Ho una strana paura di credere in cose che non sono reali, anzi: che so che non sono reali, ma nella
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Ho una strana paura di credere in cose che non sono reali, anzi: che so che non sono reali, ma nella cui realtà ho paura di credere; e allo scopo di allontanare tale paura, mi vedo costretto a ribadirmi che so che tali formulazioni mentali non sono reali. Ad esempio : e se iniziassi a credere di essere non me ma un'altra persona? Il primo che incrocio per strada, o l'altro o l'altro ancora... O addirittura un oggetto inanimato, una mattonella della parete o una sedia o un interruttore... So che simili pensieri non hanno senso, o meglio: lo sa la mia parte razionale, ancorata alla realtà, alla quale mi aggrappo per respingere certi dubbi assurdi; eppure, temendo di perdere di vista tale realtà, devo ribadirmi di sapere che tali pensieri non hanno fondamento, per assicurarmi che il mio esame di realtà sia ancora integro e che io non finisca per prendere per vere delle ipotesi deliranti... Ora la domanda è : che comportamento devo assumere, quando mi si insinua il dubbio di prendere per reale ciò che ovviamente non lo è?
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL
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Ciao,
Ho letto tutto, il tuo sembra un chiaro esempio di “dubbio patologico” ci sono tecniche ad hoc per migliorare i pensieri.
Le consiglio un percorso psicologico, vedrà che migliorerà.
Resto a disposizione.
Ho letto tutto, il tuo sembra un chiaro esempio di “dubbio patologico” ci sono tecniche ad hoc per migliorare i pensieri.
Le consiglio un percorso psicologico, vedrà che migliorerà.
Resto a disposizione.
Buonasera, comprendo il suo disagio e la sua sofferenza, probabilmente la prima cosa da fare sarebbe cercare di capire da dove nascono questi pensieri e questi timori, farlo da soli non sempre si rivela efficace pertanto potrebbe rivolgersi ad uno/a psicologo/a o psicoterapeuta che la possa aiutare in questo percorso. Cordiali Saluti Dr.ssa Michela Campioli
Buonasera, comprendo la sua difficoltà nel tenere sotto controllo pensieri così intrusivi e destabilizzanti .Le consiglierei di intraprendere un buon percorso psicoterapico che le permetta di mettere un confine a questa paura di perdere il senso della realtà e l aiuti a recuperare una maggiore sicurezza e fiducia nelle sue risorse Resto a disposizione dottoressa Luciana Harari
Sembrerebbe un dubbio ossessivo, che non si realizza nel momento stesso in cui viene formulato. Un fenomeno simile per cui non impazzisce chi pensa di impazzire ma chi lo è spesso non è consapevole. Un consulto psicologico l'aiuterà con tecniche cognitive ad hoc.
Buonasera,
leggendo quello che scrive sembrerebbe che abbia dei pensieri che la stressano, rendendo più faticose le sue giornate. Sono a disposizione per un percorso psicologico di esplorazione delle sue fatiche.
Dott. Riccardo Scalcinati
leggendo quello che scrive sembrerebbe che abbia dei pensieri che la stressano, rendendo più faticose le sue giornate. Sono a disposizione per un percorso psicologico di esplorazione delle sue fatiche.
Dott. Riccardo Scalcinati
Salve, io credo che, per il suo caso, potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicoterapeutico al fine di individuare le cause più profonde della sua problematica relazionale. Cordiali saluti
Buonasera, mi dispiace molto per questi vissuti ansiogeni e angoscianti che vive.
Penso potrebbe esserle di aiuto contattare un professionista ed iniziare un percorso di psicoterapia, per avere occasione di parlare di quanto sta sperimentando. Sentirsi accolta ed ascoltata e un buon lavoro di terapia, potrebbero aiutarla nel tempo a sentirsi più serena.
Le auguro una buona serata,
cordialmente.
Dott.ssa Alice Carbone
Penso potrebbe esserle di aiuto contattare un professionista ed iniziare un percorso di psicoterapia, per avere occasione di parlare di quanto sta sperimentando. Sentirsi accolta ed ascoltata e un buon lavoro di terapia, potrebbero aiutarla nel tempo a sentirsi più serena.
Le auguro una buona serata,
cordialmente.
Dott.ssa Alice Carbone
Buonasera, concordo con il suggerimento di seguire un percorso psicologico o psicoterapico, percorso che non potrebbe prescindere, come altri percorsi psicologici del resto, da un iniziale accurato approfondimento diagnostico. Inoltre se il carattere intrusivo e la frequenza dei pensieri, che lei riconosce come irrealistici, incideranno sempre più nei confronti della sua qualità della vita, non indugi nel cercare di cavarsela da "solo", ma si rivolga a un professionista con il quale condividere, dubbi, vissuti, sintomi, sensazioni, ecc.. Cordialmente,
M.M.
M.M.
Gentile utente di mio dottore,
le manifestazioni di cui parla possono esser l espressione sintomatica di un disturbo d ansia. Contatti uno specialista ed intraprenda un percorso di psicoterapia, vedrà che con il tempo potrà allentarsi la morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
le manifestazioni di cui parla possono esser l espressione sintomatica di un disturbo d ansia. Contatti uno specialista ed intraprenda un percorso di psicoterapia, vedrà che con il tempo potrà allentarsi la morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno. Immagino che l'esperienza che descrive la faccia vivere nella preoccupazione e nella paura. Ciò che le suggerisco è di consultare uno/a psicoterapeuta con cui valutare l'inzio di un percorso psicologico che possa aiutarla a ritrovare il proprio senso di realtà e di sicurezza e contemporaneamente rivolgersi ad uno/a psichiatra per valutare l'eventuale bisogno di un supporto farmacologico che in questo momento possa aiutarla a migliorare il proprio benessere e la propria salute. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Buongiorno,
purtroppo no c'è una risposta giusta e univoca alla sua domanda.
La situazione che lei sta vivendo potrebbe essere legata a una fase specifica della sua vita e non per forza protrarsi nel tempo o arrivare al fatto che questi pensieri arrivino a sovrastare la parte razionale.
Dovrebbe intanto inquadrarla nella sua specifica fase di vita. Quanti anni ha? E' successo qualche episodio particolare che l'ha turbata particolarmente? Che ne è stato della sua routine?
Mi rendo conto che l'ansia in queste situazioni è molto alta e che probabilmente le domande sembrano un po' sciocche rispetto all'urgenza di ciò che sta vivendo, ma solo così è possibile dare un senso a ciò che sta accadendo... perché un senso c'è.
Gianpaolo Bocci
purtroppo no c'è una risposta giusta e univoca alla sua domanda.
La situazione che lei sta vivendo potrebbe essere legata a una fase specifica della sua vita e non per forza protrarsi nel tempo o arrivare al fatto che questi pensieri arrivino a sovrastare la parte razionale.
Dovrebbe intanto inquadrarla nella sua specifica fase di vita. Quanti anni ha? E' successo qualche episodio particolare che l'ha turbata particolarmente? Che ne è stato della sua routine?
Mi rendo conto che l'ansia in queste situazioni è molto alta e che probabilmente le domande sembrano un po' sciocche rispetto all'urgenza di ciò che sta vivendo, ma solo così è possibile dare un senso a ciò che sta accadendo... perché un senso c'è.
Gianpaolo Bocci
Buongiorno, sarebbe opportuno prendesse un appuntamento per parlare di questo aspetto che la preoccupa, in modo da valutare meglio la situazione che descrive alla luce della sua più ampia esperienza personale e capire quindi come poterle essere di aiuto. SG
Salve, mi spiace per ciò che sta affrontando. Ha fatto bene affidarsi su mio dottore e se vorrà potrà usufruire di qualcuno di noi per cogliere occasione di intraprendere un percorso. Io ci sono! Saluti dott.ssa Maria Lombardo
Gentile utente, leggendo ciò che ha scritto mi domando da quanto tempo questo dubbio la affligga.
Sarebbe opportuna una consultazione psicoterapeutica, innanzitutto per un'attenta valutazione clinica della sua situazione e, successivamente, per pianificare le strategie terapeutiche più utili per lei. Mi trovo d'accordo con il collega che non ha escluso l'ipotesi di un'eventuale integrazione della psicoterapia con una farmacoterapia qualora il suo caso specifico lo richieda.
Cordialmente. Dott.ssa Marina Ceruti
Sarebbe opportuna una consultazione psicoterapeutica, innanzitutto per un'attenta valutazione clinica della sua situazione e, successivamente, per pianificare le strategie terapeutiche più utili per lei. Mi trovo d'accordo con il collega che non ha escluso l'ipotesi di un'eventuale integrazione della psicoterapia con una farmacoterapia qualora il suo caso specifico lo richieda.
Cordialmente. Dott.ssa Marina Ceruti
Buongiorno, ho letto con attenzione il problema che la affligge e comprendo bene quanto possa essere difficile per lei convivere con tale esperienza e con timori di tal natura. Potrebbe trattarsi di sintomi dissociativi, ad esempio conseguenti a eventi di vita emotivamente stressanti e/o di natura traumatica. Comprendo che il disagio che le causano tali timori sia elevato e vorrei consigliarle un percorso psicoterapeutico di natura cognitivo comportamentale; questo le consentirebbe di lavorare sui processi cognitivi che mantengono i suoi timori e sulla connessione tra pensieri, emozioni e comportamenti attraverso l'utilizzo di tecniche di comprovata evidenza scientifica che l'aiuteranno non solo a ridurre l'impatto emotivo di tali timori ma anche a considerare quanto la cosiddetta "fusione pensiero-realtà" sia un processo di natura psichica su cui è possibile intervenire, migliorando notevolmente il suo benessere e la qualità di vita.
Resto a sua disposizione.
Cordiali Saluti.
Dr.ssa Piccione Valentina
Resto a sua disposizione.
Cordiali Saluti.
Dr.ssa Piccione Valentina
Buongiorno, ho letto con attenzione e crescente empatia il problema che riporta, e, come i colleghi, non posso far altro che consigliarle di iniziare un percorso psicoterapeutico che la aiuti a superare il disagio in cui si trova a vivere. Rimane il dubbio sulla scelta del metodo da seguire, cosa che dipende dallo scopo che si prefigge di raggiungere. Sembra la sua domanda sia basata su quale comportamento tenere quando il dubbio si insinua in lei, quindi come indicazione potrebbero andare bene sia la terapia cognitivo comportamentale che la terapia sistemico strategica breve, entrambe adatte a risolvere il sintomo nel qui ed ora. Questo non vuol dire che poi non possa proseguire la terapia cercando le cause che hanno portato l'emergere del sintomo, è una decisione che potrebbe prendere in seguito, con il/la terapeuta.
Resto a disposizione, cordialmente dott.ssa Simona Silva
Resto a disposizione, cordialmente dott.ssa Simona Silva
Buonasera, le suggerisco di rivolgersi ad un professionista. Da soli risulta difficile controllare certi aspetti e farlo potrebbe essere controproducente, oltre che frustrante.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve. Intanto mi sento di esprimerle vicinanza per questa difficoltà che è tutt'altro che trascurabile. Per quanto la sua razionalità riesca a capire che quei pensieri non hanno attinenza con la realtà, è ovviamente possibile che ci sia qualche fattore inconscio che non si sente "sazio" della spiegazione razionale e questo può portare ad evidenti sofferenze, molto reali nonostante la natura della materia.
Quel che posso consigliarle è di analizzare bene questi pensieri con uno specialista, perché è evidente che siano legati ad uno stato di stress o ansia che, se elaborato, può farli diminuire o sparire. In tal senso credo di poterla aiutare.
Resto a sua disposizione.
Quel che posso consigliarle è di analizzare bene questi pensieri con uno specialista, perché è evidente che siano legati ad uno stato di stress o ansia che, se elaborato, può farli diminuire o sparire. In tal senso credo di poterla aiutare.
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Buonasera,
Purtroppo non ci sono indicazioni generalizzabili che possano prescindere dalla sua storia e dalla sua persona. Il mio consiglio è di rivolgersi ad uno specialista che le permetta di approfondire la natura dei pensieri, la loro origine e le loro conseguenze per permetterle di trovare una sua personale soluzione a ciò che le genera sofferenza.
Purtroppo non ci sono indicazioni generalizzabili che possano prescindere dalla sua storia e dalla sua persona. Il mio consiglio è di rivolgersi ad uno specialista che le permetta di approfondire la natura dei pensieri, la loro origine e le loro conseguenze per permetterle di trovare una sua personale soluzione a ciò che le genera sofferenza.
Quando si insinua il dubbio su pensieri irrazionali, è utile praticare il distacco cognitivo: riconoscere che sono solo pensieri, senza giudicarli o respingerli con forza. Accoglierli come semplici esperienze mentali può aiutare a ridurre la loro influenza. Inoltre, concentrarsi sul momento presente, attraverso tecniche di mindfulness, aiuta a mantenere il contatto con la realtà concreta. Se i pensieri persistono, parlare con uno psicoterapeuta potrebbe offrire strategie più mirate per affrontarli.
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso in modo così lucido e onesto ciò che sta vivendo. Quello che descrive è un vissuto che, pur nella sua apparente stranezza, può essere compreso molto bene all’interno di una cornice cognitivo-comportamentale, e le garantisco che non è solo nella sua esperienza. Lei parla di una paura legata al confine tra realtà e immaginazione, una sorta di angoscia che nasce non tanto dal contenuto in sé dei pensieri, quanto dalla possibilità che la mente possa crederci, che la sua capacità di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è possa vacillare. Questo tipo di vissuto ha molto in comune con alcuni fenomeni cognitivi che riscontriamo nei disturbi d’ansia, in particolare nei disturbi ossessivi-compulsivi. Non è raro, infatti, che il soggetto sperimenti pensieri intrusivi, strani, slegati da ogni logica razionale, e che ciò che fa soffrire non sia tanto il pensiero in sé, quanto la paura di poterci credere, di perdere il controllo o la sanità mentale. La parte razionale di lei, come ha ben descritto, è solida. Sa perfettamente che non è possibile essere una mattonella, una sedia o un’altra persona incontrata per strada. Tuttavia, proprio questa consapevolezza la spinge a controllare continuamente se è ancora in grado di distinguere la realtà, a ripetersi che non è vero, a verificare che non stia impazzendo. È come se il dubbio diventasse un pensiero ricorsivo, alimentato dal tentativo di rassicurarsi. Il paradosso è proprio qui: più cerca di rassicurarsi, più il dubbio ritorna, più spazio prende, e più sembra necessario confermare ancora una volta che ciò che teme non è reale. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, questo meccanismo è noto: si tratta di un circolo vizioso tipico del rimuginio o delle ruminazioni ossessive. Il tentativo di controllare il pensiero o di rassicurarsi rinforza in realtà la rilevanza percepita del pensiero stesso, facendolo diventare sempre più presente e invasivo. In questo senso, è importante iniziare a trattare questi pensieri per ciò che sono: eventi mentali, fenomeni passeggeri, che non definiscono chi lei è, né rappresentano un rischio concreto per la sua stabilità mentale. Un passaggio fondamentale nel trattamento di queste dinamiche è proprio l’accettazione della presenza del pensiero, senza doverlo analizzare o combattere. So che può sembrare controintuitivo, ma imparare a dire a se stesso: “Sì, ho avuto questo pensiero, è strano, ma è solo un pensiero, non significa nulla” è una delle strategie che permette di ridurre l’ansia ad esso associata. Anche la pratica della mindfulness, o la defusione cognitiva (che insegna a osservare i propri pensieri come eventi mentali e non come verità assolute), può essere molto utile. Un altro passo importante potrebbe essere quello di esplorare in terapia ciò che si nasconde dietro questa paura di “perdere la realtà”. Spesso, alla base, c’è una grande sensibilità, un bisogno di controllo, un’ansia legata all’identità o al timore del cambiamento, che si manifesta attraverso questi contenuti mentali. Con l’aiuto di un professionista, potrebbe lavorare sulla tolleranza dell’incertezza, sull’accettazione del pensiero intrusivo e sulla riduzione dei comportamenti di controllo o rassicurazione. Lei ha già un punto di forza molto rilevante: la consapevolezza. Sa perfettamente che si tratta di pensieri irrazionali, e ciò indica che il suo esame di realtà è integro. Il lavoro ora non è tanto dimostrare che quei pensieri siano falsi, quanto imparare a lasciarli passare senza attribuire loro importanza, senza bisogno di rispondere o rassicurarsi ogni volta. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente,
ciò che descrive sembra legato a un forte bisogno di controllo mentale: il timore non è tanto di credere davvero a qualcosa di irreale, quanto di poterlo fare, e per questo si sente spinto a verificare di continuo che la sua mente “funzioni bene”. È una forma di ipervigilanza verso i propri pensieri, che può diventare molto stancante.
Quando si accorge che il dubbio emerge, può essere utile non entrare nel confronto logico (“è reale o non è reale?”), ma provare a:
Osservare il pensiero come un contenuto mentale che va e viene, senza dargli un significato particolare;
Non cercare di rassicurarsi ogni volta, perché questo mantiene il ciclo di paura e controllo;
Tornare al momento presente, orientandosi su un’azione concreta o un dettaglio sensoriale (respirazione, oggetti intorno, attività che sta svolgendo).
Col tempo, imparare a tollerare un po’ di incertezza riduce il bisogno di “verificare” continuamente la realtà. Se però sente che questo meccanismo le crea disagio o interferisce con la quotidianità, un confronto con uno psicologo può aiutarla a trovare strumenti pratici per gestire meglio questi pensieri e recuperare calma.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Sara Petroni
ciò che descrive sembra legato a un forte bisogno di controllo mentale: il timore non è tanto di credere davvero a qualcosa di irreale, quanto di poterlo fare, e per questo si sente spinto a verificare di continuo che la sua mente “funzioni bene”. È una forma di ipervigilanza verso i propri pensieri, che può diventare molto stancante.
Quando si accorge che il dubbio emerge, può essere utile non entrare nel confronto logico (“è reale o non è reale?”), ma provare a:
Osservare il pensiero come un contenuto mentale che va e viene, senza dargli un significato particolare;
Non cercare di rassicurarsi ogni volta, perché questo mantiene il ciclo di paura e controllo;
Tornare al momento presente, orientandosi su un’azione concreta o un dettaglio sensoriale (respirazione, oggetti intorno, attività che sta svolgendo).
Col tempo, imparare a tollerare un po’ di incertezza riduce il bisogno di “verificare” continuamente la realtà. Se però sente che questo meccanismo le crea disagio o interferisce con la quotidianità, un confronto con uno psicologo può aiutarla a trovare strumenti pratici per gestire meglio questi pensieri e recuperare calma.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Sara Petroni
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