Circa 20 anni (ero una bambina)fa sono svenuta durante un concerto, non è mai più capitato in vita m

21 risposte
Circa 20 anni (ero una bambina)fa sono svenuta durante un concerto, non è mai più capitato in vita mia.inizialmente ho avuto una serie di attacchi di panico,non volevo più andare assolutamente nel posto dove ero svenuta perché tutto il tempo pensavo di di svenire (mi veniva tachicardia,andavo freddo, mi sentivo davvero risvenire), proiettando questa paura anche in altri posti simili cinema,piazze con tanta gente,chiesa,a volte mi succedeva anche in classe quando andavo a scuola, non dicendo nulla a nessuno tratteneva questi attacchi dentro di me soffrendo da morire. Crescendo nel corso degli anni ce l'ho fatta da sola,pensando razionalmente che fosse una paura sciocca,non ho più avuto paura di andare al cinema,in chiesa, a lezione all'università o qualsiasi altro corso. Però mi è rimasta una sola paura: di svenire negli spazi aperti senza appoggio, ma non spiaggia o giardini. Mi capita sempre nelle piazze e soprattutto di sera mai di giorno!!!! Ma cosa significa ? Di sera nelle piazze molto grandi. Alla fine ci vado lo stesso anche se provo ad evitare, ma ci vado perché mi vergogno di dire perché non voglio andare, e quindi ci vado cercando di attraversarla velocemente se posso, perche mi vengono vertigini, capogiri, sensazione di irrealtà.So che mi direte di andare in terapia, ma io sono stata brava ho imparato a gestire tutto E sono guarita sola al 90 Per cento. Mi resta solo questa paura potrei imparare a farcela da sola?
Gentile utente, è certamente lodevole il suo tentativo di affrontare autonomamente il problema, tanto più che ha ottenuto dei notevoli risultati. Tali risultati potrebbero derivare dal suo tentativo profittevole di contrastare l’evitamento: quest’ultimo, infatti, si manifesta sistematicamente in situazioni fobiche e di carattere agorafobico quali quella da lei presentata. Fa bene ad anticipare il nostro suggerimento di cominciare una psicoterapia, perché è esattamente questo il trattamento d’elezione per simili casi. Per rispondere alla sua domanda: può farcela da sola, se conosce la strada da seguire; in caso contrario, meglio affidarsi alla guida di uno psicoterapeuta.

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Buongiorno, e grazie per la condivisione.
Credo sia importante, anche se a volte difficile, accettare che chiedere aiuto non sia una forma di debolezza, ma proprio di forza e volontà a voler affrontare pezzi di vita che a volte sono faticosi o dolorosi, affiancati ad un professionista del settore.
Ha già dimostrato di avere dentro di se moltissime risorse, forse potrebbe valer la pena non fermarsi e seguire un percorso terapeutico per provare a trovare un pezzettino di serenità in più!
Un caro saluto
Gentile, in tale racconto è chiaro che fin ora è stata capace di farcela da sola, ma per metà. E questo è lodevole. Rimane però la paura e il problema che non la lascia serena. Tale problematica di vertigini, paura di cadere, paura degli spazi aperti, che ha una lunga storia, può essere affrontata in terapia, accolta, capita e superata. Consideri sia la terapia on line che in presenza. Saluti.
Gentile utente, dipende da cosa significa per lei "farcela""essere brava". Lo sviluppo dei sintomi ha sempre una funzione, ci indica che qualcosa non va e che necessita di attenzione: ora, lei può spostare questo sintomo in altri ambiti della sua vita, e quindi, per intenderci, riuscire a non aver più paura negli spazi aperti, ma questo non vuol dire "risolvere" il problema, solo destinarlo altrove.
Ognuno è libero di scegliere come e cosa sapere su di sè. Dipende solo da questo.
Saluti,
Buongiorno,
mi viene da suggerire che i problemi non si risolvono: si affrontano.
Lei percepisce di averli (al 90 percento appunto) risolti; può averli risolti anche al 100 percento, ma ahimè non li ha affrontati.
Per affrontare un quesito psichico (il sintomo, che nel suo caso ha una forte valenza inibitoria), si ha sempre sempre bisogno di un luogo relazionale di elaborazione cognitiva ed emozionale, che può essere la terapia o altro che ne faccia le veci. Inutile presupporre che ci riesca da sola, e non perché non ne ha le competenze: semplicemente perché per motivi biologici la cosiddetta autoanalisi è fallimentare. Ci provò anche un tal Sigmund Freud, che indubbiamente aveva sufficienti competenze...e fallì.
In sintesi: lei sa che in questo frangente le verrà suggerito di approcciarsi a una psicoterapia. Probabilmente perché questo è un sito di psicoterapeuti, o forse perché è ciò che in effetti desidera e di cui necessita.....
Un caro saluto
Gentile Signora non è semplice valutare l'evoluzione di determinate situazioni. La sua libertà di scegliere la strada migliore per se è indiscutibile. Eppure lei sicuramente è a conoscenza che andare a leggere i significati di determinati comportamenti è un modo che consente di vivere diversamente le cose che la spaventano. Certo non è semplice entrare in un posto buio e forse sconosciuto ma chissà se accendendo una piccola luce tutto diventi più semplice e meno spaventoso. Un cordiale saluto
Buongiorno, ha paura di non avere un "appoggio" e ribadisce di volercela fare da sola. Che valore ha, per lei, il fare da sé? Che vuol dire che è stata "brava"? Chi va in terapia, chi cerca un appoggio, non è bravo? SM
Salve, concordo con il collega, i suoi sforzi sono lodevoli.
La terapia però potrebbe aiutarla a gestire meglio le sue ansie e le sue paure.
Ha mai pensato ad un consulto psicologico per avere le idee più chiare di come funziona?
Buona giornata.
Dott. Fiori
Gentile signora,
come lei stessa afferma, le sensazioni che descrive sembrano poter essere ricondotte a un disturbo di ansia. Sintomi simili sono molto fastidiosi, possono spaventare anche molto e possono compromettere il piacere di svolgere numerose attività della vita. Quindi è del tutto comprensibile che lei abbia fatto di tutto per sbarazzarsene, pur soffrendo per l'impossibilità di potersi confidare con qualcuno. Tuttavia, i sintomi psicologici hanno sempre un significato, ovvero quando una persona sviluppa un sintomo è perché la sua mente sta cercando di inviarle un messaggio, un segnale: quale sia il contenuto di questo messaggio cambia da persona a persona, anche se il sintomo può essere lo stesso. Dopo anni in cui si è tenuta tutto dentro, potrebbe considerare questo sintomo residuo, anziché come qualcosa da eliminare, come un'occasione per ascoltare e a dare voce a quella parte di lei che le sta inviando quel messaggio. Uno percorso psicologico può aiutarla in questo.
Rimango a disposizione.
I migliori auguri,
dott Carrera
Gentile utente,
Per rispondere alla sua domanda deve interrogarsi e capire se conosce il modo e le strategie per farcela da sola. Però le chiedo: cosa succederebbe se invece per una volta condividesse il suo problema con qualcuno? Come si sentirebbe? Un cordiale saluto
Salve, mi dispiace per il disagio espresso. E' stata molto brava a trovare le risorse, già presenti dentro di lei, per cercare di migliorare la situazione. Tuttavia, ritengo che l'avvio di un percorso psicologico con un esperto possa completare, integrare e valorizzare ciò che lei è già stata in grado, con grande sforzo e merito, di portare avanti.
Cordialmente, dott. FDL
Gentile utente, se farcela da sola è per lei una priorità dovrebbe riprovare con gli strumenti che l’hanno rassicurata in questi anni. Forse potrebbe pensare a quante risorse dovrà impiegare per perseguire questo obiettivo, rispetto a quante potrebbe investirne per godere della Sua vita pienamente. Un caro augurio Dottsa Elisa Galantini
Salve è stata molto brava a gestire queste paure. Le consiglio per quel 10% di disagio rimasto di fare una terapia E.M.D.R che la aiuterà a farle rielaborare nel giusto modo l'evento accaduto in passato. Se vuole approfondire può leggere nel mio sito di cosa si tratta.
Dott.ssa Milvia Verginelli
Salve. Sembrano tratti ansiosi e agorafobia da quanto descrive. Mi colpisce molto il suo voler essere brava e la autonomia che cerca di dimostrare ma che poi ha una falla. Chissà se un giorno abbatterà il pregiudizio sulla psicoterapia e darà a se stessa l'opportunità di esplorare cosa c'è sotto la falla. Cari saluti
Gentile utente, lei ha sofferto proprio tanto della paura di aver paura. Poi ad un certo punto ha reagito in modo fiducioso, ed è stata molto meglio. Le manca ancora qualcosa, dice, per sentirsi davvero più serena riguardo all'ansia agorafobica. Posso dirle che un breve trattamento di psicoterapia andrebbe a potenziare le risorse già esistenti e a trovarne anche delle nuove. Poiché la psicoterapia lavora sul cambiamento dei nostri copioni interni (modalità reattive e di affrontamento).
Saluti e auguri,
Dr. Cameriero Vittorio
Buongiorno. Sono d'accordo con i colleghi nel ritenere gli sforzi di farcela da sola assolutamente lodevoli, tuttavia in alcuni momenti della vita è opportuno avere un appoggio. Sapere di poter contare sulla consulenza di una voce esperta. Lo prenda in considerazione senza fretta.

Cordialità.

MT
Buonasera! Ha già dimostrato di avere moltissime risorse e ha dovuto sicuramente fare molta fatica, ma non tutto può dipendere dalla volontà delle persone. Può farcela a provare e riprovare e vedere come va. Io ritengo però che i motivi che sono alla base di un comportamento illogico lavorano sotto alla nostra coscienza e rimangono in qualche modo attivi anche a lungo e in forme diverse; per tale ragione non posso che consigliarle di farsi aiutare e riprendere a godere dei propri spazi fuori e dentro se stessa.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, grazie per averci scritto...rispondo direttamente alla sua domanda: sicuramente lei è capace di farcela e non possiamo conoscere in questo momento l'evoluzione della fobia traumatica, posso dirle però che sicuramente uno psicoterapeuta può fornirle gli strumenti giusti per farcela e sarà sicuramente sempre grazie a LEI e alle sue capacità che già possiede.
spero di esserle stata utile
buona riflessione
dott.ssa MARIA LUCIA DIMAGLIE
psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
Salve, lei ha davvero molte risorse.
Si faccia coraggio e prenoti un consulto psicologico.
Un saluto,
MMM
Buongiorno, quando viviamo eventi emotivamente forti come quello relativo al suo primo svenimento, il nostro cervello incamera il maggior numero di informazioni possibili in modo da tenerci alla larga dalla possibilità che questo evento possa ripetersi.
E' stata molto brava a invertire la tendenza a generalizzare la paura e l'ansia a contesti e variabili differenti da quelli iniziali; tuttavia sono presenti nel suo racconto alcuni comportamenti detti protettivi (ad esempio la necessità di avere qualcosa a cui aggrapparsi) e un evitamento di situazioni all'interno delle quali questi comportamenti protettivi non possono essere messi in atto.
Un consulto psicologico potrebbe aiutarla ad esporsi nuovamente al pensiero dello svenimento e a rompere l'associazione che si è creata tra pericolosità(intollerabilità dello svenire e la necessità di dover attuare comportamenti protettivi.
dott. De Rosa Saccone
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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