio lunedi scorso, con una (ennesima) arrabbiatura in famiglia, sono cambiato dal giorno alla notte.... ora ho tutti i sintomi di nuovo, irrequietezza, agitazione, palpitazioni e soprattutto insonnia..., che almeno se dormissi quelle 4/5 ore recupererei...
Sono in psicoterapia da 3 anni ma, forse è il caso di cambiare... i farmaci son 4 giorni che non prendo l'ansiolitico (scalato)... ma non va bene...
Sembra che vada a periodi...
Gentilissimo, l'ansia, come immagino lei sappia bene, è uno stato d'animo che nasce nel momento in cui avvertiamo un pericolo, se lei vive in questo stato continuo è perché nel suo modo di interpretare la realtà il pericolo è sempre latente. I farmaci che prende servono ad allentare il sintomo ma non a modificare il suo modo di interpretare la realtà che resta sempre allertato. Si tratta quindi di rivedere il suo modo di interpretare ciò che la circonda e ciò che le capita, i suoi timori, le sue insicurezze ma anche le sue risorse. Prima di tutto, però, sarebbe necessario risolvere la sua insonnia che già da sola crea buona parte del problema. Ne parli con il suo terapeuta, se al contrario pensa che il percorso con lui sia ormai esaurito resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto, dott.ssa Manuela Leonessa

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile paziente, dalle sue parole mi arriva molta frustrazione insieme alla consapevolezza della fatica che l'accompagna per doversi occupare dei suoi genitori a discapito delle sue autonomie. Non deve essere facile gestire l'intensità emotiva che comportano invalidità e mania del controllo; la sua sembra una vita in continua allerta (...) da qui gli attacchi di panico. I farmaci riescono a tamponare la sofferenza e sicuramente la terapia personale aiuta tuttavia è la situazione che sembra soverchiarla. Il caregiving è complesso ed ha bisogno di maggiore cura, per sé e per la/le persone delle quali ci si deve prendere cura. Non è facile, assolutamente, ed è buono che lei si ricavi il suo spazio all'interno di un percorso di terapia tuttavia penso che dovrebbe 'lavorare' sulla possibilità di ricavarsi altri spazi di azione personale (lavoro, hobby, amicizie, ecc.). Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Buongiorno, la situazione che sta vivendo è senz’altro molto faticosa ed il suo disagio è comprensibile, non perda però la speranza di riuscire a raggiungere una prospettiva più efficace nel suo percorso di terapia, che la aiuti a sostenere le responsabilità senza rinunciare a se stesso,
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Gentile utente buongiorno.
Senza dubbio sta attraversando un periodo non facile, in cui il bisogno di serenità e di indipendenza si scontra ogni giorno con una realtà che invece genera ansia, preoccupazione, pessimismo per il futuro.
Lei sta cercando soluzioni e questo le rende merito, segno di una spinta interiore a voler stare meglio, ad essere felice, come suo diritto di essere umano. Non è detto, però, che le soluzioni che troviamo siano sempre quelle giuste, magari danno una gratificazione transitoria, ma rischiano solo di diventare abitudini incapaci alla lunga di determinare benessere.
Prendiamo ad esempio i farmaci, gli ansiolitici in particolare: sono metodi di cura palliativi, agiscono sui recettori del sistema nervoso inibendo la risposta sinaptica dei centri sensibili all'ansia. Ma si tratta di un effetto transitorio che non agisce sulle cause che sono di origine psicologica, comportamentale e legata all'ambiente esterno. Mantenere dosi basse, come lei ha fatto periodicamente, è poco più di un effetto placebo, serve a poco o nulla, solo a dare sprazzi di inibizione. E' come se tentasse di spegnere un incendio con un bicchiere d'acqua. Né tantomeno, per quanto detto prima, le servirà a molto aumentare le dosi (mai farlo senza prescrizione medica, in ogni caso!): otterrebbe effetti collaterali sulla vigilanza e l'espressione comportamentale.
E' una buona cosa che lei abbia fatto ricorso a uno specialista per affrontare i suoi problemi. Dopo 3 anni, però, non deve escludere la possibilità di consultare un altro professionista. A volte cambiando metodo, approccio dell'intervento psicologico, si ottengono risultati diversi.

Io mi occupo di Psicologia Positiva e tecniche di Mindfulness. Nel trattamento dell'ansia e del panico, questo approccio può essere efficace perché fa leva sulle potenzialità dell'individuo e traccia un percorso di crescita personale e di self-care psicologico, che consente di affrontare i sintomi dell'ansia in modo nuovo e funzionale, inserendo nella routine quotidiana, nuove abitudini positive, orientate al benessere interiore e alla gestione delle emozioni, in particolare quelle positive.
Se lo desidera, posso darle maggiori informazioni a proposito di questo tipo di intervento, anche con consulenza online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
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Gentile utente, è fondamentale che lei racconti queste dinamiche ai professionisti che la stanno seguendo, dicendo che non sta notando miglioramenti, in modo da poter valutare se è il caso di cambiare qualcosa in terapia o di cambiare terapeuta.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
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Buona sera, mi spiace per la sua situazione esistenziale, i sintomi per quanto facciano soffrire sono il filo d'Arianna che le può indicare l'uscita dalla sua situazione. Dice che è disoccupato, e che vive in famiglia con due genitori così complessi ma non parla di altre relazioni ( sentimentali amicali ), così tanto necessarie per crescere ed evolversi. La psicoterapia ha anche la funzione di far fare quei cambiamenti esistenziali tanto necessari a noi esseri umani per avere la vita che meritiamo.
Forse qualcosa nella sua psicoterapia si è arenato. Cerchi di capirlo col suo terapeuta. Rimango a sua disposizione per un confronto, anche on line, un caldo abbraccio ed un sentito augurio.
Mi dispiace sentire che stai attraversando un periodo così difficile. È importante mantenere la comunicazione aperta con il tuo terapeuta e considerare di discutere dei recenti sviluppi nella tua situazione. Un cambiamento nella terapia o nei farmaci potrebbe essere una valida opzione per affrontare la tua ansia e depressione. Continua a cercare supporto e prenditi cura di te stesso.
Rimango a disposizione per altri dubbi e chiarimenti . Dott.ssa Elisabetta Pati
Buongiorno, comprendo che questo suo malessere sia innescato in un contesto in cui si sente inadeguato. A volte questo può generare sintomi di ansia e se non avviene affrontato, cercando di contestualizzarlo a quali momenti e compreso che cosa andare a modificare, per sentirsi meglio, è difficile aspettarsi che solo con le modifiche alla terapia farmacologica non proverà più sintomi. Le consiglierei di parlare con il suo terapeuta e comprendere come procedere, data la lunga durata della sua sofferenza.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Matilde Ciaccia
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La situazione che vive in casa è di per sè pesante; a ciò si aggiunge la mancanza di un lavoro che, porta con sè altro malessere e frustrazione. Quindi, in primis, mi verrebbe da dire che bisogna concentrarsi anche per alleggerire il contesto psico-sociale che sta vivendo. Per fare questo e per avere comunque un aiuto, fondamentale è l'aiuto terapeutico e 3 anni mi sembrano tanti per non vedere almeno un certo miglioramento. Da valutare poi, con chi la seguirà, l'utilità di psicofarmaci e le dosi da assumere PEDISSEQUAMENTE
Salve, la situazione che racconta è molto chiara ed è realmente faticosa e frustrante, tanto che i sintomi che riporta come insonnia, ansia, rimuginii sono assolutamente comprensibili e strettamente correlati tra loro.
Non so che tipologia di psicoterapia stia seguendo da tre anni a questa parte, il mio personale consiglio è quello di lavorare con il suo terapeuta sul contesto che lei vive, sulle persone che le stanno attorno, su come queste persone siano in grado di sostenerla o, al contrario, di ostacolarla, nel percorso di cambiamento che tanto desidera.
Le auguro di raggiugere la serenità che spera e che si merita.
Per qualsiasi dubbio o consiglio mi rendo disponibile.
Dott.ssa Elisabetta Colombo
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Salve, mi sembra che la sua scelta abitativa sia probabilmente non ottimale ma quasi obbligata per vari motivi (economici e di accudimento del genitore). Sarebbe bene perciò che almeno i rapporti interpersonali con i familiari conviventi fossero sereni, gratificanti e di sostegno, pur con i limiti della natura umana, piuttosto che fonte di ansie, arrabbiature e malessere.
Tenga presente che i rapporti interpersonali si modificano modificando il proprio modo di comunicare con le persone, ma molto spesso non è facile capire che tipo di cambiamento deve essere messo in atto. Lo psicologo serve anche a questo: ad insegnare ed a dare la forza di comunicare in modo diverso, dal che ne consegue inevitabilmente che l'"altro" comunicherà e si comporterà diversamente e la relazione migliora velocemente e spesso in modo sorprendente. Le consiglio pertanto di provare la Terapia della Gestalt, come da me modificata, per sperimentane l'efficacia nelle relazioni. Trova un paio di miei articoli su internet
Gentile utente, l'esperienza di vita quotidiana da lei riportata, al momento, necessita di attenzione. I suoi momenti carichi di ansia e di dolore ne sono l'espressione. Trovi la forza di attraversare questo periodo emotivamente difficile e si conceda un'altra possibilità di cambiamento partendo dal punto in cui lei si trova nella sua vita, qualsiasi esso sia. Ogni momento è un nuovo inizio, si conceda la possibilità di ricominciare. Grazie per la condivisione, Dott.ssa Daniela Andracchio
Gentile Paziente, i sintomi non vanno messi a tacere ma ascoltati e capire insieme al professionista di riferimento cosa le vogliono comunicare. Ogni sintomo porta con se un processo trasformativo. Crede davvero che se li mette a tacere lei sarà felice?! Provi a riflettere sul messaggio che porta con se quel dolore e lo porti in analisi. Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.
Gentile paziente,
dalle sue parole emerge lo sconforto che sembra essere correlato ad una situazione che lei vive da un lato come immutata (...sono ancora in una situazione di malessere) dall'altro come dipendente da eventi esterni (il vivere in casa con i suoi genitori, il modo di sua madre di esercitare controllo). Mi permetto di suggerirle di parlare apertamente con la sua terapeuta e/o di valutare un cambio in quanto i farmaci operano sempre esternamente e per quanto possano diminuire l'ansia e il senso di minaccia è importante comprendere cosa le succede e cose le attiva il malessere. Per esempio, quando dice che il suo malessere è periodico...forse sarebbe utile esplorare questi periodi sia positivi che negativi alfine di avere un quadro completo del suo funzionamento. Comprendo la sua frustrazione ma temo che una focalizzazione sui farmaci non la può aiutare "definitivamente" mentre un'esplorazione su quanto le si smuove dentro può darle una lettura diversa del problema...e quindi delle eventuali soluzioni
Salve. Proverò a identificare alcuni punti su cui poterle dare un feedback. La sensazione che "vada ad ondate" in realtà non è una variabile anomala. Riflettendoci, anche gli eventi quotidiani sono diversi da giorno a giorno, da ora a ora. Immaginare che noi siamo impassibili o sempre pronti a reagire in modo ottimale credo essere utopistico. Tuttavia se queste ondate sono con picchi molto alti o con oscillazioni frequenti allora si, c'è da intervenire. L'intervento sarà non nel appiattimento ma nel ridurre a finestre tollerabili queste oscillazioni.
Per l'aspetto ansioso penso che l'intervento farmacologico sia importante. Spero che queste modifiche vengano seguite da uno specialista altrimenti gli effetti son ambigui e non tracciabili. Premesso ciò, l'intervento terapeutico dovrebbe fornirle strumenti utili da spendere nella quotidianità. Anche qua, con potenziali alti e bassi, su cui però si possa intervenire e cambiare assetto.
Gentile utente,
dal suo racconto emerge sicuramente un contesto non funzionale che le causa un disagio significativo.
Non perda la fiducia nei confronti dei professionisti che la stanno seguendo e non esiti a condividere il suo malessere con il suo terapeuta. sono certa che insieme troverete una soluzione per stare meglio.
Le auguro il meglio,
Dott.ssa Valeria Filippi
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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