Buongiorno. Dovrei iniziare un percorso psicologico verso giugno, ma nel frattempo non riesco a star

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Buongiorno. Dovrei iniziare un percorso psicologico verso giugno, ma nel frattempo non riesco a stare senza parlare con qualcuno e ricevere qualche risposta perché mi sembra di impazzire. Mi rivolgo allo psicoterapeuta sono essenzialmente due: il timore di essere la parte tossica della relazione e la paura che questo derivi da un qualche tipo di disturbo dell’umore, in particolare quello Borderline. Mi spiego meglio: sono uscita da una relazione tossica durata quasi 5 anni nel 2021, ma nel 2022, a dispetto dei miei programmi, ho incontrato un’altra persona con cui ho instaurato un rapporto bellissimo in cui io mi sforzo giorno dopo giorno di non far uscire quella parte di me che tende a instillare nel partner sensi di colpa e inadeguatezza. Nella precedente relazione il soggetto “tossico” era il mio ex, effettuava continuamente violenza psicologica e mi aveva tenuto in una bolla da cui non riuscivo a emergere. C’erano situazioni violente da parte sua inizialmente a cui io, non esente da colpe, ho risposto con altrettanta violenza. Poi c’è stato il rovescio della medaglia: dopo avermi “educato” alla violenza, lui ha cessato quella fisica e si è comportato come vittima della situazione ogni qual volta io risolvevo il conflitto con le mani, unico modo che mi sembrava efficace. La relazione è finita nel momento in cui la violenza psicologica che questo ragazzo perpetrava su di me ha iniziato a rivolgerla a mio fratello, soggetto già psicologicamente fragile. Fragilità di cui lui si approfittava. Con il nuovo ragazzo ho cessato ogni tipo di interazione simile, non ho alcun istinto di usare le mani, cosa che interpreto come positiva e indice che i miei comportamenti antecedenti fossero una sorta di meccanismo di autodifesa. Se interrompevo le discussioni violentemente non dovevo subire le sue manipolazioni.
Quello che però temo possa rovinare il mio rapporto attuale, per me talmente bello che ho il terrore di stare guastando, è il costante bisogno di attenzioni che io richiamo lamentandomi, non facendo sentire quello che mi dà come abbastanza e innescando un senso di inadeguatezza e frustrazione nell’altro. Questo non succede spessissimo, ma quelle volte in cui avviene io mi arrabbio moltissimo, ingrandisco enormemente un problema e genero una discussione che finisce quasi sempre in lacrime e pianti. Per quanto non sia frequente, ho notato che siano episodi ciclici, preceduti da periodi in cui io sto benissimo e sono di buon umore, di solito perché queste “discussioni” mi danno delle conferme da parte sua di cui ho bisogno ogni tanto. Provo una sensazione di piacere emotivo quando vedo che il mio ragazzo inizia a piangere non perché io sia riuscita a prevaricarlo, so che quello non è il mio obbiettivo, ma in quanto so che lui esternerebbe il timore che io possa lasciarlo, dimostrando al tempo stesso che abbiamo sia le stesse paure che gli stessi sentimenti l’un per l’altro. Le sue azioni, la sua presenza, il suo aiuto sarebbero sufficienti per una persona “normale”, ma per me no. Io ho bisogno di questi meccanismi, sento che quando sta per arrivare quel momento in cui devo innescarli non riesco a resistere, sono come una droga.

Un’altra cosa che non riguarda strettamente la mia relazione sono i miei pensieri ossessivi. Mi ossessiona la ex del mio fidanzato verso la quale mi sento inferiore fisicamente e anche il pensiero di suoi due amici verso cui sento che proietto la mia rabbia. Sono due persone che incarnano ciò che più odio della società, una moglie dalla mentalità antica che si occupa esclusivamente della casa, estremamente paesana e bigotta e un marito dichiaratamente omofobo. Nei miei pensieri discuto con loro e li critico aspramente, ma questo immaginario si ripete ogni giorno. Questi pensieri assillanti sento che mi stanno portando alla follia.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buonasera, credo che il dubbio di essere "tossica" probabilmente è associato al suo timore di perdere la relazione con una persona che stima ma le cui attenzioni, in certi momenti, non sono sufficienti per lei. È come se una manifestazione di dolore sia la misura di un valore aggiunto alla sua persona, chissà che non colmi certi vuoti profondi di amor proprio. Fa derivare questi "circoli viziosi" ad un eventuale disturbo borderline. In realtà, al di là, dell'etichetta diagnostica, ogni disturbo deriva dalla propria storia personale, soprattutto familiare. È importante che esplori questi suoi bisogni e li colleghi alle radici da cui sono nati. Le auguro di intraprendere a breve il suo percorso onde evitare che la situazione si cronicizzi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Caro utente, la situazione da lei descritta non è facile da sopportare psicologicamente ed emotivamente. Sembrerebbe che lei abbia dei vuoti emotivi da colmare, ma non avendo strumenti funzionali da attivare, cerca di sopperirli con strategie disfunzionali che la portano a vivere sempre nella paura della perdita e dell'abbandono. Attenzione a mettere in atto queste strategie perché la porteranno sempre di più a concretizzare l'idea profonda che ha di sé stesso, ovvero l'impossibilità di essere amato, e di quello che lei si merita, l'aggressività. Forse perché è abituato a sperimentare le relazioni significative con questi sentimenti di rabbia e di oscillazione tra amore e odio (?)
E poi, i pensieri svalutanti nei confronti di questi amici del suo ragazzo le servono per sentirsi migliore in qualche modo? Come se togliendo a loro, lei guadagnasse rispetto per sé stesso? Vorrebbe tutte le attenzioni del suo ragazzo per sé e quindi tenderà a svalutare gli amici in modo da rivivere la "bolla" in cui forse è abituato a viversi le sue relazioni più intime?
Sono domande che affronterà nella sua terapia che inizierà a Giugno.
Per cui le auguro di tenere duro fino ad allora, di avere tanta volontà per affrontare sé stesso e i suoi timori.
Le mando un caro saluto,
Dr.ssa Lucia Marzano
Buongiorno. Sono felice per lei che abbia preso la decisione di farsi aiutare, sono certa che riuscirà a dipanare i pensieri che la affliggono. Nel frattempo faccia attività manuali e fisiche in modo da spostare l'energia così pressante dai pensieri al resto del corpo. In bocca al lupo.
Dr.ssa Rosa Defilippis Psicoterapeuta umanista-bionergetica
Gentile Utente, la rabbia che prova quando non trova corrispondenza tra i suoi bisogni e la disponibilità-comprensione da parte del suo partner in particolare e di altri più in generale, è probabile sia una conseguenza della mancata sintonia con le figure di riferimento nella sua infanzia ed è per questo che una psicoterapia la può aiutare a desensibilizzare ed elaborare i vecchi traumi e a trovare nuovi schemi relazionali più adattivi e soddisfacenti per lei. Mentre ciò che lei chiama ossessioni, sono più pensieri su cui si fissa per trovare un capro espiatorio, un nemico su cui sfogare tale rabbia. Tutto questo lo può portare in terapia come materiale su cui lavorare. Un cordiale Saluto
Dott.ssa Marina Bonadeni
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La situazione che descrive è molto complessa e, anche dalla sua richiesta, si evince una quota di impulsività notevole. E' sicura di essere stata "educata alla violenza" dal suo ex partner? La sua rabbia, con una certa probabilità, ha radici molto più antiche che, come è ovvio, andrebbero esplorate a fondo. Giugno è vicino: pazienti e si affidi.
Buongiorno, difficile interpretare correttamente tutte queste informazioni che richiederebbero analisi un pò più complesse. Non credo che si possa affermare con certezza di essere stata educata alla violenza, più probabilmente ha scelto un comportamento dopo averlo sperimentato in quanto predisposta a tale modalità. Il problema sembra comunque secondario rispetto ai bisogni che cerca di soddisfare. Questi dovrebbero essere il focus iniziale della terapia.
Gentile utente di mio dottore,

sarebbe importante esplorare questi suoi bisogni. E' importantissimo per lei farsi aiutare, ed è molto probabile che riuscirà a trovare respiro dai pensieri che la affliggono. Nel frattempo provi a distrarre la sua attività mentale facendo cose svariate sino a che non inizierà il percorso terapeutico.
In bocca al lupo per il suo futuro.
Cari saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno,
leggo notevole consapevolezza del suo funzionamento e già questo è un buon unto di partenza poichè dalle sue parole emerge una capacità autocritica che sicuramente l'aiuterà nel suo percorso psicoterapeutico. Lavorando su se stessa riuscirà ad instaurare una relazione più serena in quanto queste altalene emotive di cui parla, seppur fonte di rassicurazione e di "adrenalina", hanno una dose di distruttività.
Un caro saluto
Dott.ssa Aurora Moriggi
Buon giorno, lei descrive il quadro del suo funzionamento che è complesso e con le importanti conseguenze sulle sue relazioni intime. E' estremamente probabile, che questo tipo di funzionamento abbia le radici profonde nella sua storia nell'età di sviluppo e che coinvolga la percezione e la visione di se stessi e degli altri, come anche le dinamiche legate all'attaccamento con le persone significative della sua vita. Ha ragione, per poter cambiare queste dinamiche perchè possano diventare più funzionali anzichè distruttive delle sue relazioni, la soluzione indicata è quella di un percorso psicoterapeutico. Allo stesso tempo sono convinta, che la consapevolezza che lei ha della sua problematica e la disponibilità all'autocritica, sono dei buoni presupposti per fare un valido percorso con il risultato di farla stare bene con se stessa e con gli altri. Con i miei più cordiali saluti. Dott.ssa Jarmila Chylova
Buongiorno, lei ha preso la decisione di farsi aiutare, dimostra di avere una forte motivazione a iniziare un percorso terapeutico ed è disposta a mettersi in gioco. Sono ottimi presupposti per superare le sue difficoltà relazionali e raggiungere gli obiettivi obiettivi che si è posta. La situazione che descrive è complessa, non è facile dare delle indicazioni precise senza un confronto diretto. In ogni caso credo che sia importante prima di tutto andare oltre il concetto di "tossico" e "normale". Le emozioni che lei prova in determinate situazioni sono difficili da gestire e la inducono ad assumere un comportamento poco funzionale, che genera sofferenza, ma questo non significa che lei non sia "normale" o che sia una persona "tossica" non sia in grado di reagire diversamente. Tutti noi impariamo a vivere e gestire le relazioni affettive sulla base delle nostre prime esperienze di vita ma ciò che abbiamo appreso non sempre si rivela adeguato e utile al nostro benessere nell'età adulta. A volte è necessario rivedere le dinamiche relazionali che regolano la nostra affettività, la psicoterapia è un ottimo strumento per farlo, sono certa che la aiuterà a risolvere i problemi che lei ha esposto. Un cordiale saluto. Dott.ssa Claudia Cenni
Buongiorno
la situazione è complessa ma chiara: difficoltà di relazione in coppia, le cui cause verranno affrontate nel percorso di psicoterapia che farà a breve.
La necessità di farlo mi sembra lei la conosca già, la fretta di trovare risposte è evidente dal suo chiedere a noi cosa fare. Credo che rispettare i tempi di attesa possa essere un esercizio utile, le auguro d riuscire a entrare in alleanza con il suo terapeuta e ad affidarsi.
Io lavoro anche on line con esercizi di scrittura emotiva e mindfulness se avesse ancora bisogno di me.
Dott.ssa Sarah Grisiglione
Buongiorno signora
mi sembra che lei porti una situazione dove le pare che certi modelli relazionali vengano attivati in una relazione intima di coppia; questi modelli la fanno star male, sembra non sentire come appagante la relazione.
Bisogna fermarsi e "guardarli" un po',cercando di avvicinare le emozioni che prova, gli stimoli che la attivano, i pensieri che aumentano la riflessione e quelli che sembrano portarla ora od in passato ad azioni in cui sembra non riconoscersi completamente(es, la violenza subita od agita); credo che possa essere opportuna la decisione da lei presa di chiedere una consultazione ad un professionista in cui potrà prendere del tempo anche per collegare aspetti di sè presenti ad eventuali questioni del passato. Buon lavoro
dott.ssa Nicoletta Balestra
psicologa clinica, psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico,
Buongiorno, il suo è un argomento da articolare approfonditamente in sedute di psicoterapia. Il fatto che lei ne abbia consapevolezza è un ottimo inizio.
A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dott.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Salve, sembrerebbe che per evitare l’abbandono utilizza strategie disfunzionali che al momento sembrano non esserle più utili per vivere serenamente la sua relazione.
Iniziare un percorso di psicoterapia la aiuterà a comprendere meglio il suo funzionamento cognitivo, emotivo ed interpersonale.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa

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