Buonasera. Sono un uomo di 44 anni che da circa 12 anni ha iniziato a soffrire di ansia. In verità

24 risposte
Buonasera.
Sono un uomo di 44 anni che da circa 12 anni ha iniziato a soffrire di ansia.
In verità, dopo circa tre anni di episodi sporadici, sono stato 7 anni senza quasi nessun episodio.
Nell’ultimo anno e mezzo, però, l’ansia si è rifatta viva più forte, con alcuni episodi di attacchi di panico.
Ho cercato di gestirla sempre da solo, a parte un breve percorso di counseling, e senza l’aiuto di farmaci particolari (assumo raramente Levobren avendo somatizzazione stomatica).
Cerco sempre di trovare rassicurazioni attraverso ragionamenti che, almeno fino ad oggi, mi hanno permesso di affrontare la mia quotidianità senza troppi problemi
Ora, però, sento di essermi incanalato in un vicolo cieco.
Perché ho capito che in fondo l’unica, o quantomeno la più forte, causa della mia ansia è proprio la paura di rivivere quelle giornate in cui il cervello alimenta ansia ad ogni pensiero, rendendomi la giornata lavorativa un incubo e portando il mio stomaco a bruciare fortemente.
Me ne accorgo dal fatto che basta un piccolo pensiero per scatenare un attacco d’ansia. Anche se ho notato che la gravità degli effetti scatenanti non è sempre la stessa. Ci sono periodi in cui l’ansia svanisce da sola senza troppi problemi e giorni in cui si attacca addosso fino alla sera.
Fortunatamente, dopo cena, l’ansia va via magicamente lasciandomi delle sere spensierate e lasciandomi dormire abbastanza bene.
La paura che mi è presa negli ultimi giorni e che mi ha indotto a ricercare un aiuto concreto, è che penso sia impossibile interrompere questo auto monitoraggio capace di far scattare quest’ansia così forte.
Nè, tantomeno, riesco ad immaginare un modo per placare l’ansia quando è così forte. Finora, ho provato ad applicare le più svariate tecniche di respirazione e altre strategie di rilassamento trovate su internet, ma nessuna è stata capace di frenare l’onda di un attacco d’ansia forte.
Mi sento scoraggiato in questo momento.
Grazie per l’attenzione.
Buonasera,
da quello che scrive si percepisce quanto questa situazione le pesi e quanto abbia cercato, con grande impegno, di gestire da solo ciò che prova. La consapevolezza che descrive è importante: riconoscere la paura di “rivivere l’ansia” come uno dei fattori che la alimentano è già un passo significativo.
Molte persone che sperimentano ansia da tempo entrano in un circolo in cui la paura dell’ansia stessa diventa il principale motore del disagio. Si inizia a monitorarsi costantemente, a “controllare” ogni sensazione o pensiero, e questo controllo continuo finisce per tenere l’ansia sempre attiva.
Credo che un percorso psicologico strutturato, più mirato , le sarebbe utile. L’obiettivo non sarebbe eliminare subito l’ansia, ma imparare a modificare il modo in cui la affronta, riducendo il controllo e ricostruendo fiducia nel proprio equilibrio interno.
In terapia, si lavora spesso su tre livelli:
riconoscere e accettare le sensazioni fisiche dell’ansia senza combatterle
comprendere i pensieri automatici che alimentano la paura;
sperimentare nuove modalità di risposta, più flessibili e meno difensive.
Le tecniche di rilassamento o respirazione sono strumenti utili, ma da sole non bastano se non sono inserite in un percorso che affronti anche il significato che l’ansia ha per lei e il modo in cui la interpreta.
Non è una situazione senza via d’uscita. Con l’aiuto giusto, può imparare a interrompere il circolo della paura dell’ansia e tornare a sentirsi più stabile e sicuro. Se se la sente, questo è il momento giusto per farsi accompagnare.

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Dott.ssa Federica Lanzafame
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, grazie per la sua condivisione.
L'ansia potrebbe essere un sintomo che comunica grazie al suo corpo che è il momento di affrontare qualcosa che è più in profondità.
Le tecniche di respirazione e rilassamento possono essere valide se supportate da un percorso con un professionista.
In questo suo specifico caso mi sento di consigliarle l'approccio ipnotico che ha un'efficacia sui sintomi ansiosi e gastrici.
Rimango a disposizione
Cordialmente, Dott.ssa Lanzafame
Dott.ssa Beatrice Merolla
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buonasera, mi dispiace molto per quello che si trova a vivere, non deve essere facile parlarne e trovare le giuste parole. L’ansia, specialmente quando si manifesta da molto tempo e alterna periodi di calma ad altri più intensi, tende a creare un “circolo” in cui la paura dell’ansia stessa diventa il principale motore del malessere. È comprensibile che questa ipervigilanza alimenti ulteriormente la tensione, dando la sensazione di essere intrappolato in un meccanismo difficile da interrompere. È importante tenere a mente che l'ansia può diminuire, si può imparare a gestirla. Un buon supporto psicologico associato ad una terapia farmacologica che tenga a bada la sintomatologia più invalidante potrebbero sicuramente aiutare. Spero possa trovare la sua direzione e un valido aiuto. Un caro saluto BM
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera,
dalle sue parole emerge un percorso molto lucido e consapevole rispetto alla sua esperienza con l’ansia. È evidente che ha imparato a conoscerla nel tempo, riconoscendone le fasi, i pensieri che la alimentano e persino i momenti della giornata in cui tende ad attenuarsi. Questa consapevolezza è già un importante punto di partenza, anche se al momento le sta generando un senso di frustrazione e scoraggiamento.
Quello che descrive — la paura della paura, ossia la preoccupazione costante di rivivere gli stati d’ansia — è un meccanismo molto comune nei disturbi d’ansia e di panico. Si crea un circolo vizioso: il timore di stare male diventa esso stesso il principale fattore scatenante dei sintomi. In questi casi, il sistema di “auto-monitoraggio” che lei cita diventa iperattivo, portando il cervello a restare in allerta e il corpo a reagire con sintomi fisici (come il bruciore di stomaco o la tensione muscolare).
È comprensibile che tecniche di respirazione o rilassamento trovate online possano non bastare: spesso queste strategie, se usate senza una guida, rischiano di non agire sulle radici del problema, ma solo sui sintomi momentanei. In realtà, l’ansia cronica o gli attacchi di panico richiedono un percorso terapeutico strutturato, che permetta di:


comprendere i meccanismi che mantengono l’ansia nel tempo;


imparare a gestire i pensieri anticipatori e il controllo mentale eccessivo;


intervenire sul rapporto tra corpo e mente, ad esempio attraverso tecniche basate sulla Mindfulness o sull’approccio cognitivo-comportamentale;


elaborare eventuali eventi o vissuti che, nel tempo, hanno contribuito a rendere più vulnerabile il suo sistema emotivo.


Spesso, un percorso di psicoterapia consente di ridurre progressivamente la paura dell’ansia stessa, imparando a riconoscerla, accoglierla e gestirla senza che diventi più un ostacolo alla quotidianità.
Le consiglio quindi di rivolgersi a uno specialista, per valutare insieme quale tipo di intervento possa essere più indicato per lei. Un supporto professionale può davvero aiutarla a uscire da questo “vicolo cieco” e a ritrovare un equilibrio più stabile e sereno.

Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Margherita Renna
Psicologo, Psicologo clinico
Seregno
Buonasera,
capisco quanto possa essere faticoso convivere con questi episodi d’ansia, dopo che per tanti anni ha provato a gestirla in modo autonomo. Spesso non è tanto l’ansia in sé a spaventare, quanto il timore che possa tornare. Le tecniche di rilassamento trovate online possono offrire un sollievo temporaneo, ma spesso non bastano se non si comprendono a fondo le cause che generano e mantengono l’ansia. Inoltre, senza la guida di un professionista, può essere difficile capire quali strategie siano davvero adatte a sé e come possano essere applicate in modo efficace.
Un percorso psicologico approfondito permette proprio di esplorare queste cause e costruire strumenti personalizzati per gestire meglio l’ansia in modo da ridurre progressivamente l’impatto che ha sulla sua quotidianità.
Non si scoraggi, con il giusto supporto è possibile stare meglio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Margherita Renna
Dott.ssa Lucia Trentadue
Psicoterapeuta, Psicologo
Milano
Buonasera,
l'ansia e lo stress quotidiano sono tra i principali fattori di rischio per il benessere psicofisico, e uno degli organi più colpiti è lo stomaco.
Prima di considerare l'ansia come causa dei disturbi gastrointestinali, è essenziale escludere problematiche organiche.
E' importante comprendere che il mal di stomaco per ansia può essere considerato una reazione normale del corpo di fronte a una situazione stressante.
Una condizione di stress emotivo si presenta quando viviamo un difficile rapporto con l'ambiente esterno, percepito come conflittuale e ostile.
L'ansia e il mal di stomaco spesso vanno di pari passo, creando un binomio da non sottovalutare. Lo stress e le preoccupazioni quotidiane, come in questo caso, possono compromettere il benessere dello stomaco.
Per ridurre l'ansia è consigliato praticare tecniche di rilassamento, inoltre è importante creare una routine quotidiana che includa momenti di relax e tempo per se stessi.
Dai ascolto ai tuoi reali bisogni: i disturbi allo stomaco sono spesso il risultato di qualcosa che non funziona nella nostra vita, perchè non stiamo seguendo il percorso adatto a soddisfare le nostre vere esigenze.
Dedicarti ad attività ricreative come la musica, la scrittura, la pittura, l'attività fisica, può essere un ottimo modo per esprimere e affrontare sentimenti complessi e prendere il contatto con i tuoi bisogni profondi
Dott.ssa Laura Elsa Varone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,

La ringrazio molto per la fiducia con cui ha scelto di condividere un’esperienza così personale e, soprattutto, per il coraggio con cui sta affrontando questo momento di profonda incertezza. Il suo racconto è lucido e dettagliato, un aspetto che, dal punto di vista clinico, è già un punto di forza prezioso per un futuro percorso.

Vorrei innanzitutto dirle che comprendo perfettamente il senso di scoraggiamento e di intrappolamento che descrive. Quello che lei sta vivendo è un meccanismo molto comune e, purtroppo, potente dell'ansia e degli attacchi di panico, noto in gergo come il "circolo vizioso dell'ansia" o la "paura della paura". Lei ha centrato il punto chiave in modo magistrale: Il motore dell'ansia attuale non è un problema esterno, ma la paura di rivivere l'ansia stessa. Il suo cervello ha imparato, attraverso l'esperienza degli attacchi passati, a mettere in atto un continuo automonitoraggio (o ipervigilanza).

Ogni piccola sensazione fisica (un battito cardiaco accelerato, il bruciore allo stomaco - la sua somatizzazione) o pensiero negativo viene interpretato come il segnale di un imminente attacco, scatenando di fatto l'attacco stesso.

Il fatto che l'ansia svanisca magicamente la sera, quando gli impegni e le preoccupazioni della giornata lavorativa calano, è un'ulteriore conferma che questo meccanismo è strettamente legato al carico cognitivo e all'iper-controllo che lei applica durante il giorno. Il fatto che lei abbia riconosciuto di essere in un "vicolo cieco" e stia cercando un aiuto concreto è il primo e più importante passo per uscirne.
Le suggerisco vivamente di intraprendere un percorso psicoterapeutico strutturato in questo momento, per agire su due livelli:
Livello Strategico (Breve Termine): Un approccio come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) o la Terapia Strategica Breve è particolarmente efficace per trattare l'ansia e il panico. L'obiettivo sarà quello di:
Mettere in discussione l'ipervigilanza: Lavorare sull'interpretazione catastrofica dei suoi sintomi fisici e dei suoi pensieri.
Esporsi e Accettare: Imparare, gradualmente e in un ambiente sicuro, a non lottare contro le sensazioni d'ansia, ma ad accettarle e lasciarle fluire. In questo modo, l'ansia perde il suo potere di spaventarci e, di conseguenza, diminuisce.
Livello Profondo (Medio-Lungo Termine): Capire perché questo meccanismo di controllo si è riacceso con tanta forza nell'ultimo anno e mezzo, dopo 7 anni di quiete. L'ansia, come lei sa, spesso parla di bisogni inespressi o conflitti irrisolti.

Lei ha già dimostrato una grande capacità di analisi e di gestione in passato. Ora è il momento di un cambio di strategia, passando dal tentativo di controllo solitario a un lavoro condiviso con un professionista che possa fornirle gli strumenti specifici per disinnescare la "paura della paura".

Non si senta scoraggiato. La sua lucidità è la risorsa principale per superare questo momento. Le assicuro che è possibile imparare a gestire questo "auto monitoraggio" e ritrovare giornate lavorative e una quotidianità più serene.

Le auguro il meglio in questo percorso.
Gentile utente buongiorno,
grazie per aver condiviso le sue difficoltà e il suo stato d'animo.
L'ansia è un fenomeno mentale subdolo, capace di trovare sempre nuove vie per manifestarsi. Quando non ha elementi esterni a cui attaccarsi, rivolge il suo sguardo minaccioso all'interno, sui pensieri e sulla memoria. Ma può, addirittura, auto-alimentarsi, come nel suo caso, creando un loop mentale in cui si ha paura di avere ansia...l'ansia dell'ansia.
Lei è sicuramente molto esperto della sua ansia. La conosce, l'anticipa qualche volta, altre volte la sopporta, in altri casi tenta invano di lottare contro la sua presenza. Ma è sempre lì, in allerta, cercando segnali della sua presenza e provando le contromisure che ha imparato nel tempo o che ha cercato su internet.
Non c'è dubbio che la qualità della vita quotidiana risenta di tutto ciò in modo considerevole. Ed è facile abbattersi e sentirsi impotente, con il rischio di restare in balia del proprio disturbo.
Le voglio fare una metafora per intendere l'ansia in modo diverso: l'ansia è come la nebbia. Quando camminiamo o guidiamo nella nebbia, ci sembra che intorno ci sia solo nebbia; è inutile alzare i fari, la luce rifrange sulla nebbia stessa; se rallentiamo rischiamo di essere tamponati; se acceleriamo per superarla, creiamo pericolo per noi stessi e gli altri, ma la nebbia sarà ancora lì. Non ci fa vedere la realtà, la nasconde e la trasforma, rendendola spaventosa...proprio come l'ansia.
Certo, possiamo fermarci e aspettare che la nebbia si diradi. Funziona, così come funziona nel suo caso aspettare la sera, momento della giornata in cui l'ansia scompare. Ma questo è sempre possibile o conveniente? Vivere nell'attesa, impotenti e soggiogati?
Qual è allora la soluzione? Diventare bravissimi a guidare con la nebbia! Imparando che la nebbia è lì per un motivo, che ha la sua ragion d'essere, che fa parte di quel tratto di strada da percorrere(di quel momento della giornata, o di quel momento di vita), ma questo non deve evitarci di proseguire verso i nostri traguardi. Con consapevolezza, adagio, anticipando certe manovre, inviando certe segnalazioni e captando altre dall'esterno, sempre in grado di muoversi in avanti, finché la nostra vista sarà molto più acuita e capace di vedere attraverso la nebbia, o di non vederla più addirittura.
Vincere l'ansia è possibile se si smette di lottare contro di essa, se si smette di aspettare che vada via da sola, se si smette di rimanere impotenti alla sua schiavitù.
Si vince l'ansia accettando che sia quello che sia, un fenomeno mentale che maschera, amplifica e catastrofizza la realtà, ma che non ha nulla a che fare con la realtà stessa, ed è solo nella nostra testa. Ma la testa è nostra e allora l'ansia è qualcosa che si può imparare a dominare, smontandola della sua forza, spuntando le sue armi, evitando che diventi nebbia impenetrabile per la nostra mente.
Spero che questo esempio abbia portato una nuova prospettiva e una nuova motivazione a liberarsi di questo fardello.
Se lo desidera, posso aiutarla in questo percorso, strutturando sia il modo di utilizzare la mente di fronte alle situazioni ansiogene, sia adottando comportamenti funzionali al navigare in acque tempestose. Mi contatti pure per un colloquio conoscitivo.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Valentina Vaglica
Psicologo, Psicologo clinico
Castel Gandolfo
L’ansia, soprattutto quando torna dopo un periodo lungo di benessere, può essere profondamente destabilizzante: mette in dubbio la propria stabilità, la fiducia nelle proprie risorse interne, la sensazione di controllo sulla vita quotidiana.
Dalle sue parole emerge chiaramente un punto centrale: oggi non teme qualcosa di esterno, ma l’ansia stessa. È come se il suo sistema nervoso avesse registrato l’attacco di panico come un’esperienza da evitare a ogni costo e fosse rimasto ipervigile, costantemente in allerta per intercettare anche il minimo segnale interno. Questo monitoraggio continuo, che nasce come forma di protezione, finisce però per alimentare proprio ciò che vuole prevenire. L’ansia diventa paradossalmente la conseguenza dello sforzo di evitarla.
È importante riconoscere che, nonostante la sofferenza, lei ha dimostrato negli anni una notevole capacità di adattamento: la sua vita non si è fermata, nelle ore serali riesce a ritrovare calma e dorme bene. Questo ci dice che nel suo organismo c’è ancora una forte competenza nel ritornare all’equilibrio: non ha perso la capacità di stare bene, ma c’è una parte di lei che teme di non riuscirci più.
L’idea che “non ci sia modo di interrompere il controllo” è comune in questi momenti: quando ci si sente intrappolati in un circolo vizioso, la mente fatica a immaginare strade alternative. Ma ciò che oggi appare come un vicolo cieco è in realtà un punto di snodo terapeutico. È il momento in cui non ha più senso continuare a lottare da soli, ed è esattamente il momento in cui un supporto psicologico può fare la differenza.
Il percorso non avrebbe come obiettivo eliminare completamente l’ansia (nessun essere umano è esente da emozioni di allarme), ma ridefinire il modo in cui la sua mente e il suo corpo la interpretano: smettere di percepirla come una minaccia e tornare a considerarla una reazione che può emergere, crescere e poi passare, senza compromettere la sua identità e la sua quotidianità.
C’è una domanda che, quando se la sentirà, potremmo esplorare insieme:
cosa stava accadendo nella sua vita quando l’ansia è comparsa la prima volta?
Non per cercare colpe o spiegazioni semplicistiche, ma perché spesso l’ansia si manifesta quando una persona è stata forte troppo a lungo, senza dare spazio a fragilità e bisogni profondi.
Le auguro una buona giornata!
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
dalle sue parole emerge una profonda consapevolezza di ciò che sta accadendo dentro di sé e del modo in cui l’ansia si manifesta e si autoalimenta. La descrizione che fa — il timore stesso dell’ansia che finisce per riattivarla — è molto comune nei disturbi d’ansia, e in particolare in quella che viene chiamata “paura della paura”. Si tratta di un meccanismo in cui l’attenzione costante alle sensazioni corporee e ai pensieri diventa un fattore di mantenimento del sintomo, proprio come lei ha intuito.

Il fatto che l’ansia si riduca spontaneamente in alcuni momenti della giornata, e che le serate siano generalmente più tranquille, è un elemento significativo: indica che il suo sistema nervoso conserva una buona capacità di recupero e che non si trova in uno stato di attivazione cronica. Questo può costituire un punto di partenza importante nel lavoro terapeutico.

Considerato che ha già sperimentato varie tecniche di rilassamento senza ottenere sollievo duraturo, potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicologico strutturato — ad esempio di tipo cognitivo-comportamentale o ad orientamento integrato — per lavorare non solo sui sintomi, ma soprattutto sui processi di controllo e auto-osservazione che mantengono l’ansia. In alcuni casi, tecniche come la mindfulness o l’ipnosi clinica possono rivelarsi efficaci per interrompere il circolo di allarme e favorire una risposta più flessibile agli stati interni.

Il momento che sta attraversando, sebbene faticoso, può rappresentare un punto di svolta: spesso è proprio quando si riconosce di non riuscire più a “gestire da soli” che diventa possibile aprirsi a un percorso di cambiamento più profondo e duraturo.

Dott.ssa Sara Petroni
Dott.ssa Martina Marano
Psicologo, Psicologo clinico
Foggia
Buongiorno, secondo lei cosa è cambiato in questo anno e mezzo? Ci sono stati degli eventi che possono aver riaperto quel circolo vizioso dell'ansia?Si percepisce quanto in questi anni abbia cercato di comprendere e gestire ciò che le accade, facendo affidamento sulle sue risorse personali.
Da come descrive la situazione, sembra che oggi la difficoltà principale non sia tanto l’ansia in sé, quanto la paura di provare di nuovo ansia. È come se si fosse instaurato un circolo di auto-osservazione e controllo che finisce poi per alimentare la tensione. È qualcosa che accade spesso: il corpo e la mente restano in allerta per evitare la sofferenza, ma così facendo la mantengono viva. Mi colpisce anche il fatto che la sera riesca a stare meglio, quasi come se in quel momento potesse finalmente “abbassare la guardia”. Può essere utile osservare come l'ansia di manifesta nel corpo e come lei la incanala nei pensieri, e guardare a questa non come un nemico da combattere, ma come un segnale che il suo corpo le rimanda, per poterla integrare nella sua quotidianità senza che l'ansia possa sopraffarla, restituendole un senso di fiducia e autoregolazione, ma può essere davvero difficile farlo da soli, senza un supporto professionale
Dott. Andrea Maldifassi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
dalle sue parole si percepisce quanto impegno abbia messo in questi anni nel cercare di gestire da solo l’ansia, e anche quanta lucidità ci sia nel modo in cui osserva ciò che accade dentro di lei. È comprensibile che, dopo tanti tentativi e periodi di tregua, sentirsi di nuovo “in trappola” dentro l’ansia possa generare scoraggiamento.

Spesso, dietro questa fatica di “auto-monitorarsi” continuamente, c’è una parte di noi che cerca di proteggerci dal rischio di stare male di nuovo, ma che finisce per alimentare l’ansia stessa. In un percorso terapeutico è possibile esplorare insieme queste dinamiche interne , comprendendo le parti che si attivano, il loro ruolo e i bisogni che cercano di soddisfare , per trovare un modo diverso e più gentile di stare con ciò che accade.

Cordiali Saluti
Dott.Andrea Maldifassi
Psicologo psicoterapeuta

Dott.ssa Marta Calzari
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno,
capita spesso che, dopo un periodo di benessere, anche lungo come nel suo caso, l’ansia torni a farsi sentire, e questo può generare una forte sensazione di sconforto e di fallimento. In realtà, non si tratta di un fallimento, ma di un segnale del fatto che siamo esseri umani e vulnerabili, e che l’ansia non si può controllare “a comando”.
Nel corso della vita possono presentarsi momenti o situazioni che, anche senza che ce ne accorgiamo, riattivano stati emotivi già vissuti o accentuano il bisogno di controllo e di rassicurazione. Quando questo accade, è facile sentirsi intrappolati nel circolo dell’automonitoraggio, dove la paura stessa dell’ansia diventa la causa principale del suo mantenimento.
Un percorso terapeutico può essere molto utile per comprendere meglio cosa si attiva dentro di sé in questi momenti e quali fattori (personali, relazionali o di vita quotidiana) contribuiscono ad alimentare l’ansia. L’obiettivo non è solo imparare a “bloccarla”, ma anche riconoscerla, accoglierla e darle un significato, così da ridurne la forza e recuperare un senso di equilibrio.

Resto a disposizione,

Dott.sa Marta Calzari
Dott.ssa Angela Schepis
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno, credo che sia importante comprendere le ragioni determinanti e scatenanti questo stato ansiogeno tramite colloqui. Vi sono diversi disturbi d'ansia, quindi, è essenziale effettuare una diagnosi che consenta l'individuazione del disturbo. Poi si procede con una terapia adeguata al caso.
Dott.ssa Elisa Oliveri
Psicoterapeuta, Psicologo
Torino
Buongiorno,
posso immaginare che dopo 12 anni di questi vissuti ansiosi si senta molto in difficoltà.
Sino ad ora ha sempre provato a farcela da solo con tentativi di auto-cura ma ha sperimentato che non le sono stati di grande aiuto.
Provi a farsi aiutare da uno psicoterapeuta e se l'ansia dovesse risultare insostenibile provi a consultare uno psichiatra che le proponga un aiuto farmacologico che la aiuti a superare il momento di empasse.
Le auguro di ritrovare quanto prima la serenità
Buongiorno e grazie per la sua condivisione.
Sull'ansia si dicono tante cose, tendenzialmente associate ad un aspetto negativo della vita di una persona, ma spesso ci si dimentica il suo ruolo funzionale: metterci in guardia, avvisarci, proteggerci. Sembra paradossale perchè i sintomi attraverso cui si manifesta sono tutto tranne che protettivi, perchè intaccano diverse aree di funzionamento, da quelle somatiche a quelle relazionali. Ecco perchè è fondamentale andare a fondo e comprendere la natura dell'ansia, dei pensieri intrusivi e negativi e di ciò che ne consegue. Trattare solo i sintomi evidentemente non basta, bisogna trovare la radice e capire quale sia il significato di quell'ansia in quel determinato momento. A cosa mi serve? Da cosa mi sta allertando?
L'auto monitoraggio che lei è ormai abituato a fare in realtà è molto utile. Costa fatica, lo comprendo, ma è fondamentale per dare una cornice di riferimento a questa "analisi dell'ansia" che secondo me dovrebbe fare, accompagnato da un buon terapeuta.
Le auguro di stare meglio quanto prima.
Un caro saluto
Dott.ssa Sofia Binanti
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso in modo così chiaro e dettagliato la sua esperienza. È comprensibile che dopo anni di gestione autonoma dell’ansia, e con il ritorno degli attacchi di panico, lei possa sentirsi scoraggiato e intrappolato in un circolo difficile da interrompere.
Il fatto che lei riconosca i momenti in cui l’ansia diminuisce e noti la relazione tra pensieri e attivazione ansiosa è già un segnale importante di consapevolezza su come il suo corpo e la mente reagiscono. Allo stesso tempo, è altrettanto comprensibile che, di fronte a episodi più intensi, le strategie di auto-rassicurazione o le tecniche di rilassamento apprese da sole possano risultare insufficienti.
Un percorso strutturato con un professionista può aiutarla a interrompere questo circolo di auto-monitoraggio e paura anticipatoria, offrendo strumenti pratici per affrontare l’ansia anche quando diventa intensa. Lavorare con un terapeuta esperto può aiutarla a:
Riconoscere e modificare i pensieri che alimentano l’ansia anticipatoria.
Imparare strategie di gestione degli attacchi di panico più efficaci di quelle sperimentate finora.
Ridurre gradualmente l’iperattenzione ai segnali del corpo che possono scatenare nuovi episodi.
Capisco che questo momento possa sembrare senza via d’uscita, ma il fatto che lei stia cercando supporto concreto è già un passo molto importante verso il miglioramento della sua qualità di vita.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, dalle sue parole traspare un grande impegno nel voler comprendere e gestire ciò che sta vivendo. Si percepisce quanto abbia cercato negli anni di affrontare con forza e lucidità l’ansia, cercando di non esserne sopraffatto, e questo è un segno di resilienza importante. Tuttavia, è comprensibile che, dopo così tanto tempo, la stanchezza e lo scoraggiamento inizino a farsi sentire, soprattutto quando sembra che nonostante gli sforzi i sintomi tornino a farsi vivi con forza. Quello che descrive è un meccanismo molto frequente nelle persone che convivono con l’ansia: la paura dell’ansia stessa diventa essa stessa fonte di ansia. In altre parole, non è solo la situazione in sé a generare la preoccupazione, ma il timore di “rivivere” quei momenti di malessere fisico e mentale che rende tutto più pesante. Questo crea un circolo difficile da interrompere, perché più si cerca di controllare e monitorare i segnali del corpo o della mente, più si dà spazio alla sensazione di allarme e la tensione cresce. È come se il cervello, costantemente in allerta, interpretasse ogni piccolo cambiamento come una possibile minaccia. La sua consapevolezza rispetto a questo meccanismo è già un passo molto importante. Spesso, infatti, il primo cambiamento nasce proprio dal riconoscere come funziona la propria ansia, senza giudicarsi e senza aspettarsi di eliminarla del tutto. L’ansia, in fondo, è una reazione umana e naturale, ma quando diventa eccessiva e persistente, il lavoro non è tanto quello di sopprimerla, quanto di imparare a osservarla con uno sguardo diverso, meno spaventato e più curioso. Le tecniche di respirazione o di rilassamento che ha provato possono certamente essere utili, ma da sole non bastano se non vengono inserite in un contesto più ampio, in cui si lavora anche sui pensieri che alimentano la paura e sull’abitudine di controllarsi continuamente. Imparare a riconoscere quando la mente comincia a “cercare” l’ansia è uno dei punti chiave, perché le permette di interrompere quel meccanismo prima che diventi un vortice. Non si tratta di smettere di pensare o di controllare, ma di cambiare il modo in cui si risponde a quei pensieri: lasciarli scorrere, senza seguirli, finché non perdono la loro forza. Molte persone, proprio come lei, trovano utile un percorso psicologico basato sulla gestione dei pensieri e delle emozioni legate all’ansia, perché aiuta a comprendere meglio il legame tra le sensazioni fisiche, i pensieri e i comportamenti che si mettono in atto per difendersi dal malessere. Spesso, nel momento in cui si impara ad accogliere l’ansia come un’esperienza transitoria e non come una minaccia da eliminare, essa tende a ridursi spontaneamente. È molto positivo che la sera lei riesca a sentirsi più sereno: questo significa che la sua mente e il suo corpo sono ancora in grado di ritrovare equilibrio. Probabilmente, la routine della giornata e l’impegno costante nel cercare di “non stare male” tengono alta la tensione durante le ore diurne, mentre la sera, quando il controllo si allenta, il sistema si rilassa e la paura perde forza. Imparare a ricreare quella stessa sensazione di tregua anche durante il giorno potrebbe essere uno degli obiettivi su cui lavorare. Non è affatto solo in questo percorso. Con il giusto sostegno e un lavoro mirato sulle modalità di pensiero e sulle strategie di risposta all’ansia, è possibile uscire da quel “vicolo cieco” che ora le sembra insuperabile. L’ansia non è un nemico invincibile, ma un segnale che può essere compreso e gestito in modo più efficace, con pazienza e con strumenti adeguati. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dr. Stefano Lagona
Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera,
dalle sue parole emerge una conoscenza molto lucida del proprio funzionamento e del modo in cui l’ansia si manifesta. Il fatto che lei riesca a descrivere con tanta precisione i meccanismi che la scatenano — in particolare la paura della paura e il monitoraggio costante delle sensazioni — indica che ha già una buona consapevolezza del problema.

L’esperienza che racconta è comune in molti disturbi d’ansia: dopo un primo periodo di episodi, anche lontani nel tempo, può riattivarsi un circolo vizioso in cui l’attenzione continua ai segnali del corpo o della mente alimenta l’ansia stessa. In pratica, nel tentativo di controllare o prevenire l’ansia, la si rinforza.

Le tecniche di rilassamento o respirazione possono essere utili in alcune fasi, ma spesso non bastano da sole, perché agiscono sui sintomi e non sulle dinamiche che li mantengono. In questi casi, un percorso di psicoterapia può aiutarla a interrompere il ciclo di controllo e paura, lavorando sia sul modo in cui interpreta le sensazioni corporee, sia sul significato che attribuisce all’ansia nella sua storia personale.

Il fatto che lei riesca a dormire e a trovare momenti di serenità serali è un segnale positivo: indica che la sua mente è ancora in grado di ritrovare equilibrio, e che le risorse ci sono. Si tratta ora di imparare a usarle in modo più funzionale, dentro uno spazio terapeutico stabile, in cui non debba più affrontare tutto da solo.

Un cordiale saluto,
Stefano Lagona
Dr. Antonio Pagni Fedi
Psicologo, Psicologo clinico
Scandicci
Salve, mi dispiace si senta scoraggiato, ma comprendo bene il suo stato d'animo. Solitamente i sintomi che riporta possono essere trattati o per via farmacologica o con una psicoterapia. Le suggerirei di prendere contatto con uno psichiatra o uno psicoterapeuta nella sua zona, in modo tale da valutare insieme quale possa essere la strada più congeniale ai suoi interessi. Da soli si va più veloce, ma insieme si arriva più lontano. Un saluto,
Antonio Pagni Fedi
Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Buonasera, grazie per aver condiviso con tanta precisione e sincerità la sua esperienza. Quello che descrive è un quadro di ansia che, nel tempo, si è consolidato attorno a un meccanismo molto comune: la paura stessa dell’ansia. Quando si è già vissuto un periodo in cui l’ansia dominava la quotidianità, la mente tende a sviluppare un “ipercontrollo” dei pensieri e delle sensazioni corporee, cercando di prevedere e prevenire il disagio. Questo auto-monitoraggio, per quanto motivato dal desiderio di protezione, finisce spesso per alimentare il circolo ansioso, trasformando qualsiasi piccolo stimolo in un possibile innesco.
È importante sottolineare che la sua esperienza non indica una debolezza o un fallimento personale, ma è la naturale conseguenza di un cervello che, dopo anni di episodi ansiosi, ha imparato a reagire con iperallerta. Il fatto che ci siano momenti in cui l’ansia diminuisce da sola e serate spensierate dimostra che il suo corpo e la sua mente hanno ancora la capacità di autoregolarsi, anche se temporaneamente bloccata dal circolo ansioso.
Un percorso psicologico strutturato può essere molto utile in questo caso: non solo per insegnare tecniche di gestione immediata degli attacchi d’ansia, ma soprattutto per lavorare sul meccanismo di anticipazione della paura, sul senso di controllo e sul rapporto con le proprie sensazioni corporee e mentali. Con il giusto supporto, è possibile interrompere gradualmente l’auto-monitoraggio ossessivo e recuperare una quotidianità più serena, senza la costante paura del prossimo episodio.
Se vuole, sono a disposizione per approfondire il caso con un approccio personalizzato per affrontare l’ansia in modo concreto, imparando a ridurre gradualmente l’intensità degli attacchi e a riconquistare fiducia nelle proprie risorse interiori.
Il suo racconto mette in luce una relazione molto stretta tra i pensieri, le emozioni e il modo in cui vive l’ansia nel suo quotidiano. Notare come certi pensieri scatenino reazioni forti e come questa dinamica si ripeta, le dà un’indicazione di quanto questa catena possa essere potente e difficile da interrompere da solo.
Può essere utile esplorare insieme: qual è il significato che Le dà questa paura di rivivere quei momenti? Cosa succede dentro di sé quando si accorge di stare monitorando così tanto ogni pensiero e ogni battito? Come si sente nel vivere questa situazione?
Può essere importante anche chiedersi: quali modalità potrebbe sperimentare per modificare questa relazione tra i pensieri e le reazioni corporee, senza giudicare sé stesso? Ricordare che l’ansia, anche se forte, può essere ascoltata e accompagnata, senza doverla eliminare subito.
Se si sente pronto, un percorso con uno specialista potrebbe aiutarla a esplorare queste dinamiche e a trovare strumenti più sostenibili e meno incentrati sul controllo. Potrebbe essere utile lavorare sulla tolleranza a questa ansia, senza cercare di eliminarla subito, e ridurre così la sensazione di essere intrappolato in un loop senza uscita.
Se desidera, posso aiutarla a riflettere su quali primi passi potrebbe fare per cambiare questa relazione con l’ansia, sempre con attenzione alle sue emozioni e al suo modo di vivere questa sfida.
Dr. Massimiliano Siddi
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Roma
Salve, quando ci si trova in uno stato di ansia o stress prolungato, è importante non sottovalutare ciò che il corpo e la mente stanno cercando di comunicare. Spesso queste manifestazioni sono segnali di un disagio più profondo che merita attenzione.
Sono il dottor Massimiliano Siddi e ricevo in zona Mostacciano a Roma. Un percorso psicoterapeutico può offrire uno spazio protetto in cui esplorare questi vissuti e trovare strategie efficaci per affrontarli.
Resto a disposizione per approfondire il suo caso, qualora lo desiderasse.
Dott.ssa Alessia Lapi
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buonasera,
immagino quanto possa essere faticoso convivere con l’ansia per così tanto tempo e sentirsi intrappolato in un circolo da cui sembra difficile uscire. Da come descrive la sua esperienza emerge una grande consapevolezza di sé e un lungo percorso di tentativi per gestire l’ansia da solo. Questo è già un punto di forza importante. Tuttavia, quando l’ansia diventa così persistente e collegata alla paura stessa di riviverla, può essere utile non affrontarla più solo con strategie “razionali” o tecniche prese online, ma con un percorso mirato che lavori proprio sui meccanismi che la alimentano.
La terapia può aiutare a interrompere il circolo vizioso tra pensiero, sintomo fisico e paura, e a ridurre progressivamente quel monitoraggio costante che descrive.
In un contesto sicuro e guidato è possibile imparare a gestire gli episodi acuti, ma anche a ridurre la loro frequenza e intensità nel tempo.

Un saluto,
Dott.ssa Alessia Lapi

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