Buonasera a tutti coloro che leggeranno questo piccolo sfogo. Quest’anno si è aperto un altro impo

23 risposte
Buonasera a tutti coloro che leggeranno questo piccolo sfogo.
Quest’anno si è aperto un altro importante capitolo della mia vita, il mio ultimo anno di corso di laurea magistrale.
Sono felice perché non vedevo l’ora di riprendere le lezioni e tornare ad avere degli obiettivi.
Amo l’estate ma non riesco mai a godermela come vorrei…e l’avere tanto tempo libero diventa un problema perché non so davvero come riempirlo, di solito lo faccio con lo studio.
Sono felice di essere tornata ai miei ritmi, forse più intensi dell’anno scorso, però l’idea di stare impiegando il mio tempo per qualcosa di utile mi fa stare serena.
La mia serenità però viene ostacolata dai problemi economici che abbiamo in famiglia e dal sentirmi sommersa da responsabilità.
Il muso lungo di mio padre si proietta da sempre come un’ombra pesante sulla mia vita.
Se ci penso bene, lo studio è sempre stato il mio rifugio, la mia serenità, però sono poche le volte in cui posso dire di avere studiato serenamente.
Mio padre è sempre stato uno di quei padri che ti fanno sentire sulle spalle i problemi, che non te li nascondono, che al contrario te li fanno pesare a tal punto da trasmetterti il malumore e i pensieri che poi non sono tuoi.
Mio padre è sempre stato uno di quelli che anche se in realtà il problema è di piccola entità, te lo fa vivere come un macigno.
Mio padre è uno di quei padri che pur assumendosi quasi tutte le responsabilità e i doveri dell’essere padre, si percepisce comunque come un singolo. Vorrebbe soddisfare i propri capricci materiali e vivere spensierato.
In questo modo di percepire se stessi, i figli diventano un peso.
Per gli estranei invece è sempre presente in senso positivo, risolve i loro problemi e anzi per loro sarebbe disposto a fare i salti mortali.
Nel nostro caso specifico sento che ci avverta come un peso economico, anche se in realtà non lo siamo.
Per quanto mi riguarda provvedo alle mie cose, libri, vestiti, prodotti per l’igiene ecc…da circa il quarto liceo.
Non ho mai chiesto nulla, anche quando le possibilità c’erano, e lui non mi ha mai chiesto se avessi bisogno di qualcosa.
L’unico mio peso può essere compreso nella spesa per il cibo in casa, ma ritengo che sia assurdo che una figlia debba sentirsi un peso economico che grava su una spesa mensile.
Ultimamente ho anche dovuto contribuire, cosa che non mi peserebbe, se non fosse che anche io ho delle spese, e i miei risparmi non sono infiniti purtroppo.
Proprio questa ultima situazione mi crea uno stato di disagio, perché qualora dovessi trovarmi io nella posizione del bisogno so che nessuno mi aiuterebbe, e per questo vivo con l’ansia che quei risparmi finiscano.
Al momento a causa delle lezioni universitarie non ho possibilità di lavorare in modo continuativo, posso permettermi di fare solo qualche lavoretto quando ho tempo.
Questa situazione economica sfavorevole, definita anche dalla mancanza di volontà e di ambizione da parte di mio padre, e questa sensazione di responsabilità che fa gravare su di me pensando che possa “tappare” io determinati buchi, non mi fa stare serena.
Ho la mente occupata dalle lezioni da seguire, dalle spese che devo affrontare, e adesso anche da tutti quei pensieri che gli altri in maniera subdola e non esplicita mi addossano a causa delle proprie frustrazioni.
Da quando sono al mondo ricordo di essere stata spensierata solo in un anno della mia vita, avevo 19 anni.
Ho assaporato per poco la totale spensieratezza della giovinezza, e non l’ho riabbracciata più.
Non sono mai contenta di vedere mio padre in casa, anche se non mi disturba personalmente, mi disturba il vederlo sempre “nero”, “musone”, “schivo”, “infelice”, perché nella sostanza dei fatti noi come famiglia non siamo mai stati la sua felicità.
Siamo sempre stati un dovere da rispettare, anche se lui non lo ammette, ma poi si tradisce e lo lascia intendere.
A volte penso che soggetti così assolutamente non adatti per mettere su famiglia, non avrebbero dovuto proprio nemmeno pensare a fare dei figli.
Che senso ha mettere delle creature al mondo se poi non crei con loro nessun tipo di legame duraturo nel tempo?
Per dire, spesso vedo gli estranei 10 gradini sopra di me, non lo vedo mai dialogare con noi in modo partecipato e felice.
Con gli estranei che lo usano, lui si affeziona per davvero, dona loro l’anima, diventa empatico e sensibile.
Con la famiglia è invece solo
tutta una grande circostanza e forzatura.
Triste no? Ecco è così che mi sento a volte.
Grazie a tutti.
Gentile utente buongiorno.
Grazie per avere condiviso il suo stato d'animo. Lo fa con grande consapevolezza e appassionato trasporto. Sta identificando molto bene le emozioni che emergono giorno dopo giorno in questo delicato periodo della sua vita. Da un lato, la gioia e la serenità derivante dall'impegno accademico, che le restituisce senso di orgoglio e soddisfazione. Dall'altro lato, la frustrazione di vivere una situazione familiare che le causa angoscia, tristezza e senso di impotenza.

I genitori non si possono scegliere. Sicuramente conviene con me su questo inevitabile aspetto della realtà. Quando non possiamo cambiare il mondo e le persone che ci circondano, la strada migliore è cambiare noi stessi. Lavorare sul proprio carattere e sul proprio atteggiamento, sfruttare le proprie risorse per andare incontro alla felicità, piuttosto che aspettare che essa si precipiti nelle nostre braccia per volere del destino.
Il rapporto con suo padre può essere accettato per quello che é. Interrogarsi continuamente su quello che lui dovrebbe fare o su come dovrebbe essere in qualità di genitore, è un corto circuito di pensieri tanto gravosi quanto inutili. Abbia la forza di accettare le cose per come sono, senza subirle certamente, ma pensando che anche nelle situazioni che più detestiamo possiamo trovare un piccolo motivo di gratitudine: per esempio, per essere diventata ciò che è adesso, per le doti di indipendenza e sensibilità che ha sviluppato, per aver raggiunto traguardi importanti nello studio. Presto sarà in grado di emergere da quella che sembra una condizioni di mediocrità, spiccherà il volo verso la sua indipendenza familiare, verso la sua realizzazione personale, sociale e lavorativa.

La tristezza che ha volte le fa compagnia, è un'emozione naturale che fa parte del nostro essere umani. Ma può anche essere un'occasione per riflettere su ciò che vogliamo essere e diventare, sui nostri reali bisogni e sulle motivazioni necessarie per soddisfarli. Non la rifiuti per questo, ma colga anche tutte le opportunità di essere felice e di godere del bello che la circonda, partendo da sé stessa e da quanto di buono c'è in lei.

Non si neghi anche la possibilità di chiedere un supporto psicologico, al fine di comprendere ancora meglio queste dinamiche psicologiche e approntare strategie efficaci per valorizzare le sue reali potenzialità e investire finalmente su sé stessa e sulla propria felicità. Ogni momento è quello giusto per rivolgersi a sé stessi con gentilezza e desiderio di benessere.
Se vuole, sono a sua disposizione per aiutarla in questa fase delicata.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese

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Dott.ssa Diane Zanella
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, leggendo le sue parole è possibile percepire la preoccupazione e il peso che lei sembra sentire su di sé, e posso comprendere che pensieri simili possano influenzare il suo umore.
In generale, mi sembra di capire che il suo spazio personale sia occupato da pensieri, preoccupazioni e richieste altrui, lasciandole poche risorse (mentali ed emotive, oltre che economiche) per dedicarsi a sé, ai suoi interessi e a ciò che la fa stare bene.
Per quanto possa sembrare difficile, la inviterei a prendersi cura di sé e del suo "spazio personale", a dedicarsi un po' di attenzione e a provare a spostare il focus: da fattori esterni a ciò che lei sente, merita e vuole.
Il suo sfogo potrebbe essere il primo passo del suo percorso, un segnale di una forte spinta interiore: se ne prenda cura.
Se vorrà approfondire, mi contatti pure.
Un caro saluto.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
 Sara Genny Chinnici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Seregno
Gentile utente, le cose che scrive raccontano del bisogno di definirsi e differenziarsi, del comprendere chi è e quli sono i suoi progetti a partire anche dalla consapevolezza della sua storia famigliare. C'è tanta sofferenza nel descrivere la relazione con suo padre ma anche tanto affetto e desiderio di una relazione che non si è costruita come avrebbe voluto. Un percorso la aiuterebbe a sciogliere la sofferenza e a scegliere chi desidera essere. Un caro saluto Sara Genny Chinnici
Dott.ssa Alessandra Steri
Psicologo, Psicoterapeuta
Sardara
Cara utente,
ho letto il suo sfogo e mi ha colpito la frase " Da quando sono al mondo ricordo di essere stata spensierata solo in un anno della mia vita, avevo 19 anni.". Penso che sia una riflessione accurata e che meriterebbe un maggiore approfondimento.
Il momento che sta vivendo è particolarmente importante, direi un momento di passaggio verso le responsabilità della vita adulta. La fine degli studi significa anche la fine del suo ruolo da studentessa, talmente importante per lei da averlo definito un rifugio. Questo potrebbe essere uno dei motivi che le fa avvertire con ancor più disagio le difficoltà con suo padre, altro punto cruciale.
Valuti la possibilità di intraprendere un percorso di supporto psicologico.
Un caro saluto
Buona sera, grazie per la sua condivisione. Attraverso le sue parole si percepisce quanto questa situazione sia dolorosa e difficile da accettare. Non ci sono risposte a come un padre dovrebbe comportarsi con una figlia, ma sicuramente c'è il suo sentire e le sue difficoltà.
Intraprendere un percorso psicologico potrebbe aiutarla ad avere più consapevolezza e ad accettare la sua storia familiare, riuscendo così a trovare la serenità che merita.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Marta Vittoria Gambardella
Dott.ssa Lorena Menoncello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, capisco la sua amarezza per queste dinamiche familiari. Capisco il suo bisogno di leggerezza e la paura di non sentirsi abbastanza importante per suo padre. Sono esperienze che possono lasciare strascichi pesanti se non vengono elaborate. Per questo vorrei farla riflettere sull'atteggiamento di suo padre nei confronti degli altri: spesso chi si comporta così non ha poco rispetto per i propri cari, ma per se stessi.
Chi dipende dall'esterno per sentirsi importante e per ricevere una pacca sulla spalla, spesso dimostra di dipendere dagli estranei, che valuta più importanti di sé.
Se per avere delle gratificazioni o per avere dei riconoscimenti una persona lascia da parte il proprio ambiente familiare, è talvolta perché dà poca importanza a se stesso e quindi a tutto quello che emotivamente gli sta più vicino.
Forse, osservando questa dinamica, potrà cominciare un percorso di separazione di sé dalle problematiche del papà. Questo potrebbe essere l'inizio della liberazione.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti
Dottoressa Lorena Menoncello
Dott.ssa Elena Sinistrero
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile utente, innanzitutto in bocca al lupo per questo ultimo anno di studi! Rispetto alla situazione che riporta, sicuramente un contesto non facile in cui vivere, mi sento di suggerirle il confronto con un professionista, poichè cambiare le altre persone è pressochè impossibile, ma possiamo agire sul nostro modo di percepire le situazioni.
In alternativa, esiste anche la terapia familiare, dove viene preso in carico tutto il nucleo e viene svolta da colleghi di solito di orientamento sistemico, ma da come descrive la figura di suo padre non so quanto sarebbe disposto a mettersi in discussione in un percorso.
Nella speranza che questo confronto possa esserle stato utile, resto a disposizione anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elena Sinistrero
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
la famiglia è un qualcosa che nessuno di noi sceglie. Sarebbe una possibilità però quella di parlare con suo padre di questo suo malessere, facendogli presente quanto per lei possa essere importante avere un dialogo con lui o alle volte vederlo sollevato da questo suo senso di responsabilità. Mi chiedo ad esempio come sia accaduto che in famiglia lui sia stato l unico a doversi occupare di tutto, senza per esempio che la sua compagna, cioè sua madre, lo sostenesse magari lavorando anche lei. Alle volte basterbbe poco per poter esser tutti più sereni e potersi sentire liberi di godersi la famiglia.
Nella speranza possa avere un confronto adulto e affettuoso con lui.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Simona Bisconti
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Lei è molto consapevole e pacata nel raccontare le sue emozioni e nel descrivere la situazione, ma, arrivati in fondo, anche se racconta della sua mancanza di serenità, non esprime davvero una richiesta. Lei ha diritto a esprimere il suo bisogno. All'inizio descrive il suo scritto come uno sfogo: ha bisogno di sfogarsi? Sarebbe legittimo, per allentare la pressione che sente dentro e fuori di sé. Ma la invito anche ad andare un po' oltre: cosa vorrebbe per sé? Con il supporto psicologico non possiamo cambiare il comportamento delle persone che abbiamo intorno, ma possiamo esplorare più a fondo il nostro sentire, diventare consapevoli di noi stessi e possiamo orientarci verso delle decisioni e delle comunicazioni che siano più coerenti con quanto ci fa stare bene. Le relazioni familiari sono sicuramente un ambito complesso, ma è possibile districarsi, riuscire a pacificare un po' il proprio cuore, comprendendo meglio le dinamiche, le emozioni e scegliendo dove mettere i propri confini invalicabili. A volte riempiamo i vuoti, mentali ed emotivi, dandoci delle spiegazioni che non ci aiutano ad andare verso il nostro benessere, ma piuttosto ci affossano. Suo padre compie la sua vita nel modo in cui riesce e nel modo che ritiene più opportuno, per esperienza ed apprendimento. Credo sia legittimo che anche lei faccia altrettanto. Se volesse supporto in questo percorso, mi contatti per una seduta, sarei lieta di accompagnarla e di sostenerla.
Dott.ssa Luana Di Giovanni
Psicologo clinico, Psicologo, Professional counselor
Pescara
Gentile utente, la ringrazio per tale condivisione e per la fiducia e l'apertura mostrata in questo spazio, nel desiderio di ricevere un sostegno a ciò che lei avverte disagevole. Si interroga perdendo le sue energie vitali e non riesce a comprendere le ragioni dell'Altro, in questo caso suo padre e mentre si interroga senza trovare le risposte, la sua ricerca di senso e significato da dare alla sua vita, la chiama con forza. Si chiede "Che senso ha mettere delle creature al mondo se poi non crei con loro nessun tipo di legame duraturo nel tempo?". Ritengo che le potrebbe giovare intraprendere una strada alla ricerca del suo senso e significato personale, del suo dono unico celato al momento, probabilmente dietro a tale momentaneo stato di disagio, trovando il coraggio di lasciar andare ciò che non possiamo cambiare, ovvero l'Altro in questo caso specifico. Le auguro di intraprendere tale viaggio terapeuticamente esplorativo ! Un caro saluto
Dott.ssa Saveria Ottaviani
Psicologo, Psicologo clinico
Marina di Ardea
Non fai una domanda diretta quindi è difficile aiutarti: emerge un tuo forte bisogno di essere ascoltata ed accolta. Se la tua situazione economica te lo permette, ti consiglio di iniziare un percorso psicologico: il sentirti "un peso" per tuo padre, il tuo sentire di non riuscire a goderti la tua giovinezza, la sensazione di non essere desiderata come figlia possono essere macigni, sui quali ti consiglio di lavorare. Puoi riuscire a capirti meglio e attraverso questo riuscire anche a capire i meccanismi che si innescano nella tua famiglia. Lo stare bene parte da questo, capire se stessi e il mondo che ci circonda, rafforzare le parti di noi che ci piacciono e modificare le parti che non ci piacciono. Può essere un viaggio bellissimo e che potrebbe esserti di enorme aiuto. Un saluto
Dott.ssa Rosa Argenti
Psicologo, Psicologo clinico
Gela
Gentile utente, grazie per avere condiviso il suo stato d'animo con tutti noi. Sta riconoscendo le sue emozioni, manifesta grande consapevolezza.
Dal suo racconto emerge, la frustrazione di vivere una situazione familiare che le causa angoscia, tristezza e senso di impotenza. La famiglia ti viene data, non puoi sceglierla.
Per qualsiasi cosa rimango a sua disposizione ,anche online.
Cordialmente Dott.ssa Rosa Argenti
Dott.ssa Silvia Marcelletti
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Gentile utente buongiorno
Mi spiace molto per la situazione in casa, so perfettamente quanto possa essere difficile vivere con un padre infelice e che la faccia sentire un peso.
Lei cerchi di andare avanti per la sua strada e raggiungere i suoi obiettivi quelli le permetteranno di uscire di casa e vivere più serenamente. A volte si, abbiamo proprio bisogno di non vedere quella persona per stare meglio.
E concordo con lei che è un po’ surreale che un figlio si debba sentire un peso economico in casa, quando si è in famiglia.
Credo che suo padre sia infelice perché vorrebbe tornare ad una fase della vita che magari per altre cause non si è riuscito a vivere pienamente, ma si rende conto che ha delle responsabilità ed è impossibilitato a tornarci.
Lei cerchi di vivere per se stessa, so che la famiglia è la famiglia e il padre è il padre, ma anche la famiglia è formata da persone e ogni persona porta con sé problemi e preoccupazione e a volte abbiamo necessità di staccarci da chi ci reca disagio.
Sia forte e vedrà che i suoi obiettivi li raggiungerà e la sua vita acquisirà colori diversi.
Altresì sono disponibile per un consulto
Dott.ssa Silvia MARCELLETTI
Dott.ssa Sara Santilli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Cara utente grazie per aver condiviso questo aspetto della sua vita. Quella che lei racconta non è una situazione semplice per tanti motivi che vanno dal pratico all'emotivo. Sicuramente parlare con suo padre ed esprimere in modo chiaro e pacato ciò che prova quando lo vede "con il muso" dentro casa potrebbe essere quel gesto che potrebbe portare a un cambiamento degli equilibri creati fino ad ora. Parallelamente a questo lavoro, lei sta andando avanti con la sua vita cercando di perseguire i suoi obiettivi e questa è la cosa più importante. Sicuramente noi non abbiamo il potere di cambiare gli altri, ma abbiamo il potere di cambiare la nostra percezione sugli altri e capire il loro comportamento ci aiuta a capire determinate dinamiche che mettono in atto. Ovviamente questo viaggio nell'esplorazione del comportamento di sé e di chi ci circonda è possibile con un percorso psicologico ben indirizzato. Rimango a disposizione per qualsiasi dubbio.
Buona giornata,
Dott.ssa Sara Santilli
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, comprendo quanto possa essere difficile portare con sé il fardello di sentirsi un peso e come ciò sia un elemento di disturbo nel vivere la sua giovane età con la spensieratezza che la contraddistingue. Credo che possa essere importante per lei elaborare questi vissuti con uno psicoterapeuta, esplorarli e riordinarli. Non solo per alleggerirsi ma anche per creare una visione differente di un maschile che potrebbe condizionarla nei rapporti futuri con l'altro sesso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Mi dispiace sentire che stai vivendo questa situazione complicata con tuo padre. Sembra che la tua famiglia sia un peso finanziario per lui, e questo ha un impatto negativo sul tuo benessere emotivo. È importante ricordare che non sei responsabile per le scelte e le azioni di tuo padre. Potrebbe essere utile cercare un sostegno esterno, come un consulente o uno psicologo, per esplorare queste dinamiche familiari e trovare strategie per affrontarle. Ricorda di prenderti cura di te stessa e di perseguire i tuoi obiettivi personali nonostante le difficoltà che incontri.
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera e grazie per condividere i tuoi pensieri e sentimenti qui. È chiaro che stai attraversando un periodo di grande sfida, con l'ansia legata alla tua situazione economica e al rapporto complicato con tuo padre. Vorrei rassicurarti che è del tutto normale sentirsi così in una fase di transizione importante come l'ultimo anno di laurea magistrale.

È evidente che lo studio è stato un rifugio per te, un modo per affrontare le tue preoccupazioni e per sentirsi serena. Tuttavia, è importante trovare un equilibrio tra lo studio e il tempo libero, e anche esplorare altre attività che possono portarti gioia e soddisfazione al di fuori dell'ambito accademico.

Quanto al tuo rapporto con tuo padre, sembra che tu sia profondamente colpita dalla sua negatività e dalla sua percezione delle responsabilità familiari. È comprensibile che questa situazione possa pesare molto sulla tua mente e sulla tua vita quotidiana.

Potrebbe essere utile cercare un sostegno, sia attraverso la consulenza psicologica individuale, che può aiutarti a esplorare i tuoi sentimenti e strategie per affrontare il tuo rapporto con tuo padre, sia attraverso il dialogo con lui, cercando di comunicare apertamente i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni.

Ricorda che la tua salute mentale è importante e cercare aiuto non è segno di debolezza, ma un atto di cura verso te stessa. Se hai ulteriori domande o preoccupazioni, non esitare a chiedere ulteriori consigli o assistenza.
Gentile utente,
la ringrazio per aver condiviso il suo sfogo e spero le sia stato, anche solo parzialmente, di conforto.
Dalle sue parole si coglie quanto sia doloroso il suo vissuto e la frustrazione nel non poter ottenere un rapporto differente con suo padre.
I legami familiari sono particolari e mai uno uguale all'altro, ogni famiglia costruisce le proprio regole e dinamiche interne, a volte più a volte meno sane.
L'influenza del comportamento e dello stato d'animo di suo padre è senza dubbio presente nella sua vita, arrecando non poco turbamento.
Non è possibile chiedere ad una persona più di quello che è disposta a darci, però è possibile lavorare su se stessi.
Ti consiglio di non tenerti tutto questo dentro, parlane ed esterna i tuoi sentimenti.
Rimango a disposizione.
Un cordiale saluto,

Dott.ssa Chiara Roselletti.
Dott.ssa Paola Grasso
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, buongiorno.
Mi sembra che stia attraversando un momento particolarmente complesso, dove le responsabilità familiari e il malessere legato al rapporto con suo padre pesano notevolmente sulla sua serenità. Il suo racconto mette in luce un conflitto interiore che probabilmente avverte tra il desiderio di essere indipendente e l’ansia di dover sostenere una situazione che non sente come propria. Non è raro che queste dinamiche familiari possano influire sul benessere emotivo, soprattutto quando ci si trova a dover assumere responsabilità che non ci appartengono. Quello che posso suggerirle è di prendersi il tempo per esplorare questi sentimenti, magari con il supporto di un percorso psicologico, per poterli affrontare in modo più sereno e consapevole. Essere in grado di separare i propri bisogni da quelli degli altri, in particolare in contesti familiari così complessi, è un passo importante verso la costruzione di un equilibrio emotivo duraturo.
Rimango a sua disposizione e la saluto - dottoressa Grasso Paola
Dott.ssa Ilenia Colasuonno
Psicologo, Psicologo clinico
Cerveteri
Capisco quanto sia difficile per te convivere con questa situazione familiare. Ti senti sopraffatta da tanti pensieri, che si intrecciano e ti impediscono di goderti i momenti di serenità, anche quando cerchi di concentrarti sul tuo percorso di studi. Quella sensazione di non essere completamente libera di vivere la tua vita come vorresti, ma di dover affrontare costantemente il peso delle aspettative e dei problemi degli altri, può davvero essere estenuante.

Il tuo racconto trasmette molta tristezza, ma anche una grande consapevolezza della tua realtà. Il tuo bisogno di autonomia, sia economica che emotiva, è completamente legittimo. Non è facile quando ci si sente come se il proprio benessere fosse costantemente influenzato dalle emozioni e dai comportamenti di chi ci sta vicino, specialmente quando queste persone sembrano non riconoscere o valorizzare l’impegno che stai mettendo nella tua vita.

Il fatto che tuo padre, pur essendo presente nella tua vita, sembri non considerarti come una fonte di gioia o di legame affettivo profondo, ma piuttosto un "dovere", è doloroso. La sensazione di non essere apprezzata o di non sentirsi una parte centrale della vita familiare può veramente minare l'autostima e la serenità. Hai anche ragione a dire che è triste vedere una persona che non sa creare un legame autentico con la sua famiglia, pur sembrando tanto disponibile con gli altri. Questo può creare un forte contrasto che ti fa sentire, a torto, "meno importante".

Anche se sei riuscita a mantenere una grande indipendenza emotiva ed economica, questo non significa che tu non abbia bisogno di supporto e di comprensione. Sentirsi "da sola" in un contesto familiare, dove, come dici, non c'è spazio per la spensieratezza e la leggerezza, è davvero difficile. E purtroppo, quando non ci sono altre persone a darti il supporto che cerchi, può sembrare di non riuscire mai a "staccare" da tutto ciò.

Il fatto che tu stia cercando di navigare in questa situazione con consapevolezza e riflessione è sicuramente positivo. A volte, anche solo riuscire a esprimere questi pensieri e sentimenti può essere un primo passo verso una maggiore comprensione di sé stessi e una gestione più equilibrata della propria vita. Se senti di essere troppo sola in questo percorso, potrebbe valere la pena parlarne con un professionista, che potrebbe aiutarti a esplorare questi temi più a fondo e a trovare modi per affrontare il carico emotivo che ti senti addosso.

Non c'è nulla di sbagliato nell'aspirare a una vita in cui il peso non sia solo tuo, in cui tu possa sentire anche l’affetto e l'empatia che meriti. Spero che tu possa trovare le risorse dentro di te e le persone giuste per alleggerire questo fardello.
Dott.ssa Antonella Abate
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente è chiaro che stai vivendo un periodo di grande pressione, tra lo studio, le responsabilità economiche e il difficile rapporto con tuo padre. Da quello che racconti, sembra che tu abbia sempre cercato di essere indipendente e di non pesare sugli altri, eppure ti trovi comunque a dover gestire un carico emotivo ed economico che non dovrebbe ricadere sulle tue spalle in questo modo. La tua stanchezza emotiva è del tutto comprensibile, ed è importante che tu non la sottovaluti. Parlare con un professionista potrebbe aiutarti a trovare uno spazio neutro in cui esprimere liberamente queste emozioni, senza il timore di essere giudicata o di dover sempre "gestire" il malumore altrui. La terapia potrebbe offrirti nuovi strumenti per affrontare queste dinamiche familiari senza sentirti schiacciata dal senso di responsabilità o dalla paura del futuro. Ricorda che chiedere aiuto non significa essere deboli, ma riconoscere il proprio valore e il diritto di vivere con maggiore serenità.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un pezzo così delicato e intimo della sua esperienza. Nelle sue parole si percepisce chiaramente quanto si senta appesantita dalle responsabilità, dalla tensione familiare e dalla costante sensazione di dover reggere un equilibrio fragile che non dipende solo da lei. È comprensibile che questo la faccia vivere con fatica un periodo che, almeno in parte, dovrebbe invece portarle soddisfazione, motivazione e prospettive positive come il suo percorso universitario. Ciò che descrive rispetto a suo padre ha un impatto molto profondo. Crescere e vivere accanto a una figura che trasmette più pesantezza che leggerezza, più malumore che sostegno, può generare quella sensazione di essere sempre in dovere, mai davvero libera di godersi momenti di spensieratezza. È importante riconoscere che le emozioni che prova non sono “sbagliate” o esagerate, ma una risposta naturale a un clima familiare che nel tempo ha lasciato tracce di ansia, senso di colpa e fatica. Il fatto che lei abbia sempre cercato di non gravare economicamente, di arrangiarsi e provvedere a se stessa, testimonia la sua grande capacità di responsabilità e di resilienza, ma capisco che al tempo stesso questo la faccia sentire sola, con la percezione che se fosse lei ad aver bisogno non troverebbe la stessa disponibilità. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, un passaggio importante potrebbe essere imparare a distinguere tra ciò che dipende da lei e ciò che non dipende da lei. I pensieri legati ai doveri, ai risparmi che potrebbero finire, al ruolo che suo padre le fa sentire di dover assumere, le creano inevitabilmente ansia perché le fanno percepire di avere un carico superiore alle sue forze. Allenarsi a riconoscere quando la mente corre verso questi scenari e riportarla all’attenzione del presente, magari anche con strumenti pratici come il journaling o tecniche di respirazione e rilassamento, può aiutarla a ridurre l’intensità di questi stati di tensione. È comprensibile che lei senta rabbia e tristezza verso suo padre, per il modo in cui si è posto nei suoi confronti e nei confronti della famiglia. Non è facile convivere con un genitore che sembra dare più agli estranei che ai propri cari. È importante validare questo dolore senza giudicarsi per il fatto di provarlo. Non sta sbagliando a sentire quello che sente, sta solo riconoscendo una ferita che negli anni si è sedimentata. Un ulteriore passo potrebbe essere quello di imparare a ritagliarsi spazi protetti, piccoli o grandi, in cui possa sentirsi libera dalla pressione familiare. Lo studio oggi è il suo rifugio e va bene che lo sia, ma sarebbe utile provare a coltivare anche momenti di leggerezza al di fuori di esso, perché anche lei ha diritto a non vivere costantemente con un senso di dovere addosso. La sua riflessione sulla spensieratezza, che dice di aver assaporato solo a 19 anni, è molto significativa. Non è detto che quella sensazione non possa essere ritrovata, magari in forme diverse e più mature. A volte il percorso passa attraverso la consapevolezza, come quella che lei sta mostrando ora: il primo passo per cambiare è riconoscere ciò che pesa e ciò che si desidererebbe diverso. Il fatto che riesca a esprimere con tanta lucidità i suoi vissuti è già un segno che dentro di lei c’è una parte forte che vuole trovare più serenità e che non si arrende a vivere in balia degli stati d’animo altrui. Coltivare questa consapevolezza, magari con il supporto di un percorso terapeutico, potrebbe aiutarla a costruire confini più chiari e a ridurre il peso che le responsabilità altrui hanno sulla sua vita. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

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