Salve, circa un anno fa mi è stato diagnosticato il DOC e forme di ansia. Mi fu consigliato di segui

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Salve, circa un anno fa mi è stato diagnosticato il DOC e forme di ansia. Mi fu consigliato di seguire un percorso di terapia cognitiva comportamentale, che tutt’ora sto continuando a seguire, sebbene non veda grossi miglioramenti da alcuni punti di vista. Molte compulsioni si sono attenuate, però in realtà pensavo che la terapia suddetta di basssse su tecniche per gestire le compulsioni, quando in realtà la maggior parte delle volte lo psicoterapeuta mi fa solo parlare e mi dà blandi suggerimenti. Il motivo per cui vi contatto è capire se effettivamente dovrei cambiare professionista, dato che l’approccio di questo mi sembra più analitico, e soprattutto perché alcuni aspetti non si sono risolti, ma solo un po’ attenuati, vale a dire mordere le guance, o comunque le dita per scaricare l’ansia, ma soprattutto l’impulso di strappare i vestiti nelle parti che vedo più “deboli” e anche le zip dei pantaloni, cosa che mi causa chiaramente angoscia. Mi scuso per la lunghezza della richiesta e spero in un vostro cortese riscontro. Grazie e buona giornata
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Mi spiace che il percorso che sta già effettuando non la soddisfi in pieno; in prima battuta cercherei di parlare chiaramente con il terapeuta relativamente a ciò che sente e ciò che prova circa la terapia.
Ritengo fondamentale che lei possa comunque proseguire un percorso cognitivo comportamentale, approccio di comprovata efficacia per il DOC al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno, non c'è niente di male a parlare con il suo terapeuta ed ad esprimere i suoi dubbi rispetto alla terapia, anzi, penso sia costruttivo e terapeutico al tempo stesso. In base a questo "scambio" poi potrebbe decidere di iniziare un nuovo percorso con un altro terapueta, basato per esempio sulla tecnica dell'EMDR, in quanto alla base di un DOC c'è spesso un disturbo post traumatico da stress. Le auguro il meglio e resto a disposizione per un consulto, anche online.
Gentile Utente, lo spazio di terapia è costruito e abitato tanto dal terapeuta quanto dal paziente, e se in questo momento si sente meno “comodo” di quanto vorrebbe, è importante che si autorizzi a parlarne apertamente. Sente il bisogno di un approccio meno teorico, e più centrato sul sintomo e sul controllo delle compulsioni. Ogni orientamento segue percorsi differenti, e quello cognitivo comportamentale nello specifico si occupa proprio di intervenire sulle compulsioni. Se il suo terapeuta sta rimandando questo passaggio, è fondamentale che lei possa verbalizzare il bisogno che ha di intervenire sul sintomo, in modo da recuperare entrambi una progettualità condivisa, che in alternativa rischia di colmarsi di frustrazione da parte sua. Un caro saluto
Gent.le utente,
mi spiace per la situazione di disagio che esprime.
consiglierei, in primis, di esprimere tutto questo e parlarne direttamente col suo terapeuta.
Il DOC non è un disturbo facile : imparare a gestire le compulsioni, riconoscere i pensieri/ossessioni, gestire le ansie ... gia cambia rispetto la situazione e iniziale, no?
Alcune cose, con radici più profonde, possono richiedere più tempo (ed analisi).
Cordialmente
GR
Buongiorno, la psicoterapia cognitivo comportamentale lavora molto sul sintomo e ha come obiettivo il ridimensionamento di questo ultimo. I sintomi assolvono ad una finzione, è indicato al fine di poter guarire da un disturbo d ansia, un percorso di psicoterapia che lavori più approfonditamente e più ad ampio spettro. L individuo è molto di più dei suoi sintomi, e non è possibile non lavorare sulle relazioni che lo coinvolgono e su come si funzioni all interno di queste ultime. Valuti la possibilità di confrontarsi anche con un altro professionista. Un caro saluto. Dott. Diego Ferrara
Esponga apertamente le sue perplessità al suo terapeuta. Non è necessariamente detto che sia un collega cognitivo-comportamentale “ortodosso” e nemmeno “analitico”: il fatto che le fornisca “blandi suggerimenti” potrebbe essere funzionale a non rinforzare le sue ossessioni e, conseguentemente, le sue compulsioni. Certamente, ci sono aspetti più profondi che varrebbe la pena di indagare e che generano il sintomo. Resta il fatto che il nostro codice deontologico prevede che ciascun paziente, qualora senta che la terapia non sia sufficientemente efficace, ha il diritto di rivolgersi ad un altro professionista.
Gentile utente, penso che in primo luogo sia necessario esporre al suo terapeuta i dubbi e le perplessità che ha manifestato qui sopra; l’alleanza terapeutica e la condivisione degli obiettivi di cura sono di fondamentale importanza per l’efficacia della terapia stessa. Per quanto riguarda il trattamento del DOC, i protocolli al momento più consolidati e applicati sono la terapia farmacologica e quella cognitivo-comportamentale, e in particolare la procedura di esposizione con prevenzione della risposta (ERP) per le compulsioni. Inoltre, ad oggi si sta verificando l’efficacia di interventi più meditativi ed esperienziali, che tengano maggiormente in considerazione i processi di pensiero rispetto al contenuto degli stessi; esistono studi che affermano l’efficacia di tecniche di mindfulness nella gestione dei pensieri intrusivi (andando a lavorare dunque più sulle ossessioni).
Cordiali saluti, Dott.ssa Liguori Sara Nargis
Buongiorno, per prima cosa direi di esporre al suo terapeuta tutte le sue perplessità.
Qualora dovesse continuare a non trarne giovamento, mi sentirei di consigliarle un percorso di psicoterapia sistemico relazionale al fine di prendere in considerazione anche il contesto in cui si manifestano i suoi sintomi.
Sarebbe utile inoltre un percorso di sedute di E.M.D.R. di tecniche di rielaborazione e desensibilizzazione di piccoli e grandi traumi.
Buona giornata
Dott. Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Gentile utente, credo che la cosa migliore da fare in questi casi è di confrontarsi con il professionista che la segue. Non abbia timore ad esprimere i suoi dubbi e perplessità sul percorso terapeutico.
Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Froiio
Gentile paziente, mi dispiace per il suo disagio. Proverei a parlarne con il suo terapeuta e nel caso non trovasse comunque dei miglioramenti potrebbe intraprendere un altro approccio...
Ad esempio, il bersaglio terapeutico della terapia breve strategica è smontare il meccanismo di “controllo che fa perdere il controllo” sia a livello di azioni che di pensieri. In altri termini l’intervento si focalizza non solo sull’interruzione o sulla correzione dei copioni comportamentali. Si dovrà anche ristrutturare il modello di ragionamento.
Siamo tutti un po’ ossessivi, la differenza sta nel grado di ossessività; sotto una certa soglia l’ossessività è funzionale, sopra una certa soglia è disfunzionale, le persone di successo sanno cavalcare questa soglia.
Per approfondimenti:
Nardone G., Portelli C. Ossessioni compulsioni manie. Capirle e sconfiggerle in tempi brevi. Ponte alle Grazie Adriano Salani Ed 2013.
Nardone G., Psicotrappole. Ponte alle Grazie 2013.
Saluti,
dr. Germi
Gentile utente, mi dispiace molto perchè comprendo le sue difficoltà emotive e nel gestire la vita di tutti i giorni. Naturalamente tutti noi colleghi le consigliamo di parlarne al suo terapeuta con cui dovrebbe aver instaurato gradualmente un rapporto di fiducia.La terapia dovrebbe riuscire a offrire un posto caldo, accogliente, dove riuscire a mostrarsi con la fiducia di non essere giudicato ma accolto. Per farlo forse bisogna prendersi il rischio di lasciare andare un pò del controllo, ma lo si può fare gradualmente solo con l'aiuto dell'altra parte del team: il suo terapeuta.
Gentile utente grazie per la condivisione, naturalmente comprendo la delusione che esprime anche a fronte della sofferenza creata dai sintomi che sperimenta. Sicuramente in ogni terapia, al di là dell'indirizzo teorico, vi deve essere una parte dedicata all'alleggerimento sintomatico e un'altra alla comprensione del suo significato e delle sue fluttuazioni. Spesso dietro il sintomo ci sono emozioni non svelabili neanche a noi stessi, a motivo di ciò ritengo che possa essere quanto mai auspicabile fare l'esperienza di poter svelare i propri dubbi, emozioni e perplessità in un contesto protetto come quello della terapia. Sperimenterà probabilmente un alleggerimento della tensione che vive rispetto alla terapia, una migliore collaborazione e motivazione e la ricerca magari piu' attiva di soluzioni per gestire i sintomi.
Le faccio i miei auguri.
Gentile utente,
mi dispiace molto per il disagio che sta vivendo, tuttavia in accordo con i miei colleghi, consiglierei di parlarne con il suo terapeuta. Le faccio un grande in bocca al lupo.
Un caro saluto!
Dott.ssa Daniela Gioiosa
Buongiorno, il disturbo ossessivo è solo una manifestazione esterna di una rigidità interna, rigidità che cerca di contenere emozioni che hanno bisogno di uscire...basta capire come farle uscire in un modo tollerabile e utile. Provi ad ascoltarsi e osservare quante volte magari qualcuno le ha detto, lasciati andare, non preoccuparti, sii te stesso...ecco, la risposta è proprio li, non pensare le emozioni, ma viverle.
Provi a fare anche cose legate al corpo, tecniche di rilassamento, meditazione, ecc. Il malessere per esistere ha bisogno di un corpo coerente. Non si può essere tesi emotivamente in un corpo rilassato. Tanto vale rilassare il corpo e imparare a mollare il controllo..a cascata andrà tutto meglio, dalle somatizzazioni, alle unghi alle ossessioni.

Buon cammino...
Esprimere al proprio terapeuta eventuali perplessità rispetto al lavoro che si sta svolgendo insieme è una parte fondamentale del processo e del lavoro psicoterapeutico.
Si tratta di una modalità basata sul feedback utile a riallinearsi insieme sugli scopi e sui metodi della psicoterapia, da quel momento in poi.
È altresì importante considerare il fatto che alcuni disturbi come ad esempio il DOC possono richiedere una terapia che si protrae per qualche anno, e che lo psicoterapeuta non prende in carico soltanto i suoi sintomi ma anche lei in quanto persona. Per questo motivo non tutte le sedute saranno mirate alla sintomatologia manifestata, ma agli eventi e agli stati emotivi e mentali che accompagnano l'insorgere della specifica compulsione.
Resto a disposizione per ulteriori dubbi, i miei migliori auguri.
Dott. Giacomo Ginestrone

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