Forse perché l'impegno nel lavoro mi distoglieva dalla sterile elaborazione autocentrata, ma da quan
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Forse perché l'impegno nel lavoro mi distoglieva dalla sterile elaborazione autocentrata, ma da quando sono iniziate queste vacanze mi sento tornato al punto di partenza: una tristezza ostinata, che avverto a livello fisico, sotto forma di peso sul petto e di noda che mi stringe la gola, una preoccupazione immotivata, simile a una paura per una incombente eventualità terribile e imprecisata, questi i sintomi da cui mi sento nuovamente afflitto da tre giorni circa, malgrado i quattro mesi di sertralina, gli ultimi due a 100mg... Non mi spiego questo brusco quanto inatteso peggioramento, che mi ha fatto ripiombare in uno stato simile a quello antecedente la terapia, come se tutti i progressi faticosamente ottenuti finora (e a caro prezzo, sul piano della perdita di funzionalità sessuale...) fossero andati sprecati in un colpo... Questo malessere, che cerco invano di vincere dicendomi che non ho ragione di sentirmi cosi, va a ondate nel corso della giornata: mi dura alcune ore, poi da solo diminuisce, dandomi una certa tregua, simile al sollievo che proverei se mi scrollassi di un peso per riprendere fiato, per ripresentarsi implacabile... In certi momenti mi è capitato di pensare alla morte come a una liberazione dalla sofferenza, e ciò mi terrorizza: e se i pensieri di morte, che mi hanno portato a curarmi con una iniziale diagnosi di doc, non fossero più ormai soltanto un tema ossessivo, ma nascondessero una reale intenzione (per fare un esempio: oggi ho pensato "E se, malgrado le tre dosi di vaccino, morissi di covid? E se vedessi in ciò almeno la fine dei miei tormenti?...)
La semplice ipotesi mi sgomenta; e pensare che giusto quattro giorni fa ero stato alla visita psichiatrica di controllo, nella quale riferii allo specialista che, a parte una certa apatia e mancanza di iniziativa, almeno sul piano dell'ansia avevo superato molte difficoltà e mi sentivo quasi sereno... Che si fa (in genere, inte do, non nel mio caso specifico) in casi simili?
Incrementare il dosaggio della sertralina?
o sospendere e provare un altro farmaco, se si sta come al punto zero?
Cosa è utile per allontanare l'ansia libera e provare almeno un po di pace da questa sorta di incendio interiore?
La semplice ipotesi mi sgomenta; e pensare che giusto quattro giorni fa ero stato alla visita psichiatrica di controllo, nella quale riferii allo specialista che, a parte una certa apatia e mancanza di iniziativa, almeno sul piano dell'ansia avevo superato molte difficoltà e mi sentivo quasi sereno... Che si fa (in genere, inte do, non nel mio caso specifico) in casi simili?
Incrementare il dosaggio della sertralina?
o sospendere e provare un altro farmaco, se si sta come al punto zero?
Cosa è utile per allontanare l'ansia libera e provare almeno un po di pace da questa sorta di incendio interiore?
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo utile che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi, identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto al fine di trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
'Resto a disposizione, anche online.
'cordialmente, dott FDL
Ritengo utile che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi, identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto al fine di trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
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Buonasera, date le parole usate per descrivere il suo malessere e basandosi esclusivamente su quanto letto, mi sembra non si tratti esclusivamente di ansia libera. Ha considerato la possibilità di iniziare un percorso psicologico oltre che psichiatrico? Il primo non agisce in modo generale e per diagnosi pre-definita, bensì sul suo caso specifico. Questo potrebbe essere molto utile. Rimango a disposizione, ricevo anche tramite Skype. Un caro saluto
Buonasera, il periodo delle festività mette a dura prova. Non posso risponderle nel migliore dei modi, perché mi mancano molte informazioni su di lei. Se desidera mi rendo a disposizione per un consulto anche online. Le festività ripeto mettono a dura prova tutti. Stia sereno e valuti do associare la terapia farmacologica ad un percorso di psicoterapia. Buona ricerca, io ci sono, anche online. Saluti dott ssa Maria Lombardo
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Gentile utente, le ossessioni si presentano sotto molte forme. Lei ci ha appena fornito degli esempi di pensieri intrusivi che rappresentano l’allarme iniziale cui cerca di trovare soluzioni (infruttuose) con ruminazioni che rinforzano il problema. Questo è il Doc. O meglio, questa sua è una delle molte manifestazioni del Doc.
Le suggerisco di riprendere un appuntamento con il suo psichiatra di fiducia, lo metta al corrente di quest’ultima variante della sintomatologia a proposito delle sue preoccupazioni di danno e pericolo potenziale (ossessioni endogene), probabilmente le ritoccherà un po’ la terapia.
E vi affianchi la psicoterapia cognitivo comportamentale, per riconoscere i meccanismi ossessivi e compulsivi overt o covert di cui è schiavo e imparare (piano piano) a spezzarne i circoli viziosi.
Con il Doc si fa un lavoro di squadra: certamente psicoterapia (anche per acquisire consapevolezza dei meccanismi mentali da cui prende avvio questo disturbo d’ansia) ma con il fondamentale supporto del farmaco, specialmente in caso di ossessioni e/o compulsioni ostinate.
Coraggio, e tanti Auguri!
Le suggerisco di riprendere un appuntamento con il suo psichiatra di fiducia, lo metta al corrente di quest’ultima variante della sintomatologia a proposito delle sue preoccupazioni di danno e pericolo potenziale (ossessioni endogene), probabilmente le ritoccherà un po’ la terapia.
E vi affianchi la psicoterapia cognitivo comportamentale, per riconoscere i meccanismi ossessivi e compulsivi overt o covert di cui è schiavo e imparare (piano piano) a spezzarne i circoli viziosi.
Con il Doc si fa un lavoro di squadra: certamente psicoterapia (anche per acquisire consapevolezza dei meccanismi mentali da cui prende avvio questo disturbo d’ansia) ma con il fondamentale supporto del farmaco, specialmente in caso di ossessioni e/o compulsioni ostinate.
Coraggio, e tanti Auguri!
Gentile utente di mio dottore,
l' unico che può risponderle in merito alla somministrazione dei farmaci e il suo psichiatra di riferimento. Aggiungo inoltre che sarebbe importante accompagnare al trattamento farmacologico un percorso di psicoterapia. La combinazione dei due trattamenti le darebbe la possibilità concreta di poter star meglio, ne parli anche con il medico.
Cordiali saluti
Dottor Diego Ferrara
l' unico che può risponderle in merito alla somministrazione dei farmaci e il suo psichiatra di riferimento. Aggiungo inoltre che sarebbe importante accompagnare al trattamento farmacologico un percorso di psicoterapia. La combinazione dei due trattamenti le darebbe la possibilità concreta di poter star meglio, ne parli anche con il medico.
Cordiali saluti
Dottor Diego Ferrara
Gentile utente, è indubbio che la situazione che sta affrontando Le sta arrecando difficoltà nella quotidianità. Deve essere arduo affrontare le giornate con quel carico di tristezza opprimente, che quasi toglie il fiato, di cui Lei parla. Sarebbe utile esplorare cosa, oltre la tristezza, vi sia sullo sfondo della sua vita che Le impedisce di scrollarsi di dosso questo manto di pesantezza. Per far ciò è utile un percorso di psicoterapia da affiancare al trattamento farmacologico che già segue. Resto a Sua disposizione, anche online.
Cordiali saluti.
Cordiali saluti.
Si pova a stare con l'ansia e a domandarle che cosa segnala. Invece di contrapporsi e lottare per combatterla, si prova ad accettarla.
Comunque l'ansia si comporta così, va e viene, oscilla. Non si tratta di regressioni, bisogna aspettarselo. Forse le vacanze in quanto tali danno il loro contributo al disagio.
Che cosa ha da dirle questa parte di lei che ha pensieri di morte e la incendia dentro?
Dott.ssa Franca Vocaturi
Comunque l'ansia si comporta così, va e viene, oscilla. Non si tratta di regressioni, bisogna aspettarselo. Forse le vacanze in quanto tali danno il loro contributo al disagio.
Che cosa ha da dirle questa parte di lei che ha pensieri di morte e la incendia dentro?
Dott.ssa Franca Vocaturi
Buongiorno, comprendo la sua preoccupazione per il malessere che sta vivendo. In questi casi solitamente è consigliato associare alla terapia farmacologica, un percorso psicologico, nel quale comprendere l'origine della sua sofferenza, il significato e il vissuto emotivo associato alla problematica, in quanto da solo il farmaco non potrebbe aiutarla in questo percorso di riconfigurazione della sua esperienza. Ciò le permetterebbe di dare un senso a ciò che sta vivendo, di ridimensionarne la portata emotiva nella sua vita, e di individuare le possibilità di azione e le strategie più opportune per lei per superare il suo disagio e ritrovare il suo benessere.
Resto a disposizione. Un cordiale saluto, Dott.ssa Matilde Ciaccia.
Resto a disposizione. Un cordiale saluto, Dott.ssa Matilde Ciaccia.
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Buonasera,
a volte può capitare di sentire che si è in qualche modo "peggiorati", specie durante i periodi di vacanza, in cui per forza di cose generalmente ci si ferma di più e le sofferenze più importanti talvolta emergono con più facilità.
Ha provato ad affiancare un percorso psicoterapeutico alla terapia farmacologica? Uno spazio per sé dove poter elaborare i suoi vissuti e dare un significato diverso alla sua sofferenza, potrebbe certamente aiutarla.
Cordialmente, EP
a volte può capitare di sentire che si è in qualche modo "peggiorati", specie durante i periodi di vacanza, in cui per forza di cose generalmente ci si ferma di più e le sofferenze più importanti talvolta emergono con più facilità.
Ha provato ad affiancare un percorso psicoterapeutico alla terapia farmacologica? Uno spazio per sé dove poter elaborare i suoi vissuti e dare un significato diverso alla sua sofferenza, potrebbe certamente aiutarla.
Cordialmente, EP
Gentile utente, mi dispiace per questa sua sensazione di essere tornato al punto di partenza. Le consiglio di affiancare ai farmaci una consulenza psicologica per capire se può essere aiutato anche da un professionista oltre che dai farmaci. Alcune volte c'è bisogno di rielaborare con il dialogo situazioni della nostra storia che persistono a tenerci ancorati. Magari questo momento di difficoltà le farà scoprire nuove esigenze. Un saluto
Dott.ssa Antonella Abate
Dott.ssa Antonella Abate
Salve, ho letto con attenzione ciò che ha scritto, deve essere faticoso pensare di esser tornati indietro quando si sono fatte delle rinunce e degli sforzi sia emotivi sia concreti per superare una difficoltà. Da come racconta sembra esserci a un qualche livello una regressione, e forse il periodo natalizio non l'ha aiutata, tale regressione proprio quando si sentiva meglio potrebbe rappresentare anche una sua difficoltà ad accettare che lei possa finalmente stare bene. Per esplorare meglio questa ed altre tematiche le consiglio di affiancare alle visite dello psichiatra quelle di uno psicoterapeuta. Spero di esserle stata di aiuto.
Se necessita di ulteriori informazioni non esiti a contattarmi. Cordiali saluti la Dott.ssa Flaminia Iafolla
Se necessita di ulteriori informazioni non esiti a contattarmi. Cordiali saluti la Dott.ssa Flaminia Iafolla
Mi dispiace per la sua situazione anche se la sua richiesta di un consiglio sulla terapia farmacologica ci vede impotenti. Comprendo la paura di essere tornati indietro in un percorso che abbiamo affrontato con fatica in avanti. Questa regressione ci fa sentire impotenti e sconfitti. Potremmo però non considerarle regressioni ma momenti di blocco, di stasi, una pausa seppure dolorosa di un viaggio intrapreso. Sarà stato l'unico in un momento, come quelle delle feste natalizie? Un momento in cui tutti festeggiano, molti non ne hanno voglia, alcuni sono terrorizzati dalle feste, dagli incontri di gruppo e familiari, dalle cene e in cui in molti quest'anno hanno risentito la paura del contagio. Alcuni vissuti vanno analizzati, normalizzati o valutati a fino di rischio e peggioramento. Ma farlo in un percorso terapeutico la rende protagonista del viaggio e più in controllo. In bocca al lupo.
Buonasera, comprendo il suo scoraggiamento per questi momenti difficili..e questa recrudescenza depresiva..c è sempre un motivo che va aiutato a diventare comprensibile.Attraverso un percorso psicoterapico,per il quale mi sembra avere buoni strumenti prognostici La sertralina è un ottimo farmaco ma cura i sintomi.Le farà molto bene approfondire una conoscenza di sé e trovare un terapeuta con cui stabilire una buona alleanza .Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Buongiorno. Mi dispiace molto per il momento che sta vivendo. Riguardo la somministrazione dei farmaci l'unico che può aiutarla è il suo psichiatra. Ci tengo a dirle che oltre ad un percorso psichiatrico è utile affiancare anche un percorso psicologico. E' importante trovare un proprio spazio in cui riportare questa sofferenza, provare a rielaborarla e conoscerla meglio. La saluto, Dott.ssa Federica Curci
Gentile utente,
quelli che riporta sono sintomi d’ansia. La sertralina è sicuramente un ottimo aiuto ma non è sufficiente.È necessario capire le cause e le motivazioni profonde che la portano a tanto disagio.
Le suggerisco un percorso terapeutico per conoscere meglio le parti sofferenti di sè. Sperimentare una relazione di fiducia con un buon terapeuta le sarà certamente d’aiuto.
Resto a disposizione per un consulto.
Cordialmente,
Dott.ssa Zena Ballico
quelli che riporta sono sintomi d’ansia. La sertralina è sicuramente un ottimo aiuto ma non è sufficiente.È necessario capire le cause e le motivazioni profonde che la portano a tanto disagio.
Le suggerisco un percorso terapeutico per conoscere meglio le parti sofferenti di sè. Sperimentare una relazione di fiducia con un buon terapeuta le sarà certamente d’aiuto.
Resto a disposizione per un consulto.
Cordialmente,
Dott.ssa Zena Ballico
Gentile utente, mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo. Sovente il solo utilizzo del farmaco non è bastevole per il superamento delle problematiche psicologiche. Ha mai considerato di intraprendere un percorso terapeutico? Potrebbe in questo modo esplorare al meglio le tematiche da lei descritte e trovare, con un po' di impegno e lavoro di squadra con il terapeuta, la pace che tanto giustamente ricerca.
Resto a disposizione qualora volesse effettuare un consulto senza impegno, anche online.
Le auguro di riuscire ad essere sereno il prima possibile,
Dott.ssa Giulia Voghera.
Resto a disposizione qualora volesse effettuare un consulto senza impegno, anche online.
Le auguro di riuscire ad essere sereno il prima possibile,
Dott.ssa Giulia Voghera.
Salve, spesso il malessere aumenta quanto più cerchiamo di negarlo e di dirci che non abbiamo motivo di provarlo. Eppure sembrerebbe utile che lei trovasse qualche forma di liberazione per questo malessere, anche riprendendo le sue stesse parole sull'eventualità del suicidio come forma possibile perché ciò avvenga. Ad alcuni basta uno sfogo, come per lei potrebbe essere stato anche questo stesso messaggio, ma se il malessere è forte e soverchiante può servire rivolgersi ad uno psicologo in cerca di aiuto serio. Ciò non vuol dire essere incapaci di farcela da soli, poiché questa è una condizione comune a tutti gli esseri umani, anche e soprattutto gli stessi psicologi.
Gentile utente, comprendo la sua sofferenza ma oltre ai farmaci dovrebbe affiancare un percorso di psicoterapia. Le medicine agiscono sui sintomi e la psicoterapia aiuta a modificare pensieri ed emozioni andando più alla radici delle cause.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, comprendo sia un momento di grande difficoltà e paura. Credo che un percorso di psicoterapia da affiancare ai farmaci che sta già prendendo - e che la invito a continuare a prendere con regolarità come d'accordo con il suo psichiatra. Gli studi dimostrano che in questo modo si ottengono i risultati migliori. Dott. Giacomo Bonetti
Gentile utente, la sua descrizione dei sintomi evidenzia un profondo stato di angoscia e una vulnerabilità emotiva che meritano un’attenta esplorazione. È comprensibile sentirsi sopraffatti, specialmente dopo un apparente progresso nella gestione dell’ansia. Il ritorno a sensazioni di tristezza e oppressione può generare un senso di impotenza, portandola a dubitare dei progressi compiuti. La sua riflessione sulla morte come liberazione dalla sofferenza è un pensiero comprensibile in momenti di grande dolore, ma è importante distinguere tra un pensiero intrusivo e una reale intenzione. È fondamentale affrontare questi pensieri con serietà, soprattutto se sono accompagnati da sentimenti di disperazione. Riguardo alla sertralina e al suo dosaggio, queste decisioni dovrebbero sempre essere guide da un professionista della salute mentale. È possibile che un aggiustamento del farmaco o un cambiamento nella terapia possano fornire sollievo, ma ciò richiede una valutazione attenta delle sue attuali condizioni e reazioni. La comunicazione aperta e sincera con il suo psichiatra è cruciale per trovare la strategia giusta per lei. Inoltre, potrebbe essere utile considerare il supporto di un terapeuta per esplorare questi sentimenti e pensieri in un contesto sicuro, lavorando su strategie di gestione dell’ansia che vanno oltre la farmacoterapia.
Se desidera discuterne ulteriormente e ricevere supporto in questo percorso, non esiti a contattarmi.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Se desidera discuterne ulteriormente e ricevere supporto in questo percorso, non esiti a contattarmi.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Grazie per aver condiviso quello che sta attraversando. È comprensibile che questo ritorno dei sintomi possa spaventarla, soprattutto dopo mesi di terapia. Il periodo di vacanza potrebbe aver tolto una distrazione importante, lasciando spazio a pensieri che prima erano in secondo piano. Il fatto che i sintomi vadano e vengano suggerisce che non siano fissi, il che può essere un segnale incoraggiante.
Nei casi in cui si avverte una ricaduta, il primo passo è parlarne con il medico che la segue: solo lui può valutare se sia necessario un aggiustamento della terapia o un altro approccio. Anche strategie non farmacologiche possono aiutare, come la terapia cognitivo-comportamentale, la mindfulness o un'attività che la tenga impegnata. Se i pensieri di morte diventano più frequenti o angoscianti, è importante chiedere aiuto senza esitazione. Non è solo in questo percorso, e un supporto mirato può fare la differenza.
Nei casi in cui si avverte una ricaduta, il primo passo è parlarne con il medico che la segue: solo lui può valutare se sia necessario un aggiustamento della terapia o un altro approccio. Anche strategie non farmacologiche possono aiutare, come la terapia cognitivo-comportamentale, la mindfulness o un'attività che la tenga impegnata. Se i pensieri di morte diventano più frequenti o angoscianti, è importante chiedere aiuto senza esitazione. Non è solo in questo percorso, e un supporto mirato può fare la differenza.
Capisco quanto possa essere difficile e frustrante vivere un momento di ricaduta dopo un periodo in cui sembrava che le cose stessero migliorando. Quando vengono meno gli impegni quotidiani e le attività strutturate, come nel caso delle vacanze, è possibile che emergano pensieri ed emozioni che normalmente vengono tenuti più a distanza. Questo può farci sentire come se tutto il lavoro fatto finora fosse stato inutile, ma non è così: il malessere che stai provando non cancella i progressi ottenuti, ma indica che forse hai bisogno di nuovi strumenti per affrontare meglio alcune situazioni.
Ciò che spesso alimenta questa sofferenza è il confronto tra come ti aspetti di sentirti e come ti senti davvero, che può intensificare la percezione di fallimento e generare ancora più ansia. I pensieri che riporti, anche quelli più intensi, possono rappresentare un modo della mente per cercare una via di fuga dalla sofferenza, e spaventano proprio perché si scontrano con il tuo reale desiderio di stare bene. È importante non combatterli direttamente, ma osservarli per quello che sono: pensieri, non certezze né previsioni.
In momenti come questi, può essere utile valutare con lo specialista che ti segue se fare qualche aggiustamento, e affiancare atri tipi di supporto al lavoro psicoterapico per gestire meglio i pensieri ricorrenti, le emozioni intense e a recuperare un senso di controllo personale. Non si tratta di essere tornati indietro, ma di essere di fronte a un passaggio che può essere compreso e affrontato, anche grazie a ciò che hai già imparato su te stesso.
un saluto cordiale
dott.ssa Morreale
Ciò che spesso alimenta questa sofferenza è il confronto tra come ti aspetti di sentirti e come ti senti davvero, che può intensificare la percezione di fallimento e generare ancora più ansia. I pensieri che riporti, anche quelli più intensi, possono rappresentare un modo della mente per cercare una via di fuga dalla sofferenza, e spaventano proprio perché si scontrano con il tuo reale desiderio di stare bene. È importante non combatterli direttamente, ma osservarli per quello che sono: pensieri, non certezze né previsioni.
In momenti come questi, può essere utile valutare con lo specialista che ti segue se fare qualche aggiustamento, e affiancare atri tipi di supporto al lavoro psicoterapico per gestire meglio i pensieri ricorrenti, le emozioni intense e a recuperare un senso di controllo personale. Non si tratta di essere tornati indietro, ma di essere di fronte a un passaggio che può essere compreso e affrontato, anche grazie a ciò che hai già imparato su te stesso.
un saluto cordiale
dott.ssa Morreale
Gentile utente,
ciò che descrive — il riaffacciarsi di una tristezza intensa, la sensazione fisica di peso e costrizione, l’ansia senza motivo apparente e la comparsa di pensieri di morte che la spaventano — può effettivamente accadere anche dopo un periodo di apparente stabilità. È importante sapere che, in molti casi, i miglioramenti legati ai farmaci non procedono in linea retta: possono verificarsi fluttuazioni, soprattutto in momenti di pausa o vacanza, quando l’impegno quotidiano non funge più da distrazione e le emozioni trovano spazio per riemergere.
In linea generale, quando si manifesta un peggioramento dell’umore o dell’ansia durante una terapia con antidepressivi, lo psichiatra può valutare diverse opzioni:
– un aumento del dosaggio, se non si è ancora raggiunta la dose massima terapeutica tollerata;
– un cambio di farmaco o una combinazione con un secondo principio attivo, se la risposta risulta parziale o instabile;
– un intervento psicoterapeutico parallelo, che aiuta a comprendere le cause sottostanti dell’ansia e a gestire le oscillazioni emotive in modo più stabile nel tempo.
Oltre all’aspetto farmacologico, nei momenti di recrudescenza dei sintomi può essere utile intervenire anche sul piano pratico: mantenere una routine giornaliera, evitare l’isolamento, favorire il movimento fisico e, se possibile, esercizi di respirazione o rilassamento per abbassare la tensione somatica.
Il fatto che lei percepisca i pensieri di morte come spaventosi e non desiderati è un segnale importante: indica che rimangono legati all’ansia e non a un’intenzione reale, ma meritano comunque attenzione e un confronto diretto con lo specialista che la segue.
La strada non è sprecata: anche le ricadute fanno parte del processo di cura e possono aiutare a comprendere meglio i fattori che mantengono il disagio. Il passo più utile ora è ricontattare lo psichiatra per riferire con precisione quanto sta accadendo, così da ridefinire insieme la strategia terapeutica più adeguata.
Dott.ssa Sara Petroni
ciò che descrive — il riaffacciarsi di una tristezza intensa, la sensazione fisica di peso e costrizione, l’ansia senza motivo apparente e la comparsa di pensieri di morte che la spaventano — può effettivamente accadere anche dopo un periodo di apparente stabilità. È importante sapere che, in molti casi, i miglioramenti legati ai farmaci non procedono in linea retta: possono verificarsi fluttuazioni, soprattutto in momenti di pausa o vacanza, quando l’impegno quotidiano non funge più da distrazione e le emozioni trovano spazio per riemergere.
In linea generale, quando si manifesta un peggioramento dell’umore o dell’ansia durante una terapia con antidepressivi, lo psichiatra può valutare diverse opzioni:
– un aumento del dosaggio, se non si è ancora raggiunta la dose massima terapeutica tollerata;
– un cambio di farmaco o una combinazione con un secondo principio attivo, se la risposta risulta parziale o instabile;
– un intervento psicoterapeutico parallelo, che aiuta a comprendere le cause sottostanti dell’ansia e a gestire le oscillazioni emotive in modo più stabile nel tempo.
Oltre all’aspetto farmacologico, nei momenti di recrudescenza dei sintomi può essere utile intervenire anche sul piano pratico: mantenere una routine giornaliera, evitare l’isolamento, favorire il movimento fisico e, se possibile, esercizi di respirazione o rilassamento per abbassare la tensione somatica.
Il fatto che lei percepisca i pensieri di morte come spaventosi e non desiderati è un segnale importante: indica che rimangono legati all’ansia e non a un’intenzione reale, ma meritano comunque attenzione e un confronto diretto con lo specialista che la segue.
La strada non è sprecata: anche le ricadute fanno parte del processo di cura e possono aiutare a comprendere meglio i fattori che mantengono il disagio. Il passo più utile ora è ricontattare lo psichiatra per riferire con precisione quanto sta accadendo, così da ridefinire insieme la strategia terapeutica più adeguata.
Dott.ssa Sara Petroni
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