Buongiorno, ho 32 anni e per 5 mesi ho frequentato una ragazza di 26 la quale sta vivendo - da quan

18 risposte
Buongiorno,
ho 32 anni e per 5 mesi ho frequentato una ragazza di 26 la quale sta vivendo - da quando aveva 14 anni circa - in una condizione di accudimento invertito: madre che abbandona la famiglia e padre che l’ha relegata in un rapporto morboso al ruolo di moglie surrogata.
Lo stesso schema si è ripetuto più di recente (circa 2 anni fa) alla morte della nonna, per cui si ritrova oggi e dover badare anche al nonno non più completamente autosufficiente.
Questa ragazza soffre inoltre di afefobia in quanto - per sua dichiarazione - da bambina veniva sempre respinta dai genitori ogni volta che cercava abbracci e coccole.
Tutto questo ha portato a sviluppare in lei ansia, eccessiva rigidezza di ragionamento, profondi sensi di colpa e malessere al solo pensiero ipotetico di abbandonare il tetto famigliare (anche solo andando a vivere a pochi chilometri dal padre) e altre fobie legate a ordine, igiene e socialità.
La relazione si è bruscamente interrotta per l’impossibilità di riuscire a trovare qualunque compromesso con questa ragazza, ma non è questo il punto.
Sebbene mi renda conto di quanto sia difficile esprimere un parere sulla base di queste pochissime informazioni, tengo molto a questa persona e vorrei porvi alcune domande per comprendere meglio il suo punto di vista e se possibile aiutarla.
In linea del tutto teorica e sulla base della letteratura nota ad oggi:
1) chi soffre di afefobia, prova maggiore disagio nel momento in cui riceve gesti intimi oppure per il fatto di non riuscire a riceverli come vorrebbe?
2) come si comporterà questa persona con un eventuale figlio: si concederà almeno con lui gesti di intimità oppure risulterà anaffettiva e distaccata?
3) nel caso di accudimento invertito, il partner e l’eventuale nucleo famigliare che questa persona si creerà, saranno sempre relegati ad un ruolo marginale rispetto al genitore accudito?
4) poiché questa persona risulta conscia di tale situazione e considerata l’età di 26 anni, è ancora possibile intraprendere un percorso con uno specialista?
Grazie fin da ora per la pazienza e disponibilità ad analizzare il caso.
Saluti
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto ed altresì aiutarla a utilizzare un dialogo interno ricco di parole costruttive. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL

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Salve, la condizione è certamente da approfondire. L'unica strategia per la sua compagna sarebbe quella di intraprendere un percorso personale. E' chiaro che deve essere lei a sentire la necessità. Il futuro è imprevedibile, e non esiste certezza su cosa accadrà con un figlio e via dicendo. Si può agire solo nel presente incamminandosi verso il prendersi cura della propria vita, il primo passo è una psicoterapia, Così in futuro potrà esserci la possibilità di fare scelte diverse e migliori per se stessa.
Rimango a disposizione se volesse scrivermi o contattarmi.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Buongiorno! è evidente che tiene molto a questa persona e capisco la sua preoccupazione e le molte domande; forse anche la frustrazione per non poter fare di più per lei. il punto però è che dovrebbe essere la sua compagna a intraprendere un percorso personale per approfondire tutti questi aspetti, a patto che lei stessa sia motivata e interessata a farlo.
Cordiali saluti! Dott.ssa Claudia Nalin
Buonasera, certamente potrebbe intraprendere un percorso psicologico dove lavorare sulle sue problematiche e sui suoi pensieri. È altresì fondamentale, però, che sia lei stessa a volerlo. Non so se voi abbiate ancora contatti, però potrebbe parlare con lei magari di questa possibilità.
Resto a disposizione per qualunque chiarimento, un caro saluto dottoressa Paola De Martino
Buongiorno,
credo che la mia risposta possa essere deludente rispetto a quanto a chiesto.
Posso rispondere soltanto alla domanda 4 e si, sarebbe possibile e anche molto utile che questa persona possa rivolgersi ad uno specialista.
Rispetto alle altre domande potrei solo portarle delle statistiche, ma la signola persona è altra cosa e come evolverà la sua vita, i suoi rapporti, le persone più o meno 'riparative' che incontrerà, non credo sia possibile prevederlo.

Le auguro una buona giornata
Gianpaolo Bocci
Buongiorno, la sua preparazione e la sua ricerca di risposte ai mille dubbi che accompagnano il suo vivere questa relazione sono più che legittimi e comprensibili. Il problema è che purtroppo parlare di afefobia o di accudimento invertito non corrisponde esattamente ad uno schema rigido di comportamento dal quale si possono prevedere gli atteggiamenti futuri con esattezza. Ciò che avverrà in futuro dipenderà molto dalle relazioni che instaurerà, dalla possibilità di elaborare le sue difficoltà e magari di affrontarle e farsi aiutare con un percorso personale. Cero che è ancora in tempo l'importante è che sia lei stessa a volerlo.
Cordialmente
Dott.ssa Loredana Luise
Buongiorno, da ciò che racconta ha vissuto una relazione dolorosa che l'ha portata all'allontanamento come unica soluzione, per questo mi chiedo perché per lei sia così urgente e prioritario dare aiuto alla sua ex partner senza soffermarsi su se stesso. Le consiglio di provare a darsi spazio anche lei e intraprendere un percorso che le consenta di elaborare i suoi vissuti e le sue emozioni nonché le sue modalità relazionali e la sua tendenza ad aiutare l'altro come modalità difensiva per non fermarsi su di sé.
Ciao,
Ho letto con attenzione ciò che ha scritto.
L’afefobia è stata accertata?
Leggendo, ciò che affermo quasi con insistenza è che la ragazza debba rivolgersi a uno specialista, credo ne abbia bisogno.
In secondo luogo credo che sia giusto chiedersi quanto la faccia soffrire questa situazione e sulla base della risposta, richiedere un consulto con uno specialista e insieme costruire un percorso di crescita individuale e, se le condizioni lo permetteranno, con la ragazza da lei menzionata.
Resto a disposizione.
Gentile utente di mio dottore,

la ragazza che lei per diverso tempo ha frequentato viene da una storia di forti deprivazioni affettive ed emotive ed inoltre non ha mai avuto la possibilità di poter vivere la gioventù e la fanciullezza in maniera spensierata come capita spesso magari a moltissime persone. L'assenza di un lavoro su di se potrebbe rappresentare un fattore di rischio in toto per la salute e l'integrità di questa persone e quindi anche per tutte le persone che faranno parte della sua vita. E' inevitabile tutto questo, soprattutto quando si viene da storie cosi dolorose e profondamente traumatiche. Si percepisce quanto tenga ancora a questa persona, e l unica che cosa che potrebbe fare è spronarla ad intraprendere un percorso di psicoterapia, ne varrebbe della sua vita.
In bocca al lupo per tutto!!
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buona sera, dopo aver letto con attenzione ciò che lei racconta, a costo di risultare ridondante, l'unica cosa che posso suggerirLe è di rivolgersi ad un\una specialista; questa ragazza presenta una situazione familiare molto complessa alla quale è possibile approcciarsi con una terapia familiare.
Resto a disposizione qualora avesse ulteriori dubbi
Cordialmente
Dott.ssa Carlotta Cuvello
Salve, ho l'impressione di aver già letto e risposto a questa richiesta. Tuttavia nel caso mi sbagliassi, capisco la sua preoccupazione per la persona che ama ma deve essere la signora a doversi porre certe domande e sentire il desiderio di affrontare i disagi descritti trovando le giuste risposte. Lei può suggerirle di parlarne con uno psicologo ma usando le giuste parole per non suscitare una reazione di rifiuto e ostile. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Gentile utente, dal suo messaggio appare chiaro quanto tenga a questa persona e quanto grande sia il suo desiderio di aiutarla, ma forse anche di voler capire se è il caso di tutelare sé stesso da una situazione in cui teme di non essere messo al centro delle attenzioni e degli affetti di questa ragazza, possibile futura moglie/madre.
Alle sue domande posso rispondere concordando con i colleghi nel ritenere un percorso di psicoterapia uno strumento prezioso per poter comprendere meglio sè stessi e cercare di modificare quelle modalità che si tende a mettere in atto costantemente nelle relazioni, anche se poi risultano disfunzionali.
Resto a disposizione per approfondimenti.
Cordiali saluti, Dott.ssa Pamela Cornacchia
Buonasera

Mi sembra che le sue domande sottintendano la domanda più generale : E' possibile modificare i cliché relazionali di un individuo ? La risposta può essere affermativa se questo individuo è disposto ad intraprendere un percorso psicoterapico di un certo tipo e se è motivato a lavorare su di sé.
Resto a Sua disposizione per eventuali chiarimenti.
Saluti
Dott.ssa Claudia Castellani
Salve,
dovrebbe consigliare un percorso psicologico dove approfondire le problematiche riportate. Iniziando il percorso psicologico potrebbe gestire diversamente le relazioni.
Non percepisco nella sua lettera nessun coinvolgimento emotivo. Lei ne fa una questione prettamente accademica. E non parla minimamente di sé! Mi chiedo per quale ragione.
Gentile utente si percepisce da quello che scrive la sua sofferenza e la voglia di aiutare questa persona cara. Tuttavia alle domande poste è difficile rispondere perché sarebbe necessario un approfondimento con la persona in questione. Di certo non è troppo tardi per rivolgersi ad uno specialista data la giovane età, ma è fondamentale che sia essa stessa motivata a risolvere i problemi. L'unica cosa che mi sento di dirle è che le relazioni con i membri della famiglia sono fondamentali per la costruzione della nostra personalità e se tali legami sono in qualche modo disfunzionali avranno un impatto su tutte le relazioni future che siano di natura affettiva, amicale, genitoriale, lavorativa. Pertanto quello che può fare lei è limitato al sollecitare la ragazza a intraprendere un percorso di cura.
Cordialmente, dott. Sassi.
Buonasera e grazie per averci esposto i suoi dubbi e le sue domande. E' francamente difficile poter dare una risposta univoca e precisa ai suoi interrogativi perchè dietro ad uno stesso sintomo o comportamento o pensiero si nascondono percorsi soggettivi estremamente variegati. Per questo ogni risposta o previsione sarebbe un azzardo. Qualora, invece, lei desiderasse uno spazio in cui ascoltarsi ed in cui sentirsi ascoltato al fine di poter approfondire i suoi vissuti ed il suo sentire, resto a sua disposizione anche per dei colloqui online. Cordialmente, dott. Andrea Brumana
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Buonasera, i punti che lei ha enucleato rispecchiano le sue legittime paure. Se questa ragazza non sente l'esigenza di farsi aiutare, lei non può fare niente di più di ciò che immagino abbia già fatto. Non può sostituire le azioni di un professionista in una situazione così complessa. Il ruolo che ricopre rispetto alla famiglia di origine renderà difficoltoso il distacco verso un nucleo familiare proprio e ben distinto. Per le restanti domande, è difficile dare una risposta perché bisognerebbe conoscere molto bene la ragazza in questione. Spero di esserle stata utile.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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