egregi dottori ho già espresso una domanda circa un avvenimento che mi ha sconvolto la vita e spesso
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egregi dottori ho già espresso una domanda circa un avvenimento che mi ha sconvolto la vita e spesso nella risposta mi è stato consigliato di iniziare una terapia di coppia certo che io vorrei e penso anch'io sia giusto iniziare una terapia ma quello che avrei voluto sapere è come convincere mia moglie a iniziare questa terapia in quanto piu volte glielo ho proposto di farci aiutare e seguire da un professionista e lei non mi ha dato mai disponibilità al riguardo. dopo anni di matrimonio ho scoperto che mia moglie aveva una relazione extraconiugale e approfondendo ho scoperto che nello stesso periodo si frequentava con due uomini e sempre approfondendo cercando ho scoperto che in passato aveva avuto un altro paio di relazioni io poi con tutti i disagi che queste scoperte mi hanno portato non ho approfondito ancora anche se dopo che lei avesse smentito mi ha confermato tutto questo avevo scoperto dicendo che non ci fosse null altro da sapere. questo ha portato a un periodo di instabilità di confronti e discussioni perché lei quando parlavamo di cio che era accaduto si sentiva sotto accusa e credeva che il mio bisogno di chiederle conto di perché fosse accaduto tutto ciò lei mi diceva che io le parlavo di questi fatti per apostrofarla anche se non era questo il motivo e piu volte glielo ho detto ma per me era necessario capire il perché fosse accaduto
da questo la nostra relazione si e praticamente distrutta perché nonostante io avessi deciso di andare avanti e non distruggere la nostra famiglia lei mi ha completamente allontanato non capisco il motivo se per vergogna di quello che fossi venuto a sapere o per qual altro motivo ma e diventato impossibile avere un dialogo con lei non dorme più insieme a me le ho detto che se non volesse più stare con me di andare via ma non se ne va e non fa niente per migliorare per superare questo periodo cosa devo fare secondo voi
da questo la nostra relazione si e praticamente distrutta perché nonostante io avessi deciso di andare avanti e non distruggere la nostra famiglia lei mi ha completamente allontanato non capisco il motivo se per vergogna di quello che fossi venuto a sapere o per qual altro motivo ma e diventato impossibile avere un dialogo con lei non dorme più insieme a me le ho detto che se non volesse più stare con me di andare via ma non se ne va e non fa niente per migliorare per superare questo periodo cosa devo fare secondo voi
Gentile utente,
Intanto grazie per la sua condivisione e la sua apertura. La situazione che sta vivendo è profondamente dolorosa e complessa, e si percepisce con chiarezza quanto desiderio abbia di ricostruire la relazione e salvaguardare la sua famiglia. La difficoltà non sta solo nel fare i conti con il dolore del tradimento, ma anche nel sentirsi soli nello sforzo di ricominciare, mentre la propria compagna sembra distante e chiusa al dialogo.
Quando in una coppia uno dei due è disposto a lavorare sulla relazione e l'altro invece si ritira o rifiuta il confronto, è naturale sentirsi frustrati, impotenti e confusi. La terapia di coppia è certamente uno strumento utile, ma richiede la volontà di entrambi. Se questa disponibilità, al momento, non c’è, può essere importante iniziare un percorso individuale. Non come “ripiego”, ma come spazio per lei, per affrontare il dolore, ritrovare chiarezza e forza, e anche per comprendere meglio che tipo di relazione desidera oggi.
A volte, quando uno dei due partner inizia un percorso personale, può succedere che anche l’altro si senta, col tempo, più motivato ad aprirsi e mettersi in gioco. Altre volte no. Ma in ogni caso, lavorare su di sé resta un passo prezioso e utile, a prescindere dall’esito della relazione.
Cercare risposte da chi sembra non volerle dare è comprensibilissimo, ma spesso porta solo altra sofferenza. Invece, orientare le energie su ciò che lei può fare per sé — sul suo benessere, i suoi limiti, i suoi desideri — può aprire nuove possibilità, qualunque direzione prenderà il vostro futuro.
Un caro saluto
Intanto grazie per la sua condivisione e la sua apertura. La situazione che sta vivendo è profondamente dolorosa e complessa, e si percepisce con chiarezza quanto desiderio abbia di ricostruire la relazione e salvaguardare la sua famiglia. La difficoltà non sta solo nel fare i conti con il dolore del tradimento, ma anche nel sentirsi soli nello sforzo di ricominciare, mentre la propria compagna sembra distante e chiusa al dialogo.
Quando in una coppia uno dei due è disposto a lavorare sulla relazione e l'altro invece si ritira o rifiuta il confronto, è naturale sentirsi frustrati, impotenti e confusi. La terapia di coppia è certamente uno strumento utile, ma richiede la volontà di entrambi. Se questa disponibilità, al momento, non c’è, può essere importante iniziare un percorso individuale. Non come “ripiego”, ma come spazio per lei, per affrontare il dolore, ritrovare chiarezza e forza, e anche per comprendere meglio che tipo di relazione desidera oggi.
A volte, quando uno dei due partner inizia un percorso personale, può succedere che anche l’altro si senta, col tempo, più motivato ad aprirsi e mettersi in gioco. Altre volte no. Ma in ogni caso, lavorare su di sé resta un passo prezioso e utile, a prescindere dall’esito della relazione.
Cercare risposte da chi sembra non volerle dare è comprensibilissimo, ma spesso porta solo altra sofferenza. Invece, orientare le energie su ciò che lei può fare per sé — sul suo benessere, i suoi limiti, i suoi desideri — può aprire nuove possibilità, qualunque direzione prenderà il vostro futuro.
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Buongiorno, per poter iniziare una terapia e portarla avanti in modo efficace bisogna essere motivati. Dalle sue parole emerge che lei è molto desideroso di affrontare una terapia di coppia, mentre sua moglie al momento non lo è. Dato il contesto di fatiche e incomprensioni, potrebbe essere utile per lei scrivente intraprendere un percorso individuale, che possa sostenerla e fornirle gli strumenti di cui lei ha bisogno. Per dubbi e chiarimenti resto a sua disposizione. Un caro saluto.
Ciao, stai vivendo una ferita profonda legata al tradimento, alla mancanza di dialogo e alla chiusura emotiva da parte di tua moglie. Il tuo desiderio di fare terapia è un atto d’amore e responsabilità, ma non puoi costringere qualcuno a fare un percorso che non sente come necessario.
Puoi però cambiare il modo in cui presenti la richiesta: non come accusa o soluzione a un problema, ma come un'occasione per capirvi davvero, in un luogo neutro. Prova a dirle:
"Non ti chiedo di andare in terapia perché hai sbagliato, ma perché siamo bloccati e io ho bisogno di trovare un modo per capirti e per farci capire."
Se lei continuerà a rifiutare, valuta una terapia individuale: ti aiuterà a fare chiarezza su ciò che vuoi, su cosa puoi ancora reggere, e su come stare in questa situazione senza perderti. Se vorrai iniziarla non sarà per “riparare” il matrimonio da solo, ma per trovare dentro di te nuove forze, nuove visioni, nuovi confini. A volte, quando uno dei due inizia un vero percorso interiore, l’altro, magari lentamente, comincia a sentire che qualcosa si muove, e questo può riaprire lo spazio del dialogo. E se invece non accadesse, tu avrai comunque fatto un passo verso di te.
Puoi però cambiare il modo in cui presenti la richiesta: non come accusa o soluzione a un problema, ma come un'occasione per capirvi davvero, in un luogo neutro. Prova a dirle:
"Non ti chiedo di andare in terapia perché hai sbagliato, ma perché siamo bloccati e io ho bisogno di trovare un modo per capirti e per farci capire."
Se lei continuerà a rifiutare, valuta una terapia individuale: ti aiuterà a fare chiarezza su ciò che vuoi, su cosa puoi ancora reggere, e su come stare in questa situazione senza perderti. Se vorrai iniziarla non sarà per “riparare” il matrimonio da solo, ma per trovare dentro di te nuove forze, nuove visioni, nuovi confini. A volte, quando uno dei due inizia un vero percorso interiore, l’altro, magari lentamente, comincia a sentire che qualcosa si muove, e questo può riaprire lo spazio del dialogo. E se invece non accadesse, tu avrai comunque fatto un passo verso di te.
Gentile utente,
quello che racconta restituisce il peso di un momento profondamente doloroso, fatto di domande che restano senza risposta, senso di smarrimento, e anche un grande sforzo nel cercare di tenere insieme qualcosa che sente importante per lei e per la sua famiglia. La scoperta del tradimento e tutto ciò che ne è seguito sembrano aver avuto un impatto profondo, che ancora oggi si fa sentire nel rapporto, nei tentativi di dialogo, nella distanza che si è creata.
In mezzo a tutto questo, emerge forte il suo desiderio di comprendere, di dare senso a quanto è accaduto, ma anche di non lasciarsi andare alla distruzione di un legame che per lei conta. È come se il bisogno di capire, e forse anche di essere riconosciuto nel proprio dolore, si scontrasse con un muro difficile da oltrepassare.
Lei nomina un sentimento molto umano, ma spesso difficile da affrontare: la vergogna. Se sia questo ciò che tiene sua moglie distante, non possiamo saperlo con certezza, ma resta comunque una chiave importante per avvicinarsi a ciò che sta accadendo, anche dentro di lei. Cosa rappresenta questa vergogna, e dove potrebbe trovare spazio per essere ascoltata, accolta, senza giudizio?
In momenti così complessi, in cui anche il dialogo con l’altro sembra diventare impossibile, può essere utile trovare uno spazio solo per sé, dove poter elaborare con calma e rispetto il dolore, la confusione, la fatica che sta vivendo. Un percorso individuale potrebbe aiutarla a ritrovare un punto fermo da cui guardare a ciò che è accaduto, dare forma alle sue emozioni e orientarsi rispetto alle scelte future.
A volte non possiamo costringere l’altro a intraprendere un cammino insieme, ma possiamo iniziare a prenderci cura della nostra parte nella storia, e da lì forse riaprire possibilità nuove.
Un caro saluto.
quello che racconta restituisce il peso di un momento profondamente doloroso, fatto di domande che restano senza risposta, senso di smarrimento, e anche un grande sforzo nel cercare di tenere insieme qualcosa che sente importante per lei e per la sua famiglia. La scoperta del tradimento e tutto ciò che ne è seguito sembrano aver avuto un impatto profondo, che ancora oggi si fa sentire nel rapporto, nei tentativi di dialogo, nella distanza che si è creata.
In mezzo a tutto questo, emerge forte il suo desiderio di comprendere, di dare senso a quanto è accaduto, ma anche di non lasciarsi andare alla distruzione di un legame che per lei conta. È come se il bisogno di capire, e forse anche di essere riconosciuto nel proprio dolore, si scontrasse con un muro difficile da oltrepassare.
Lei nomina un sentimento molto umano, ma spesso difficile da affrontare: la vergogna. Se sia questo ciò che tiene sua moglie distante, non possiamo saperlo con certezza, ma resta comunque una chiave importante per avvicinarsi a ciò che sta accadendo, anche dentro di lei. Cosa rappresenta questa vergogna, e dove potrebbe trovare spazio per essere ascoltata, accolta, senza giudizio?
In momenti così complessi, in cui anche il dialogo con l’altro sembra diventare impossibile, può essere utile trovare uno spazio solo per sé, dove poter elaborare con calma e rispetto il dolore, la confusione, la fatica che sta vivendo. Un percorso individuale potrebbe aiutarla a ritrovare un punto fermo da cui guardare a ciò che è accaduto, dare forma alle sue emozioni e orientarsi rispetto alle scelte future.
A volte non possiamo costringere l’altro a intraprendere un cammino insieme, ma possiamo iniziare a prenderci cura della nostra parte nella storia, e da lì forse riaprire possibilità nuove.
Un caro saluto.
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso una parte così delicata della sua storia. Comprendo quanto sia doloroso trovarsi in una situazione in cui, nonostante il desiderio sincero di ricostruire la relazione, ci si senta soli nel tentativo di farlo.
Spesso, dopo una rottura di fiducia come quella che ha vissuto, è naturale desiderare di capire il "perché" di certi comportamenti, sia per darsi un senso, sia per provare a ricomporre i pezzi. È altrettanto comprensibile però che chi ha agito il tradimento possa vivere quel bisogno di chiarimento come un’accusa, anche quando non lo è. In queste dinamiche, il dialogo si blocca e il dolore reciproco si cristallizza, rendendo difficile ogni possibilità di confronto costruttivo.
Lei chiede come convincere sua moglie a iniziare una terapia di coppia. È una domanda importante, ma purtroppo non esiste una formula che possa garantire che l’altro si renda disponibile a fare un percorso. Una possibilità può essere quella di condividere non tanto un invito generico alla terapia, ma un messaggio più personale: spiegare che lei sente il bisogno di farsi aiutare, e che vorrebbe farlo insieme, per capire come affrontare questo momento, anche solo per trovare un modo rispettoso di comunicare, qualunque sia poi il destino della vostra relazione. A volte, una persona è più propensa ad accettare di iniziare un percorso se percepisce che non è “contro” di lei, ma “per” trovare un modo migliore di affrontare la crisi. In alternativa, può valutare di intraprendere lei stesso un percorso individuale. Anche se sembra un paradosso, a volte lavorare su di sé può innescare un cambiamento relazionale più efficace che continuare a insistere sull’altro. Potrebbe esserle utile avere uno spazio in cui elaborare il dolore, la rabbia, la confusione, e insieme trovare nuove chiavi per agire, decidere, comunicare.
Resto a disposizione per eventuali approfondimenti,
un caro saluto. Dr ssa Mazzocchi Isabella
Spesso, dopo una rottura di fiducia come quella che ha vissuto, è naturale desiderare di capire il "perché" di certi comportamenti, sia per darsi un senso, sia per provare a ricomporre i pezzi. È altrettanto comprensibile però che chi ha agito il tradimento possa vivere quel bisogno di chiarimento come un’accusa, anche quando non lo è. In queste dinamiche, il dialogo si blocca e il dolore reciproco si cristallizza, rendendo difficile ogni possibilità di confronto costruttivo.
Lei chiede come convincere sua moglie a iniziare una terapia di coppia. È una domanda importante, ma purtroppo non esiste una formula che possa garantire che l’altro si renda disponibile a fare un percorso. Una possibilità può essere quella di condividere non tanto un invito generico alla terapia, ma un messaggio più personale: spiegare che lei sente il bisogno di farsi aiutare, e che vorrebbe farlo insieme, per capire come affrontare questo momento, anche solo per trovare un modo rispettoso di comunicare, qualunque sia poi il destino della vostra relazione. A volte, una persona è più propensa ad accettare di iniziare un percorso se percepisce che non è “contro” di lei, ma “per” trovare un modo migliore di affrontare la crisi. In alternativa, può valutare di intraprendere lei stesso un percorso individuale. Anche se sembra un paradosso, a volte lavorare su di sé può innescare un cambiamento relazionale più efficace che continuare a insistere sull’altro. Potrebbe esserle utile avere uno spazio in cui elaborare il dolore, la rabbia, la confusione, e insieme trovare nuove chiavi per agire, decidere, comunicare.
Resto a disposizione per eventuali approfondimenti,
un caro saluto. Dr ssa Mazzocchi Isabella
Buongiorno, comprendo quanto dolore e confusione possa provare in questo momento. La situazione che descrive è estremamente complessa e tocca molti aspetti sensibili della vita affettiva, relazionale e personale. È evidente che lei ha fatto uno sforzo notevole per cercare di mantenere saldo il legame con sua moglie, nonostante le scoperte dolorose e le difficoltà che ne sono seguite. La sua volontà di affrontare la situazione con maturità, scegliendo di non distruggere la famiglia e di cercare un aiuto professionale, dimostra un grande senso di responsabilità e di rispetto per ciò che avete costruito insieme nel tempo. Nel modello cognitivo-comportamentale, sappiamo che le nostre emozioni e i nostri comportamenti sono profondamente influenzati dai pensieri che formuliamo in relazione agli eventi che viviamo. Lei si trova ora in una condizione dove il pensiero dominante potrebbe essere: “Nonostante tutto, io ho deciso di restare e cercare di capire, ma lei non fa nulla per incontrarmi a metà strada”. Questo pensiero può facilmente generare un mix di emozioni molto intense: frustrazione, delusione, senso di impotenza, ma anche rabbia e tristezza. È più che legittimo sentirsi così, perché ciò che viene meno in situazioni come questa è il senso di reciprocità e di giustizia nella relazione. Proporre una terapia di coppia è stato sicuramente un passo importante. Tuttavia, il fatto che sua moglie non abbia accolto questo invito, e anzi si sia ritirata emotivamente, può essere letto attraverso diverse lenti. A volte chi ha tradito può vivere un fortissimo senso di vergogna e colpa, che invece di spingere ad affrontare l’errore commesso, porta a chiudersi, a evitare il confronto per non essere travolti da un ulteriore senso di fallimento. Altre volte può esserci un’incapacità reale di reggere il dolore che il partner tradito esprime, e allora si innescano meccanismi difensivi come il rifiuto del dialogo, il minimizzare, il sentirsi accusati anche quando l’intento dell’altro è solo quello di comprendere. In queste dinamiche, è comprensibile il suo bisogno di avere risposte, di capire “perché”. Il bisogno di dare un senso a quello che è successo è naturale: quando una ferita relazionale è così profonda, restare nel buio e nell’ambiguità può essere ancora più doloroso del fatto in sé. Ma purtroppo, quando l’altro non è disponibile al confronto, questo bisogno rischia di restare inascoltato, alimentando ulteriormente la frustrazione e il blocco relazionale. Ora, il nodo centrale diventa: come convincere sua moglie a fare un percorso terapeutico insieme? La risposta, purtroppo, non è semplice, perché la motivazione al cambiamento non può essere imposta. Ciò che può fare è cercare di proporre questo percorso non come un atto d’accusa o una prova da superare, ma come un’opportunità per entrambi. Potrebbe dirle, con sincerità, che il suo desiderio non è rivangare il passato per ferirla, ma affrontare insieme ciò che è accaduto per cercare, con l’aiuto di un professionista, di capire se c’è un futuro condiviso possibile. A volte, quando le parole dirette non funzionano, può essere utile scriverle una lettera, in cui lei possa esprimere i suoi sentimenti, le sue paure, il suo desiderio di guarire, e lasciare a lei il tempo per riflettere senza sentirsi immediatamente messa alle strette. In ogni caso, è altrettanto importante che lei si protegga. Non può portare avanti da solo il peso di una relazione spezzata, soprattutto se l’altra persona non collabora minimamente al processo di riparazione. In questo senso, anche un percorso individuale di supporto psicologico potrebbe aiutarla a riordinare i pensieri, a gestire le emozioni intense, e a rafforzare i suoi confini, affinché possa prendere decisioni più chiare su ciò che è sostenibile per lei e su ciò che non lo è più. Ciò che sta vivendo non è solo una crisi di coppia, ma anche una crisi personale. È come trovarsi davanti a un bivio senza indicazioni chiare. Ma proprio in questi momenti di smarrimento può nascere la possibilità di riscoprire se stessi, di dare voce a bisogni rimasti inascoltati e di riprendere in mano la propria direzione, qualunque essa sia. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Salve,
comprendo quanto il vissuto che ha descritto sia stato profondamente doloroso e destabilizzante. Scoprire tradimenti, affrontare la frustrazione di risposte ambigue, sentire che il dialogo con la propria compagna si è interrotto — tutto questo rappresenta una ferita importante, che non può essere semplicemente “archiviata”, soprattutto se il desiderio sincero è quello di ricostruire e comprendere.
Il fatto che lei abbia cercato il confronto e abbia anche proposto una terapia di coppia mostra una grande disponibilità ad affrontare con maturità ciò che è accaduto. Purtroppo, però, la terapia funziona solo se entrambe le persone coinvolte sono disposte a mettersi in gioco, anche con fatica. Se sua moglie oggi non riesce o non vuole farlo, potrebbe essere perché si trova in una fase di chiusura, di difesa, o forse di confusione — ma questo, di fatto, sta congelando ogni possibilità di cambiamento reale nella vostra relazione.
In questi casi, può essere molto utile per lei iniziare un percorso personale di psicoterapia: per sostenere il dolore che sta vivendo, per orientarsi in questo momento complesso e per ritrovare chiarezza rispetto a ciò che desidera davvero da questa relazione. A volte si cerca di salvare la coppia sacrificando completamente i propri bisogni e il proprio benessere — ma è importante ricordare che anche lei ha diritto ad essere ascoltato, rispettato e accolto nella sua sofferenza.
Non può costringere sua moglie a cambiare, ma può decidere di non rimanere in uno spazio relazionale in cui viene costantemente ignorato o allontanato. Ritrovare il suo centro, anche attraverso un sostegno professionale individuale, potrebbe essere il primo passo per capire come muoversi da qui in avanti — con più lucidità, forza e dignità.
Un caro saluto, Elena Tortoriello.
comprendo quanto il vissuto che ha descritto sia stato profondamente doloroso e destabilizzante. Scoprire tradimenti, affrontare la frustrazione di risposte ambigue, sentire che il dialogo con la propria compagna si è interrotto — tutto questo rappresenta una ferita importante, che non può essere semplicemente “archiviata”, soprattutto se il desiderio sincero è quello di ricostruire e comprendere.
Il fatto che lei abbia cercato il confronto e abbia anche proposto una terapia di coppia mostra una grande disponibilità ad affrontare con maturità ciò che è accaduto. Purtroppo, però, la terapia funziona solo se entrambe le persone coinvolte sono disposte a mettersi in gioco, anche con fatica. Se sua moglie oggi non riesce o non vuole farlo, potrebbe essere perché si trova in una fase di chiusura, di difesa, o forse di confusione — ma questo, di fatto, sta congelando ogni possibilità di cambiamento reale nella vostra relazione.
In questi casi, può essere molto utile per lei iniziare un percorso personale di psicoterapia: per sostenere il dolore che sta vivendo, per orientarsi in questo momento complesso e per ritrovare chiarezza rispetto a ciò che desidera davvero da questa relazione. A volte si cerca di salvare la coppia sacrificando completamente i propri bisogni e il proprio benessere — ma è importante ricordare che anche lei ha diritto ad essere ascoltato, rispettato e accolto nella sua sofferenza.
Non può costringere sua moglie a cambiare, ma può decidere di non rimanere in uno spazio relazionale in cui viene costantemente ignorato o allontanato. Ritrovare il suo centro, anche attraverso un sostegno professionale individuale, potrebbe essere il primo passo per capire come muoversi da qui in avanti — con più lucidità, forza e dignità.
Un caro saluto, Elena Tortoriello.
Gentile utente,
comprendo come questa situazione possa essere molto pesante, soprattutto se non sente l'appoggio di sua moglie.
Sicuramente la terapia di coppia potrebbe essere d'aiuto, il fatto è che purtroppo non è possibile obbligare le persone a iniziare un percorso. Ha fatto bene a parlargliene e a rimanere ancorato a questa idea, forse prima dovrebbe avere ben chiaro quali sono gli obiettivi di sua moglie per quanto riguarda il vostro matrimonio. Lei si è messo a disposizione per cercare di riparare la relazione e andare avanti insieme, è lo stesso anche per sua moglie? Potrebbe anche lei trovarsi in un momento di confusione per la situazione, ha bisogno di tempo prima di prendere una decisione?
Iniziando una terapia di coppia lo scopo condiviso deve essere quello di lavorare per cercare di trovare un punto di incontro e mettere fine a incomprensioni o continui litigi, ma questa volontà deve venire da parte di entrambi i componenti della coppia.
In modo assertivo provi a comunicarle nuovamente questa sua volontà e la metta nelle condizioni di prendere una posizione, che sia anche solo aver bisogno di tempo. Altrimenti questa situazione di stallo in cui non sono chiari i confini non giova a nessuno.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
comprendo come questa situazione possa essere molto pesante, soprattutto se non sente l'appoggio di sua moglie.
Sicuramente la terapia di coppia potrebbe essere d'aiuto, il fatto è che purtroppo non è possibile obbligare le persone a iniziare un percorso. Ha fatto bene a parlargliene e a rimanere ancorato a questa idea, forse prima dovrebbe avere ben chiaro quali sono gli obiettivi di sua moglie per quanto riguarda il vostro matrimonio. Lei si è messo a disposizione per cercare di riparare la relazione e andare avanti insieme, è lo stesso anche per sua moglie? Potrebbe anche lei trovarsi in un momento di confusione per la situazione, ha bisogno di tempo prima di prendere una decisione?
Iniziando una terapia di coppia lo scopo condiviso deve essere quello di lavorare per cercare di trovare un punto di incontro e mettere fine a incomprensioni o continui litigi, ma questa volontà deve venire da parte di entrambi i componenti della coppia.
In modo assertivo provi a comunicarle nuovamente questa sua volontà e la metta nelle condizioni di prendere una posizione, che sia anche solo aver bisogno di tempo. Altrimenti questa situazione di stallo in cui non sono chiari i confini non giova a nessuno.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Buon pomeriggio,
la situazione che descrive è davvero delicata, e si sente chiaramente quanto lei abbia cercato di salvare il rapporto, nonostante il dolore e la delusione. Il suo bisogno di capire e di avere un confronto è assolutamente legittimo: dopo un tradimento, è naturale avere domande, cercare senso, e voler rimettere insieme i pezzi, anche solo per ritrovare un po’ di pace.
Purtroppo, quando l’altra persona non è pronta o disponibile ad affrontare ciò che è successo, ci si sente bloccati: senza risposte, ma anche senza una chiusura. In questi casi, anche se la terapia di coppia sarebbe ideale, può essere molto utile iniziare da sé. Un percorso personale può aiutarla a ritrovare chiarezza, forza e direzione — anche solo per capire cosa è giusto per lei in questo momento.
Se sente che parlarne potrebbe alleggerire un po’ il peso che porta, resto a disposizione.
Un caro saluto,
Janett Aruta
Psicologa
la situazione che descrive è davvero delicata, e si sente chiaramente quanto lei abbia cercato di salvare il rapporto, nonostante il dolore e la delusione. Il suo bisogno di capire e di avere un confronto è assolutamente legittimo: dopo un tradimento, è naturale avere domande, cercare senso, e voler rimettere insieme i pezzi, anche solo per ritrovare un po’ di pace.
Purtroppo, quando l’altra persona non è pronta o disponibile ad affrontare ciò che è successo, ci si sente bloccati: senza risposte, ma anche senza una chiusura. In questi casi, anche se la terapia di coppia sarebbe ideale, può essere molto utile iniziare da sé. Un percorso personale può aiutarla a ritrovare chiarezza, forza e direzione — anche solo per capire cosa è giusto per lei in questo momento.
Se sente che parlarne potrebbe alleggerire un po’ il peso che porta, resto a disposizione.
Un caro saluto,
Janett Aruta
Psicologa
Gentilissimo anonimo,
A volte anche con la buona intenzione di "andare avanti" si fa fatica poi nell'effettivo, soprattutto se sentiamo che vi siano degli irrisolti, come ad esempio la sua domanda sul perchè sua moglie abbia avuto una relazione extraconiugale. Forse, effettivamente lei fa fatica ad "andare avanti" e ciò mette in difficoltà sia lei, poichè ciò le causa sofferenza, che sua moglie, che invece pare più determinata nel lasciare alle spalle l'accaduto, tanto che quando lo si menziona nuovamente reagisce animatamente. Inoltre, vorrei dirle che purtroppo e per fortuna noi non possiamo obbligare nessuno a fare un percorso, soprattutto se l'altra persona non ne vede l'utilità. In qualche modo, dobbiamo accettare che talvolta siamo noi che ci dobbiamo mettere in gioco per primi, se riteniamo che questo potrebbe portarci a un beneficio, invece che chiedere a chi non ha voglia di accompagnarci; è possibile che se lei inizia un percorso con un professionista, non solo sua moglie potrebbe prendere in considerazione eventualmente di venire anche lei, ma può darsi che lei stesso si trovi bene in questo percorso e che ciò porti dei benefici in questo periodo difficile e nel rapporto di coppia come conseguenza.
A volte anche con la buona intenzione di "andare avanti" si fa fatica poi nell'effettivo, soprattutto se sentiamo che vi siano degli irrisolti, come ad esempio la sua domanda sul perchè sua moglie abbia avuto una relazione extraconiugale. Forse, effettivamente lei fa fatica ad "andare avanti" e ciò mette in difficoltà sia lei, poichè ciò le causa sofferenza, che sua moglie, che invece pare più determinata nel lasciare alle spalle l'accaduto, tanto che quando lo si menziona nuovamente reagisce animatamente. Inoltre, vorrei dirle che purtroppo e per fortuna noi non possiamo obbligare nessuno a fare un percorso, soprattutto se l'altra persona non ne vede l'utilità. In qualche modo, dobbiamo accettare che talvolta siamo noi che ci dobbiamo mettere in gioco per primi, se riteniamo che questo potrebbe portarci a un beneficio, invece che chiedere a chi non ha voglia di accompagnarci; è possibile che se lei inizia un percorso con un professionista, non solo sua moglie potrebbe prendere in considerazione eventualmente di venire anche lei, ma può darsi che lei stesso si trovi bene in questo percorso e che ciò porti dei benefici in questo periodo difficile e nel rapporto di coppia come conseguenza.
Gentile signore,
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza una situazione così complessa e dolorosa. Da quanto scrive, emerge tutto il suo desiderio di trovare un modo per comprendere ciò che è accaduto e per affrontarlo, nonostante la fatica e la sofferenza che inevitabilmente comporta.
Capisco quanto possa essere difficile convivere con domande rimaste senza risposta, con un dialogo che sembra interrotto e con il senso di distanza che si è creato nella vostra relazione. La sua disponibilità ad affrontare il problema, anche attraverso un percorso di coppia, è un segnale importante del suo impegno e del valore che dà alla vostra storia.
Tuttavia, come lei stesso ha notato, quando una delle due persone non si sente pronta o disponibile a intraprendere un percorso condiviso, diventa complicato trovare un punto d’incontro. In questi casi, può essere utile iniziare un percorso individuale, che le permetta di elaborare quanto è accaduto, ritrovare stabilità emotiva e riflettere con maggiore chiarezza sui suoi bisogni, sulle sue aspettative e su come desidera affrontare il futuro, qualunque direzione prenda.
A volte, quando uno dei due partner inizia a lavorare su di sé, può accadere che anche l’altro, con il tempo, si senta più disposto ad aprirsi. In ogni caso, il percorso personale può essere un primo passo importante, anche in assenza della collaborazione dell’altro.
Resto a disposizione, se lo desidera, per un confronto.
Un cordiale saluto,
Dott. Matteo De Nicolò
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza una situazione così complessa e dolorosa. Da quanto scrive, emerge tutto il suo desiderio di trovare un modo per comprendere ciò che è accaduto e per affrontarlo, nonostante la fatica e la sofferenza che inevitabilmente comporta.
Capisco quanto possa essere difficile convivere con domande rimaste senza risposta, con un dialogo che sembra interrotto e con il senso di distanza che si è creato nella vostra relazione. La sua disponibilità ad affrontare il problema, anche attraverso un percorso di coppia, è un segnale importante del suo impegno e del valore che dà alla vostra storia.
Tuttavia, come lei stesso ha notato, quando una delle due persone non si sente pronta o disponibile a intraprendere un percorso condiviso, diventa complicato trovare un punto d’incontro. In questi casi, può essere utile iniziare un percorso individuale, che le permetta di elaborare quanto è accaduto, ritrovare stabilità emotiva e riflettere con maggiore chiarezza sui suoi bisogni, sulle sue aspettative e su come desidera affrontare il futuro, qualunque direzione prenda.
A volte, quando uno dei due partner inizia a lavorare su di sé, può accadere che anche l’altro, con il tempo, si senta più disposto ad aprirsi. In ogni caso, il percorso personale può essere un primo passo importante, anche in assenza della collaborazione dell’altro.
Resto a disposizione, se lo desidera, per un confronto.
Un cordiale saluto,
Dott. Matteo De Nicolò
Salve. Comprendo la sua difficoltà. Ha comunicato chiaramente con sua moglie? Le ha chiesto se vuole che continuiate ad essere moglie e marito? Intanto, siate chiari su ciò che volete per voi due. In secondo luogo, non può convincere sua moglie a fare terapia di coppia. Dovrebbe essere disponibile ad iniziare un percorso terapeutico anche lei, altrimenti il percorso non vi sarebbe utile e non porterebbe i risultati sperati. Dovete capire insieme al/alla professionista che strada seguire e come raggiungere il traguardo insieme. L'unica cosa che potrei suggerirle da questo box è di iniziare un percorso individuale. Per lei stesso. Potrebbe lei, in questo modo, comprendere meglio cosa sta cercando o provando, considerato il disagio emotivo in cui si trova ora. Penso potrebbe davvero aiutarla. Le auguro una buona giornata.
Gentile utente,
comprendiamo quanto la situazione che sta vivendo sia dolorosa e complessa. Il tradimento, soprattutto se ripetuto e scoperto in modo traumatico, è un evento che può scuotere profondamente l’equilibrio individuale e di coppia. Lei ha espresso con chiarezza la sua volontà di salvare la relazione, mostrando apertura al dialogo e disponibilità ad affrontare un percorso terapeutico: questo è un segnale importante del suo impegno e della sua consapevolezza.
Il rifiuto di sua moglie ad intraprendere una terapia di coppia, nonostante i suoi tentativi, può avere diverse spiegazioni. Potrebbe sentirsi sopraffatta dalla vergogna, dal senso di colpa o dal timore di dover affrontare emozioni e responsabilità che preferisce evitare. Talvolta, chi ha commesso un errore significativo, come un tradimento, può chiudersi in sé stesso per difesa, oppure rifiutare il confronto perché lo percepisce come un giudizio continuo, anche quando l’altro cerca solo comprensione.
Convincere una persona a intraprendere un percorso psicologico non è semplice, soprattutto se non percepisce la necessità di farlo o se si sente “costretta”. In questi casi, può essere più utile provare a comunicare non tanto l’esigenza di “risolvere il problema di coppia”, quanto il bisogno personale e relazionale di ricostruire un dialogo sano e rispettoso, sottolineando che la terapia non è un tribunale, ma uno spazio sicuro dove entrambi possono essere ascoltati e compresi, con l’aiuto di una figura neutrale.
Se, nonostante tutto, sua moglie non dovesse voler partecipare, sarebbe comunque molto utile che lei iniziasse un percorso individuale. Questo le permetterebbe di elaborare il dolore, trovare strumenti per affrontare il momento presente e comprendere più a fondo i suoi bisogni e desideri futuri, anche in merito alla relazione.
In ogni caso, considerata la complessità e l’impatto emotivo della situazione, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarla in modo professionale e attento nel suo percorso di consapevolezza e guarigione.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
comprendiamo quanto la situazione che sta vivendo sia dolorosa e complessa. Il tradimento, soprattutto se ripetuto e scoperto in modo traumatico, è un evento che può scuotere profondamente l’equilibrio individuale e di coppia. Lei ha espresso con chiarezza la sua volontà di salvare la relazione, mostrando apertura al dialogo e disponibilità ad affrontare un percorso terapeutico: questo è un segnale importante del suo impegno e della sua consapevolezza.
Il rifiuto di sua moglie ad intraprendere una terapia di coppia, nonostante i suoi tentativi, può avere diverse spiegazioni. Potrebbe sentirsi sopraffatta dalla vergogna, dal senso di colpa o dal timore di dover affrontare emozioni e responsabilità che preferisce evitare. Talvolta, chi ha commesso un errore significativo, come un tradimento, può chiudersi in sé stesso per difesa, oppure rifiutare il confronto perché lo percepisce come un giudizio continuo, anche quando l’altro cerca solo comprensione.
Convincere una persona a intraprendere un percorso psicologico non è semplice, soprattutto se non percepisce la necessità di farlo o se si sente “costretta”. In questi casi, può essere più utile provare a comunicare non tanto l’esigenza di “risolvere il problema di coppia”, quanto il bisogno personale e relazionale di ricostruire un dialogo sano e rispettoso, sottolineando che la terapia non è un tribunale, ma uno spazio sicuro dove entrambi possono essere ascoltati e compresi, con l’aiuto di una figura neutrale.
Se, nonostante tutto, sua moglie non dovesse voler partecipare, sarebbe comunque molto utile che lei iniziasse un percorso individuale. Questo le permetterebbe di elaborare il dolore, trovare strumenti per affrontare il momento presente e comprendere più a fondo i suoi bisogni e desideri futuri, anche in merito alla relazione.
In ogni caso, considerata la complessità e l’impatto emotivo della situazione, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarla in modo professionale e attento nel suo percorso di consapevolezza e guarigione.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Situazione che può sembrare triste ma molto comune. Non occorre un cammino di coppia se sua moglie non è favorevole. Da fuori sembra tutto molto chiaro e ho alcune idee che mi sono fatto partendo da quelle che in psicologia umanistica si chiamano fantasie. Una era quella per cui questa situazione ha dei vantaggi per tutti e due e che sia importante allontanare la paura della separazione. Mi contatti pure quando vuole
Buonasera, la sofferenza che esprime è profonda e comprensibile, così come il bisogno di dare senso a quanto accaduto. In una coppia, però, il cambiamento può avvenire solo se entrambi sono disponibili a mettersi in gioco. Se sua moglie non vuole intraprendere una terapia di coppia, può essere utile iniziare lei stesso un percorso individuale: non come rinuncia, ma come primo passo per comprendere meglio la dinamica relazionale e ridefinire il proprio ruolo dentro di essa. Talvolta, quando uno dei due partner cambia prospettiva, anche l’altro può iniziare a rimettersi in discussione. Le relazioni non funzionano forzando l’altro, ma creando nuovi significati e spazi di dialogo, anche partendo da sé. Può considerare tutto questo come un momento come per fermarsi ed interrogarsi su di sé, su cosa desidera davvero, quale relazione vorrebbe e cosa è disposto (o non più disposto) a tollerare.
Un caro saluto.
Un caro saluto.
Buongiorno, non si può fare terapia di coppia se entrambi non siete motivati a farla, perché non servirebbe a nulla. Per lo stesso principio quindi, non si può costringere il partner ad intraprendere questo tipo di percorso. Inoltre, la terapia di coppia aiuta nella scelta di rimanere insieme o meno e non è scontato quindi, che ci sarebbe l'esito positivo che lei si aspetta. Cordiali saluti.
Potrebbe darle un out out: o iniziamo una terapia di coppia o mi comporterò come hai fatto tu. Ottima provocazione.
Ciao, si sente chiaramente quanto stai soffrendo. Hai scoperto qualcosa che ha scosso profondamente la tua fiducia e, nonostante questo, hai scelto di restare, di provare a ricostruire, proponendo con coraggio un aiuto concreto come la terapia di coppia. È una scelta che mostra amore e impegno.
Capisco quanto sia frustrante vedere che tua moglie non vuole affrontare questo percorso insieme a te, e quanto ti faccia male sentirti respinto proprio nel momento in cui cerchi di salvare la relazione. È naturale voler capire, voler dare un senso a quello che è successo, ma quando l’altra persona si chiude, il dolore aumenta.
Anche se lei non è pronta, tu puoi iniziare da te stesso: cercare uno spazio in cui parlare, sfogarti, capire cosa vuoi davvero e come proteggere il tuo benessere. Non sei debole per aver sofferto, sei forte per aver cercato un modo per andare avanti.
Prenditi cura di te, perché meriti di essere ascoltato e rispettato, anche se in questo momento sembra che l’altro non sia in grado di farlo. Se vuoi, sono qui per aiutarti a trovare la direzione, passo dopo passo.
Capisco quanto sia frustrante vedere che tua moglie non vuole affrontare questo percorso insieme a te, e quanto ti faccia male sentirti respinto proprio nel momento in cui cerchi di salvare la relazione. È naturale voler capire, voler dare un senso a quello che è successo, ma quando l’altra persona si chiude, il dolore aumenta.
Anche se lei non è pronta, tu puoi iniziare da te stesso: cercare uno spazio in cui parlare, sfogarti, capire cosa vuoi davvero e come proteggere il tuo benessere. Non sei debole per aver sofferto, sei forte per aver cercato un modo per andare avanti.
Prenditi cura di te, perché meriti di essere ascoltato e rispettato, anche se in questo momento sembra che l’altro non sia in grado di farlo. Se vuoi, sono qui per aiutarti a trovare la direzione, passo dopo passo.
Gentile utente, la ringrazio per aprirsi a noi. Purtroppo non esiste un modo infallibile di convincere qualcuno a iniziare un percorso di terapia, ma questo deve derivare da dentro di noi. Le consiglio di aprirsi con sua moglie ed esprimerle ancora una volta la volontà di sistemare le cose, tramite un percorso oppure capire se anche lei fa qualche richiesta. Il mio consiglio però è che, anche se sua moglie non vorrà fare il percorso, di iniziarlo lei... questo può aiutarla ad affrontare questo delicato momento e a ricostruire se stesso... a volte può essere anche un modo per lavorare indirettamente anche su ciò che ci circonda. Resto a disposizione =)
Buonasera, la sua è una domanda lecita e allo stesso tempo molto complessa. L'idea migliore sarebbe affrontare nuovamente l'argomento con sua moglie e darvi un tempistica (ad esempio due mesi) in cui riflettere entrambi e poi ritrovarvi per decidere se separarvi e vivere in due abitazioni diverse o riprovarci e iniziare un percorso. Comprendo che sia difficile e mi dispiace molto. Diversamente se non dovesse accettare le condizioni (che nel porgliele sarei il più assertivo possibile), le posso proporre una terapia individuale e poi se possibile si può tranquillamente evolvere in una di coppia. Però credo sia importante anche per lei tutelarsi ed affrontare questa situazione non per niente facile.
Rimango a disposizione nel caso volesse un consulto,
Dott.ssa Casumaro Giada
Rimango a disposizione nel caso volesse un consulto,
Dott.ssa Casumaro Giada
Capisco quanto questa situazione ti stia pesando, soprattutto considerando che hai cercato di mantenere la tua famiglia unita e di affrontare le difficoltà con comprensione. Hai mostrato una grande apertura nel voler intraprendere una terapia di coppia, ma il fatto che tua moglie non sia disponibile rende ancora più complicato trovare un terreno comune per risolvere questa crisi.
Il rifiuto di tua moglie a partecipare alla terapia potrebbe derivare da diversi fattori: vergogna, senso di colpa, paura del giudizio o anche la difficoltà ad affrontare le sue emozioni e responsabilità. È possibile che si senta sotto pressione e che percepisca le conversazioni come accusatorie, anche se il tuo intento è quello di capire e di ricostruire.
Per provare a convincerla, potresti adottare un approccio più empatico e meno focalizzato sugli eventi passati, spostando l'attenzione sulla possibilità di migliorare il futuro. Ad esempio, potresti dirle che la terapia non è un luogo per accuse, ma un'opportunità per entrambi di capire meglio i bisogni dell'altro e di costruire una comunicazione più sana. Puoi anche farle sapere che, per te, il suo benessere è importante e che desideri affrontare queste sfide insieme, con l'aiuto di un esperto.
Se continua a rifiutare, potresti considerare di iniziare un percorso individuale con un terapeuta, che potrebbe aiutarti a gestire meglio le tue emozioni e a trovare nuove strategie per affrontare questa situazione. Questo percorso personale potrebbe anche ispirare tua moglie a riflettere sul valore di un supporto professionale.
Hai dimostrato tanto impegno nel cercare di salvare il tuo matrimonio e questo dice molto su di te. Se hai bisogno di confrontarti ancora o vuoi esplorare altre strategie insieme, sono qui per aiutarti
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Il rifiuto di tua moglie a partecipare alla terapia potrebbe derivare da diversi fattori: vergogna, senso di colpa, paura del giudizio o anche la difficoltà ad affrontare le sue emozioni e responsabilità. È possibile che si senta sotto pressione e che percepisca le conversazioni come accusatorie, anche se il tuo intento è quello di capire e di ricostruire.
Per provare a convincerla, potresti adottare un approccio più empatico e meno focalizzato sugli eventi passati, spostando l'attenzione sulla possibilità di migliorare il futuro. Ad esempio, potresti dirle che la terapia non è un luogo per accuse, ma un'opportunità per entrambi di capire meglio i bisogni dell'altro e di costruire una comunicazione più sana. Puoi anche farle sapere che, per te, il suo benessere è importante e che desideri affrontare queste sfide insieme, con l'aiuto di un esperto.
Se continua a rifiutare, potresti considerare di iniziare un percorso individuale con un terapeuta, che potrebbe aiutarti a gestire meglio le tue emozioni e a trovare nuove strategie per affrontare questa situazione. Questo percorso personale potrebbe anche ispirare tua moglie a riflettere sul valore di un supporto professionale.
Hai dimostrato tanto impegno nel cercare di salvare il tuo matrimonio e questo dice molto su di te. Se hai bisogno di confrontarti ancora o vuoi esplorare altre strategie insieme, sono qui per aiutarti
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Buonasera, comprendo profondamente il dolore e la confusione che sta vivendo. La scoperta di una relazione extraconiugale e, successivamente, di ulteriori episodi passati di infedeltà da parte di sua moglie ha inevitabilmente minato le fondamenta della vostra relazione e della fiducia che riponeva in lei. È del tutto naturale che lei senta il bisogno di comprendere le motivazioni di tali comportamenti e che desideri trovare un modo per superare questa crisi.
La sua proposta di intraprendere una terapia di coppia è una scelta saggia e matura, un tentativo costruttivo di affrontare le dinamiche che hanno portato a questa situazione e di valutare insieme un possibile percorso di ricostruzione o, qualora fosse necessario, di separazione consapevole. Tuttavia, la resistenza di sua moglie a questa possibilità rappresenta un ostacolo significativo.
È importante cercare di comprendere le ragioni di questa sua opposizione. Potrebbe trattarsi di vergogna per quanto accaduto, di paura di affrontare le proprie responsabilità all'interno della coppia, di timore del giudizio di un professionista o, forse, di una sua ambivalenza rispetto al futuro della vostra relazione.
In questa fase di stallo, in cui il dialogo sembra compromesso e sua moglie si mostra distante e non collaborativa, è fondamentale che lei si prenda cura del suo benessere emotivo. La sofferenza che sta provando è intensa e prolungata, e non è sostenibile a lungo termine.
Sebbene non sia possibile costringere sua moglie a partecipare a una terapia di coppia, lei può agire su ciò che è sotto il suo controllo. Potrebbe provare a comunicare nuovamente con lei, in un momento di relativa calma, esprimendo i suoi sentimenti in modo pacato e focalizzandosi sul suo bisogno di comprendere e di trovare una soluzione per il futuro, qualunque esso sia. Potrebbe sottolineare come la terapia non sia un atto di accusa, ma uno spazio neutrale in cui entrambi potreste sentirvi ascoltati e guidati nel difficile processo di elaborazione di quanto accaduto.
Se sua moglie continua a rifiutarsi, potrebbe valutare di intraprendere un percorso di supporto psicologico individuale. Questo potrebbe offrirle uno spazio sicuro per elaborare il trauma della scoperta, gestire le sue emozioni, comprendere le dinamiche della vostra relazione dal suo punto di vista e sviluppare strategie per affrontare la situazione attuale, prendendo decisioni che siano in linea con il suo benessere.
La sua decisione di non distruggere la famiglia nonostante il dolore è un atto di grande responsabilità, ma è importante che questo non si traduca in un suo sacrificio personale prolungato. La situazione attuale, con la mancanza di dialogo e la distanza emotiva, non sembra essere funzionale per nessuno dei due.
Potrebbe essere utile comunicare a sua moglie che, pur desiderando trovare una soluzione insieme, lei ha bisogno di chiarezza sul futuro della vostra relazione. La sua permanenza in casa senza un reale impegno nel superare la crisi rischia di perpetuare una situazione di sofferenza per entrambi.
In conclusione, le suggerirei di continuare a esprimere il suo bisogno di un supporto professionale, cercando di comprendere le resistenze di sua moglie. Parallelamente, le consiglio vivamente di considerare un percorso psicologico individuale per affrontare il suo dolore e trovare la forza di prendere decisioni consapevoli per il suo futuro. La guarigione e la chiarezza sono possibili, anche se il percorso dovesse prendere una direzione diversa da quella che sperava inizialmente.
La sua proposta di intraprendere una terapia di coppia è una scelta saggia e matura, un tentativo costruttivo di affrontare le dinamiche che hanno portato a questa situazione e di valutare insieme un possibile percorso di ricostruzione o, qualora fosse necessario, di separazione consapevole. Tuttavia, la resistenza di sua moglie a questa possibilità rappresenta un ostacolo significativo.
È importante cercare di comprendere le ragioni di questa sua opposizione. Potrebbe trattarsi di vergogna per quanto accaduto, di paura di affrontare le proprie responsabilità all'interno della coppia, di timore del giudizio di un professionista o, forse, di una sua ambivalenza rispetto al futuro della vostra relazione.
In questa fase di stallo, in cui il dialogo sembra compromesso e sua moglie si mostra distante e non collaborativa, è fondamentale che lei si prenda cura del suo benessere emotivo. La sofferenza che sta provando è intensa e prolungata, e non è sostenibile a lungo termine.
Sebbene non sia possibile costringere sua moglie a partecipare a una terapia di coppia, lei può agire su ciò che è sotto il suo controllo. Potrebbe provare a comunicare nuovamente con lei, in un momento di relativa calma, esprimendo i suoi sentimenti in modo pacato e focalizzandosi sul suo bisogno di comprendere e di trovare una soluzione per il futuro, qualunque esso sia. Potrebbe sottolineare come la terapia non sia un atto di accusa, ma uno spazio neutrale in cui entrambi potreste sentirvi ascoltati e guidati nel difficile processo di elaborazione di quanto accaduto.
Se sua moglie continua a rifiutarsi, potrebbe valutare di intraprendere un percorso di supporto psicologico individuale. Questo potrebbe offrirle uno spazio sicuro per elaborare il trauma della scoperta, gestire le sue emozioni, comprendere le dinamiche della vostra relazione dal suo punto di vista e sviluppare strategie per affrontare la situazione attuale, prendendo decisioni che siano in linea con il suo benessere.
La sua decisione di non distruggere la famiglia nonostante il dolore è un atto di grande responsabilità, ma è importante che questo non si traduca in un suo sacrificio personale prolungato. La situazione attuale, con la mancanza di dialogo e la distanza emotiva, non sembra essere funzionale per nessuno dei due.
Potrebbe essere utile comunicare a sua moglie che, pur desiderando trovare una soluzione insieme, lei ha bisogno di chiarezza sul futuro della vostra relazione. La sua permanenza in casa senza un reale impegno nel superare la crisi rischia di perpetuare una situazione di sofferenza per entrambi.
In conclusione, le suggerirei di continuare a esprimere il suo bisogno di un supporto professionale, cercando di comprendere le resistenze di sua moglie. Parallelamente, le consiglio vivamente di considerare un percorso psicologico individuale per affrontare il suo dolore e trovare la forza di prendere decisioni consapevoli per il suo futuro. La guarigione e la chiarezza sono possibili, anche se il percorso dovesse prendere una direzione diversa da quella che sperava inizialmente.
Buongiorno,
Senz'altro per iniziare una terapia di coppia serve l'impegno di entrambi gli individui. Se anche solo uno dei due membri non vuole la terapia non ha senso. La domanda che le pongo è: sua moglie vuole stare con lei? Perchè se sua moglie vuole stare con lei e crescere nella relazione allora dovrebbe comprendere ciò di cui lei ha bisogno e venirle incontro. Se così non fosse allora le consiglierei un percorso individuale per fare chiarezza sulla situazione e cercare di stare meglio e trovare un suo equilibrio.
Distinti saluti
Susanna Manzato
Senz'altro per iniziare una terapia di coppia serve l'impegno di entrambi gli individui. Se anche solo uno dei due membri non vuole la terapia non ha senso. La domanda che le pongo è: sua moglie vuole stare con lei? Perchè se sua moglie vuole stare con lei e crescere nella relazione allora dovrebbe comprendere ciò di cui lei ha bisogno e venirle incontro. Se così non fosse allora le consiglierei un percorso individuale per fare chiarezza sulla situazione e cercare di stare meglio e trovare un suo equilibrio.
Distinti saluti
Susanna Manzato
Buongiorno gentile Utente, comprendo quanto la situazione che sta vivendo sia dolorosa e piena di incertezze. Scoprire dei tradimenti nella propria relazione di lunga data è un evento che può mettere profondamente in crisi l’identità personale e familiare, soprattutto quando non vi è, da parte del partner, un reale desiderio di affrontare insieme le conseguenze emotive e relazionali che queste scoperte inevitabilmente comportano.
Lei ha dimostrato una notevole apertura e disponibilità al confronto e alla ricostruzione, ponendosi in un’ottica di lavoro e di responsabilità condivisa, nonostante il dolore e la confusione. Tuttavia, mi pare che sua moglie si trovi in una posizione di chiusura, che può avere diverse motivazioni: il senso di colpa, la vergogna, la difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, la paura di dover affrontare un processo trasformativo o, forse, anche un disinteresse reale rispetto alla possibilità di salvare la relazione.
Lei chiede come convincerla a iniziare una terapia di coppia. Purtroppo, una terapia di coppia può funzionare solo quando entrambi i partner vi partecipano con un minimo di disponibilità al dialogo e al cambiamento. Quando una persona rifiuta categoricamente, è importante comprendere che non si può costringere nessuno a mettersi in gioco. In questi casi, quello che può fare (ed è tutt’altro che poco) è intraprendere un percorso individuale, che le consenta di elaborare quanto accaduto, ridefinire i suoi bisogni e desideri attuali, e capire quale posizione desidera davvero assumere rispetto a una relazione che appare oggi sospesa, ferita, e forse anche abitata dalla passività e dal silenzio.
Spesso, quando uno dei due partner inizia a lavorare su di sé, questo genera un effetto di risonanza anche sull’altro. Ma ciò che conta, innanzitutto, è che lei possa trovare uno spazio sicuro e competente per orientarsi in un momento così complesso. Continuare a insistere perché lei partecipi alla terapia può trasformarsi in ulteriore fonte di frustrazione per entrambi. Mentre prendersi cura di sé, in modo rispettoso e attivo, può aiutarla a riconquistare chiarezza e forza decisionale.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Lei ha dimostrato una notevole apertura e disponibilità al confronto e alla ricostruzione, ponendosi in un’ottica di lavoro e di responsabilità condivisa, nonostante il dolore e la confusione. Tuttavia, mi pare che sua moglie si trovi in una posizione di chiusura, che può avere diverse motivazioni: il senso di colpa, la vergogna, la difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, la paura di dover affrontare un processo trasformativo o, forse, anche un disinteresse reale rispetto alla possibilità di salvare la relazione.
Lei chiede come convincerla a iniziare una terapia di coppia. Purtroppo, una terapia di coppia può funzionare solo quando entrambi i partner vi partecipano con un minimo di disponibilità al dialogo e al cambiamento. Quando una persona rifiuta categoricamente, è importante comprendere che non si può costringere nessuno a mettersi in gioco. In questi casi, quello che può fare (ed è tutt’altro che poco) è intraprendere un percorso individuale, che le consenta di elaborare quanto accaduto, ridefinire i suoi bisogni e desideri attuali, e capire quale posizione desidera davvero assumere rispetto a una relazione che appare oggi sospesa, ferita, e forse anche abitata dalla passività e dal silenzio.
Spesso, quando uno dei due partner inizia a lavorare su di sé, questo genera un effetto di risonanza anche sull’altro. Ma ciò che conta, innanzitutto, è che lei possa trovare uno spazio sicuro e competente per orientarsi in un momento così complesso. Continuare a insistere perché lei partecipi alla terapia può trasformarsi in ulteriore fonte di frustrazione per entrambi. Mentre prendersi cura di sé, in modo rispettoso e attivo, può aiutarla a riconquistare chiarezza e forza decisionale.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno gentile utente,
la relazione con sua moglie è giunta ad uno stallo, in cui nessuno dei due sembra capace di determinare scelte nuove, procrastinando il cambiamento. Per mia esperienza sarebbe utile che scegliesse, lei per se stesso, cosa fare, rivolgendosi ad uno psicoterapeuta e confrontandosi con un legale esperto di diritto di famiglia, poiché nel matrimonio esistono dei diritti e dei doveri da rispettare, la convivenza bianca, spesso segna stati di necessità, imposti dalle proprie condizioni sociali, il rispetto di se se stessi e degli altri però, deve essere garantito.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
la relazione con sua moglie è giunta ad uno stallo, in cui nessuno dei due sembra capace di determinare scelte nuove, procrastinando il cambiamento. Per mia esperienza sarebbe utile che scegliesse, lei per se stesso, cosa fare, rivolgendosi ad uno psicoterapeuta e confrontandosi con un legale esperto di diritto di famiglia, poiché nel matrimonio esistono dei diritti e dei doveri da rispettare, la convivenza bianca, spesso segna stati di necessità, imposti dalle proprie condizioni sociali, il rispetto di se se stessi e degli altri però, deve essere garantito.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
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