Buongiorno, ho un bimbo di quasi 15 mesi. Fino a un anno di età è stato un bimbo bravissimo, piangev
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Buongiorno, ho un bimbo di quasi 15 mesi. Fino a un anno di età è stato un bimbo bravissimo, piangeva poco, si faceva fare le cose più basilari come tagliare le unghie o pulire le orecchie. Da quando ha compiuto un anno, c’è stato un cambiamento netto. Piange spesso, si rivolta e non vuole che gli si cambi il pannolino o gli si taglino le unghie. È molto sveglio, si gira se lo chiamiamo, batte le mani, fa “ciao” sia scuotendo la mano sia aprendola e chiudendola. Se gli dico di indicare naso, capelli, bocca, li indica; Fa l’indiamo, fa batti batti le manine, dice mamma, papà, nonno e chiama il cane. Tuttavia, ancora non cammina autonomamente. O meglio, a 12 mesi si lasciava andare da solo, poi è caduto 2 volte e adesso non cammina se non accompagnato da una mano o con un appoggio. Ultimamente piange disperatamente anche con il pediatra, non vuole che si tocchi. Noto da qualche giorno che ha imparato a picchiarsi e lo fa soprattutto quando è molto nervoso. Piange anche se vede facce sconosciute. Ad una festa siamo scappati via, perché varcata la porta e sentendo musica alta oltre che vedendo visi non familiari ha iniziato a piangere non smettendo più.
Alla base mi sembra che sia un bimbo pauroso, ma cosa dovrei fare dopo questo cambiamento? Vedere un esperto comportamentale?
Alla base mi sembra che sia un bimbo pauroso, ma cosa dovrei fare dopo questo cambiamento? Vedere un esperto comportamentale?
Buongiorno, da quanto descrive, il suo bambino sta attraversando una fase comune tra i 12 e i 18 mesi, caratterizzata da maggiore autonomia ma anche da paure, ansia da separazione e reazioni emotive intense. Il pianto, la difficoltà a collaborare con igiene o vestizione e la paura verso persone o contesti nuovi rientrano spesso nello sviluppo normale.
È utile accogliere le sue emozioni, mantenere routine prevedibili, offrire piccole esposizioni graduali a nuovi stimoli e rinforzare i comportamenti positivi. La regressione nella deambulazione dopo cadute è frequente e di solito transitoria.
Non è necessario un esperto immediatamente, ma se le paure diventano invalidanti, compaiono regressioni marcate o difficoltà motorie persistenti, può essere utile parlarne con il pediatra o con uno psicologo dell’età evolutiva. Un caro saluto
È utile accogliere le sue emozioni, mantenere routine prevedibili, offrire piccole esposizioni graduali a nuovi stimoli e rinforzare i comportamenti positivi. La regressione nella deambulazione dopo cadute è frequente e di solito transitoria.
Non è necessario un esperto immediatamente, ma se le paure diventano invalidanti, compaiono regressioni marcate o difficoltà motorie persistenti, può essere utile parlarne con il pediatra o con uno psicologo dell’età evolutiva. Un caro saluto
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Cara Paziente, posso immaginare che lei si sia preoccupata perché nota un cambiamento rispetto ai primi mesi. Alcuni comportamenti che descrive possono rientrare in tappe evolutive comuni, altri potrebbero meritare di essere osservati con più attenzione. Le consiglierei di parlarne nuovamente con il/la pediatra, che potrà valutare se è opportuno un approfondimento specialistico (neuropsichiatria infantile o valutazione neuropsicologica). In questo modo avrà indicazioni più chiare e personalizzate.
Buongiorno, nel suo racconto si percepisce la delicata attenzione di un genitore verso le sottili sfumature che ci mostrano diversi i nostri piccolini, giorno dopo giorno. Le direi di mantenere viva questa curiosità verso i cambiamenti del suo bimbo, provando però a non trasformarla in preoccupazione. Il pianto è il canale di comunicazione che hanno per farsi conoscere un pochino di più, molto spesso il bisogno è di rassicurazione e conforto, è tutto così nuovo.. Cari saluti
Salve signora, tutto questo potrebbe essere indice di qualcosa di significativo come no. Sta al pediatra valutarlo. Le suggerirei quindi di parlare con lui ed eventualmente, chiedere un altro parere ad un esperto. Cordiali saluti
Buongiorno, le suggerisco di parlare col pediatra se non l'ha già fatto e raccontargli tutto ciò che ha raccontato qui in modo tale che possa farle la ricetta medica per una visita in Neuropsichiatria Infantile per capire se ha qualche possibile disturbo. E' necessario escludere che possa trattarsi ad esempio dello spettro autistico. In reparto ci sono varie figure mediche e sicuramente facendo fare a suo figlio un percorso insieme ad ognuno di loro arriverà a scoprire se ha qualcosa o meno. Spero di esserle stata di aiuto. La saluto cordialmente.
Buongiorno, comprendo la sua preoccupazione e l’attenzione che dedica a ciò che sta vivendo suo figlio. È evidente da come descrive la situazione che si prende cura di lui con grande sensibilità e che osserva con attenzione i suoi comportamenti, cercando di dare un senso ai cambiamenti che ha notato nell’ultimo periodo. È naturale sentirsi in difficoltà quando il proprio bambino, che fino a poco tempo prima sembrava tranquillo e gestibile, inizia a manifestare nuove reazioni che mettono alla prova la quotidianità. La crescita nei primi anni di vita è caratterizzata da fasi molto rapide e da passaggi che possono sembrare improvvisi. Intorno all’età che descrive, molti bambini iniziano a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e dell’ambiente, diventano più attenti a chi hanno intorno e reagiscono con intensità a ciò che percepiscono come minaccioso o sconosciuto. Piangere di fronte a persone nuove, rifiutare con forza il cambio del pannolino o il contatto fisico in alcune situazioni, può essere parte di questa ricerca di autonomia e di affermazione di sé. Non è raro che bambini così piccoli provino a opporsi per comunicare la loro volontà, pur non avendo ancora gli strumenti per gestire le emozioni. Anche il fatto che dopo una caduta abbia rallentato i suoi tentativi di camminare da solo è comprensibile. La paura può avere momentaneamente superato la curiosità, ma con il tempo e con la possibilità di sentirsi sicuro, potrà riprendere fiducia. Il comportamento di picchiarsi nei momenti di frustrazione, seppur difficile da vedere, spesso è un modo per esprimere tensione che non sa ancora canalizzare in altro modo. Di fronte a queste manifestazioni, ciò che può aiutarla è offrire contenimento e rassicurazione, trasmettendogli la sensazione che, anche quando è arrabbiato o spaventato, lei è presente e disponibile ad accoglierlo. È importante che lui possa sperimentare gradualmente situazioni nuove, senza forzature, ma con la possibilità di avere vicino una figura di riferimento che lo sostiene. Anche le piccole routine quotidiane, mantenute con costanza, possono offrirgli stabilità e sicurezza in un momento in cui scopre sempre di più il mondo e se stesso. Se sente che le reazioni di suo figlio diventano troppo difficili da gestire o che la sua preoccupazione cresce, confrontarsi con un professionista dell’infanzia può essere una scelta utile. Non necessariamente perché ci sia un problema grave, ma perché ricevere uno sguardo esperto può aiutarla a trovare strategie pratiche per affrontare i momenti di crisi e per sostenere al meglio lo sviluppo del bambino. A volte anche poche indicazioni mirate possono alleggerire molto il peso che un genitore prova in queste fasi delicate. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, valuti una diagnosi da uno psichiatra per escludere disturbi del neurosviluppo.
Cordiali Saluti.
Dott.ssa Sara Rocco
Cordiali Saluti.
Dott.ssa Sara Rocco
Salve, quello che descrive è un quadro molto comune e comprensibile nei bambini della fascia 12-24 mesi, un periodo di grande sviluppo emotivo, motorio e relazionale, in cui spesso emergono reazioni intense, anche inaspettate, rispetto a ciò che accade intorno a loro. Il suo bimbo sta entrando in una fase in cui comincia ad affermare sé stesso, ed è del tutto normale che possa manifestare maggiore oppositività, paura del distacco, difficoltà nei cambiamenti di routine e un bisogno di maggiore controllo sul proprio corpo.
Il rifiuto verso alcune pratiche quotidiane come il cambio del pannolino o il taglio delle unghie, così come la paura del pediatra o delle persone sconosciute, possono essere segnali di una fase di ipersensibilità e riorganizzazione emotiva, non necessariamente di una difficoltà patologica. È importante validare le sue emozioni, offrire contenimento e rassicurazione, aiutandolo a sentirsi al sicuro anche nelle situazioni che oggi lo mettono in crisi. L’approccio della psicoterapia umanistica suggerisce proprio di partire dall’ascolto profondo dei bisogni emotivi e della relazione affettiva come base della crescita.
Per quanto riguarda il movimento, il fatto che abbia avuto delle cadute e ora sembri più esitante è coerente con una reazione protettiva. È positivo che continui a camminare con sostegno, segno che mantiene il desiderio di esplorare, anche se con maggiore cautela. In questi casi, un accompagnamento paziente e senza pressione è fondamentale per aiutarlo a ritrovare fiducia. I comportamenti come picchiarsi o piangere di fronte a volti o ambienti nuovi vanno letti come modalità con cui esprime disagio, non ancora dotate di un linguaggio evoluto. Un lavoro sul piano corporeo, come nell’analisi bioenergetica in età evolutiva, può sostenere l’integrazione tra vissuto emotivo e corporeità, in particolare nelle risposte di iperattivazione o chiusura. In questa fase può non essere necessario necessario rivolgersi a uno “specialista comportamentale” in senso stretto. Potrebbe essere utile invece un confronto con uno psicologo psicoterapeuta dell’età evolutiva, che possa valutare in modo globale lo sviluppo del bambino, le dinamiche familiari e fornirle strumenti pratici di supporto. Un percorso orientato alla Mindfulness genitoriale, ad esempio, può favorire una presenza più centrata e non giudicante di fronte ai momenti difficili del bambino.Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Il rifiuto verso alcune pratiche quotidiane come il cambio del pannolino o il taglio delle unghie, così come la paura del pediatra o delle persone sconosciute, possono essere segnali di una fase di ipersensibilità e riorganizzazione emotiva, non necessariamente di una difficoltà patologica. È importante validare le sue emozioni, offrire contenimento e rassicurazione, aiutandolo a sentirsi al sicuro anche nelle situazioni che oggi lo mettono in crisi. L’approccio della psicoterapia umanistica suggerisce proprio di partire dall’ascolto profondo dei bisogni emotivi e della relazione affettiva come base della crescita.
Per quanto riguarda il movimento, il fatto che abbia avuto delle cadute e ora sembri più esitante è coerente con una reazione protettiva. È positivo che continui a camminare con sostegno, segno che mantiene il desiderio di esplorare, anche se con maggiore cautela. In questi casi, un accompagnamento paziente e senza pressione è fondamentale per aiutarlo a ritrovare fiducia. I comportamenti come picchiarsi o piangere di fronte a volti o ambienti nuovi vanno letti come modalità con cui esprime disagio, non ancora dotate di un linguaggio evoluto. Un lavoro sul piano corporeo, come nell’analisi bioenergetica in età evolutiva, può sostenere l’integrazione tra vissuto emotivo e corporeità, in particolare nelle risposte di iperattivazione o chiusura. In questa fase può non essere necessario necessario rivolgersi a uno “specialista comportamentale” in senso stretto. Potrebbe essere utile invece un confronto con uno psicologo psicoterapeuta dell’età evolutiva, che possa valutare in modo globale lo sviluppo del bambino, le dinamiche familiari e fornirle strumenti pratici di supporto. Un percorso orientato alla Mindfulness genitoriale, ad esempio, può favorire una presenza più centrata e non giudicante di fronte ai momenti difficili del bambino.Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Gentile Utente, la sua preoccupazione da genitore è comprensibile e condivisibile. La domanda è quanta paura, quanta preoccupazione state trasferendo al vostro bambino senza accorgervene? I bambini manifestano i loro disagi attraverso il pianto ma è, anche, attraverso quest'ultimo che cercano di ottenere qualcosa dai loro genitori (i bambini sono molto abili nel capire le preoccupazioni dei genitori). La invito ad osservare suo figlio nelle diverse situazioni "di pianto" ma, soprattutto, a capire le Vostre dinamiche interne in relazione a Vostro figlio. Grazie.
Buongiorno,
intanto grazie per aver condiviso ciò che osservi così attentamente nel comportamento del tuo bambino. I cambiamenti che descrivi – maggiore oppositività, pianto con estranei, difficoltà a farsi toccare – sono frequenti in questa fase di crescita: intorno all’anno e mezzo i bambini iniziano a sviluppare autonomia, paure nuove e una maggiore sensibilità agli stimoli. Non sono segnali “di per sé” preoccupanti, ma comprendo bene che possano spaventare una mamma attenta che si prende cura del proprio figlio.
A volte piccoli aggiustamenti nelle routine e nelle modalità di interazione possono già essere di grande aiuto. In alcuni casi, quando il malessere diventa troppo intenso o condiziona la vita quotidiana, lavorare con un professionista può essere utile per definire insieme le strategie più adatte e ottenere risultati in tempi brevi. Il fatto che tu sia così attenta ai segnali di tuo figlio è già una risorsa preziosa.
Melania Monaco
intanto grazie per aver condiviso ciò che osservi così attentamente nel comportamento del tuo bambino. I cambiamenti che descrivi – maggiore oppositività, pianto con estranei, difficoltà a farsi toccare – sono frequenti in questa fase di crescita: intorno all’anno e mezzo i bambini iniziano a sviluppare autonomia, paure nuove e una maggiore sensibilità agli stimoli. Non sono segnali “di per sé” preoccupanti, ma comprendo bene che possano spaventare una mamma attenta che si prende cura del proprio figlio.
A volte piccoli aggiustamenti nelle routine e nelle modalità di interazione possono già essere di grande aiuto. In alcuni casi, quando il malessere diventa troppo intenso o condiziona la vita quotidiana, lavorare con un professionista può essere utile per definire insieme le strategie più adatte e ottenere risultati in tempi brevi. Il fatto che tu sia così attenta ai segnali di tuo figlio è già una risorsa preziosa.
Melania Monaco
Buongiorno e grazie per aver condiviso con tanta attenzione e sensibilità la sua esperienza. I cambiamenti che descrive nel comportamento del suo bambino, specialmente dopo l’anno di età, sono piuttosto comuni e fanno parte di una fase di crescita intensa e delicata, in cui il bambino comincia a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé, dell’ambiente e delle relazioni.
Il rifiuto di alcune pratiche quotidiane (come il cambio pannolino o il taglio delle unghie), la paura del contatto con persone estranee o in contesti affollati, e perfino il pianto più frequente, possono essere espressioni del bisogno di affermare sé stesso e allo stesso tempo di sentirsi sicuro e contenuto.
Il fatto che sia reattivo, curioso, comunicativo e con buone competenze relazionali e linguistiche è un segnale positivo. La regressione temporanea nella camminata dopo le cadute può essere normale, legata a un'esperienza vissuta con timore. Anche il picchiarsi nei momenti di frustrazione può rappresentare un tentativo di scaricare emozioni ancora difficili da esprimere verbalmente.
Dal punto di vista della psicoterapia transpersonale, è importante accogliere anche i vissuti più sottili del bambino, i suoi ritmi interiori e le sue modalità di esprimere emozioni e bisogni profondi, spesso non ancora del tutto traducibili in parole. È altrettanto importante sostenere i genitori nel comprendere il significato di questi segnali e nel rispondere in modo presente, amorevole ma saldo.
In questi casi, un breve percorso di consulenza psicologica genitoriale può essere utile per osservare insieme le dinamiche in atto e ricevere strumenti pratici per accompagnare il bambino nel suo sviluppo emotivo e relazionale, con attenzione sia al suo mondo interiore che al contesto.
Resto a disposizione se desidera un confronto più approfondito.
Un caro saluto, dott.ssa Edith Valerio
Psicologa Psicoterapeuta
Il rifiuto di alcune pratiche quotidiane (come il cambio pannolino o il taglio delle unghie), la paura del contatto con persone estranee o in contesti affollati, e perfino il pianto più frequente, possono essere espressioni del bisogno di affermare sé stesso e allo stesso tempo di sentirsi sicuro e contenuto.
Il fatto che sia reattivo, curioso, comunicativo e con buone competenze relazionali e linguistiche è un segnale positivo. La regressione temporanea nella camminata dopo le cadute può essere normale, legata a un'esperienza vissuta con timore. Anche il picchiarsi nei momenti di frustrazione può rappresentare un tentativo di scaricare emozioni ancora difficili da esprimere verbalmente.
Dal punto di vista della psicoterapia transpersonale, è importante accogliere anche i vissuti più sottili del bambino, i suoi ritmi interiori e le sue modalità di esprimere emozioni e bisogni profondi, spesso non ancora del tutto traducibili in parole. È altrettanto importante sostenere i genitori nel comprendere il significato di questi segnali e nel rispondere in modo presente, amorevole ma saldo.
In questi casi, un breve percorso di consulenza psicologica genitoriale può essere utile per osservare insieme le dinamiche in atto e ricevere strumenti pratici per accompagnare il bambino nel suo sviluppo emotivo e relazionale, con attenzione sia al suo mondo interiore che al contesto.
Resto a disposizione se desidera un confronto più approfondito.
Un caro saluto, dott.ssa Edith Valerio
Psicologa Psicoterapeuta
Cari genitori, comprendo l'apprensione nel vedere dei segni di disagio nel vostro bambino che, anche se da una parte si dimostra interessato ed in buona relazione, dimostra di essere molto sensibile agli stimoli esterni ed in difficoltà nell'affrontare situazione non conosciute, unitamente ad una progressione dello sviluppo motorio non regolare. Penso che potrebbe essere utile per comprendere questa fase di crescita del bimbo, rivolgersi ad un Neuropsichiatra infantile, che è la figura professionale in grado di leggere tutti gli aspetti di crescita del bimbo e darvi un quadro evolutivo globale. Se sentiste come genitori la necessità di essere accompagnati in questa fase, rimango a vostra disposizione. Dott. Daniele Rossetti
Buongiorno,
da quanto descrive, il comportamento del suo bimbo rientra in quello che può essere un normale percorso di crescita. Intorno all’anno e mezzo, infatti, molti bambini attraversano una fase di maggiore sensibilità, mostrano opposizione ai piccoli gesti di cura (come il cambio del pannolino o il taglio delle unghie) e manifestano paure nuove legate a rumori, volti sconosciuti o contesti non familiari. È anche comune che la frustrazione o il nervosismo vengano espressi con pianto intenso o con gesti come battere le mani su di sé.
Il fatto che il suo bambino interagisca, comprenda richieste semplici, comunichi con parole, gesti e giochi sociali è un segnale molto positivo dello sviluppo cognitivo e relazionale. Per quanto riguarda il cammino, può capitare che una caduta o un piccolo spavento portino il bambino a bloccare temporaneamente l’autonomia: con il tempo e incoraggiamenti delicati, spesso la fiducia si ricostruisce.
Quello che osserva quindi può avere spiegazioni fisiologiche e transitorie, ma è importante non sottovalutare i suoi timori e la fatica che sente. Se le preoccupazioni persistono o aumentano, rivolgersi a uno specialista (psicologo dell’età evolutiva o neuropsichiatra infantile) può essere utile per avere un confronto diretto, rassicurazioni personalizzate e, se necessario, indicazioni pratiche su come sostenere il bambino in questa fase.
Un colloquio individuale le permetterebbe di chiarire dubbi e ricevere suggerimenti mirati.
Consigliato, per approfondire, rivolgersi a uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
da quanto descrive, il comportamento del suo bimbo rientra in quello che può essere un normale percorso di crescita. Intorno all’anno e mezzo, infatti, molti bambini attraversano una fase di maggiore sensibilità, mostrano opposizione ai piccoli gesti di cura (come il cambio del pannolino o il taglio delle unghie) e manifestano paure nuove legate a rumori, volti sconosciuti o contesti non familiari. È anche comune che la frustrazione o il nervosismo vengano espressi con pianto intenso o con gesti come battere le mani su di sé.
Il fatto che il suo bambino interagisca, comprenda richieste semplici, comunichi con parole, gesti e giochi sociali è un segnale molto positivo dello sviluppo cognitivo e relazionale. Per quanto riguarda il cammino, può capitare che una caduta o un piccolo spavento portino il bambino a bloccare temporaneamente l’autonomia: con il tempo e incoraggiamenti delicati, spesso la fiducia si ricostruisce.
Quello che osserva quindi può avere spiegazioni fisiologiche e transitorie, ma è importante non sottovalutare i suoi timori e la fatica che sente. Se le preoccupazioni persistono o aumentano, rivolgersi a uno specialista (psicologo dell’età evolutiva o neuropsichiatra infantile) può essere utile per avere un confronto diretto, rassicurazioni personalizzate e, se necessario, indicazioni pratiche su come sostenere il bambino in questa fase.
Un colloquio individuale le permetterebbe di chiarire dubbi e ricevere suggerimenti mirati.
Consigliato, per approfondire, rivolgersi a uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, dal suo racconto mi sembra che il suo bambino sia perfettamente in linea con la fase dello sviluppo che sta attraversando. La paura dell'estraneo ad esempio ha un picco intorno all'anno di età e tende a scemare progressivamente verso il secondo anno di vita; è associata all'ansia di separazione che è una fase importante, segnale di un corretto sviluppo cognitivo e affettivo: è segno di un legame sano col genitore e mostra che il bambino riconosce il genitore come fonte di amore e sicurezza.
In quest'ottica si capisce anche meglio il comportamento solo apparentemente oppositivo che di solito è ancora più evidente verso i due anni (infatti quell'età viene soprannominata "i terribili due"), ma anche lì le proteste sono un segnale positivo di crescita perchè un bambino "sicuro" può fare esperienza della propria autonomia.
Anche rispetto alla deambulazione non c'è nulla da preoccuparsi, ogni bambino ha tempi a sè e l'autonomia nella camminata normalmente avviene tra gli 10 ed i 18 mesi.
Per i bambini è importante avere accanto genitori fiduciosi che non trasmettano le proprie (normalissime) preoccupazioni. Ovviamente come detto ogni bambino ha il proprio modo di sentire e percepire il mondo e questo è in continua evoluzione.
Spero di esserle stata utile e di aver dato risposta a qualche dubbio.
In quest'ottica si capisce anche meglio il comportamento solo apparentemente oppositivo che di solito è ancora più evidente verso i due anni (infatti quell'età viene soprannominata "i terribili due"), ma anche lì le proteste sono un segnale positivo di crescita perchè un bambino "sicuro" può fare esperienza della propria autonomia.
Anche rispetto alla deambulazione non c'è nulla da preoccuparsi, ogni bambino ha tempi a sè e l'autonomia nella camminata normalmente avviene tra gli 10 ed i 18 mesi.
Per i bambini è importante avere accanto genitori fiduciosi che non trasmettano le proprie (normalissime) preoccupazioni. Ovviamente come detto ogni bambino ha il proprio modo di sentire e percepire il mondo e questo è in continua evoluzione.
Spero di esserle stata utile e di aver dato risposta a qualche dubbio.
Buongiorno,
potrebbe esserci stato un "grande spavento" ed ora tende ad evitare di camminare e di esser toccato. Direi che è il caso di fare una visita più approfondita, ma in questo caso non va bene la formula online, occorre portarlo di persona da una brava psicoterapeuta e/o neuropsicologa.
Un saluto cordiale
DOtt.ssa Marzia Sellini
potrebbe esserci stato un "grande spavento" ed ora tende ad evitare di camminare e di esser toccato. Direi che è il caso di fare una visita più approfondita, ma in questo caso non va bene la formula online, occorre portarlo di persona da una brava psicoterapeuta e/o neuropsicologa.
Un saluto cordiale
DOtt.ssa Marzia Sellini
Buongiorno, comprendo e capisco le sue preoccupazioni. Io sono una psicologa psicoterapeuta specializzata nell'età evolutiva. Se ritiene necessario possiamo ipotizzare una consultazione, quindi alcuni colloqui per valutare se effettivamente sia necessario un supporto per suo figlio. In alternativa, si può ipotizzare un percorso per lei che la sostenga a gestire questa difficile fase di suo figlio e ad aiutarla per comprendere come comportarsi e come vivere questi momenti critici. Se lo desidera, sono disponibile e si senta libera di contattarmi. Un cordiale saluto, Silvia Turri
Buongiorno, quello che descrive rientra in comportamenti frequenti nei bambini della sua età. Intorno all’anno e mezzo, molti piccoli attraversano una fase di maggiore oppositività e ricerca di autonomia, che può tradursi in rifiuti, pianti e difficoltà durante le cure quotidiane. Anche la paura di persone estranee o di ambienti nuovi e rumorosi è piuttosto comune in questa fase dello sviluppo.
Per quanto riguarda il cammino, il fatto che il bambino si muova con appoggio e abbia già tentato di camminare da solo è un segnale positivo; talvolta, dopo una caduta, i bambini sviluppano un po’ di timore e hanno bisogno di più tempo per riacquistare sicurezza.
Il linguaggio, la capacità di imitazione e le competenze relazionali che descrive sono adeguate all’età. Non emergono segnali di particolare preoccupazione, ma se il quadro di nervosismo e paura dovesse intensificarsi o durare a lungo, può essere utile parlarne con il pediatra di fiducia ed eventualmente richiedere una valutazione psicologica per un approfondimento.
Per quanto riguarda il cammino, il fatto che il bambino si muova con appoggio e abbia già tentato di camminare da solo è un segnale positivo; talvolta, dopo una caduta, i bambini sviluppano un po’ di timore e hanno bisogno di più tempo per riacquistare sicurezza.
Il linguaggio, la capacità di imitazione e le competenze relazionali che descrive sono adeguate all’età. Non emergono segnali di particolare preoccupazione, ma se il quadro di nervosismo e paura dovesse intensificarsi o durare a lungo, può essere utile parlarne con il pediatra di fiducia ed eventualmente richiedere una valutazione psicologica per un approfondimento.
“Questi cambiamenti, intorno all’anno di vita, sono molto frequenti: i bambini scoprono il mondo, diventano più sensibili a rumori e volti nuovi e possono sembrare più difficili da gestire. Non è un segnale di qualcosa che non va, ma una fase di crescita. Se lo desidera, in un colloquio possiamo approfondire insieme e individuare strategie utili per affrontare con serenità questa tappa evolutiva.”
Gentile Utente,
da quanto descrive, il comportamento del suo bambino rientra nelle tappe evolutive tipiche tra i 12 e i 18 mesi. In questo periodo molti bambini iniziano a sviluppare una maggiore autonomia e il desiderio di esercitare controllo su ciò che accade al proprio corpo e all’ambiente circostante. È quindi frequente che si oppongano a manovre come il cambio del pannolino, il taglio delle unghie o le visite mediche.
Dopo una caduta o un piccolo spavento, inoltre, è normale che possano comparire regressioni temporanee: il bambino può aver bisogno di tempo per ritrovare fiducia e riprendere con sicurezza le nuove conquiste motorie. È comunque importante osservare l’evoluzione nel tempo, per valutare se queste difficoltà tendano a ridursi spontaneamente.
Il primo riferimento rimane il pediatra, al quale le consiglio di riportare tutte le osservazioni che ha descritto. Se necessario, potrà valutare insieme a lei l’opportunità di un approfondimento presso un neuropsichiatra infantile.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Michela Garritano
da quanto descrive, il comportamento del suo bambino rientra nelle tappe evolutive tipiche tra i 12 e i 18 mesi. In questo periodo molti bambini iniziano a sviluppare una maggiore autonomia e il desiderio di esercitare controllo su ciò che accade al proprio corpo e all’ambiente circostante. È quindi frequente che si oppongano a manovre come il cambio del pannolino, il taglio delle unghie o le visite mediche.
Dopo una caduta o un piccolo spavento, inoltre, è normale che possano comparire regressioni temporanee: il bambino può aver bisogno di tempo per ritrovare fiducia e riprendere con sicurezza le nuove conquiste motorie. È comunque importante osservare l’evoluzione nel tempo, per valutare se queste difficoltà tendano a ridursi spontaneamente.
Il primo riferimento rimane il pediatra, al quale le consiglio di riportare tutte le osservazioni che ha descritto. Se necessario, potrà valutare insieme a lei l’opportunità di un approfondimento presso un neuropsichiatra infantile.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Michela Garritano
Buongiorno,
grazie per aver condiviso la sua esperienza in modo così attento e dettagliato. Da ciò che descrive, emerge l'immagine di un bambino di 15 mesi che sta attraversando un periodo di crescita e cambiamento del tutto naturale, ma che comprensibilmente può generare dubbi e preoccupazioni nei genitori.
Intorno all’anno di età, molti bambini iniziano a manifestare una maggiore volontà e autonomia, ed è normale che diventino meno "collaborativi" durante alcune cure quotidiane come il cambio del pannolino, il taglio delle unghie o le visite mediche. Questo non è necessariamente un segno di un problema, ma può essere visto come una parte dello sviluppo emotivo: sta scoprendo il proprio corpo, le sue preferenze e la possibilità di dire "no".
Anche la paura degli estranei, della confusione o dei rumori forti (come a una festa) è comune in questa fase. I bambini piccoli possono reagire con pianto o disagio di fronte a stimoli nuovi o intensi, soprattutto se non si sentono al sicuro. È una manifestazione dell’ansia da separazione e della crescente consapevolezza del mondo esterno, e tende ad attenuarsi con il tempo e l’esperienza.
Il fatto che il suo bambino:
comprenda e segua istruzioni semplici;
comunichi con parole e gesti;
mostri interesse per l’ambiente e per le persone di riferimento;
…sono indicatori molto positivi di sviluppo.
Per quanto riguarda il cammino, può essere utile osservare se ci sono progressi graduali. Dopo una caduta, è normale che alcuni bambini diventino più cauti. Il fatto che cammini con appoggio o con la mano indica che ha le competenze motorie di base, ma può aver bisogno di un po’ più di tempo e sicurezza per farlo da solo.
Infine, il gesto di picchiarsi quando è molto nervoso può essere un modo rudimentale per esprimere disagio o frustrazione. A questa età, l’autoregolazione emotiva è ancora in costruzione, e molti bambini utilizzano comportamenti fisici per esprimere emozioni che non sanno ancora verbalizzare. Non significa necessariamente che ci sia un problema, ma è importante contenere questi momenti con calma, senza punizioni, ma offrendo conforto e contenimento.
Cosa può fare adesso?
Continui a osservare il suo bambino con attenzione, ma senza allarmismi.
Offra routine stabili, rassicurazione e presenza affettuosa, soprattutto nei momenti di maggiore agitazione.
Provi a rassicurarlo gradualmente in contesti nuovi, senza forzarlo, ma accompagnandolo con dolcezza.
Se il comportamento dovesse intensificarsi o diventare molto difficile da gestire, può essere utile un confronto con uno psicologo dell’età evolutiva, anche solo per avere strumenti e rassicurazioni.
In ogni caso, da quanto scrive, non emergono segnali allarmanti, ma piuttosto le normali sfide legate a una fase evolutiva molto delicata.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Un caro saluto,
dott.ssa Pittarello
grazie per aver condiviso la sua esperienza in modo così attento e dettagliato. Da ciò che descrive, emerge l'immagine di un bambino di 15 mesi che sta attraversando un periodo di crescita e cambiamento del tutto naturale, ma che comprensibilmente può generare dubbi e preoccupazioni nei genitori.
Intorno all’anno di età, molti bambini iniziano a manifestare una maggiore volontà e autonomia, ed è normale che diventino meno "collaborativi" durante alcune cure quotidiane come il cambio del pannolino, il taglio delle unghie o le visite mediche. Questo non è necessariamente un segno di un problema, ma può essere visto come una parte dello sviluppo emotivo: sta scoprendo il proprio corpo, le sue preferenze e la possibilità di dire "no".
Anche la paura degli estranei, della confusione o dei rumori forti (come a una festa) è comune in questa fase. I bambini piccoli possono reagire con pianto o disagio di fronte a stimoli nuovi o intensi, soprattutto se non si sentono al sicuro. È una manifestazione dell’ansia da separazione e della crescente consapevolezza del mondo esterno, e tende ad attenuarsi con il tempo e l’esperienza.
Il fatto che il suo bambino:
comprenda e segua istruzioni semplici;
comunichi con parole e gesti;
mostri interesse per l’ambiente e per le persone di riferimento;
…sono indicatori molto positivi di sviluppo.
Per quanto riguarda il cammino, può essere utile osservare se ci sono progressi graduali. Dopo una caduta, è normale che alcuni bambini diventino più cauti. Il fatto che cammini con appoggio o con la mano indica che ha le competenze motorie di base, ma può aver bisogno di un po’ più di tempo e sicurezza per farlo da solo.
Infine, il gesto di picchiarsi quando è molto nervoso può essere un modo rudimentale per esprimere disagio o frustrazione. A questa età, l’autoregolazione emotiva è ancora in costruzione, e molti bambini utilizzano comportamenti fisici per esprimere emozioni che non sanno ancora verbalizzare. Non significa necessariamente che ci sia un problema, ma è importante contenere questi momenti con calma, senza punizioni, ma offrendo conforto e contenimento.
Cosa può fare adesso?
Continui a osservare il suo bambino con attenzione, ma senza allarmismi.
Offra routine stabili, rassicurazione e presenza affettuosa, soprattutto nei momenti di maggiore agitazione.
Provi a rassicurarlo gradualmente in contesti nuovi, senza forzarlo, ma accompagnandolo con dolcezza.
Se il comportamento dovesse intensificarsi o diventare molto difficile da gestire, può essere utile un confronto con uno psicologo dell’età evolutiva, anche solo per avere strumenti e rassicurazioni.
In ogni caso, da quanto scrive, non emergono segnali allarmanti, ma piuttosto le normali sfide legate a una fase evolutiva molto delicata.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Un caro saluto,
dott.ssa Pittarello
Gentile mamma, grazie per aver condiviso con tanta cura quello che sta vivendo con il suo bimbo. È comprensibile la preoccupazione quando si notano cambiamenti improvvisi: dopo l’anno di vita molti bambini attraversano una fase di maggiore sensibilità, con più pianti, opposizioni durante i momenti di cura (cambio pannolino, taglio unghie) e paure verso persone o ambienti nuovi. Si tratta di passaggi evolutivi frequenti, legati al bisogno crescente di autonomia e alla scoperta di emozioni che per lui sono ancora nuove. Da quanto descrive, il suo bimbo mostra tante competenze adeguate all’età (linguaggio, gesti, interazione), e questo è un segnale molto positivo. Le difficoltà che nota – il pianto, la paura, la resistenza – possono essere comprese come parte dello sviluppo. Naturalmente, se dovesse accorgersi che i comportamenti diventano molto frequenti, intensi o limitano la quotidianità, parlarne con il pediatra di riferimento è sempre utile per avere un quadro più completo. Un percorso psicologico con i genitori, se lo desidera, può essere uno spazio prezioso per ricevere strumenti pratici su come affrontare i momenti di opposizione, sostenere il bambino nelle sue paure e vivere con più serenità questi passaggi di crescita. Se vuole, possiamo fissare un colloquio conoscitivo: sarà un’occasione per approfondire insieme la situazione e capire quali strategie possono aiutarvi concretamente nella vita di tutti i giorni. Un caro saluto, Dott.ssa Miriam Casini.
Buongiorno,
il comportamento che descrive è piuttosto comune a questa età: dopo l’anno molti bambini diventano più sensibili, temono le separazioni e reagiscono con opposizione o pianto a stimoli nuovi o fastidiosi. Può trattarsi di una fase evolutiva legata alla crescita e alla ricerca di autonomia.
Al momento non sembra emergere nulla di preoccupante, ma se la situazione la mette in difficoltà o nota un aumento del disagio, può essere utile confrontarsi con un professionista dell’età evolutiva per un sostegno e qualche strategia pratica. Dott.ssa Aurora Corso.
il comportamento che descrive è piuttosto comune a questa età: dopo l’anno molti bambini diventano più sensibili, temono le separazioni e reagiscono con opposizione o pianto a stimoli nuovi o fastidiosi. Può trattarsi di una fase evolutiva legata alla crescita e alla ricerca di autonomia.
Al momento non sembra emergere nulla di preoccupante, ma se la situazione la mette in difficoltà o nota un aumento del disagio, può essere utile confrontarsi con un professionista dell’età evolutiva per un sostegno e qualche strategia pratica. Dott.ssa Aurora Corso.
Cara mamma,
da quello che racconti, il tuo bambino sta crescendo in modo coerente con la sua età: parla, interagisce, gioca, imita, comunica. Le paure che descrivi (persone nuove, musica forte, cadute, opposizione al pannolino o alle unghie) sono passaggi frequenti e normali in questa fase dello sviluppo. Non c’è nulla di “catastrofico”: sono tappe che molti bimbi attraversano.
Quello che emerge con forza, invece, è la tua fatica. Sei stanca, piena di ansia, ti senti sola e ogni cambiamento del piccolo ti appare come un problema enorme. Non è il bambino a essere “bloccato”: è il tuo sguardo, oggi, a essere carico di paura. E se la mamma vive tutto come una minaccia, il bambino inevitabilmente lo percepisce.
Il punto quindi non è “cosa ha il bambino”, ma chi sostiene te. Con chi condividi le tue paure? Qual è il ruolo del papà, dei nonni, della famiglia? Senza una rete, è facile sentirsi alla frutta.
Il consiglio è semplice e pratico: oltre al pediatra (che potrà rassicurarti sulla crescita), cerca un confronto con uno psicoterapeuta. Non perché ci sia un problema grave, ma perché oggi sei tu ad avere bisogno di uno spazio di respiro e di forza. Quando la mamma sta meglio, anche il bambino trova più sicurezza.
da quello che racconti, il tuo bambino sta crescendo in modo coerente con la sua età: parla, interagisce, gioca, imita, comunica. Le paure che descrivi (persone nuove, musica forte, cadute, opposizione al pannolino o alle unghie) sono passaggi frequenti e normali in questa fase dello sviluppo. Non c’è nulla di “catastrofico”: sono tappe che molti bimbi attraversano.
Quello che emerge con forza, invece, è la tua fatica. Sei stanca, piena di ansia, ti senti sola e ogni cambiamento del piccolo ti appare come un problema enorme. Non è il bambino a essere “bloccato”: è il tuo sguardo, oggi, a essere carico di paura. E se la mamma vive tutto come una minaccia, il bambino inevitabilmente lo percepisce.
Il punto quindi non è “cosa ha il bambino”, ma chi sostiene te. Con chi condividi le tue paure? Qual è il ruolo del papà, dei nonni, della famiglia? Senza una rete, è facile sentirsi alla frutta.
Il consiglio è semplice e pratico: oltre al pediatra (che potrà rassicurarti sulla crescita), cerca un confronto con uno psicoterapeuta. Non perché ci sia un problema grave, ma perché oggi sei tu ad avere bisogno di uno spazio di respiro e di forza. Quando la mamma sta meglio, anche il bambino trova più sicurezza.
Buongiorno, i bambini possono essere considerati degli"amplificatori" di tutto ciò che succede nella loro sfera personale e nell'ambiente corcostante, in primis la coppia e la famiglia. Darle una spiegazione così, con pochi dati, non è possibile. Io le suggerisco di cercare uno psicoterapeuta che si occupi di infanzia e fare una valutazione del caso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,
le cose che descrive di suo figlio sono abbastanza normali per quella età. Dopo il primo anno di vita il bambino ha una percezione più consapevole di se e di quello che lo circonda, e comincia a farsi sentire quando le cose non gli piacciono. Lei, insieme al papà, lo accompagni serenamente nel crescere e si mostri più sicura e meno preoccupata, vedrà che ne troverà beneficio anche il bambino.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
le cose che descrive di suo figlio sono abbastanza normali per quella età. Dopo il primo anno di vita il bambino ha una percezione più consapevole di se e di quello che lo circonda, e comincia a farsi sentire quando le cose non gli piacciono. Lei, insieme al papà, lo accompagni serenamente nel crescere e si mostri più sicura e meno preoccupata, vedrà che ne troverà beneficio anche il bambino.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
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