Buongiorno. Mio figlio ha quasi 17 anni, è sempre stato introverso. L'estate di 2 anni fa si invaghi

20 risposte
Buongiorno. Mio figlio ha quasi 17 anni, è sempre stato introverso. L'estate di 2 anni fa si invaghisce di una ragazza un po "sveglia", le sta dietro finché lei gli dice ok, stanno insieme 2 mesi e poi lo lascia ad ottobre e lui ci sta malissimo, in secondo superiore inizia a non studiare e tutti gli 8 diminuiscono e prende 2 materie. Lui dice che non ci pensa più e penso sia vero. Qst anno a scuola è stato altalenante, ha saltato tanti giorni di scuola dicendo che non andava per mancanza di voglia, ma secondo me perché non studiava abbastanza. Ha saltato molte volte lo sport. Ci sono giorni in cui non parla con nessuno, altri in cui sembra "allegro", altri in cui si chiude in camera attaccato ore e ore al cellulare. Io provo tanto a parlarci ma non so se mi ascolta perché non risponde o se lo fa a monosillabi. Sono preoccupata perché non so cosa gli dice la testa. Qnd gli parlo alza le spalle. Ho provato anche a mandarlo da uno psicologo ma lui dice che nn gli serve e sta bene così ma so che non è vero. Quei giorni in cui è chiuso in camera sembra un drogato. In più ho scoperto che fuma le sigarette, gli ho detto che fanno male ma lui alza sempre le spalle, non parla nemmeno col fratello. Il nonno è riuscito a fargli fare una seduta con lo psicologo ma nn è più voluto andare. Io stessa vado dallo psicologo x aiutarmi a capire e ad agire. Ed anche xke mi sto separando da mio marito e i figli non lo sanno ancora anche se credo che immaginino xke in casa non si parla ma si discute anche su piccole cose. Stiamo aspettando la fine della scuola per dirlo. E sono preoccupata perché ho paura che prenderà in malo modo questa notizia e magari fumare oltre le sigarette andare a cercare altro e chiudersi ancora di più. So che questa èta è particolare ma sono preoccupata di questi suoi periodi down. Per scuola parladno con i prof dicono che è molto calato nel rendimento ed è altalenante anche nella partecipazione a scuola ma che parlando dello sportello ascolto di scuola lui disse che nn gli serve perché sta bene così, perché parla con mamma e papà(mio marito in relata non ci parla molto, ma giudica e sgrida.. infatti ne sono rimasta colpita, ma forse io lo interpreto in modo diverso il loro parlare). Non so cosa posso fare per aiutare mio figlio ad aprirsi e parlare con noi, con amici, il fratello, il nonno... ora scuola è praticamente finita ma il prossimo anno cosa succederà? Non lo vedo interessato a nulla, niente ambizione, nulla, eppure era uno delle eccellenze alle medie, sempre interessato a leggere, vedeva documentari... si cambia si, ma così è troppo. Sarà solo per la situazione a casa che dura da anni ? Sarà anche per la batosta presa con la ragazza ? Non riesco a capire da cosa dipenda questa sua svogliatezza e mancanza di interesse verso tutto. Sarà il telefono maledetto ? Ho provato anche a toglierlo ma nn serve, ci prova ad usarlo meno ma quando ci si mette sta anche 5 ore o più. E non so cosa fare oltre dirgli di spengere che fa male. Le punizioni nn servono più ma vorrei trovare un altro modo per staccarlo e dargli stimoli ma come. Poi io lavoro dalla mattina alla sera quindi nn posso fare molte il giorno. Grazie per le risposte che darete
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
la sua preoccupazione è assolutamente comprensibile e fondata. Quello che descrive è un quadro complesso, in cui si intrecciano diversi fattori: il momento delicato dell’adolescenza, la fine di una relazione affettiva importante, il calo nel rendimento scolastico, la chiusura relazionale, l’uso prolungato del cellulare, l'inizio del fumo e, non da ultimo, la situazione familiare che si sta evolvendo verso una separazione.

Durante l’adolescenza è normale osservare cambiamenti di umore, momenti di chiusura e una certa oppositività, ma quando questi segnali si fanno persistenti, incidono sulle relazioni e sul funzionamento quotidiano (scuola, interessi, sport, sonno, alimentazione), è importante non sottovalutarli. Il ritiro sociale, l’apatia, l’oscillazione tra momenti di apparente allegria e periodi di chiusura, l’uso eccessivo di dispositivi elettronici, l’assenza di motivazione e progettualità, sono segnali che meritano attenzione.

Il rifiuto del confronto e la difficoltà a parlare possono essere forme di difesa da un malessere che lui stesso fa fatica a riconoscere o esprimere. A volte, dire “sto bene così” è un modo per proteggersi da emozioni difficili che non si sanno nominare o gestire. Inoltre, il contesto familiare, soprattutto se caratterizzato da tensioni o silenzi legati a una separazione imminente, può acuire il senso di incertezza, solitudine o rabbia, anche se non viene esplicitamente espresso.

Lei sta già facendo molto, mostrando sensibilità, attenzione e la volontà di capire e aiutare. Ha anche compiuto un passo importante iniziando un percorso psicologico per sé, che può davvero fare la differenza nel gestire il rapporto con suo figlio e la situazione familiare nel suo complesso.

Detto ciò, per suo figlio potrebbe essere davvero utile un percorso di supporto psicologico individuale, ma comprensibilmente non è facile convincerlo, specialmente se si sente “forzato” o non compreso. A volte può essere più efficace partire da un colloquio familiare o da un contesto meno diretto (ad esempio, incontri psicoeducativi rivolti ai genitori o attività di gruppo per adolescenti), per iniziare a creare un ponte. È importante che si senta ascoltato senza giudizio e con rispetto dei suoi tempi, senza forzature ma con presenza costante e messaggi chiari sul fatto che ci si prende cura di lui.

Vista la complessità della situazione, sarebbe utile e consigliato rivolgersi a uno specialista, anche solo per valutare insieme il modo migliore per aiutarlo ad aprirsi e affrontare ciò che sta vivendo, e per sostenere lei nel continuare ad essere un punto di riferimento fondamentale, pur in un momento così sfidante.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa








Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Benedetta Russo
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera,
grazie per aver condiviso una parte così intima e difficile della vostra e della sua vita. Quello che sta vivendo come madre è doloroso e complesso, e la sua preoccupazione è più che legittima. È sicuramente una situazione familiare e personale molto complessa, che coinvolge emotivamente non solo lei e suo figlio ma anche altri membri della famiglia.
Verosimilmente, suo figlio è in un periodo già di per sé difficile ossia nella fase dell’adolescenza, in cui l’identità personale è ancora in costruzione e dove le emozioni vengono avvertite in modo amplificato.
A questa fase adolescenziale si è aggiunta anche la delusione sentimentale di due anni fa: anche se dice di aver superato quella storia, è probabile che quella prima esperienza emotiva forte abbia lasciato un segno più profondo di quanto ammetta. Per molti adolescenti, il primo “no” d’amore può minare l’autostima ed essere visto come un fallimento e avvertire un senso di inadeguatezza.
Tutti i segnali che lei ha avvertito ed indicato porterebbe a pensare ed ipotizzare ad una fase depressiva,sicuramente iniziare o continuare dei colloqui con un professionista sarebbe fortemente indicato.
Attualmente però lei cerchi di accettare che in questo momento lui non riesce a parlare, a volte i ragazzi non parlano non perché non vogliono, ma perché non riescono. Non hanno le parole per ciò che provano. Non sanno definirlo. Spesso un adolescente chiuso sta gridando, ma in silenzio. Il suo compito in questo momento è comunque fondamentale può essere una presenza costante, anche senza dare risposte.
Potrebbe spostare il focus non su quello che non vuole fare o non ce la fa a fare ma piuttosto su cosa potrebbe fare per farlo
sentire meglio.
Lui in questo momento ha bisogno di sicurezza.
Lo studio, il calo a scuola,le sigarette e il cellulare sono tutti effetti collaterali di un malessere che sta vivendo.
Ha necessità di sentirsi accolto anche in questa fase di dolore che sta vivendo, se si
sente accolto e acccetato anche in questo momento magari avrà la forza di aprirsi più in là. Si può focalizzare sul cercare di comunicare che le interessa come sta, non cosa fa.
Per quanto riguarda la separazione il mio consiglio è di dire sempre la verità, anche se questa la spaventa, ma, non dirlo potrebbe peggiorare il conflitto che sente e la confusione che sta vivendo attualmente suo figlio.
Resto a sua disposizione.
Saluti
Dott.ssa Benedetta Russo



Dott. Simone Matarese
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Roma
Buongiorno,
capisco la sua preoccupazione. Suo figlio sta attraversando un momento difficile, probabilmente influenzato sia dalla delusione sentimentale che dalla situazione familiare. I suoi cambiamenti di umore e il calo di interesse sono segnali importanti da non sottovalutare.

È normale che in questa età ci siano alti e bassi, ma il ritiro sociale, la svogliatezza e l’uso eccessivo del telefono possono indicare un disagio più profondo. Il fatto che rifiuti lo psicologo è comune, ma continuare a offrire ascolto senza forzarlo è importante.

In questo momento può essere utile lavorare su piccoli passi, creando occasioni di dialogo e momenti di vicinanza senza giudizio. Anche la sua presenza attenta e la mindfulness possono aiutarla a gestire lo stress familiare e a sostenere suo figlio con più calma.

Se vuole, posso aiutarla a trovare strategie per favorire la comunicazione e il benessere suo e di suo figlio.

Un saluto.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Salve,

Il malessere di suo figlio potrebbe esser legato alla situazione a casa che dura da anni. I figli in fondo non vogliono che due genitori per forza debbano stare insieme quanto piuttosto che siano felici. Se fosse felice lei, probabilmente potrebbe esserlo anche suo figlio. La batosta presa con la ragazza fa parte del percorso di crescita. L'adolescenza è accompagnata da diverse di queste esperienze ed inoltre rappresenta un periodo abbastanza delicato della vita di un individuo. Non si è ne grandi ne piccini ma si sta cercando la propria strada e di costruire una propria identità. La sua svogliatezza e mancanza di interesse verso tutto potrebbe aver a che fare con questo. Ad ogni modo, vista la imminente separazione tra lei e suo marito potrebbe esser opportuno fare degli incontri con uno specialista di tipo familiare questo affinché ciascuno possa esser sostenuto in una fase cosi delicata della vostra vita; credo che tutti stiano soffrendo per quanto sta per accadere.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Francesca Torelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, probabilmente il malessere di suo figlio è dato da vari fattori, sarebbe utile stargli vicino e fargli capire che vedere uno psicologo potrebbe aiutarlo a stare meglio. La situazione di tensione in casa sicuramente non è d'aiuto e le relazioni che finiscono sono difficili da metabolizzare.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Francesca Torelli
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, comprendo la difficile situazione ma bisogna navigare "a vista". Probabilmente carattere e situazione famigliare non lo hanno aiutato a mitigare la batosta ricevuta in campo amoroso. Ma non credo siano le cause. Ora, l'aggravante è l'adolescenza, periodo burrascoso per definizione. Non insisterei troppo con lo psicologo perchè più si viene forzati più, soprattutto a quest'età, si tende a chiudersi e sfuggire. Farei maggiormente leva sul rendimento scolastico che funge da termometro oggettivo senza entrare troppo nella sfera personale. Legherei i provvedimenti a questo. La situazione va comunque monitorata perchè qualche intervento potrebbe essere necessario in caso di peggioramento, probabilmente il suo psicologo può aiutarla a gestire la situazione.
Dott.ssa Mariella Losavio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bari
Buongiorno, il comportamento di suo figlio è un classico di questa società, in più l'età non aiuta. Alcune volte le frustrazioni legate ad un evento emotivo sono vissute in modo traumatico soprattutto quando ancora non si è pronti ad affrontare cose e situazioni che risultano ancora acerbe. Il declino determinato dalla sconfitta non trova pace e non riesce ad allineare la propria realtà che non aveva ancora forma. Suo figlio ha bisogno di attenzioni e lo sta comunicando attraverso l'apatia e l'isolamento, deve trovare la serenità interiore e la capacità di avere fiducia nelle sue capacità, l'autostima è a terra.
Si sforzi ( per il tempo che le manca ) quanto può di fare delle cose solo con lui ( non so se ha altri figli ), si legittimi una serata, uno shopping..ecc,
Ne parli col suo psicoterapeuta e sono sicura che l'aiuterà a trovare la strada giusta.
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Buongiorno,
la sua preoccupazione è più che comprensibile: suo figlio sta attraversando un’età delicata, in un contesto familiare complesso, e manifesta segnali che meritano attenzione, come il ritiro sociale, il calo scolastico, l’uso eccessivo del cellulare e la chiusura emotiva.

Nonostante lui dica di stare bene, i suoi comportamenti sembrano raccontare altro. In questi casi, anche un solo colloquio con uno psicologo può essere utile per inquadrare meglio la situazione, magari cercando un professionista che lavori con gli adolescenti in modo informale e accogliente.

Continui, per quanto possibile, a mantenere una presenza affettuosa e non giudicante, anche solo offrendo piccoli momenti di vicinanza senza pretendere un dialogo immediato. Il fatto che lei stessa stia facendo un percorso è un grande passo, e può essere un riferimento importante per lui.

Se vorrà, posso aiutarla a pensare a strategie per comunicare con lui o a capire meglio a chi rivolgersi.
Dott.ssa Claudia Lotti
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile mamma,
grazie per aver condiviso con così tanto coraggio e lucidità la vostra situazione. Quello che sta vivendo suo figlio non è raro in adolescenza, ma merita attenzione, perché i segnali che descrive – chiusura, oscillazioni emotive, ritiro, calo scolastico – possono indicare un disagio più profondo che ha bisogno di essere accolto, ascoltato e accompagnato con rispetto dei suoi tempi.

Il fatto che lei stia già facendo un percorso psicologico dimostra una grande consapevolezza e un impegno .

La separazione che state affrontando, seppur dolorosa, potrebbe diventare l’occasione per proporre un percorso familiare, più che come “terapia per un problema”, come spazio in cui ognuno possa esprimere ciò che sente e trovare ascolto. È spesso da qui che anche i ragazzi iniziano ad aprirsi, perché vedono che non sono “l’unico problema”, ma parte di una relazione che evolve.

A volte non serve parlare subito di “psicologo per lui”, ma invitarlo a partecipare a un incontro familiare, anche solo per aiutare la famiglia a “superare meglio questa fase”. Da lì, se si sente al sicuro e non giudicato, potrà maturare l’idea di un suo spazio personale, e sarà una sua scelta – più autentica e duratura.
Dott. Fabio di Guglielmo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Forlì
Gentile Sig.ra,
comprendo la fatica che vive. Quando un figlio cambia così radicalmente, il cuore di un genitore si popola di domande e paure. Ma quello che oggi appare come chiusura potrebbe essere, in realtà, una forma di protezione: da una delusione, da un conflitto familiare, o da un’identità che ancora non trova forma.
L’adolescenza è una soglia, e chi la attraversa può farlo anche in silenzio. Ciò che conta è che Lei continui ad esserci, senza forzare, ma lasciando segni di presenza, fiducia e ascolto.
A volte non possiamo cambiare il loro passo, ma possiamo camminare accanto. Se desidera un confronto più ampio, anche online, sono volentieri disponibile.
Un caro saluto, Dott. Fabio di Guglielmo
Dott.ssa Tiziana Guidi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile signora,

la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e partecipazione la situazione di suo figlio e le sue preoccupazioni. Le sue parole trasmettono chiaramente quanto lei sia una madre attenta, presente, che osserva e si pone domande vere, anche quando le risposte sembrano difficili da trovare.

L’adolescenza è una fase complessa di per sé, ma quando si intreccia con delusioni affettive, cambiamenti familiari importanti e una sensibilità profonda, come sembra emergere nel caso di suo figlio, può diventare ancora più faticosa da attraversare — per i ragazzi, e per i genitori.

I segnali che descrive — il ritiro, l’altalena emotiva, la perdita di interesse, la difficoltà nel dialogo, l’uso prolungato del cellulare, l’allontanamento dallo studio e dallo sport — vanno accolti con attenzione, senza allarmismi ma neanche con sottovalutazione. Non sempre indicano una patologia, ma possono essere spie di un disagio interiore che il ragazzo non sa (o non vuole ancora) nominare.

È importante che lei non si senta sola in questo, e già il fatto che abbia cercato un aiuto psicologico per sé è una grande risorsa. Le permette di mantenere uno spazio per sé, di leggere con più lucidità le dinamiche familiari e di agire con maggiore centratura, anche nelle difficoltà. È un gesto coraggioso, e la scelta di attendere la fine della scuola per comunicare la separazione, cercando di proteggere i suoi figli, mostra grande senso di responsabilità.

È possibile che il comportamento di suo figlio rifletta anche un sovraccarico emotivo legato al clima familiare e ai cambiamenti in corso. Ma ogni ragazzo ha tempi e modalità diversi per esprimere il proprio disagio. Alcuni parlano, altri si chiudono. Alcuni si ribellano apertamente, altri si spengono in silenzio.

In questi casi, a volte un primo passo utile non è “convincere” un figlio ad andare dallo psicologo, ma aprire uno spazio sicuro, privo di pressioni, in cui lui possa scegliere. Un colloquio con uno psicologo specializzato in adolescenza potrebbe essere proposto non come una “cura per un problema”, ma come un luogo neutro dove poter parlare senza giudizio, dove poter dire anche: “non so”, o “sto bene ma sono confuso”.

Può anche essere utile coinvolgere una figura terza, come un educatore, uno zio/nonno di riferimento, o uno sportello scolastico se ben strutturato, per aprire un primo dialogo.

Infine, tenga presente che in questo momento, più che "togliere il telefono" o trovare soluzioni immediate, è importante costruire alleanze, creare occasioni di contatto (anche brevi ma sinceri), e trasmettergli — anche senza troppe parole — che lei c’è, e che lui può contare su di lei, senza dover per forza spiegare tutto subito.

Un caro saluto,
Dott.ssa Tiziana Guidi
Psicologa – Psicoterapeuta - Supervisore EMDR
Dott.ssa Chiara Tomassoni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, Viste tutte le cose accadute, probabilmente suo figlio potrebbe avere biosgno di parlare con un esperto, per provare a sfogarsi e aprisìrsi, considerando anche che presto saprà della separazione.
A dipsposzione
Dott. Daniela Recchia
Psicologo, Psicoterapeuta
Valmontone
Salve signora, da quello che descrive sembra che il suo ragazzo sia a rischio di ritiro sociale, la fase del ciclo vitale che state vivendo è la fase dello svincolo ed è un momento importante per la differenziazione, questi sintomi non possono essere letti attraverso causa ed effetto ma ci sono sempre cause multifattoriali: l'età, la separazione dalla fidanzata, la vostra separazione, i social e chissà che altro; io vi consiglio incontri di terapia familiare, anche per parlare apertamente della vostra separazione, i segreti in famiglia non sono mai positivi, una buona comunicazione aiuta sempre le relazioni.
tanti auguri
Dott.ssa Chiara Campagnano
Psicologo, Psicoterapeuta
Modena
Buongiorno,
capisco profondamente la sua preoccupazione: l’adolescenza è un periodo delicato, e quello che descrive mostra un insieme di segnali che meritano attenzione — non solo per ciò che suo figlio sta vivendo, ma anche per quanto lei si sta caricando da sola.
È possibile che vari fattori si stiano sommando: la delusione affettiva, il calo scolastico, la chiusura emotiva, l’uso eccessivo del cellulare, e un clima familiare teso che, anche se non ancora esplicitato, viene comunque “respirato”.

In questi casi spesso i ragazzi dicono di “stare bene” perché non riescono a dare un nome a quello che provano, o non vogliono sentirsi “da curare”. Forzarlo non aiuterebbe, ma può essere utile offrirgli occasioni di ascolto libero da giudizi, anche al di fuori del contesto familiare. A volte, lavorare inizialmente con il genitore (come già sta facendo) è il primo passo per aprire un varco anche in lui.

Le consiglio di non rinunciare al dialogo, anche quando riceve solo spalle alzate: ciò che dice resta, anche se in quel momento non sembra. E continui a cercare spazi per lei: un genitore più sostenuto è anche un genitore più capace di sostenere.

Un caro saluto
Dott.ssa Giada Di Veroli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Cara signora,
Ritengo opportuno che lei e suo marito, sebbene vi stiate separando, parliate con uno specialista della situazione di vostro figlio. Se lui non vuole andare potete andare voi senza di lui. Si chiama terapia senza paziente. Cordialmente, giada di Veroli
Dott. Andrea Pappaccogli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Cara mamma, grazie per aver condiviso un messaggio così sentito. Capisco bene la tua preoccupazione: tuo figlio sta attraversando un periodo molto delicato e i suoi comportamenti – l’isolamento, l’apatia, l’altalena emotiva, il rifiuto del confronto – sono segnali che qualcosa dentro di lui sta lottando, anche se lui stesso forse non riesce a capire o a raccontarlo. A volte, dietro il “sto bene così” si nasconde un disagio che non trova ancora le parole per uscire. È possibile che la delusione amorosa, unita alla tensione in casa e all’incertezza dell’adolescenza, abbia inciso profondamente sul suo modo di vivere e vedere se stesso. In questa fase è normale cercare rifugio nel silenzio, nei dispositivi, nella chiusura, ma questo non vuol dire che non senta o non abbia bisogno. Il fatto che tu continui a esserci, anche se ti sembra che non ascolti, è in realtà un'àncora importante per lui. Le tue parole gli restano dentro, anche se ora non reagisce. Costringerlo a una terapia potrebbe irrigidirlo ancora di più, ma far percepire che lo spazio per parlare – con uno psicologo o con te – c’è sempre, senza giudizio, è fondamentale. Forse potresti coinvolgerlo in piccoli momenti insieme, anche solo di silenziosa vicinanza, senza pressioni. Non è facile, lo so, soprattutto mentre stai vivendo anche tu un momento faticoso con la separazione, ma già il fatto che tu ti stia facendo domande e stia cercando aiuto dice che sei sulla strada giusta. Se dovesse accettare un aiuto esterno, benissimo. Altrimenti continua a esserci come stai facendo, con pazienza, presenza e amore. Anche se sembra distante, non sei invisibile per lui.
Dr. Andrea Pappaccogli
Dott.ssa Chiara Rogora
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Varese
buongiorno,
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.

cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
Dott.ssa Veronica Lokar
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Gentile utente, le consiglio di andare, insieme al padre di suo figlio, da un bravo terapeuta che vi possa aiutare come genitori ad elaborare l'imminente separazione tutelando al contempo la salute dei vostri figli, attraverso l'assunzione di un comportamento adeguato, calibrato sulle loro esigenze di questo delicato momento; da come scrive risulta infatti evidente che almeno uno dei due sta vivendo un momento veramente difficile ed ha bisogno di essere compreso meglio da ognuno di voi nonché sostenuto emotivamente con grande attenzione.
Cordialmente.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno.
Leggo la tua preoccupazione, la sento concreta. E anche un po’ ansiosa. Ma se posso permettermi, mi pare che in casa si stia cercando di “aggiustare” tuo figlio come se fosse rotto. In realtà, ha quasi diciassette anni. Ed è probabile che stia solo cercando un suo spazio, con i suoi tempi.

Tutti gli stanno addosso: la mamma lo osserva, lo interroga, cerca di portarlo dallo psicologo; il nonno riesce a trascinarlo a una seduta, il fratello si è forse già tirato fuori. Lo psicologo, in fondo, sembra diventato un po’ come il meccanico: ci si porta il figlio sperando in una diagnosi-riparazione, in un intervento risolutivo. Ma non funziona così.

La verità è che quando un ragazzo si chiude, spesso non lo fa per qualcosa di sbagliato, ma per troppa pressione intorno, troppa attesa. A volte serve stare nel silenzio, restare nella tana. Anche a lungo.

Ecco perché ti suggerisco un cambio di rotta: non cercare la causa, non analizzare tutto, non impaurirti del telefono. Cerca invece di essere una presenza ferma, non preoccupata, non invadente. Non c’è niente che puoi forzare. Ma puoi rimanere.

Smettila di pensare che puoi controllare tutto: la tua ansia nasce da lì, dalla falsa convinzione che l’amore riesca a prevenire ogni caduta. Ma amare significa anche lasciare che le cose si rompano, che si stia male, che si sbagli.

Capisco anche la tua paura della droga. Ma i dati ci aiutano a dare proporzione: il 23% dei ragazzi ha provato almeno una volta la cannabis, ma la dipendenza vera è rara, e molto meno diffusa di quanto si pensi. Diverso è il discorso sull’alcol, molto più dannoso per lo sviluppo cerebrale e purtroppo socialmente accettato. Ma da quel che scrivi, tuo figlio non sembra interessato all’alcol.

E infine: sì, la separazione pesa. È probabile che lui lo sappia già, anche se non glielo avete detto. I ragazzi capiscono. Ma è il modo in cui lo vivrete voi a fare la differenza: se vi distruggete, lo porterete con voi nel crollo. Se riuscite a reggere, forse diventerà anche per lui una possibilità di crescita.

Io avevo una pianta bellissima. Quando ho iniziato a preoccuparmi troppo — troppa acqua, troppo concime, troppo controllo — si è ammalata. Solo quando ho smesso di proteggerla a tutti i costi, ha iniziato a crescere da sola.

Se vuoi, possiamo parlarne. Anche online o a Napoli.
Mi trovi qui su MioDottore.
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Buonasera. Tutte le cose che ha detto possono influire su una psiche adolescenziale. In questo periodo della loro vita i ragazzi si trovano ad affrontare la vita e le future scelte che scriveranno la loro identità che, nell'adolescenza, è precaria per definizione.
Lei e suo marito non andate d'accordo e questo i figli lo "sentono". Inoltre, la figura paterna, è molto importante perchè i ragazzi adolescenti "attaccano" l'autorità ma allo stesso tempo ne hanno bisogno.

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.