Buonasera sono un ragazzo di 24 anni. Scrivo qua per avere un consiglio riguardo un problema di nat

15 risposte
Buonasera sono un ragazzo di 24 anni.
Scrivo qua per avere un consiglio riguardo un problema di natura psicologica che ho ormai da circa 3 anni dal quale non riesco ad uscrine
Non è facile spiegarlo tramite messaggio ma in pratica io ho il problema di pensare, a volte in maniera "ossessiva" al respiro, cioe spesso mi succede proprio di controllare il respiro e le respirazioni.
Anzichè essere una cosa automatica spesso e volentieri la faccio diventare come una cosa manuale e questo mi porta problemi come stress, rabbia perchè anzichè vivere normalmente in quei momenti sono come schiavo di una cosa che effettivamente non esiste perchè è solo un pensiero
Inoltre associata a questa problematica ho anche problemi di somatizzazione sempre legati al controllo del respiro perchè spesso mi succede che immagazzino o mi sembra di immagazzinare piu aria del normale e mi sento pieno d'aria dentro, come essere in una iperventilazione ma continuata che dura anche diverse ore o giorni; come se mi gonfiasse lo stomaco da tanta aria e una specie di giramento di testa/confusione simile alla sensazione appunto di quando fai tanti respiri dal medico o a cose normali, solo che anzichè passare subito a me continuano per molto tempo perchè continuo a pensarci, e non riesco quasi in nessun modo a distogliere la mente in quei momenti.
Ho anche fatto un percorso di psicoterapia per circa 1 anno e mezzo, ma purtroppo non sono riuscito a risolvere il problema.
Non ho nemmeno ben capito di che tipo di disturbo soffro, se è un disturbo.
La psicologa mi ha detto non essere depressione o perlomeno non quella vera, e che si tratta di ansia.
La cosa principale che sono riuscito a capire durante il percorso è il fatto che è solo un pensiero e che diventa un problema per l'attenzione che io do ad esso e per quello che significa per me.
Solo che sento di non avere i mezzi per risolverlo, infatti a volte per la paura di non smettere di controllare il respiro mi viene una specie di attacco di panico che "blocco o tento di bloccare" sul nascere che però non va bene, non mi fa vivere come un ragazzo di 24 anni, anche perche questo pensiero di controllare il respiro non è che viene solo un momento, dura anche per giorni, e alterno periodi dove anche se ci penso riesco ad ignorarlo a periodi dove diciamo prende il sopravvento.

Ho scritto su questo sito perchè volevo fare una domanda ai vari specialisti in psicologia;
vi volevo chiedere se nella vostra esperienza avete avuto pazienti con sintomi uguali o almeno simili ai miei e se questo disturbo avesse un nome ben specifico in psicologia
(Anche eventualmente per iniziare un percorso con uno specialista che ha gia avuto esperienza con questo tipo di problemi)
Volevo chiedere inoltre se secondo voi per un problema come questo serve per forza uno psicofarmaco oppure se fosse possibile risolverlo anche senza, magari facendo una buona psicoterapia
Perchè la mia paura è che ormai sia un problema troppo grande e necessiti di una cura con uno piscofarmaco (cosa che non vorrei prendere per esperienze negative in passato).
Per il momento sto assumendo rimedi omeopatici che un pochino mi aiutano ma fino ad in certo punto

Vi ringrazio in anticipo per la pazienza nel leggere il mio messaggio e per le future risposte, sono sicuro che mi saranno d'aiuto.

Ps: questo problema non è venuto fuori dal niente, è iniziato nel 2020 nel periodo del covid, quando già ero molto stressato di mio perchè avevo scoperto da qualche mese di avere le extrasitole e mi rendevano e rendono tutt'oggi la vita complicata, sia nella vita di tutti i giorni che nello sport, e diciamo mi era/è un po caduto il mondo addosso in quel periodo, e sicuramente la pandemia non aiutava.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno, innanzitutto grazie per la sua condivisione. Dalle sue parole emerge molto chiaramente il fatto che questo pensiero stia "occupando" tutto il suo spazio mentale e vitale, attivando una sorta di circolo vizioso poiché aumenta la fatica e l'ansia ad esso associato che vanno a loro volta ad alimentare questo suo bisogno di controllo del respiro. La invito a rivolgersi ad uno psicoterapeuta affinché possa ascoltarla, accompagnarla, sostenerla e farle una diagnosi il più precisa possibile. Questo professionista potrà anche valutare se ha bisogno o meno di un farmaco, indirizzandola ad un altro professionista con cui lavorare in sinergia. E' importante infatti capire il significato e la funzione che questo pensiero ossessivo ha per lei e cercare quindi di contenerlo e di renderlo meno invasivo e più funzionale. Le consiglierei un professionista che abbia un approccio focalizzato sul corpo e che utilizzi tecniche di mindfullness. Il respiro è uno dei nostri principali sostegni: riconnettersi al proprio respiro è il primo passo per centrarsi, ascoltare il proprio corpo e il proprio mondo interno (propriocezioni, sensazioni, emozioni, immagini...), aumentare la consapevolezza di sé, rilassarsi e rigenerarsi. Ciò che in questo momento la sta angosciando - e che, come scrive, parte da un episodio ben preciso e durante un periodo molto faticoso e stressante per tutti e tutte - potrebbe quindi trasformarsi in una risorsa, ma solo intraprendendo in modo onesto e costante, un percorso di psicoterapia. Un grande in bocca al lupo, rimango a disposizione per ulteriori domande, cari saluti, d.ssa Paola Pellegrino
Il respiro è la vita. Se si ferma il respiro si ferma la vita.
Avere bisogno di controllare il respiro esprime una profonda paura ed angoscia. Non lascia spazio ad altro che al controllo ossessivo.
E' un sintomo importante ed invasivo che va ascoltato e curato altrimenti non c'è spazio per altro.
La psicoterapia è lo strumento per affrontare la sua angoscia magari valutando l'associazione con una valutazione psichiatrica.
dottoressa maria grazia antinori, roma
Gentile utente, mi dispiace molto per la situazione che ci ha descritto. Il mio consiglio è quello di contattare un terapeuta che la aiuterà a contestualizzare il sintomo e sopratutto a darsi la possibilità di esistere altrimenti . In bocca al lupo, un caro saluto dott.ssa Giada D’Amico
Gentilissimo, l'importante preoccupazione che si evince dal suo dettagliato racconto invita alla massima cautela nell'offrire risposte o chiarificazioni attraverso questo canale. Sarebbe importante infatti, nel giusto spazio e con i giusti tempi, approfondire ulteriormente, contestualizzare, comprendere il sintomo che riferisce, rileggendolo e risignificandolo all'interno della sua storia di vita. Solo dopo un ciclo di colloqui di consulenza sarà possibile pianificare e definire quello che può essere il miglior percorso che possa sostenerla e orientarla verso un proficuo cambiamento. Il supporto di uno psicoterapeuta potrebbe risultarle prezioso. Le auguro il meglio e resto a disposizione, cordiali saluti
Gentile utente, grazie per questa condivisione. Mi sembra di capire che abbia necessità di controllare, mi chiedo cosa succederebbe se non lo facesse?
Le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale per gestire le sue emozioni e i suoi pensieri.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dottoressa Daniela Chieppa
Gentile utente di MioDottore,
L’analisi della sua esperienza porta alla luce un tema, quello della costrizione.
Le consiglio di affidarsi ad uno psicoterapeuta che la aiuti a comprendere i significati del sintomo di natura ossessiva che la stanno limitando.
Controllando il respiro, controlla, e allo stesso tempo restringe le sue possibilità d’azione nel mondo, sentendosi ulteriormente bloccato.
Deve contestualizzare il sintomo all’interno della sua storia di vita, prendere consapevolezza dei motivi che lo mantengono, per poterlo affrontare e superare.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Pagnoni
Gentile utente, mi sembra di percepire un forte bisogno di controllo, come sei questo monitoraggio del respiro le permetta di mantenere il controllo. Le chiedo e mi chiedo però come mai sente questo bisogno? Se non controllasse cosa teme accadrebbe? Sicuramente ciò che fa in qualche momento della sua vita le è servito a qualcosa. Dopo però questo comportamento è diventato disfunzionale a tal punto da occupare tutto il suo spazio mentale per gran parte del tempo. Riprendere un percorso di psicoterapia potrebbe essere la soluzione migliore, per comprendere meglio la funzione e le ragioni che stanno alla base di questo schema e della sua sofferenza. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera, non è possibile fare diagnosi con così poca conoscenza ma credo che ci sia un'attenzione per il proprio corpo in generale e l'esigenza di controllarlo. L'attenzione sul respiro e il ritmo "forzato" che gli dà possono far aumentare l'ansia. Ansia e respiro sono correlate, l'una influenza l'altro. In generale una buona psicoterapia può evitare l'uso di psicofarmaci ma non posso escluderne la necessità perché molto varia dalla diagnosi che viene fatta. Io le suggerisco di trovare un nuovo psicoterapeuta con cui si trovi a suo agio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno e grazie per la.sua condivisione che può essere di aiuto a molte/i.
Nel grande mondo delle ansie, c è spazio per tutto, e per tutti. Sarebbe utile tramite colloquio clinico fare delle diagnosi differenziali. I farmaci in certi casi danno un contributo sostanzie al processo. In altri sono un appoggio. Il /la professionista che avrà il piacere di lavorare con lei, saprà valutare e trovare la solizione che la possa mettere più a suo agio. Un caro saluto.
Gentile utente di mio dottore,
I pensieri ed i vissuti qui riportati esprimono un disturbo d'ansia importante. Sarebbe opportuno iniziasse un percorso di psicoterapia al fine di poter meglio comprendere il significato relazionale delle sue angosce.
Nella speranza possa contattare quanto prima uno specialista, magari proprio attraverso il portale mio dottore.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, dalle caratteristiche che descrive sembrerebbe avere a che fare con un DOC incentrato sul controllo del respiro. Ovviamente questa non può essere considerata una diagnosi ma una suggestione relativa al suo racconto. Le consiglierei un percorso di psicoterapia per approfondire meglio e trattare la condizione che le dà angoscia. Contestualmente verificherete insieme se possa essere il caso di appoggiarsi ad una terapia farmacologica.
Buonasera! Lei trasmette in maniera molto vivida l'angoscia che La pervade e che condiziona il Suo quotidiano in tutte le dimensioni. È comprensibile la frustrazione, la rabbia, forse anche il senso di vergogna che una situazione del genere può stimolare. Sembra che si senta ora troppo vuoto/ora troppo pieno, senza uno spazio interno dove accogliere e metabolizzare vissuti e pensieri che finiscono per travolgerLa. Sarebbe importante ricominciare la psicoterapia come nuovo contenitore che La allegerisca, ma al tempo stesso La aiuti a dare nuova forma a pensieri e preoccupazioni che si rincorrono senza sosta. Sarà, poi, il suo terapeuta a valutare insieme a Lei se e quando ricorrere all'eventuale farmacoterapia. La giovane età depone a Suo favore, non indugi. In bocca al lupo
Gentile utente, il suo sintomo non solo andrebbe gestito con tecniche di rilassamento, ma anche compreso e interpretato. Significativo è il suo collegamento della comparsa del sintomo alla causa scatenante: la diagnosi di extrasistole.
Mi domando dietro a quel pensiero costante del respiro, quale paura e desiderio si possano nascondere.
Consiglierei di valutare un percorso psicoterapico con un approccio che integri la possibilità di gestione del sintomo ,ma anche di comprensione del significato inconscio che quel sintomo ha per lei.
Cordialmente
Sara Chiara Pompili
Gentilissimo,
Da quanto scrive risulta evidente il grande disagio che questo disturbo le sta creando. Pur essendo ogni caso un universo a sé stante, accade spesso che in momenti di forte stress, o nei quali si ha la sensazione che "le cosa sfuggano tra le dita", l'attenzione di porti al corpo. È talvolta una naturale funzione del sistema corpo-mente che cerca di controllare ciò che potrebbe essere minaccioso, pur potendosi evolvere nel tempo in una iperattenzione che genera più sofferenza che beneficio. Si sa inoltre che un controllo di questo genere richiede maggiori livelli di attivazione dell'organismo (particolarmente a livello del sistema nervoso ortosimpatico ed a scapito del sistema parasimpatico - vagale) favorendo quindi sintomatologie di tipo ansioso e portando, attraverso l'instaurazione di circoli viziosi, ad una progressiva deplezione delle risorse di autoregolazione psicofisiologiche ed emotive.
Un questo contesto un percorso di tipo psicoterapeutico basato su pratiche mindfulness - based o con approcci che coinvolgano interamente il sistema corpo-mente (come la psicoterapia ipnotica ericksoniana) potrebbe apportare grandi benefici. Il consiglio è comunque quello di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che possa aiutarla ad uscire da questa situazione. Come medico psicoterapeuta le consiglierei anche, se non l'ha già fatto, di rivolgersi al proprio medico curante per verificare che non vi siano problemi di ordine organico.
Cordialmente,
Dott. Giovanni Zanette

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