Buongiorno, Sono un "ragazzo" di 34 anni, vorrei migliorare un aspetto decisamente sgradevole della
20
risposte
Buongiorno,
Sono un "ragazzo" di 34 anni, vorrei migliorare un aspetto decisamente sgradevole della mia persona: sono poco incline a gestire lo stress (specie sul lavoro, dove lo stress ha purtroppo la S maiuscola) o le situazioni negative in generale, e quando il mio cervello ritiene di aver raggiunto il massimo grado di sopportazione sono preda di attacchi di ira in cui mi lascio andare a urla ed espressioni volgari che spesso feriscono/lasciano attonito chi mi sta intorno. Per esempio proprio oggi a lavoro, dopo essere stato interrotto nella mia attività qualcosa come 10 volte in 3 minuti da richieste di collaboratori/telefonate/ecc. ho dato spettacolo di ostilità verbale e volgarità. E puntualmente, a mente fredda e ragionando in seguito sulla mie reazione, la ritengo eccessiva e me ne vergogno. Il problema è che quando "mi gira il boccino" più cerco di controllarmi e più mi innervosisco.
C'è qualche Vostra tecnica che si potrebbe usare per migliorare, o è sufficiente prendere a pugni un sacco da boxe?
Sono un "ragazzo" di 34 anni, vorrei migliorare un aspetto decisamente sgradevole della mia persona: sono poco incline a gestire lo stress (specie sul lavoro, dove lo stress ha purtroppo la S maiuscola) o le situazioni negative in generale, e quando il mio cervello ritiene di aver raggiunto il massimo grado di sopportazione sono preda di attacchi di ira in cui mi lascio andare a urla ed espressioni volgari che spesso feriscono/lasciano attonito chi mi sta intorno. Per esempio proprio oggi a lavoro, dopo essere stato interrotto nella mia attività qualcosa come 10 volte in 3 minuti da richieste di collaboratori/telefonate/ecc. ho dato spettacolo di ostilità verbale e volgarità. E puntualmente, a mente fredda e ragionando in seguito sulla mie reazione, la ritengo eccessiva e me ne vergogno. Il problema è che quando "mi gira il boccino" più cerco di controllarmi e più mi innervosisco.
C'è qualche Vostra tecnica che si potrebbe usare per migliorare, o è sufficiente prendere a pugni un sacco da boxe?
Buongiorno, sembra sia importante adesso per lei trovare una stabilità emotiva, specie nel contesto lavorativo. Le consiglio quindi di intraprendere un percorso per comprendere meglio il suo disagio e poterlo gestire.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità il suo vissuto. Quello che descrive è un’esperienza comune a molte persone: la difficoltà nel gestire situazioni di forte stress può portare a reazioni impulsive e sproporzionate, che spesso generano sensi di colpa e frustrazione. Il fatto che lei riconosca il problema e desideri affrontarlo è già un passo molto importante.
Quando la mente percepisce di essere sotto pressione continua, entra in una sorta di “modalità di sopravvivenza” in cui è più facile reagire in modo impulsivo. Le interruzioni frequenti, la sensazione di non avere il controllo e l’accumulo di tensione sono fattori che, nel tempo, possono innescare vere e proprie esplosioni emotive. La rabbia, in questi casi, può diventare una valvola di sfogo, ma rischia di creare altri problemi, soprattutto nelle relazioni personali e professionali.
Esistono tecniche psicologiche efficaci per imparare a riconoscere i segnali che precedono questi momenti critici e per gestirli in modo più sano. Ad esempio:
La Mindfulness, che aiuta a sviluppare consapevolezza del momento presente e ad osservare i propri stati emotivi senza giudizio;
La ristrutturazione cognitiva, utile per modificare i pensieri automatici che alimentano la rabbia;
Tecniche di respirazione e rilassamento, per abbassare il livello di attivazione fisiologica prima che l’ira esploda;
La comunicazione assertiva, per imparare ad esprimere disagio e confini in modo più efficace.
Anche lo sport, come accennava ironicamente lei con il sacco da boxe, può essere un valido aiuto per scaricare l’energia accumulata. Tuttavia, da solo non basta: serve un lavoro più profondo sulle cause dello stress e sulla gestione delle emozioni.
Per affrontare a fondo queste dinamiche e trovare strategie personalizzate ed efficaci, è utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con tanta sincerità il suo vissuto. Quello che descrive è un’esperienza comune a molte persone: la difficoltà nel gestire situazioni di forte stress può portare a reazioni impulsive e sproporzionate, che spesso generano sensi di colpa e frustrazione. Il fatto che lei riconosca il problema e desideri affrontarlo è già un passo molto importante.
Quando la mente percepisce di essere sotto pressione continua, entra in una sorta di “modalità di sopravvivenza” in cui è più facile reagire in modo impulsivo. Le interruzioni frequenti, la sensazione di non avere il controllo e l’accumulo di tensione sono fattori che, nel tempo, possono innescare vere e proprie esplosioni emotive. La rabbia, in questi casi, può diventare una valvola di sfogo, ma rischia di creare altri problemi, soprattutto nelle relazioni personali e professionali.
Esistono tecniche psicologiche efficaci per imparare a riconoscere i segnali che precedono questi momenti critici e per gestirli in modo più sano. Ad esempio:
La Mindfulness, che aiuta a sviluppare consapevolezza del momento presente e ad osservare i propri stati emotivi senza giudizio;
La ristrutturazione cognitiva, utile per modificare i pensieri automatici che alimentano la rabbia;
Tecniche di respirazione e rilassamento, per abbassare il livello di attivazione fisiologica prima che l’ira esploda;
La comunicazione assertiva, per imparare ad esprimere disagio e confini in modo più efficace.
Anche lo sport, come accennava ironicamente lei con il sacco da boxe, può essere un valido aiuto per scaricare l’energia accumulata. Tuttavia, da solo non basta: serve un lavoro più profondo sulle cause dello stress e sulla gestione delle emozioni.
Per affrontare a fondo queste dinamiche e trovare strategie personalizzate ed efficaci, è utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno. Ha mai sentito parlare del training autogeno?
Buongiorno, prendere a pugni il sacco da boxe è sicuramente utilema non è suficiente. I motivi per cui si attivano certi comportamenti dipendono da diversi fattori, tra i quali ci sono esperienze pregresse che avrebbero bisogno di una ricollocazione/elaboriazione per fare un reset del sistema di funzionamento
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Caro utente, partirei dalla fine del suo messaggio per dirle che, purtroppo, non conosco tecniche risolutive pronte all’uso, e se esistono non appartengono alla mia formazione. Quello che posso fare, però, è provare ad ascoltare e pensare insieme a lei a ciò che sta accadendo.
Intanto trovo il suo discorso molto interessante, perché mostra che lei ha già una buona consapevolezza del proprio funzionamento. Riconosce, infatti, che esiste una soglia – un “massimo grado di sopportazione” – oltre la quale perde il controllo, come se si trovasse in balia di un meccanismo che si attiva senza che lei riesca più a gestirlo. E dice anche che questo schema si ripete, soprattutto sul lavoro.
Mi viene da chiederle: Cosa pensa di questa soglia che, una volta superata, fa “saltare il boccino”? È possibile che l’asticella sia particolarmente bassa?
È evidente che essere interrotti ripetutamente durante un’attività richieda uno sforzo notevole per chiunque, soprattutto quando si lavora sotto pressione e i tempi sono stretti. Tuttavia, c’è anche un altro punto che mi ha colpito del suo racconto: il senso di vergogna che arriva dopo l’esplosione insieme a giudizi severi ed al rammarico. Forse si potrebbe lavorare su questo scarto, su questo tempo in cui la reazione prende il sopravvento.
Forse non si tratta di reprimere la rabbia, ma di darle un altro modo per esprimersi, più sostenibile per lei e per gli altri.
Intanto trovo il suo discorso molto interessante, perché mostra che lei ha già una buona consapevolezza del proprio funzionamento. Riconosce, infatti, che esiste una soglia – un “massimo grado di sopportazione” – oltre la quale perde il controllo, come se si trovasse in balia di un meccanismo che si attiva senza che lei riesca più a gestirlo. E dice anche che questo schema si ripete, soprattutto sul lavoro.
Mi viene da chiederle: Cosa pensa di questa soglia che, una volta superata, fa “saltare il boccino”? È possibile che l’asticella sia particolarmente bassa?
È evidente che essere interrotti ripetutamente durante un’attività richieda uno sforzo notevole per chiunque, soprattutto quando si lavora sotto pressione e i tempi sono stretti. Tuttavia, c’è anche un altro punto che mi ha colpito del suo racconto: il senso di vergogna che arriva dopo l’esplosione insieme a giudizi severi ed al rammarico. Forse si potrebbe lavorare su questo scarto, su questo tempo in cui la reazione prende il sopravvento.
Forse non si tratta di reprimere la rabbia, ma di darle un altro modo per esprimersi, più sostenibile per lei e per gli altri.
Buongiorno,
ritengo che sicuramente può trarre giovamento con qualche colloquio di supporto psicologico incentrato sul tema dello stress e della rabbia.
ritengo che sicuramente può trarre giovamento con qualche colloquio di supporto psicologico incentrato sul tema dello stress e della rabbia.
Buonasera, sicuramente lo scarico fisico aiuta a far diminuire lo stato di tensione momentanea, ma questo non è sufficiente a far si che non avvenga più lo scatto d'ira. Sarebbe più utile un trattamento mirato a desensibilizzare quelli che funzionano da trigger per questa rabbia, attraverso la terapia cognitivo- comportamentale integrata con EMDR e Flash, per comprendere in primis dove la sua mente ha imparato a dover reagire in questo modo e poter poi successivamente sostituire tale meccanismo disfunzionale, con un altro più utile e funzionale.
Buongiorno,
intanto grazie per aver condiviso con tanta sincerità una difficoltà che, pur essendo molto più comune di quanto si pensi, spesso viene nascosta o minimizzata. Riconoscerla e volerci lavorare è già un primo passo importante.
Gli "scatti di ira" che descrive non sono semplicemente un problema di autocontrollo: spesso sono il segnale che il sistema nervoso è cronicamente sotto pressione e fatica a trovare modi più sani per regolare lo stress.
Quando dice “più cerco di controllarmi e più mi innervosisco”, sta descrivendo molto bene un meccanismo che tanti sperimentano: se ci concentriamo solo sul trattenere, la tensione interna cresce invece di diminuire.
Il lavoro da fare spesso non è sul “tenere a bada”, ma sul imparare a riconoscere prima i segnali del corpo e intervenire con strumenti efficaci di regolazione.
Esistono tecniche molto utili, ad esempio:
il lavoro sul dialogo interno, per ridurre la pressione delle aspettative irrealistiche;
la respirazione diaframmatica, che aiuta a calmare il sistema nervoso;
piccoli gesti corporei o “pause consapevoli” che aiutano a rilasciare la tensione prima che diventi esplosiva.
Il sacco da boxe può sfogare momentaneamente, ma non basta: spesso serve un percorso più profondo per capire cosa succede dentro e costruire risposte nuove, più sane e più libere.
Se vuole approfondire, sono a disposizione
Un caro saluto.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
intanto grazie per aver condiviso con tanta sincerità una difficoltà che, pur essendo molto più comune di quanto si pensi, spesso viene nascosta o minimizzata. Riconoscerla e volerci lavorare è già un primo passo importante.
Gli "scatti di ira" che descrive non sono semplicemente un problema di autocontrollo: spesso sono il segnale che il sistema nervoso è cronicamente sotto pressione e fatica a trovare modi più sani per regolare lo stress.
Quando dice “più cerco di controllarmi e più mi innervosisco”, sta descrivendo molto bene un meccanismo che tanti sperimentano: se ci concentriamo solo sul trattenere, la tensione interna cresce invece di diminuire.
Il lavoro da fare spesso non è sul “tenere a bada”, ma sul imparare a riconoscere prima i segnali del corpo e intervenire con strumenti efficaci di regolazione.
Esistono tecniche molto utili, ad esempio:
il lavoro sul dialogo interno, per ridurre la pressione delle aspettative irrealistiche;
la respirazione diaframmatica, che aiuta a calmare il sistema nervoso;
piccoli gesti corporei o “pause consapevoli” che aiutano a rilasciare la tensione prima che diventi esplosiva.
Il sacco da boxe può sfogare momentaneamente, ma non basta: spesso serve un percorso più profondo per capire cosa succede dentro e costruire risposte nuove, più sane e più libere.
Se vuole approfondire, sono a disposizione
Un caro saluto.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Buongiorno,
grazie per aver espresso con tanta onestà e autoironia una difficoltà che, in realtà, è molto più diffusa di quanto sembri. La gestione della rabbia e dello stress, soprattutto in contesti lavorativi ad alta pressione, è una delle richieste più frequenti in ambito psicologico.
Innanzitutto, è importante dire che non c’è nulla di “sbagliato” nel provare emozioni forti come la rabbia: è un’emozione primaria, naturale, che ha una sua funzione protettiva. Il problema non è tanto provarla, quanto il modo in cui la si esprime. E lei è già in una fase molto importante: riconosce il problema, riesce a rifletterci a mente fredda e sente il desiderio di trovare strumenti concreti per gestirlo meglio. Da quello che descrive, il suo sistema nervoso sembra entrare in overload quando è sottoposto a stimoli eccessivi e prolungati. Le continue interruzioni, le pressioni e la mancanza di tempo per “processare” ciò che accade lo portano a una soglia limite, dopo la quale esplodere diventa quasi inevitabile. E questo è un segnale: non tanto di debolezza caratteriale, quanto di un sistema di regolazione emotiva che ha bisogno di essere rafforzato.
Concretamente può fare attività di prevenzione utilizzando la mindfulness per esempio.
Oppure utilizzare la bioenergetica
Tecniche di grounding e regolazione fisiologica, imparare a gestire i confini e limiti, affinare le qualità relazionali.
A volte bastano poche sedute con uno psicologo per lavorare sulla gestione dello stress e della rabbia con strumenti personalizzati. In particolare, la terapia umanistico bioenergetica e le tecniche di mindfulness applicata sono molto efficaci in questi casi.
In sintesi: no, il sacco da boxe non è sufficiente. Può aiutare a sfogare la tensione in modo temporaneo, ma per ottenere un vero cambiamento serve lavorare sulla consapevolezza emotiva e sulla regolazione delle reazioni. E lei è già a buon punto, perché ha iniziato a porsi le giuste domande.Se vuole, resto a disposizione per approfondire strumenti specifici o iniziare un percorso più strutturato.
Un saluto, dott.ssa Sandra Petralli
grazie per aver espresso con tanta onestà e autoironia una difficoltà che, in realtà, è molto più diffusa di quanto sembri. La gestione della rabbia e dello stress, soprattutto in contesti lavorativi ad alta pressione, è una delle richieste più frequenti in ambito psicologico.
Innanzitutto, è importante dire che non c’è nulla di “sbagliato” nel provare emozioni forti come la rabbia: è un’emozione primaria, naturale, che ha una sua funzione protettiva. Il problema non è tanto provarla, quanto il modo in cui la si esprime. E lei è già in una fase molto importante: riconosce il problema, riesce a rifletterci a mente fredda e sente il desiderio di trovare strumenti concreti per gestirlo meglio. Da quello che descrive, il suo sistema nervoso sembra entrare in overload quando è sottoposto a stimoli eccessivi e prolungati. Le continue interruzioni, le pressioni e la mancanza di tempo per “processare” ciò che accade lo portano a una soglia limite, dopo la quale esplodere diventa quasi inevitabile. E questo è un segnale: non tanto di debolezza caratteriale, quanto di un sistema di regolazione emotiva che ha bisogno di essere rafforzato.
Concretamente può fare attività di prevenzione utilizzando la mindfulness per esempio.
Oppure utilizzare la bioenergetica
Tecniche di grounding e regolazione fisiologica, imparare a gestire i confini e limiti, affinare le qualità relazionali.
A volte bastano poche sedute con uno psicologo per lavorare sulla gestione dello stress e della rabbia con strumenti personalizzati. In particolare, la terapia umanistico bioenergetica e le tecniche di mindfulness applicata sono molto efficaci in questi casi.
In sintesi: no, il sacco da boxe non è sufficiente. Può aiutare a sfogare la tensione in modo temporaneo, ma per ottenere un vero cambiamento serve lavorare sulla consapevolezza emotiva e sulla regolazione delle reazioni. E lei è già a buon punto, perché ha iniziato a porsi le giuste domande.Se vuole, resto a disposizione per approfondire strumenti specifici o iniziare un percorso più strutturato.
Un saluto, dott.ssa Sandra Petralli
Gentile utente, grazie per la condivisione di questo suo disagio. Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico dove poter approfondire le dinamiche di cui ha parlato. Ho un orientamento analitico transazione e il mio approccio consiste in una prima videocall della durata di 10-15 minuti gratuita a cui far seguire un percorso psicologico in presenza oppure online. Per ulteriori delucidazioni non esiti a contattarmi. Cordialità dott. Gaetano Marino
Buongiorno,
quello che descrivi è qualcosa che molte persone vivono ma che spesso non hanno il coraggio di raccontare con la tua stessa lucidità.
La tua consapevolezza è già un primo passo concreto verso il cambiamento. Non sei una persona aggressiva sei probabilmente una persona sotto pressione che non ha ancora strumenti efficaci per scaricare e regolare ciò che prova
non si tratta di reprimere la rabbia ma di imparare a riconoscerla prima che esploda.
In questi casi tecniche come la respirazione diaframmatica, il monitoraggio dei pensieri e alcuni esercizi di regolazione emotiva aiutano a ridurre il carico interno prima che diventi insopportabile.
Anche il solo imparare a fare una pausa vera tra uno stimolo e una reazione può cambiare molto. Non serve annientare l’istinto ma imparare a orientarlo in modo che non ti faccia sentire peggio dopo.
Se senti che è il momento di capire meglio come fare, posso aiutarti a costruire strumenti su misura per te passo dopo passo.
Se e quando vorrai parlarne sai come contattarmi.
quello che descrivi è qualcosa che molte persone vivono ma che spesso non hanno il coraggio di raccontare con la tua stessa lucidità.
La tua consapevolezza è già un primo passo concreto verso il cambiamento. Non sei una persona aggressiva sei probabilmente una persona sotto pressione che non ha ancora strumenti efficaci per scaricare e regolare ciò che prova
non si tratta di reprimere la rabbia ma di imparare a riconoscerla prima che esploda.
In questi casi tecniche come la respirazione diaframmatica, il monitoraggio dei pensieri e alcuni esercizi di regolazione emotiva aiutano a ridurre il carico interno prima che diventi insopportabile.
Anche il solo imparare a fare una pausa vera tra uno stimolo e una reazione può cambiare molto. Non serve annientare l’istinto ma imparare a orientarlo in modo che non ti faccia sentire peggio dopo.
Se senti che è il momento di capire meglio come fare, posso aiutarti a costruire strumenti su misura per te passo dopo passo.
Se e quando vorrai parlarne sai come contattarmi.
Grazie per la tua sincerità, è già un primo passo importante. Quello che descrivi sembra una difficoltà nella regolazione emotiva, accentuata dallo stress cronico. Un percorso psicologico Può aiutarti ad imparare a riconoscere i segnali fisici della tua ira, a gestirla e in parallelo a lavorare sui tuoi pattern comportamentali in modo tale da ottenere risultati duraturi.
Grazie per avermi condiviso la sua esperienza. La rabbia in condizione di stress prolungato o elevato non è "un difetto di carattere", ma spesso un segnale che il sistema nervoso sta andando sopra la sua capacità di tolleranza. Quando le richieste esterne (interruzioni, impedimenti, responsabilità) superano una certa soglia, il cervello reagisce come se fosse in pericolo, attivando risposte forti come l'esplosione di rabbia (nella teoria polivagale si parlerebbe di risposta difensiva di attacco con un iper attivazione del sistema simpatico). Prendendo a pugni un sacco da box avrebbe un beneficio momentaneo, ma di certo non aiuta a regolare la rabbia, anzi in alcuni casi può rinforzare la reattività. Piuttosto che sfogarla (non è regolazione!), è più utile imparare a riconoscere i segnali precoci di attivazione e adottare strategie per rimanere all'interno della propria "finestra di tolleranza". Esplosioni come quelle che descrive non sono "sbagliate" ma vanno comprese. La rabbia potrebbe comunicarla il bisogno di controllo, la sensazione di non essere rispettato, difficoltà a fermarsi e chiedere aiuto oppure la fatica di pensare che sia tutto sulle " sue spalle". E' probabile che questi stimoli abbiano un'origine dal suo passato, alle esperienze che ha fatto da piccolo e attraverso cui ha appreso dei modelli adattivi alla gestione della rabbia. Ovviamente un percorso psicoterapico ha la funzione di trovare le risposte e a darle degli strumenti efficaci per regolare l'impulso difensivo. Tra le tecniche utili le posso consigliare le seguenti:
1 )Micro pause: durante la giornata, per aiutare il corpo a scaricare la tensione prima che si accumuli troppo
2) Respirazione lenta e profonda: può essere valida l'inspirazione 4 secondi e 6/8 di espirazione per calmare il sistema.
3) Naming: dare un nome all'emozione (Mi sto sentendo sopraffatto) aiuta a prendere un pò di distanza
4) Visualizzazione di un confine protettivo: immaginare di avere uno spazio mentale che la protegge dal sovraccarico esterno può essere utile per gestire meglio le interruzioni
Spero di esserle stata d'aiuto, se avesse bisogno di ulteriori chiarimenti mi contatti pure.
1 )Micro pause: durante la giornata, per aiutare il corpo a scaricare la tensione prima che si accumuli troppo
2) Respirazione lenta e profonda: può essere valida l'inspirazione 4 secondi e 6/8 di espirazione per calmare il sistema.
3) Naming: dare un nome all'emozione (Mi sto sentendo sopraffatto) aiuta a prendere un pò di distanza
4) Visualizzazione di un confine protettivo: immaginare di avere uno spazio mentale che la protegge dal sovraccarico esterno può essere utile per gestire meglio le interruzioni
Spero di esserle stata d'aiuto, se avesse bisogno di ulteriori chiarimenti mi contatti pure.
Buongiorno È difficile isolare un aspetto della nostra vita immaginando, che non sia connesso con tutti gli altri. Lei ad esempio immagina che il suo stress derivi unicamente o principalmente dal lavoro, questo è certamente probabile, quasi sempre siamo degli ottimi conoscitori di noi stessi, ma in questi casi, nel contesto di una psicoterapia ad esempio, si cerca di capire quando sono iniziati questi scoppi d'ira per capire se sono corrispondenti ad un evento Particolare della sua vita. Oppure se sono iniziati gradualmente e ancora se ci sono altre dimensioni di stress nella sua vita, come problemi familiari o relazionali. Inoltre spesso l'irritabilità può essere connessa a disturbi del sonno, altra domanda che la invito a porsi dunque è: com' è la qualità del suo sonno, se dorme adeguatamente, se si risveglia.. Se fatica ad addormentarsi. Mi sento di consigliarle due strade: in primis La partecipazione ad un gruppo di meditazione Che può aiutarla a gestire meglio Alcune emozioni forti. Più indicato in questo caso la meditazione di gruppo, dove L'interazione con gli altri potrebbe aiutarla a comprendere che cosa le accade dentro. Quando parlo di meditazione mi riferisco sia a quella tradizionale (sicuramente nel posto dove lei risiede qualcuno la praticherà), ma anche la mindfulness, Che invece è più centrata sulla capacità di porre l'attenzione sulla propria vita emotiva interna. Infine se dovesse continuare a sentire queste difficoltà le consiglio una psicoterapia di tipo Psicodinamico Integrato, quindi con La possibilità di utilizzare pure tecniche cognitivo comportamentali, per mettere A fuoco inizialmente Le ragioni Del suo stress e successivamente prtaicare adeguati interventi. Spero di esserle Stato utile in caso mi faccia sapere anche attraverso i canali che questa piattaforma mette a disposizione. cordialità
Caro paziente, quello che racconta mostra quanto lo stress ti pesi e quanto sia difficile pee lei trattenere le emozioni quando la pressione diventa troppo alta. La rabbia, se non trova canali sani per esprimersi (anche la box), può esplodere in modi che poi fanno soffrire sia te che chi ti sta intorno. Prendersi cura di sé, imparando a riconoscere i segnali prima che la tensione salga troppo, può diventare un passaggio fondamentale. Non è solo in questo percorso: chiedere aiuto è un modo per non restare intrappolato in queste dinamiche.
Gentile Utente, quando si raggiunge il limite della sopportazione in una specifica situazione significa che uno stimolo ambientale è diventato troppo doloroso. Per gestire la rabbia potrebbe essere utile fermarsi e respirare profondamente, calmare la risposta fisiologica e acquisire consapevolezza. Diventa importante assumere un senso di rilassatezza, avere tempo e spazio mentale per identificare le cause profonde e decifrare l'effetto dell'emozione sottostante: riflettere, cioè, sull'input, ossia cosa scatena la reazione spropositata, l'impatto che questa ha sul sè e come la fa sentire ogni volta, per poi riflettere sul tipo di risposta che, se disfunzionale, va modificata. La situazione lavorativa è molto stressante e la rabbia va ascoltata perchè spesso è segnale di bisogni non soddisfatti che vanno accolti e comunicati in modo assertivo. Se il problema sussiste potrebbe essere utile chiedere aiuto professionale. Un caro saluto.
Buongiorno,
la situazione che descrive sembra dipendere da un sovraccarico emotivo che fa abbassare la soglia di tolleranza e fa entrare il cervello in una modalità difensiva scatenando reazioni impulsive e talvolta esplosive. Si può intervenire su più livelli attraverso per esempio tecniche di respirazione nel momento in cui sente salire la tensione, training di regolazione emotiva e mindfulness per aumentare la consapevolezza emotiva e ridurre l'impulsività, psicoterapia cognitivo-comportamentale per comprendere cosa attiva la sua rabbia, apprendere risposte alternative e lavorare sulle sue convinzioni disfunzionali. Sicuramente un supporto psicologico può aiutarla concretamente.
la situazione che descrive sembra dipendere da un sovraccarico emotivo che fa abbassare la soglia di tolleranza e fa entrare il cervello in una modalità difensiva scatenando reazioni impulsive e talvolta esplosive. Si può intervenire su più livelli attraverso per esempio tecniche di respirazione nel momento in cui sente salire la tensione, training di regolazione emotiva e mindfulness per aumentare la consapevolezza emotiva e ridurre l'impulsività, psicoterapia cognitivo-comportamentale per comprendere cosa attiva la sua rabbia, apprendere risposte alternative e lavorare sulle sue convinzioni disfunzionali. Sicuramente un supporto psicologico può aiutarla concretamente.
Salve, la ringrazio per la sua gentile condivisione.
Non credo esista una “tecnica universale” valida per ogni situazione: ciò che può essere davvero utile è comprendere meglio le ragioni alla base di questa aggressività verbale ed esplorare alternative per gestire stress e richieste. Un percorso con un professionista potrebbe offrire uno spazio sicuro in cui dare senso a queste emozioni e comportamenti, così da non provare vergogna per le proprie reazioni, ma imparare a riconoscere ed accogliere il proprio stato d'animo. Spero che possa trovare modalità più soddisfacenti per rispondere allo stress, come lei stesso desidera.
Non credo esista una “tecnica universale” valida per ogni situazione: ciò che può essere davvero utile è comprendere meglio le ragioni alla base di questa aggressività verbale ed esplorare alternative per gestire stress e richieste. Un percorso con un professionista potrebbe offrire uno spazio sicuro in cui dare senso a queste emozioni e comportamenti, così da non provare vergogna per le proprie reazioni, ma imparare a riconoscere ed accogliere il proprio stato d'animo. Spero che possa trovare modalità più soddisfacenti per rispondere allo stress, come lei stesso desidera.
Per il quadro delineato trovo molto adatto un percorso di Mindfulness dove si apprende come gestire gli automatismi e l'impulsività; puo avvicianrsi ad un percosro con il protocollo MBSR Mindfulness Based Stress rediction. E possibile anche seguire online. Si tratta di un percorso di 8 incontri dove si lavora sulla consapevolezza di sè, degli automatismi, la gestione delle emozioni ( rabbia paura tristezza ecc) e si lavora come gestire lo stress. Le tecniche utilizzate sono Meditative statiche e dinamiche lavoro sulla consapevolezza del corpo, yoga e gestione delle situazioni difficili. Nulla è piu adatto alla sua situazione.
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.