Buongiorno, volevo un consiglio...vivo in un nucleo familiare composto da padre 57 anni, fratello 22
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Buongiorno, volevo un consiglio...vivo in un nucleo familiare composto da padre 57 anni, fratello 22 anni e me di 26 anni...mia madre è morta 10 anni fa dopo 10 anni di malattia... inevitabilmente la nostra vita è cambiata...mio padre non ha amici o una compagna e qui non abbiamo parenti...soffro tantissimo di questa situazione non solo per la perdita di mia madre ma soprattutto le conseguenze e il peso che ne segue...soprattutto il pensiero di mio papà sempre solo...sono 10 anni che mi privo di farmi magari qualche festa per conto mio...o magari ho il pensiero di alternarmi a mio fratello insomma di tutto per non lasciarlo solo magari a natale o capodanno ma questo ha un impatto sulla mia vita e non solo anche a livello relazionale e sociale...sono sempre vincolata.... quest' anno per esempio io e mio fratello vorremmo partire per le vacanze di natale ma mio papà che, accusa la solitudine, se la prende come se noi non pensiamo a lui che rimane solo...cerco di spiegargli che dovrebbe pensare a rifarsi una vita o uscire con amici che non ha! Lui fa solo casa e lavoro...ha anche un carattere chiuso e introverso sembra limitato ecco...davvero in 10 anni non ha fatto nulla se non casa e lavoro....e io vedo tutte le mie coetanee che tutta questa pesantezza emotiva non ce l'hanno....purtroppo non è colpa di nessuno ognuno affronta le situazioni in modo diverso ma non ne posso più di vivere di sensi di colpa ogni volta che voglio fare qualcosa...ho proposto terapia per lui ma nulla non ne vuole sapere...non so che fare per iniziare a vivere sentendomi leggera...
La situazione è più complessa ma spero di aver colto il problema. Cosa mi consigliate?
La situazione è più complessa ma spero di aver colto il problema. Cosa mi consigliate?
Buongiorno,
capisco bene il disagio che prova in questa situazione che sta vivendo da 10 anni e che non sembra avere spiragli di cambiamento.
Lei ha 26 anni ed ha bisogno di vivere la sua vita con più leggerezza ma il senso di colpa verso suo padre la blocca, la vincola e la appesantisce.
Certo che se suo padre potesse intraprendere un terapia per uscire dalla triste solitudine in cui si è rinchiuso dopo la morte di sua madre la situazione potrebbe cambiare, ma non ha intenzione di farlo.
A questo punto potrebbe dare ascolto al suo bisogno di liberarsi dai sensi di colpa verso suo padre e fare lei un percorso psicologico per riuscire a raggiungere quella leggerezza e spensieratezza che desidera da tempo; senza mancare di rispetto a suo padre ma facendo in modo che si prenda la responsabilità per le sue scelte e per i suoi stati d'animo senza scaricarla su di lei e su suo fratello .
Cordialmente,
Dott. Massimo Giorgini
capisco bene il disagio che prova in questa situazione che sta vivendo da 10 anni e che non sembra avere spiragli di cambiamento.
Lei ha 26 anni ed ha bisogno di vivere la sua vita con più leggerezza ma il senso di colpa verso suo padre la blocca, la vincola e la appesantisce.
Certo che se suo padre potesse intraprendere un terapia per uscire dalla triste solitudine in cui si è rinchiuso dopo la morte di sua madre la situazione potrebbe cambiare, ma non ha intenzione di farlo.
A questo punto potrebbe dare ascolto al suo bisogno di liberarsi dai sensi di colpa verso suo padre e fare lei un percorso psicologico per riuscire a raggiungere quella leggerezza e spensieratezza che desidera da tempo; senza mancare di rispetto a suo padre ma facendo in modo che si prenda la responsabilità per le sue scelte e per i suoi stati d'animo senza scaricarla su di lei e su suo fratello .
Cordialmente,
Dott. Massimo Giorgini
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Buongiorno, mi dispiace molto per la situazione che state vivendo e in particolar modo per la sofferenza che emerge chiaramente dalle sue parole. Da una parte il bisogno legittimo di iniziare a vivere una propria vita e dall'altra i sensi di colpa e l'apprensione per suo padre. La cosa che che posso consigliarle, è di iniziare un percorso di terapia che la possa aiutare a gestire i sensi di colpa e che le dia la possibilità di riprendere in mano la sua vita. Se lo desidera, è un percorso che potremmo svolgere insieme.
Rimango a disposizione, anche online.
Cordialmente, Dott.ssa Samanta Mattana
Rimango a disposizione, anche online.
Cordialmente, Dott.ssa Samanta Mattana
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile Utente,
dalle sue parole emerge la complessità della situazione che si trova ad affrontare. È comprensibile la preoccupazione per suo padre e la sua volontà di supportarlo. Tuttavia, è fondamentale ricordare che anche lei ha il diritto di vivere la sua vita, fare esperienze e di soddisfare le sue esigenze personali.
Mi sembra di capire che in questo momento il suo papà non si sente predisposto ad intraprendere una terapia. Ogni persona ha il timone delle proprie scelte e del proprio percorso di cambiamento, se non c’è la sincera volontà di mettersi in gioco diventa molto complesso lavorare sul proprio mondo interiore.
Il mio consiglio è quello di portare l’attenzione sul suo benessere personale e poter pensare alla possibilità di intraprendere per sé stessa un percorso di terapia che possa aiutarla ad esplorare e affrontare le sue emozioni, i suoi vissuti e il senso di colpa che sta sperimentando, in modo da ritrovare l’equilibrio tra il supporto per suo padre e la propria serenità e realizzazione.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto.
Dott.ssa Valeria Venturini
dalle sue parole emerge la complessità della situazione che si trova ad affrontare. È comprensibile la preoccupazione per suo padre e la sua volontà di supportarlo. Tuttavia, è fondamentale ricordare che anche lei ha il diritto di vivere la sua vita, fare esperienze e di soddisfare le sue esigenze personali.
Mi sembra di capire che in questo momento il suo papà non si sente predisposto ad intraprendere una terapia. Ogni persona ha il timone delle proprie scelte e del proprio percorso di cambiamento, se non c’è la sincera volontà di mettersi in gioco diventa molto complesso lavorare sul proprio mondo interiore.
Il mio consiglio è quello di portare l’attenzione sul suo benessere personale e poter pensare alla possibilità di intraprendere per sé stessa un percorso di terapia che possa aiutarla ad esplorare e affrontare le sue emozioni, i suoi vissuti e il senso di colpa che sta sperimentando, in modo da ritrovare l’equilibrio tra il supporto per suo padre e la propria serenità e realizzazione.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto.
Dott.ssa Valeria Venturini
Buongiorno, sta vivendo una grande sofferenza e il sistema relazionale familiare è in un lutto eterno. Sarebbe molto utile per lei intraprendere un percorso terapeutico di elaborazione del lutto in un'ottica sistemica perchè ogni suo cambiamento porterà inevitabilmente anche il sistema familiare a mobilitarsi e realizzare una consapevolezza individuale che è necessaria per realizzare il cambiamento. Dalle sue parole si evince che lei sia l'unica che ha consapevolezza dello stallo in cui il sistema familiare è piombato con questo lutto. E' necessario che questa consapevolezza la porti a lavorare su di sè fiduciosa che gli altri avvertiranno il cambiamento necessario da realizzare anche in loro.
Gentilissima buonasera, condivido con i miei colleghi la necessità per lei di cominciare a vivere con maggiore leggerezza. Mi chiedo inoltre come fosse suo padre prima della morte di sua madre, forse già allora era una persona solitaria, poco incline alla socializzazione? Anche se così non fosse tenga conto che sacrificare la sua vita per non lasciarlo solo non aiuta lei ma nemmeno lui, forse trovarsi a gestire la responsabilità della propria solitudine potrebbe essere, per suo padre, la spinta necessaria ad uscire dalla "zona di comfort" in cui si è relegato in questi ultimi dieci anni. Ci pensi, e se ritiene utile un ulteriore confronto resto a sua disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Manuela Leonessa
Buongiorno, intanto non dev'essere stato facile mettere nero su bianco tutto questo e dalle sue parole sento proprio la sofferenza e la fatica che prova.
Provo a risponderle con alcuni pensieri che mi sono venuti...
Pensavo che, oltre a non poter vivere adesso la vita da giovane donna quale è, sia stata privata anche del poter essere una adolescente e, prima ancora, una bambina spensierata..
Insomma, sono davvero tanti anni che si fa carico di una situazione più grande di lei.
Le è venuto in mente, mettendo l'altro al primo posto, di proporre una terapia al suo papà, ma mi chiedevo chi ci pensi a lei, chi l'ha aiutata in questi anni?
Forse adesso sente che può iniziare a pensare un po' a sé, alla sua vita, a viaggiare..che viaggio ha in mente?
Cosa le piace fare? Cosa sogna? Io partirei da qua..
Provo a risponderle con alcuni pensieri che mi sono venuti...
Pensavo che, oltre a non poter vivere adesso la vita da giovane donna quale è, sia stata privata anche del poter essere una adolescente e, prima ancora, una bambina spensierata..
Insomma, sono davvero tanti anni che si fa carico di una situazione più grande di lei.
Le è venuto in mente, mettendo l'altro al primo posto, di proporre una terapia al suo papà, ma mi chiedevo chi ci pensi a lei, chi l'ha aiutata in questi anni?
Forse adesso sente che può iniziare a pensare un po' a sé, alla sua vita, a viaggiare..che viaggio ha in mente?
Cosa le piace fare? Cosa sogna? Io partirei da qua..
Gentile utente, la situazione che lei descrive è comprensibile. Essere figli di un genitore solo che soffre ci fa sentire responsabili e obbligati a prenderci cura in tutto e per tutto di quella solitudine. Tuttavia lei e suo fratello siete giovani ed è giusto che ascoltiate anche i vostri bisogni. Prendersi cura di sé non significa abbandonare l'altro, se l'altro vive quella nostra scelta in questi termini questo dice qualcosa di lui ma non di noi. Inoltre quando una persona cara non vuole farsi aiutare, ahimè c'è poco che noi possiamo fare. L'unica cosa di cui siamo responsabili è noi stessi. La nostra felicità è una nostra responsabilità. Immagino che però per lei sia importante anche suo padre, ovviamente, la visa è trovare la giusta scala di grigi tra prendersi cura di lui e ascoltare i suoi bisogni. Valuti eventualmente un percorso per lei, che la supporti in questa fase della vita. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile utente buonasera.
Vivere in questo limbo non è affatto semplice. Capisco la sua frustrazione e immagino che la stessa cosa vivano, a loro modo, suo fratello e suo padre.
Non sta a noi dirle cose dovrà fare, ma di sicuro è opportuno che qualche decisione importante venga presa. Per farlo è necessario confrontarsi serenamente in famiglia, mettere sul tavolo i vostri sentimenti e i vostri bisogni, parlare del presente soprattutto e del fatto che ognuno di voi merita di essere felice e stare bene adesso, non domani o nel futuro. Forse ci potrà essere spazio per il compromesso e qualche soluzione salterà fuori.
Ognuno di voi dovrà fare lo sforzo di ascoltare gli altri con pazienza e capacità di accettare e perdonare posizioni diverse.
Un dialogo consapevole può risolvere tante cose non dette in passato. Provateci.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Vivere in questo limbo non è affatto semplice. Capisco la sua frustrazione e immagino che la stessa cosa vivano, a loro modo, suo fratello e suo padre.
Non sta a noi dirle cose dovrà fare, ma di sicuro è opportuno che qualche decisione importante venga presa. Per farlo è necessario confrontarsi serenamente in famiglia, mettere sul tavolo i vostri sentimenti e i vostri bisogni, parlare del presente soprattutto e del fatto che ognuno di voi merita di essere felice e stare bene adesso, non domani o nel futuro. Forse ci potrà essere spazio per il compromesso e qualche soluzione salterà fuori.
Ognuno di voi dovrà fare lo sforzo di ascoltare gli altri con pazienza e capacità di accettare e perdonare posizioni diverse.
Un dialogo consapevole può risolvere tante cose non dette in passato. Provateci.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Buonasera,
mi dispiace molto per la morte di sua madre, ad un'età particolarmente delicata da un punto di vista psicologico ed emotivo.
Come scrive anche lei, sarebbe certamente stato utile per suo padre intraprendere un percorso di psicoterapia, ma purtroppo lui non vuole e possiamo immaginare non sia pronto per affrontare il lutto della moglie o non sia la terapia la modalità per farlo.
Le consiglierei di parlare a suo padre di come si sente e cosa desidera, condividendo con lui quanto ha scritto, focalizzandosi proprio su quello che la fa sentire bene.
Se poi vorrà esplorare ulteriormente i suoi vissuti, mi rendo disponibile per una consulenza.
La ringrazio molto per aver condiviso parte della sua storia e le auguro di riuscire a confrontarsi con suo padre in maniera serena e propositiva. Chissà che un giorno lui possa uscire da questo senso di solitudine che sta affrontando ma che non può attendere allo stesso modo da lei e suo fratello.
Dott.ssa Giorgia Colombo
mi dispiace molto per la morte di sua madre, ad un'età particolarmente delicata da un punto di vista psicologico ed emotivo.
Come scrive anche lei, sarebbe certamente stato utile per suo padre intraprendere un percorso di psicoterapia, ma purtroppo lui non vuole e possiamo immaginare non sia pronto per affrontare il lutto della moglie o non sia la terapia la modalità per farlo.
Le consiglierei di parlare a suo padre di come si sente e cosa desidera, condividendo con lui quanto ha scritto, focalizzandosi proprio su quello che la fa sentire bene.
Se poi vorrà esplorare ulteriormente i suoi vissuti, mi rendo disponibile per una consulenza.
La ringrazio molto per aver condiviso parte della sua storia e le auguro di riuscire a confrontarsi con suo padre in maniera serena e propositiva. Chissà che un giorno lui possa uscire da questo senso di solitudine che sta affrontando ma che non può attendere allo stesso modo da lei e suo fratello.
Dott.ssa Giorgia Colombo
Buongiorno e grazie per aver condiviso la sua sofferenza. È davvero difficile leggere la sofferenza negli occhi delle persone che amiamo e sentirci impotenti nel non poter fare nulla. Mi permetto di darle un consiglio, non lasci che i sensi di colpa la privino di aspetti positivi che la vita le può regalare. Può continuare ad amare suo padre senza pensare di poter essere la sua salvatrice
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Gentilissima, pur essendo molto giovane la vita l'ha già messa a dura prova e, sicuramente, il dolore che ha caratterizzato il suo passato le avrà permesso di scoprire anche quanto sia capace di superare le avversità. Anche per anagrafica, seppur non per ruolo nella famiglia, lei si trova nella posizione da "ago della bilancia" fra suo padre e suo fratello; in più, rappresenta il 'femminile' della famiglia e, anche solo implicitamente, si sente in dovere di essere e fare tante cose. Lo ha detto lei stessa, in effetti, che la situazione è più complessa di così. Il senso di colpa sembra irretirla e impedirle di vivere le gioie e la leggerezza che dovrebbero caratterizzare la fase della vita in cui si trova. Non sarà semplice motivare a una psicoterapia chi non desidera farla né, forse, è consapevole di trovarsi in una situazione di stallo o difficoltà. Come spesso accade, il membro della famiglia che "tiene le fila" è quello più messo a dura prova ed anche il più consapevole della disfunzionalità di quel che sta accadendo. Le suggerisco, intanto, di chiedere un supporto individuale con l'auspicio che, in futuro, il vostro possa trasformarsi in un lavoro condiviso, a livello famigliare. Un caro saluto
Carissima, sono solidale con lei per la fatica che sta facendo; le suggerisco di intraprendere lei un percorso psicologico con un professionista per condividere queste emozioni e preoccupazioni, elaborarle non solo in termini di possibili soluzioni e strategie da adottare (alcune cose nella vita sono "risolvibili", altre meno) ma anche e forse soprattutto in termini di consapevolezza e accettazione "positiva". Non abbiamo infatti la possibilità di modificare gli altri direttamente, tuttavia cambiando alcuni dei nostri posizionamenti oltre a stare meglio noi mettiamo anche le persone a cui siamo più legati nelle condizioni di assumere nuove posizioni. Sono a sua completa disposizione qualora lo ritenesse opportuno, anche da remoto. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Gentile utente,
Grazie per la sua condivisione. Emerge il grande peso che questa situazione le comporta e, allo stesso tempo, il bisogno di vivere la propria vita. È importante che lei non si senta in colpa per questo: andare avanti, voler andare avanti è segno di vita. Capisco che sia difficile fare i conti con le parole di suo padre, ma è importante che lei si ritagli il suo spazio e che faccia le sue scelte. Sarebbe utile approfondire tutte queste questioni in un percorso, a tal proposito, qualora avesse bisogno, sono disponibile.
Un caro saluto, dottoressa Simona Bruno
Grazie per la sua condivisione. Emerge il grande peso che questa situazione le comporta e, allo stesso tempo, il bisogno di vivere la propria vita. È importante che lei non si senta in colpa per questo: andare avanti, voler andare avanti è segno di vita. Capisco che sia difficile fare i conti con le parole di suo padre, ma è importante che lei si ritagli il suo spazio e che faccia le sue scelte. Sarebbe utile approfondire tutte queste questioni in un percorso, a tal proposito, qualora avesse bisogno, sono disponibile.
Un caro saluto, dottoressa Simona Bruno
Buongiorno, l’intenzione di aiutare suo padre è lodevole, bisogna però ricordare che sarà lui e soltanto lui a poter scegliere se intraprendere o meno un percorso di sostegno psicologico, ed è giusto che sia così. Questo anche in ragione del fatto che non sia un tipo di attività che si possa avviare con superficialità o senza alcuna motivazione, anche questo aspetto non era sfuggito a Freud che non ha mancato di sottolinearlo. Dalle sue parole emerge un peso che forse intende alleggerire andando ad alleviare quelle che lei ritiene essere le pene di suo padre anziché le sue. Restando nel campo delle illazioni viene da chiedersi: se suo padre soffrisse, non sarebbe motivato ad indirizzarsi verso un professionista? Probabilmente si, anche se non possiamo saperlo con certezza. Forse a lui la cosa non fa questione. Da ciò discende che più che sull’ipotetica e supposta sofferenza paterna (di cui non vi è neppure certezza), lei possa riflettere su ciò che lei stessa stia provando e valutare se sia un qualcosa che possa trovare migliore ascolto avvalendosi del supporto di un professionista. Un saluto cordiale
Prenda in mano la sua vita e si faccia aiutare a "far sparire" il senso di colpa, non lo merita. Suo padre è adulto e può decidere liberamente della propria vita...lo faccia anche lei.
Cari saluti
Cari saluti
Salve, la sua sofferenza arriva forte e chiara. Certe situazioni sono davvero complesse, si costruiscono su emergenze e bisogni e continuano a strutturarsi fino ad imbrigliarci e non darci più apparente via di scampo.
A mio avviso, una terapia Famigliare aiuterebbe a rimette a posto i ruoli di ognuno di voi e svincolarvi attivando le risorse non solo individuali ma di voi come insieme.
Potrebbe anche partire con la partecipazione solo sua e di suo fratello per poi includere, se ci si riesce, anche il papà.
In ogni modo sarebbe importante riuscire a far comprendere a tutti la necessità di trovare un nuovo modo di essere famiglia che tenga presente le necessità di ognuno di voi.
Guido de Cristofaro
A mio avviso, una terapia Famigliare aiuterebbe a rimette a posto i ruoli di ognuno di voi e svincolarvi attivando le risorse non solo individuali ma di voi come insieme.
Potrebbe anche partire con la partecipazione solo sua e di suo fratello per poi includere, se ci si riesce, anche il papà.
In ogni modo sarebbe importante riuscire a far comprendere a tutti la necessità di trovare un nuovo modo di essere famiglia che tenga presente le necessità di ognuno di voi.
Guido de Cristofaro
Gentilissima , posso immaginare la situazione che sta vivendo o meglio dire, la pesantezza delle giornate e che si trova a vivere quotidianamente....Ritengo che lei e suo fratello dobbiate dare spazio ai vostri bisogni ,interessi e vitalita' da ventenni, piu' che alla solitudine di un padre...C'e' bisogno di una comunicazione forte e chiara da parte di voi figli anche perche' suo padre non e' affatto anziano e malato, quindi potrebbe cominciare a coltivare un hobby e conoscere nuove persone .Sono sicura che puntando tutto sulla COMUNICAZIONE sincera e aperta possiate uscire da questo tunnel . Se tutto questo dovesse essere difficoltoso , puo' chiedere un sostegno psicologico ad un professionista...In bocca al lupo!!! Resto a disposizione ,la saluto cordialmente...dott.ssa Adriana Gaspari
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Innanzitutto mi dispiace per la sua perdita, e per la situazione che sta affrontando da tanti anni. Lei ha il diritto di vivere la sua vita, e credo che il suo senso di responsabilità sia eccessivo soprattutto perchè suo padre, è un uomo ancora giovane e in salute. Sarebbe necessario che si ristabilissero i ruoli all'interno del vostro nucleo familiare in quanto voi, al momento state ricoprendo quello di una compagna per vostro padre o quasi id una madre. Ciò che vostro padre recrimina, appare più come un ricatto o una manipolazione, che fa leva sulla vostra disponibilità e sul vostro affetto. Vivere ognuno la propria vita non significa lasciare al proprio destino la persona a cui si vuole bene, ma anzi amare se stessi e gli altri in maniera più sana e rispettosa.
Spero di essere stata id aiuto.
un Saluto. Dott.ssa Sara Rocco
Spero di essere stata id aiuto.
un Saluto. Dott.ssa Sara Rocco
Salve, è stata molto chiara nel descrivere le dinamiche interne alla sua famiglia, e traspare la pesantezza che lei riferisce di sentire.
Suo padre ha rifiutato l'idea di una terapia sua personale, ma avete pensato ad intraprendere un percorso psicologico di tipo familiare, tutti e 3 insieme? Questo potrebbe aiutarvi a trovare insieme un nuovo equilibrio per limitare questi vissuti di colpa o di pesantezza. Un'altra strada che potrebbe intraprendere, se già non lo avesse fatto, potrebbe essere anche un percorso psicologico individuale per legittimarsi in quello che vuole fare senza aver sensi di colpa; più lei si legittima a prendere decisioni per sè stessa, mettendo così in atto lei un suo cambiamento, più cambierà nella stessa direzione anche il suo contesto familiare come riflesso del suo cambiamento.
Suo padre ha rifiutato l'idea di una terapia sua personale, ma avete pensato ad intraprendere un percorso psicologico di tipo familiare, tutti e 3 insieme? Questo potrebbe aiutarvi a trovare insieme un nuovo equilibrio per limitare questi vissuti di colpa o di pesantezza. Un'altra strada che potrebbe intraprendere, se già non lo avesse fatto, potrebbe essere anche un percorso psicologico individuale per legittimarsi in quello che vuole fare senza aver sensi di colpa; più lei si legittima a prendere decisioni per sè stessa, mettendo così in atto lei un suo cambiamento, più cambierà nella stessa direzione anche il suo contesto familiare come riflesso del suo cambiamento.
Gentile paziente, prima di tutto, voglio riconoscere quanto tu stia cercando di fare per la tua famiglia, ed è chiaro che ti importa profondamente di tuo padre e di sua solitudine. Tuttavia, è importante capire che stai assumendo un peso che non dovrebbe ricadere solo su di te, specialmente considerando che stai vivendo una fase della tua vita che dovrebbe essere di crescita personale, relazioni sociali e realizzazione dei tuoi sogni.
Il fatto che tu ti stia privando costantemente di opportunità per te stessa, come eventi sociali, vacanze o momenti di svago, può sembrare un atto di responsabilità verso tuo padre, ma, in realtà, non è sano. Sta emergendo una dinamica dove, invece di godere della tua vita, sembri essere la "genitrice" di tuo padre, assumendoti una responsabilità che non è tua. Tu stai cercando di occuparti del benessere emotivo di tuo padre, ma lui non sembra voler intraprendere un percorso di cambiamento, rifiutando il supporto della terapia e continuando a vivere in una condizione di solitudine auto-imposta.
È importante che tu comprenda che, nonostante il tuo amore e la tua preoccupazione per lui, la sua solitudine e la sua situazione non possono più essere una causa di sacrificio continuo per la tua vita. Se lui rifiuta di farsi aiutare, la responsabilità non può ricadere su di te. La tua vita deve avere lo spazio per crescere, esplorare e essere vissuta appieno, e per farlo, è necessario mettere dei limiti sani nei confronti della situazione familiare.
Tu stai facendo davvero il tuo meglio, ma è il momento di dare maggiore priorità alla tua vita. Il senso di colpa che provi è comprensibile, ma non deve determinare le tue scelte. Tuo padre ha bisogno di affrontare la sua solitudine e il suo malessere a modo suo, e se non è disposto a cercare aiuto, non è giusto che tu porti questo peso da sola.
Ti consiglio di parlare chiaramente con lui cercando una soluzione che permetta di bilanciare il tuo impegno verso di lui con la tua crescita personale. Potresti anche valutare un supporto psicologico per te stessa, per capire come stabilire dei confini sani e come alleggerire il peso emotivo che stai portando. Non sei sola in questo e meritavi di vivere una vita piena e appagante, non solo di sacrificio.
Prenditi cura di te, anche se questo significa fare delle scelte difficili, come separarti emotivamente da una situazione che non puoi più gestire da sola. La tua felicità e il tuo benessere sono importanti quanto quelli di tuo padre.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
Il fatto che tu ti stia privando costantemente di opportunità per te stessa, come eventi sociali, vacanze o momenti di svago, può sembrare un atto di responsabilità verso tuo padre, ma, in realtà, non è sano. Sta emergendo una dinamica dove, invece di godere della tua vita, sembri essere la "genitrice" di tuo padre, assumendoti una responsabilità che non è tua. Tu stai cercando di occuparti del benessere emotivo di tuo padre, ma lui non sembra voler intraprendere un percorso di cambiamento, rifiutando il supporto della terapia e continuando a vivere in una condizione di solitudine auto-imposta.
È importante che tu comprenda che, nonostante il tuo amore e la tua preoccupazione per lui, la sua solitudine e la sua situazione non possono più essere una causa di sacrificio continuo per la tua vita. Se lui rifiuta di farsi aiutare, la responsabilità non può ricadere su di te. La tua vita deve avere lo spazio per crescere, esplorare e essere vissuta appieno, e per farlo, è necessario mettere dei limiti sani nei confronti della situazione familiare.
Tu stai facendo davvero il tuo meglio, ma è il momento di dare maggiore priorità alla tua vita. Il senso di colpa che provi è comprensibile, ma non deve determinare le tue scelte. Tuo padre ha bisogno di affrontare la sua solitudine e il suo malessere a modo suo, e se non è disposto a cercare aiuto, non è giusto che tu porti questo peso da sola.
Ti consiglio di parlare chiaramente con lui cercando una soluzione che permetta di bilanciare il tuo impegno verso di lui con la tua crescita personale. Potresti anche valutare un supporto psicologico per te stessa, per capire come stabilire dei confini sani e come alleggerire il peso emotivo che stai portando. Non sei sola in questo e meritavi di vivere una vita piena e appagante, non solo di sacrificio.
Prenditi cura di te, anche se questo significa fare delle scelte difficili, come separarti emotivamente da una situazione che non puoi più gestire da sola. La tua felicità e il tuo benessere sono importanti quanto quelli di tuo padre.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
Ciao, grazie per aver condiviso con me la tua storia e i tuoi sentimenti. Capisco quanto questa situazione possa essere pesante e difficile da affrontare, e quanto tu senta il peso della solitudine di tuo padre e le conseguenze di questa dinamica sulla tua vita. È naturale sentirsi in colpa o frustrati quando si desidera vivere la propria vita e allo stesso tempo si vuole prendersi cura dei propri cari. Hai già fatto un passo importante proponendo una terapia per tuo padre, anche se lui non è disposto a farlo. Questo dimostra quanto tu tenga a lui e alla vostra famiglia. Tuttavia, è anche fondamentale ricordare che non puoi essere tu a risolvere tutto da sola, né puoi portare sulle tue spalle il peso delle sue scelte o della sua solitudine. Per iniziare a sentirti più leggera, potrebbe essere utile lavorare su alcuni aspetti: 1. Stabilire dei limiti sani: riconoscere che non sei responsabile di tutto e che hai diritto di vivere la tua vita senza sensi di colpa. È importante trovare un equilibrio tra il prendersi cura degli altri e il prendersi cura di sé stessa. 2. Cercare supporto: anche se tuo padre non vuole fare terapia, potresti considerare di parlare con uno psicologo per te stessa. Un professionista può aiutarti a gestire le emozioni, i sensi di colpa e a trovare strategie per affrontare questa situazione complessa. 3. Coltivare la tua vita sociale e i tuoi interessi: dedicare del tempo a te stessa, alle tue passioni e alle tue amicizie può aiutarti a sentirti più equilibrata e meno vincolata. Ricorda che prendersi cura di sé è fondamentale per poter essere presente anche per gli altri. 4. Accettare i limiti di tuo padre: anche se desideri il meglio per lui, non puoi forzarlo a cambiare. Puoi continuare a offrirgli supporto e affetto, ma senza sentirti in colpa se lui sceglie di isolarsi. 5. Valutare piccoli passi: magari puoi proporre a tuo padre di fare attività leggere insieme, come una passeggiata o un hobby che possa aiutarlo a uscire dalla routine e a sentirsi meno solo, senza pressioni eccessive. Ricorda che non sei sola e che prendersi cura di sé stessa è un passo importante per affrontare questa situazione complessa.
Un saluto,
Dottoressa Autore
Un saluto,
Dottoressa Autore
Buongiorno, il suo racconto trasmette con chiarezza quanto la perdita di sua madre abbia inciso profondamente non solo sulla vita familiare, ma anche sulla sua crescita personale e sul suo modo di vivere i rapporti. Quello che emerge con forza è il peso che si porta addosso da anni, un senso di responsabilità che va oltre ciò che normalmente si chiede a una figlia della sua età. È come se avesse dovuto colmare un vuoto enorme, assumendo inconsciamente il compito di prendersi cura di suo padre, quasi a sacrificio della sua stessa libertà e leggerezza. I sensi di colpa che descrive sono molto comuni in queste situazioni: ogni volta che pensa di dedicarsi a sé, inevitabilmente scatta la paura di trascurare suo padre e la percezione di abbandonarlo. Ma è importante notare che questo meccanismo non dipende davvero dalle sue scelte, bensì dalla difficoltà di suo padre di riorganizzarsi e di costruire una nuova vita dopo la perdita. Lei si trova quindi in un doppio ruolo, figlia e al tempo stesso figura di sostegno quasi genitoriale, e questo inevitabilmente la limita nel vivere la sua età, le relazioni e le esperienze che le spetterebbero di diritto. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, può essere utile imparare a distinguere i pensieri che nascono come dovere assoluto da quelli che rispecchiano invece i suoi bisogni reali. Ad esempio, il pensiero “se vado in vacanza lo lascio solo e soffrirà” sembra avere un carattere rigido e totalizzante, come se non ci fosse altra possibilità se non scegliere tra la sua felicità o quella di suo padre. In realtà, nella vita raramente le situazioni sono così nette. Può essere vero che suo padre soffra la solitudine, ma è altrettanto vero che privarsi costantemente delle sue esperienze la porta a vivere con frustrazione e con la sensazione di non avere diritto alla leggerezza. Lavorare su questa flessibilità del pensiero può aiutarla a ridurre i sensi di colpa e a concedersi spazi personali senza percepirli come abbandono. Un altro aspetto importante riguarda la possibilità di ridefinire i confini del suo ruolo: lei è figlia, non può sostituirsi a un partner, a un gruppo di amici o a una vita sociale che spetterebbe a suo padre costruire. È naturale che lui faccia fatica, soprattutto se ha un carattere introverso, ma questo non può diventare il vincolo che le impedisce di crescere e di vivere. Qui entra in gioco l’idea di responsabilità: può scegliere di restare presente, di condividere momenti e di proporre soluzioni, ma non può farsi carico delle scelte che suo padre non è disposto a fare. Accettare questa parte di limite può darle più libertà e alleggerirla dal peso che sente da anni. Non c’è nulla di egoista nel desiderare di partire a Natale o di costruire la sua vita sociale. Anzi, potrebbe essere utile provare a trasformare questa scelta in un’occasione di crescita anche per suo padre, comunicandogli che la sua assenza non significa abbandono, ma semplicemente la necessità di rispettare anche i suoi bisogni. Non è facile, perché lui probabilmente tenderà a reagire con chiusura o con lamentele, ma se mantiene nel tempo una coerenza tra quello che sente giusto per sé e quello che comunica, pian piano potrà vivere con meno conflitto interiore. Le consiglio di valutare un percorso personale di supporto psicologico, proprio per lavorare sulla gestione dei sensi di colpa, sull’assertività nel comunicare i suoi bisogni e sulla capacità di mantenere un equilibrio tra il suo ruolo di figlia e la sua vita da giovane adulta. Non si tratta di scegliere tra sé e suo padre, ma di imparare a costruire uno spazio più sano in cui entrambi possiate esistere, senza che uno dipenda dall’altro in maniera così vincolante. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
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