buongiorno sono un ragazzo di 20 anni , ho da poco concluso una relazione che per me era molto impor
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buongiorno sono un ragazzo di 20 anni , ho da poco concluso una relazione che per me era molto importante . Da persona molto riflessiva ho iniziato a pensare a le cose che avessi sbagliato nella relazione. E mi è venuto alla luce un ricordo a cui prima non avevo dato molto peso ma che ora mi sta facendo rivalutare la persona che sono e se i sentimenti che avevo per questa persona fossero veri .
Eravamo in vacanza in un posto, e sfortuna vuole che io avessi preso la febbre e stessi male . Io purtroppo quando sto male inizio a stare in silenzio e non lo so mi trasformo un po come persona e quella volta stavo davvero male. Comunque successe che dopo che avevamo avuto un attimo passionale ,appena mi scese l'adrenalina , inziai a stare peggio di prima , lei penso che io la avessi usata o comunque in qualche modo cosi (questo lo scoprii mesi dopo) e ricordo che io ero nel letto un po in dormiveglia avevo gli occhi chiusi ma non stavo dormendo . E sentii che lei piangeva in bagno , non so perche forse perche quella volta non me la sentivo perche stavo molto male o non lo so , ma io non feci niente . Questa cosa poi è venuta fuori dei mesi dopo e io non le dissi che io in realta quella sera la avevo sentita ma non avevo fatto niente, poi è successo molto tempo fa quindi non ricordo esattamente i dettagli , il giorno dopo non le dissi nulla e non so se poi quella cosa mi passo piu per la testa. Questo episodio mi fa stare molto male con me stesso, io ci sono stato sempre per lei quando aveva bisogno di parlare ,stava molto male per delle cose sue , anche dopo che ci eravamo lasciati , ma questo episodio adesso mi fa stare molto male e mi fa dubitare sul fatto che la amassi davvero anche se lo ho sempre pensato . Quando ci siamo lasciati lei mi ha detto che io ero tanto un bravo ragazzo ma sto iniziando a pensare di non essere una bella persona.
Eravamo in vacanza in un posto, e sfortuna vuole che io avessi preso la febbre e stessi male . Io purtroppo quando sto male inizio a stare in silenzio e non lo so mi trasformo un po come persona e quella volta stavo davvero male. Comunque successe che dopo che avevamo avuto un attimo passionale ,appena mi scese l'adrenalina , inziai a stare peggio di prima , lei penso che io la avessi usata o comunque in qualche modo cosi (questo lo scoprii mesi dopo) e ricordo che io ero nel letto un po in dormiveglia avevo gli occhi chiusi ma non stavo dormendo . E sentii che lei piangeva in bagno , non so perche forse perche quella volta non me la sentivo perche stavo molto male o non lo so , ma io non feci niente . Questa cosa poi è venuta fuori dei mesi dopo e io non le dissi che io in realta quella sera la avevo sentita ma non avevo fatto niente, poi è successo molto tempo fa quindi non ricordo esattamente i dettagli , il giorno dopo non le dissi nulla e non so se poi quella cosa mi passo piu per la testa. Questo episodio mi fa stare molto male con me stesso, io ci sono stato sempre per lei quando aveva bisogno di parlare ,stava molto male per delle cose sue , anche dopo che ci eravamo lasciati , ma questo episodio adesso mi fa stare molto male e mi fa dubitare sul fatto che la amassi davvero anche se lo ho sempre pensato . Quando ci siamo lasciati lei mi ha detto che io ero tanto un bravo ragazzo ma sto iniziando a pensare di non essere una bella persona.
Buongiorno,
capita spesso che, a distanza di tempo, la mente trasformi un singolo episodio in un dubbio costante su se stessi e sui propri sentimenti. Un momento di malessere fisico non definisce né il valore che ha dato alla relazione né la persona che Lei è. In Terapia Breve Strategica si lavora proprio per interrompere questi pensieri ricorsivi che alimentano colpa e incertezza, aiutando a ritrovare chiarezza e fiducia in sé.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
capita spesso che, a distanza di tempo, la mente trasformi un singolo episodio in un dubbio costante su se stessi e sui propri sentimenti. Un momento di malessere fisico non definisce né il valore che ha dato alla relazione né la persona che Lei è. In Terapia Breve Strategica si lavora proprio per interrompere questi pensieri ricorsivi che alimentano colpa e incertezza, aiutando a ritrovare chiarezza e fiducia in sé.
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Quello che lei porta toccha un punto che non riguarda solo quell’episodio specifico ma il modo in cui lei si interroga sul proprio valore e sulla verità dei suoi sentimenti, quasi come se un momento di silenzio e di immobilità, che in realtà apparteneva al suo malessere fisico, fosse diventato la prova di un dubbio più grande su chi lei sia e su cosa abbia provato. È significativo che quel ricordo le ritorni adesso, dopo la fine della relazione, come se le chiedesse di rileggerlo alla luce di una perdita che la fa vacillare. Si chiede se abbia amato davvero perché forse sente che se quell’episodio avesse avuto un altro svolgimento, se lei fosse riuscito a dire o fare qualcosa di diverso, le cose sarebbero state meno dolorose o forse avrebbero preso un’altra direzione. È interessante che lei sottolinei di aver sempre cercato di esserci per lei, di sostenerla, eppure ciò non le basta a rassicurarsi rispetto al pensiero di non essere una brava persona, quasi che un singolo momento oscuri tutto il resto. Potrebbe essere che in quel pianto sentito da lontano, senza muoversi, lei avverta oggi non solo il rimorso di non aver fatto nulla, ma anche la sensazione di non essere riuscito a farsi riconoscere per come stava davvero in quel momento. Le chiederei allora cosa rappresenta per lei quell’immagine di sé disteso, in silenzio, mentre l’altro piange, e cosa teme che significhi per la sua capacità di amare. Forse non si tratta di stabilire se i suoi sentimenti fossero veri o meno, ma di esplorare perché un singolo episodio riesca ancora oggi a mettere in discussione tutto ciò che lei sente di essere stato.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza,
quello che descrivi tocca un punto molto delicato.. quando una relazione finisce, è naturale che la mente ripercorra episodi del passato per cercare di capire cosa sia andato storto. A volte, però, il rischio è quello di guardare indietro con troppa durezza verso sé stessi.
L’episodio che ricordi non dice che tu non provassi amore, né che non fossi una “bella persona”. Dice semplicemente che in quel momento stavi male fisicamente e non hai avuto le energie per agire diversamente. Può capitare che i bisogni e le percezioni di due persone si incrocino in modo doloroso.
Il fatto che oggi, a distanza di tempo, tu ci rifletta così intensamente, dimostra la tua sensibilità e la capacità di metterti in discussione. Questo non sminuisce i tuoi sentimenti di allora, ma dice che sei disposto a crescere e a guardare con onestà a te stesso. Se questa sensazione di colpa continua a pesarti, parlarne in un percorso psicologico può aiutarti a distinguere tra ciò che davvero ti appartiene come responsabilità e ciò che invece è legato a fattori fuori dal tuo controllo. Non serve condannarsi: serve comprendere, e da lì andare avanti con più consapevolezza.
Se desideri sono a disposizione per approfondire la questione, anche online.
Dott. Paolo Andreani
quello che descrivi tocca un punto molto delicato.. quando una relazione finisce, è naturale che la mente ripercorra episodi del passato per cercare di capire cosa sia andato storto. A volte, però, il rischio è quello di guardare indietro con troppa durezza verso sé stessi.
L’episodio che ricordi non dice che tu non provassi amore, né che non fossi una “bella persona”. Dice semplicemente che in quel momento stavi male fisicamente e non hai avuto le energie per agire diversamente. Può capitare che i bisogni e le percezioni di due persone si incrocino in modo doloroso.
Il fatto che oggi, a distanza di tempo, tu ci rifletta così intensamente, dimostra la tua sensibilità e la capacità di metterti in discussione. Questo non sminuisce i tuoi sentimenti di allora, ma dice che sei disposto a crescere e a guardare con onestà a te stesso. Se questa sensazione di colpa continua a pesarti, parlarne in un percorso psicologico può aiutarti a distinguere tra ciò che davvero ti appartiene come responsabilità e ciò che invece è legato a fattori fuori dal tuo controllo. Non serve condannarsi: serve comprendere, e da lì andare avanti con più consapevolezza.
Se desideri sono a disposizione per approfondire la questione, anche online.
Dott. Paolo Andreani
Buongiorno gentile Utente, comprendo bene il peso che questo ricordo sta assumendo per lei e il modo in cui la porta a mettere in dubbio non solo i suoi sentimenti passati, ma persino la sua identità di “brava persona”. È importante però notare che ciò che oggi rielabora non corrisponde necessariamente al modo in cui ha realmente vissuto e sentito la situazione al tempo. La memoria, specialmente quando è attraversata dal dolore di una perdita, tende a ristrutturare gli eventi in chiave autocritica, come se volesse trovare in lei le colpe di quanto accaduto.
Quella sera lei stava male fisicamente, era febbricitante e in difficoltà. Il suo corpo e la sua mente erano probabilmente focalizzati sul gestire quello stato. Non aver avuto la prontezza o la forza di consolare la sua compagna in quel momento non significa che non provasse amore per lei o che non fosse una “bella persona”. Significa piuttosto che le sue risorse erano limitate da una condizione di malessere. Rileggere oggi quell’episodio come prova di disamore o di mancanza di empatia rischia di essere un giudizio ingiusto verso sé stesso.
Il fatto che lei si interroghi con tanta profondità e che provi dispiacere nel ricordare quel momento è anzi un segnale della sua sensibilità e della sua capacità di riflettere sui propri comportamenti. Amare non significa essere perfetti o riuscire sempre a rispondere ai bisogni dell’altro; significa esserci con continuità, nella misura del possibile, e lei stesso racconta di essere stato presente e di sostegno in tante altre occasioni, anche oltre la fine del rapporto.
Le relazioni si costruiscono e si incrinano per una molteplicità di fattori, e ridurre tutto a un singolo episodio rischia di oscurare la complessità del legame che avete vissuto. La invito quindi a provare a guardare questo ricordo con maggiore gentilezza verso di sé: non come prova di mancanza di amore, ma come un momento umano, in cui la fragilità ha avuto la meglio.
Se oggi sente di non riuscire a scrollarsi di dosso questo senso di colpa o questi dubbi sulla sua identità, può essere utile portare questo tema in un percorso terapeutico, così da dare spazio a queste emozioni e imparare a leggere la sua storia con uno sguardo più equilibrato e meno punitivo.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Quella sera lei stava male fisicamente, era febbricitante e in difficoltà. Il suo corpo e la sua mente erano probabilmente focalizzati sul gestire quello stato. Non aver avuto la prontezza o la forza di consolare la sua compagna in quel momento non significa che non provasse amore per lei o che non fosse una “bella persona”. Significa piuttosto che le sue risorse erano limitate da una condizione di malessere. Rileggere oggi quell’episodio come prova di disamore o di mancanza di empatia rischia di essere un giudizio ingiusto verso sé stesso.
Il fatto che lei si interroghi con tanta profondità e che provi dispiacere nel ricordare quel momento è anzi un segnale della sua sensibilità e della sua capacità di riflettere sui propri comportamenti. Amare non significa essere perfetti o riuscire sempre a rispondere ai bisogni dell’altro; significa esserci con continuità, nella misura del possibile, e lei stesso racconta di essere stato presente e di sostegno in tante altre occasioni, anche oltre la fine del rapporto.
Le relazioni si costruiscono e si incrinano per una molteplicità di fattori, e ridurre tutto a un singolo episodio rischia di oscurare la complessità del legame che avete vissuto. La invito quindi a provare a guardare questo ricordo con maggiore gentilezza verso di sé: non come prova di mancanza di amore, ma come un momento umano, in cui la fragilità ha avuto la meglio.
Se oggi sente di non riuscire a scrollarsi di dosso questo senso di colpa o questi dubbi sulla sua identità, può essere utile portare questo tema in un percorso terapeutico, così da dare spazio a queste emozioni e imparare a leggere la sua storia con uno sguardo più equilibrato e meno punitivo.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno. A volte le relazioni, specialmente quelle sentimentali, ci permettono di prendere consapevolezza o di osservare parti di noi stessi perchè l'altro funge da specchio di noi stessi. Ha mai fatto un percorso personale come una psicoterapia? Intanto grazie per la condivisione.
Capisco profondamente quanto questo ricordo ti stia pesando e quanto tu lo stia rivalutando ora che la relazione è finita. È naturale, dopo una separazione importante, interrogarsi su di sé, sugli errori e su ciò che avremmo potuto fare diversamente.
L’episodio che hai descritto non parla di mancanza di amore o di cattiveria, ma di una situazione in cui tu stavi male fisicamente ed emotivamente e non avevi le energie per reagire. Non sempre nelle relazioni riusciamo a cogliere immediatamente i bisogni dell’altro, e questo non annulla tutto il bene e la presenza che hai dimostrato in tanti altri momenti.
Dubbi e sensi di colpa spesso ci portano a mettere in discussione anche i nostri sentimenti, ma amare non significa non commettere errori: significa esserci, con i propri limiti.
Questo fa di te una brutta persona? O magari sei invece un ragazzo giovane che riflette e si mette in discussione?
Tutti possiamo evolvere e migliorare dalle consapevolezze a cui arriviamo!
Può essere utile guardare a questo ricordo NON per giudicarti, ma per conoscerti meglio: cosa hai imparato su te stesso? Cosa potresti fare diversamente in futuro in una situazione simile?
Spostare il focus dalla colpa alla crescita può aiutarti a ritrovare fiducia in te e nel tuo valore.
L’episodio che hai descritto non parla di mancanza di amore o di cattiveria, ma di una situazione in cui tu stavi male fisicamente ed emotivamente e non avevi le energie per reagire. Non sempre nelle relazioni riusciamo a cogliere immediatamente i bisogni dell’altro, e questo non annulla tutto il bene e la presenza che hai dimostrato in tanti altri momenti.
Dubbi e sensi di colpa spesso ci portano a mettere in discussione anche i nostri sentimenti, ma amare non significa non commettere errori: significa esserci, con i propri limiti.
Questo fa di te una brutta persona? O magari sei invece un ragazzo giovane che riflette e si mette in discussione?
Tutti possiamo evolvere e migliorare dalle consapevolezze a cui arriviamo!
Può essere utile guardare a questo ricordo NON per giudicarti, ma per conoscerti meglio: cosa hai imparato su te stesso? Cosa potresti fare diversamente in futuro in una situazione simile?
Spostare il focus dalla colpa alla crescita può aiutarti a ritrovare fiducia in te e nel tuo valore.
Buongiorno, il sentimento di colpa che sta vivendo è comprensibile, ma è importante guardare a ciò che descrive con chiarezza e gentilezza verso se stesso. Da quello che racconta, in quella situazione lei stava davvero male a livello fisico e probabilmente emotivo, e il suo comportamento di ritirarsi in silenzio è stato una reazione di fronte alla sofferenza. Non sembra che ci sia stata alcuna intenzione di ferire l’altra persona, ma semplicemente un limite nel suo stato del momento.
A volte, quando riflettiamo su episodi passati, la mente tende a interpretare ciò che è accaduto in termini di “giusto” o “sbagliato” e questo può far nascere dubbi sulla propria moralità o sull’autenticità dei sentimenti. È importante distinguere tra un episodio isolato e l’intera relazione, dal suo racconto emerge che è stato presente per lei, che l’ha supportata e che ha avuto attenzione verso i suoi bisogni, quindi ciò che sente ora non cancella tutto ciò che ha fatto di positivo.
Il fatto che quell’episodio torni nella memoria è naturale, ma può essere utile rielaborarlo, comprendendo che la sua reazione non significa che non l’abbia amata, ma che in quel momento specifico le circostanze hanno limitato la sua capacità di agire. Riflettere su questo con una persona di fiducia, o con il supporto di un professionista, può aiutare a ridurre il senso di colpa e a ritrovare fiducia nella propria moralità e nella capacità di amare.
È possibile amare davvero una persona anche avendo commesso, in passato, episodi in cui non si è stati perfetti. L’amore non è sinonimo di perfezione, ma di presenza, cura e impegno nel tempo, aspetti che dal suo racconto sembrano essere esistiti. Concentrarsi su questo può aiutarla a smettere di giudicarsi così duramente. Un caro saluto
A volte, quando riflettiamo su episodi passati, la mente tende a interpretare ciò che è accaduto in termini di “giusto” o “sbagliato” e questo può far nascere dubbi sulla propria moralità o sull’autenticità dei sentimenti. È importante distinguere tra un episodio isolato e l’intera relazione, dal suo racconto emerge che è stato presente per lei, che l’ha supportata e che ha avuto attenzione verso i suoi bisogni, quindi ciò che sente ora non cancella tutto ciò che ha fatto di positivo.
Il fatto che quell’episodio torni nella memoria è naturale, ma può essere utile rielaborarlo, comprendendo che la sua reazione non significa che non l’abbia amata, ma che in quel momento specifico le circostanze hanno limitato la sua capacità di agire. Riflettere su questo con una persona di fiducia, o con il supporto di un professionista, può aiutare a ridurre il senso di colpa e a ritrovare fiducia nella propria moralità e nella capacità di amare.
È possibile amare davvero una persona anche avendo commesso, in passato, episodi in cui non si è stati perfetti. L’amore non è sinonimo di perfezione, ma di presenza, cura e impegno nel tempo, aspetti che dal suo racconto sembrano essere esistiti. Concentrarsi su questo può aiutarla a smettere di giudicarsi così duramente. Un caro saluto
Ciao,
da quello che racconti emerge con chiarezza che sei una persona molto riflessiva, che tende a interrogarsi a fondo sul proprio comportamento e sulle proprie responsabilità. Questo è già un segnale positivo di maturità emotiva: chi si pone domande sul proprio agire e sul proprio modo di amare sta dimostrando attenzione e rispetto per l’altro.
L’episodio che descrivi non mette in dubbio i tuoi sentimenti, ma sembra piuttosto legato a un momento particolare: eri malato, debilitato, e hai reagito chiudendoti in te stesso. È una modalità comune a molte persone, che quando non stanno bene fisicamente faticano ad accudire o rassicurare l’altro come vorrebbero. Non significa “non amare”, ma essere in difficoltà in quel preciso frangente.
Il senso di colpa che provi oggi probabilmente nasce dal fatto che, rivedendo quell’episodio con occhi diversi, ti chiedi se avresti potuto fare di più. Ma colpevolizzarti retroattivamente rischia di distoglierti dal tuo focus presente. L’amore non si misura da un singolo momento, bensì dalla continuità di presenza, ascolto e cura lungo tutta la relazione.
Dunque, credo sia utile da questo episodio che tu possa trarne piuttosto insegnamento per il futuro. Per esempio: comunicare più apertamente quando non stai bene, esprimere le tue difficoltà, rassicurare l’altro anche con poche parole. Sono strumenti che si possono allenare.
Il fatto che la tua ex compagna ti abbia definito “un bravo ragazzo” non è un caso: probabilmente ha sentito davvero il tuo impegno e la tua vicinanza. Non lasciarti schiacciare dal rimuginio su un singolo ricordo. Usalo piuttosto come occasione per crescere nella consapevolezza e costruire relazioni future ancora più sane e autentiche.
da quello che racconti emerge con chiarezza che sei una persona molto riflessiva, che tende a interrogarsi a fondo sul proprio comportamento e sulle proprie responsabilità. Questo è già un segnale positivo di maturità emotiva: chi si pone domande sul proprio agire e sul proprio modo di amare sta dimostrando attenzione e rispetto per l’altro.
L’episodio che descrivi non mette in dubbio i tuoi sentimenti, ma sembra piuttosto legato a un momento particolare: eri malato, debilitato, e hai reagito chiudendoti in te stesso. È una modalità comune a molte persone, che quando non stanno bene fisicamente faticano ad accudire o rassicurare l’altro come vorrebbero. Non significa “non amare”, ma essere in difficoltà in quel preciso frangente.
Il senso di colpa che provi oggi probabilmente nasce dal fatto che, rivedendo quell’episodio con occhi diversi, ti chiedi se avresti potuto fare di più. Ma colpevolizzarti retroattivamente rischia di distoglierti dal tuo focus presente. L’amore non si misura da un singolo momento, bensì dalla continuità di presenza, ascolto e cura lungo tutta la relazione.
Dunque, credo sia utile da questo episodio che tu possa trarne piuttosto insegnamento per il futuro. Per esempio: comunicare più apertamente quando non stai bene, esprimere le tue difficoltà, rassicurare l’altro anche con poche parole. Sono strumenti che si possono allenare.
Il fatto che la tua ex compagna ti abbia definito “un bravo ragazzo” non è un caso: probabilmente ha sentito davvero il tuo impegno e la tua vicinanza. Non lasciarti schiacciare dal rimuginio su un singolo ricordo. Usalo piuttosto come occasione per crescere nella consapevolezza e costruire relazioni future ancora più sane e autentiche.
Buon pomeriggio, il semplice fatto che ti ponga la domanda di essere o non essere un bravo ragazzo è un indizio importante. Ma il mio invito in questo momento è di andare al di là di una risposta che potrebbe essere limitante, soprattutto quando implica una scelta tra due opposti, come in questo caso (bravo o cattivo ragazzo, bella o brutta persona).
Quello che può essere accaduto è che in un momento di malessere, stanchezza, fragilità, non sia riuscito e/o non abbia voluto fare la cosa "giusta" (consolare la tua ragazza che piangeva al bagno). Un atto mancato, tuttavia, non può pregiudicare i nostri sentimenti, a maggior ragione se, come nel tuo caso, ci siano state situazioni precedenti di vicinanza e supporto nei momenti di bisogno.
Sarebbe interessante approfondire cosa accada dentro di te quando stai male fisicamente, cosa accade se mostri il tuo malessere all'altr*, se permetti a chi sta con te di entrare in contatto con la tua fragilità.
Riprendendo invece le tue parole iniziali, prova a non andare a caccia dei tuoi errori, ma semplicemente quali sono state le cose positive che hai vissuto in questa relazione e cosa invece vorresti di diverso in una tua prossima relazione. Un rapporto che finisce, non è un rapporto sbagliato o un rapporto in cui noi abbiamo sbagliato qualcosa... semplicemente, un rapporto che è stato bello finché è durato e che poi una volta chiuso possiamo continuare a portarci dentro come esperienza importante oppure lasciarci alle spalle come esperienza vissuta ma passata.
Quello che può essere accaduto è che in un momento di malessere, stanchezza, fragilità, non sia riuscito e/o non abbia voluto fare la cosa "giusta" (consolare la tua ragazza che piangeva al bagno). Un atto mancato, tuttavia, non può pregiudicare i nostri sentimenti, a maggior ragione se, come nel tuo caso, ci siano state situazioni precedenti di vicinanza e supporto nei momenti di bisogno.
Sarebbe interessante approfondire cosa accada dentro di te quando stai male fisicamente, cosa accade se mostri il tuo malessere all'altr*, se permetti a chi sta con te di entrare in contatto con la tua fragilità.
Riprendendo invece le tue parole iniziali, prova a non andare a caccia dei tuoi errori, ma semplicemente quali sono state le cose positive che hai vissuto in questa relazione e cosa invece vorresti di diverso in una tua prossima relazione. Un rapporto che finisce, non è un rapporto sbagliato o un rapporto in cui noi abbiamo sbagliato qualcosa... semplicemente, un rapporto che è stato bello finché è durato e che poi una volta chiuso possiamo continuare a portarci dentro come esperienza importante oppure lasciarci alle spalle come esperienza vissuta ma passata.
Gentile utente, grazie per aver condiviso questo vissuto così intimo.
Dopo la fine di una relazione, soprattutto se questa è stata molto importante, come emerge dalle tue parole, può essere comune avere pensieri sui momenti passati insieme all' ex partner.
Da ciò che leggo, sembra che la tua attenzione si rivolga a un momento in particolare in cui senti di non esserti comportato bene nei confronti della tua ex partner, al punto da domandarti se l'hai amata davvero durante la vostra relazione.
Può capitare, alla fine di una relazione, ripensando agli eventi significativi, di domandarsi se ci si sarebbe potuti comportare diversamente; tuttavia un solo episodio, difficilmente definisce la persona nella sua totalità.
Il vissuto che porti, di confusione, di dubbi e di incertezza, su te stesso, e sui tuoi sentimenti, merita attenzione, ascolto e comprensione.
La fine di una relazione, è un momento di transizione, che può essere complesso da attraversare da solo. L'invito che ti faccio è quello di valutare l'opzione di chiedere un supporto psicologico ad un* professionist*, che può accompagnarti nell'esplorazione di questo delicato periodo di vita, sostenendoti nel comprendere le tue emozioni e i tuoi pensieri.
Un caro saluto.
Dott.ssa Martina Rossi
Dopo la fine di una relazione, soprattutto se questa è stata molto importante, come emerge dalle tue parole, può essere comune avere pensieri sui momenti passati insieme all' ex partner.
Da ciò che leggo, sembra che la tua attenzione si rivolga a un momento in particolare in cui senti di non esserti comportato bene nei confronti della tua ex partner, al punto da domandarti se l'hai amata davvero durante la vostra relazione.
Può capitare, alla fine di una relazione, ripensando agli eventi significativi, di domandarsi se ci si sarebbe potuti comportare diversamente; tuttavia un solo episodio, difficilmente definisce la persona nella sua totalità.
Il vissuto che porti, di confusione, di dubbi e di incertezza, su te stesso, e sui tuoi sentimenti, merita attenzione, ascolto e comprensione.
La fine di una relazione, è un momento di transizione, che può essere complesso da attraversare da solo. L'invito che ti faccio è quello di valutare l'opzione di chiedere un supporto psicologico ad un* professionist*, che può accompagnarti nell'esplorazione di questo delicato periodo di vita, sostenendoti nel comprendere le tue emozioni e i tuoi pensieri.
Un caro saluto.
Dott.ssa Martina Rossi
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza: non è facile mettere nero su bianco pensieri così intimi e complessi, e questo mi fa pensare che lei abbia già una grande capacità di riflessione e di ascolto interiore.
Capisco bene quanto quell’episodio possa pesarle oggi, perché quando rivediamo il passato con gli occhi del presente spesso diventiamo giudici molto severi di noi stessi. È importante però distinguere i fatti dalle interpretazioni: i fatti sono che in quel momento lei stava male fisicamente, con febbre e stanchezza, e che quindi aveva poche risorse per reagire o confortare la sua compagna come avrebbe voluto. L’interpretazione che oggi le fa tanto male – “forse non la amavo davvero”, “forse non sono una bella persona” – nasce dopo, alimentata dal senso di colpa e dal bisogno di trovare una spiegazione.
In terapia cognitivo-comportamentale lavoriamo spesso proprio su questo: riconoscere che i nostri pensieri non sono sempre verità assolute, ma filtri che colorano il modo in cui rileggiamo le esperienze. Un singolo episodio non definisce chi lei è, né misura l’amore che ha provato. Al contrario, il fatto che oggi se ne stia occupando con tanto dolore e attenzione dimostra la sua sensibilità e il valore che attribuisce alle relazioni.
Forse può essere utile spostare leggermente la prospettiva: non tanto chiedersi se quell’episodio mette in dubbio i suoi sentimenti o il suo valore, ma domandarsi piuttosto che cosa può imparare da quel ricordo per il futuro. Questo passaggio aiuta a trasformare il senso di colpa in crescita, invece che in auto-condanna.
Essere una “brava persona” non significa non aver mai mancato un’occasione o non aver mai ferito nessuno, ma piuttosto avere la volontà di guardarsi dentro, di imparare e di continuare a costruire relazioni basate sulla cura reciproca. E da quello che lei racconta, questa disponibilità all’ascolto e al miglioramento lei la possiede già.
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza: non è facile mettere nero su bianco pensieri così intimi e complessi, e questo mi fa pensare che lei abbia già una grande capacità di riflessione e di ascolto interiore.
Capisco bene quanto quell’episodio possa pesarle oggi, perché quando rivediamo il passato con gli occhi del presente spesso diventiamo giudici molto severi di noi stessi. È importante però distinguere i fatti dalle interpretazioni: i fatti sono che in quel momento lei stava male fisicamente, con febbre e stanchezza, e che quindi aveva poche risorse per reagire o confortare la sua compagna come avrebbe voluto. L’interpretazione che oggi le fa tanto male – “forse non la amavo davvero”, “forse non sono una bella persona” – nasce dopo, alimentata dal senso di colpa e dal bisogno di trovare una spiegazione.
In terapia cognitivo-comportamentale lavoriamo spesso proprio su questo: riconoscere che i nostri pensieri non sono sempre verità assolute, ma filtri che colorano il modo in cui rileggiamo le esperienze. Un singolo episodio non definisce chi lei è, né misura l’amore che ha provato. Al contrario, il fatto che oggi se ne stia occupando con tanto dolore e attenzione dimostra la sua sensibilità e il valore che attribuisce alle relazioni.
Forse può essere utile spostare leggermente la prospettiva: non tanto chiedersi se quell’episodio mette in dubbio i suoi sentimenti o il suo valore, ma domandarsi piuttosto che cosa può imparare da quel ricordo per il futuro. Questo passaggio aiuta a trasformare il senso di colpa in crescita, invece che in auto-condanna.
Essere una “brava persona” non significa non aver mai mancato un’occasione o non aver mai ferito nessuno, ma piuttosto avere la volontà di guardarsi dentro, di imparare e di continuare a costruire relazioni basate sulla cura reciproca. E da quello che lei racconta, questa disponibilità all’ascolto e al miglioramento lei la possiede già.
Buongiorno, col senno di poi si valutano molte cose e forse senza le pressioni della fine di una relazione si capiscono cose che prima non si erano prese in considerazione. Fare un viaggio introspettivo non è mai un male anzi ci porta a comprendere parti di noi stessi che non conoscevamo e ci aiutano a comprendere cosa vogliamo migliorare. Ora si concentri su se stesso e nel momento in cui inizierà un'altra relazione si ricordi di ciò che può essere migliorato.
Cordiali saluti
Dott.ssa Sara Rocco
Cordiali saluti
Dott.ssa Sara Rocco
Mi dispiace molto per il dolore che stai provando. È evidente che sei una persona sensibile e riflessiva, capace di mettersi in discussione e di analizzare profondamente le proprie azioni.
Comprendere i sentimenti di colpa e rimpianto
Il senso di colpa che stai vivendo è una risposta emotiva comune quando si percepisce di aver mancato in un momento importante. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra colpa e rimpianto:
• Colpa: si riferisce a un'azione o omissione che ha violato un codice morale o personale.
• Rimpianto: è il dispiacere per non aver agito in un certo modo, senza necessariamente implicare una colpa morale.
Nel tuo caso, sembra che tu stia provando un mix di entrambi, ma è importante riconoscere che non sei una "brutta persona" per non aver agito diversamente in quel momento.
Rielaborare l'evento
Riflettere su quell'episodio e riconoscere che avresti potuto comportarti diversamente è un segno di crescita personale. Tuttavia, è essenziale evitare di giudicarsi troppo severamente per azioni passate, specialmente quando si era in uno stato di malessere fisico e mentale.
Affrontare i sentimenti attuali
È naturale che, dopo la fine di una relazione significativa, emergano dubbi e sensi di colpa. Tuttavia, è importante non lasciare che questi sentimenti offuschino la tua autostima e la percezione di te stesso.
Passi per la guarigione
1. Accettazione: Riconosci che, in quel momento, hai fatto il meglio che potevi con le risorse e le condizioni che avevi.
2. Perdono di sé: Concediti il permesso di essere umano e di aver commesso errori.
3. Apprendimento: Usa questa esperienza come un'opportunità per crescere e migliorare nelle future relazioni.
4. Supporto: Considera l'idea di parlare con un professionista, come uno psicologo o un terapeuta, per elaborare questi sentimenti in modo costruttivo.
Ricorda che ogni relazione è un'opportunità di apprendimento e crescita. I momenti difficili, se affrontati con consapevolezza, possono portare a una maggiore comprensione di sé e degli altri.
Comprendere i sentimenti di colpa e rimpianto
Il senso di colpa che stai vivendo è una risposta emotiva comune quando si percepisce di aver mancato in un momento importante. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra colpa e rimpianto:
• Colpa: si riferisce a un'azione o omissione che ha violato un codice morale o personale.
• Rimpianto: è il dispiacere per non aver agito in un certo modo, senza necessariamente implicare una colpa morale.
Nel tuo caso, sembra che tu stia provando un mix di entrambi, ma è importante riconoscere che non sei una "brutta persona" per non aver agito diversamente in quel momento.
Rielaborare l'evento
Riflettere su quell'episodio e riconoscere che avresti potuto comportarti diversamente è un segno di crescita personale. Tuttavia, è essenziale evitare di giudicarsi troppo severamente per azioni passate, specialmente quando si era in uno stato di malessere fisico e mentale.
Affrontare i sentimenti attuali
È naturale che, dopo la fine di una relazione significativa, emergano dubbi e sensi di colpa. Tuttavia, è importante non lasciare che questi sentimenti offuschino la tua autostima e la percezione di te stesso.
Passi per la guarigione
1. Accettazione: Riconosci che, in quel momento, hai fatto il meglio che potevi con le risorse e le condizioni che avevi.
2. Perdono di sé: Concediti il permesso di essere umano e di aver commesso errori.
3. Apprendimento: Usa questa esperienza come un'opportunità per crescere e migliorare nelle future relazioni.
4. Supporto: Considera l'idea di parlare con un professionista, come uno psicologo o un terapeuta, per elaborare questi sentimenti in modo costruttivo.
Ricorda che ogni relazione è un'opportunità di apprendimento e crescita. I momenti difficili, se affrontati con consapevolezza, possono portare a una maggiore comprensione di sé e degli altri.
Buonasera, avverto quanto sia per te doloroso rivivere questo episodio e come ti stia facendo mettere in discussione la tua identità e i sentimenti che provavi. Devi considerar e però che dopo una rottura è naturale che emergano momenti del passato che prima sembravano meno rilevanti, soprattutto quando si è in una fase di elaborazione/riflessione.
Quello che descrivi non ti definisce come persona né invalida l'amore che provavi. Tu riconosci anche che quel momento stavi affrontando una condizione fisica debilitante e come sai la febbre alta altera significativamente le nostre capacità cognitive, emotive e relazionali. In quella circostanza il tuo organismo era concentrato sulla gestione della malattia. Non aver reagito immediatamente al suo pianto non significa aver agito per cattiveria, ma essere stato sopraffatto dalla condizione fisica e dall'incapacità momentanea di gestire anche il dolore emotivo altrui.
Il senso di colpa che provi ora nasce dalla tua capacità di empatia e riflessione, infatti una persona priva di sensibilità non si porrebbe domande così profonde su se stessa. Il fatto che tu sia sempre stato presente per la tua ex compagna nei momenti difficili, anche dopo la separazione, conferma la tua natura premurosa.
Io penso tuttavia che in questo momento sia per te molto importante iniziare un percorso terapeutico di auto-conoscenza che possa aiutarti a integrare questo episodio in una narrazione più ampia di quella che è ed è stata la tua vita. Sarebbe fondamentale per cercare di maturare e recuperare un equilibrio e maggior fiducia in te stesso.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Quello che descrivi non ti definisce come persona né invalida l'amore che provavi. Tu riconosci anche che quel momento stavi affrontando una condizione fisica debilitante e come sai la febbre alta altera significativamente le nostre capacità cognitive, emotive e relazionali. In quella circostanza il tuo organismo era concentrato sulla gestione della malattia. Non aver reagito immediatamente al suo pianto non significa aver agito per cattiveria, ma essere stato sopraffatto dalla condizione fisica e dall'incapacità momentanea di gestire anche il dolore emotivo altrui.
Il senso di colpa che provi ora nasce dalla tua capacità di empatia e riflessione, infatti una persona priva di sensibilità non si porrebbe domande così profonde su se stessa. Il fatto che tu sia sempre stato presente per la tua ex compagna nei momenti difficili, anche dopo la separazione, conferma la tua natura premurosa.
Io penso tuttavia che in questo momento sia per te molto importante iniziare un percorso terapeutico di auto-conoscenza che possa aiutarti a integrare questo episodio in una narrazione più ampia di quella che è ed è stata la tua vita. Sarebbe fondamentale per cercare di maturare e recuperare un equilibrio e maggior fiducia in te stesso.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Gentile utente, il fatto che lei si preoccupi per l'altro nella relazione, denota, invece, che è evidentemente una persona sensibile. Il non aver avuto le forze di supportare la sua compagna in un momento di insicurezza, perché stava male, non fa di lei una cattiva persona ma, umana. Probabilmente, non avere rivelato alla sua compagna di averla sentita piangere e non essere riuscito intervenire in suo supporto la fa sentire in colpa, con l'esito di attribuirsi molta della responsabilità per la fine della relazione, ma quando una relazione ha termine, sono tanti i fattori che possono concorrervi e sicuramente sono condivisi da entrambi i partners.
Piuttosto, mi sento di dirle, di valutare la possibilità di chiedere un supporto psicologico per elaborare il lutto legato alla fine della relazione, che la porta a svalutarsi e sentirsi in colpa.
Sperando di esserle stata utile, le auguro tutto il meglio.
Saluti.
Dott.ssa Lucia Nobis
Piuttosto, mi sento di dirle, di valutare la possibilità di chiedere un supporto psicologico per elaborare il lutto legato alla fine della relazione, che la porta a svalutarsi e sentirsi in colpa.
Sperando di esserle stata utile, le auguro tutto il meglio.
Saluti.
Dott.ssa Lucia Nobis
Ciao,
grazie per aver condiviso la tua esperienza, che denota una grande capacità di introspezione e sensibilità. È comprensibile che, dopo la fine di una relazione importante, emergano ricordi e domande che possono mettere in discussione la percezione che si ha di sé e dei propri sentimenti.
L’episodio che racconti sembra averti lasciato un senso di colpa e di dubbio sul tuo modo di vivere la relazione. È naturale ripensarci oggi con occhi diversi, ma va considerato che in quel momento eri malato, indebolito fisicamente e forse non avevi le risorse per reagire diversamente. Non è detto che quel comportamento definisca chi sei o il valore del legame che provavi.
Il fatto che tu ti interroghi e ti chieda se hai sbagliato indica che sei una persona attenta e riflessiva, non insensibile. I sentimenti non si misurano su un singolo episodio, ma sull’insieme delle attenzioni, della presenza e del sostegno che hai offerto durante la relazione.
Se oggi questo ricordo ti pesa e ti porta a mettere in dubbio il tuo valore, potrebbe essere utile rielaborarlo insieme a qualcuno che ti aiuti a dare un senso più equilibrato a ciò che è accaduto, distinguendo i limiti di un momento dalle tue reali capacità affettive.
Sarebbe utile e consigliato, per approfondire questi vissuti e alleggerire il peso che senti, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso la tua esperienza, che denota una grande capacità di introspezione e sensibilità. È comprensibile che, dopo la fine di una relazione importante, emergano ricordi e domande che possono mettere in discussione la percezione che si ha di sé e dei propri sentimenti.
L’episodio che racconti sembra averti lasciato un senso di colpa e di dubbio sul tuo modo di vivere la relazione. È naturale ripensarci oggi con occhi diversi, ma va considerato che in quel momento eri malato, indebolito fisicamente e forse non avevi le risorse per reagire diversamente. Non è detto che quel comportamento definisca chi sei o il valore del legame che provavi.
Il fatto che tu ti interroghi e ti chieda se hai sbagliato indica che sei una persona attenta e riflessiva, non insensibile. I sentimenti non si misurano su un singolo episodio, ma sull’insieme delle attenzioni, della presenza e del sostegno che hai offerto durante la relazione.
Se oggi questo ricordo ti pesa e ti porta a mettere in dubbio il tuo valore, potrebbe essere utile rielaborarlo insieme a qualcuno che ti aiuti a dare un senso più equilibrato a ciò che è accaduto, distinguendo i limiti di un momento dalle tue reali capacità affettive.
Sarebbe utile e consigliato, per approfondire questi vissuti e alleggerire il peso che senti, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso un pensiero così personale e delicato. Si percepisce quanto lei stia riflettendo in profondità sulla sua esperienza e su quell’episodio che, riletto a distanza di tempo, sembra aver assunto un peso molto più grande di quello che aveva all’inizio. È naturale che, dopo la fine di una relazione importante, la mente torni indietro a rivedere certi momenti con una lente diversa, spesso più severa e autocritica, e che si cerchi di capire se i propri comportamenti abbiano avuto un significato che allora non si era colto. Quello che descrive, il sentirsi male fisicamente e avere bisogno di ritirarsi in silenzio, è una reazione comprensibile. Quando il corpo non sta bene, anche le emozioni e i comportamenti possono risentirne, e a volte questo può dare l’impressione agli altri di distacco o disinteresse, anche se in realtà non è così. Il fatto che lei abbia sentito la sua ex piangere e non sia intervenuto non significa che non provasse amore o che non fosse una persona empatica. In quel momento era probabilmente molto preso dal suo stato di malessere, e questo ha limitato la sua capacità di reagire. Non è un segno di mancanza di sentimento, ma piuttosto una dimostrazione di quanto le condizioni fisiche ed emotive possano influenzare le nostre reazioni. Adesso, a distanza di tempo, la sua mente tende a rivivere quell’episodio con un forte senso di colpa, come se fosse una prova della sua inadeguatezza o addirittura della mancanza di amore. È importante riconoscere che questo pensiero rientra nei meccanismi tipici dell’autocritica: si prende un singolo episodio e lo si carica di un significato enorme, arrivando a dubitare di tutto il resto della relazione e del proprio valore personale. Ma l’amore e il valore di una persona non si misurano in un singolo momento, bensì nell’insieme dei gesti, delle attenzioni e della presenza che si è stati in grado di offrire. Lei stesso ricorda di esserci stato molte volte per lei, di averla sostenuta anche quando non stavate più insieme. Questo è un indicatore molto più realistico dei suoi sentimenti e del suo modo di esserci nella relazione. Dubitare di se stessi in seguito a una rottura è qualcosa che capita spesso, soprattutto a chi è riflessivo come lei e tende a mettersi in discussione. Ma non lasci che questo dubbio cancelli la parte di sé che ha saputo amare, sostenere e condividere. L’episodio che le torna alla mente non è la prova che non era innamorato, ma piuttosto un evento in cui circostanze particolari hanno fatto sì che non riuscisse a esprimere al meglio ciò che provava. Oggi lei lo rilegge con la sensibilità di chi vorrebbe sempre aver fatto di più, ma questo non cambia il fatto che il suo affetto fosse reale. Le suggerisco di provare a guardare a questo ricordo non come a una colpa, ma come a un insegnamento. Le relazioni sono anche occasioni per conoscerci meglio, per capire come reagiamo in certi contesti e cosa potremmo fare diversamente in futuro. Da ciò che scrive, emerge un forte desiderio di essere una persona attenta e presente, e questa è una risorsa che potrà sicuramente portare con sé nelle prossime esperienze affettive. Lei non deve convincersi di “non essere una bella persona” sulla base di un singolo episodio. È umano avere dei limiti, soprattutto quando si sta male. Quello che conta è il percorso complessivo, la disponibilità che ha dimostrato e la capacità che oggi ha di riflettere con onestà sui suoi vissuti. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Ciao, ti ringrazio per la tua condivisione.
Può non essere facile aprirsi su aspetti per noi dolorosi o su quelli che reputiamo nostri errori..
Il fatto che tu abbia deciso di aprirti su una questione di questo tipo è una cosa coraggiosa e non scontata, perché non sempre le persone si chiedono il perché dei propri comportamenti.
Concentrandosi su questo episodio da te descritto, mi verrebbe da chiederti alcune domande di approfondimento.
Come ti faceva sentire stare insieme a quella persona?
Qual'è l'emozione che hai provato in quel momento?
Qual'è l'emozione che provi adesso, ripensando a quel momento?
Può sembrare una domanda banale, ma partire da come ci sentiamo a livello emotivo (oltre che corporeo) è sempre una buona base di partenza per comprendere meglio il nostro comportamento e i pensieri che possiamo associare a come ci sentiamo in un dato momento.. I nostri comportamenti non sono mai casuali, e attraverso l'analisi delle emozioni e dei pensieri correlati è possibile fare più chiarezza sul perché ci comportiamo in un certo modo.
Le relazioni personali, così come quelle sentimentali, sono aspetti della nostra vita che possono apparire complicati, per diversi motivi.. Ad esempio, per il fatto di doversi rapportare ad una persona diversa da noi, che può esprimere bisogni diversi dai nostri, in un modo diverso dal nostro.. Oppure perché nel rapporto con quella persona possono riattivarsi antiche ferite, che non abbiamo ancora risanato..
Potrebbe essere utile ripercorrere le varie tappe di questa storia, per comprenderne meglio non solo l'evoluzione, ma anche per conoscere meglio te stesso, come persona.
Ti auguro di riuscire a fare chiarezza su questi aspetti,
Lasciandoti la mia disponibilità a parlarne insieme, anche online nel caso.
Un caro saluto
Benedetta Del Forno
Può non essere facile aprirsi su aspetti per noi dolorosi o su quelli che reputiamo nostri errori..
Il fatto che tu abbia deciso di aprirti su una questione di questo tipo è una cosa coraggiosa e non scontata, perché non sempre le persone si chiedono il perché dei propri comportamenti.
Concentrandosi su questo episodio da te descritto, mi verrebbe da chiederti alcune domande di approfondimento.
Come ti faceva sentire stare insieme a quella persona?
Qual'è l'emozione che hai provato in quel momento?
Qual'è l'emozione che provi adesso, ripensando a quel momento?
Può sembrare una domanda banale, ma partire da come ci sentiamo a livello emotivo (oltre che corporeo) è sempre una buona base di partenza per comprendere meglio il nostro comportamento e i pensieri che possiamo associare a come ci sentiamo in un dato momento.. I nostri comportamenti non sono mai casuali, e attraverso l'analisi delle emozioni e dei pensieri correlati è possibile fare più chiarezza sul perché ci comportiamo in un certo modo.
Le relazioni personali, così come quelle sentimentali, sono aspetti della nostra vita che possono apparire complicati, per diversi motivi.. Ad esempio, per il fatto di doversi rapportare ad una persona diversa da noi, che può esprimere bisogni diversi dai nostri, in un modo diverso dal nostro.. Oppure perché nel rapporto con quella persona possono riattivarsi antiche ferite, che non abbiamo ancora risanato..
Potrebbe essere utile ripercorrere le varie tappe di questa storia, per comprenderne meglio non solo l'evoluzione, ma anche per conoscere meglio te stesso, come persona.
Ti auguro di riuscire a fare chiarezza su questi aspetti,
Lasciandoti la mia disponibilità a parlarne insieme, anche online nel caso.
Un caro saluto
Benedetta Del Forno
Da come racconti, quello che ti tormenta non è tanto l’episodio in sé, ma il significato che oggi gli attribuisci. Sei rimasto colpito dall’immagine di lei che piangeva, e dal fatto che tu, pur avendo sentito, non ti sei mosso. Rileggi quel momento come una mancanza di amore o di cura, e questo ti porta a dubitare di chi sei e di ciò che provavi per lei.
È importante però contestualizzare. In quel momento eri malato, debilitato, con la febbre. Quando il corpo sta male, anche la mente funziona diversamente: si diventa più silenziosi, meno reattivi, a volte quasi indifferenti a ciò che accade intorno, non per mancanza di sentimento ma per mancanza di energie. Non sei rimasto fermo perché non ti importava, ma perché non stavi bene.
In una relazione capita che non sempre si riesca a fare la cosa giusta nel momento giusto. Può succedere di non avere la forza di reagire, di non capire subito cosa stia provando l’altro. Questo non cancella tutto ciò che hai fatto prima e dopo: la disponibilità, l’ascolto, il sostegno che le hai dato quando stava male. Quelli sono gesti concreti che parlano di amore.
Oggi ti ritrovi a ripensarci con occhi diversi perché la relazione è finita, e quando un legame importante si interrompe è normale rivoltare ogni ricordo cercando prove di ciò che è stato e di ciò che forse non si è fatto. Ma giudicare te stesso come “non una bella persona” per un episodio isolato, in un momento di malessere fisico, è eccessivo e ingiusto nei tuoi confronti.
Amare non significa essere perfetti o non sbagliare mai. Significa esserci nel complesso della relazione, con continuità, attenzione e desiderio di condivisione. Da quello che scrivi, tu questo lo hai fatto.
Forse quello che ti serve adesso non è chiederti se l’hai amata davvero, ma perdonarti per non aver saputo gestire un singolo episodio in modo diverso. La tua capacità di riflettere, di sentirti in colpa, di chiederti se sei stato giusto, dimostra che sei una persona sensibile e che l’amore lo hai conosciuto davvero.
Dott.ssa De Pretto
È importante però contestualizzare. In quel momento eri malato, debilitato, con la febbre. Quando il corpo sta male, anche la mente funziona diversamente: si diventa più silenziosi, meno reattivi, a volte quasi indifferenti a ciò che accade intorno, non per mancanza di sentimento ma per mancanza di energie. Non sei rimasto fermo perché non ti importava, ma perché non stavi bene.
In una relazione capita che non sempre si riesca a fare la cosa giusta nel momento giusto. Può succedere di non avere la forza di reagire, di non capire subito cosa stia provando l’altro. Questo non cancella tutto ciò che hai fatto prima e dopo: la disponibilità, l’ascolto, il sostegno che le hai dato quando stava male. Quelli sono gesti concreti che parlano di amore.
Oggi ti ritrovi a ripensarci con occhi diversi perché la relazione è finita, e quando un legame importante si interrompe è normale rivoltare ogni ricordo cercando prove di ciò che è stato e di ciò che forse non si è fatto. Ma giudicare te stesso come “non una bella persona” per un episodio isolato, in un momento di malessere fisico, è eccessivo e ingiusto nei tuoi confronti.
Amare non significa essere perfetti o non sbagliare mai. Significa esserci nel complesso della relazione, con continuità, attenzione e desiderio di condivisione. Da quello che scrivi, tu questo lo hai fatto.
Forse quello che ti serve adesso non è chiederti se l’hai amata davvero, ma perdonarti per non aver saputo gestire un singolo episodio in modo diverso. La tua capacità di riflettere, di sentirti in colpa, di chiederti se sei stato giusto, dimostra che sei una persona sensibile e che l’amore lo hai conosciuto davvero.
Dott.ssa De Pretto
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un’esperienza che, da come scrive, la sta facendo riflettere profondamente su di sé e sui propri sentimenti. È del tutto umano, col senno di poi, rivedere episodi del passato con occhi diversi, soprattutto dopo la fine di una relazione importante. Il fatto che oggi senta dispiacere per non aver reagito in quel momento non significa che i suoi sentimenti non fossero autentici, ma piuttosto che sta attraversando un processo di consapevolezza e crescita personale. Mettere in discussione alcuni comportamenti non vuol dire negare il valore che ha dato alla relazione, né tantomeno definire il proprio valore come persona. Le imperfezioni fanno parte delle relazioni e della nostra umanità. Se sente il bisogno di elaborare più a fondo ciò che sta provando, uno spazio di ascolto psicologico potrebbe aiutarla a farlo con maggiore chiarezza e gentilezza verso se stesso.
Gentile utente,
da quello che scrivi emerge che sei una persona molto riflessiva, forse anche troppo severa con te stesso. È comprensibile che, ripensando a quell’episodio, tu possa sentirti in colpa: eri in un momento di malessere fisico, stavi male e probabilmente non avevi le energie per reagire o per accorgerti davvero di quello che stava succedendo intorno a te.
Il fatto che oggi, a distanza di tempo, questo ricordo ti faccia stare così male dimostra che per te il legame era importante e che ti stai interrogando sul tuo modo di amare e di esserci. Ma non è giusto mettere in dubbio tutto il sentimento solo per un singolo episodio. Amare non significa essere perfetti né riuscire a fare sempre la cosa “giusta”: significa esserci nel tempo, con costanza e cura, e da come racconti sembra che tu lo abbia fatto.
In una relazione possono esserci momenti di incomprensione e di dolore che non cancellano ciò che di buono hai dato. Quello che puoi trarre da questo ricordo non è una condanna, ma uno spunto: imparare che anche nei momenti di difficoltà può essere importante comunicare, dire “sto male, non ce la faccio, ma ti vedo e ti sento”.
Non lasciare che un episodio metta in dubbio il tuo valore. Sei un ragazzo giovane, stai crescendo e queste riflessioni fanno parte del processo. L’essere un bravo ragazzo non vuol dire non sbagliare mai, ma avere la capacità di riflettere, riconoscere e migliorarsi. E tu stai già dimostrando di avere questa qualità.
Un caro saluto.
da quello che scrivi emerge che sei una persona molto riflessiva, forse anche troppo severa con te stesso. È comprensibile che, ripensando a quell’episodio, tu possa sentirti in colpa: eri in un momento di malessere fisico, stavi male e probabilmente non avevi le energie per reagire o per accorgerti davvero di quello che stava succedendo intorno a te.
Il fatto che oggi, a distanza di tempo, questo ricordo ti faccia stare così male dimostra che per te il legame era importante e che ti stai interrogando sul tuo modo di amare e di esserci. Ma non è giusto mettere in dubbio tutto il sentimento solo per un singolo episodio. Amare non significa essere perfetti né riuscire a fare sempre la cosa “giusta”: significa esserci nel tempo, con costanza e cura, e da come racconti sembra che tu lo abbia fatto.
In una relazione possono esserci momenti di incomprensione e di dolore che non cancellano ciò che di buono hai dato. Quello che puoi trarre da questo ricordo non è una condanna, ma uno spunto: imparare che anche nei momenti di difficoltà può essere importante comunicare, dire “sto male, non ce la faccio, ma ti vedo e ti sento”.
Non lasciare che un episodio metta in dubbio il tuo valore. Sei un ragazzo giovane, stai crescendo e queste riflessioni fanno parte del processo. L’essere un bravo ragazzo non vuol dire non sbagliare mai, ma avere la capacità di riflettere, riconoscere e migliorarsi. E tu stai già dimostrando di avere questa qualità.
Un caro saluto.
Buongiorno, grazie per la condivisione. Capisco quanto questo ricordo possa pesarle adesso che la relazione è terminata. Spesso, dopo una separazione, la mente torna indietro a episodi passati per cercare spiegazioni o “prove” di quanto abbiamo amato l’altro o di chi siamo come persone. Quello che descrive sembra più il riflesso di un momento di vulnerabilità fisica ed emotiva che non una mancanza di sentimento.
Può essere che lei abbia vissuto quella situazione in un modo diverso dal suo, e questo abbia generato incomprensioni. È naturale che oggi, con la distanza, senta il bisogno di rileggere quell’episodio e metterlo in discussione. Ma questo non annulla tutto ciò che ha fatto e sentito in quella relazione: il fatto che si stia interrogando con tanta profondità è segno di forte consapevolezza e di cura.
Più che chiedersi se l’amore fosse “vero”, può essere utile domandarsi cosa ha imparato da questa esperienza e come vuole portare questa riflessività dentro le sue relazioni future. Gli amori non sono mai perfetti, ma ogni relazione ci restituisce qualcosa di noi stessi e ci aiuta a crescere.
Può essere che lei abbia vissuto quella situazione in un modo diverso dal suo, e questo abbia generato incomprensioni. È naturale che oggi, con la distanza, senta il bisogno di rileggere quell’episodio e metterlo in discussione. Ma questo non annulla tutto ciò che ha fatto e sentito in quella relazione: il fatto che si stia interrogando con tanta profondità è segno di forte consapevolezza e di cura.
Più che chiedersi se l’amore fosse “vero”, può essere utile domandarsi cosa ha imparato da questa esperienza e come vuole portare questa riflessività dentro le sue relazioni future. Gli amori non sono mai perfetti, ma ogni relazione ci restituisce qualcosa di noi stessi e ci aiuta a crescere.
Buongiorno, grazie per aver condiviso questa esperienza.
Sta prendendo una posizione giudicante molto forte nei confronti di se stesso. Come dice lei, tante altre volte è stato presente per la sua ex compagna ma sembra che questo per lei non abbia importanza. C'è un motivo per cui gestisce questi aspetti con due pesi e due misure?
La invito a non polarizzarsi verso il versante punitivo ma di integrare l'esperienza nella sua completezza: magari è stato un buon compagno ma in quel momento, per lei, non ha avuto un comportamento ottimale ( secondo i suoi valori). E direi che ci sta. L'infallibilità non fa parte dell'umano.
La saluto
Sta prendendo una posizione giudicante molto forte nei confronti di se stesso. Come dice lei, tante altre volte è stato presente per la sua ex compagna ma sembra che questo per lei non abbia importanza. C'è un motivo per cui gestisce questi aspetti con due pesi e due misure?
La invito a non polarizzarsi verso il versante punitivo ma di integrare l'esperienza nella sua completezza: magari è stato un buon compagno ma in quel momento, per lei, non ha avuto un comportamento ottimale ( secondo i suoi valori). E direi che ci sta. L'infallibilità non fa parte dell'umano.
La saluto
La tua storia porta tante emozioni e dinamiche intrinsecamente legate tra loro e che creano una comprensibile confusione, nonché frustrazione. Ci sono sicuramente tanti nodi da sciogliere, per permetterti di acquisire chiarezza riguardo ciò che riporti dei tuoi sentimenti. Sicuramente un percorso terapeutico potrebbe esserti di supporto per raggiungere le consapevolezze che riporti di necessitare. Rimango a disposizione per qualsiasi informazione o chiarimento
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