Salve, faccio la terapia CBT da circa 2 anni e un tempo subito dopo stavo meglio avendo anche delle

15 risposte
Salve, faccio la terapia CBT da circa 2 anni e un tempo subito dopo stavo meglio avendo anche delle ricadute ma adesso mi viene la sensazione di tristezza all' improviso e di vuoto. Sto seriamente pensando di essere una persona speciale con un cervello anormale e che la terapia non funzioni per me. Prima ero ottimista adesso non piú. Potrà essere possibile una cosa del genere?
Caro utente,
Come sta descrivendo, Le stanno sorgendo dei dubbi sulla terapia che sta svolgendo. Prima di tutto ne parli con il Suo psicoterapeuta.
Può anche darsi che nel Suo caso fosse indicato un approccio diverso, che lavori maggiormente sul linguaggio delle emozioni in relazione con il Suo corpo. Una psicoterapia che integri questi aspetti Le può dare altre risposte alla Sua sofferenza.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Dott.sse Monika Elisabeth Ronge
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Gentile utente, è possibile che la terapia da lei intrapresa non sia più efficace ed è normale che questo le provochi frustrazione e pessimismo; sappia che non esiste un percorso univocamente ideale, in quanto ognuno è unico e irriducibile, anche nel proprio disagio. Non è lei ad essere responsabile dell'inefficacia del percorso intrapreso (poichè dipende da molteplici fattori), di cui le consiglio comunque di parlarne con la sua terapeuta.
Ha però il diritto e la possibilità di scegliere un percorso che meglio si adatta alla sua persona e le sue esigenze, che possa accogliere adeguatamente la sua tristezza e il suo senso di vuoto, per rinnovarne il senso e dar vita ad un concreto cambiamento.
Cordialmente, Dott.ssa Cramarossa
Quando senti che la terapia è in una fase di stallo è sempre molto utile parlarne con il/la terapeuta. Di solito è proprio da questi momenti che possono emergere snodi interessanti per il lavoro di cura. Se dopo il confronto continua la percezione di minore efficacia nel gestire il senso di vuoto, potresti valutare un approccio diverso, magari rivolgendoti alla psicoterapia del profondo.
Ciao
Capisco che tu stia attraversando un momento difficile. È normale avere alti e bassi durante il percorso terapeutico. Le sensazioni di tristezza e vuoto possono essere parte del processo di guarigione. Non sei una persona speciale con un cervello anormale, ma semplicemente stai affrontando sfide che richiedono tempo e impegno. La terapia CBT potrebbe ancora funzionare per te, è importante essere paziente e continuare a lavorare con il tuo terapeuta per trovare le strategie più adatte alle tue esigenze. Resta ottimista, anche momenti più difficili possono portare a una crescita personale significativa. Se hai bisogno di ulteriore supporto, non esitare a parlarne con il tuo terapeuta.
Cordiali saluti Dott. Tiziana Vecchiarini
Gentile utente, grazie per essersi rivolta a noi innanzitutto. Capisco la situazione che descrive, e comprendo quanto possa essere faticoso avere dubbi rispetto al percorso che ha intrapreso. Credo che parlare apertamente con il suo specialista di riferimento potrebbe aiutarla ad esplorare e comprendere meglio quello che sta accadendo.
cordiali saluti
AV
Mi spiace per il vissuto che ci riferisce. Se sente che la terapia non sta dando i risultati che si attende la cosa migliore è esplorare il suo vissuto con il terapeuta Che la sta seguendo. E 'possibile che la terapia si sia un po' arenata ma l'analisi di queste fasi è di solito un buon punto di ripartenza. Se riscontrerete l'impossibilità di superare questa crisi valuti un nuovo percorso ma non si scoraggi rispetto alla terapia in generale. Cordiali saluti
Salve,
l'aspetto della relazione tra terapeuta e paziente è determinante ai fini dell'efficacia della terapia stessa. Ne parli con il suo terapeuta, potrebbe essere una buona occasione per lavorare sulla relazione in generale.
saluti
Salve, cerchi di valutare se la sua alleanza terapeutica sia efficace. L'alleanza terapeutica si stringe nel tempo ed è il fattore più importante per fare procedere una psicoterapia. Valuti e decida.
Buongiorno, mi colpisce l'accostamento delle parole "speciale" e "anormale". Non credo esista una norma e ognuno è speciale a modo proprio. Due anni di terapia non sono pochi ma neanche tanti. Già che sente di aver avuto dei benefici non è poco ed è normale avere la sensazione di perdere i progressi fatti, ogni tanto. Ad ogni modo la invito a parlare di queste sensazioni di vuoto col suo terapeuta, che è l'unico a conoscere bene la sua storia; è importante che anche l'insoddisfazione verso la terapia venga affrontata all'interno della terapia stessa. Buona giornata. Dott. Antonucci
Gentile utente, grazie per aver raccontato la sua esperienza. Sento di dirle che la terapia è un percorso e, quindi, come tale attraversa molte fasi non sempre lineari e in discesa. é molto comune, dopo l'iniziale sensazione di benessere al pari con le nostre aspettative positive, vivere momenti di stallo o dove ci sembra che il malessere prenda il sopravvento. In queste fasi possono aprirsi snodi interessanti al percorso di cura, per cui le consiglio di parlarne con il suo psicoterapeuta. Non di meno le aggiungo che non tutte le terapie possono essere per noi congeniali, per cui le consiglio di valutare con il collega che la segue anche la possibilità per le di un indirizzo diverso. Nel farle i miei auguri per una pronta ripresa, resto a disposizione per qualsiasi informazione. Dott.ssa Amelia Capezio
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Prima di giudicarsi, le consiglierei di assumere un atteggiamento amorevole e comprensivo nei confronti di sè stesso, e di parlare delle difficoltà che sta riscontrando in questo momento con il suo terapeuta. Durante una terapia lunga ci possono essere dei momenti più critici, che poi però possono evolvere in un cambiamento positivo. Oppure potrebbe valutare di prendere in considerazione un altro tipo di approccio terapeutico, che magari sia più incentrato sull'emozioni, il vissuto personale e sulle relazioni. Le faccio i miei auguri e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Magnani
Buongiorno,
come suggerito anche da altri miei colleghi, le consiglio di parlarne al suo psicoterapeuta. In alcuni momenti del percorso può succedere di attraversare momenti difficili, per la mia esperienza, in questi momenti ci potrebbero esser cambiamenti in atto che si rivelano i più significativi per lei e che, nel mio caso, portano a risultati definiti di cambiamento profondo e donano finalmente serenità.
Un in bocca al lupo
Dott.ssa Camilla Lenti
Buongiorno,
La ringrazio per aver condiviso qui la sua situazione.
Mi domando, ne ha parlato con il suo terapeuta? La relazione con il proprio psicologo è molto importante, in quanto riflette la modalità che abbiamo di relazionarci al di fuori dello studio con le altre persone.
Quello che le consiglio è di parlarne con il professionista in modo tale che possa comprendere meglio ciò che sta succedendo e che possa calibrare meglio il lavoro che state facendo, al fine di renderlo più efficiente e utile per lei.

Spero di esserle stata di aiuto,

Dott.ssa Giada Valmonte
Buonasera, dopo due anni di terapia avrà raggiunto degli obiettivi importanti ma può succedere che grazie proprio ai progressi fatti lei abbia avuto una crescita e che abbia maturato una nuova consapevolezza che può a volte fare emergere dei contenuti depressivi. Ne parli innanzitutto con il suo terapeuta e se dovesse "sentire" di dover ancora cambiare non esiti a contattare un altro terapeuta. Cordialmente, dott.ssa Cannata Lucia
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caro utente,
prima di tutto la ringrazio per la fiducia e capisco la difficoltà che sta descrivendo.
Dall'esperienza che ho potuto creare negli anni mi sento di dire che la sua non è una situazione sèpeciale, anzi.
Capita infatti spesso che durante una terapia, anche ben impostata e con iniziali periodi di miglioramento, possano nascere momenti di stallo e addirittura peggioramento.
In tal caso la cosa migliore è parlarne con il proprio terapeuta, e se persistesse la sua difficoltà anche dopo il confronto, allora sarebbe opportuno provare a conoscere un'altro specialista. Magari potrebbe essere il suo terapeuta attuale a consigliarle un collega, ma questo solo dopo un opportuno confronto.
Non si vergogni a raccontare al suo terapeuta quello che sta vivendo, è fondamentale per il suo percorso.
Quello che mi preme farle capire è che non si tratta di una situazione SPECIALE, anzi nella norma, e che non coincide con avere un "cervello anormale".
Spero di averle dato alcuni spunti di riflessione, per qualsiasi dubbio o domanda non esiti a contattarmi!
Dott.ssa Elena Palmucci

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