Mi presento. Sono un ragazzo di 19 anni, vivo a Milano da due anni, sono al secondo anno di universi

22 risposte
Mi presento. Sono un ragazzo di 19 anni, vivo a Milano da due anni, sono al secondo anno di università.
È il mio primo approccio al mondo della psicologia o altro. Il motivo di ciò? Non ne ho idea.
Ok in realtà probabilmente una mezza idea la ho, ma è tutto parecchio confuso attualmente. Nessun trauma familiare, o cause scatenanti particolari.
Solamente sono arrivato a un certo punto in cui mi sono chiesto: come ci sono finito in questa situazione? Ad essere sincero non credo ci sia una precisa causa di questo malumore. Credo sia più una concatenazione di eventi. Causa che diventa effetto, effetto che diventa causa.
Potrei pensare alla mia immensa timidezza, che mi accompagna da quando ne ho memoria.
Oppure alla paura e l’incapacità di relazionarmi con i miei coetanei, l’università e alla continua ansia, il fatto di essere sempre stato un solitario senza nemmeno volerlo, la sofferenza per l’incapacità di mostrarmi non per come vorrei essere, ma per come credo di essere realmente.
Già perché, io come sono realmente? Esiste davvero un io sotto tutti questi strati? Sinceramente non lo so più e vorrei capirlo.
Mi rendo però conto di non riuscire da solo in questa mia impresa. Parlarne in famiglia aiuta relativamente, perché non riesco comunque ad uscire da questa sorta di bolla in cui credo di essermi rinchiuso, estraniandomi dal mondo esterno.
Da studente fuori sede, questo senso di solitudine si è amplificato e con esso le conseguenze.
Mi sta cambiando e non in positivo. Le mie passioni stanno svanendo, e con esse le motivazioni. Ho paura di poter giungere a un punto di non ritorno, oltre il quale possa abituarmi così tanto a questa situazione da renderla “normale”.
Credo che la causa o l’effetto principale che tutto ciò comporta sia una generale mancanza di confronto.
Confronto che potrebbe portare a una maggior consapevolezza su molti aspetti della mia vita ma che, come detto prima, manca.
Per cui, probabilmente è questo il motivo per cui sto scrivendo. Potermi confrontare con un osservatore esterno che non sia un familiare o un conoscente, che quindi possa conoscermi da zero e con cui analizzare aspetti riguardanti la mia personalità, il modo in cui mi relaziono con gli altri, i modi in cui affronto le situazioni della vita. Sperando di poter giungere a una migliore conoscenza e consapevolezza personale.
Gentilissimo, all’inizio del suo lungo messaggio, che mostra chiaramente una certa consapevolezza di se’, si pone una domanda giusta e assolutamente centrata: “ come ci sono finito in questa situazione?”. Si trova ora in un momento di crisi, e le crisi sono spesso feconde, occasioni uniche di apertura verso il nuovo, verso un’ esistenza più “vera” e soddisfacente. Porti le domande che si pone in questo suo messaggio all’attenzione di uno psicoterapeuta che saprà aiutarla a trovare la sua direzione. Dato il tipo di questione che pone, e il modo in cui la pone, credo che un percorso terapeutico psicoanaliticamente orientato possa fare al caso suo. Un saluto, Marta Corradi.

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Dal suo messaggio emerge una chiara richiesta di aiuto è una confusione su quando vive e prova. Sicumeramente ciò che può aiutarla a fare un po’ di chiarezza è una consulenza con qualcuno che si occupa di adolescenza e di cioè che l’età e la situazione di vita attuale comportano. Chiara Tomassoni
Buongiorno, lei sta vivendo un periodo di crescita e cambiamento che possono portare ad una "crisi" che, in accordo con la collega, ritengo una occasione di crescita. Valuti con l'aiuto di uno specialista quanto incide la sua timidezza nella chiusura che lei racconta e quanto questa ultima sia legata ad eventi di vita che le hanno creato insicurezza e paura nell'interazione con gli altri. Lei dice che non ci sono traumi familiari...a volte la parola trauma fa pensare necessariamente ad un evento importante, ma non è detto che sia così. Esistono i traumi relazionali che sono caratterizzati dal fatto che i singoli eventi non sarebbero degni di nota, ma che la somma di eventi simili crea una ferita psicologica (un trauma appunto) che influenza il nostro presente.
Cordiali saluti
Buonasera, concordo con i colleghi sull’occasione che una crisi ci presenta. Questo suo riportare con chiarezza le sue fragilità la pone in una posizione favorevole rispetto a un’attenta ricerca delle motivazioni profonde che la stanno intrappolando in una “bolla”. Provi a rivolgersi a uno psicoterapeuta per trovare un significativo confronto su quanto sta percependo come doloroso e critico da governare. Un caro saluto, Dott.ssa Elisa Galantini
Buongiorno, penso che il suo aver chiaro cosa desidera capire di sé e della sua situazione porti già risposte in merito a come trovarle.
Parlare con un professionista la può sicuramente aiutare a risolvere i suoi interrogativi.
Le auguro il meglio, Dottoressa Ciacci Maria Noemi.
Ciao, penso che tu abbia già chiaro di cosa hai bisogno, chiedere un confronto ed essere aiutato in un percorso di crescita personale, in un momento come questo in cui ti sei trovato lontani da casa a tu per tu con te stesso....quindi segui la tua motivazione e sfrutta questa crisi per arrivare ad un cambiamento
Gent.mo
Credo che la sua situazione sia legata al fatto che non accetta per le debolezze che ritiene di avere.
Essere lontani da casa amplifica questa situazione poiché costruire relazioni stabili e confortanti risulta complicato e faticoso.
Credo sia' così anche per gli altri suoi compagni che vivono fuori sede, credo anche che sia anche un'esperienza formativa, che potrà esserti utile in futuro.
Ad ogni modo credo che investire un po' di tempo e denaro per fare un percorso personale con un terapeuta ti possa permettere visioni più chiare e accettabili ed un conseguente alleggerimento dell'animo.
Ciao, capisco la tua sofferenza. É difficile per chi é timido riuscire a mostrarsi agli altri senza la paura di essere rifiutato e ancora più difficile é capire chi realmente si é, nel profondo. Andar via dalla propria città, inoltre, é un esperienza estremamente straniante in quanto tutto ciò che di familiare ci circondava ora non c'é e ci si trova immersi in un mondo di persone che sono a casa e noi siamo estranei, senza radici e senza fondamenti. Volersi confrontare é normale nonché salutare per capire se la direzione che stai prendendo sia quella che davvero senti tua o solo un accomodamento alla realtà che ti circonda. Ti consiglio un colloquio psicologico in quanto non c'é bisogno di avere un disturbo per parlare con un professionista, basta solo la voglia e il bisogno di maggiori consapevolezze, di conoscere pienamente sé stessi e di voler parlare con qualcuno che possa aiutare a scavare più a fondo.
Spero troverai quello che cerchi
Un abbraccio
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Buongiorno gentilissimo.
è in un passaggio di crescita, di vari cambiamenti organizzativi e di vita e probabilmente di quesiti sul suo futuro, che insieme alimentano la sensazione di sentirsi un po' persi e disorientati.
Un percorso psicologico la potrebbe sicuramente aiutare a rimettere ordine e chiarire ciò che le provoca sofferenza.
Un cordiale saluto
Gentile ragazzo,
Lei è pronto per un percorso di analisi che l’aiuterà a far emergere chi davvero lei sia. Ha una buona capacità introspettiva che necessita di essere nutrita. Auguri
Buonasera caro utente, grazie davvero per aver posto le sue domande e riflessioni. Questo suo passo e quanto scrive sono la dimostrazione del suo grado di consapevolezza e di auto osservazione. Porsi domande è iniziare il vero cammino verso sé stessi, verso i propri dubbi e le proprie grandi risorse.
Spesso è molto difficile cogliere le tante sfaccettature che ci caratterizzano e certamente è complesso poterla aiutare via messaggio. Personalmente le consiglio di iniziare a riflettere in merito all'inizio di un bel percorso di consapevolezza di sé con un professionista. Potrebbe trovare le chiavi di lettura alla tante domande esistenziali che emergono da dentro.
Un caro saluto
Dottoressa Monica Pesenti
Vi sono i presupposti per iniziare un percorso psicologico con un professionista. Come hanno osservato i miei colleghi, le crisi sono svincoli di passaggio salutari e necessari nel percorso di vita, pongono interrogativi che, una volta che si è dato un senso ad essi, aprono nuove porte per comprendere noi stessi e il mondo in cui viviamo. Un caro saluto, dr.ssa Daniela Benvenuti
Buongiorno. Concordo con i colleghi sull'opportunità di un percorso. Valuti che su Milano ci sono i CPS per un sostegno coperto dal servizio sanitario , se eventualmente sostenere un percorso privato non fosse possibile
Caro ragazzo, lei è in una età molto particolare, è nella "prima età adulta", fase in cui la direzione che prenderà sarà determinante per il resto della sua vita. Del suo messaggio mi colpisce questo sentirsi in una bolla, come se avesse uno schermo dal quale si protegge dal mondo esterno, uno schermo che la protegge ma che sta diventando la sua gabbia perché le impedisce di entrare in reale contatto con l'altro. Essendo la sua difficoltà di tipo relazionale, è solo all'interno di una relazione sana, come quella terapeutica, che potrebbe imparare lentamente ad "uscire dalla bolla". Tutti meritiamo degli "incontri" reali. Si autorizzi a provarci, è importante!
I migliori auguri.
contatti uno psicoterapeuta e si confronti con lui, lo aiuterà ad analizzare le sue sofferenze psicologiche e a trovare serenità
Buongiorno, il periodo che descrive è ricco di cambiamenti, a volte difficili da assimilare. Le sensazioni che descrive lasciano pensare sia utile fare un po' di chiarezza sulle cause che hanno creato questi progressivi malesseri esistenziali. Le suggerirei di intraprendere un percorso psicologico psicoterapeutico di stampo cognitivo che la aiuti a far luce sui vari aspetti che ci ha portato e al contempo la accompagni nel processo di crescita in questa sua nuova realtà.
Sapere "chi siamo" è uno dei percorsi esistenziali più complessi, soprattutto alla tua età.
La nostra identità infatti, si divide primariamente tra ciò che sentiamo di essere e come veniamo percepiti dagli altri.
Le convinzioni su di noi, le aspettative che sentiamo di dover soddisfare, possono talvolta metterci in difficoltà ed in confusione.
Alla tua età un percorso con uno specialista può essere prezioso, non esitare a contattare uno specialista che possa guidarti in questo bellissimo processo.
Buona fortuna giovane uomo.
Giada Bruni
Salve, leggendo il suo messaggio ciò che più si evidenzia è il suo bisogno di avere chiarezza. Non è possibile poterla ottenere attraverso una domanda vaga od una singola risposta anche se molto articolata. Quello di avrebbe bisogno è iniziare un percorso psicologico grazie al quale potrà far chiarezza su molti aspetti della sua vita.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento e le auguro una buona giornata.
Buongiorno. Come giustamente evidenziato, non c'è un sintomo ne una patologia, ma non per questo non c'è sofferenza. La condizione che riporta è esistenziale: chi sono? Come sono arrivato qui, e perché la mia vita ha preso una traiettoria che oggi non riconosco come identitaria? Perché non mi riconosco, e non ho senso di proprietà della mia esperienza? In una parola, lei vive un momento di disidentitarietà e inautenticità, il cui motivo è da ritrovarsi all'incontro unico e personale tra i modi di essere nel mondo e il progetto di sè (futuro). Nei momenti di forte dubbio esistenziale, ciò di cui dubitiamo di più è di noi stessi: non ci fidiamo di cosa sentiamo, di chi siamo, di cosa è "vero" e "nostro" e di cosa è "costruito". Ecco perché Lei si ritrova nella condizione di cercare "un parere esterno oggettivo": la Sua domanda è "ditemi chi sono", osservatemi da fuori, analizzatemi, ditemi come sono fatto davvero. Questo, per quanto certamente abbia un certo appeal in una situazione di incertezza esistenziale, di fatto otterrebbe l'effetto opposto: non sarà un test, un'etichetta, o un "tratto di personalità" a dire Chi Lei è. È spaventoso, forse, ma non cada nell'errore. Lei deve ricercare ciò che che è Suo, e può farlo solo riappropriandosi del senso di proprietà dell'esperienza vissuta. Deve vivere la vita, per comprendere la direzione della Sua esistenza. Un percorso psicoterapeutico servirà proprio questo: a comprendere quale traiettoria, quali esperienze, quali sensazioni sono Sue proprie, e di conseguenza, quali futuri sono per Lei autentici. È un lavoro lungo, quello di trovare sè stessi, ma appagante. A disposizione, in bocca al lupo, DP
Salve,
una relazione ci fa ammalare,
una relazione ci può guarire.
Ecco perchè potrebbe essere importante stabilire una relazione con un professionista che saprà evidenziare le sue dinamiche comportamentali\relazionali, e in che modo la stanno limitando.
Un saluto,
MMM
Salve, come procede adesso? E' migliorata la situazione?
Buona giornata.
Dott. Fiori
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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