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Ho avuto sin dal primo colloquio un'ottima impressione del Dott. Carrera. La sua empatia mi ha subito messo a mio agio. Nei colloqui successivi ho apprezzato la professionalità e la serietà con cui mi sta aiutando ad affrontare i miei problemi .

A
Presso: Dott. Stefano Carrera - Psicologo colloquio psicologico

Il Dott. Carrera si è dimostrato fin da subito disponibile per quel che riguarda la flessibilità oraria.
Mi sono sentito a mio agio e incoraggiato a seguire le mie scelte con più consapevolezza.

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 57 domande da parte di pazienti di MioDottore

Circa 20 anni (ero una bambina)fa sono svenuta durante un concerto, non è mai più capitato in vita mia.inizialmente ho avuto una serie di attacchi di panico,non volevo più andare assolutamente nel posto dove ero svenuta perché tutto il tempo pensavo di di svenire (mi veniva tachicardia,andavo freddo, mi sentivo davvero risvenire), proiettando questa paura anche in altri posti simili cinema,piazze con tanta gente,chiesa,a volte mi succedeva anche in classe quando andavo a scuola, non dicendo nulla a nessuno tratteneva questi attacchi dentro di me soffrendo da morire. Crescendo nel corso degli anni ce l'ho fatta da sola,pensando razionalmente che fosse una paura sciocca,non ho più avuto paura di andare al cinema,in chiesa, a lezione all'università o qualsiasi altro corso. Però mi è rimasta una sola paura: di svenire negli spazi aperti senza appoggio, ma non spiaggia o giardini. Mi capita sempre nelle piazze e soprattutto di sera mai di giorno!!!! Ma cosa significa ? Di sera nelle piazze molto grandi. Alla fine ci vado lo stesso anche se provo ad evitare, ma ci vado perché mi vergogno di dire perché non voglio andare, e quindi ci vado cercando di attraversarla velocemente se posso, perche mi vengono vertigini, capogiri, sensazione di irrealtà.So che mi direte di andare in terapia, ma io sono stata brava ho imparato a gestire tutto E sono guarita sola al 90 Per cento. Mi resta solo questa paura potrei imparare a farcela da sola?

Gentile signora,
come lei stessa afferma, le sensazioni che descrive sembrano poter essere ricondotte a un disturbo di ansia. Sintomi simili sono molto fastidiosi, possono spaventare anche molto e possono compromettere il piacere di svolgere numerose attività della vita. Quindi è del tutto comprensibile che lei abbia fatto di tutto per sbarazzarsene, pur soffrendo per l'impossibilità di potersi confidare con qualcuno. Tuttavia, i sintomi psicologici hanno sempre un significato, ovvero quando una persona sviluppa un sintomo è perché la sua mente sta cercando di inviarle un messaggio, un segnale: quale sia il contenuto di questo messaggio cambia da persona a persona, anche se il sintomo può essere lo stesso. Dopo anni in cui si è tenuta tutto dentro, potrebbe considerare questo sintomo residuo, anziché come qualcosa da eliminare, come un'occasione per ascoltare e a dare voce a quella parte di lei che le sta inviando quel messaggio. Uno percorso psicologico può aiutarla in questo.
Rimango a disposizione.
I migliori auguri,
dott Carrera

Dott. Stefano Carrera

Buonasera. Tutto è iniziato qualche anno fa, quando mi sono diplomata. Ho sempre desiderato diventare una pediatra o una ginecologa, così ho deciso di tentare il test in medicina e in professioni sanitarie (contro il parere dei miei genitori che hanno sempre creduto io fossi più portata per le lingue). Non entro nè in medicina (così mi scoraggio e non provo più il test) nè in prof sanitarie e mi iscrivo in biologia. Pessima idea: a fine anno mi ritiro e,dietro pressioni da parte di mia madre,riprovo quello per paramedico. Entro in infermieristica pediatrica,ma capisco fin da subito che non è il corso giusto per me. Inizio a stare sempre male e ad avere attacchi di panico,ma per non deludere i miei genitori decido comunque di portare a termine il percorso iniziato. Adesso mi ritrovo a 24 anni pienamente infelice e senza aspirazioni. Questa laurea non da lavoro (lavoro che neanche mi piace). Ero convinta che avrei continuato con medicina o almeno ostetricia, ma niente. Non so il perché! Ho sempre amato questo mondo e adesso,invece, non voglio più saperne di ospedali. Mi è crollato il mondo addosso. Mi sono sempre fatta in quattro per inseguire il sogno della medicina e adesso quel sogno non c'è più. Non che cosa inseguire. Non ho una ragione per alzarmi al mattino. Vedo gli altri che lottano e che si realizzano e io non so neanche cosa voglio. Ultimente ho ricominciato a stare male (vertigini,vomito,perdita di peso) e tutti gli esami diagnostici sono negativi. Più di un medico pensa sia un fattore emotivo e qualcuno mi ha prescritto ansiolitici. Io non so che pensare e non so come uscirne. Non voglio neanche lamentarmi perché so che ha molti più problemi di me. Non so se questo può influire,ma sono stata vittima di bullismo per otto anni (medie e liceo) e non l'ho mai detto a nessuno,neanche ai miei genitori. A casa la situazione non è semplice,mio padre ha un carattere difficile e litiga spesso con mia madre. A volte va via di casa e quando torna se la prende con me e con mia sorella perché vorrebbe che prendessimo le sue parti. Mia nonna è stata male per tanti mesi e poi è morta. Mia mamma ha passato un periodo difficile e ha cambiato lavoro. Sento di non poter fare affidamento su di lei come prima. Due anni fa è morta una mia amica e ho avuto una delusione amorosa.
Mi scuso per lo sfogo,ma spero possiate darmi un consiglio

Gentile Utente,
sembrerebbe che lei stia attraversando una sorta di crisi di identità: si sta chiedendo cosa le piace, cosa veramente la appaga, se vuole fare dell'aiuto alle persone la sua professione, se è giusto seguire i propri desideri o assecondare le richiesta dei suoi genitori... Domande importanti che le creano un senso di smarrimento e che, se ben comprendo, la accompagnano da molto tempo, sommandosi poi, nell'ultimo periodo, alla perdita della nonna e dell'amica e alle tensioni in cui è coinvolta in casa. Accenna anche al bullismo subito per molti anni, cui ritiene sia possibile ricondurre parte della sua sofferenza attuale e del quale non ha mai avuto la possibilità di parlare con nessuno.
Credo che questo sia un momento di grande sofferenza per lei: varrebbe senza dubbio la pena che si fermasse e si concedesse un tempo e uno spazio per rispondere a questa domanda: "dove mi colloco io in tutto questo?". Scoprirsi, ritrovarsi, sono processi complessi che solo in parte si possono condurre da soli: uno psicologo potrebbe accompagnarla in questo percorso, che le consentirebbe di conoscere più a fondo sé stessa, di rileggere il suo passato con lenti nuove e di ritrovare la spinta vitale che sembra essersi affievolita.
Rimango a disposizione.
I migliori auguri,
dott Stefano Carrera

Dott. Stefano Carrera

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