Mia sorella si è ammalata di depressione maggiore dall’inizio di quest’anno. Io vivo all’estero e so

23 risposte
Mia sorella si è ammalata di depressione maggiore dall’inizio di quest’anno. Io vivo all’estero e sono tornata per un mese per aiutare i miei che ormai sono molto vecchi e stanchi. La situazione dura da più di 6 mesi e nonostante la terapia psicoanalitica che sta seguendo, non accenna a migliorare. Tra qualche giorno dovrò partire, ma in me ci sono sentimenti contrastanti. Da una parte non vedo l’ora di scappare da questo ambiente tossico, dall’altra mi sento in colpa a lasciare tutto sulle spalle dei miei genitori. Come fare a prendere la giusta decisione? Se vado via, sono egoista?
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Buonasera,
mi dispiace molto per al situazione che sta vivendo. è sempre difficile prendere la decisione giusta in queste circostanze. Non deve sentirsi in colpa se vuole fuggire da un ambiente che la fa star male. Questo non significa che lei non voglia bene alla sua famiglia. Sono certa che lei ha fatto il possibile. Se dovesse sentirne la necessità, potrebbe intraprendere un percorso di supporto psicologico per affrontare la sua situazione.
Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio

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Dott.ssa Martina Orzi
Psicologo, Psicologo clinico
Collegno
Buonasera, posso immaginare quanto possa essere difficile stare accanto ad una persona cara che soffre ed è inevitabile che tutta la famiglia sia coinvolta in questo dolore. Mettere confini per tutelare la propria salute psicologica è una scelta funzionale per il suo benessere, ma spesso è difficile farlo perchè ciò evoca vissuti emotivi intensi e contrastanti (senso di colpa, paura di perdere un legame etc.). Potrebbe esserle utile rivolgersi ad un professionista al fine di poter avere uno spazio di ascolto che le consenta di accogliere ciò che prova rispetto alla situazione che sta vivendo. Solo accogliendo i suoi vissuti emotivi potrà decidere come andare avanti in questa situazione. Uno degli ostacoli più grandi all'accettazione del proprio sentire è proprio l'autocritica, il giudizio costante di quel che si prova e di come ci si dovrebbe sentire. Quindi è importante lei possa ascoltare quali sono i suoi bisogni e di conseguenza capire come comportarsi senza che questo comprometta la relazione con sua sorella e la sua famiglia, ma soprattutto l'immagine che lei ha di se stessa. Può essere un modo per esplorare come poter mantenere la relazione in modo funzionale, rispettando i suoi confini e la sua salute psicologica. Rimango a sua disposizione, anche online. Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Dott.ssa Elena Rolfo
Psicologo, Psicoterapeuta
Rivoli
Salve,
la invito a riflettere sulla possibilità di mettere la "giusta distanza" da una situazione. Non è detto che andando via lei non possa più essere d'aiuto. Anzi, potrebbe avere una visione più neutra, esterna, razionale che a volte rischia di mancare in un "ambiente tossico".
Ha quindi l'opportunità di avere una visione differente ed importantissima per gestire anche le ripercussioni che tale malattia genererà nei suoi genitori.
Per qualunque chiarimento sono disponibile online.
Cordialmente
dott.ssa Elena Rolfo
Dott.ssa Giorgia Colombo
Psicologo, Psicologo clinico
Lentate sul Seveso
Buongiorno,
mi dispiace per quanto sta vivendo e la ringrazio per la condivisione. Non deve essere facile stare accanto a sua sorella in una situazione di sofferenza ed è comprensibile, oltre che funzionale, sentire la necessità di allontanarsi e riprendere la sua routine quotidiana. Ciò non la rende egoista. Sono certa abbia fatto il possibile per sua sorella.
Purtroppo il percorso psicoterapico ha i suoi tempi e sicuramente la figura che sta seguendo sua sorella saprà supportarla in questo momento difficile della sua vita. Sua sorella continuerà ad avere anche il suo supporto e quello dei vostri genitori.
Le faccio i miei più sentiti auguri per sua sorella e la sua famiglia.
Dott.ssa Giorgia Colombo
Dott.ssa Claudia Margutti
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Carissima
Dal suo racconto trapela la sofferenza che sta vivendo a causa della depressione di sua sorella e per il senso di colpa nel dover lasciare i suoi genitori soli in questa situazione. I confini fisici ed emotivi però non andrebbero vissuti con tale angoscia perché in realtà è giusto metterli proprio al fine di preservare il proprio spazio di benessere ,, potrebbe anche cercare di seguire la situazione a distanza e assicurarsi che la rete di professionisti intorno a sua sorella possa essere effettivamente di aiuto.
Rimango a disposizione anche on line
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Margutti
Dott.ssa Serena Sgrosso
Psicologo, Psicologo clinico
Dueville
Gentile utente, la domanda che può farsi ma se resta la depressione di sua sorella di risolve? Probabilmente no perché ci vuole tempo, in questo mese magari ha sollevato un po’ i suoi genitori ma lei deve vivere la sua vita in maniera indipendente vista la sua età, sua sorella ha iniziato un percorso in ogni caso che ha bisogno de suo tempo per trovare una svolta ma se lo frequenta con costanza …è già un passo, capisco il suo “senso di colpa”nel voler andarsene ma può continuare a sentire la sua famiglia anche da lontano facendo sentire la sua presenza in questo modo è organizzando un eventuale altro viaggio più avanti. Le auguro ogni bene.
Dott.ssa Ilaria Rasi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera, comprendo il tormento ed il peso della decisione. Le giro la domanda: di che cosa è e non è responsabile, lei? Nel vostro sistema familiare lei è figlia, ricopre questo ruolo. In quanto tale è giusto agire per quelli che sono i suoi bisogni e desideri di figlia.
Dott.ssa Maria Zaupa
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Vicenza
Gentile signora, posso immaginare la fatica ed il dolore di una situazione così difficile: da una parte il suo ritornare per prendersi cura dei genitori vecchi e stanchi e dall'altra la consapevolezza che questa stanchezza è legata anche alla depressione di sua sorella che rimane 'sulle spalle" dei suoi genitori. Il conflitto che vive è veramente pesante e faticoso da sostenere. La decisione può liberarla da una parte e legarla dall'altra ed i nodi dei sensi di colpa sicuramente rendono ancora più difficile la scelta. Discuterne in terapia potrebbe aiutarla a fare chiarezza dentro di lei e sostenerla nella decisione che si sentirà di prendere. Un caro saluto e a disposizione anche on line.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, grazie per la sua condivisione. Posso dirle che quando sia ha una persona cara che soffre di un disturbo così grave, è più che normale provare sentimenti contrastanti quali rabbia, senso di inadeguatezza o di colpa. Purtroppo lei questa situazione non l'ha scelta e deve comunque farci i conti poiché, con il ruolo che ricopre, si trova in una posizione scomodissima. Se sua sorella è già seguita lei non deve fare altro che accudire se stessa più che può, anche in vista di situazioni di emergenza o che richiedono il suo aiuto. Le consiglio di appoggiarsi ad un professionista che la aiuti in questo, non può fare tutto da sola o rischia di perdersi.
Spero tanto di esserle stata utile , non si scoraggi.
Cordialmente,
Dott.ssa ledda
Dott.ssa Mariarosaria Cerbone
Psicologo clinico, Psicologo, Professional counselor
Napoli
Gentile utente non si senta in colpa: per aiutare gli altri bisogna stare prima bene con se stessi. Potrebbe consigliare a sua sorella una psicoterapia ad orientamento psicocorporeo, nello specifico di tipo Neofunzionale, efficacissima nel trattamento della depressione.
Sono a sua disposizione per chiarimenti e dubbi.
Saluti dottoressa Mariarosaria Cerbone
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve,

La situazione che ha descritto è sicuramente complessa e emotivamente gravosa. Trovarsi di fronte a una malattia come la depressione maggiore in famiglia può essere estremamente difficile da gestire, specialmente se ci si trova lontani e con altre responsabilità.

Prima di tutto, è importante ricordare che la cura e il sostegno per una persona affetta da depressione maggiore richiedono tempo e pazienza. La terapia psicoanalitica, come molte altre forme di terapia, può necessitare di tempo prima di mostrare miglioramenti significativi.

Riguardo al suo conflitto interiore, è naturale provare sentimenti contrastanti. Da un lato, c'è il desiderio di prendersi cura della propria famiglia, dall'altro c'è il bisogno di proteggere il proprio benessere e la propria vita.

Non è egoista voler cercare un equilibrio tra il prendersi cura di sé e il sostenere gli altri. Potrebbe essere utile riflettere sulle seguenti domande: Quali sono le mie priorità in questo momento della mia vita? In che modo posso supportare mia sorella e i miei genitori, pur mantenendo il mio benessere? Ci sono altre risorse o supporti esterni a cui la mia famiglia può attingere per aiuto?

Forse, potrebbe anche considerare di consultare uno psicologo o un counselor nel paese in cui vive attualmente, per ricevere una guida durante questo periodo difficile e avere una prospettiva esterna sulla situazione.

Le decisioni che dovrà prendere saranno personali e basate sulle sue esigenze e circostanze uniche. Ciò che è fondamentale è assicurarsi che ogni scelta venga fatta tenendo a mente sia il benessere personale che quello della famiglia.

Cordialmente,

Ilaria.
Dott.ssa Giorgia Ferrucci
Psicologo, Psicologo clinico
Lainate
Buongiorno,
sicuramente la situazione non è facile e comprendo il suo senso di colpa, ma non è egoista se se ne va via. La responsabilità di sua sorella non è sua e lei ha già fatto abbastanza per lei. Se non mettiamo il nostro benessere al primo posto, non riusciremo nemmeno ad aiutare gli altri.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Ferrucci
Dott.ssa Angelica Surdo
Psicologo, Psicologo clinico
Martano
Gentile utente,
la sofferenza di una persona cara può comportare in noi emozioni contrastanti. Il suo volersi allontanare da una situazione che la causa malessere è un bisogno legittimo, perchè prima di poter fornire adeguato sostegno e supporto alla sua famiglia deve avere le risorse per farlo. Qualora dovesse sentirne il bisogno, potrebbe intraprendere un percorso di sostegno psicologico per poter affrontare la sua situazione.
Un caro saluto.
Dott.ssa Angelica Surdo
Dott. Alberto Binda
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, mi spiace molto per la situazione, capisco che possa essere difficile convivere con questo dubbio. La situazione che sta affrontando è certamente complessa, ma si ricordi che non è da egoisti tenere in considerazione anche i propri bisogni. Potrebbe provare ad indagare se anche sua sorella non sentisse alcun beneficio dal trattamento in corso. Nel caso in cui foste concordi, si potrebbe pensare di cambiare percorso o di coinvolgere altri professionisti.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Lavinia Salvati
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Buongiorno, è comprensibile avere sensazioni contrastanti in una situazione familiare come quella che descrive.
La depressione maggiore come patologia non ha effetti solo su chi la soffre ma anche su chi deve accudire la persona in difficoltà. Dunque la domanda che si pone sembra essere piuttosto lecita e coerente con il contesto che vive. Sua sorella dovrà comunque prendersi cura di se stessa, e i suoi genitori in quanto tali hanno un ruolo. Il dubbio riguarda il suo percorso personale e pertanto le consiglio di farsi aiutare in separata sede, rispetto alla sua famiglia, facendo un suo percorso, se questo è un peso troppo grande da portare, qualsiasi decisione decida di prendere.
Per ogni altra informazione, sono qui.
Dott.ssa Salvati Lavinia
Dott.ssa Martina Santillo
Psicologo, Psicologo clinico
Samarate
Non è mai facile prendere una decisione simile e posso immaginare il senso di colpa di cui parla. Non penso che lei sia un'egoista se decide di andare via: ha fatto il possibile e c'è chi si sta seguendo sua sorella nel suo percorso di cura. Ascolti quello che sente e non metta da parte i suoi bisogni!
Dott.ssa Giorgia Caputo
Psicologo, Psicologo clinico
Castell'Umberto
Buon giorno, mi dispiace per la situazione che sta vivendo.
Ha fatto bene a tornare a casa per un pò ma se adesso crede sia arrivato il momento di andare via, non ha alcun motivo per sentirsi in colpa.
Può continuare ad aiutare sua sorella anche a distanza.
Riprenda in mano la propria vita e si prenda cura della sua salute.
Resto a disposizione di ulteriori domande o chiarimenti.
Dott.ssa. Giorgia Caputo
Dott.ssa Giorgia Pinessi
Psicologo, Psicologo clinico
Lissone
Buongiorno, grazie per la sua condivisione
Purtroppo non posso io darle una risposta alla sua domanda in quanto l'unica persona a poter rispondere a questa domanda è lei.
Se avessi bisogno di maggior supporto mi contatti pure privatamente
Dott..ssa Pinessi Giorgia
Capisco quanto possa essere difficile trovarsi in una situazione così complessa e carica di responsabilità. È evidente che tieni profondamente a tua sorella e ai tuoi genitori, e il fatto che tu abbia dedicato del tempo per aiutarli dimostra quanto tu sia coinvolta e premurosa.
Innanzitutto, è importante riconoscere che la situazione che descrivi è oggettivamente molto impegnativa, e provare sentimenti contrastanti – come il desiderio di "scappare" e il senso di colpa – è assolutamente normale. Non c’è una scelta "giusta" o "sbagliata", ma piuttosto una decisione che dovrebbe tener conto non solo dei bisogni della tua famiglia, ma anche dei tuoi.
Prendersi cura degli altri è importante, ma non possiamo farlo a lungo termine se non ci prendiamo cura anche di noi stessi. A volte, riconoscere i propri limiti e rispettarli è un atto di responsabilità, non di egoismo. Tornare alla tua vita all’estero non significa abbandonare i tuoi genitori o tua sorella, ma accettare che non puoi risolvere tutto da sola e che forse c'è bisogno di un supporto aggiuntivo o di un'organizzazione diversa.
Potresti considerare alcune opzioni concrete per alleviare il tuo senso di colpa e sostenere la tua famiglia anche da lontano.
Potresti pensare di parlare con i tuoi genitori per capire se ci sono altre risorse di supporto a cui si può attingere, come caregiver, servizi sociali o gruppi di supporto.
Ricorda che il tuo ruolo non è "salvare" la situazione, ma fare la tua parte nel modo che ti è possibile, senza annullarti. Lasciare l’ambiente non significa essere egoisti; può voler dire proteggere te stessa per essere in grado di continuare a offrire un aiuto sostenibile nel tempo.
Cosa ne pensi? C’è qualcosa che potrebbe aiutarti a gestire questo momento con maggiore serenità?
Buongiorno,
Immagino la sua difficoltà in questa situazione.
Quel che mi viene da dirle è che lei non può salvare nessuno, neanche sua sorella dalla situazione che sta vivendo, può salvare soltanto se stessa.
Se reputa che questo sia per lei un ambiente tossico, pensi a se stessa, nonchè l'unica persona che può realmente aiutare.
Potrà comunque stare accanto a sua sorella quando vorrà farlo tramite chiamate, messaggi, videochiamate, il mezzo che preferite.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, quello che sta vivendo è comprensibilmente molto difficile e carico di emozioni complesse e profonde. L’esperienza della malattia mentale di una persona cara, soprattutto quando si tratta di qualcuno così vicino come una sorella, può scuotere ogni equilibrio, e ciò che descrive trasmette perfettamente la fatica emotiva, il senso di responsabilità e i pensieri contrastanti che si affollano nella sua mente. Da un lato il bisogno di allontanarsi da un contesto che inizia a diventare emotivamente logorante, dall’altro il senso di colpa e la paura di risultare egoista. Vorrei dirle, con la massima chiarezza, che questi pensieri non solo sono comprensibili, ma anche molto comuni quando ci si trova in una situazione simile. Quando un familiare si ammala di depressione maggiore, il sistema relazionale viene scosso in profondità. È normale che ogni membro della famiglia senta di doversi adattare, a volte con grandi sacrifici. Tuttavia, è importante ricordare che non possiamo prendere sulle nostre spalle il carico totale della sofferenza di chi amiamo, e non possiamo sostituirci alla funzione della terapia o alla responsabilità personale del percorso di guarigione. La sua presenza in questo mese ha sicuramente rappresentato un supporto fondamentale, sia per sua sorella sia per i suoi genitori, ma è altrettanto importante che lei non sacrifichi la propria stabilità mentale, i propri impegni e i propri limiti nel tentativo, comprensibile ma spesso inefficace, di “salvare” da sola tutta la situazione. In un'ottica cognitivo-comportamentale, lavoriamo molto sul concetto di responsabilità funzionale e sul dialogo interno che alimenta credenze disfunzionali, come quella di dover essere sempre presenti per non essere giudicati come egoisti o insensibili. Quello che lei sta facendo, al contrario, è un atto di consapevolezza: si è resa disponibile, ha offerto aiuto, ha condiviso la fatica. Ora si trova a dover tutelare anche se stessa, perché esaurire le proprie risorse, restando in una situazione vissuta come tossica, non aiuterà nessuno, anzi rischia di aggiungere ulteriori livelli di sofferenza. Non è egoismo prendersi cura di sé. È un atto di responsabilità verso di sé e, paradossalmente, anche verso gli altri. Perché una persona che riesce a preservare un equilibrio emotivo ha molte più possibilità di essere d’aiuto in futuro, in modo più lucido e duraturo. Può essere utile condividere con i suoi genitori, e magari anche con la terapeuta di sua sorella se vi è la possibilità, le sue preoccupazioni, i suoi limiti e ciò che teme di lasciare in sospeso. Il dialogo, anche a distanza, può restare aperto e costruttivo. Non serve esserci fisicamente ogni giorno per continuare a essere una figura di riferimento. Quello che può fare ora è permettersi di accettare la complessità delle emozioni che sta vivendo, senza cercare risposte assolute o colpe da assegnare. Può partire, se sente che questo è ciò di cui ha bisogno, portando con sé l’impegno di continuare a sostenere, anche da lontano, ma soprattutto senza annullare se stessa nel processo. In questo modo, non solo protegge sé stessa, ma dà anche un messaggio importante: si può voler bene profondamente a qualcuno, senza per questo dover rinunciare a sé. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Valeria Oliveri
Psicologo, Psicologo clinico
Montespertoli
Gentile utente, il sintomo (in questo caso depressivo) di un familiare, spesso diventa un sintomo di tutti. Ciò significa che è naturale risentirne in qualche modo. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico per trovare uno spazio in cui la sua sofferenza possa essere accolta. Così da poter lavorare anche su ciò che le crea difficoltà nella presa di decisione, come nell'esempio da lei riportato: capire come gestire la colpa e fare scelte non condizionate da questa. Resto a disposizione per un colloquio, anche online. Saluti Dr.ssa Oliveri

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