buongiorno io ho una domanda. Il sesso del terapeuta può essere in qualche modo rilevante? Mi spiego

22 risposte
buongiorno io ho una domanda. Il sesso del terapeuta può essere in qualche modo rilevante? Mi spiego meglio. Quando ho iniziato la mia terapia volevo per forza una terapeuta donna. Un’opzione diversa non era neanche contemplata. Fortunatamente ho incontrato subito un’analista con cui mi sono trovato molto bene. Dopo un anno però nonostante fossi molto felice del nostro lavoro e avevo anche raggiunto un certo benessere ho sentito il bisogno di qualcosa di nuovo, di voler cambiare. La mia terapeuta era d’accordo con me e riteneva fosse importante fare questo passaggio.
Ora, da questo momento in poi, ho incontrato diverse analiste, ma sono sempre insoddisfatto, non interessato, come se non fosse ciò che voglio. Non mi interessa essere ascoltato da loro. Inoltre i miei sogni sono diventati abbastanza ripetitivi, c’è sempre di mezzo mio padre. Nonostante io dica che mi sarebbe molto utile trovare un terapeuta uomo, non provo neanche a incontrarne uno. Se lo facessi e avessi modo di sentirmi accolto e ascoltato, come non è mai successo con mio padre, riuscirei a tirare fuori ed elaborare più facilmente ciò che non riesco. Allo stesso tempo provo a convincermi che in realtà non farebbe la differenza, ma non funziona. In più so che non ci vuole nulla a chiamare e fissare un incontro. Ma mi è difficilissimo, ho paura di rivivere esattamente ciò che ho vissuto con mio padre. É una vera angoscia, io pensavo fosse più importante ciò che avevo vissuto con mia madre, che già non è stata per niente una buona madre. Che ne pensate?
Dr. Andrea Ferella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Monza
Buongiorno La sua domanda è molto interessante e complessa. Infatti Il sesso del terapeuta può essere rilevante, specialmente se ci sono dinamiche di genere specifiche che influenzano la sua relazione con gli altri o con se stesso.
Tra le diverse questioni da esplorare si trovano: la dinamica con il padre, la scelta del terapeuta e la resistenza al cambiamento.

Sembra che lei stia lottando con la possibilità di esplorare nuove dinamiche relazionali e di affrontare aspetti della sua esperienza che potrebbero essere dolorosi o difficili. La sua angoscia e la tua paura di rivivere la stessa dinamica con un terapeuta uomo sono comprensibili, ma potrebbe essere utile esplorare queste dinamiche in un setting terapeutico sicuro e supportivo.

Potrebbe considerare di discutere queste questioni con la sua attuale terapeuta o di cercare un nuovo terapeuta che possa aiutarla a esplorare queste dinamiche in modo più approfondito.

Cordiali saluti

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Dott. Giorgio Conti
Psicoterapeuta, Psicologo, Professional counselor
San Salvo
Sembra che consapevolmente, nella scelta di cambiare terapeuta e nel non farlo, attraverso i sogni ripetitivi, nell'insoddisfazione provata con le altre terapeute, si ripeta la stessa dinamica di stallo e insoddisfazione. Sembra poter coincidere con le sensazioni di difficoltà nel prendere contatto con un terapeuta uomo. La questione centrale è affrontare questi vissuti, in modo da poterli integrare e superare. Se non è possibile farlo con una terapeuta donna forse stanno riemergendo le ambivalenze legate alla figura genitoriale. Andrebbe bene qualsiasi terapeuta, probabilmente, nel momento in cui a lei andrebbe bene affrontare ciò che è sotto la sua insoddisfazione: nel momento in cui si sentisse pronto, non solo razionalmente, ad accettare il suo dolore e la possibilità della sua felicità. E' questo ciò in cui attualmente dice di non riuscire.
Che ne pensa di potersi sentire accolto e ascoltato da suo padre?
Dott.ssa Valentina Annesi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, il genere del terapeuta può avere un forte impatto sul procedimento del processo terapeutico, soprattutto se si affrontano dinamiche relazionali antiche che riguardano adulti di riferimento. Credo che il suo bisogno di rivolgersi ad un terapeuta uomo sia legittimo, ma forse è un po’ timoroso proprio perché va a toccare sentimenti ed emozioni profonde. Credo che questo non sia necessariamente un ostacolo, ma che possa diventare un ‘opportunità per affrontare, in un ambiente protetto come l’ analisi, parte della sua storia.

Buona serata, Valentina Annesi
Dott.ssa Elisa Prampolini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma

Salve, la ringrazio per il suo messaggio. In realtà non esiste una regola fissa: la scelta del terapeuta, anche in base al sesso, dipende da molte variabili personali e soggettive. Tuttavia, mi sento di sottolineare che la relazione terapeutica può avere anche una funzione riparatrice. Proprio per questo, nel suo caso potrebbe essere utile provare, lasciandosi guidare anche dalle sensazioni che emergeranno nel percorso.
Non so in quale zona d’Italia si trovi, ma se le può essere utile, mi sento di consigliarle un collega che reputo molto competente. Riceve anche online: si tratta del Dottor Matteo Caporale.
Spero di esserle stata utile.
Dott.ssa Elisa Prampolini
Dott.ssa Eugenia Cardilli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, lei deve ascoltarsi in ciò che sta provando, molto probabilmente aveva lavorato bene con la sua precedente terapeuta ed ha sentito il bisogno di cambiare e sperimentare un altro indirizzo terapeutico. Forse ciò che sta pensando in questo momento di voler lavorare con un terapeuta uomo ed elaborare la sua infanzia che lei ha vissuta con la figura paterna. Non è detto che non possa continuare ad elaborare il rapporto che lei ha avuto con sua madre, come lei scrive, per niente una buona madre, Le auguro un proseguimento positivo della sua nuova analisi. La saluto, dott. Eugenia Cardilli.
Dott.ssa Laura Spagnolo
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Salerno
certamente noi diventiamo quello che la nostra esperienza ci ha portato a diventare, a cominciare dal nostro rapporto con i nostri genitori. poi però diventiamo adulti e decidiamo chi e cosa vogliamo essere, anche in base alle nostre esperienze tutte. può capitare, a volte, che non riusciamo a prendere questa decisione perché le fasi precedenti non sono giunte a compimento. In questi casi la psicoterapia serve a colmare questo vuoto e permettere alla persona di andare oltre. le consiglio di approcciare l'esperienza della psicoterapia con la guardia abbassata: ho la sensazione che lei voglia contemporaneamente guidare e decidere cosa ci deve stare dentro al navigatore. il terapeuta va scelto con attenzione e con prudenza, ma poi occorre affidarsi e lasciar fare a lui, che come compito iniziale dovrà individuare quale sia il suo reale problema e come affrontarlo insieme. presentarsi convinti di sapere già questi due elementi ostacola la terapia in quanto interferisce proprio nell'impostazione del rapporto terapeutico. per rispondere finalmente alla sua domanda: proprio per il suo ruolo, che il terapeuta sia di genere maschile o femminile non fa alcuna differenza. buona fortuna!
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera, mi viene da dire che è assolutamente rilevante il sesso del terapeuta e il fatto che lei abbia questa difficoltà forte a contattare un terapeuta uomo mi sembra indicativa. E' un messaggio per lei, forse, nel confrontarsi con il maschile. Io non sono analista, ho un altro tipo di formazione e potrei vederla solo online probabilmente e quindi non so se le sono utile. Però se lei lo ritenesse sono a disposizione. Saluti. Dario Martelli
Gentile utente,
nella sua domanda ha già disposto chiaramente gli elementi che hanno per lei una rilevanza, compresi i sogni, che mostrano che ha elaborato un sapere su alcune cose.
Il consiglio è di seguire il suo desiderio!
Un caro saluto
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Ciao,
la tua riflessione è molto preziosa e dimostra quanto tu sia già in contatto con i tuoi bisogni profondi. A volte il sesso del terapeuta non è un dettaglio neutro: può diventare simbolo di parti della nostra storia, come nel tuo caso sembra avvenire con la figura paterna.

Il fatto che tu senta resistenza a contattare un terapeuta uomo, pur riconoscendo che potrebbe essere importante, è già un segnale che lì si gioca un nodo significativo. Potresti provare a chiederti: cosa temo davvero di rivivere? E cosa potrei scoprire di nuovo se sperimentassi questa possibilità in un contesto sicuro e protetto come quello terapeutico?

Un piccolo passo potrebbe essere quello di iniziare solo a informarti su alcuni professionisti uomini, senza ancora prendere appuntamento: a volte già il gesto di “avvicinarsi” lentamente riduce l’angoscia e apre nuove possibilità.
Dott.ssa Federica Franco
Psicoterapeuta, Psicologo
Brusciano
Salve,
la Sua riflessione è molto profonda e mette in luce come il tema del sesso del terapeuta possa avere un significato personale e non secondario nel percorso terapeutico. Non esiste una regola valida per tutti: per alcuni pazienti la scelta del terapeuta è neutra, per altri invece porta con sé aspetti emotivi, simbolici e relazionali molto importanti.

Il fatto che Lei avverta con chiarezza un bisogno e, al tempo stesso, una difficoltà ad andare verso di esso, suggerisce che proprio in questa tensione ci sia un contenuto prezioso per il Suo percorso. Il timore che si ripetano vissuti dolorosi legati alla figura paterna è comprensibile, ma potrebbe diventare un’opportunità significativa se affrontata in un contesto terapeutico che Le permetta di sentirsi al sicuro.

Non c’è nulla di “sbagliato” nel desiderare un terapeuta uomo, così come non c’è nulla di strano nel provare resistenze ad avvicinarsi a questa scelta. Dare spazio a queste emozioni, senza giudicarle, può rappresentare già un primo passo importante.

Un caro saluto,
Dott.ssa Federica Franco – Psicoterapeuta
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Il problema che stai ponendo è un punto di riflessione molto acuto e importante. La tua preoccupazione riguardo al genere del terapeuta è molto più che una semplice preferenza, sembra un blocco che ha radici profonde. Piuttosto che cercare di convincerti razionalmente che il genere non faccia la differenza, proviamo a guardare il problema da un altro punto di vista. Se il problema fosse realmente la paura di rivivere con un terapeuta uomo la stessa dinamica vissuta con tuo padre, quale sarebbe l'opposto di questa paura? Cosa dovrebbe accadere in un primo incontro con un terapeuta uomo che le permetta di non rivivere quell'esperienza?
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
la scelta del sesso del terapeuta assume un significato notevole. Nel suo caso potrebbe favorire la riparazione e la risoluzione di quanto accaduto con suo padre. Si affidi ad uno specialista uomo, non tema questa nuova opportunità, ma piuttosto la viva come una occasione di rinascita.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno
Più che occuparmi del genere sessuale del terapeuta, lei ha evidenziato in se stesso un'area su cui vuole mettere maggiore chiarezza: la sessualità, l'affettività, i sentimenti. Le consiglio esperienze individuali o anche di gruppo ( che sono bellissime!) in chiave di percorsi evolutivi e di conoscenza di sè nel proprio maschile e femminile due parti imprescindibili di ciascuno di noi. Saluti
Dott.ssa Marzia Sellini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Brescia
Gentile paziente,
credo che ogni relazione significativa lascia il segno. Varrebbe la pena di approfondire quali sono stati lasciati e che uso ne sta facendo per stare bene nella sua vita attualmente.
Se vuole mi contatti.
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini
Salve guardi nella sua domanda si evince la risposta
Sta evitando i terapeuti uomini proprio perché ha avuto un conflitto con la figura paterna e non si trova bene con altre terapeuta perché con la prima aveva stabilito un chiaro rapporto di empatia
Se accetta le suggerisco di fare il salto e andare da un uomo che per quanto empatico è disponibile non è suo padre ma la saprà guidare verso la risoluzione del suo problema
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buongiorno! Poiché non mi è chiaro se sia già seguito da una collega e considerato i limiti dello strumento, proverò ad offrire un piccolo contributo di pensiero. Ho l’impressione che ci sia un filo rosso nelle sue poche righe, che riassumerei così: “Non mi interessa essere ascoltato”. Quanta tristezza, quanta rabbia, quanta solitudine in queste poche parole. Sembra quasi di leggere un personale manuale di sopravvivenza emotiva. Come se non avesse avuto altra possibilità se non imparare a fare da solo; come se avesse da sempre dovuto rinunciare a figure di riferimento sufficientemente buone, disponibili, accoglienti, protettive. Forse, l’unico modo per andare avanti è “ora come allora” non essere interessato. Potrebbe essere, ad un livello più profondo, qualcosa di simile a quello che è accaduto con la prima analista, con quelle successive e con quelle/quelli che forse verranno. Meglio non correre il rischio di affidarsi all’altro (maschio o femmina, mamma o papà, amico o amica, compagno o compagna), meglio essere disinteressato, meglio andare via, prima che sia troppo tardi, prima di sentire che la relazione sta diventando importante, prima di essere visto, ascoltato, accettato per quello che è. Ho preferito non rispondere per pensare insieme il senso della sua domanda. Spero di averle dato l'occasione per pensare a quanto le sta accadendo e forse le accade da sempre da un punto di vista più intimo e profondo. In bocca al lupo per tutto
Dott.ssa Laura Remaschi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buonasera le dò una risposta che vorrei sottolineare, è una suggestione, non certo una interpretazione, ma spero che possa esserle utile. Ciò che è importante è analizzare e dare significato nella relazione terapeutica alle domande che si fa. Attraverso il significato che lei e la/il terapeuta che la accompagna in questo percorso darete a queste suggestioni, troverà delle risposte/significati trasformativi che la aiuteranno a sentirsi più padrona della sua vita.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,

la tua riflessione è molto profonda e tocca un punto importante: il sesso del terapeuta può avere un significato rilevante per alcuni pazienti, soprattutto quando nella propria storia di vita ci sono stati rapporti complessi o dolorosi con le figure genitoriali. Non si tratta semplicemente di “preferenza”, ma di qualcosa che può avere un valore simbolico ed emotivo.

Il fatto che nei sogni emerga spesso la figura di tuo padre e che tu senta sia difficile avvicinarti a un terapeuta uomo, pur avvertendo che potrebbe aiutarti ad affrontare aspetti importanti, suggerisce che questa resistenza e questa paura siano esse stesse un materiale prezioso di lavoro terapeutico. In altre parole, il blocco che descrivi non è un ostacolo “da togliere di mezzo”, ma parte del percorso: entrarci dentro, con un professionista che sappia accogliere queste emozioni, potrebbe davvero aprire possibilità nuove di elaborazione.

Non esiste una regola valida per tutti: per qualcuno il genere del terapeuta non ha alcuna importanza, per altri può rappresentare invece una leva centrale per il processo di cura. Il punto fondamentale è non colpevolizzarti per queste difficoltà, ma riconoscere che stanno parlando di una parte importante della tua storia e dei tuoi bisogni.

Per comprendere meglio e trasformare questa angoscia in un’occasione di crescita, è consigliato approfondire la questione in un percorso psicoterapeutico mirato, rivolgendoti a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Mariella Schwederski
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Seriate
Buongiorno, desidero premettere che sono una psicoterapeuta sistemico-relazionale, e pertanto la mia formazione differisce da quella delle colleghe psicoanaliste citate.
Nel contesto della psicoterapia sistemico-relazionale, il sesso del terapeuta riveste un'importanza rilevante. Entriamo in terapia con il nostro corpo e il nostro vissuto, elementi che non possiamo prescindere, poiché fanno parte della nostra figura professionale. È ovviamente nostra responsabilità mantenere una consapevole riflessione su chi siamo e sulla “postura” che assumiamo all'interno della relazione terapeutica, affinché i colloqui non diventino una riflessione sul terapeuta stesso, ma piuttosto un'occasione di cooperazione finalizzata al miglioramento del benessere psicofisico del* paziente.
Le domande e le riflessioni portate dal* professionista sono inevitabilmente influenzate dalla sua storia personale, il che può far sì che alcune persone si sentano maggiormente a proprio agio con un* terapeuta piuttosto che con un altro.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Certo, il sesso del terapeuta può essere rilevante e fare una differenza, soprattutto nel momento in cui portiamo temi che riguardano la nostra relazione con uno dei due genitori in particolare. Credo che in un certo senso abbia già la risposta: se ha tanta paura di contattare un terapeuta uomo, e prova questa angoscia, significa che probabilmente è importante farlo, e provare a dare un significato diverso alla relazione con suo padre. Credo che questo non sia impossibile anche con una terapeuta donna, nel momento in cui ha messo a fuoco qual è il suo tema di lavoro, ma che probabilmente fare questo pezzo con un terapeuta uomo potrebbe essere più efficace, in quanto richiama in modo diretto la figura paterna. Credo che debba provare ad andare oltre la sua paura e buttarsi: scegliere un terapeuta che possa ispirarle fiducia, e fare un tentativo. Non è scritto da nessuna parte che è obbligato a continuare la terapia per forza, intanto fa un primo passaggio e vede come si sente. Credo che già solo provare potrebbe darle indietro tanto. Eventualmente, è possibile che ci possa essere bisogno di fare un lavoro preliminare, guardando alla storia con suo papà prima in un ambiente che sente come più protetto e meno faticoso. Eventualmente, se sentisse il bisogno di fare prima questo passaggio mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Salve. Mi sembra che questa faccenda stia diventando molto ingombrante per lei... sua madre, suo padre, il sesso del terapeuta...
Sembra quasi che il terapeuta stesso sia uno strumento per lei, e non invece una persona in carne ed ossa con cui iniziare (o concludere) un percorso di cura.
Cambiare poi un'analista dopo l'altra sembra una specie di selezione del personale (o concorso di bellezza).
Naturalmente il sesso del terapeuta è fondamentale, perché ci permette di lavorare più che con il rapporto con l'altro sesso o con lo stesso sesso, con il maschile e il femminile che sono dentro di noi (modellati ovviamente, va da sé, sull'esperienza dei genitori).
Detto questo, fossi in lei mi concentrerei sull'affidarmi a una persona che possa gestire con professionalità il lavoro terapeutico, o forse (chissà) a provare l'esperienza del vivere un'esistenza libera dall'andare in terapia.
E se si fosse curato? Ci ha mai pensato?
Buona fortuna
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, da ciò che scrive mi pare che la difficoltà nel rapporto con suo padre le fanno sentire l'esigenza di lavorare sul maschile. Ha sentito l'esigenza di cambiare terapeuta e lei stessa l'ha definito un passaggio importante. Collegando le due cose, ipotizzo che sia difficile ma necessario per il suo desiderio profondo, trovare uno psicoterapeuta uomo. Le suggerisco di contattare nuovamente la sua terapeuta e farsi aiutare in tal senso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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