Buongiorno, vorrei chiedere a voi specialisti nel settore come fare a “Ripondere” al mio compagno di

20 risposte
Buongiorno, vorrei chiedere a voi specialisti nel settore come fare a “Ripondere” al mio compagno di vita che NON Vuole assolutamente farsi aiutare da uno Psicologo (nonostante anche lui ammette di averne bisogno quando ha le sue Crisi). Cioè io gliene parlo ma lui ha un sacco di idee preconcette, scuse e pretesti che usa come un muro di difesa per evitare la questione. Ad esempio lui mi dice che “tanto è inutile perchè io sono io, sono così punto e basta...” e quando provo a ribattere lui insiste dicendo “tanto nessuno può capire cosa mi turba.. le mie menate.. figurati se vado da uno che pretende di risolvere i miei casini così, solo aggiungendo parole su parole..” ed infine conclude sempre con la solita questione “..e poi non ho tempo e soldi da perdere in quelle cose..” !!! Ecco, sono veramente in difficoltà perchè comunque lui ne avrebbe proprio bisogno. Gentilmente “Cosa” mi consigliate ?
Buonasera, la psicologia offre una possibilità per affrontare e dare una forma a domande e angosce esistenziali, ma non è l'unica strada. David Lynch raccontò in un'intervista di aver abbandonato l'idea di una terapia per timore di minare la propria creatività. Spesso la sofferenza offre un tornaconto che è molto gratificante, persino utile, e al quale si sceglie, più o meno consapevolmente, di non rinunciare. Forse per il suo compagno non è ancora giunto il momento di affrontare certe questioni; forse non giungerà mai. Quello che lei può fare è sostenerlo, niente di più. Una cura per procura non è possibile.
SM

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Gentile Utente,
cercare un cambiamento implica sempre esporsi ad una certa quota di frustrazione, e corrisponde allo spazio d'azione che concediamo a noi stessi ed al terapeuta. La consapevolezza di avere un problema non sempre è compagna della volontà di risolverlo, ed è un impasse che risolviamo tipicamente quando arriviamo a percepire il costo di quell'immobilismo. Il suo compagno in questo momento non è convincibile attraverso una confutazione dei motivi che adduce; se non vogliamo fare qualcosa, troveremo sempre un motivo per non farla. Lo accompagni in questo, riservandosi di aiutarlo a piccole dosi a comprendere il costo che la sua scelta inevitabilmente gli comporta nelle "crisi" quotidiane che racconta. Se la motivazione alla cura nascerà, sarà da lì. Un caro saluto
Cara utente,
se il suo compagno si rifiuta di rivolgersi ad uno psicologo per i motivi che scrive, non può purtroppo obbligarlo. Per alcune persone è più facile rimanere invischiati dentro ad alcuni problemi ormai "noti", piuttosto che ri-pensare alla propria vità, perché questo presuppone un cambiamento che può far paura più del problema stesso. Lei può capire se e come sostenerlo. Non ci dice che tipo di crisi ha e in che modo influiscono sul vostro rapporto. Un caro saluto
Gentilissima, come non capire il suo disagio?!
Non è certo sola in questa difficile situazione... anzi!
Purtroppo i “Muri” innalzati per evitare lo Psicologo e lo Psicoterapeuta sono veramente tanti, così come tante sono le tipologie di persone e gli ambienti là dove questo “male” è ampiamente diffuso e resistente, proprio perchè fa parte di un retaggio di gravi “Pregiudizi” Culturali che avvolgono tutto l'ambiente della Psicologia in generale (e chiamiamolo proprio “male”, visto che non è certo un “bene” avere i “para-occhi” che non ci permettono di “vedere” la realtà per come è).
In ogni caso si tratta sempre di “Muri” che vengono eretti contro la “Paura dell'ignoto”, per difenderci da ciò che non si conosce, da ciò con cui non si ha familiarità e dimestichezza, e proprio per questo sotto sotto si teme e si diffida (la classica diffidenza verso ciò che è “straniero”), e ci si “difende” il più delle volte proprio “attaccando” ciò che non si conosce (da cui le affinità tra i vari tipi di “pregiudizi” e le possibili degenerazioni verso, ad esempio, il “razzismo”).

Ma tornando alla domanda in esame, è più che legittimo che quando si sente in sé che potrebbe essere utile rivolgersi ad uno Psicologo e/o Psicoterapeuta, possano venire “Dubbi”, incertezze, insicurezze e confusioni generate da domande che turbinano nella mente senza riuscire a trovare una risposta semplice e chiara:
è sicuramente normale, è la prima difficoltà da affrontare, a cui si associa inesorabilmente la mancanza di informazione corretta sull'argomento che contraddistingue il contesto culturale medio in cui siamo immersi, ed è qui che si può arrivare a “scivolare” verso i classici “Tabù” e “Falsi Miti” che circondano la Psicologia in sé, credenze erronee che possono essere alimentate e nutrite da voci distorte raccolte per “sentito dire” e inesattezze dettate dalla suddetta “paura” (più o meno inconscia).

Quel che c'è da dire è che le “perplessità e i dubbi” nei confronti dello Psicologo possono essere più che legittimi, in quanto affidare il proprio intimo essere ad uno “sconosciuto” può instillare timore, diffidenza e sfiducia, ma tutte queste “ombre negative” possono essere vinte grazie ad una “Scelta” oculata e consapevole (da una parte) e grazie alla garanzia fornita dall'Etica professionale (dall'altra).

Questi “dubbi” potrebbero essere dovuti anche a quello che si sente in giro (le suddette “voci di corridoio”) da persone sfiduciate per aver avuto esperienze negative con professionisti “sbagliati”:
da cui si evince (e si ribadisce) l'importanza di una “Scelta” Consapevole.
(per approfondimenti in merito vedi profilo personale di chi scrive)

Questi sentimenti di incertezza e confusione si mischiano poi con il timore di non riuscire ad ottenere ciò che nel profondo si desidera veramente (un aiuto psicologico nel migliorare la propria condizione di vita e il proprio benessere), andando così ad alimentare la nebbia dei “dubbi” con il freddo paralizzante della “paura”, tanto che ci si potrebbe lasciar scoraggiare dal pensiero sfiduciato e deprimente (basato su una presupposizione erronea e limitante) che "tanto non funzionerà", che sia tutto “vano ed inutile” (intendendo il supporto di uno psicologo), cadendo nella più grande delle trappole della mente: la Negatività che uccide la Creatività ! ...e con essa ogni possibilità di Soluzione alle proprie “Crisi” !
(vedi nel materiale nel profilo personale di chi scrive, sezione “video”, in cui c'è una illuminante dichiarazione di Einstein in merito ai poteri della creatività per uscire dalle difficoltà).

È capitato forse a tutti di sentirsi dire “Io non credo in queste cose...”:
è importante ricordare che anche chi “non crede” nella psicologia in realtà vive
in costante contatto con essa, perché le dinamiche psichiche rappresentano l’essenza più profonda della vita di ogni individuo.

Quindi, preliminare alla risposta specifica a questa domanda, viene la necessità di chiarire e dissolvere alcuni dei classici “Pregiudizi” (tabù, falsi miti e credenze limitanti) che circondano, annebbiano e distorcono la figura dello Psicologo.

Per entrare nel merito di queste spinose questioni, riteniamo sia cosa utile prendere spunto da una panoramica su alcuni dei più comuni “Pregiudizi” che annebbiano il panorama culturale riferito allo Psicologo e alla Psicologia, ognuno dei quali corredato da una chiarificazione mirante a smentirli ed a dissolverli, così da mettere in luce le reali dimensioni e potenzialità di questa difficile e nobile professione.

Come le dicevo, non è certo il solo ad avere questo tipo di “idee preconcette” (come giustamente e saggiamente lei le chiama: scuse, pretesti e “Muri” di evitamento) tanto che quelli che andremo ora a citare fanno parte proprio dell'elenco dei “Dieci Pregiudizi” più classici che annebbiano il panorama culturale sulla Psicologia (citando solo quelli riferiti a questo contesto).

Riferimenti con citazioni e spunti d'ispirazione liberamente tratti e modificati da:
“Dieci Pregiudizi sullo Psicologo” – Ordine degli Psicologi della Lombardia (materiale divulgativo)

Per rimanere aderente alla sua domanda nello specifico le posso citare quelli che sono i “Pregiudizi” che sembrano emanare proprio dalle espressioni che lei ci riporta del suo compagno, e che fondamentalmente sono almeno quattro (anche se potrebbero essercene “altri” nascosti e non presenti nella sua domanda):

(Per “altri” tipici “Pregiudizi” possibili può consultare ancora sul profilo “su di me” e “immagini”)


PREGIUDIZIO: “io sono fatto così” (Cambiare è impossibile)...

Ecco un'altra credenza altamente distorta e limitante: molte persone pensano che il carattere è immodificabile, credono che l'essere nate (o cresciute) così come sono non abbia margini di modifica, che non ci siano reali alternative di comportamento, e che quindi è inutile sforzarsi di cambiare (forse anche perchè i tentativi di farlo in modo autonomo sono risultati dolorosamente fallimentari).
In realtà, nella maggior parte dei casi, abbiamo a nostra disposizione:
la Responsabilità di come ci comportiamo,
il Potere di regolare le nostre reazioni.
Ciò implica la possibilità di sviluppare queste competenze “Lavorando” su noi stessi, il che può essere fatto sia autonomamente (crescita personale) che con l'Aiuto di un professionista (percorso evolutivo): è qui che si configura il reale Potenziale (sempre relativo ma molto significativo) di sviluppare, espandere, cambiare e trasformare noi stessi.

Il Coraggio di affrontare i propri problemi:
“Non ci si Libera di una cosa Evitandola, ma soltanto Attraversandola” - Cesare Pavese


PREGIUDIZIO:
“Nessuno può Capire il mio Dolore...”

Questo convincimento è altamente limitante e frustrante, e costituisce di per sé una parte stessa del problema e del disagio vissuto in quanto è un elemento che in parte sostiene e in parte alimenta il malessere stesso.
La natura di questo pre-giudizio, così pericoloso per il benessere individuale e così limitante rispetto le potenzialità di risolvere le proprie difficoltà, si presenta spesso con la variante:
“Come potrà capirmi qualcuno che non ha vissuto il mio stesso problema?”

Ecco le risposte che possono sfatare e dissolvere queste credenze errate:
Grazie all'esperienza maturata nel tempo (formazione continua, tirocini esperienziali, sperimentazione diretta, pratica clinica) lo psicologo ha sviluppato quella “capacità” che per molti versi è presente in ognuno di noi in modalità embrionale (che quindi è solo da accrescere e coltivare con l'esperienza) che rende gli esseri umani in grado di “mettersi nei panni degli altri”: cioè l'EMPATIA.
Questa “qualità” è la competenza relazionale, così preziosa per ogni dinamica interpersonale armonica, che può essere sviluppata e potenziata, ed è uno degli strumenti principali dello psicologo, il quale la “coltiva” e la utilizza per affrontare, gestire e risolvere situazioni emotive ed esistenziali complesse (anche nel caso che non le abbia già vissute in prima persona).
Questa è la garanzia etica ed umana che fa dello psicologo un professionista delle Relazioni d'Aiuto, ed è la risorsa esistenziale che può aiutare le persone travolte dal proprio dolore a sentirsi ascoltati, compresi e sostenuti nel processo di recupero del proprio benessere.

PREGIUDIZIO: “è impossibile Risolvere i Problemi solo Parlando...”

il Linguaggio non serve solo a “descrivere” la Realtà ma ancor di più è il mezzo attraverso cui la Realtà stessa viene “Costruita”, Creata e Modellata.
Potere alla “Parola” - “il Verbo Crea” (il che non è solo un enunciato biblico, ma è l'assunto centrale di una delle più accreditate teorie scientifiche in termini di studi epistemologici, linguistici e psicologici).
Parlare ci Aiuta a Cambiare il “Modo” in cui attribuiamo significato al mondo, modificando di conseguenza i nostri atteggiamenti mentali e comportamenti reali (Psicolinguistica, Semiotica, interazionismo simbolico).
Argomento questo che è vastissimo, complesso e affascinante (ma che non può certo essere trattato in modo esteso in questa sede) che può essere elegantemente sintetizzato dalle citazioni:

“i Viaggi che portano alle scoperte maggiori non sono quelli in cui si Vedono mondi nuovi, ma quelli in cui rivediamo i mondi conosciuti con Occhi diversi” - M. Proust

“è proprio quando Credete di Sapere qualcosa che dovete Guardarla da un'altra Prospettiva”
-L'Attimo Fuggente

“Quando Cambi il Modo di Osservare le cose, le Cose che guardi Cambiano”
-Punti di Vista

“La nostra Meta non è mai un Luogo,
ma piuttosto
un Nuovo MODO di VEDERE le cose”

Ecco il senso di queste Citazioni:

Servono Nuovi “Occhi” per Vedere il Reale in altro “Modo”:
le Mappe della Realtà sono “costruite” in interazione dinamica (linguistica e semantica, cioè di significato) nel dialogo con l'Altro (da cui l'importanza di un altro che sia significativo e competente, professionale e preparato come potrebbe essere uno Psicologo).

Lo Psicologo, oltre alla dimestichezza nell'affrontare determinate situazioni, non offre
soluzioni pre-confezionate, ma cerca di fornire un Punto di Vista “differente” della questione problematica affrontata, un parere disinteressato e alternativo rispetto alla “Visione” di chi invece si ritrova all’interno del problema che lo coinvolge emotivamente impedendogli di trovare soluzioni creative (il vantaggio di una visione esterna).


PREGIUDIZIO:
“la Psicoterapia Dura Troppo e Costa Troppo”

Per quanto potrebbe essere che un percorso di terapia approfondito possa richiedere un certo “tempo” (e quindi un relativo investimento di energia), non sempre è così, in quanto esistono numerose tipologie di intervento e alternative possibili.

Panoramica sulle diverse “Prestazioni” psicologiche:

-Consulenze psicologiche: per definizione possono durare anche solo qualche colloquio

-Percorsi Brevi: focalizzati su percorsi specifici e traguardi a breve e medio raggio

-Terapie: percorsi medio-lunghi che implicano un lavoro intensivo e profondo (con Psicoterapeuta)

Prezzo... Dipende...
Consultare direttamente lo specialista per chiedere in merito e concordare in modo condiviso.

Dipende dal motivo della consultazione, dall'approccio del terapeuta e da quanto stabilito e concordato con il professionista nelle fasi iniziali del percorso (prime sedute).

Questa è la panoramica sui quattro pregiudizi che sembrano proprio quelli in esame nella sua richiesta. Poi sì... sono già tante le cose dette ma ancor più quelle che si potrebbero aggiungere (e che purtroppo esulano da questo contesto)... quindi cerchiamo di concludere focalizzandoci in definitiva (per rispondere in specifico alla sua domanda) su:
“Cosa” le posso consigliare in “concreto”...?!

Innanzitutto (dopo averlo fatto lei) le propongo di fargli leggere questa risposta (in aggiunta alla quale le direi di leggere anche la descrizione di altri tipici pregiudizi che trova nella sezione indicata dalla nota precedente), o se si rifiuta di farlo (accampando altre scuse ed evitamenti), potrebbe “usare” quel che ha compreso da questo scritto come strumento e “arma” che possa “scalfire” le sue difese e i suoi preconcetti (grazie alla nobile forza delle argomentazioni veritiere).

Ma le consiglierei poi soprattutto di “armarsi” di grande Pazienza (la Virtù dei Forti) grazie alla quale anche i più grandi “Muri” possono venir abbattuti (o quantomeno grazie alla quale potrà fare almeno una piccola “breccia” da cui far passare la “Luce” di ciò che si cela aldilà dei limitanti preconcetti), ribadendo più e più volte ciò che lei percepisce come vero e giusto, con la “delicata forza” della Fiducia in ciò che si crede essere essenziale, ripetendolo con diverse modalità e in diversi contesti finchè non si trova la “porta” di accesso al suo mondo interiore, così che con la sua perseverante Fiducia nelle Potenzialità della Psicologia (così come nelle capacità del suo compagno di superare le sue credenze limitanti) possa andare davvero “Oltre” questi “Muri”, muovendosi verso la possibilità di iniziare un percorso Psicoterapeutico.

E come ultima cosa (non certo “la meno” ma forse “la più” importante) le consiglio di fare “breccia” cominciando lei per prima a dare il “Buon Esempio” in questa direzione affidandosi ad un buon Psicoterapeuta che la possa sostenere (magari lo ha già fatto.. da come scrive sembrerebbe di sì.. quantomeno no sembra a “digiuno” di adeguate consapevolezze sull'argomento.. quindi continui così su questa via) in un percorso che poi possa rivelarsi di aiuto anche per lui.
Ma su questo punto, concludo con un importantissimo “adagio”: qualsiasi percorso psicoterapeutico ha probabilità di una buona riuscita “SE e SOLO SE” chi lo compie è in prima persona coinvolto e convinto nella Scelta di iniziarlo. Quindi non ha senso costringere o forzare una persona a farlo, si può ragionevolmente aiutarlo a convincersi, ma è assolutamente fuorviante ogni tentativo di “spingerlo” in questa direzione (anche se fatto in buona fede ogni tentativo di questo tipo, come quello della persuasione “seduttiva” o della “supplica” implorante, si ritorce contro chi lo fa). Quindi è bene ricordarsi sempre che resterà a sua discrezione e sarà una sua responsabilità la “Scelta Consapevole” di iniziare (o meno) il percorso: ciò che dipende da noi è solo il poter essere di aiuto a “vedere” oltre il muro, invece il fare il primo passo per passare oltre la “porta” che l'abbiamo aiutato ad aprire nel “muro” è assolutamente e unicamente nelle sue mani (o meglio nei suoi piedi per usare un eufemismo ..sorridere ai problemi è sempre il primo passo verso una loro possibile soluzione).
(per approfondire anche questo argomento, ribadisco che si può vedere eventualmente, come per nota precedente, sul profilo)

Quindi Forza e Coraggio: che la Luce della Psiche (quindi dell'Anima) sia con Lei.
Buonasera, bisognerebbe capire in che modo la vostra coppia da una parte ne risente, e dall'altra si adatta a questa problematicità. Se la problematicità, non specificata, coinvolge anche lo stato di salute della coppia, potrebbe proporre al suo compagno di intraprendere un percorso di coppia. Lei è una risorsa per il suo compagno e penso che sarebbe importante che lei prendesse parte ad una ipotetica terapia. Qualora volesse, mi può contattare in privato. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Buonasera. Una delle condizioni imprescindibili di una psicoterapia è la motivazione del paziente. Purtroppo se non è la persona stessa a decidere di intraprendere un percorso, a poco valgono i suggerimenti e gli inviti di chi gli sta vicino. Anzi a volte creano ombre di difficile gestione. Attenda se mai i tempi saranno maturi. Oppure valuti lei la possibilità di qualche colloquio per gestire meglio la relazione con il suo compagno. Cari saluti
Gentile Utente,
La spinta ad iniziare un percorso di psicoterapia è bene che parta dalla persona interessata. Se questa ancora non c’è, nonostante ritenga di averne bisogno in alcuni momenti, spesso può significare che la persona non sia pronta e a poco può servire spronarlo.
Provi a valutare per lei la possibilità di confrontarsi con un terapeuta riguardo l’importanza che può avere quello che ha descritto qui nella relazione con il suo partner. Un cordiale saluto. Dr.ssa Marta Fuscà
Buonasera non esiste un modo per convincere qualcuno a fare una terapia se non è motivato a farla. Sarebbe importante che lei riconoscesse che lui non vuole o ha paura o non ne sente il bisogno. Lei scrive che lui ha delle "crisi"... Potrebbe provare a confrontarsi lei con uno psicoterapeuta per capire quanto influiscono sulla sua stabilità personale oppure provare a coinvolgerlo in una terapia di coppia se questo malessere incide sulla qualità della vita di coppia. Provi altre strade... Non vi è mai una sola possibilità per affrontare le situazioni ma molte di più.
Saluti
Wanda
Gentile utente,

molto spesso capita che le persone abbiano delle resistenze all'idea di andare da uno psicologo. Le motivazioni possono essere molte, alcune di queste si fondano su alcuni fraintendimenti e pregiudizi molto radicati culturalmente:

1. "io sono fatto così": per quanto sia vero che man mano che si diventa adulti si creano delle abitudini che strutturano la nostra personalità in un certo modo, fisiologicamente a 20 anni non saremo come a 30, così come a 40 e a 50. Questo perchè siamo sempre soggetti a cambiamenti. Semplicemente si preferisce una certa zona di comfort, per quanto disfunzionale, poichè anche se magari non ci stiamo bene almeno la conosciamo. Decidere di fare qualcosa di attivo per cambiare significa prendersi la responsabilità verso se stessi del proprio benessere.

2. "tempo e soldi buttati": ci sono molti servizi territoriali gratuiti o quasi (Consultori, Centri di Salute Mentale o Centri PsicoSociali e così via). E' sufficiente rivolgersi al proprio medico di base o alla propria ATS. Certo, anche il tempo è un investimento e questo indipendentemente da come decidiamo di impiegarlo.

3. Psicoterapia come "parole su parole": i percorsi terapeutici non si limitano alla parola, servono per analizzare elementi interiori ed esteriori che fanno emergere o mantengono attivoil malessere, in modo da trovare strategie e prendere decisioni che vadano a costruire attraverso azioni concrete il cambiamento desiderato.

Detto questo, non possiamo obbligare una persona a prendere una decisione così importante per se stessa, perchè ci vuole impegno e fatica per cambiare. Se lei si trova così in difficoltà credo possa decidere di intraprendere un percorso che la aiuti a comprendere come poter stare meglio lei per se stessa.
Mi rendo eventualmente disponibile nel caso in cui decidesse di voler svolgere una consulenza per se stessa.

Cordialmente,
Dott.ssa Eleonora Pinna
Gentile utente purtroppo per molti la sofferenza, il dolore, la struttura della propria corazza caratteriale 'così come è' sono un qualcosa di troppo vantaggioso da abbandonare. Tramite la sofferenza molti ricevono un tornaconto di attenzioni che nutre la loro fame d'amore. Tornaconto che può essere sia negativo che positivo. C'è chi sta bene a stare sempre arrabbiato, si sente potente, forte, migliore, non vedendo il danno che arreca a sé e agli altri. La stessa cosa è per le personalità vittimistiche che con la loro tacita sottomissione ricevono biasimo o aiuto che le fa sentire speciali. La scelta è del suo compagno. Molti preferiscono tenersi stretta la propria nevrosi. Ciò che può fare forse è recarsi lei in consulenza, per lavorare sugli aspetti del suo comportamento che tengono in piedi questa dinamica relazionale che pare disfunzionale.
Gentile utente,

ritengo che le problematiche del suo compagno in qualche modo riguardino anche lei e determinino sofferenza anche in lei essendo voi una coppia. Potrebbe esser salutare intraprendere un percorso di psicoterapia di coppia ma allo stesso tempo risulterebbe complesso se uno dei membri del sistema coppia non fosse motivato ad iniziare.
Questo momento della sua vita ritengo sia un occasione anche per lei, per poter riflettere sul suo stato di sofferenza e su quanto la relazione con quest'uomo ad oggi la faccia ancora star bene.
Al fine del suo benessere potrebbe rivelarsi utile intraprendere un percorso di supporto che in qualche modo possa aiutare momentaneamente lei vista la situazione attuale della relazione di coppia con il suo compagno. Una psicoterapia con una persona non motivata non funzionerebbe.
Cominci sol prendersi cura di sè, magari potrebbe influire positivamente anche sul rapporto di coppia che ha con il suo compagno.

Cari saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, mi spiace che lei sia così scoraggiata; ma è importante sapere che se non vi è una motivazione autentica da parte di chi ricerca l'aiuto psicologico, poco si potrà fare per convincerlo. Per ulteriori approfondimenti sulla questione, rimango a sua completa disposizione. Cordiali saluti Dr.ssa Claudia Sposini
Buongiorno. Fondamentalmente la motivazione della persona è il primo passo di un percorso. Senza questa non si può iniziare tanto meno procedere. Definisca bene con la persona questa prima fase poi si potrà valutare modi e tempi.

Cordialità

MT
Salve, non si può obbligare una persona a intraprendere un percorso di psicoterapia e la motivazione è molto importante.
Veda se in futuro il suo compagno sarà pronto.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Carissima o carissima,
sono molte le motivazioni che lei può portare al suo compagno rispetto alla possibilità di intraprendere un percorso psicologico: dall'aiutarlo a rintracciare maggiori informazioni su cosa significhi e sfatare dei falsi miti che il suo compagno sembra avere, al consigliare di rivolgersi al servizio pubblico per superare l'aspetto economico, etc. In effetti, queste possono essere delle cose che lei può fare per sostenere la sua motivazione. Al tempo stesso, è proprio il suo compagno che ha necessità di trovare la motivazione dentro di sè per decidere di compiere questo passo, adesso o quando si sentirà pronto a farlo.
Un caro saluto
Gentile utente, come spesso dico ai miei pazienti, non è possibile cambiare che noi stessi, e solo se lo vogliamo. A volte anche questo risulta complesso. Purtroppo, se il suo compagno non riconosce l'entità del suo problema o non nutre fiducia nella possibilità di cambiare, difficilmente un percorso psicologico o psicoterapeutico potrebbe avere successo. Spesso, poi, il problema diventa un modo per mantenere l'attenzione dell'altro saldamente centrata su di sé. In altri termini, è probabile che il problema cui accenna porti al suo compagno qualche vantaggio secondario, al quale egli non ha alcuna intenzione di rinunciare. Cosa ne pensa? Resto a disposizione per chiarimenti. Un caro saluto.
Salve,
è impossibile aiutare chi non vuol esserlo.
Semmai può domandarsi che impatto abbia su di lei il comportamento di suo marito ...
un saluto,
MMM
Salve, mi spiace per la situazione. Intraprendere un percorso psicologico vuol dire, in primis, riconoscere di avere una fragilità, una vulnerabilità e, in secondo luogo, volerla affrontare. Facile a dirsi ma, come vede, difficile a farsi. La motivazione è l'elemento cardine, io credo che lei, nonostante la sua buona volontà e i suoi tentativi, possa semplicemente mostrare le sue preoccupazioni e i suoi stati emotivi di fronte alle difficoltà del suo compagno e proporre soluzioni su come affrontarle; in seguito sarà lui che deciderà se proseguire nel non affrontare la questione, con tutte le conseguenze che ciò comporta, oppure fare qualcosa per uscirne.
In bocca al lupo, dott. FDL
Buongiorno, iniziare un percorso di terapia è spesso uno sforzo da non sottovalutare: si tratta di scavare all'interno di noi stessi, alla ricerca del nostro funzionamento e di nuove strategie. Purtroppo creare una motivazione al trattamento non è affatto un processo semplice, neanche quando avviene all'interno di un percorso terapeutico già avviato.
La sua funzione in questo senso è, per sfortuna, limitato: più che comunicare i suoi bisogni e le sue preoccupazioni, non esiste il "metodo" per riuscire a convincere qualcuno ad intraprendere un percorso.
In bocca al lupo.
dott. De Rosa Saccone

Buongiorno, non si può costringere qualcuno a fare qualcosa che non vuole. Le consiglio se vuole intraprendere intanto lei un percorso con uno specialista a cui potrà spiegare la sua situazione e forse trovare insieme un modo per coinvolgere anche il suo compagno. Cordiali saluti Dottor Luca Ferretti

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