Ciao a tutti mi servirebbe un informazione, dato che la legge punisce giustamente i bulli ma come si
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Ciao a tutti mi servirebbe un informazione, dato che la legge punisce giustamente i bulli ma come si interviene in psicoterapia per contrastare il fenomeno del bullismo? Io sentii dire da uno psicologo che disse "io sul bullismo fornisco strumenti concreti per poterne uscire cioè dei tipi di risposte che mette subito i bulli a tacere, risposte di asfalto. Però questo disse se una persona ha paura dello scontro fisico ha paura di rispondere ai bulli per paura di essere picchiato è tutto inutile, e allora mi chiedo come si interviene in psicoterapia per una vittima di bullismo che ha paura a rispondere a un gruppo di bulli perché ha paura di venire picchiato?? Alcuni dicono prima una persona deve imparare a difendersi fisicamente e dopo se ne parlerà di come affrontare il bullismo
Salve, la colluttazione fisica non è mai consigliabile. Il bullismo ha effetti sulla persona che lo subisce, questi possono essere affrontati all'interno di una psicoterapia. Intervenire sui bulli è un dovere che spetta alle autorità preposte.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
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Dott.Salvatore Augello
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Salve, la ringrazio per la sua domanda, che ritengo molto importante.
Inizio col dirle che, in psicoterapia, nei casi di bullismo – che tengo a precisare essere una forma di violenza – si aiuta la persona a riconoscere i comportamenti violenti subiti, perché spesso chi è vittima tende a considerarli “normali” o a minimizzarli.
Si lavora poi sulla comprensione di quali dinamiche personali o relazionali possano aver reso la vittima più vulnerabile a quel tipo di legame. Questo avviene senza colpevolizzare, ma con l’obiettivo di aiutarla a riconoscere segnali di pericolo che potrebbero ripresentarsi in futuro.
Parallelamente, la psicoterapia mira a rafforzare l’autostima, il self-empowerment e la capacità di definire confini chiari, elementi fondamentali per uscire dal ruolo di vittima e ricostruire relazioni sane e protettive.
La psicoterapia non fornisce risposte pronte, ma accompagna la persona in un percorso profondo e trasformativo, costruito passo dopo passo.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Cinzia Rosaria Baldi
Inizio col dirle che, in psicoterapia, nei casi di bullismo – che tengo a precisare essere una forma di violenza – si aiuta la persona a riconoscere i comportamenti violenti subiti, perché spesso chi è vittima tende a considerarli “normali” o a minimizzarli.
Si lavora poi sulla comprensione di quali dinamiche personali o relazionali possano aver reso la vittima più vulnerabile a quel tipo di legame. Questo avviene senza colpevolizzare, ma con l’obiettivo di aiutarla a riconoscere segnali di pericolo che potrebbero ripresentarsi in futuro.
Parallelamente, la psicoterapia mira a rafforzare l’autostima, il self-empowerment e la capacità di definire confini chiari, elementi fondamentali per uscire dal ruolo di vittima e ricostruire relazioni sane e protettive.
La psicoterapia non fornisce risposte pronte, ma accompagna la persona in un percorso profondo e trasformativo, costruito passo dopo passo.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Cinzia Rosaria Baldi
Ciao, grazie per la domanda, che tocca un tema delicato e molto importante.
In psicoterapia, l’intervento con una vittima di bullismo non si basa solo sull’insegnare "risposte pronte" o "di asfalto", ma parte da un lavoro profondo sul vissuto emotivo della persona. Quando una vittima ha paura di rispondere perché teme ritorsioni fisiche, è fondamentale non forzarla ad affrontare lo scontro, ma rafforzare progressivamente la sua sicurezza interiore, l'autostima e la capacità di chiedere aiuto.
La psicoterapia può aiutare:
a riconoscere e validare le emozioni di paura, vergogna o impotenza;
a sviluppare strategie di coping (cioè modalità efficaci per affrontare situazioni stressanti o minacciose);
a ricostruire un senso di autoefficacia, ossia la convinzione di poter affrontare le difficoltà, anche senza dover reagire con la forza;
a lavorare sul trauma lasciato dagli episodi subiti, soprattutto quando il bullismo è stato prolungato o particolarmente invasivo.
È vero che in alcuni casi può essere utile affiancare percorsi psicologici ad attività come l'autodifesa, ma non è mai la paura fisica il problema da risolvere per primo, bensì il senso di isolamento e di impotenza che spesso accompagna chi subisce bullismo. La persona ha bisogno prima di tutto di sentirsi supportata, compresa, e di recuperare il controllo sulla propria vita, anche attraverso alleanze con adulti di riferimento (genitori, insegnanti, educatori).
Per questo, sarebbe utile e consigliato, per approfondire e affrontare in modo personalizzato il problema, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
In psicoterapia, l’intervento con una vittima di bullismo non si basa solo sull’insegnare "risposte pronte" o "di asfalto", ma parte da un lavoro profondo sul vissuto emotivo della persona. Quando una vittima ha paura di rispondere perché teme ritorsioni fisiche, è fondamentale non forzarla ad affrontare lo scontro, ma rafforzare progressivamente la sua sicurezza interiore, l'autostima e la capacità di chiedere aiuto.
La psicoterapia può aiutare:
a riconoscere e validare le emozioni di paura, vergogna o impotenza;
a sviluppare strategie di coping (cioè modalità efficaci per affrontare situazioni stressanti o minacciose);
a ricostruire un senso di autoefficacia, ossia la convinzione di poter affrontare le difficoltà, anche senza dover reagire con la forza;
a lavorare sul trauma lasciato dagli episodi subiti, soprattutto quando il bullismo è stato prolungato o particolarmente invasivo.
È vero che in alcuni casi può essere utile affiancare percorsi psicologici ad attività come l'autodifesa, ma non è mai la paura fisica il problema da risolvere per primo, bensì il senso di isolamento e di impotenza che spesso accompagna chi subisce bullismo. La persona ha bisogno prima di tutto di sentirsi supportata, compresa, e di recuperare il controllo sulla propria vita, anche attraverso alleanze con adulti di riferimento (genitori, insegnanti, educatori).
Per questo, sarebbe utile e consigliato, per approfondire e affrontare in modo personalizzato il problema, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
L’obiettivo non è spingere allo scontro fisico, ma trovare strategie sicure ed efficaci per proteggersi, come chiedere aiuto, evitare l’isolamento e potenziare le risorse personali
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, non credo ci sia una ricetta per uscire da questo circolo... purtroppo.
Mi sembra di capire che lei sia vittima di bullismo, non è chiaro in quale contesto.
Se fosse scolastico, sarebbe il.caso di parlarne con docenti e psicologi, e anche genitori.
Difficile difendersi e e proteggersi da soli.
Io credo che dovrebbe farsi aiutare dalle.persone.del.contesto in cui si trova.
Ripeto, se fosse la scuola, attivare tutti gli adulti.
È di aiuto, per sé stesso, lavorarenin terapia, per evitare,in futuro, di esserne di nuovo vittima.
Le auguro di riuscire a risolvere questa dolorosa situazione.
Resto a disposizione
Un saluto
Claudi m
Mi sembra di capire che lei sia vittima di bullismo, non è chiaro in quale contesto.
Se fosse scolastico, sarebbe il.caso di parlarne con docenti e psicologi, e anche genitori.
Difficile difendersi e e proteggersi da soli.
Io credo che dovrebbe farsi aiutare dalle.persone.del.contesto in cui si trova.
Ripeto, se fosse la scuola, attivare tutti gli adulti.
È di aiuto, per sé stesso, lavorarenin terapia, per evitare,in futuro, di esserne di nuovo vittima.
Le auguro di riuscire a risolvere questa dolorosa situazione.
Resto a disposizione
Un saluto
Claudi m
Salve, la sua domanda tocca un tema estremamente delicato e importante, che coinvolge non solo la psicologia clinica ma anche aspetti educativi, sociali e culturali. Quando una persona, soprattutto un adolescente, si trova a vivere situazioni di bullismo e prova paura nel rispondere ai bulli per timore di ritorsioni fisiche, la psicoterapia non si limita a insegnare “risposte pronte” o “strategie verbali efficaci”. Il lavoro terapeutico è molto più profondo e personalizzato.
In psicoterapia, l’intervento parte sempre dalla comprensione dell’esperienza soggettiva della vittima: come vive il bullismo, quali emozioni prevalgono (spesso paura, vergogna, impotenza), quali sono le sue risorse interne e il suo ambiente di riferimento. Se la persona ha timore dello scontro fisico, un timore assolutamente legittimo, il terapeuta non la espone forzatamente a situazioni che ne aumenterebbero l’ansia o il senso di pericolo. Al contrario, si lavora inizialmente sul rafforzamento dell’autostima, sull’elaborazione delle emozioni provate e sull’ampliamento del senso di autoefficacia, cioè sulla percezione di poter affrontare in sicurezza e con dignità la situazione, anche senza passare dal confronto diretto.
In molti casi, il percorso include anche lo sviluppo di competenze assertive, che non implicano necessariamente lo scontro, ma permettono di porsi in modo fermo e rispettoso, a volte anche valutando insieme le possibilità di chiedere aiuto a figure adulte di riferimento, come genitori, insegnanti o educatori. Nei contesti più gravi, si può valutare l’integrazione di altre forme di supporto, come interventi psicoeducativi, gruppi terapeutici o percorsi congiunti con la famiglia e la scuola. Dire che "prima bisogna imparare a difendersi fisicamente" può essere una semplificazione pericolosa: la priorità, in psicoterapia, è sempre quella di lavorare sul senso di sicurezza interiore, sull’identità personale e sulla possibilità di agire in modo coerente con i propri valori, senza esporsi a ulteriori traumi. Ogni caso è unico, e il terapeuta costruisce insieme alla persona una strategia che tenga conto della sua età, del contesto, delle sue paure e delle sue risorose.
Strumenti quali l’EMDR, la mindfulness e la bioenergetica risultano utili in questo senso.
Il bullismo non si combatte solo con la forza, ma soprattutto con il supporto, la consapevolezza e la possibilità di sentirsi degni di rispetto anche quando si è vulnerabili. Ed è proprio da lì che inizia il cambiamento terapeutico. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
In psicoterapia, l’intervento parte sempre dalla comprensione dell’esperienza soggettiva della vittima: come vive il bullismo, quali emozioni prevalgono (spesso paura, vergogna, impotenza), quali sono le sue risorse interne e il suo ambiente di riferimento. Se la persona ha timore dello scontro fisico, un timore assolutamente legittimo, il terapeuta non la espone forzatamente a situazioni che ne aumenterebbero l’ansia o il senso di pericolo. Al contrario, si lavora inizialmente sul rafforzamento dell’autostima, sull’elaborazione delle emozioni provate e sull’ampliamento del senso di autoefficacia, cioè sulla percezione di poter affrontare in sicurezza e con dignità la situazione, anche senza passare dal confronto diretto.
In molti casi, il percorso include anche lo sviluppo di competenze assertive, che non implicano necessariamente lo scontro, ma permettono di porsi in modo fermo e rispettoso, a volte anche valutando insieme le possibilità di chiedere aiuto a figure adulte di riferimento, come genitori, insegnanti o educatori. Nei contesti più gravi, si può valutare l’integrazione di altre forme di supporto, come interventi psicoeducativi, gruppi terapeutici o percorsi congiunti con la famiglia e la scuola. Dire che "prima bisogna imparare a difendersi fisicamente" può essere una semplificazione pericolosa: la priorità, in psicoterapia, è sempre quella di lavorare sul senso di sicurezza interiore, sull’identità personale e sulla possibilità di agire in modo coerente con i propri valori, senza esporsi a ulteriori traumi. Ogni caso è unico, e il terapeuta costruisce insieme alla persona una strategia che tenga conto della sua età, del contesto, delle sue paure e delle sue risorose.
Strumenti quali l’EMDR, la mindfulness e la bioenergetica risultano utili in questo senso.
Il bullismo non si combatte solo con la forza, ma soprattutto con il supporto, la consapevolezza e la possibilità di sentirsi degni di rispetto anche quando si è vulnerabili. Ed è proprio da lì che inizia il cambiamento terapeutico. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buonasera,
la psicoterapia lavora su più livelli. L'obiettivo non è solo fornire delle riposte concrete contro i bulli. Si lavora per rinforzare l'autostima e il senso di autoefficacia. Si insegna a gestire la paura e l'ansia. Si sviluppano le abilità assertive, tecniche comunicative per difendere i propri confini in modo fermo ma senza aggressività. Si elaborano il trauma e le emozioni legate all'esperienza subita. Ogni intervento è personalizzato. Lo scopo è aiutare la persona a ritrovare sicurezza e fiducia.
la psicoterapia lavora su più livelli. L'obiettivo non è solo fornire delle riposte concrete contro i bulli. Si lavora per rinforzare l'autostima e il senso di autoefficacia. Si insegna a gestire la paura e l'ansia. Si sviluppano le abilità assertive, tecniche comunicative per difendere i propri confini in modo fermo ma senza aggressività. Si elaborano il trauma e le emozioni legate all'esperienza subita. Ogni intervento è personalizzato. Lo scopo è aiutare la persona a ritrovare sicurezza e fiducia.
Gentile Utente,
Il primo passo nella gestione del bullismo sicuramente consiste nel creare nuove relazioni di apertura e di fiducia per contrastare il senso di diffidenza interpersonale che può suscitare il vivere costantemente queste circostanze. Infatti, dinanzi a dinamiche di scherno e di comunicazioni critiche, il rischio consiste nel prendere su di sè l'attacco esterno e sviluppare, di conseguenza, una certa fatica nella difesa personale. Potrebbe essere utile sicuramente una psicoterapia per sviluppare competenze di coping rispetto a comportamenti bulli, ma è fondamentale anche rievocare alleati interni connotati di risorse positive nell'interfaccia con gli altri. L'obiettivo potrebbe essere quello di affrontare nuclei di criticità rispetto al suo dialogo interno, sostenendo l'acquisizione di nuove competenze e potenzialità. Facendo un lavoro sul potenziamento dell'autostima e dell'autoefficacia, può scoprire le tante risorse per gestire la situazione, situazioni simili, e comprendere in base alle circostanze come provvedere in base alle sue esigenze e con diverse opzioni, alle evenienze specifiche di cui parla. Spero di esserle stata utile, un caro saluto.
Il primo passo nella gestione del bullismo sicuramente consiste nel creare nuove relazioni di apertura e di fiducia per contrastare il senso di diffidenza interpersonale che può suscitare il vivere costantemente queste circostanze. Infatti, dinanzi a dinamiche di scherno e di comunicazioni critiche, il rischio consiste nel prendere su di sè l'attacco esterno e sviluppare, di conseguenza, una certa fatica nella difesa personale. Potrebbe essere utile sicuramente una psicoterapia per sviluppare competenze di coping rispetto a comportamenti bulli, ma è fondamentale anche rievocare alleati interni connotati di risorse positive nell'interfaccia con gli altri. L'obiettivo potrebbe essere quello di affrontare nuclei di criticità rispetto al suo dialogo interno, sostenendo l'acquisizione di nuove competenze e potenzialità. Facendo un lavoro sul potenziamento dell'autostima e dell'autoefficacia, può scoprire le tante risorse per gestire la situazione, situazioni simili, e comprendere in base alle circostanze come provvedere in base alle sue esigenze e con diverse opzioni, alle evenienze specifiche di cui parla. Spero di esserle stata utile, un caro saluto.
Buonasera, credo sia opportuno fare delle specifiche. Il bullismo è un fenomeno sociale e come tale va trattato, attraverso adeguati interventi di informazione, psico-educazione, prevenzione e intervento negli adeguati contesti. Certamente non deve passare il messaggio che per contrastare un fenomeno di tale portata ed importanza bisogna dare più strumenti alle vittime. Perché implicitamente equivarrebbe ad avvalorare la convinzione tossica alla base del fenomeno, e cioè che se c'è un problema è proprio in chi subisce. Non bisogna imparare a reagire, ma trovare il modo di estirpare tale fenomeno. Altra cosa ancora è se qualcuno volesse lavorare individualmente sulle proprie insicurezze o sulla propria aggressività e prepotenza.
Buongiorno gentile utente,
a me sembra normale avere paura di essere picchiati. Come si fa a non avere paura di venire picchiati?
Forse la penso così perchè sono una donna, forse se fossi un uomo la penserei diversamente, però a me "avere paura di prenderle" mi sembra del tutto naturale e anche "sensato"!
Invece, leggendo il suo messaggio, ho quasi la sensazione che lei pensi che "non si dovrebbe avere paura" e che il problema sia proprio "l'averne paura".
Io non so a quali bulli lei si riferisca, se parla in generale o nello specifico, però se si tratta di bulli (oltretutto non uno solo, ma un gruppo) e lei ha motivo di credere (magari perchè è già successo) che questi le possano mettere le mani addosso e lei è da solo, ci credo che ha paura di rispondergli.
Se è di una situazione di questo tipo che parliamo, non la può affrontare da solo. Se è in ambito scolastico chieda aiuto agli insegnanti, o alle forze dell'ordine, ma, per come la vedo io, non è qualcosa che lei può affrontare da solo.
"Avere paura" non è sbagliato, non è qualcosa che la svaluta e la sminuisce. La paura ha bisogno di essere guardata, riconosciuta e affrontata per quello che è.
Ci sono paure irrazionali, sproporzionate e ci sono paure fondate. Le une non possono essere trattate come le altre.
La psicoterapia può aiutarla molto nelle sue paure irrazionali ("ho paura di essere picchiato, quando veramente non credo che potrebbe succedere", "ho paura di non essere abbastanza valido come persona se non affronto i bulli", "ho paura che non ci sia niente da fare", "ho paura che non sarò mai in grado di affrontare questa situazione").
Rispetto alle paure fondate, la terapia la può aiutare nell'imparare a osservare le situazioni con realismo (dunque se c'è pericolo, riconoscendo il pericolo) e chiedendo l'intervento di chi è preposto a questo e ne ha le competenze.
Un cordiale saluto.
a me sembra normale avere paura di essere picchiati. Come si fa a non avere paura di venire picchiati?
Forse la penso così perchè sono una donna, forse se fossi un uomo la penserei diversamente, però a me "avere paura di prenderle" mi sembra del tutto naturale e anche "sensato"!
Invece, leggendo il suo messaggio, ho quasi la sensazione che lei pensi che "non si dovrebbe avere paura" e che il problema sia proprio "l'averne paura".
Io non so a quali bulli lei si riferisca, se parla in generale o nello specifico, però se si tratta di bulli (oltretutto non uno solo, ma un gruppo) e lei ha motivo di credere (magari perchè è già successo) che questi le possano mettere le mani addosso e lei è da solo, ci credo che ha paura di rispondergli.
Se è di una situazione di questo tipo che parliamo, non la può affrontare da solo. Se è in ambito scolastico chieda aiuto agli insegnanti, o alle forze dell'ordine, ma, per come la vedo io, non è qualcosa che lei può affrontare da solo.
"Avere paura" non è sbagliato, non è qualcosa che la svaluta e la sminuisce. La paura ha bisogno di essere guardata, riconosciuta e affrontata per quello che è.
Ci sono paure irrazionali, sproporzionate e ci sono paure fondate. Le une non possono essere trattate come le altre.
La psicoterapia può aiutarla molto nelle sue paure irrazionali ("ho paura di essere picchiato, quando veramente non credo che potrebbe succedere", "ho paura di non essere abbastanza valido come persona se non affronto i bulli", "ho paura che non ci sia niente da fare", "ho paura che non sarò mai in grado di affrontare questa situazione").
Rispetto alle paure fondate, la terapia la può aiutare nell'imparare a osservare le situazioni con realismo (dunque se c'è pericolo, riconoscendo il pericolo) e chiedendo l'intervento di chi è preposto a questo e ne ha le competenze.
Un cordiale saluto.
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), psicologonapoli org info su profilo di Mio Dottore
Il problema del bullismo non si risolve soltanto con “frasi pronte” o tecniche di difesa: il punto di partenza è sempre la persona che lo subisce.
Se la paura è forte e costante, non basta imparare una risposta verbale: il corpo, il volto e il tono di voce tradiranno insicurezza, e il bullo lo percepirà immediatamente.
Qui entra in gioco la psicoterapia: non per “insegnare a fare a botte”, ma per costruire sicurezza interiore e capacità di restare lucidi.
Lavoriamo su tre piani:
Consapevolezza e autoconoscenza
Comprendere le proprie paure, riconoscerne l’origine (spesso legata ad esperienze passate), e imparare a distinguere tra pericolo reale e paura anticipatoria.
Qui vale il principio antico: conosci te stesso. Quando sai come funzionano i tuoi pensieri, non li lasci alimentare scenari che ti paralizzano. Presenza e calma anche sotto pressione La serenità non è ingenuità: è una forma di forza che mantiene la mente libera per reagire nel modo più adeguato. In terapia, si usano tecniche di respirazione, visualizzazione e “role play” per abituare la mente e il corpo a situazioni di stress, così che non siano più vissute come “schiaccianti”. Comunicazione assertiva e protezione sociale Allenare il linguaggio del corpo e le risposte verbali che chiudono lo spazio al bullo, senza cercare lo scontro fisico se non si è preparati. Creare reti di sostegno (amici, insegnanti, figure di fiducia) che riducono l’isolamento della vittima.
Il mondo non sarà mai completamente sicuro: bulli e delinquenti esistono da sempre. Ma possiamo imparare a vivere senza farci governare dalla paura.
Perché quando sei consapevole e presente, reagisci in modo rapido, adeguato e — soprattutto — libero.
Il problema del bullismo non si risolve soltanto con “frasi pronte” o tecniche di difesa: il punto di partenza è sempre la persona che lo subisce.
Se la paura è forte e costante, non basta imparare una risposta verbale: il corpo, il volto e il tono di voce tradiranno insicurezza, e il bullo lo percepirà immediatamente.
Qui entra in gioco la psicoterapia: non per “insegnare a fare a botte”, ma per costruire sicurezza interiore e capacità di restare lucidi.
Lavoriamo su tre piani:
Consapevolezza e autoconoscenza
Comprendere le proprie paure, riconoscerne l’origine (spesso legata ad esperienze passate), e imparare a distinguere tra pericolo reale e paura anticipatoria.
Qui vale il principio antico: conosci te stesso. Quando sai come funzionano i tuoi pensieri, non li lasci alimentare scenari che ti paralizzano. Presenza e calma anche sotto pressione La serenità non è ingenuità: è una forma di forza che mantiene la mente libera per reagire nel modo più adeguato. In terapia, si usano tecniche di respirazione, visualizzazione e “role play” per abituare la mente e il corpo a situazioni di stress, così che non siano più vissute come “schiaccianti”. Comunicazione assertiva e protezione sociale Allenare il linguaggio del corpo e le risposte verbali che chiudono lo spazio al bullo, senza cercare lo scontro fisico se non si è preparati. Creare reti di sostegno (amici, insegnanti, figure di fiducia) che riducono l’isolamento della vittima.
Il mondo non sarà mai completamente sicuro: bulli e delinquenti esistono da sempre. Ma possiamo imparare a vivere senza farci governare dalla paura.
Perché quando sei consapevole e presente, reagisci in modo rapido, adeguato e — soprattutto — libero.
Buongiorno,
la sua domanda tocca un tema molto importante e delicato. È vero: di fronte al bullismo non basta proporre “risposte pronte” o frasi di difesa, perché quando c’è paura di uno scontro fisico, la vittima può sentirsi paralizzata. Non è quindi una questione di “forza di carattere” o di “non saper rispondere”: è una dinamica complessa, in cui entrano in gioco emozioni profonde come paura, vergogna, senso di impotenza.
In psicoterapia, l’intervento non mira a trasformare la vittima in qualcuno che deve “asfaltare” i bulli, ma piuttosto a:
riconoscere e validare la paura (non è un segno di debolezza, ma una reazione naturale a una minaccia percepita);
rinforzare l’autostima e l’autoefficacia, lavorando sulla percezione di sé e sul diritto ad essere rispettati;
insegnare strategie di regolazione emotiva, per non sentirsi sopraffatti dall’ansia o dalla vergogna;
favorire la ricerca di supporto (famiglia, insegnanti, gruppo dei pari): il bullismo si combatte soprattutto rompendo l’isolamento, non affrontandolo da soli;
laddove necessario, integrare percorsi di assertività o di training sulle abilità sociali, così che la persona possa imparare a comunicare con più sicurezza e chiarezza, senza doversi sentire costretta alla risposta fisica.
In alcuni casi, può essere utile anche affiancare la psicoterapia con attività che rinforzano la percezione di forza e sicurezza personale (sport, arti marziali, attività di gruppo), ma questo non per “imparare a picchiare”, quanto per sperimentarsi in un ruolo più forte e sicuro.
In sintesi: non è “inutile” se una persona ha paura di rispondere fisicamente. È invece fondamentale lavorare sul piano emotivo, relazionale e sociale, perché il vero cambiamento non sta nello scontro diretto, ma nel recuperare dignità, sicurezza interiore e nella creazione di reti di sostegno.
Un incoraggiamento: con il giusto aiuto psicologico, anche chi oggi si sente fragile può trovare modi più sicuri ed efficaci per difendersi dal bullismo e tornare a sentirsi al centro della propria vita.
la sua domanda tocca un tema molto importante e delicato. È vero: di fronte al bullismo non basta proporre “risposte pronte” o frasi di difesa, perché quando c’è paura di uno scontro fisico, la vittima può sentirsi paralizzata. Non è quindi una questione di “forza di carattere” o di “non saper rispondere”: è una dinamica complessa, in cui entrano in gioco emozioni profonde come paura, vergogna, senso di impotenza.
In psicoterapia, l’intervento non mira a trasformare la vittima in qualcuno che deve “asfaltare” i bulli, ma piuttosto a:
riconoscere e validare la paura (non è un segno di debolezza, ma una reazione naturale a una minaccia percepita);
rinforzare l’autostima e l’autoefficacia, lavorando sulla percezione di sé e sul diritto ad essere rispettati;
insegnare strategie di regolazione emotiva, per non sentirsi sopraffatti dall’ansia o dalla vergogna;
favorire la ricerca di supporto (famiglia, insegnanti, gruppo dei pari): il bullismo si combatte soprattutto rompendo l’isolamento, non affrontandolo da soli;
laddove necessario, integrare percorsi di assertività o di training sulle abilità sociali, così che la persona possa imparare a comunicare con più sicurezza e chiarezza, senza doversi sentire costretta alla risposta fisica.
In alcuni casi, può essere utile anche affiancare la psicoterapia con attività che rinforzano la percezione di forza e sicurezza personale (sport, arti marziali, attività di gruppo), ma questo non per “imparare a picchiare”, quanto per sperimentarsi in un ruolo più forte e sicuro.
In sintesi: non è “inutile” se una persona ha paura di rispondere fisicamente. È invece fondamentale lavorare sul piano emotivo, relazionale e sociale, perché il vero cambiamento non sta nello scontro diretto, ma nel recuperare dignità, sicurezza interiore e nella creazione di reti di sostegno.
Un incoraggiamento: con il giusto aiuto psicologico, anche chi oggi si sente fragile può trovare modi più sicuri ed efficaci per difendersi dal bullismo e tornare a sentirsi al centro della propria vita.
Buongiorno,
la psicoterapia aiuta le persone che sono state vittime di bullismo. Spesso l esser accerchiato dal branco produce dei traumi nelle persone e questo rende difficile trovare il coraggio di affrontare tante altre situazioni. La terapia in genere lavora sul trauma di chi ha subito una violenza fisica e psicologica e allo stesso tempo sulla autostima del paziente, il quale molte volte porta con sé anche il senso di colpa di esser stato bullizzato come se quanto accaduto fosse colpa sua. Nessun terapeuta allena un paziente ad utilizzare le mani ma piuttosto prova a ricucire una emotività ferita e addolorata per le violenze subite generando attraverso la relazione terapeutica un clima di sicurezza e di accoglienza cosa non ritrovata altrove. Per ulteriori info o chiarimenti in merito al tema non esiti a contattarmi, ricevo anche on-line.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
la psicoterapia aiuta le persone che sono state vittime di bullismo. Spesso l esser accerchiato dal branco produce dei traumi nelle persone e questo rende difficile trovare il coraggio di affrontare tante altre situazioni. La terapia in genere lavora sul trauma di chi ha subito una violenza fisica e psicologica e allo stesso tempo sulla autostima del paziente, il quale molte volte porta con sé anche il senso di colpa di esser stato bullizzato come se quanto accaduto fosse colpa sua. Nessun terapeuta allena un paziente ad utilizzare le mani ma piuttosto prova a ricucire una emotività ferita e addolorata per le violenze subite generando attraverso la relazione terapeutica un clima di sicurezza e di accoglienza cosa non ritrovata altrove. Per ulteriori info o chiarimenti in merito al tema non esiti a contattarmi, ricevo anche on-line.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno,
la sua domanda tocca un punto cruciale: quando si parla di bullismo, conta di più “insegnare risposte pronte” o aiutare la persona a cambiare il modo in cui vive dentro di sé la paura che la paralizza?
E ancora: è davvero lo scontro fisico il centro del problema, o il nodo sta nel fatto che la vittima si sente già “sconfitta” ancora prima che qualcosa accada?
Talvolta, il lavoro in terapia non è sul “cosa dire o fare” ma sul creare quelle condizioni interne per cui la persona smette di essere preda del terrore e può tornare a sentirsi libera di scegliere come agire.
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
la sua domanda tocca un punto cruciale: quando si parla di bullismo, conta di più “insegnare risposte pronte” o aiutare la persona a cambiare il modo in cui vive dentro di sé la paura che la paralizza?
E ancora: è davvero lo scontro fisico il centro del problema, o il nodo sta nel fatto che la vittima si sente già “sconfitta” ancora prima che qualcosa accada?
Talvolta, il lavoro in terapia non è sul “cosa dire o fare” ma sul creare quelle condizioni interne per cui la persona smette di essere preda del terrore e può tornare a sentirsi libera di scegliere come agire.
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
salve paziente anonimo
il bullismo è un fenomeno complesso che coinvolge appunto piu persone il bullo ,che può agire in gruppo e la vittima che subisce ,entrambi portatori di un disagio psicologico che rende disfunzionale il rapporto...ovviamente il bullo trae la sua forza dalla prepotenza e dagli scherni che infligge alla vittima..la vittima che a volte potrebbe essere il provocatore in realtà subisce per mancanza di coraggio.la psicoterapia è un supporto concreto a stabilire un rapporto migliore con se stessi e con gli altri
quindi direi che entrambi ne hanno bisogno
esistono numerose tecniche che aiutano nel migliorare autostima e di conseguenza a trovare le risposte giuste da dare al bullo....ma non sono prefissate vanno metabolizzate attraverso la crescita personale che consente la psicoterapia non si isoli ne parli con un terapeuta o con qualcuno troverà la strada. coraggio
dott.lorenzini maria santa psicoterapeuta
dott.lorenzini maria santa C
il bullismo è un fenomeno complesso che coinvolge appunto piu persone il bullo ,che può agire in gruppo e la vittima che subisce ,entrambi portatori di un disagio psicologico che rende disfunzionale il rapporto...ovviamente il bullo trae la sua forza dalla prepotenza e dagli scherni che infligge alla vittima..la vittima che a volte potrebbe essere il provocatore in realtà subisce per mancanza di coraggio.la psicoterapia è un supporto concreto a stabilire un rapporto migliore con se stessi e con gli altri
quindi direi che entrambi ne hanno bisogno
esistono numerose tecniche che aiutano nel migliorare autostima e di conseguenza a trovare le risposte giuste da dare al bullo....ma non sono prefissate vanno metabolizzate attraverso la crescita personale che consente la psicoterapia non si isoli ne parli con un terapeuta o con qualcuno troverà la strada. coraggio
dott.lorenzini maria santa psicoterapeuta
dott.lorenzini maria santa C
Buonasera, ogni tipo di intervento va "personalizzato" in base al contesto e ai protagonisti. Il bullismo è una dinamica molto complessa, l'intervento è rivolto sia alla vittima, sia al bullo, ma anche all'intero gruppo classe, alle famiglie e al gruppo docenti
Gentilissimo, tu muovi dalla premessa che per difendersi dai bulli occorre in primo luogo il coraggio di affrontarli a viso aperto, superando la paura di venire aggredito, ed eventualmente reagendo fisicamente alle loro provocazioni. E concludi: se questo coraggio e questa forza fisica mancano, tutto è inutile, ci si deve rassegnare a divenir vittima dei bulli. Il bullismo è un problema allarmante, che esiste da sempre nelle scuole e in altri contesti sociali, e che finalmente sta uscendo alla luce ed è percepito nella sua reale portata. Che fare, quando si assista a comportamenti di bullismo o se ne sia vittima? La risposta è complessa, richiede l’intervento di molte forze: scuola, società, famiglie, nei casi più gravi persino magistratura e forze dell’ordine. E deve essere una risposta improntata alla prevenzione e al recupero anziché alla mera repressione. Ma la tua domanda riguarda il singolo individuo che sia vittima dei bulli, e presumo che tu o una persona a te cara stia purtroppo soffrendo in prima persona per questo problema. E vorrei dirti che si reagisce al bullismo innanzitutto spezzando il cerchio dell’isolamento. Le vittime di bullismo, purtroppo, spesso per vergogna o altro, si chiudono in se stesse, e questo dà via libera all’azione dei bulli. Docenti, familiari, compagni e amici, se messi al corrente di quel che accade, possono invece contribuire in modo efficace a supporto di chi soffre per bullismo. Ricorda sempre: il bullo sembra forte e non lo è. Se si puntano i riflettori sul suo comportamento, il bulletto si scopre piccolo piccolo. E quando parlo di riflettori, intendo dire che occorre passare dall’ombra dell’omertà silenziosa alla luce della condivisione con altri ben disposti verso di noi. Condividere, chiedere aiuto, non è un atto di debolezza (se lo pensiamo, stiamo facendo il gioco del bullo, pensiamo in fondo come lui!), bensì un atto di forza, di assertività. Ma tu chiedi anche, con un misto di curiosità e speranza, come si interviene in psicoterapia a sostegno delle vittime di bullismo. Una risposta concreta potresti averla solo avviando un percorso psicoterapeutico, che rafforzi il tuo equilibrio interiore e la tua autostima. Anche questo è un modo di mettere da parte l’orgoglio e chiedere aiuto. Perché ricorda: il più efficace antidoto contro il bullismo è offerto innanzitutto dal nutrire una serena fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità. In bocca al lupo! Antonio Di Mauro, psicologo e psicoterapeuta a Milano e online.
È una domanda molto importante e tocca un tema che coinvolge profondamente chi vive il bullismo sulla propria pelle. In psicoterapia non si cerca di “combattere” il bullo nello stesso modo in cui il bullo attacca. L’obiettivo non è insegnare risposte aggressive o da “scontro”, ma costruire, passo dopo passo, strumenti che permettano alla persona di sentirsi meno sola, più sicura di sé, più capace di riconoscere il proprio valore e i propri confini.
Quando una vittima ha paura dello scontro fisico, non si parte mai forzandola a reagire o imponendole un comportamento pericoloso o lontano dal suo sentire. Il lavoro parte da dentro, e va in profondità. Si lavora sull’autostima, sull’autoaffermazione, sulla gestione della paura e del senso di impotenza. In molti casi, la persona ha interiorizzato l’idea di non valere o di non poter cambiare la situazione: la psicoterapia serve anche a sciogliere questa convinzione.
Nel frattempo, se la situazione è grave o continuativa, è fondamentale coinvolgere anche l’ambiente: scuola, famiglia, gruppi di pari. La vittima non deve essere lasciata sola a gestire il problema. L’intervento può includere psicoeducazione, lavoro con gli insegnanti, sportelli d’ascolto, coinvolgimento di figure adulte di riferimento, fino ad arrivare – in alcuni casi – al supporto legale.
Imparare a difendersi fisicamente può essere utile, ma non è il fulcro del lavoro terapeutico. La forza vera non è nella risposta fisica, ma nella possibilità di sentirsi al sicuro dentro sé stessi e nel sapere che esistono adulti che ascoltano e agiscono.
Se questa è una tua esperienza diretta o qualcosa che riguarda qualcuno vicino a te, sappi che non sei solo. E che affrontare il bullismo si può, a piccoli passi, partendo proprio da lì dove oggi fa più male.
Quando una vittima ha paura dello scontro fisico, non si parte mai forzandola a reagire o imponendole un comportamento pericoloso o lontano dal suo sentire. Il lavoro parte da dentro, e va in profondità. Si lavora sull’autostima, sull’autoaffermazione, sulla gestione della paura e del senso di impotenza. In molti casi, la persona ha interiorizzato l’idea di non valere o di non poter cambiare la situazione: la psicoterapia serve anche a sciogliere questa convinzione.
Nel frattempo, se la situazione è grave o continuativa, è fondamentale coinvolgere anche l’ambiente: scuola, famiglia, gruppi di pari. La vittima non deve essere lasciata sola a gestire il problema. L’intervento può includere psicoeducazione, lavoro con gli insegnanti, sportelli d’ascolto, coinvolgimento di figure adulte di riferimento, fino ad arrivare – in alcuni casi – al supporto legale.
Imparare a difendersi fisicamente può essere utile, ma non è il fulcro del lavoro terapeutico. La forza vera non è nella risposta fisica, ma nella possibilità di sentirsi al sicuro dentro sé stessi e nel sapere che esistono adulti che ascoltano e agiscono.
Se questa è una tua esperienza diretta o qualcosa che riguarda qualcuno vicino a te, sappi che non sei solo. E che affrontare il bullismo si può, a piccoli passi, partendo proprio da lì dove oggi fa più male.
Salve, non penso che si debba rispondere al bullismo con le maniere forti. Penso ci si può difendere mostrando sicurezza e denunciando l'accaduto alla scuola di appartenenza. Altrimenti ci si può aiutare con una terapia EMDR, tramite questa metodo una psicoterapeuta cerca di elaborare il trauma che tale atto di bullismo ci procura, con la stimolazione oculare. Pian piano il trauma non sarà davanti a noi. ma dietro di noi. Tratto i ragazzi che hanno subito tali traumi, con questa terapia e noto che pian piano ne escono. La saluto, dott. Eugenia Cardilli.
Buonasera, sì dovrebbe valutare l'origine di questa paura, il funzionamento attuale della persona, comprese le sue risorse. Poi si lavora su ciò che è da rimarginare.
Il percorso è individuale, basato sul singolo, sulla sua storia e sulla sua unicità.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Il percorso è individuale, basato sul singolo, sulla sua storia e sulla sua unicità.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
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