Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni. Scrivo perché da sempre ho problemi relazionali con i miei

20 risposte
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni.
Scrivo perché da sempre ho problemi relazionali con i miei genitori che tornano ciclicamente nel tempo.
I miei genitori sono molto restrittivi. Ho vissuto l mia adolescenza senza poter fare quello che per i miei coetanei era normale, come andare in gita ( ma questo lo capisco perché col senno di poi capisco che era dovuto a questioni economiche) non potevo e non posso tutt'ora andare a dormire da una amica, fino all'età di 20 anni dovevo rientrare la sera per le 22:30 e potevo uscire la sera solo un sabato ogni due settimane. Col passare del tempo la situazione di è un po' ammorbidita dopo le aspre liti che io e le mie sorelle (abbiamo vissuto situazioni analoghe) abbiamo avuto con i miei genitori. Il problema è che queste liti sono sempre state esagerate, composte da grida, minacce come il dover andare via da casa e a volte si è arrivati anche alle mani. Dover subire tutto ciò ogni volta che avevamo un pensiero opposto a quello dei nostri genitori è diventato pesante e genera ansia da anticipazione. Dicono sempre che la base di una famiglia è il dialogo ma ogni volta che si prova a parlarle di qualcosa che per loro non va bene iniziano a urlare. Mi dicono che sono irrispettosa, ingrata e che non apprezzo i sacrifici che loro fanno per noi. Non siamo mai state delle figlie pretenziose, abbiamo sempre rispettato le regole ma crescendo questa situazione è diventata stretta. Ora sono fidanzata da poco più di due anni e ho chiesto ai miei genitori se potessi andare in vacanza con lui e i nostri amici ma me lo hanno severamente vietato perché non accettano il fatto che io e lui possiamo dormire insieme. Potrebbe essere sensato ma è già successo. Siamo stati in vacanza con la sua famiglia due volte e abbiamo fatto anche 10 giorni di quarantena da soli a casa sua. Non mi sono opposta al loro "no" per non creare situazioni di conflitto e nonostante ciò mi guardano con sufficienza e mentre sono a lavoro mi arrivano messaggi di disprezzo da parte di mia mamma quali "ci fai disperare " "non capisci i sacrifici che facciamo per te" "sei ingrata " "sei laureata ma non vali nulla " "cuoci nel tuo brodo " . Non mi ritengo una persona del genere. Ho sempre fatto di tutto per renderli fieri. Mi sono laureata alla triennale con il massimo dei voti, proseguo gli studi magistrale, lavoro in un ufficio a tempo pieno e nel tempo libero do ripetizioni. Ho sempre lavorato durante l'estate per poter contribuire alle spese universitarie e grazie al merito ho vinto ogni anno le borse di studio. Nonostante tutto ciò vengo classificata immeritevole. Non so come comportarmi. Non vorrei arrivare alla decisione di dover andare via da casa perché conoscendoli non vorrebbero più vedermi e non voglio perderli. Chiedo consigli su come potermi comportare
Dott.ssa Elisa Manfredi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno e grazie per la sua condivisione. Descrive una situazione molto difficile, che temo non cambierà fino a che non guadagnerà la propria piena autonomia. E nei giudizi, probabilmente non si modificherà neanche allora. Ma forse a quel punto sarà più facile per lei accettare i suoi genitori per quelli che sono. Con i loro pregi e i loro difetti. Fare quattro chiacchiere con una psicoterapeuta potrebbe aiutarla ad aggiornare il proprio punto di vista. un caro saluto.

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.ma, descrive una situazione molto insoddisfacente e conflittuale. Valuti l’ipotesi di chiedere una consulenza con uno specialista, così da poter capire meglio il suo disagio e prospettare un modo con cui poterla eventualmente aiutare. SG
Dr. Vincenzo Cappon
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Castiglione delle Stiviere
Salve, si dice che il morbido vince sul duro, ying vince su yang.
In attesa di una sua autonomia economica e conseguente vita indipendente, introduca ogni giorno nelle relazione con i suoi severi genitori una piccola attenzione quotidiana nei loro confronti (ad esempio a tavola serva lei il piatto per prima al papà, alla mamma cheda se le serve qualcosa dato che deve uscire, porti al papà il suo quotidiano preferito, ecc)
La situazione si ammorbidirà, e potrà avere delle sorprese.
Saluti
Dott.ssa Silvana Zito
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, sono qui a fare l'avvocato del diavolo e a difendere i suoi genitori poichè secondo me il loro modo deriva da un fatto culturale, da convinzioni e credenze rigide, inflessibili che anche a fatica non riescono a modificare. Loro sono convinti di ottenere (come del resto hanno fatto fin quì) imputandole il senso di colpa e responsabilità per i loro sacrifici e sofferenze. Il senso di colpa è un emozione che pesa come un macigno, rappresenta delle catene, logora e fa apparire inferiore agli occhi degli altri, consuma l'autostima e la sicurezza in se stessi. Svilisce le idee Creative e le forze terminando. La colpa ci fa sentire perdenti. Detto questo, è importante che lei si fermi e rifletta entro un percorso di psicoterapia il ruolo che questa emozione ricopre nella vita e nello sviluppo della sua persona. Saluti
Dott.ssa Silvana Zito
Dott.ssa Lorena Menoncello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, la situazione che lei descrive è molto difficile e credo abbia radici lontane. Immagino che i suoi genitori abbiano vissuto restrizioni e minacce simili a quelle che lei e le sue sorelle subite ogni giorno. I vostri genitori hanno imparato in questo modo a fare del sacrificio un valore che cercano di inculcare anche a voi in tutti i modi. Probabilmente anche loro non hanno avuto riconoscimento dai loro genitori e per questo sono così arrabbiati. Lei si emanciperà da questa situazione con la fine dell'università, che mi sembra non sia così lontana, ma dovrà stare attenta a non portare avanti questa modalità di pensiero che sembra evitare il principio di piacere e l'accettazione delle differenze. Quando potrà farlo sarebbe utile confrontarsi con uno psicoterapeuta per evitare la ripetizione di un copione famigliare che risulta molto disfunzionale e crea inutile sofferenza.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cari saluti
Lorena Menoncello
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, il comportamento dei suoi genitori potrebbe derivare dalla loro cultura o da qualcosa di generazionale che passa sottilmente a loro come stereotipo da seguire. Immagino che chi dissenta da tutto ciò non venga "riconosciuto"perché fuori copione familiare. Detto ciò, le sottolineo come il senso di colpa possa essere un modo, inconsapevole, di tenere legati a sé. Da ciò che descrive lei è quello che ogni genitore vorrebbe e non mi pare che nella sua vita ci sia nulla di ingrato. Piuttosto rifletterei sul distacco, su come quella cosa invisibile abbia impatto nella SUA vita.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Alessio Vellucci
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile Utente, descrive un quadro familiare senza dubbio complesso, nel quale arrivano a scontro motivazioni profondamente diverse: quelle dei suoi genitori, con la loro teoria del mondo rigida nelle sue restrizioni, e le sue, che esprimono una vitalità e bisogni di autonomia in linea con l’età. Il problema nasce laddove sembra che i suoi genitori non siano disposti a negoziare, hanno convinzioni che non appaiono rivedibili, e se lei prova a persistere nelle sue idee ottiene ferimento e critica. Non le nascondo che sarebbe doloroso per tutti sentire di ferire i nostri genitori, ma esattamente cosa rende questa dinamica così intollerabile al punto da farla desistere? Potrebbe considerare la possibilità di iniziare una terapia, nella quale chiarire la vera natura di questa impasse e cercare una posizione alternativa a quella attuale, che sembra consentirle solo di sperare che qualcosa in questa relazione cambi. Un caro augurio di buona fortuna
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
la situazione è assai complessa, però le dico che crescere spesso significa prendere delle decisioni che non per forza accontentino chi ci vuol bene. Le capiterà anche in futuro che i suoi potrebbero esser in disaccordo con lei sulle sue scelte e le sue decisioni. La discrepanza di vedute e i vissuti diversi non possono divenire un vincolo per il suo sviluppo e la sua evoluzione. Probabilmente la sua difficoltà è in questo, vorrebbe i suoi dalla sua in qualunque cosa decida, ma questo è impossibile....non solo per lei. Nel caso sentisse queste difficoltà come un peso che non le consenta di spiccare il volo penso ad una psicoterapia. Quest' ultima nel tempo potrebbe farle gli strumenti per poter fare le sue scelte con maggior serenità e consapevolezza, soprattutto in pace con se stessa e con quanto la circonda.

Cordiali saluti.
Dott. Diego Ferrara
Dott. Emanuele Grilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
salve. il quadro che dipinge rispetto alla sua situazione familiare sembra drammatico ed estremamente conflittuale. avviare un percorso psicoligici la aiuterà a valutare accuratamente la sua situazione per poter fare le scelte più opportune per la sua vita. Cordiali saluti. EG
Dott.ssa Erika Battaglia
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Desio
Buongiorno,
la situazione che racconta è sicuramente carica di tanta sofferenza. Il rapporto con i nostri genitori è un legame prezioso che però può essere costellato da incomprensioni e fatiche. Ha mai pensato di iniziare un percorso di psicoterapia? Esplorare i temi che riporta come problematici nella sua famiglia potrebbe essere un buon punto di partenza per sentirsi meglio.

Le auguro di trovare la serenità che sta cercando.

Dott.ssa Erika Battaglia
Dott. Emiliano Perulli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Lecce
Buongiorno,
la situazione che descrive è molto delicata e conflittuale.
Può darsi che per fattori educativi e culturali i suoi genitori prediligano un'educazione rigida e autoritaria, che si scontra con il suo legittimo bisogno adulto di autonomizzazione e indipendenza.
Un percorso psicoterapeutico può senza dubbio aiutarla ad affrontare la situazione nel modo più opportuno.
Cordialmente, EP
Dott.ssa Silvia Abbà
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Torino
Cara utente, la famiglia è portatrice di una narrazione originale e propria, di una storia che abbraccia più generazioni. Miti, non detti e riti agiscono inconsapevolmente su ogni individuo. Lei, con le sue sorelle, sta cercando di individuarsi, trovare la propria strada cercando di meritare l'amore dei vostri genitori. Le liti che derivano da questa distanza fisiologica tra voi figlie che tentate dei movimenti di indipendenza e le loro restrizioni minano la fiducia in se stessi e la capacità di andare nel mondo sapendo di poter tornare.
Come terapeuta familiare le consiglio un percorso terapeutico per rileggere la sua storia, trovare connessioni inconsapevoli per capire insieme quali nuovi passi sente di fare.
Resto a disposizione, un caro saluto. Silvia Abbà
Dott.ssa Maria Zaupa
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Vicenza
Gentile ragazza, le dinamiche da lei descritte sono complesse e, se da una parte può cercare di comprenderne i meccanismi per non sfociare in conflitti dove si attacca per non essere attaccati o dove si soccombe alla svalutazione, dall'altra una sana consapevolezza che non siamo onnipotenti e che possiamo agire per quanto ci riguarda nel modo migliore che riteniamo possibile è la strada che solitamente dona, a lungo termine, soddisfazione e stima di sé. Se il suo bisogno è di mantenere il legame la strada giusta potrebbe essere sia il comprendere e l'imparare strategie comunicative per rispondere alle dinamiche (in linguaggio AT, Analisi Transazionale, sarebbero i giochi psicologici in cui vi trovate invischiati) sia un lavoro su di sé di autoefficacia e di autostima per accrescere quella forza dell'Io che ha già mostrato di possedere. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Dott. Gaetano Marino
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Novara
Gentile utente, grazie per aver condiviso questo disagio. Sembra che nonostante i suoi continui sforzi non vada mai bene per i suoi genitori, qualsiasi cosa faccia non vada mai bene. Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico anche per dare la possibilità di conoscere meglio le dinamiche che girano all' interno del suo nucleo familiare, come e quante sono queste sorelle e se con qualcuna di loro i genitori hanno un approccio diverso. Partendo da questa conoscenza potrebbe provare a cambiare. Cordialità dott. Gaetano Marino
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, mi spaice per la situazione che sta passando.
Da bambina e da adolescente è fondamentale che determinati bisogni basilari vengano soddisfatti nel nucleo famigliare: tra questi l'espressione di Sè, la condivisione sociale, il bisogno di essere apprezzata all'interno di un ambiente protetto che però dia spazio per poter sviluppare una sana autonomia e senso di esplorazione. Quando tali bisogni vengono soffocati, per esempio da un regime famigliare restrittivo e vincolante, può accadere di sviluppare delle credenze su di sè disfunzionali, come il timore di non essere abbastanza, di essere sbagliata o la credenza che soddisfacendo un suo bisogno (legittimo) i suoi genitori non vorranno avere più a che fare con lei. Il tutto può essere accompagnato da ansia, angoscia, senso di colpa e da meccanismi di difesa controproducenti. Le consiglio un percorso terapeutico dove poter affrontare tali problematiche.
Un caro saluto,
Dott.ssa chiara Lo Re
Torino e Asti
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Dott.ssa Elena Saporiti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, mi dispiace molto per la situazione che sta affrontando. Non conosco i motivi per cui i suoi genitori facciano fatica a vedere quanto lei sia meritevole e quanto sia stata in gamba a raggiungere i suoi obiettivi, forse fanno fatica ad accettare che lei sta crescendo e che fisiologicamente ci sarà un distacco dalla sua famiglia di origine per poter crescere sia professionalmente che personalmente. Se può le consiglierei di intraprendere un percorso di psicoterapia che la possa aiutare a gestire tutto questo. Un caro saluto Dott.ssa Elena Saporiti
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova

La situazione che descrivi sembra legata a dinamiche familiari molto rigide e conflittuali che alimentano l'ansia e il senso di inadeguatezza. La psicoterapia breve strategica potrebbe aiutarti a gestire queste emozioni intense, affrontando la comunicazione con i tuoi genitori in modo efficace e limitando il potere delle loro reazioni su di te. Potresti iniziare cercando di stabilire confini chiari e assertivi, anche se il cambiamento non avverrà subito. Affrontare le richieste familiari senza entrare in conflitto, mantenendo il tuo spazio di autonomia, può essere un primo passo per evitare la sensazione di rimanere intrappolata.
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Signorina buonasera. Lei e le sue sorelle, ponendo come vero tutto quello che ha scritto, avete vissuto sotto un regime restrittivo troppo severo. Se dovessi azzardare un'ipotesi, i vostri genitori non solo hanno ricevuto un'educazione peggiore della vostra (è un meccanismo generazionale purtroppo assai frequente) ma sembra abbiano interiorizzato le vostre legittime richieste come una missione di censura che, se è toccata a loro, deve essere "necessariamente" mandata in successione. Quei messaggi svalutanti, quando invece di essere orgogliosi dei suoi sforzi non comuni, vanno nella direzione opposta e contraria a quella che dovrebbero prendere. Lei merita elogi, supporto, non disistima e "squalifiche". Il punto più critico è che se lei e le sue sorelle aveste intenzione di correggere la condotta dei vostri genitori, incorrereste in aspirazioni di cambiamento quasi fantascientifiche, la configurazione di persone così rigide verso regole "naturali" è estremamente resistente a mettersi in discussione, perché indurrebbe ad una percezione di fallimento per loro insopportabile. E francamente, non ne vedo l'utilità. L'aspetto nemmeno troppo paradossale, e soprattutto positivo di tutto ciò, è che aver subito un sistema di regole talmente coercitive sta generando in lei quelle capacità, tutt'altro che frequenti in questo mondo di mediocrità diffuse, che le potranno consentire presto di raggiungere ciò che personalmente le auguro il prima possibile: Abilità di affrontare il mondo e facilità di raggiungere autonomia economica. E magari in collaborazione con le sue sorelle. Una volta fuori di casa, se sono ancora avvezzo a intravedere certi passaggi evolutivi, il conflitto con i genitori arriverà al suo massimo, dopodiché si presenteranno le condizioni per un periodo "riparatorio", ma sarà necessaria la vostra massima indulgenza. Non ceda al rancore, è veramente il più potente intossicatore dell'anima, si concentri ad irrobustire ulteriormente la sua tempra, oltre che la sua sensibilità, nel prepararsi al salto che la porterà il prima possibile fuori di casa, e quando lo farà, sappia che la sua futura famiglia avrà un modello di crescita dei suoi figli totalmente nuovo. Le auguro ogni bene
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, il conflitto continuo con i genitori, unito ai messaggi di disprezzo, può generare una forte ansia e un senso di inadeguatezza ingiustificato. Un percorso di psicoterapia umanistica potrebbe aiutarla a rafforzare la sua autostima e a trovare strategie per gestire queste dinamiche relazionali così difficili, favorendo un dialogo più sereno. È importante però tutelare il suo benessere emotivo, e qualora la convivenza diventi troppo pesante o sorgano pensieri di sofferenza, le suggerisco di rivolgersi con tempestività a uno psicologo psicoterapeuta. In ogni caso, potrebbe essere utile, se possibile, cercare un momento di confronto con i suoi genitori quando la tensione è più bassa, esprimendo con calma i suoi sentimenti. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli

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