Buongiorno, mi sono rivolta nel corso degli ultimi anni a due terapeute, che mi sono state di soste

20 risposte
Buongiorno,
mi sono rivolta nel corso degli ultimi anni a due terapeute, che mi sono state di sostegno in momenti complessi della mia vita e una attualmente è ancora la mia terapeuta. Sono qui a scrivervi perché detto in soldoni e sicuramente "male", che mi sembra di perdere del tempo. Gli unici progressi che ho fatto sono state prese di coscienza maturate nel tempo, perché a livello pratico non mi sono stati dati strumenti (e vorrei poter dire di non averli captati, ma non sono così disonesta intellettualmente da nasconderlo ad altri terapeuti che potrebbero concretamente aiutarmi). Ogni seduta per me è come parlare e un nulla di fatto. Ho un'ansia che mi massacra da qualche mese ormai, l'ho fatto presente e la terapeuta non ha battuto ciglio. Abbiamo fatto un test e ne è uscito un profilo che necessita aiuto con un picco di ansia, ottimo, almeno ho una prova a mio sostegno. Vorrei davvero stare meglio di quello che attualmente sto ora, ho traumi non grossi ma che sommati ahimé mi rendono la vita a volte difficile, sono molto motivata a fare tutto ciò che è in mio potere per stare meglio, anche il "lavoro sporco". Non capisco perché due professioniste non abbiano mai colto questa cosa e io mi senta al punto di partenza. Dovrei cambiare terapeuta? O dovrei candidamente dirlo?
Grazie per ogni risposta che avrete la pazienza di darmi.
Dott. Luca Passoli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Salve. Poiché mi pare di capire che introno alla "diagnosi" c'è un accordo, ora occorre (esplicitare) un progetto terapeutico, una direzione indicata dalla sua terapeuta per affrontare ciò che alimenta la sua ansia. La motivazione non le manca ed è disponibile a sporcarsi le mani, mi lasci dire un elemento prognostico fondamentale. Non ha nulla da perdere: chieda alla sua terapeuta come intende aiutarla, e provi a condividerle cosa non l'ha aiutata finora. Il mio parere professionale è che il solo parlare possa essere limitante se non si accompagna ad un'esperienza più "sentita" ma la invito ad un confronto aperto con chi si è offerto di aiutarla. In bocca al lupo!

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Dott.ssa Laura Remaschi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno mi sento di dirle che provare a parlarne con la sua terapeuta la potrebbe aiutare, a prescindere poi dal fatto che continui con lei, con un altra o che decida di interrompere, i momenti di enpasse o "di girare a vuoto" fanno parte del percorso ed è di per se un fattore di crescita e di rafforzamento riuscire a parlarne, in secondo luogo proprio attraverso l'analisi di ciò che ha creato tale empasse nella relazione paziente-terapeuta e di come poterlo risolvere si possono trovare collegamenti con ciò che accade nelle relazioni significative e si individuano eventualmente delle chiavi di lettura se non a volte strategie per poter affrontare meglio tali relazioni. In sintesi parlare dell'empasse è in qualche modo terapeutico e la potrebbe far sbloccare, o rinforzando quella che già sta facendo, ochiudendo quella e riaprendone un'altra, ma con un livello di consapevolezza e condivisione di tale scelta maggiore
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,

grazie per aver condiviso in modo così aperto la tua esperienza e i tuoi dubbi, che sono molto comprensibili e comuni quando si vive una situazione come la tua.

Innanzitutto, è importante riconoscere che il fatto di porsi queste domande è già indice di consapevolezza e di desiderio autentico di prenderti cura di te stessa. Non è raro, nel percorso terapeutico, attraversare fasi in cui si ha la sensazione di “girare a vuoto” o di non fare progressi pratici, specialmente se l’ansia è molto intensa e se si ha l’impressione che il lavoro resti sul piano del racconto senza tradursi in strumenti concreti.

Detto ciò, alcune riflessioni possono esserti utili:

Parlane apertamente in seduta. È assolutamente legittimo portare in terapia il tuo vissuto di insoddisfazione e la percezione di non ricevere strumenti pratici. La terapia funziona anche quando riesci a esprimere i tuoi dubbi sul percorso stesso. Un terapeuta professionista non si sentirà “offeso” ma sarà interessato a esplorare con te cosa non sta funzionando, cosa ti aspetti, e come modulare il lavoro in modo più efficace.

Chiedi espressamente un approccio più operativo. Se senti di aver bisogno di tecniche pratiche (ad es. strategie per gestire l’ansia, esercizi di regolazione emotiva, interventi mirati sui traumi), puoi chiedere se la tua terapeuta può offrirti un lavoro più strutturato in questo senso o se il suo orientamento terapeutico lo prevede. Non tutti gli approcci sono uguali: alcuni, come la terapia cognitivo-comportamentale o l’EMDR, sono spesso più “pratici” e focalizzati su sintomi e strumenti.

Valuta la relazione terapeutica. La relazione con il terapeuta è uno degli elementi più importanti della cura. Se dopo aver comunicato le tue esigenze non percepisci cambiamenti né senti ascolto o sintonia, potrebbe essere utile valutare un altro professionista. Non sarebbe “un tradimento”, ma un atto di rispetto verso te stessa e il tuo benessere.

Non è tempo perso. Anche se ti sembra di essere ferma, il lavoro fatto finora – comprese le consapevolezze maturate – costituisce comunque un bagaglio prezioso. Spesso il cambiamento richiede più tempo del previsto, ma è importante che tu possa sentirti protagonista attiva del percorso, non solo “parlare e basta”.

In sintesi, non devi necessariamente cambiare terapeuta subito: prova prima a condividere questi sentimenti apertamente in seduta. Se però non trovi ascolto o risposte adeguate, può essere assolutamente indicato cercare un professionista diverso, magari con un approccio più pratico o specifico per la gestione dell’ansia e dei traumi.

Sarebbe utile e consigliato, per approfondire e trovare la strada più adatta a te, rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Caterina Puglisi
Psicologo, Psicoterapeuta
Villastellone
Buongiorno Signora credo che l'onestà intellettuale paghi e che portare in terapia il suo vissuto possa essere utile. La scelta del terapeuta e della terapia, come saprà ci sono diversi approcci al trattamento del disagio psichico, è un atto di libertà e non c'è nulla di sbagliato nel suo sentire solo per il fatto che lo sente. Probabilmente è una persona con risorse tali da poter affrontare un lavoro più strutturato e su più livelli, non lo viva come un limite perché a me sembra più una risorsa. Le auguro di trovare ciò che fa per lei, ma per trovarlo non bisogna smettere di cercare. Saluti
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Buongiorno, è consigliabile preferire il dialogo e che lei comunichi questa difficoltà al suo attuale terapeuta cosi da discuterne. Il confronto è importante e momento di crescita.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua sincera condivisione. Credo che il punto di partenza fondamentale sia proprio dirlo apertamente: credo sia essenziale dire alla sua terapeuta come si sente, che si sente di star perdendo tempo e che il lavoro arrivati a questo punto sia inutile per come lo vive lei. Bisogna poi vedere come risponde la terapeuta, e se c'è la possibilità di cambiare rotta insieme e capire insieme in quale direzione diversa andare. è anche possibile che la sua terapeuta si renda conto di fare lei stessa fatica, e possa suggerirle di cambiare terapia o approccio terapeutico (se state facendo un lavoro cognitivo più superficiale, è possibile che sia necessario un approccio che va più in profondità, come quello sistemico, più centrato sulle relazioni, oppure quello psicodinamico, che va più verso il mondo interiore della persona). Il punto di partenza è parlarne apertamente, e poi si vede in quale direzione andare, se la sua terapeuta può ancora esserle utile o se c'è bisogno di un cambio approccio. Se avesse altre domande o avesse bisogno di supporto mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott. Giuseppe Berenati
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gentilissima, appartiene a ogni percorso di psicoterapia avere dei dubbi e attraversare fasi di stallo. ha fatto bene a comunicarlo alla sua terapeuta e se è il caso consiglio di farlo ancora fino per affinare il percorso in maniera più stimolante per entrambi. Cordialmente
Dott. Matteo Acquati
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Monza
Ciao, intanto ti ringrazio per la tua sincerità: è evidente che hai fatto un lavoro importante su di te e che sei molto motivata a stare meglio. La sensazione di perdere tempo in terapia non è rara, e spesso nasce da un disallineamento tra i propri bisogni attuali e l’approccio del terapeuta. Hai tutto il diritto di portare in seduta questo tuo vissuto, come il desiderio di strumenti più concreti, la frustrazione per l’ansia che persiste, la sensazione di non essere stata pienamente accolta su questo fronte. Parlare apertamente con la tua terapeuta potrebbe riattivare il percorso o aiutarti a capire se sia il momento di cambiare, quindi può essere sicuramente utilie condividere il tuo vissuto in seduta. A volte invece, anche il cambiare terapeuta è un atto di cura verso sé stessi. Il tuo desiderio di affrontare anche il “lavoro sporco” merita uno spazio terapeutico che lo sappia accogliere davvero. Se senti che non sta accadendo, hai tutto il diritto di cercare quel tipo di aiuto altrove, provando altri approcci e altri metodi, che siano più in linea con il tuo carattere e le tue esigenze, che siano più concreti e pratici.
Un saluto.
Dott. Matteo Acquati
Dott.ssa Giulia Lassandro
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Seriate
Buonasera, leggendo la sua domanda appare visibile la difficoltà che sta vivendo e il suo bisogno di avere degli strumenti da poter utilizzare nel quotidiano. Credo sia importante, essendo ancora in un percorso terapeutico, condividere le preoccupazioni e i dubbi circa il percorso. Creare uno spazio di condivisone per ciò che sente, anche nei confronti della terapeuta, rappresenterà un momento prezioso nel percorso.
Le auguro il meglio.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Cara,
hai fatto un atto di verità scrivendo qui. E ti assicuro che, già solo per questo, la tua domanda merita rispetto. Dici che hai fatto un percorso con due terapeute, ma che non ti senti realmente aiutata. L’ansia è aumentata, e anche se sei motivata, qualcosa non funziona.
Allora permettimi di dirti questo, con chiarezza e con rispetto:
la terapia comincia solo quando si può dire tutto quello che passa nella mente, senza paura di giudizio. Freud lo chiamava "libera associazione", ma prima ancora è un atto di fiducia. Se non c’è questa libertà, la terapia non è mai cominciata davvero.
Se sei rimasta nella posizione di “dover dire le cose giuste”, di non poterti esporre, di non disturbare troppo — allora eri in seduta, ma non eri davvero lì. E questo può accadere, anche con terapeuti in buona fede.
Tu dici: “mi sento al punto di partenza”. Ma non è vero. Hai capito che parlare non basta, se non è un parlare autentico. Hai capito che non bastano test o ascolto neutro, se non portano a uno scambio vivo, dove puoi anche rompere la cornice e dire: “io qui non sto bene”.
La tua ansia non è un disturbo da gestire. È un segnale preciso che qualcosa nella relazione terapeutica non ti permette di stare nel corpo, nella parola, nella libertà.
Allora sì, parlane ampiamente alla tua terapeuta. Ma se anche dopo averlo fatto ti senti di nuovo ignorata, cambiare è legittimo.
Sono Francesco Paolo Coppola (Napoli – online o in presenza).
Buonasera, credo sia importante che ne parli con la sua attuale terapeuta. Potrebbe essere un buon punto di partenza per dare una svolta alla sua terapia
Dott.ssa Violeta Raileanu
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno,
lei è una persona che si è data da fare, che ha affrontato il dolore con coraggio, che si è messa in discussione più volte… e ora si ritrova a chiedersi come mai, nonostante tutto, si senta ancora lì, al punto di partenza.
Non è una domanda banale, né una semplice richiesta di “cambiare terapeuta”: è una domanda esistenziale, che parla di fiducia, di tempo investito, e di quel desiderio ostinato di stare meglio che lei porta con sé.La sua frustrazione è comprensibile e legittima. È come se una parte di lei dicesse: “Ho fatto il mio pezzo. Ora tocca anche alla terapia restituirmi qualcosa.”Ed è vero: il lavoro terapeutico non dovrebbe essere un contenitore passivo di parole, ma un luogo che trasforma. Non sempre in modo spettacolare, ma almeno in modo vivo.
Forse, più che chiedersi se cambiare terapeuta, potrebbe iniziare col dare voce – proprio in seduta – a ciò che ha scritto qui. Non per accusare, ma per esplorare insieme se quella relazione terapeutica può ancora essere un luogo fertile, oppure no. In alcune fasi della vita abbiamo bisogno di un tipo di presenza, in altre fasi ne serve un’altra. Non è tradimento cambiare rotta, se lo si fa con onestà.
E se sente che è il momento di un nuovo inizio, non si senta in colpa. Scegliere un altro terapeuta, con un approccio più attivo o diverso (esistono anche percorsi che coinvolgono il corpo, l’azione, la creatività), può rappresentare un’evoluzione, non un fallimento.
Un caro saluto
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, mi stupisce che ancora non si sia data da fare. Se ritiene che il rapporto con la sua terapeuta sia esaurito, come mai non ha ancora preso provvedimenti?
Con questa domanda la invito a riflettere sul suo modo di condurre le relazioni, compresa quella terapeutica. Prenda spunto e se lo ritiene utile faccia le sue valutazioni.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

volendo utilizzare le sue parole dovrebbe candidamente dire alla sua terapeuta tutto ciò che ha espresso qui. Un confronto in merito ai temi qui riportati potrebbero esser un spunto di riflessione importante su cui soffermarsi e da cui ripartire.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Enrica Longo
Psicologo, Psicoterapeuta
Bologna
Salve, posso capire la sua frustrazione e la voglia di stare meglio. Quello che posso dirle in questa sede è sicuramente di provare a parlare apertamente alla sua terapeuta di quello che sente, potrà sicuramente essere materiale prezioso per poter capire insieme cosa sta accadendo in lei e nella vostra relazione terapeutica. Immagino non sia così facile ma condividere aspetti del genere in terapia può rappresentare un punto di svolta. Un caro saluto,
dott.ssa Enrica Longo
Dott.ssa Veronica Conte
Psicologo, Psicoterapeuta
Rimini
Buongiorno, dovrebbe potersi sentire libera di comunicare apertamente alla sua terapeuta come si sente e rivedere insieme gli obiettivi e gli strumenti terapeutici. Condividerei con lei le sue perplessità circa il proseguimento del percorso intrapreso. Continui a mantenere alta la sua motivazione a stare meglio.
Dott.ssa Orianna Miculian
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trieste
gentilissima, ogni rapporto deve basarsi sulla fiducia e sulla comunicazione, se lei ha questi pensieri è importante che li condivida con la sua terapeuta, conoscendola sarà lei a darle la risposta più appropriata. Se poi continuasse a non sentirsi aiutata potrà decidere di rivolgersi a un altra persona, l'approccio cognitivo comportamentale può fornirle strumenti che possano esserle utili, ma non è certamente l'unico.
I miei migliori auguri
dott.ssa Miculian

Resto a disposizione per qualsiasi necessità e/o informazione
Dott.ssa Carolina Cò
Psicologo, Psicoterapeuta
Brescia
Buongiorno, leggendo il suo messaggio immagino il bisogno di sentirsi ascoltata e soprattutto capita. Riconoscere di aver avuto dei miglioramenti, fra cui delle prese di coscienza sono già delle ottime basi per poter proseguire il percorso verso un miglior benessere..ci sono diverse strategie pratiche, sopratutto nella terapia cognitivo comportamentale utili ad affrontare i traumi, che siano piccoli o grandi e delle fasi di ansia. Non è raro che durante un percorso terapeutico possa venire il pensiero "ma starà funzionando?". Mi sento di consigliarti di parlarne prima con la tua terapeuta, apertamente, come hai fatto qui, in modo sincero, e nel caso questo confronto non si rivelasse utile, allora sì, valuterei un cambio di terapeuta con il quale potresti trovarti più compresa, in empatia.
Grazie Dott.ssa Cò
Dott.ssa Arianna Amatruda
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Buongiorno, e grazie per aver condiviso con tanta lucidità e onestà il tuo vissuto. È legittimo sentirsi frustrata se, nonostante l’impegno, non percepisci un cambiamento reale. Se senti che non ricevi strumenti o che la tua sofferenza non viene accolta come dovrebbe, parlarne apertamente con la terapeuta è un primo passo importante, in modo tale da valutare insieme al collega un cambiamento. In alternativa, cambiare professionista (magari con un approccio diverso) non è un fallimento, ma un atto di cura verso te stessa. Meriti un percorso che ti aiuti davvero a stare meglio.
Dott.ssa Maria Pace
Psicologo, Psicoterapeuta
Volpiano
Buongiorno, credo sia utile affrontare la questione con la sua terapeuta. Potrebbe essere opportuno riportare in seduta questi suoi vissuti, così come li ha espressi in questo spazio, descrivendoli bene. Proprio il confronto con la terapeuta potrebbe essere cruciale a sciogliere dei nodi importanti. Spesso nel percorso di terapia è necessario affrontare il tema della terapia stessa e come si sta all'interno del percorso terapeutico. Fare questo permette di attivare dei meccanismi che sentiamo bloccati da tempo per poi proseguire nel percorso in modo più proficuo.

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