ho una madre anziana, compie 90 anni quest'anno. Da sempre è stato un rapporto difficile. io ho una

20 risposte
ho una madre anziana, compie 90 anni quest'anno. Da sempre è stato un rapporto difficile. io ho una sorella gemella e mia madre definisce il fatto di avere avuto due gemelle - una punizione - e cosi ci ha cresciute. Dove ha potuto ha messo zizzania, mai un tentativo di conciliazione. Putroppo questo ha creato un rapporto complicato con la mia gemella. Lei, bella e intelligente, io quella scema, bruttina. MIa madre, secondo me ha sempre preferito mia sorella. Ora da quando è mancato mio padre, mia sorella si è presa la gestione di tutto, soldi, case, spese per conto di mia madre, e dal momento che ha perso il lavoro e non è stata bene, mia madre la finanzia e la mantiene. Secondo loro tutto normale. A mia sorella ha dato soldi per comprare una casa, a me no. Ma vista l'età nega la cosa. Ora minaccia di togliermi dal testamento. Dicendo che non sono normale, che mi devo curare. Notare che io lavoro come un mulo e a 50 e passa anni, ne ho 63, mi sono reinventata una vita. La figlia scema. Non so cosa fare, perche quando lei decide che "deve" litigare - si litiga. Che io stia zitta, parli, le dia ragione o torto, non va bene niente. Trova il modo per litigare, o meglio, mi insulta, dandomi della cretina, che sapeva che ero scema, ma non cosi ecc ecc. Mia sorella, ricevendo i soldi da lei tace! Non mi parla e fa finta di niente. Ecco questa la sintesi. Io non ce la faccio più e l'dea che mi escluda dal testamento se non striscio come un verme da lei chiedendo perdono mi fa stare male.
Grata per qualunque consiglio.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Il tuo racconto trasmette quanto sia stato difficile crescere in un clima di continue svalutazioni e confronti. Quando una madre, invece di offrire accoglienza, divide e mette in competizione, la ferita non è solo nell’infanzia: continua a pesare anche da adulti. Non stupisce che oggi tu ti senta ancora in una posizione di ingiustizia e solitudine.

Ci sono alcuni punti chiari. La svalutazione (“sei quella meno capace”) si è radicata dentro di te e ancora oggi ti viene restituita nei litigi. Questo non significa che tu sia davvero ciò che ti è stato detto: significa che loro hanno costruito un racconto, che tu hai dovuto subire. La rabbia e la tristezza che senti sono reazioni sane di fronte a un’ingiustizia che dura da anni.
Il desiderio profondo che emerge dalle tue parole non è tanto il denaro o l’eredità, ma il bisogno di sentirti finalmente riconosciuta e rispettata. Su questo si può lavorare. Non possiamo cambiare il passato né le decisioni di tua madre, ma possiamo cambiare il modo in cui tu guardi a te stessa.
Il primo passo è proteggere la tua dignità, smettere di inseguire approvazioni impossibili e rafforzare confini interiori ed emotivi. Da lì, passo dopo passo, puoi ritrovare la libertà di vivere senza sentirti “figlia scema”, ma donna adulta che ha già dimostrato forza e capacità di ricominciare.

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buonsera, Il su racconto sembra molto chiaro e fa intravedere rabbia e impotenza. Certo, mi sembra di capire che dietro il suo racconto c'è una vita. Mi sembra che per le sue possibilità sdi stare bene che ancora esistono lei debba scegliere fra l'eredità e costruirsi una sua realtà personale. A rischio di perdere l'eredità. Probabilmente è necessario che lei si faccia aiutare in questo frangente terapeuticamente. Se vuole anche online posso essere a disposizione. Saluti. Dario Martelli
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Capisco profondamente la sofferenza che emerge dalle sue parole. Quello che descrive è un vissuto molto doloroso, che parte da lontano e che inevitabilmente ha segnato la sua storia e la relazione con sua madre e con sua sorella.

Crescere sentendosi svalutata, etichettata in modo negativo e non riconosciuta nel proprio valore può lasciare ferite che anche da adulti fanno male, soprattutto quando tali dinamiche vengono riproposte in continuazione. È naturale che oggi lei si senta stanca, arrabbiata, ferita e allo stesso tempo impotente di fronte a una madre che, a quasi 90 anni, continua a esercitare un forte potere emotivo e relazionale.

La gestione delle questioni economiche e patrimoniali, oltre a quelle affettive, aggiunge ulteriore carico e ingiustizia percepita. È comprensibile che questo la faccia sentire non solo esclusa, ma anche svalutata come figlia e come persona.

In situazioni come questa è importante, per quanto possibile, proteggersi: mettere dei confini emotivi, riconoscere i propri limiti e cercare spazi in cui non sia costretta a subire continuamente umiliazioni e insulti. Non significa “tagliare i ponti” necessariamente, ma imparare a tutelarsi e a scegliere quando e come esporsi.

Allo stesso tempo, può esserle utile avere un sostegno personale, un luogo in cui elaborare questi vissuti di rabbia, dolore e ingiustizia, così da non portare tutto il peso da sola.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire e affrontare meglio questa situazione rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Cara utente, che triste storia la sua. Il rapporto con sua madre sembra realmente difficile, forse impossibile nei termini in cui lo desidererebbe lei.
Ha due possibilità: continuare a lottare per il rapporto che immagina e desidera (senza però ottenerlo mai e restando frustrata) oppure fare i conti con la realtà e accettarla.
Per la seconda alternativa, le consiglio di chiedere aiuto e sostegno perchè da soli, è difficile.
Un caro saluto
Dott.ssa Giuseppina Cavallo
Psicologo, Psicoterapeuta
Pieve di Cento
Gentilissima, grazie per aver condiviso la sua storia familiare , non proprio felice. Lei ha bisogno di riappropriarsi di un' immagine buona e sana di sé ... Oltre a voler giustamente proteggere il suo testamento, dovrebbe affrontare e poi chiudere alcuni capitoli "tossici" del libro della sua vita: la svalutazione, l 'istigazione,
le preferenze , la mancanza di empatia, il ricatto emotivo ... Avviandosi verso la costruzione di un nuovo se' più dignitoso, forte e sereno. Un buon percorso terapeutico sarà necessario per uscire dall' impasse ... da questa situazione di stallo. Le auguro solo cose buone... Un caro saluto
Giuseppina Cavallo
Dott.ssa Teresita Forlano
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Roma
Buona sera, probabilmente dovrebbe trovare una strada tutta sua, non è detto che strisciando e compiacendo entrerà nelle grazie di sua madre. Poi, non farebbe bene alla sua dignità.
Penso che potrebbe imparare ad essere più autonoma e a scegliere una sua vita, facendosi guidare anche da un supporto terapeutico. A 50 e passa, come dice lei, si può fare ancora tanto per se stesse.
Un saluto, dottoressa Teresita Forlano
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità una storia familiare così complessa e dolorosa. Quello che descrive è il frutto di dinamiche antiche e squilibrate, in cui lei è stata ingiustamente messa in una posizione svalutata (“la figlia scema”) rispetto a sua sorella. È comprensibile che oggi, a 63 anni, questo peso si faccia ancora sentire con forza, perché le parole e i gesti dei genitori lasciano segni profondi, soprattutto quando sono stati ripetuti per una vita intera.

Il dolore che prova nasce da due ferite:

da un lato, l’ingiustizia concreta delle preferenze materiali (i soldi, la casa, il testamento);

dall’altro, la ferita emotiva ancora più grande: non essere mai stata riconosciuta e rispettata per il suo valore.

È importante sapere che lei non è la persona che sua madre descrive. Il fatto che, nonostante tutto, abbia lavorato duramente, si sia reinventata e abbia costruito la sua vita è la prova che possiede forza, resilienza e dignità.

Rispetto al testamento: capisco che la sola minaccia la faccia stare male. Ma il vero nodo non è l’eredità, quanto il bisogno profondo di sentirsi finalmente vista e amata da sua madre. È umano desiderarlo, ma è anche necessario riconoscere che forse da lei questo non arriverà mai. E continuare a “strisciare per essere accettata” la farebbe solo soffrire di più.

Il consiglio più importante è proteggersi dai suoi attacchi, dentro e fuori:

costruendo confini chiari, che non significano per forza tagliare i rapporti, ma non permettere più che le parole di sua madre definiscano chi lei è;

trovando spazi (terapia, gruppi di sostegno, persone fidate) in cui la sua voce possa finalmente essere ascoltata e valorizzata;

ricordando che lei non è più la figlia dipendente da una madre giudicante, ma una donna adulta, autonoma, che merita pace e rispetto.

Lei non deve chiedere perdono per quello che non ha fatto. Il vero atto liberatorio può essere quello di perdonare sé stessa per aver creduto, troppo a lungo, a una narrazione ingiusta su di sé.

Un caro saluto,
e l’augurio che possa, passo dopo passo, riconquistare la serenità che merita.
Dott.ssa Arianna Amatruda
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Hai vissuto a lungo in un contesto svalutante, che ti ha ferita profondamente. Non puoi cambiare il comportamento di tua madre o di tua sorella, ma puoi proteggere te stessa mettendo dei limiti e non sentendoti costretta a “chiedere perdono”. Ricorda che il tuo valore non dipende da ciò che loro dicono. Può esserti utile un sostegno terapeutico per elaborare il dolore e informarti sui tuoi diritti ereditari
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
nessun genitore può escludere un figlio dalla eredità, questo per legge. Premesso questo, la sofferenza che deriva da questo rapporto potrebbe essere un aspetto su cui lavorare attraverso l aiuto di una psicoterapia. Pensi alla possibilità di affidarsi ad uno psicoterapeuta, potrebbe aiutarla a guardare sua madre con occhi differenti.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, le sue parole trasmettono un dolore antico, legato a un vissuto familiare segnato dalla svalutazione e dalla disparità. È profondamente ingiusto essere cresciuti sentendosi “quella sbagliata”, soprattutto quando questo giudizio arriva dalla propria madre, figura che dovrebbe offrire accoglienza e riconoscimento. Il suo percorso, però, dimostra grande forza: a 63 anni si è reinventata, lavora, tiene viva la propria dignità nonostante un contesto che continua a sminuirla. Questo è un segno importante di resilienza e di valore personale. Quando una madre usa parole come “sei scema” o minaccia l’esclusione affettiva o economica come forma di controllo, non siamo di fronte a un semplice conflitto, ma a una dinamica profondamente tossica. In casi come questi, un lavoro con uno psicologo psicoterapeuta, ad esempio in un approccio di psicoterapia umanistica, può aiutarla a rafforzare i confini emotivi, ridurre il potere che questi giudizi hanno ancora su di lei e a rielaborare il senso di colpa che le è stato trasmesso. Riguardo alla sua gemella, la distanza che oggi vive sembra il frutto di un copione familiare dove la competizione è stata instillata e alimentata. Non è facile uscirne, ma con supporto e tempo può imparare a proteggersi anche da ciò che non cambia. Non è lei quella “non normale”. È il sistema relazionale in cui è cresciuta ad averla fatta sentire così. Continui a riconoscersi per ciò che è oggi, non per quello che altri hanno voluto farle credere. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Federica Bellò
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Treviso
Mi dispiace molto per la situazione che stai vivendo. Affrontare dinamiche familiari complesse, specialmente con un genitore anziano, può essere estremamente doloroso e sfidante.
1.⁠ ⁠Riconoscere il favoritismo e le sue conseguenze
Il favoritismo genitoriale, anche se spesso non intenzionale, può lasciare cicatrici profonde nei figli. Studi hanno dimostrato che percepire un trattamento preferenziale verso un fratello può influenzare negativamente l'autostima e il benessere emotivo, sia durante l'infanzia che nell'età adulta . È importante riconoscere che i tuoi sentimenti sono validi e comprensibili.
2.⁠ ⁠Gestione delle questioni patrimoniali e legali
La gestione del patrimonio di un genitore anziano può diventare fonte di conflitto tra fratelli. È fondamentale affrontare queste situazioni con trasparenza e, se necessario, con l'assistenza di professionisti. Strumenti come la mediazione familiare possono aiutare a facilitare il dialogo e a trovare soluzioni condivise .
3.⁠ ⁠Prendersi cura di sé
In situazioni di stress prolungato, è essenziale prendersi cura del proprio benessere mentale ed emotivo. Considera l'opportunità di consultare uno psicoterapeuta o un counselor per esplorare e gestire le emozioni legate a questa dinamica familiare.
4.⁠ ⁠Stabilire confini sani
Se le interazioni con tua madre o tua sorella diventano dannose per il tuo benessere, potrebbe essere utile stabilire dei confini chiari. Questo non significa necessariamente interrompere i rapporti, ma piuttosto proteggere te stessa da ulteriori sofferenze.
5.⁠ ⁠Valorizzare i propri successi
Nonostante le difficoltà, hai dimostrato resilienza reinventandoti professionalmente a 50 anni. È importante riconoscere e celebrare i propri successi, indipendentemente dal riconoscimento familiare.

Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno,
dal suo racconto emerge una vita intera segnata dal sentirsi messa a confronto, svalutata, esclusa. Una domanda che può orientare è: se qualunque cosa lei faccia — tacere, parlare, dare ragione o torto — porta comunque allo scontro, allora il punto è davvero “cosa fa” oppure piuttosto “che effetto ha su di lei continuare a giocare in un copione che non ha scelto”?
E ancora: è più importante capire come ottenere finalmente approvazione da chi sembra non volerla dare, oppure domandarsi come smettere di consegnare a loro il potere di definire chi lei è?
Infine: è peggio il rischio di essere esclusa dal testamento… o quello di continuare a sentirsi esclusa da se stessa?
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, si informi con un avvocato sulla parte che riguarda una eventuale esclusione dal testamento. Almeno darebbe un confine concreto e reale alle sue legittime preoccupazioni. In merito al rapporto con sua madre credo che questo legame, uno dei più importanti nella vita di ogni essere umano, lasci degli strascichi nella percezione di sè stessa e nelle relazioni con gli altri. Non so se si rispecchia in ciò che dico ma rielaborare e riuscire a mettere dei confini sarebbe per lei cosa molto utile. Le suggerisco pertanto di richiedere un aiuto professionale. Contatti uno psicoterapeuta.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buonasera,
il suo racconto trasmette tanta fatica accumulata negli anni: sentirsi svalutata da una madre e messa da parte rispetto a una sorella lascia ferite profonde che non si cancellano facilmente.
Forse la questione del testamento è solo l’ultimo capitolo di una storia molto più lunga di mancanza di riconoscimento. È comprensibile che questo la faccia soffrire. Una riflessione che può aiutare è: quale parte di questa situazione è nelle mie mani e quale invece appartiene a mia madre e a mia sorella? Spesso la sofferenza nasce dal tentativo di cambiare ciò che non dipende da noi.
Un piccolo spunto pratico: quando sente la rabbia o la tristezza salire, provi a scrivere una lettera (che non deve necessariamente inviare) a sua madre o a sua sorella, esprimendo ciò che avrebbe voluto dire da tempo. Mettere nero su bianco può alleggerire il peso.
La sua forza nel reinventarsi a 63 anni è un segnale di resilienza: può valere la pena concentrarsi su questo valore che ha costruito per sé, piuttosto che lasciarsi definire dagli sguardi svalutanti degli altri.
Dott.ssa Barbara Trisciuoglio
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Cara signora, mi dispiace molto sentire il dolore e la rabbia che prova, giustamente, dopo essersi sentita trattata così per tutti questi lunghi anni. Credo che sia arrivato per lei il momento di parlarne con uno specialista per sentirsi compresa come merita, sostenuta e consigliata. Mi viene in mente che forse non esiste solo la strada del litigio o quella di "strisciare come un verme". Forse ne esiste una terza, che potrà elaborare insieme al suo terapeuta e che possa aiutarla a gestire al meglio gli anni che verranno. La saluto
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi dispiace. Sua madre sembra essere stata un donna che fin dalla vostra nascita vi ha vissuto come un grande peso, nello specifico l'avere due figlie invece che una sembra sia stata per lei una punizione, come scrive. Sembra quindi più o meno consapevolmente aver deciso di eliminare una figlia, cosi da non subire quella che lei reputa una punizione. Questa punizione la sta subendo però lei, ingiustamente e non so da quanto tempo. Sua madre sembra una donna molto problematica ed è anche possibile abbia un disturbo psichiatrico. Con il passare degli anni la situazione se non contenuta da uno specialista non può che peggiorare. Se non vuole allontanarsi da sua madre e le chiederei anche come mai in tutto questo tempo lei non abbia tagliato i rapporti dato che sembra la trattino molto male, può rivolgersi ad un avvocato con il fine ultimo di dimostrare che sua madre è incapace di intendere e di volere e impugnare quindi il testamento.
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Posso immaginare la rabbia, la fatica e la frustrazione che deve provare in questo momento. Io credo che ci sia un tema di confini e di relazione con sua madre che ha bisogno di essere elaborato: per poter risolvere e vivere diversamente questa situazione presente, credo ci sia bisogno di tornare indietro e rielaborare tutte le ingiustizie che ha subito e la rabbia che ha provato; faccio la fantasia che queste emozioni non abbiano mai trovato una collocazione, che continuino a vivere con forza dentro di lei: quello che intendo è che è possibile che la rabbia nei confronti di sua madre sia antica, non solo legata alla situazione del testamento ma a tutta la sua infanzia e crescita, per il trattamento ricevuto e le differenze subite nei confronti di sua sorella. Rielaborare la storia della relazione con sua madre, trovando un distacco nuovo, lucidità, e prendendo un nuovo posizionamento nei suoi confronti, la renderebbe libera, anche dalla situazione presente del testamento. Il mio suggerimento è di intraprendere un percorso che possa aiutarla a fare questo, con il supporto e l'aiuto di un professionista esperto di relazioni, di cui si fidi e a cui possa affidarsi, da cui sentirsi ascoltata, accolta e non giudicata. Se avesse domande o avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Salve il conflitto con la figura materna caratterizza è strumentalizza la vita delle figlie femmine in molti casi
Le consiglio di trovare uno spazio di ascolto con un terapeuta o un gruppo di auto mutuo aiuto dove poter sfogare la frustrazione ma soprattutto fare finalmente la sua vita
Imparerà anche a rivendicare un suo diritto che è quello di vivere e di meritarlo
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
Dott.ssa Marzia Sellini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno gentile paziente,
lei ha davvero bisogno di quei beni materiali per vivere?
Ha bisogno di quegli insulti per vivere?
Una madre rimarrà tale per tutta la vita, ma ciò non coincide con l'essere un buon genitore ed alcune madri non lo sanno fare, lo metta in conto e tenga pure presente che di genitori nella vita, ne può incontrare tanti, a qualsiasi età.
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini

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